«Io suono da sola» La cantautrice Franziska Freymadl si racconta. Dall abito al viaggio di nozze, tutti i costi di un matrimonio



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GUIDA PROGRAMMI TV da sabato 20 luglio a venerdì 26 luglio 2013 S.E.C.SPA - ANNO XII - N.29 -SUPPLEMENTO AL NUMERO 198 DEL 20 LUGLIO 2013 DE «LA PROVINCIA» -P.T. Italiane Sped. in A.P.D.L. 353/03 (L.46/04)Art.1C. 1 - Cremona La cantautrice Franziska Freymadl si racconta «Io suono da sola» MODA & GLAMOUR Dall abito al viaggio di nozze, tutti i costi di un matrimonio MEMORIA RITROVATA Cremona e i suoi quartieri nei ricordi della gente VOTA IL TUO RISTORANTE In questo numero il secondo coupon che vale 50 punti pag. 14 pag. 10 pag. 42

EDITORIALE La cantautrice cremonese Franziska Freymadl (foto Studio B12) Palestra di vita musicale I sogni e le esperienze della cantautrice Franziska Freymadl di Daniele Duchi Che la strada della musica sia particolarmente irta di ostacoli e per nulla facile da percorrere, Franziska Freymadl lo sa più che bene. Ma quando ti sostiene la ferma volontà di tirare dritto e soprattutto di continuare a imparare, allora l obiettivo finale non è poi così utopistico da raggiungere. E di determinazione e carattere ne ha da vendere la 23enne cantautrice cremonese che, armata rigorosamente di chitarra, non si pone limiti e sogna, un giorno, di avere alle spalle una produzione seria che le permetta di raggiungere la grande vetrina del Festival di Sanremo. Con la consapevolezza che alla base di tutto c è una dura gavetta, fatta di sacrifici, rinunce, a volte anche di porte sbattute in faccia; ma se sei sospinto dal fuoco sacro della passione per le sette note, niente di spaventa e ti fa retrocedere di un passo. Oltretutto le qualità di Franziska devono davvero essere pregiate se un grande professionista della chitarra qual è Carmelo Tartamella ha deciso di inglobare la giovane musicista cremonese nel suo progetto Django s Clan, dove i virtuosismi gipsy cari al mitico genio zigano Django Reinhardt rappresentano una palestra di vita (musicale) decisamente straordinaria. A Franziska Freymadl, ai suoi sogni e al suo nuovo videoclip (del brano Il tuo trasloco) girato sulle rive del Po e visibile su Youtube e Facebook, dedichiamo la copertina e il servizio di apertura di questo numero. Tra gli altri argomenti, nuova puntata di Prìma de desmentegàase, il viaggio nei quartieri di Cremona attraverso i ricordi di coloro che vi abitano o vi hanno abitato: questa volta tocca a San Sebastiano. 3

In questo numero In copertina la cantautrice cremonese Franziska Freymadl www.piuonline.it e-mail: piu@cremonaonline.it Supplemento al quotidiano Direttore responsabile: Vittoriano Zanolli A cura di: Daniele Duchi Hanno collaborato: Nicola Arrigoni, Fabrizio Barbieri, Giorgio Barbieri, Elisabetta Bertolini, Barbara Caffi, Paolo Capelli, Roberto Codazzi, Paola Fieschi, Cinzia Franciò, Andrea Gandolfi, Riccardo Maruti, Meo Mola, Luca Puerari, Elisabetta Quinzani, Paolo Reale, Federico Rosa, Massimo Schettino, Felice Staboli, Fulvio Stumpo, Mariagrazia Teschi Progetto grafico: Servis via delle Industrie, 2 - Cremona Fotocomposizione: SEC via delle Industrie, 2 - Cremona Servis via delle Industrie, 2 - Cremona Pubblicità: PubliA l.go P. Sarpi, 19 - Cremona Stampa: Sel via de Berenzani - Cremona Chiuso in redazione il 17/7/13 Reg. Tribunale n. 382/2002 del 13/4/02 OROSCOPO di Redazione Più 6 Pesci, ostacoli e scaramucce. Gemelli sul podio della felicità PRIMO PIANO 7 «La mia chitarra, la mia voce». La musica di Franziska Freymadl di Riccardo Maruti 10 Prìma de desmentegàase di Mariagrazia Teschi 14 Dall abito al viaggio di nozze di Elisabetta Bertolini 16 La botanica a portata di tutti di Paola Fieschi 18 Passeggiando in bicicletta di Felice Staboli 20 In veneta per Camillo. Un Trofeo di successo di Fulvio Stumpo 22 Calcio per un amico col torneo Aschieri di Fulvio Stumpo ECONOMIA di Andrea Gandolfi 25 Cina, più shopping in Italia. Boom per moda e gioielli ESTERI di Massimo Schettino 28 La Spoon River dei condannati 31 I tg scordano le crisi ARTE di Mariagrazia Teschi 32 Pikidi rinfresca le serate estive 33 Mille Bijoux 2013 33 Ecco i Santi di Bertoldi 33 Geografie di immagini con Gianfranco Colombo LA NOSTRA STORIA di Fulvio Stumpo 34 E l uomo inventò la piroga MUSICA di Roberto Codazzi 36 Armonie estive sul Listone DISCHI di Daniele Duchi 38 Il Quartetto di Cremona scandisce i suoi Tempi 39 Nile Rodgers, inventore di The Chic Organization A TAVOLA di Tullio Vincenzi 41 Frutta e verdura vivi 42 Gelato raw di frutta fresca 43 La Buona Sorte. Fuori dai luoghi comuni 44 Bonnaire e Paul Bara. Trionfo degli Champagne SALUTE di Luca Puerari 56 In auto senza mal di schiena 58 Spazzolare non basta 59 Diete, occhio al miraggio del magri e subito BELLEZZA di Cinzia Franciò 60 Macho iberico sensibile al botox PIANTE E GIARDINI di Elisabetta Quinzani 62 Orto, attività del mese di luglio AMICI ANIMALI di Federico Rosa 64 In spiaggia con il nostro cane TURISMO di Cinzia Franciò 66 Marche, terra che sorprende ITINERARI E LUOGHI di Paolo Reale 68 Dolceacqua borgo incantato LIBRI di Barbara Caffi 70 De Giovanni intreccia storie FILATELIA di Giorgio Barbieri 73 Parmigianino e le sue opere TECNOLOGIA di Ivan Ghigi 74 Lumia 1020 da 41 megapixel 75 La rivoluzione Microsoft è la terza era di Redmond 76 Summer of arcade in arrivo CINEMA di Nicola Arrigoni 78 Finanza e crimine che magia DISCOTECHE di Riccardo Maruti 80 Con Calà la domenica fa 80 SPETTACOLI di Roberto Codazzi 82 Quando il teatro è un Odissea AUTO E MOTORI di Paolo Capelli 92 Volvo V60 Diesel Plug-In Hybrid 93 Nuova Fiat 500L Living DART di Fabrizio Barbieri 94 Tornei grandi protagonisti BORSINO di Redazione Più 98 Tancredi, tuffo di compleanno. Giovanni e le note stonate PAG. 47 INSERTO TELEVISIONE Tutti i programmi dal 20 al 26 luglio 2013 4

OROSCOPO Pesci,ostacoliescaramucce Gemellisulpodiodellafelicità ARIETE Dal21/3al 20/4 TORO Dal21/4al 20/5 GEMELLI Dal21/5al 20/6 CANCRO Dal21/6al 22/7 Amore: vi sarà chiesto dalla persona amata di dimostrare la veridicità dei vostri sentimenti. Non prendetela come una cosa negativa, ma una conferma in previsione di un grande passo. Lavoro: evitate polemiche sterili che peggiorerebbero la situazione. Salute: potreste avvertire un certo senso di spossatezza. Nulla di preoccupante però. Amore:sareteunpo musonie incerti sul modo di rapportarvi con chi amate. Meglio ricorrere a maggior tenerezza e delicatezza. Lavoro: se avete questioni legali da risolvere, cercate di rimandare quanto più possibile. Non sarà questo il periodo adatto. Salute: invece dell'esercizio fisico in solitudine, praticate uno sport socializzante. Amore: sarà tutto un alternarsi di coccole, passione, tenerezza, dialogo... Una vera e propria staffetta per portarvi sul podio della felicità. Lavoro: prenderete decisioni importanti che non avreste mai immaginato. Alcuni di voi cominceranno una nuova attività. Salute: grande senso di tranquillità interiore e benessere psicofisico. Amore: la vita di coppia diventerà quasi fiabesca, in un perfettoaccordoconlapersonaamata. Esprimere i vostri sentimenti vi riuscirà più naturale. Lavoro: periodo frenetico accompagnato però da occasioni insperate per fare passi avanti e migliorare la vostra immagine pubblica. Salute: rinunce indispensabili per avere una linea perfetta. 8 6 7 5 6 7 10 9 9 9 9 7 LEONE Dal23/7al 22/8 VERGINE Dal23/8al 22/9 BILANCIA Dal23/9al 22/10 SCORPIONE Dal23/10al 22/11 Amore: non lasciatevi turbare da eventuali burrasche all'interno del vostro rapporto di coppia. La calma tornerà presto. Lavoro: possibili tensioni in un rapporto lavorativo, ma risolverete la situazione perché troverete le parole giuste per superare le differenze di opinione. Salute: qualcuno potrebbe anche andare soggetto a dolori o bruciori di stomaco. Amore:cisaràqualcunochevi interessa, ma sarà inafferrabile piùchemai.chièincoppiapotrà essere preda dell'insofferenza. Qualcosa del carattere della persona amata vi irriterà. Lavoro: dovrete agire con sicurezza. Avrete ampio spazio di manovra e nessuno penserà a ostacolarvi. Salute: la forma si manterrà discreta per tutto il periodo. Amore: il vostro cuore si manterrà aperto e disponibile a ricevereedareamoresenzacondizioni. Sarà una settimana di perfetto accordo con la persona amata. Lavoro: le sorprese arriveranno e saranno tutte liete; vi verranno prospettati posti migliori, condizioni di lavoro più stimolanti, progressioni nella carriera. Salute: prudenza se fate sport. Amore: il grafico delle conquiste s'impennerà, il vostro fascino farà strage di cuori se siete single. Dolci conferme, invece, perchiha ilcuoreimpegnato. Lavoro: possibili rapporti professionali con l'estero. Potrete allargare il vostro raggio d'azione,dareinizioadunanuovaattività. Salute: l'esercizio fisico costante aiuta a scaricare la tensione. 7 7 7 5 8 7 9 9 7 10 8 8 SAGITTARO Dal22/11al 21/12 CAPRICORNO Dal22/12al 20/1 ACQUARIO Dal21/1al 19/2 PESCI Dal20/2al 20/3 Amore: eventuali fatti esterni potranno smorzare gli entusiasmi e lasciare poco spazio alle tenerezze. Lavoro: agite con diplomazia e siate cauti con le iniziative confusedicuinessunohavogliadi prendersi la responsabilità. Salute: qualche trattamento estetico, come un ciclo di massaggi, avrà effetti magici anche sull'umore. Amore: desidererete stabilire una maggiore intimità con una persona specialissima e particolare, che sino ad ora avevate considerato solo amica. Lavoro: dovrete prendere di petto il problema, porre degli aut aut. Splendide saranno le opportunità per chi lavora nel settore alberghiero. Salute: evitate di bere troppi caffè, nuociono al sonno. Amore: sarete disturbati da un susseguirsi di avvenimenti che nonvidarannotreguaeilsettore sentimentale sarà influenzato dal vostro stato d animo non troppo propositivo. Lavoro: certe prese di posizione troppo rigide andranno evitate, così come certi inutili scatti di orgoglio. Salute: tenete sotto controllo la pressione, tenderà ad alzarsi. Amore: il settore sentimentale sarà ostacolato da qualche scaramuccia. Poca fiducia e un senso di incompletezza affettiva saranno sensazioni che si faranno vive. Cercate di allontanare la tendenza all'isolamento. Lavoro: alla capacità di guardare lontano si aggiungerà una bella intuizione. Salute: il caldo opprimente potrà tradursi in nottate difficili. 6 6 7 8 9 8 5 5 5 5 8 5 6

PRIMO PIANO La 23enne cantautrice cremonese Franziska Freymadl conlasua chitarra sullo sfondo del Grande Fiume «Lamiachitarra,lamiavoce» LamusicadiFranziskaFreymadl di Riccardo Maruti IL PRIMO VIDEOCLIP DELLA CANTAUTRICE Il brano«il tuo trasloco» giratosullerivedelpo è dedicato al padre Il filmato è visibile su Youtube e Facebook «Ioauntalentshow? Prima serve una gavetta priva di scorciatoie» Un arpeggio dolente, eseguito con un fingerpicking cristallino che scorre come acqua di fiume. La stessa che scivola implicita e silenziosa alle spalle dei pioppi in cui è immersa, sola. La chitarra stretta fra le mani e la voce che riverbera in un intrico di rami e arbusti che hanno una suggestione iniziatica identica a quella dei boschi delle favole più scure. Franziska Freymadl si fa ritrarre così dai videomakers David Fragale, Federico Fronterrè e Anna Cigoli nella clip del brano Il tuo trasloco (visibile su Youtube e sui profili Facebook e Myspace di Franzy ). Un biglietto da visita in musica, parole e immagini, «un filmato che mi rappresenta in modo semplice, sintetico e genuino» come spiega la stessa cantautrice cremonese. Una vera e propria fotografia in movimento che fissa sulla pellicola un modo di essere e una via a senso unico di intendere l arte. Perché i 23 anni di Franziska stanno tutti lì: in una melodia diretta e sincera, nell abbraccio di una natura un po amica e un po ostile, in una sequenza di frasi densissime di significato che diventano addio struggente in quel reiterato «Ti porti via da me». Il tuo trasloco è un brano dedicato a tuo padre, scomparso improvvisamente lo scorso maggio... «Sì, ho scritto per lui questo brano circa un anno fa, scegliendo una struttura vicina a quella del dialogo; oggi quelle parole piene di amore e specchio del conflitto fra padre e figlio hanno acquistato un valore assai più profondo e suonano in maniera ben diversa rispetto al momento in cui le ho scritte». Qual è stata la genesi della canzone? «Il riff è nato di getto; poi ho adattato il songwriting ad un testo che, appunto, sentivo in maniera particolare. Nella mia musica, d altra parte, le liriche hanno un ruolo assolutamente centrale». segue a pag. 8 h 7

PRIMO PIANO Franziska Freymadl e la sua chitarra sono praticamente inseparabili g continua da pag. 7 I tuoi testi, dunque, sono sempre preesistenti alle partiture musicali? «No, non seguo un metodo unico nella stesura dei brani: mi piace, anzi, muovermi al di fuori di schemi prefissati. Di certo, però, sono vittima di un autentica ansia produttiva: siccome credo fortemente in quello che faccio, non voglio che l ispirazione si esaurisca. Per questo metto nero su bianco tutto quanto mi esca dalla testa». Quante canzoni hai nel cassetto? «Tante, tantissime. Sono convinta che almeno una ventina siano pronte per essere incise; molte altre sono in attesa di essere sviluppate, altre ancora necessitano di limature e, infine, un buon numero sono semplicemente abbozzate. Credo che i pezzi vadano lasciati maturare per un certo tempo prima di vedere definitivamente la luce». A sinistra: Franziska al fianco del cantautore Nicolò Fabi Quando la tua produzione autografa confluirà in un vero e proprio album? «Io mi sento pronta, ma tutto è legato ad un eventuale produzione. Cerco con tutte le mie forze qualcuno disposto a credere in me e nella mia musica: purtroppo gli apprezzamenti non bastano a imbastire un proget- 8

PRIMO PIANO «Il live coi Django s Clan mi permette di scoprire la complessità del jazz: un genere che apre la mente e allena le dita» to discografico serio. Ma io sono ambiziosa e non mi scoraggio: le registrazioni casalinghe custodite nel mio pc prima o poi prenderanno forma compiuta in un disco». Intanto ti dedichi all attività live... «Certo, ma anche su questo versante il momento è tutt altro che semplice. Il prossimo concerto sarà alla fine dell estate (la data è ancora da fissare) in cortile Federico II, proprio ai piedi del Torrazzo; resta, tuttavia, la difficoltà a reperire spazi e occasioni per esibirsi con continuità. Nel frattempo sto vivendo un esperienza molto interessante con il Djangos Clan del mio maestro Carmelo Tartamella: il tributo a Django Reinhardt mi consente non solo di condividere il palco con grandi strumentisti, ma anche di scoprire la complessità di un genere che apre la mente e allena le dita». Se ti immagini in scena, ti vedi attorniata da una band o sola sotto i riflettori? «Indubbiamente sola, con la mia chitarra in braccio e un microfono davanti alle labbra. Il mio progetto solista è, ovviamente, quello che maggiormente mi sta a cuore, anche se suonare all interno di un gruppo offre fondamentali opportunità per migliorarsi sia dal punto di vista tecnico che da quello espressivo». Ti ha mai sfiorato l idea di partecipare ad un talent show? «Me lo chiedono in tanti. Io credo che ognuno debba affrontare la propria gavetta senza cercare scorciatoie. Ciascuno dei giovani artisti che partecipano alle trasmissioni televisive in stile X Factor è indubbiamente talentuoso, ma mi chiedo fino a che punto sia un artista completo. Per non correre il rischio di bruciarsi dopo un successo estemporaneo occorre essere davvero solidi: servono consapevolezza dei propri mezzi e un progetto preciso in testa». Come sintetizzeresti, allora, il progetto che tu stai costruendo? «Io scrivo semplicemente canzoni per chitarra e voce. E canto in italiano: in inglese tutto suonerebbe più semplice, ma i contenuti, probabilmente, ne perderebbero. Purtroppo nel nostro Paese manca un ricambio generazionale nell ambito del cantautorato, un filone musicale che ha fatto la storia, ma che attualmente non è certo molto sostenuto e pubblicizzato; tuttavia l esempio di artisti come Paola Turci, Carmen Consoli e Nicolò Fabi offre una sentiero illuminato da seguire. Con convinzione e senza perdersi d animo». 9

PRIMO PIANO Prìma de desmentegàase San Sebastiano: vita di campagna all'ombra del Torrazzo Quattro strade, el Ghéet, il Naviglio, la chiesa Si stava nell Eden senza esserne consapevoli UN MONDO SCOMPARSO TORNA NEI NOSTRI RICORDI Una suggestiva immagine della chiesa di San Sebastiano vista dal manicomio di cui è visibile la cancellata in primo piano Nella foto sotto: la chiesa a inizio secolo, qualche tempo prima che venisse abbattuta per far posto all attuale di Mariagrazia Teschi Il cuore del quartiere di San Sebastiano è ancora oggi identificato dai giovanotti di un tempo e dai loro ricordi in quel quadrivio (le attuali vie Tonani, San Sebastiano, Postumia, Buoso da Dovara) denominato Baracòon, baraccone. Da qui partiva la Postumia. Via Pippia, invece, che pur tanta parte ha avuto nella storia del quartiere e della sua gente, merita un discorso a parte, quasi terra di confine verso altre realtà legate alla parrocchia e verso l odiata-amata San Bernardo. Nella Pippia che fino agli anni Settanta scorreva a cielo aperto, si faceva il bagno. Ad essa sono legate alcune delle attività più importanti del quartiere (come il mulino Maglia), le osterie più rinomate (su tutte la Büsa), sulla Pippia si affacciava il cosiddetto Trotter (il caseggiato popolare tuttora esistente quasi all angolo con via Mantova). Oggi il progetto Prìma de desmentegàase, ideato e realizzato da CrArT Cremona Arte e Turismo in collaborazione con Gianluigi Boldori e il giornale La Provincia, tocca come si è capito San Sebastiano, un rione che poco meno di trent anni fa aveva un aspetto decisamente diverso da quello attuale. Quasi una città nella città, un luogo «dove non mancava niente» e si viveva bene. E la storia il più possibile lontana da quella ufficiale di cui tanto è già stato scritto quella che interessa ai promotori dell iniziativa, un approccio basato sulla memoria condivisa, sul confronto, sui ricordi: prìma de desmentegàase, prima di dimenticarsi, appunto, di uomini e fatti della Cremona più recente e ancora poco raccontata. Dicevamo del Baracòon, cuore ideale di un quartiere che non può contare su una piazza o un sagrato (la chiesa era ed è un po isolata nel verde che prelude alla campagna circostante) con funzione accentratrice. Il Baraccone cominciò a cambiare aspetto quando negli anni Sessanta venne demolito il Ghéet, il ghetto, un vecchio caseggiato riadattato ad abitazione che sorgeva proprio sull angolo (l ingresso era esattamente sulla curva) occupato oggi dal palazzo con il negozio di elettrodomestici di Gianni Rossi. «Al Ghéet stavamo benone, ci vivevano almeno 25 famiglie: gli Orlandelli, i Brambati, i Lodigiani, i Cappelletti con un nugolo di bambini. C era sempre una grande confusione ma non è mai sucesso niente. Te fèet en ghéet, diceva mia mamma. Cioè fai tanta confusione». Niente a che vedere quindi con gli ebrei, che qualcuno invece sostiene avessero abitato proprio lì, sull angolo della vecchia via Manicomio. 10

PRIMO PIANO Don Linneo taumaturgo salva l aspirante suicida Fra cronaca e leggenda El Baracòon e la Pippia Due terre di confine Il salto che la Pippia compiva entrando nel Cavo Cerca, venne sfruttato dai Maglia per muovere il mulino, punto di riferimento del quartiere. La grande ruota si trovava più o meno nel punto in cui oggi la strada si biforca, là dove ora sorge un grande condominio. Con la Dondi in via Buoso da Dovara, il maglificio Ferrari e la Pasta Combattenti di via Rialto dava da lavorare alla gente del luogo. Il gran via vai dei camion carichi di farina era garanzia di buoni affari. Del mulino restano poche immagini, una è pubblicata qui a fianco. Non riuscì a credere ai suoi occhi il signor Giannino quando, durante la ristrutturazione di un seminterrato della sua abitazione in via Carbonari, vide spuntare da un cumulo di macerie due turbine dipinte di verde del vecchio mulino dei Maglia. Che ora mostra con orgoglio, appassionato custode di cotanta memoria storica del suo quartiere. Torniamo in via Pippia e al Trotter, il caseggiato popolare di cui abbiamo accennato. Si affacciava (con non pochi pericoli) sul canale che correva a cielo aperto, scompariva sotto via Postumia, ricompariva nella via Cavo Coperto attuale offrendo verso via Giuseppina un paesaggio di pace e serenità. Nei campi dietro la Pippia (oggi occupati dalle scuole Mazzolari) il proprietario della fornace Lucchini addestrava i suoi cavalli da corsa. Li faceva trottare, Il mulino dei Maglia, in alto foto di gruppo alla Büsa e da lì al Trotter come toponimo il passo è stato breve. Almeno, così, ce l hanno raccontata. In testa al caseggiato c è stata per anni un osteria con due giochi di bocce. Sull angolo opposto della via ecco la famosa Büsa, anche qui si giocava a bocce e beveva buon vino. Lì si fermavano i carrettieri di ritorno dalla fornace. I poveri cavalli arrancavano in salita e che sforzo per montare in via Mantova. Allora si staccavano quelli del secondo carro per attaccarli al primo e così via, fino a che tutta la merce giungeva a destinazione. Da via Pippia passava una moto al giorno, quella del guardiano notturno della fornace. Fra cronaca e leggenda, anche San Sebastiano non fa eccezione. Si racconta di furti nelle ortaglie dettati dalla fame, di bagni nel Naviglio senza indumenti per paura delle botte della mamma al ritorno a casa, di quando il pallone sfuggiva di mano o di piede e finiva nell ortaglia del manicomio, e allora si tiravano su le buschette per stabilire chi dovesse avventurarsi in un luogo motivo di qualche patema, dei degenti che tentavano di evadere scavalcando la muraglia e che venivano puntualmente ripresi. Del vicario che all osteria La Pergola (in via Tonani) giocava a bocce con tale Dario (esattamente tiravano al pallino) con grande cruccio del parroco. Ma ad un certo punto (siamo forse alla metà degli anni Trenta) nella storia del rione succede un fatto che fa spettegolare per giorni uomini e donne del Baraccone. Carlino lo ha raccontato così: «Il luogo è il Naviglio che scende da via Pippia e dirige verso via Giuseppina, in quegli anni un corso d acqua pulita a cielo aperto. Ora, essendo una fogna, è stato coperto. Ricordo un Negroni ex marinario che si buttava sotto il pelo del canale e riemergeva con grandi pesci in bocca. Franco, un bravo giovane che frequentava l oratorio ha un attacco di pazzia e si butta urlando nel Naviglio, sembra che voglia suicidarsi. La gente del Baraccone accorre, qualcuno cerca di avvicinarsi, il ragazzo è imbufalito e scatenato, nessuno osa rischiare, è troppo pericoloso perchè salti è forte come un toro. Don Linneo (il vicario, ndr) osa. Scende in acqua con la veste talare raccolta con una mano attorno alla vita finchè si vedono le sue splendide gambe e affronta il giovane con la maestria di un matador. Gli astanti nello stesso tempo ammirano e tremano temendo il peggio. Invece ecco il miracolo. Don Linneo riesce ad ammansire il folle e a riportarlo a riva. I due si avviano verso la casa dei genitori del ragazzo, la gente esulta ma il monsignore avvertito dall Edvige non credendo ai miracoli soprattutto se compiuti dal vicario, richiama tutti in casa per una preghiera di riparazione». 11

PRIMO PIANO L ingresso del Ghéet sull angolo tra le attuali vie Tonani e Sebastiano In primo piano la recinzione in pietra tuttora esistente Sotto il Naviglio-Cavo Cerca ora via Cavo coperto La Mise e la Bionda Il vetro che brucia 12 Gli abitanti del Baraccone, piccola città nella città, potevano provvedere da sè alle necessità primarie grazie ad una rete di botteghe davvero straordinaria. Il latte si andava a prendere in cascina (erano numerose quelle in zona) con la pügnatéla, se si volevano gustare pregiati pesci (e gamberi) di fiume bastava fare un fischio a certo Ferrari che in sella alla bici fornita di ampio portapacchi e bilancia faceva affari nel quartiere. Quando era stagione e arrivava la macchina, le donne scartocciavano le pannocchie sull aia del Ceppo e raggranellavano qualche spicciolo. Tutti nel quartiere ricordano la Mise, commerciante di frutta e verdura e dell immancabile limone e liquirizia; c erano poi il panettiere Bia, il biciclista (si dice con una gamba sola), la tabaccaia detta la Bionda (o la Bella) con i capelli tutti cotonati, vendeva sigarette caramelle e gigiolini. La Pedrabìsa, che trabattava di tutto stracci compresi, oggi diremmo una rigattiera. I falegnami Gremizzi, el cavagnìin (dava lavoro alle donne che in casa nei tempi magri della guerra guadagnavano qualcosa impagliando i fiaschi). Tante ortaglie assicuravano verdure sempre fresche e soprattutto a portata di mano, le osterie (la Tunàana, il Gelsomino, Panvini) dissetavano e facevano tornare il buonumore. Anche il manicomio dava lavoro, e non solo ai residenti: quando l ospedale venne ampliato, nel 1931, il tram urbano numero 2 prolungò la corsa dalla stazione attraverso porta Venezia fino al capolinea proprio davanti al Gelsomino. Come ogni quartiere che si rispetti, pure San Sebastiano conta un buon numero di abitanti identificati da sempre con il soprannome. El cuc, che camminava sempre chino in avanti; Gnolo (cioè Angelo) e suo figlio Gnolino, naturalmente. La Tunàana, che gestiva l omonima osteria, el Suìin, appellativo tuttora senza spiegazione, màia muschìin era invece uno che stava sempre con la bocca aperta. Qualcuno ricorda il mitico campanaro-sacrestano Mario sempre in coppia con la sorella, la Campanèera. E non poteva essere diversamente. Un attrattiva del quartiere è stato sicuramente il cinema-teatro, chiuso ormai da decenni; ci andavano i ragazzi la domenica pomeriggio ad appassionarsi alle avventure di indiani e cow boy. Punto di riferimento per generazioni invece l asilo delle suore Adoratrici: suor Ersilia, vestita di marrone, metteva tutti in riga, grandi e bambini. In tempo di guerra i ricognitori notturni sparacchiavano un po ovunque, al campo scuola uno di questi cadde giù e bruciò. I ragazzi corsero subito spinti dalla curiosità e fecero a gara per raccogliere qualche pezzo da portarsi a casa. Uno di loro fece una scoperta sensazionale: il vetro che brucia, ovvero il plexiglas, e se ne vantò per mesi.

Per chi era bambino dei primi anni Sessanta, villa Flaminia rappresentava una sorta di scatola magica, un sogno irraggiungibile, un giardino dell eden in miniatura. A pochi era dato privilegio di accedervi, ammirare lo scalone e il pianoforte a coda posto nell ingresso poi salire fino al primo piano, dove campeggiava, incombente, l enorme ritratto del colonnello Tonghini, padrone di casa. I più si limitavano, afferrata con le manine la robusta cancellata, ad ammirare quelle meraviglie, a fantasticare sugli abitanti, a invidiare quei pochi fortunati bimbetti della buona società che vi avevano accesso accompagnando mamme e nonne al rito del tè o ai pomeriggi in cui, in un clima cordiale seppure di grande formalità, le sorelle Tonghini ricevevano le amiche. Pensiamo come potevano apparire, agli occhi dell infanzia, l enorme voliera di uccelli rari e coloratissimi, la serra La Lancia Fulvia gt del 1967 appartenuta alle sorelle Tonghini oggi fa parte di una collezione privata A destra la facciata di villa Flaminia La favola di villa Flaminia Una dimora piena di preziosi e raffinati tesori un giardino meraviglioso dove giocare e fantasticare coperta piena di piante rigogliose e preziose, le gabbie di canarini e pappagalli. E poi l immenso parco, che degradava fin quasi ad affacciarsi sul Cavo Cerca, rigoglioso e curatissimo dal personale di servizio ma soprattutto da Luisa. Molto d effetto anche l arredo, pieno ma di gran gusto: un infilata di salotti e salottini, grandi e piccoli sofà, tappeti preziosi che spiccavano sul pavimento di cotto screziato. Insomma, un posto magico e di grande atmosfera senza mai risultare lugubre. Le sorelle avevano ricevuto un educazione quasi militaresca. Cristina alta e magra, lunga gonna grigia e camicetta bianca, sempre impeccabile. Luisa più volitiva, suonava il piano, dipingeva, calzava gli stivali di gomma e andava nell orto. Forse sapeva delle incursioni notturne dei piccoli vicini di casa che facevano man bassa di noci, nocciole, castagne. Non li colse mai sul fatto, o almeno così ancora oggi si racconta. PRIMO PIANO Le sorelle Tonghini viaggiavano in Lancia gt Villa Flaminia è una meravigliosa dimora costruita nei primi anni del Novecento, immersa in un grande parco, dimora padronale del vicino podere il Ceppo (i cui resti, il portale della cascina, sono ancora visibili in via Natali) così denominata in onore della madre delle due ultime proprietarie, Cristina e Luisa Tonghini, scomparse da alcuni anni. Oggi l intero complesso è divenuto proprietà del Mutuo Soccorso Clero. Le sorelle Tonghini erano molto religiose, anche se potevano usufruire della cappelletta privata in villa, non mancavano mai alla prima messa domenicale accompagnate dall autista in livrea. Prima alla guida di una Fiat 1100 poi, dal 1967, di una Lancia Fulvia gt berlina di stampo quasi vescovile, interno in velluto grigio (il cosiddetto panno Lancia) dalle immancabili tendine abbassate sul lunotto posteriore. Tre gli autisti storici: Ciatti, Chiari e Gerevini, tutti educatissimi e devoti aprivano la portiera dell auto spinta fin sul sagrato. Facevano a gara con le amiche a chi fosse la più generosa con la parrocchia, ma alla fine, pare per uno screzio col parroco, lasciarono alla curia la loro eredità. In processione La festa patronale dell Assunta e la cooperativa Carlo Marx Oltre alla tradizionale festa dei santi Fabiano e san Sebastiano, tutto il quartiere si metteva in subbuglio per preparare la processione dell Assunta, il 15 agosto. Don Lazzari esigeva che i parrocchiani facessero ritorno dai luoghi di villeggiatura per parteciparvi. Dalla chiesa la processione risaliva via Pippia sbucando in via Mantova. Bisognava passare per forza dalla Büsa, osteria diventata cooperativa Carlo Marx. Mai nulla capitò al passaggio del corteo, anche quando il clima politico avrebbe autorizzato almeno qualche fischio. Grazie a don Massimo e ai parrocchiani di ieri e oggi Grazie per le testimonianza relative al passato più recente di San Sebastiano al parroco don Massimo Calvi, a Giulio ed Enrica Pelò, Rossana Maglia, Enrico Cinquetti Dondi, Guido Chiari, Valentino Spadari, Giuseppe Nolli, Mario Gremizzi, Aldo Poli, Giorgio Bianchi, Romano Gremizzi, Mauro Lanfranchi, Gianni Rossi, Evelino Abeni, Maristella Cappelletti, Lino Manfredini, Anna Maria Bonoldi, Franco Conca, Paolo Pedrini, Bertoli, Giannino, Carmen, e a tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione di queste pagine. 13

ELIZABETH BAILEY Dall abito al viaggio di nozze Matrimonio e costi, i pro e i contro di un giorno indimenticabile La tradizione vuole che sia tutto perfetto, da inviti e bomboniere a torta nuziale, fotografo, fiori, fedi LA MODA PASSA LO STILE RESTA di Elisabetta Bertolini* Mi ricordo quando ho percorso la navata, come avevo visto fare nei film, quegli strappalacrime, noleggiati alla videoteca, che si guardano dopo i film dell'orrore, per farsi passare la paura con un bel lieto fine. E' quasi d'obbligo, commuoversi partecipando ad un matrimonio bisogna sempre portare nella propria borsetta dei fazzolettini e dei trucchi, per correre ai ripari in caso si rovinasse il make up. Il rito del matrimonio, civile o religioso è un fenomeno che non passa mai di moda, neppure ai giorni d'oggi. Ma quanto spende una coppia italiana media per questo giorno, ve lo siete mai chiesti? Le statistiche, per regione, danno la Calabria al primo posto tra i più spendaccioni, con un budget al di poco sotto i 20.000 euro, mentre noi lombardi ci distanziamo di parecchio, al quindicesimo posto e una spesa di 13.000 euro circa. Nel mezzo della media degli italiani regioni come Marche, Friuli e Puglia, il cui costo balla tra i 15.000 e i 16.000 euro totali. Queste cifre sono, secondo una stima, più elevate al sudi rispetto al nord, la cui differenza è netta, infatti al sud è facilmente possibile arrivare anche al picco di 30.000 euro per il proprio special day. La tradizione vuole ancora che sia tutto perfetto, dagli inviti e bomboniere alla torta nuziale, il fotografo, i fiori, le fedi e gli abiti; sono le cose che vanno scelte con largo anticipo. Mentre si prende maggior tempo per quanto riguarda, disposizione dei posti, acconciatura, scarpe, abiti delle damigelle (se previste dal rito), paggetti e viaggio di nozze. Indispensabile invece e maggiormente prioritaria la scelta della location e della chiesa che vanno fatte di pari passo appena si decide la data. Organizzare un matrimonio, non è semplice come si pensa, spesso può essere causa di stress, e infatti, è in voga ricorrere all'aiuto, non solo di testimoni e amici, ma di un vero esperto wedding planner che organizzerà il vostro evento, accaparrandosi lui stesso gli oneri gestionali, ma permettendovi di scegliere in prima persona quello che voi preferite ed è più pratico, secondo il vostro budget concordato sin dall'inizio. Il vestito della sposa è un po' il fulcro della cerimonia, se guardiamo il lato fashion di tutto quanto. Deve rispecchiare i gusti della protagonista, essere in linea con i colori e l'ambientazione dove si svolge l'evento e non può stonare per niente al mondo. Siamo quindi abituati, forse superficialmente, a pensare più alla tradizione, che racchiude in se questo indumento, che la vera utilità, spesso di 14

PRIMO PIANO Il fotoservizio con gli abiti da sposa realizzato con Elisabetta Bertolini e pubblicato in queste due pagine è di Cinzia Concari un intero giorno, a volte invece, in non troppi rari casi, viene cambiato con un secondo capo, possibilmente più leggero ma non meno principesco, durante il pranzo, la cena o il rinfresco. Per questo motivo, da qualche anno a questa parte, stanno prendendo piede, in Italia e in tutto il mondo gli abiti da sposa Low cost: meravigliosi esemplari che rispecchiano il volere della sposa, ma ad un budget sorprendentemente più basso. Il motivo? Possono esserci plurimi motivi e tantissimi pro e qualche contro. Infatti gli abiti da sposa economici, si possono trovare spesso online, su siti di e-commerce anche molto cliccati e non per forza stranieri. L'acquisto guidato ti permette di ricevere direttamente a casa tua, il vestito che hai scelto in base alle tue misure. Ma non solo online è possibile trovare questo genere di servizio, sono molti i negozi sartoriali di brand per spose lowcost, che scelgono di voler indossare questo genere di vestito e combattere la crisi anche durante i propri special days. I contro, possono essere: lunghi periodi, per quanto riguarda le spedizioni se si acquista da shop online extracontinentali, ma sicuramente si può decidere di ovviare a questa problematica muovendosi per tempo, per avere la sicurezza di ricevere il tutto almeno un mese prima delle nozze. Da un altro punto di vista, scompare la scelta dell'abito come la conosciamo e siamo abituati a vederla, con il parterre di nonne, zie e parenti, damigelle e amici della sposa accompagnatori scelti e non, per commentare, spesso in maniera fastidiosa, ogni singolo indumento. Sarebbe forse inusuale una, sicuramente meno emozionante scelta davanti ad un pc. Ma non ci siamo, forse tutti abituati a vivere in maniera più tecnologica la nostra vita? Sicuramente una rivoluzione di tradizione in questo senso non potrebbe farci del male. Tra i pro invece annoveriamo una sicuramente minor spesa economica. Per un abito, noi italiane siamo abituate a spendere cifre, che possono variare drasticamente dai 1500 euro ai 7000, se mettiamo gli occhi sull'abito dei nostri sogni. Cosi facendo risparmieremmo fin a 70% per un modello molto simile e non di meno trendy. Inoltre ricordiamoci che spesso, molti atelier famosi, del mondo della moda da spose utilizzano materiali sintetici spacciandoli per quello che non sono e vendendoli ad un prezzo molto più alto, facendo pagare la propria firma. La scelta a questo punto spetta a voi, ma ricordatevi che in qualunque caso, che optiate per un abito vintage, un abito di alta moda, un abito low cost: a sirena o in grand gown, la vista si annebbierà comunque, quando percorrendo la strada che ci separa dal 'SI' più commuovente delle vostra vita, guarderemo negli occhi la nostra anima gemella comprendendo, realmente, per l prima volta che di li a pochi istanti saremo sue per sempre. *Fashion blogger http://elisabetta-bertolini.blogspot.it/ Instagram: @wish02000 Twitter: @ElisabettaModa Facebook: MODAfashion 15

LE NOTE DI FLORITA La botanica a portata di tutti Erbario, valido strumento che spiega quello che c è da sapere Così veniva indicato un libro spesso illustrato con ricche e preziose miniature che descriveva le piante medicinali: le proprietà, l aspetto, le caratteristiche di semina e di raccolta A sinistra: la copertina de L'Herbier de Marie-Antoinette di Elisabeth de Feydeau Sotto: appunti raccolti da Giuliano Montelucci sul Monte Velino nel 1942 SPAZI DELL ABITARE NELLE 4 STAGIONI di Paola Fieschi* Non è necessario essere esperti botanici o grandi viaggiatori per restare affascinati dagli erbari: si tratta infatti di collezioni, volumi o luoghi che esercitano, per diversi motivi, un grande interesse su molti di noi. Con il termine erbario anticamente si indicava un libro, spesso illustrato con ricche e preziose miniature, che descriveva le piante medicinali, le loro proprietà, il loro aspetto, le caratteristiche di semina, di raccolta, eccetera. Attualmente con il termine erbario si intende una collezione di piante essiccate realizzata con finalità e metodologie scientifiche, ma anche la struttura espositiva che ospita una raccolta sistematica di piante e che può essere consultata. Quindi il termine non ha avuto sempre lo stesso significato di quello attuale, ma è mutato seguendo l'andamento dei progressi delle ricerche botaniche. Uno degli erbari figurati più antichi è quello di Teofrasto (I sec a.c.), anche se è quello di Discoride (I sec d.c.) ad essere considerato il miglior compendio di botanica fino al Rinascimento. L'utilizzo delle piante essiccate venne introdotto solo nel 1500 e si diffuse molto rapidamente, facilitando, grazie allo scambio di campioni tra vari studiosi di botanica, la verifica dell'identità delle varie piante. Tutte le piante possono far parte di un erbario, al limite conservandone separatamente in barattoli o in buste alcune parti che non danno buoni risultati con l'essiccazione, come ad esempio grossi semi, frutti, radici. Nonostante lo sviluppo di nuovi metodi di indagine scientifica, intorno agli erbari si concentra ancora oggi un forte interesse di carattere storico, perché in un erbario si possono trovare spesso piante raccolte due o tre secoli fa in ambienti ora non più esistenti e quindi, oltre ad essere una importantissima fonte storica che ci testimonia piante ormai estinte, rappresenta la documentazione fondamentale per ricostruire gli itinerari delle spedizioni a cui partecipavano esploratori e scienziati. Ma richiama anche dell'interesse scientifico: l'erbario è un mezzo fondamentale di studio per la ricerca botanica, sia perché è il più semplice metodo per conservare campioni che serviranno per il confronto con altri di cui si desidera riconoscere l'identità, sia perché, grazie alle località indicate nelle etichette, si può ricostruire la distribuzione di una determinata specie vegetale. Può esserci anche infine un interesse di tipo applicativo, dal momento che i dati riportati sulle etichette possono servire per ricavare notizie sui molti usi pratici delle piante, dagli scopi alimentari, a quelli terapeutici, e altri ancora. Per chi apprezza tutto quello che gravita intorno alla costruzione di un erbario, possono essere interessanti 16

PRIMO PIANO Foglie e fiori essiccati per quadri a tema Nelle nostre case può trovare posto una versione che possiamo definire più frivola dei manuali botanici: le foglie e i fiori che noi stessi possiamo raccogliere nei nostri giardini, o durante le camminate delle nostre vacanze, una volta pressati ed essiccati, possono dare vita ad una raccolta di quadri a tema botanico per le pareti di casa. Basta avere un po' di accortezza, di buona manualità e gusto per riuscire nella creazione di bellissimi quadri vegetali. A sinistra: due pagine tratte da «L'Herbier de Marie- Antoinette» due testi di recente pubblicazione che si avvicinano al tema botanico in due modi molto diversi tra loro. Non sono testi particolarmente tecnici, ma sono volumi molto piacevoli da sfogliare e con belle illustrazioni. Il primo è L'Herbier de Marie-Antoinette di Elisabeth de Feydeau (edizioni Flammarion, 2012), un libro dai connotati decisamente romantici, con bellissime immagini di Redouté che fanno di volta in volta da incipit per la narrazione di aneddoti della vita a corte. Si tratta di un testo di pura fantasia, dal momento che Maria Antonietta non fece mai realizzare un suo personale erbario, anche se il libro prende lo spunto dalle essenze (in particolare da quelle più care alla regina) effettivamente presenti nei giardini del Petit Trianon, che Luigi XVI le diede in dono per i suoi svaghi personali insieme a tutta la zona di parco circostante. Il secondo libro è L'herbier des explorateurs. Sur le traces de Théophraste, Jussieu, La Pérouse, Darwin, Livingstone, Monod... di Florence Thinard (2012). Immaginate i nostri giardini senza camelie, tulipani, bouganville, rose e gelsomini... E provate anche a pensare Marco Polo o Cristoforo Colombo intraprendere le loro imprese soprattutto alla ricerca di spezie e piante allora sconosciute. Se loro, e tanti altri esploratori botanici, non avessero deciso di lanciarsi in viaggi avventurosi, i nostri giardini (e la nostra tavola) sarebbero sicuramente molto più spogli di colori e aromi. Nel libro si parla di 70 grandi uomini, dall'antico Egitto fino ai nostri giorni, tutti con il comune denominatore della sete di avventura e della curiosità botanica; ma le loro imprese assumono ancora più valore ai nostri occhi se si pensa che nonostante fossero finanziate da reali in contrasto tra loro (dunque in aperta sfida sia economica che politica), tra di loro era prassi lo scambio di fogli d'erbario e di lettere in cui si narravano le scoperte fatte. Questo libro ci racconta storie avvincenti, ci parla di botanica ma da un punto di vista diverso dal solito e ci incanta con le belle tavole illustrate. A sinistra: una pagina de L'herbier des explorateurs. Sur le traces de Théophraste, Jussieu, La Pérouse, Darwin, Livingstone, Monod.... Sotto: la copertina del libro di Florence Thinard che raccoglie gli appunti di grandi esploratori botanici *Responsabile progettazione Flores Manerbio paola.fieschi@floresinex.com Facebook: Flores Inex 17

PRIMO PIANO Passeggiando in bicicletta Vento: la pista ciclabile accompagna il Po da Torino a Venezia Un progetto ambizioso (e costoso) del Politecnico di Milano che rappresenta una grande occasione 632 CHILOMETRI LUNGO IL GRANDE FIUME L esibizione di Antonio De Lorenzi alla Mac durante la presentazione del progetto Vento di Felice Staboli Una pista ciclabile tra Venezia e Torino lungo il Po, passando per Milano Expo 2015. Un tracciato di 679 chilometri studiato garantendo la sicurezza dei futuri utenti, la miglior intermodalità possibile (bici-nave e bici-treno) e soprattutto la possibilità di gustare un paesaggio incredibile nelle province toccate dal fiume. E il progetto Vento, presentato ufficialmente alla Mac qualche settimana fa. Presentazione con tanto di musica: uno Stradivari suonato dal maestro Antonio De Lorenzi. Ha fatto gli onori di casa il presidente della Mac, Pierluigi Bonvicini, che ha insistito sulla bontà di un progetto che «rilancia il Po e ovviamente anche la nostra città». Per il sindaco Oreste Perri, introdotto dal consigliere delegato allo sport Marcello Ventura, «il Po va riscoperto, non solo quando il livello sale e i cremonesi vengono a vederlo». Perri ha spiegato che Vento «connette, produce e sostiene economie, valorizza i territori, genera occupazione, fa scoprire i nostri beni culturali, i paesaggi, i nostri gusti e cattura domande di nuovo turismo». Infatti, ciclabili come la rete lungo l Adige, la Vienna-Passau, quella del fiume Elba o la Drava generano un indotto annuo tra i 70 e i 100 milioni di euro. Tutti gli anni. Paolo Pileri, responsabile scientifico del gruppo di ricerca del Politecnico di Milano (insieme a Alessandro Giacomel e Diana Giudici), arrivato in bici da Torino, ha illustrato il progetto, che costa 80 milioni di euro (il costo di 1 o 2 chilometri di autostrada), ma che ha un vantaggio: più della metà di Vento è già pronta. Il 15 per cento del tracciato è già ciclabile e un altro 42 lo diventerebbe con la disponibilità degli argini del Po, come avviene in altri paesi. Inoltre Vento apre le porte dell Europa perché il suo tracciato andrebbe a realizzare un tratto chiave della rete Eurovelo, il numero 8, moltiplicando così i vantaggi e incorporandoci in un sistema enorme e potente. Vento è innovazione: sono queste, per Pileri, «le grandi opere di cui il Paese ha bisogno». Alla presentazione hanno partecipato anche l assessore provinciale Matteo Soccini, il presidente Fiab Piercarlo Bertolotti. E per promuoverlo anche Vento bicitour 2013, una pedalata di 632 chilometri, partita appunto da Torino, con 15 tappe piene di eventi ed 18

PRIMO PIANO incontri che si concluderanno a Venezia domenica. La sosta alla Mac, presenti anche le altre canottieri che sostengono l iniziativa. 15 tappe per conoscere insieme i vantaggi e capire che la bicicletta si sposa con il clima italiano. Oltre 2.500 cittadini, 32 istituzioni e 27 associazioni hanno aderito a Vento chiedendone la realizzazione. Vento è un progetto ideato ed elaborato da DAStU - Politecnico di Milano, già condiviso da oltre 2.500 cittadini, oltre 30 istituzioni (comuni, province e autorità) e quasi 30 associazioni/fondazioni (nazionali e locali). Vento ha come obiettivo la promozione di una concreta idea di sviluppo occupazionale, ambientale e alimentare, straordinariamente adatta al nostro Paese, attraverso la leva del cicloturismo. Vento, come un filo di collana, tiene insieme paesaggi e culture diverse e straordinarie. La ciclabile Vento è lunga 679 km (632 lungo il Po e 47 tra Milano e Pavia), attraversa 242 località, 300 punti di ricettività, 2.000 attività commerciali e più di 10.000 aziende agricole oltre a paesaggi, sapori e saperi e tanti centri storici, che centinaia di migliaia di turisti vorrebbero visitare in bicicletta e non possono ancora farlo. Vento porta in Europa i nostri piccoli e grandi comuni e i nostri paesaggi perché è anche una dorsale ciclistica europea strategica: Eurovelo 8. E tutto questo può essere realizzato in due anni. Possiamo considerare Vento un opera grande. Costa 80 milioni di euro ed è capace di generare economie diffuse per oltre 100 milioni di euro all anno e fino a 2.000 posti di lavoro. Può attrarre oltre mezzo milione di nuovi turisti all anno. Per un intera settimana, dal 25 maggio al 2 giugno, il team Vento ha pedalato per 632 km del tracciato lungo 15 tappe incontrando persone, amministrazioni e amministratori, associazioni e imprese per discutere assieme dell importanza del progetto e condividerne lo spirito, con la finalità di far crescere la richiesta di una sua tempestiva realizzazione. 15 tappe per capire assieme i vantaggi. La bicicletta sta nel futuro. La bicicletta è mobilità nuova e fa bene al lavoro, al turismo, alle imprese locali, ai beni culturali, alla natura, all acqua e ai parchi, alla rete, ai paesaggi e all ambiente, al gusto e all agricoltura, alle città, all arte e alla storia. Al clima italiano. RIPRODUZIONE RISERVATA Ventura: «Grazie a chi sta collaborando» «Nell anno di Cremona Città europea dello sport spiega Marcello Ventura, consigliere comunale con delega allo Sport era giusto partecipare a questa iniziativa. Grazie dunque a tutti coloro che si sono impegnati e hanno collaborato per arrivare a questo importante traguardo. In particolare, Comune, Mac, Associazione Canottieri, Km, Gruppo Arvedi, Aipo, Regis per la motonave Cicogna, Cremona 1 per la diretta». Anche la Strada del Gusto ha partecipato alla presentazione del progetto Vento, presentando una degustazione di prodotti tipici come formaggi, salumi, torrone, mostarde e biscotti del nostro territorio, grazie a Latteria Ca de Stefani, Plac, Consorzio Valpadana, Azienda Cà de Alemanni, Salumificio Santini, Fieschi dal 1867, Negozio Sperlari, Bottega del Biscotto. 19

PRIMO PIANO IL GRANDE FIUME Gara di mascarete Memorial Vacchelli «per un esteta del remare antico» Camillo sarebbe stato contento di vedere tanti appassionati di voga alla veneta cimentarsi nella gara delle mascarete, organizzata dal suo amico e presidente della Federazione italiana canottaggio a sedile fisso Armando Catullo e dallo staff. Il secondo torneo dedicato a Camillo Vacchelli è stato un successo: tanti gli equipaggi, gare al cardiopalma, impegno massimo degli atleti, con equipaggi forti e collaudati, ma anche con equipaggi improvvisati, tutti insieme, senza timore di essere battuti dai più forti, ma solo con un fine: partecipare; ricordare Camillo Vacchelli nella maniera che lui amava di più, remare, remare alla veneta, un arte per Camillo. La mascareta, un tipo di sandolo, lunga circa 8 metri ma di soli 120 kg. circa, viene usata a Venezia nelle regate, prevalentemente femminili. E stata una festa del remo, con la partecipazione di tutte le società rivierasche cremonesi e della piacentina Ongina, di Monticelli. Hanno gareggiato ben 15 equipaggi a due vogatori nei gironi eliminatori a cronometro ed i primi quattro tempi hanno disputato la finale; la gara a cronometro partiva dal Bodinco, sede della Ficsf, in direzione del vicino ponte, effettuava il giro del paletto intorno al secondo pilone e tornava al Bodinco; la finale, invece, si disputava in linea, con i primi quattro equipaggi classificati che partivano dal Riglio con arrivo al Bodinco. La finale, combattuta, è stata vinta dal forte equipaggio Bissolatino Osvaldo e Massimiliano Bellini, davanti all altrettanto forte equipagdi Fulvio Stumpo In veneta per Camillo Un Trofeo di successo Alcuni momenti dell appassionante gara di voga alla veneta per ricordare Camillo Vacchelli grande esperto di sport e di Po La premiazione dei vincitori Il poppiere Osvaldo Bellini il presidente Armando Catullo Alberto Vacchelli Diletta Vacchelli e il vogatore Massimiliano Bellini 20