Mario D Antuono. LA PROTOMAIOLICA DA ARIANO IRPINO E CASALBORE (Avellino)

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Allegato B (Articolo 5 e 11)

Transcript:

Mario D Antuono LA PROTOMAIOLICA DA ARIANO IRPINO E CASALBORE (Avellino) Individuazione di un ambito di produzione ceramica nella Campania interna tra XIII e XIV secolo - 2010-1

INDICE Introduzione 1. La protomaiolica da Ariano Irpino e Casalbore (Avellino): studio campione su venti manufatti 2. Tavola dei motivi decorativi 3. Prassi di definizione dei centri produttivi in ambito ceramologico. 4. Il centro produttivo di Ariano Irpino (Avellino): fonti materiali e documentarie - CARATTERISTICHE DECORATIVE DISTINTIVE - CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE DISTINTIVE - CARATTERISTICHE TECNOLOGICHE DISTINTIVE - FONTI DOCUMENTARIE : I DACIA DI ARIANO 1301 - RINVENIMENTO DEGLI SCARTI DI LAVORAZIONE DA UNA BOTTEGA UBICATA INTRA MOENIA - APPROVVIGIONAMENTO DI MATERIE PRIME E CONTINUITÀ DELLA PRODUZIONE - VIABILITA E COMMERCIO 5. Conclusioni Tavole illustrative Bibliografia 2

La pubblicazione dei presenti dati è stata autorizzata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta (Prot. 9017/265 del 22 Lug. 2008). 2010 Proprietà dell Autore Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, dei testi e delle tavole. 3

Introduzione. La protomaiolica è una classe ceramica che compare in Italia nel XIII secolo: essa si identifica per una invetriatura a base stannifera, coprente. Probabilmente viene introdotta, nella già ampia varietà dei manufatti ceramici, al fine di imitare il vasellame smaltato circolante nella penisola a partire dall XI secolo 1. Tale esigenza viene stimolata dal movimento culturale innescato da Federico II e dai fecondi contatti che intercorrono in questo periodo tra l Italia e il mondo arabo, dal quale, verosimilmente, derivano le conoscenze propriamente tecnologiche legate a questa classe ceramica 2. I materiali rinvenuti durante le indagini archeologiche condotte presso il castello di Casalbore (AV) 3, insieme alla copiosa mole di reperti provenienti dal territorio di Ariano Irpino (AV), più precisamente dalle indagini del castello 4, dal sito di Aequum Tuticum 5 e dai numerosi ritrovamenti superficiali nel centro cittadino 6, hanno permesso di elaborare una sintesi territoriale che riguarda tale classe di manufatti 7. A questo scopo sono stati selezionati venti campioni, scelti per la presenza di una medesima copertura stannifera, di colore beige tendente al grigio, sottile e brillante, di un ornato definito da un repertorio molto spesso geometrico, nella tricromia bruno, verde e giallo, ed una colorazione delle argille quasi sempre tendente al rosa-beige. Al fine di definire un ambito di produzione ceramica, sono state isolate delle caratteristiche identificative tra i reperti studiati, tra le quali la morfologia dei corpi vascolari ed il repertorio decorativo, e sono stati presi in considerazione alcuni dati, tra i quali: la disponibilità in situ della materia prima per foggiare i vasi, e, infine, una fonte documentaria, il Catasto Angioino del 1301, nel quale viene esplicitamente tassata, per la città di Ariano, una categoria di artigiani laborantes in creta. In futuro si auspica di condurre anche delle analisi sugli impasti e sulle coperture per definire, con dati scientifici, l unitarietà di tale produzione. 1 FIORILLO 2003, p. 179. 2 PATITUCCI UGGERI 1997, p. 52. 3 Indagini archeologiche 2007. Direzione scientifica Soprintendenza Archeologica di Sa-Av-Bn, responsabile di scavo Dott. Mario D Antuono. 4 Indagini archeologiche 1988-1994. Direzione scientifica Prof. M. Rotili. 5 Indagini archeologiche 1990. Direzione scientifica Soprintendenza Archeologica di Sa-Av-Bn, responsabile di scavo Dott.ssa Maria Annunziata De Paola. 6 L attività di ricognizione è stata coordinata negli ultimi decenni dal Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino (AV), ove sono depositati i reperti rinvenuti. 7 Si ringrazia la Soprintendenza Archeologica di Sa-Av-Bn per aver concesso il permesso alla pubblicazione dei materiali. 4

I campioni presentati provengono da un area geografica molto limitata, posta presso la valle del fiume Miscano, nell Appennino Sannita. Tale luogo, per la sua collocazione, si pone tra alcuni dei poli ceramici più importanti finora riconosciuti nel meridione d Italia durante il basso-medioevo: verso la Puglia i centri di Lucera, Brindisi, Fiorentino, Torrione del Casone e Ordona, verso ovest le produzioni di Napoli e Salerno. Centri nei quali vengono rinvenute evidenti varietà di una unica tipologia ceramica, contraddistinta per l impiego di un alta percentuale di stagno nel rivestimento coprente (smalto). La difficoltà nel reperimento dello stagno stesso rende la protomaiolica un prodotto di elite, molto spesso rinvenuto in ambiti feudali quali i castelli. Essa sembra circolare nei secoli XIII e XIV insieme al movimento crociato, definendo, con la sua scia, una fitta rete di scambi che unisce le sedi militari, e non solo, tra il Sud Italia e le coste della Siria, di Israele e le tappe intermedie della Grecia e della Dalmazia 8. Non a caso l area oggetto di questa indagine si colloca a ridosso delle arterie viarie che, dirette verso il Sannio e la Puglia, solcano le vallate del Miscano e dell Ufita, da una parte, e quella del Cervaro dall altra, mettendo in contatto il versante tirrenico con quello adriatico, tappa obbligata per raggiungere le coste pugliesi donde imbarcarsi per l Oriente. I confronti tipologici sono stati effettuati con materiali, già editi, provenienti dai centri medievali del meridione d Italia e, soprattutto, con quelli rinvenuti in Irpinia. In anni recenti, i siti di Montella, Rocca San Felice, Frigento, Torella dei Lombardi e Sant Angelo dei Lombardi, hanno restituito ingenti quantità di protomaiolica, la quale, come si vedrà, insieme ai rinvenimenti di Ariano Irpino e Casalbore, forma un nucleo definito di manufatti, con caratteristiche proprie distintive. 8 RIAVEZ, 2001, p.1. 5

La protomaiolica da Ariano Irpino e Casalbore (Avellino): studio campione su venti manufatti. I materiali presi in esame costituiscono un campione di protomaiolica scelto, proveniente da tre contesti distinti: il castello di Ariano Irpino (AV), il castello di Casalbore (AV) e le discariche storiche di Ariano Irpino; ad essi vanno aggiunti alcuni reperti provenienti dal sito di Aequum Tuticum, in località S. Eleuterio di Ariano Irpino, dai quali vengono unicamente rilevati, al momento, i motivi decorativi, inseriti nella Tavola dei Motivi Decorativi di seguito riportata. - I MATERIALI PROVENIENTI DAL CASTELLO DI CASALBORE (AV) I manufatti in protomaiolica rinvenuti a Casalbore provengono da alcuni ambienti del castello, situati nell angolo S-W della corte interna, ai piedi della torre maestra. Essi sono venuti alla luce nel corso di una indagine archeologica condotta dallo scrivente nel 2006, sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica di Sa-Av-Bn. Il sito, di fondazione normanna, che nell XI secolo rientra nella contea di Ariano, ha carattere militare, e si sviluppa intorno ad un donjon quadrato alto oltre venticinque metri. La stratigrafia rilevata consente una datazione certa dei reperti recuperati, in quanto la protomaiolica, nel sito di Casalbore, viene ritrovata in associazione alla RMR, classe ceramica certamente datata alla fine del XIII secolo. Con essi vengono rinvenute anfore biansate dipinte a bande 9 ; queste ultime compaiono anche nei secoli antecedenti il XIII, per essere poi affiancate, nel duecento, dai manufatti smaltati. - TAVOLA 1 Tra le forme chiuse si distingue la brocca (Tav. 1) con corpo globulare su basso piede a disco, collo piuttosto lungo con becco trilobato e ansa a nastro lobata 10. L invetriatura stannifera è di colore grigio chiaro, molto coprente, brillante e liscia, con una zona di risparmio relativa al piede del vaso. Per l interno viene utilizzata una invetriatura più diluita, quasi trasparente. L argilla impiegata è ben depurata, di colore beige chiaro. La colorazione del decoro è in tricromia bruno, giallo e verde. La brocca trilobata è frequente nell Appennino campano, dove si rinviene, nella produzione locale, fino all età moderna. Si trova puntuale confronto morfologico con 9 LUPIA 1998, pp. 164-165. 10 Rinvenimento: Casalbore (AV), Indagini 2006, Castello, Saggio 2, USM 2. 6

una brocca rinvenuta presso il castello di Lucera 11, dalla quale tuttavia se ne discosta per la decorazione, che nella produzione pugliese si presenta con festoni in giallo e verde disposti lungo la parte alta del collo fino all orlo. Inoltre, il tema principale, relativo alla pancia, è costituito da foglie lanceolate disposte in verticale, alternate in bruno e giallo, intervallate da punti verdi. Nella brocca di area irpina, il disegno accessorio, che parte dall orlo, è organizzato in orizzontale, con due linee in bruno, una fascia verde, una ondulata in bruno, una fascia gialla e in chiusura ancora due linee in bruno. Questo tema sembra essere distintivo dell area produttiva che si tenta di definire in questa sede; esso viene rinvenuto identico in altri frammenti di brocche trilobate, provenienti sia dal castello di Casalbore che da quello di Ariano Irpino. Nella bicromia verde-bruno è presente in frammenti di brocche, in protomaiolica, provenienti dalla chiesa di S. Pietro a Frigento (AV) 12. Lo si ritrova, ancora, nella monocromia in rosso, in un frammento di ceramica dipinta (a bande); trattasi di un orlo di brocca, decorato nella variante esemplificativa costituita da tre linee dritte intervallate da due ondulate, rinvenuto presso il castello di Casalbore, durante le indagini archeologiche condotte nel 2008 13 in associazione con protomaiolica ed invetriata policroma. Il motivo principale, alloggiato sulla pancia, è inquadrato da due coppie di linee in bruno, e si presenta quale variante geometrica del tralcio avvitato intorno alla foglia. La tradizione iconografica relativa a questo soggetto è quanto mai ampia, tuttavia, nel caso specifico, vengono quasi completamente negate le sue componenti naturalistiche, al fine di ricreare un puro intreccio geometrico. Esplicativo in tal caso è il confronto con una brocca (Tav. 14) rinvenuta presso il Rione Sambuco (discarica Prop. Renzulli) di Ariano Irpino, che presenta il medesimo decoro in una veste meno astratta, riproponendo la stessa cornice, costituita da due linee in bruno, alle quali si accostano dei triangoli verdi, come è riscontrabile nel manufatto di Casalbore. Lo stesso tralcio si ritrova in un boccale con lungo collo svasato alla bocca su breve corpo troncoconico, base piana e ansa a nastro, proveniente da Lucera 14. La variante decorativa si presenta nella medesima colorazione ma con foglie trilobate; ancora esso viene impiegato avvitato intorno a foglie lanceolate, a picca, o trilobate, come tema 11 WHITEHOUSE 1980 b, pp. 417-427. 12 ROTILI, EBANISTA 1996, pp. 647-648. 13 Indagini archeologiche 2008. Direzione scientifica Soprintendenza Archeologica di Sa-Av-Bn, Responsabile di scavo Dott. Mario D Antuono; Rinvenimento: Casalbore (AV), Castello, Saggio 4 - Ampliamento, US 7. 14 WHITEHOUSE 1980 b, pp. 417-427. Tav. 36. 7

accessorio, sulle tese di forme aperte provenienti dal centro storico di Ariano Irpino ed oggi esposte presso il locale Museo Civico e della Ceramica 15. Rimandi decorativi, riferibili ad invetriate al piombo (RMR), si colgono in una brocca, proveniente dal castello di Salerno, ove si riscontra una fascia orizzontale all interno della quale si alternano un tralcio spiraliforme in bruno-rosso ed una foglia in brunoverde 16. Confronti morfologici vengono rintracciati nelle brocche in protomaiolica provenienti dal castello di Torella dei Lombardi 17 (AV), relativi a tre brocche dal corpo globulare, collo dritto a terminazione trilobata con ansa nastriforme, decorate con motivi vegetali in bicromia bruno-verde. In una si nota il medesimo fenomeno del risparmio della coperta nella parte bassa del vaso. Uguale è la colorazione della coperta stannifera e identici sono le tonalità del ramina e del manganese. - TAVOLA 2 Tra le forme aperte viene rinvenuta una coppa a corpo emisferico, lievemente carenata, con orlo aggettante verso l esterno, piede ad anello con fondo umbonato e fori per la sospensione (Tav. 2) 18. L invetriatura stannifera è disposta solo all interno, si presenta di colore grigio-beige, molto alterata, coperta da un diffuso deposito di probabile natura calcarea e terrosa; evidenti sono i segni di usura che l oggetto mostra nella parte esterna dell orlo. L impasto è di colore beige-rosato. Per questo manufatto l aspetto morfologico non sembra caratterizzante, in quanto tali coppe emisferiche sono presenti in tutto il panorama meridionale, con infinite varianti. Identificativo sembra invece essere il motivo decorativo vegetale, organizzato in maniera radiale rispetto ad una croce decussata posta nel centro. Nonostante la presenza di numerose forme aperte, provenienti da Lucera e decorate con motivi vegetali ad andamento radiale, l unico confronto diretto possibile è con il piatto (Tav. 16) proveniente da un rinvenimento superficiale avvenuto nel centro storico di Ariano Irpino (Via D Affllitto), in cui lo stesso tema decorativo, confluente in una croce centrale, viene proposto in chiave geometrica 19. 15 D ANTUONO 2008, pp. 130-133. 16 PASTORE 1994, pp. 252-264. 17 ROTILI 1997, pp. 70, 139-141. 18 Rinvenimento: Casalbore (AV), Indagini 2006, Castello, Saggio 3, US 12. 19 Collezione Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino (AV). 8

Nel caso di Casalbore si nota l alternanza di foglie bivalve con foglie lanceolate, nella tricromia bruno, giallo e verde, ed un orlo decorato con piccoli festoni e due linee parallele in bruno, secondo un costume tipico della produzione lucerina 20. La foglia lanceolata rinvenuta nella decorazione della coppa di Casalbore è tipica dell area produttiva esaminata; essa viene spesso rinvenuta nelle fasce decorative, disposta in orizzontale presso l orlo di ciotole o piatti. Questo motivo sembra essere estratto dal tralcio continuo sviluppato intorno alla foglia (Tavv. 1, 14), del quale presenta la variante con terminazione acuminata. - TAVOLA 3 Il piatto (Tav. 3) 21, forma poco frequente nel panorama campano e pugliese, compare con maggiore frequenza nell area siciliana, tipo Gela, e trova riscontri specifici nella graffita arcaica ligure 22. Nel manufatto rinvenuto presso Casalbore questo si presenta su un alto piede ad anello, e larga tesa lievemente inclinata verso l interno con orlo arrotondato, obliquo all esterno. L invetriatura allo stagno di colore beige, disposta all interno della forma, si presenta lucida e liscia, tuttavia di spessore ridotto, tanto da lasciare intravedere i segni del tornio. L impasto ha colore beige-rosato. La decorazione è zoomorfa e raffigura un volatile nella tricromia bruno, giallo e verde. Probabilmente si tratta di un colombo, come rinvenuto in alcuni oggetti lucerini. La rappresentazione di uccelli è molto diffusa in tutta la protomaiolica meridionale, spesso si tratta di rapaci, a volte con rametti tra il becco, e viene rinvenuta con maggiore frequenza in siti fortificati: probabile è il riflesso della passione di Federico II per la caccia al falcone 23. - TAVOLA 4 Puntuali confronti con la protomaiolica di Lucera emergono dall analisi della grande scodella a decoro vegetale (Tav. 4), piede ad anello e fori per sospensione, ampia tesa lievemente carenata con orlo appena concavo superiormente 24. L articolazione dell orlo, 20 WHITEHOUSE 1980 b, pp. 417-427, Tav. 44. 21 Rinvenimento: Casalbore (AV), Indagini 2006, Castello, Saggio 3, US 12. 22 PATITUCCI UGGERI 1997, p. 12. 23 Ibidem, p. 14. 24 Rinvenimento: Casalbore (AV), Indagini 2006, Castello, Saggio 2, US 9. 9

concavo ed aggettante invece sembra essere una connotazione tipica della produzione brindisina 25. La coperta di colore beige, molto lucida e compatta, dallo spessore ridotto, permette di intravedere i segni della lavorazione al tornio, nonché la colorazione rossastra del biscotto. Si rilevano dei fori effettuati per un restauro antico. La morfologia, nel manufatto lucerino, è pressoché identica, e probabilmente vi sono analogie anche nelle dimensioni 26. Lo schema decorativo, sia quello accessorio, delineato in bruno con festoni sull orlo e fasce concentriche, sia quello primario, organizzato su schema radiale e nell alternanza bruno, giallo, verde, presenta evidenti analogie. Del tutto identiche, inoltre, si presentano le foglie lanceolate campite in giallo ferraccia. 25 PATITUCCI UGGERI 1997, p. 12. 26 WHITEHOUSE 1980 b, pp. 417-427, Tav. 44. 10

I MATERIALI PROVENIENTI DAL CASTELLO DI ARIANO IRPINO (AV) Gli scavi condotti da Marcello Rotili negli anni 1988-1994 presso il castello di Ariano Irpino hanno contribuito a definire le vicende del nucleo fortificato, già sede di Gastaldato e citato quale castello nei documenti nel IX secolo 27. Il sito diviene il centro di una tra le prime contee normanne del Mezzogiorno, poi Città Regia con Ruggero II 28. La lunga campagna di scavi ha restituito una ingente quantità di reperti ceramici 29, afferenti a varie epoche storiche, tali da definire una frequentazione certa del sito tra i secoli XII e XVII 30. Il campione di protomaiolica proveniente dal castello di Ariano, preso in considerazione in questa sede, è stato scelto per le evidenti affinità tecnologiche e decorative con quelli rinvenuti presso le altre tre sedi analizzate in questo studio. Si tratta di vasellame ceramico rivestito con invetriatura stannifera di colore beige tendente al grigio, collocato tra la fine del XIII secolo (Tavv. 5-11) e l inizio del XIV secolo (Tav. 12), decorato nella tricromia bruno-verde-giallo o nella bicromia brunoverde. Le forme sono unicamente aperte, divise funzionalmente in: ciotole, scodelle e catini di maggiori dimensioni destinati alla dispensa. - TAVOLE 5 6 E ancora la Puglia a fornire diretti confronti anche per i materiali provenienti da Ariano Irpino, nel caso delle scodelle (Tavv. 5, 6) con corpo emisferico e labbro a tesa. Nei due manufatti analizzati, oltre alla forma, troviamo la medesima decorazione accessoria, disposta lungo il labbro, costituita da festoni, intervallati in un caso da due larghe fasce in bruno e, nell altro, da triangoli, nella tricromia bruno, giallo e verde, su smalto beige. Analogie morfologiche si notano con una scodella proveniente da Otranto 31, ma soprattutto con un manufatto rinvenuto a Lucera 32, con cui viene puntualmente condiviso anche il motivo dei festoni disposti lungo il labbro. 27 ROTILI 1988. 28 CUOZZO 1988, pp. 171-193. 29 I reperti sono custoditi presso il Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino. 30 AUTIERI 1992, pp. 42-43. 31 PATITUCCI UGGERI 1997, p. 29, fig. 9 - n 677. 32 WHITEHOUSE 1980 b, pp. 417-427, Tav. 45. 11

Lo stesso tema lo ritroviamo ad ornare una coppa con foro per sospensione rinvenuta presso il castello di Torella dei Lombardi 33, e a Napoli, dai rinvenimenti di S. Lorenzo Maggiore e da Palazzo Corigliano. E ancora in un catino proveniente dal castello di Ariano Irpino (Tav. 11). - TAVOLA 7 Il tema decorativo zoomorfo dell uccello, come per il piccolo piatto da Casalbore (Tav. 3), con gli stessi confronti relativi all area pugliese e non solo, lo ritroviamo in una grande scodella, con corpo troncoconico e ampia tesa su piede ad anello umbonato sia all interno che all esterno, e fori per sospensione (Tav. 7), proveniente dal castello di Ariano 34. La coperta stannifera è di colore grigio-beige, molto lucida. L impasto ceramico è di colore rosa-arancio. Il volatile dipinto al centro del profondo piatto, delineato in bruno e campito in verde e giallo, presenta un motivo puntiforme 35, caratteristica ricorrente nella produzione di protomaiolica rinvenuta nel centro di Ariano Irpino 36 (Tav. 14). Marcello Rotili segnala questo motivo decorativo su frammenti da Montella (AV) e Frigento (AV) 37. Probabilmente la matrice di questa prassi giunge nel Mezzogiorno attraverso la Sicilia. Si rinviene l utilizzo di puntinature su ceramiche invetriate al piombo provenienti dalla Sicilia normanna 38 nonché, come consolidato tema, lo ritroviamo nella Cappella Palatina di Palermo, dove tutte le immagini vengono orlate da perline 39. Anche la palma, accanto all uccello, ha probabili legami con le tematiche figurative arabe e siciliane; si rinviene un confronto presso Ordona (FG), dove un piatto viene ornato da una palma, ai lati della quale si dispongono due quadrupedi 40. 33 ROTILI 1997, pp. 144, 146. Il motivo a festoni contigui in bruno e verde orna la tesa della coppa con un foro di sospensione (fig. 48 n. 2); questa decorazione ricorre a S. Lorenzo Maggiore (Ventrone Vassallo 1984, pp. 308-309, tav. CXVIII nn. 498, 501), Palazzo Corigliano ( Ventrone Vassallo 1985, p. 74-75, figg. 55d, 56 a-d,i) e sui manufatti della Puglia settentrionale (Whitehouse 1984, p. 452, tav. CLXXXVIII n.45) 34 D ANTUONO 2008, p. 132, tav. 12. 35 Ibidem, pp. 143-144, 146 tav. 10, 147 tav. 1, 190 tavv. 7-8. 36 Collezione Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino (AV). 37 ROTILI 1997, p. 144. 38 Palermo, Galleria Nazionale della Sicilia, datazione XI-XII secolo. 39 MONNERET DE VILLARD 1950. 40 WHITEHOUSE 1988, pp. 295-321, Tav. 88. Citato in S. Patitucci Uggeri, La protomaiolica, un nuovo bilancio, La Protomaiolica. Bilancio e aggiornamenti, a cura di S. Patitucci Uggeri, Quaderni di archeologia medievale II, Firenze 1997, p. 23, fig. 5 - n 88. 12

- TAVOLA 8 Il frammento di ciotola carenata (Tav. 8) con orlo aggettante all esterno, già oggetto di studio 41, presenta un decoro in bicromia bruno-verde, disposto su invetriatura stannifera di colore beige disposta all interno del manufatto. Sull orlo si alternano pennellate in verde e bruno e, verso l interno, due linee concentriche aprono a una decorazione vegetale (probabilmente una foglia) delineata in bruno e campita in verde. Si viene a conoscenza dagli studi pregressi che il frammento è stato rinvenuto in un contesto di XV-XVI secolo e viene accostato per analogia decorativa a manufatti rinvenuti in area salernitana e napoletana 42. - TAVOLA 9 La ciotola troncoconica (Tav. 9) con labbro a tesa e fondo apodo, sembra contenere elementi morfologici e ornativi tipici della protomaiolica campana in genere, e di quella di Ariano Irpino in particolare. Lo smalto si presenta molto coprente e spesso, di colore beige tendente al nocciola, con piccoli pigmenti di colore bruno e giallo presenti sulla coperta, probabile difetto di fabbricazione. L impasto è di colore rosso-arancio. La forma ed il motivo decorativo radiale svolto lungo il labbro, costituito dall alternanza di pennellate in giallo e verde, inframmezzate da due linee in bruno, trovano confronto con una ciotola rinvenuta presso il castello di Torella dei Lombardi 43 ; questa ultima viene accostata, da Marcello Rotili, a frammenti di invetriata dipinta proveniente dal castello di Salerno 44 e di invetriata monocroma da S. Lorenzo Maggiore a Napoli, datati al XIII-XIV secolo 45. Numerosi sono i rinvenimenti nel territorio di Ariano Irpino di frammenti in protomaiolica recanti questo tema. Nelle recenti indagini (2008) condotte dallo scrivente, si ritrova anche a Montecalvo Irpino (AV) presso il castello. Rotili ne evidenzia la presenza a Montella (AV) 46. 41 BUSINO 2005, pp. 329, 335 fig. 3 n. 18 e relativa didascalia; (Il frammento viene classificato quale invetriata dipinta). 42 Ibidem. 43 ROTILI 1997, pp. 142, 146 fig. 48 n. 5. 44 DE CRESCENZO 1992, p. 63, tav. XIII n.7. 45 FONTANA 1984, p. 64, tav. 12 n. 19. 46 ROTILI 1997, p. 144. 13

Un rimando morfologico, seppur lontano, può essere proposto con una scodella rinvenuta in Abruzzo, presso Rovere di Rocca di Mezzo 47, un centro fortificato che condivide molte delle tematiche campane e pugliesi in merito alla produzione ceramica 48. Identificativo dell area produttiva in esame è il tema centrale dei due triangoli speculari, campiti in verde e giallo (nella ciotola in oggetto se ne conserva uno). Svariate testimonianze di questo motivo geometrico sono state raccolte e conservate presso il Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino 49 ; lo ritroviamo nel XIV secolo nel cavetto della scodella, a larga tesa, proveniente da una discarica storica sita in località Sambuco di Ariano Irpino (Tav. 19). Rotili lo riscontra, oltre in diversi manufatti di Ariano Irpino, in altri provenienti da Montella e Torella dei Lombardi 50. É presente, svolto a nastro, sulla pancia di una brocca in protomaiolica pugliese rinvenuta presso il castello di Lagopesole (PZ) 51. - TAVOLA 10 Più raro sembra il rinvenimento di grossi catini (diametri compresi tra 25 e 30 cm.), destinati probabilmente all organizzazione della dispensa. Uno (Tav. 10) si presenta biansato, con corpo emisferico e orlo articolato aggettante sia all interno che all esterno, ove trova posto una fascia in bicromia bruno, verde, molto simile alla ciotola poc anzi descritta. La copertura stannifera è molto spessa, di colore beige su impasto di colore beige-rosato. Un possibile confronto proviene ancora dal sito di Rovere di Rocca di Mezzo (AQ), ove viene rinvenuto un catino 52 molto simile per forma e dimensioni (diametro cm. 30 ca.), benché privo di anse. Medesimo è il profilo dell orlo, anche se leggermente inclinato verso l esterno. - TAVOLA 11 L altro (Tav. 11) ha labbro a tesa, profilo tronco conico, apodo, molto simile alla piccola ciotola descritta sopra (Tav. 9). Lo smalto è molto spesso, di colore grigio chiaro; il biscotto è di colore arancio. La tesa è ornata da festoni in verde, contornati da 47 PANNUZI, STAFFA 1997, p. 101. 48 Ibidem, p. 111. 49 D ANTUONO 2008, p. 130, tav. 4; p.131, tav. 6. 50 ROTILI 1997, pp. 145, 146 fig. 48 n. 3. 51 Collezione Museo del castello, Lagopesole (PZ). 52 PANNUZI, STAFFA 1997, p. 101. 14

linee in bruno (Tavv. 5, 6); la parete ospita un motivo frammentario in bruno e verde, non decifrabile. - TAVOLA 12 La tazza carenata su basso piede, con lieve umbonatura e cavetto rilevato (Tav. 12), appartiene ad un momento di transizione, che probabilmente si colloca alla fine del XIV secolo, ed anticipa caratteri morfologici che diverranno caratteristici nel XV-XVI secolo. La fascia decorativa esterna, costituita da due linee in bruno, alternate con una larga pennellata in verde, si ritrova in svariati manufatti provenienti da Ariano (Tavv. 9, 10), Montecalvo Irpino e Torella dei Lombardi. Essa, quale prassi poco nota, orna l esterno del vaso, all altezza della carena. La coperta stannifera, di colore bianco, è così sottile da permettere di vedere, in trasparenza, l impasto rosa chiaro, dando al manufatto una lieve ed uniforme colorazione rosata. La parte esterna è smaltata fino alla fascia esornativa. La forma di questa tazza diviene tipica nella produzione di maiolica arianese 53 nel rinascimento, ospitando decori geometrici, compendiari, in monocromia blu, con una smaltatura bianca, coprente, che riveste tutta la superficie dell oggetto, anche esternamente, segno di una maggiore disponibilità dello stagno. Il fenomeno della persistenza di schemi tipologici, nella produzione ceramica in oggetto, tra il basso medioevo ed il XV secolo, trova testimonianze anche nel perpetrarsi di motivi decorativi, i quali, come nel caso del tralcio avvitato alla foglia rilevato sulle brocche datate al XIII secolo (Tavv. 1, 14), continuano fin nel XV secolo, nella ceramica compendiaria in monocromia blu 54. Analogie formali si ritrovano con un gruppo di tazze rinvenute presso il castello di Torella dei Lombardi, smaltate in bianco e prive di alcun elemento esornativo, datate al XV-XVI secolo 55. 53 Collezioni Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino (AV). 54 Collezioni Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino (AV), frammento di una forma chiusa. 55 ROTILI 1997, pp. 168, 174 fig. 54 n. 2, 4, 7. 15

I MATERIALI PROVENIENTI DALLE DISCARICHE STORICHE DI ARIANO IRPINO (AV) La meticolosa attività di ricognizione superficiale, coordinata dal Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino, ha consentito di recuperare, nell arco di un decennio circa, numerose testimonianze della produzione di protomaiolica locale. Il centro dell antico abitato di Ariano Irpino si sviluppa lungo i pendii dei colli del Castello, del Calvario e di San Bartolomeo, attraversato dalla antica Via Sacra dei Longobardi, anche detta dai locali la Strada, che conduceva a due tra i più famosi santuari del medioevo, San Nicola di Bari e San Michele sul Gargano, e ai porti pugliesi donde i pellegrini ed i crociati si imbarcavano per la Terra Santa. Fuori dalla antica cinta muraria 56 vengono rinvenute diverse discariche storiche, dalle quali sono stati estratti, pur senza alcuna attenzione stratigrafica, innumerevoli frammenti ceramici appartenenti a classi differenziate (Tav. Collocazione dei Butti Storici). I manufatti presentati di seguito, tutti afferenti alla classe della protomaiolica, appartengono al XIII (Tavv. 13-16) e al XIV (Tavv. 17-20) secolo. I temi decorativi sono unicamente di carattere geometrico e vegetale, tuttavia, nella collezione oggi esposta presso il Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino, trovano posto anche alcuni motivi zoomorfi (trattasi unicamente di volatili); non vengono rinvenuti decori antropomorfi o ittiomorfi 57. - TAVOLA 13 Sembra non trovare puntuali confronti nel panorama meridionale, il tema esornativo vegetale, isolato al centro della piccola ciotola emisferica, con orlo indistinto su basso piede e cavetto rilevato (Tav. 13) 58. L albero, probabilmente un palmizio, viene definito da tratti in bruno e campito in giallo e verde. L orlo è evidenziato da una fascia in verde. Lo smalto si presenta di colore grigio-beige, molto diluito e tuttavia lucido, e copre unicamente l interno del manufatto; l impasto ceramico è di colore rosa-arancio. Il rinvenimento è avvenuto presso il rione strada, in via Conservatorio di Ariano Irpino, nella proprietà Sgobbo (Tav. Coll. butti storici D4). 56 VITALE 1794, p. 69. 57 D ANTUONO 2008, pp. 130-134. 58 Ibidem, p. 132, tav. 7. 16

- TAVOLA 14 Tra le rare forme chiuse emerge la brocca con corpo globulare e collo cilindrico (Tav. 14) 59, rinvenuta presso il Rione Sambuco di Ariano Irpino, proprietà Renzulli (Tav. Coll. butti storici D1). L invetriatura allo stagno è di colore beige, molto sottile, e lascia intravedere, in trasparenza, il corpo ceramico di colore rosa-arancio. L interno del vaso presenta una coperta molto diluita, quasi trasparente. La frammentarietà dell oggetto rende purtroppo difficile una sua definizione morfologica; e, se l andamento della pancia e del fondo possono essere ipotizzati come similari alla brocca rinvenuta presso Casalbore (Tav. 1), non altrettanto fattibile è l identificazione dell orlo e l eventuale presenza di un ansa. Sembra potersi accostare, per forma, alla brocca globulare con alto collo rinvenuta presso Torella dei Lombardi 60, nonostante quest ultima sia datata al XV secolo e in bicromia bruno-azzurro. Ritorna in questo confronto il tema della trasmissione tipologica, nella produzione ceramica, tra basso medioevo e Rinascimento: la brocca compendiaria di Torella conserva la forma di manufatti tipici del XIII secolo e riprende anche l uso della doppia fascia in bruno che incornicia l ornato disposto sulla pancia. Viene altresì riproposto il fenomeno del risparmio della coperta stannifera nella parte inferiore del vaso. Il motivo decorativo in tricromia bruno, giallo e verde, è costituito dal tralcio avvitato intorno alla foglia, del quale si è trattato sopra; lo schema compositivo è il medesimo della brocca proveniente dal castello di Casalbore, con la fascia di cerchi sviluppata intorno alla pancia, incorniciata da due linee in bruno sia sopra che sotto, alle quali si addossano dei triangoli in verde. Ritorna l impiego, già presentato per la scodella con uccello dal castello di Ariano Irpino (Tav. 7), delle puntinature nel motivo esornativo del vaso. - TAVOLA 15 Appartiene alla categoria dei catini il grosso contenitore da dispensa (Tav. 15) 61 rinvenuto ad Ariano Irpino, Rione Strada, presso la proprietà Sampietro (Tav. Coll. butti storici D6). Presenta orlo lievemente estroflesso, obliquo all interno, su alta 59 Ibidem, p. 132, tav. 8. 60 ROTILI 1997, pp. 71 fig. 32 n. 2, 139. 61 D ANTUONO 2008, p. 131, tav. 6. 17

carena. Lo smalto, quasi trasparente, si presenta di colore grigio, molto lucido, riflettente; l impasto è rosa-arancio. Similari per forma e dimensioni sono i catini rinvenuti presso il castello di Lagopesole (PZ) in Basilicata 62, anche se in questo caso si tratta di manufatti invetriati al piombo, con orlo concavo superiormente e lievemente aggettante sia all interno che all esterno. Il motivo decorativo svolto intorno all orlo del catino proveniente da Ariano è costituito dalla tipica alternanza, finora più volte riscontrata, di tratti radiali in giallo e verde (Tavv. 9-10), con doppia linea concentrica, all interno, in bruno. Il tema centrale, seppur frammentario, presenta un motivo vegetale trifogliato, come per la scodella dal castello di Casalbore (Tav. 4), ma con foglie a margine seghettato. L utilizzo della foglia seghettata trova impiego in una ciotola invetriata al piombo ritrovata presso il castello di Salerno 63. - TAVOLA 16 Nella sintesi sulla protomaiolica del 1997, Patitucci Uggeri affermava: Il piatto è meno frequente sia nella produzione pugliese del Tavoliere e di Brindisi, sia in quella campana 64, confermando un dato che viene raccolto anche per la produzione irpina. Pochi esemplari, pur se frammentari, vengono rinvenuti presso Casalbore (Tav. 3) ed Ariano Irpino: tra questi, il piatto a larga tesa dritta, orlo indistinto, e alto piede con fori da sospensione (Tav. 16) 65 viene recuperato nel centro di Ariano Irpino, in Via D Afflitto. La colorazione dell invetriatura stannifera è grigio-beige, molto coprente e semi-lucida; viene risparmiata nella parte esterna del manufatto. Il rivestimento mostra evidenti segni di usura sia nella parte esterna dell orlo sia nell interno del manufatto. Diversi grani di calcare hanno dato vita a microcrateri nell impasto ceramico; quest ultimo si presenta di color camoscio. Il tema esornativo è di tipo geometrico radiale, generato da una piccolo quadrato centrale tracciato in bruno, con diagonali in verde. I rimandi, già definiti, sono con la coppa emisferica (Tav. 2) proveniente da Casalbore, ove medesima è l alternanza di due matrici (vegetali) ripetute in una disposizione stellare, nella colorazione bruno, verde, giallo. Per il piatto proveniente da Ariano sembra potersi proporre una influenza esotica, 62 FIORILLO 2005, pp. 146 n. 21, 147 n. 18, 155 n. 7, 160 n. 6. 63 PASTORE 1994, pp. 252-264. 64 PATITUCCI UGGERI 1997, p. 12. 65 D ANTUONO 2008, p. 133, tav. 9. 18

probabilmente riconducibile ad un repertorio geometrico, astratto, di ascendenza islamica. - TAVOLA 17 Anticipa forme che saranno tipiche del XV secolo la piccola tazza carenata con gola tripartita e orlo estroflesso obliquo all interno (Tav. 17), databile al XIV secolo, rinvenuta presso Via Tranesi, proprietà Paduano, nel centro di Ariano Irpino. L invetriatura stannifera, disposta unicamente nell interno, è di colore grigio, molto lucida; l impasto si presenta di colore rosa-arancio. L orlo è bordato di verde, come ricorre spesso in ciotole rinvenute sia in Ariano Irpino che in Casalbore, relative ai secoli XIII e XIV. Il motivo decorativo in tricromia bruno, verde e giallo, disposto nel cavetto, seppur frammentario, propone un tema vegetale, probabilmente costruito su una croce alla quale vengono aggiunte delle foglie. Il tema della croce, non ancora affrontato, merita una ampia parentesi nella protomaiolica proveniente da Ariano Irpino, Casalbore e dal sito di Aequum Tuticum 66, vicus romano situato presso l odierna contrada S. Eleuterio, in territorio di Ariano Irpino, il quale restituisce una continuità insediativa che parte dal I secolo a.c. e giunge ininterrotta sino al casale basso-medievale di Egotantico. In questo contesto, durante le indagini svolte agli inizi degli anni 90 del XX secolo 67, vengono recuperati numerosi reperti in protomaiolica che, per caratteristiche tecnologiche e morfologiche, si accomunano ai rinvenimenti di Ariano Irpino e Casalbore. La croce, come ben si evidenzia nella seguente Tavola dei Motivi Decorativi, è una costante ricorrente nel repertorio arianese. Viene rinvenuta nel XIV secolo, nella versione potenziata, isolata al centro del cavetto di svariate forme aperte, decorate nella monocromia del bruno 68 ; la troviamo nel XIII secolo, quale griglia sulla quale impostare infinite varianti decorative, sia geometriche che vegetali. Stringenti, in questo caso, sono i confronti con l area napoletana 69, ove abbondano le svastiche fiorite, quale elemento esornativo al centro dei cavetti Esaustiva è la trattazione del tema da parte di Marcello Rotili, il quale, in merito ai ritrovamenti del castello di Torella dei Lombardi (AV), afferma 70 : 66 PETROCCIA 1961-1963. 67 Indagini archeologiche 1990. Direzione scientifica Soprintendenza Archeologica di Sa-Av-Bn, responsabile di scavo Dott.ssa Maria Annunziata De Paola. 68 PATITUCCI UGGERI 1997, p. 13. 69 VENTRONE VASSALLO 1984, pp. 177-353. 19

Sono stati individuati numerosi motivi cruciformi: una croce semplice (fig. 60 n. 4) e una potenziata (fig. 60 n. 5), riscontrate da manufatti di S. Lorenzo Maggiore [...] del XIV secolo. Una croce potenziata in verde orna un fondo di coppetta con piede ad anello rinvenuto nello scavo della torre di Girifalco presso Torella (Rotili 1993-94a, p. 360). Le croci racchiuse da anelli in verde si presentano in due varianti: a) due croci che si intersecano, una in bruno, l altra in giallo, delimitate da tratti paralleli o archetti (fig. 48 n.4); b) due croci che si intersecano, una in giallo, l altra formata da due linee parallele o convergenti in bruno (fig. 48 nn. 7, 8); questo motivo è associato a fascette concentriche in verde e bruno sottese da archetti allungati contigui (fig. 48 n.1). La decorazione a doppia croce, diffusa a S. Lorenzo Maggiore [...] è comune in Campania, Puglia e Molise, dov è attestata da un gruppo di coppe trovate a Terravecchia di Sepino [...], ricorre frequentemente a Rocca San Felice, Montella, Ariano Irpino. - TAVOLA 18 La medesima croce, rinvenuta presso Torella dei Lombardi 71, si ritrova al centro del cavetto della piccola ciotola carenata (Tav. 18) 72 rinvenuta presso il Rione Sambuco di Ariano Irpino, nella proprietà Renzulli, e datata al XIV secolo (Tav. Coll. butti storici D1). Questo motivo sembra avere molta fortuna nell Irpinia durante il suddetto secolo; esso si rinviene pressoché identico su manufatti provenienti dai castelli di Montecalvo Irpino e Casalbore 73. Il manufatto presenta vasca emisferica, gola bipartita con orlo aggettante sia all interno che all esterno e cavetto convesso. L invetriatura allo stagno è bianca, sottile, molto lucida. Medesima è l anticipazione di forme che diverranno tipiche nel Rinascimento, come avvenuto per la piccola tazza sopra descritta (Tav. 17), con la quale si notano evidenti analogie. - TAVOLA 19 Al periodo angioino sembra appartenere anche la grossa scodella su alto piede, con orlo articolato, perpendicolare ad un ampia tesa inclinata verso l interno (Tav. 19) 74, 70 ROTILI 1997, p. 143. 71 Ibidem, p. 146, fig. 48 nn. 7-8 72 D ANTUONO 2008, p. 130, tav. 3. 73 Indagini archeologiche 2006-2008. Direzione scientifica Soprintendenza Archeologica di Sa-Av-Bn, responsabile di scavo Dott. Mario D Antuono. 20

reperita presso il Rione Sambuco di Ariano Irpino, nella proprietà Renzulli (Tav. Coll. butti storici D1). La particolare conformazione dell orlo trova alcune similitudini in materiali coevi, provenienti dal castello di Lagopesole (PZ) 75. Si tratta di salsiere datate tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, le quali sembrano afferenti ad una cultura culinaria prettamente angioina 76. La coperta stannifera e di colore beige tendente al marrone, con superficie ruvida, quasi opaca. L impasto è di colore rosa-arancio. Il tema decorativo centrale, del quale già si è dibattuto, è costituito da due triangoli speculari. Esso è tipico dell area produttiva che si va definendo, e si riscontra sia nel XIII che nel XIV secolo. Del tutto nuovo è il disegno accessorio, disteso nella parte esterna della tesa fino all orlo. La novità è costituita da coppie di piccoli tratti in bruno, incorniciati verso l esterno da due linee in bruno e una in verde, e verso l interno da una fascia in giallo e ancora due linee in bruno. - TAVOLA 20 La medesima sequenza viene ripetuta su numerose forme aperte provenienti dal centro di Ariano Irpino e la ritroviamo anche in forme chiuse, come nel caso della brocca con corpo globulare su piede a disco (Tav. 20) 77, rinvenuta presso il Rione Sambuco di Ariano, proprietà Renzulli, medesimo sito in cui viene ritrovata la ciotola poc anzi descritta (Tav. Coll. butti storici D1). La fascia esornativa disposta sulla pancia chiarisce meglio il senso dei tratti in bruno al centro della stessa, definendo la loro forma, come viene rinvenuta nella maggior parte dei frammenti: un archetto che circonda un punto. La brocca presenta morfologie già note, come noto è il fenomeno del risparmio della coperta relativo alla parte inferiore del vaso. Il colore dello smalto all esterno è grigio-beige, molto lucido e riflettente; all interno si presenta molto diluito, quasi trasparente ed opaco. L impasto è di colore rosa 74 D ANTUONO 2008, p. 131, tav. 6. 75 FIORILLO 2005, pp. 159 n. 6, 166 n. 3. 76 Ibidem, p. 60. 77 D ANTUONO 2008, p. 133, tav. 10. 21

Tavola dei Motivi Decorativi. I seguenti motivi decorativi sono stati rilevati da frammenti ceramici in protomaiolica custoditi (non tutti esposti) presso il Museo Archeologico ed il Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino, datati al XIII e XIV secolo 78. La provenienza dei reperti è varia, in parte dalle discariche storiche urbane, in parte dal sito di Aequum Tuticum, citato sopra. Per i frammenti rinvenuti nei butti cittadini è indicata, in didascalia, la relativa collocazione nella Tavola di Collocazione dei butti storici di Ariano Irpino, allegata nella Appendice Grafica. I colori utilizzati fanno riferimento agli originali: bruno manganese per i tracciati, verde ramina e giallo ferraccia per le campiture. 1. Piatto - Museo Civico rinv. Discarica D9 2. Ciotola - Museo Civico rinv. Discarica D1 3. Ciotola - Museo Civico rinv. Aequum Tuticum 78 Disegni M. D Antuono. 22

4. Brocca - Museo Civico rinv. Aequum Tuticum 5. Piatto - Museo Civico rinv. Discarica D8 6. Ciotola - Museo Civico rinv. Aequum Tuticum 7. Ciotola -Museo Archeologico rinv. Aequum Tuticum 8. Ciotola - Museo Archeologico rinv. Aequum Tuticum 9.Ciotola - Museo Archeologico rinv. Aequum Tuticum 10. Ciotola - Museo Archeologico rinv. Aequum Tuticum 11. Ciotola - Museo Archeologico rinv. Aequum Tuticum 12. Ciotola - Museo Archeologico rinv. Aequum Tuticum 23

13. Ciotola - Museo Archeologico rinv. Aequum Tuticum 14. Ciotola Museo Archeologico rinv. Aequum Tuticum. 15. Coppa - Museo Civico rinv. Discarica D1 16. Ciotola - Museo Civico rinv. Discarica D2 17. Ciotola - Museo Civico rinv. Aequum Tuticum 18. Coppa - Museo Civico rinv. Aequum Tuticum 19. Ciotola - Museo Civico rinv. Discarica D4 20. Ciotola - Museo Civico rinv. Discarica D2 21. Piatto - Museo Archeologico rinv. Aequum Tuticum 24

22. Ciotola - Museo Civico rinv. Discarica D5 23. Ciotola - Museo Archeologico rinv. Aequum Tuticum 24. Ciotola - Museo Archeologico rinv. Aequum Tuticum 25. Ciotola - Museo Archeologico rinv. Aequum Tuticum 26. Piatto - Museo Civico rinv. Discarica D7 27. Piatto - Museo Civico rinv. Discarica D4 28. Ciotola - Museo Civico rinv. Discarica D1. 29. Ciotola - Museo Civico rinv. Discarica D1 30. Ciotola - Museo Civico rinv. Discarica D2. 25

Prassi di definizione dei centri produttivi in ambito ceramologico. Il tentativo di individuare un centro produttivo, in archeologia, è un tema spesso ricorrente 79. L assunto si rivela in modo più che comprensibile: collocando geograficamente la genesi di un determinato manufatto, e seguendo i suoi spostamenti storici, si ha la possibilità di ricostruire una rete di contatti commerciali, e culturali in genere, utili al fine di delineare sintesi storiche relative alle aree interessate. Per la protomaiolica, nonostante i copiosi rinvenimenti, sia in scavi che in ricognizioni superficiali, i centri di produzione, attualmente identificati, sono molto pochi 80. La difficoltà principale nasce dalla enorme diversificazione di numerosissime varianti locali, che rende estremamente complessa la definizione ed il confronto tipologico tra i manufatti. Tale varietà, o mancata standardizzazione, è sinonimo di una elevata presenza, sul territorio, di ambiti produttivi, accomunati, tuttavia, da elementi di carattere tecnologico e, senza dubbio, da una temperie culturale che investe il Mezzogiorno d Italia, e non solo, nei secoli XIII e XIV 81. Il primo passo, dunque, nel tentativo di isolare una produzione ceramica, è l individuazione di manufatti che, per caratteri morfologici e tecnologici, si presentino omogenei. A tale scopo, oltre all osservazione macroscopica delle tipologie, è consolidata prassi far seguire delle analisi di laboratorio su impasti e coperte, così da riconoscere l eventuale analogia di composizioni chimiche 82, per verificare la provenienza delle materie prime. Tuttavia, se l osservazione macroscopica ha i suoi limiti, anche l esame microscopico presenta dei difetti; infatti, nel caso delle argille, è sperimentalmente constatato che esse non variano molto anche quando sono state estratte in località molto distanti 83. Ecco la necessità di accostare tra loro varie fonti di informazione, che siano: di natura archeometrica, come analisi di laboratorio e statistiche; di tipo storico, come fonti 79 CUOMO DI CAPRIO 1985, p. 153. 80 WHITEHOUSE 1982, p. 193. 81 WHITEHOUSE 1980 b, pp. 425-426. 82 CUOMO DI CAPRIO 1985, p. 257. 83 Ibidem, p. 257. 26

documentarie; di aspetto archeologico, come il confronto tipologico e la relativa identificazione di caratteristiche similari tra gli oggetti esaminati. Ad esempio, per la città di Lucera, la definizione di centro di produzione di protomaiolica, si fonda sul copioso rinvenimento di materiale ceramico, presso il castello, fin dagli anni Trenta del XX secolo 84. La evidente omogeneità stilistica viene sostenuta dalle fonti documentarie relative a Carlo II D Angiò, che, nel 1301, trasferisce, da Lucera a Napoli, maestranze artistiche e artigiane 85. Tra queste non sono menzionati i figuli, tuttavia si viene a conoscenza, da documenti datati al 1278, 1279 e 1284 che in Lucera erano presenti vasai e, al 1301, era attiva una fornace pro facendis quartariis 86. Alle pendici della città esistono ampi giacimenti di argilla di buona qualità, che tuttora vengono sfruttati per alimentare un cospicuo commercio di laterizi. L analisi stilistico-tipologica, ma soprattutto il rinvenimento di scarti di lavorazione relativi alle botteghe ceramiche, ha permesso l individuazione di un ulteriore centro produttivo a Torrione del Casone presso San Severo (FG) 87. Per la protomaiolica di Brindisi, il dato su cui viene fondata l autoctonia della produzione, è, senza dubbio, la coesione stilistica dei manufatti rinvenuti. Si viene a conoscenza che, in epoca sveva, nella periferia della città, erano presenti cave di argilla per la manifattura di laterizi. Ancora, analisi di laboratorio condotte su campioni rinvenuti a Corinto, definiscono un Tipo, detto Gruppo I, proveniente da Brindisi, e caratterizzato da un impasto molto depurato e chiaro 88. 84 PATITUCCI UGGERI 1997, p. 17. 85 Ibidem, p. 17. 86 WHITEHOUSE 1980 b, p. 417. 87 PATITUCCI UGGERI 1997, p. 22. 88 Ibidem, p. 24. 27

Il centro produttivo di Ariano Irpino (AV): fonti materiali e documentarie Seguendo il percorso metodologico illustrato poc anzi, vengono presentati i dati, materiali e documentari, al fine di inquadrare l ambito produttivo ceramico di Ariano Irpino e Casalbore e di definire almeno uno dei centri di produzione della protomaiolica in Irpinia nei secoli XIII e XIV. Gli elementi caratteristici che accomunano, e dunque identificano, i manufatti in questione, sono di varia natura: decorativa, morfologica e tecnologica. Nonostante sia esiguo il numero dei frammenti analizzati, essi costituiscono un campione rappresentativo, scelto tra varie centinaia di rinvenimenti. - CARATTERISTICHE DECORATIVE DISTINTIVE Parte integrante del decoro, benché abbia importanza anche e soprattutto in ambito tecnologico, è il colore dell invetriatura stannifera che riveste il vasellame esaminato. La tonalità della coperta, sui corpi ceramici, influisce non poco sulla loro resa stilistica; essa è un parametro macroscopico che aiuta a stabilire l appartenenza, o meno, dei manufatti osservati, all area irpina. Nel caso della protomaiolica di Ariano e Casalbore, essa è sempre di colore beige, con lievi varianti che tendono al rosso o al giallo, molto spesso determinate dalla colorazione degli impasti, che emerge in trasparenza attraverso la sottile smaltatura. La superficie vetrosa è, nella maggior parte dei casi, estremamente lucida, probabile effetto della elevata presenza di silice. I motivi decorativi, come ampiamente mostrato, sono caratterizzati dalla tricromia bruno, giallo e verde e, di rado, dalla bicromia bruno e verde. I colori giallo e bruno provengono ambedue dall ossido di manganese, diluito con maggiore o minore quantità di acqua, dunque, l inutilizzo del colore giallo, nelle decorazioni in bicromia bruno e verde, è unicamente dovuto ad una scelta estetica. Entrando propriamente nella questione dei motivi esornativi, sembra essere estremamente caratterizzante il tema dei due triangoli speculari (Tavv. 9, 19) delineati in bruno e campiti uno in verde e l altro in giallo. Numerosissimi esempi vengono rinvenuti presso Ariano Irpino 89 e, come visto sopra, anche a Torella dei Lombardi (AV), Montella (AV) e Frigento (AV) 90. Il motivo è spesso isolato nel cavetto delle forme aperte, o anche impiegato, in composizioni stellari, accanto ad elementi vegetali o 89 Collezione Museo Civico e della Ceramica di Ariano Irpino (AV). 90 Collezione Cripta della Cattedrale di Frigento (AV). 28