Cori da «La Rocca» Breve introduzione



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Transcript:

Cori da «La Rocca» Breve introduzione T.S.Eliot scrive i Cori da «La Rocca» nel 1934 in occasione della costruzione di una nuova chiesa a Londra. L opera si snoda attraverso tre momenti. Nella prima parte (I, II, III coro) il poeta analizza il rapporto Uomo/Chiesa: l uomo rifiuta la Chiesa e anche tra i cristiani stessi serpeggia lo scetticismo. La Chiesa è attaccata sia dall interno che dall esterno. In questa parte si delinea un quadro tremendo e inquietante di una società scristianizzata che nega La Straniera, cioè la Chiesa. Nella seconda parte (V, VI coro) Eliot va al fondo dell opposizione tra Chiesa e mondo: attacca con ironia la superficialità e la falsità dell uomo moderno nell affrontare la realtà e rammenta l impossibilità umana di salvarsi affidandosi solamente alle proprie forze. Il coro VII è il punto cardine dell opera, in cui avviene il punto di svolta: Eliot dipinge un affresco della storia dell umanità. Partendo dalla creazione, passando per la nascita delle Religioni Maggiori e la venuta di Cristo, si arriva alla modernità in cui viene approfondito il quadro delineatosi nella prima parte dell opera. Il poeta, in questo coro, torna all origine della religione cristiana per esprimere la ragione per cui il Cristianesimo è affascinante e vivo oggi. Questo coro separa la seconda parte dalla terza (VIII, IX, X coro). In quest ultima sezione Eliot descrive in un primo momento gli atteggiamenti sbagliati dell uomo nel vivere il cristianesimo e poi esorta l ascoltatore a servire Dio con tutta la naturale tensione creativa di cui è capace. Alla lettura si affianca un percorso musicale che, partendo dalla malinconia e dalla disperazione del brano di Ligeti arriva all atmosfera quasi estatica di Liszt, passando per le note drammatiche di Shumann e Chopin. Questa selezione di brani più o meno noti, non è un semplice accompagnamento che fa da sfondo ai versi di Eliot, ma è un vero e proprio percorso musicale dotato di una struttura a sè stante, che rilegge il testo di Eliot sottolineandone l'atmosfera. Si crea così un dialogo affascinante tra i due testi, quello musicale e quello poetico, in cui l'uno cerca di illuminare l'altro.

Programma Coro I (Lettura integrale) -G.Ligeti Studio n. 1 dal secondo libro degli studi galamb Coro II (Selezione) borong -F.Chopin Studio n. 9 dall op.25 -R.Schumann: dagli Esercizi sopra un tema di -Beethoven il Tema e la variazione quarta - R.Schumann estratti dalla Toccata op.7 -F.Chopin Studio n, 12 dall op.10 Coro III (Lettura integrale) -F.Chopin Studio n. 9 dall op.10 -F.Chopin Studio n.2 dall op.10 -F.Chopin Preludio n.20 dall op.28 Coro V (Lettura integrale) Coro VI (Selezione) -R.Schumann studio n. 2 dagli Studi Sinfonici op.13 Coro VII (Lettura integrale) -R.Schumann tema dagli studi sinfonici op. 13 -R.Schumann Studio n.9 dagli Studi Sinfonici op.13 -F.Chopin Preludio n.15 dall op.28 La Goccia Coro VIII (Selezione) Coro IX (Lettura integrale) Coro X (Selezione) -Conclusione della Goccia -F.Liszt In festo trasfigurationis Dominis -Conclusione di In festo trasfigurationis Dominis Progetto Thomas Stearns Eliot nasce a St Louis, Missouri (USA) il 26 Settembre 1888. Sebbene di nazionalità Americana la cultura di riferimento del poeta è quella Europea e in particolare inglese. Eliot studia ad Harvard e alla Sorbona di Parigi. Gli autori più studiati furono i poeti metafisici inglesi (Donne) e Dante. Nel 1927 prende la cittadinanza inglese e si converte al cattolicesimo. Nel 1948 vince il Nobel per la letteratura. Le opere più conosciute sono I quattro quartetti, La terra desolata e Assassinio nella Cattedrale. La scrittura dei Cori da «La Rocca» avviene durante un periodo tormentato della vita di T.S. Eliot. Dopo aver ricoperto una cattedra ad Harvard nell anno accademico 1932-33, Eliot torna in Inghilterra, da dove era fuggito a causa del rapporto ormai logoro con la moglie Vivien. Quest ultima avendo tendenze paranoiche non voleva accettare la fine del rapporto con il marito e questo causò dolore e sensi di colpa nel poeta inglese.

In questo periodo Eliot non riusciva più a scrivere e in una lettera alla Woolf confessa che il suo impegno era quello di contemplare gli uccelli, di fare solitari e di scrivere versi assurdi. Nel 1933 finalmente gli viene commissionata un opera: La Rocca, dramma sacro del quale lui scrive i passaggi corali. Il testo fu messo in scena quello stesso anno da attori amatoriali in occasione dell erezione di una chiesa in un nuovo quartiere di Londra. La scrittura dei Cori da «La Rocca» avvia un processo di avvicinamento di Eliot al dramma sacro che porta nel 1935 a scrivere Assassinio nella cattedrale. I Cori da «La Rocca» cominciano col Coro nel quale si contrappone la posizione della Chiesa alla posizione di un mondo che non la vuole più. Ma la questione più grave è che anche i cristiani sono investiti dallo scetticismo e dal materialismo del mondo intero, dell intera società. Il problema è che i cristiani spesso si nascondono invece di portare attivamente la Chiesa nel mondo, pensano che sia stato tutto già fatto, che la Fede abbia conquistato il mondo E che i leoni non abbisognino più di gurdiani. A questo punto Eliot si pone una domanda fondamentale: Perché gli uomini dovrebbero amare la Chiesa?, le sue Leggi sono dure e a volte incomprensibili all uomo. Per dare risposta a questa domanda si deve tornare alle origini, alla venuta di Cristo (Coro VII): l avventura cristiana è un dramma storico, della storia e nella storia. Gesù è venuto a salvare il mondo: questo dà speranza all uomo. Inoltre Cristo è Dio che si è fatto Carne e quindi Eliot conclude esortando il cristiano a creare concretamente e fisicamente: Perché l uomo è corpo e spirito congiunti E quindi deve servire come corpo e spirito Non rinnegate il corpo Nell ultimo Coro il poeta chiude l opera ringraziando Dio perché esiste la Tenebra che ci ricorda la Luce. La poesia dei Cori è stata a torto relegata tra le opere minori mentre la statura e l importanza di Eliot non sono comprensibili a prescindere da un serio esame di queste pagine. In esse viene offerto con la persuasività di cui è capace la migliore poesia, un punto di vista sul mondo e sul destino della Chiesa nella storia che non può provocare chiunque stia sinceramente riflettendo sullo stato dell epoca presente. In questo modo Davide Rondoni commenta i Cori da «La Rocca». Effettivamente i temi e le immagini utilizzate da Eliot sono assolutamente attuali e vicine a noi. Come ad esempio i versi in cui descrive il deserto:

Il deserto è pressato nel treno della metropolitana oppure quando descrive il comportamento degli uomini contemporanei Eppure camminano per le strade a testa alta, orgogliosi, come dei purosangue pronti alla corsa, Si agghindano, indaffarati al mercato, nel foro, E in tutte l altre riunioni mondane, Pensano bene di se stessi, pronti ad ogni occasione di festività, Completamente soddisfatti E ancora Molti desiderano vedere il loro nome a stampa, Molti leggono solo i risultati delle corse Uno degli aspetti più affascinanti dei Cori da «La Rocca» è il fatto che cose scritte più di settant anni fa siano ancora così attuali, anzi forse sono più vicine a noi che al pubblico inglese dell epoca. Eliot è riuscito a trovare delle immagine ironiche e universali per descrivere la difficoltà della Chiesa nel mondo di oggi e i comportamenti falsi e antropocentrici dell uomo moderno. Il lavoro che vi viene proposto prevede non solo la lettura dei Cori da «La Rocca», ma anche l esecuzione di alcuni brani musicali. L esecuzione dei quali non avviene separatamente dalla lettura della poesia di Eliot. La musica non viene qui utilizzata come intervallo tra un coro e l altro e nemmeno come semplice sottofondo sul quale si stagliano le parole. Il tentativo è quello di fondere i due linguaggi in modo tale che l uno arricchisca l altro e che creino insieme un unico percorso. La scelta dei brani è stata fatta in modo da ricreare con la musica lo stesso clima espressivo della poesia eliotiana, pur mantenendo una struttura originale ed autonoma. Ad esempio il primo brano sul quale viene letta la prima parte del coro I, è di Ligeti, autore contemporaneo che esprime in questo suo pezzo l inutilità dell affannarsi alla ricerca di qualcosa che secondo lui non c è. Infatti nonostante sia un brano veloce e di carattere virtuosistico la sensazione all ascolto non è di movimento, ma di qualcosa di statico che gira su se stesso creando un impressione di sospensione. Conferma di questo è la fine del brano che non è conclusiva che sparisce con un nulla di fatto. Abbiamo in questo ritrovato la condizione dell uomo contemporaneo che ha perso il legame con la Chiesa e quindi il senso delle cose, descritto da Eliot nella prima part della sua opera. Un altro esempio possiamo prenderlo dal coro VII quando Eliot descrive la venuta di Cristo nella storia dell uomo. Si apre dunque una prima parte dominata dalla positività che questo avvenimento porta all umanità, nonostante i suoi difetti. Ad

essa segue una seconda parte in cui il poeta descrive angosciato l allontanamento da parte dell uomo moderno da Cristo e dalla Sua Chiesa. Ma all interno del Coro VIII Eliot riaccende la speranza nella salvezza dell uomo, rivolgendo una fiduciosa preghiera d aiuto a Dio, il quale ha mai abbandonato l umanità. Durante la lettura di questa parte verrà eseguita la Goccia di Chopin. Le tre atmosfere del testo sono ripercorse dalla musica che parte in Re bemolle maggiore, muta e cambia in un cupo Do diesis minore per poi tornare alla fine al modo maggiore. Inoltre in tutto il brano viene ribattuta insistentemente una nota, che accompagna tutta la storia del brano esattamente come Cristo permane in tutta la storia dell uomo. Matteo Bonanni (1982) -attore- vive a Carate Brianza. Diplomato alla scuola civica d arte drammatica Paolo Grassi dove segue corsi con: Massimo Navone, Tatiana Olear, Ida Kuniaki, Maurizio Schmidt, Paola Bigatto, Ambra D Amico, Elisabeth Boeke, Emanuele De Checchi, Silvia Girardi, Renata Molinari, Michele De Vita Conti, Adele Pellegatta e Luciano Mastellari. Ha conseguito la laurea di primo livello in Scienze Umanistiche per la comunicazione col massimo dei voti e frequenta la laurea specialistica in Scienze dello spettacolo e della comunicazione Multimediale. Nel 2006 ha partecipato in qualità di tutor al progetto Performing arts patrocinato dalla Regione Lombardia e da Elsinor. Nel 2007 partecipa come attore allo spettacolo Bottega dell orefice diretto da Andrea Chiodi e prodotto dalla compagnia Cantiere Centrale e allo spettacolo per bambini Pel di mitillo e il bosco incantato. Inoltre è tra i protagonisti de Il Santo, vincitore del premio Bacchelli 2007 come miglior spettacolo. Nello stesso anno tiene numerosi corsi di recitazione per adulti e per ragazzi. Francesco Pasqualotto (1982) -pianista- vive a Gallarate, dove ha conseguito la maturità classica, frequentando poi la facoltà di Filosofia presso l Università Statale di Milano. Studia pianoforte sotto la guida di Maria Grazia Bellocchio e nel 2004 si diploma da privatista con il massimo dei voti presso il Conservatorio Verdi di Milano; qui ha iniziato il corso di composizione sperimentale con il M Sandro Gorli. Ha frequentato didatti e concertisti di fama internazionale, quali i Maestri Franco Scala, Eli Perrotta e Chiaralberta Pastorelli e Bruno Canino.Negli anni 2004 e 2005 è stato ammesso presso il Mozarteum di Salisburgo a corsi di perfezionamento con i Maestri A. Jasinski e S. Dorensky.Con altri due giovani musicisti ha costituito nel 2003 il Trio Artemisia che si è esibito con grande successo di critica e di pubblico in varie città italiane e straniere frequentando inoltre il corso di Musica da Camera con l Altenberg Trio Wien Nel 2006 ha seguito un master con il Trio di Trieste. Per informazioni contattare Matteo Bonanni Mail:info@matteobonanni.it Cell: 3386717216