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FOLGARIA NOTIZIE COMUNITÀ, ELETTA L ASSEMBLEA COMMERCIO, PRESTO APERTURE LIBERE TORNANO I MISSILI APASSOCOE LA GIUNTA INCONTRA LA POPOLAZIONE I CADUTI NELLA GRANDE GUERRA LUDOTECA, SPAZIO CREATIVO RADIOAMATORE NELL ERA DEL PC IN MARZO I MONDIALI STUDENTESCHI AUGURI DI BUONE FESTE spedizione in abbonamento postale - art. 2 comma 20/C - Legge 662/96 - Filiale di Trento taxe perçue Agenzia di Folgaria CONTIENE I.P. IL PERIODICO DEL COMUNE ANNO 33 NUMERO 4 DICEMBRE 2009

DOCUMENTAZIONI UN PATRIMONIO DI STORIA E CULTURA DA RECUPERARE E TUTELARE: E PER FORTUNA CI FU DON BOTTEA Dopo tante avventurose vicende archivio comunale verso il riordino Quando don Tommaso Bottea arrivò a Folgaria, nel 1850, trovò l archivio comunale, per dirla con le sue parole, ridotto a «una farragine di carte qua e là ammonticchiate, parte disperse sul suolo, parte distese su panche, parte cacciate entro scaffali, tutte alla rinfusa, tutte in preda all abbandono e all immondizie». Il parroco storiografo non si scoraggiò e con pazienza certosina si mise all opera. Tolse l archivio dallo stato di abbandono in cui versava (l orgoglio della Magnifica Comunità si era evidentemente disperso), mise in ordine i documenti, li risistemò e con un intuizione ed un impegno che si sarebbero rivelati preziosi oltre un secolo dopo trasformò quella montagna di carte in un libro. Nel 1860 vide infatti la luce la Cronaca di Folgaria, volume ristampato in copia anastatica dal Comune e dalla Cassa Rurale nel 1983. A don Bottea dobbiamo dunque la nostra memoria storica. Senza quel suo lavoro sapremmo ben poco dei nostri avi, della nostra Magnifica Comunità, delle secolari cause confinarie e del violento conflitto con i feudatari di Castel Beseno. Non si esagera nell attribuire tanto merito a don Bottea, perché in tempi successivi ai suoi l archivio comunale non solo fu nuovamente lasciato al degrado e allo stato di abbandono da cui il parroco l aveva salvato, ma venne anche pesantemente danneggiato proprio per le rinnovate attenzioni a cui, con sfortunata coscienza, era stato sottoposto allo scoppio della Grande Guerra. Gli altipiani erano zona di fronte e per preservarlo dal rischio di venir distrutto dalla furia bellica, l archivio venne infatti portato a Rovereto ed affidato all Accademia degli agiati. Ma per amara ironia della sorte fu bersagliato proprio l edificio sede dell Accademia ed a farne le spese fu anche la documentazione folgaretana. Nel 1919 parte del carteggio recuperato fu sistemata nella stessa Accademia, parte fu portata all Archivio di stato di Trento, parte riprese la strada di casa trovando posto, non proprio decoroso ma in sufficiente buon ordine, nella soffitta del municipio. Ma per l archivio le traversie non erano terminate. Un grosso rischio lo ha corso verso la metà degli anni Settanta quando, per eccesso di zelo, alcuni operai incaricati di mettere ordine nel sottotetto, sbrigativi quanto incauti avevano riempito alcune casse di faldoni (in apparenza vecchi ed inutili incartamenti) e portato tutto nella discarica del Garaut. Vi pose rimedio il neoeletto sindaco Alberto Rella, Don Tommaso Bottea il quale, appreso casualmente l accaduto, corse in discarica e recuperò i faldoni giusto in tempo, prima che venissero sepolti da un altro carico di rifiuti. Oggi l archivio non corre pericoli ma non è certo in condizioni ideali. Durante i lavori di ristrutturazione del municipio, nel 2006, è stato immagazzinato nell ampio locale soprastante la sala del cinema Paradiso e lì si trova ancora. Non vi rimarrà però ancora a lungo. L archivio è la miniera della nostra storia e della nostra cultura e deve finalmente diventare patrimonio della comunità. La giunta ne è ben consapevole e dunque intenzionata ad individuare una collocazione adatta. Non è un problema di poco conto, ma l assessorato alla cultura ha avviato l iter necessario ad un riordino adeguato, primo passo per procedere poi verso altri obiettivi quali la digitalizzazione dei documenti e la ricomposizione dell intero archivio, attuabile mediante il recupero delle parti ancora custodite presso l Accademia degli agiati e presso l Archivio di stato. Ci vorrà qualche anno, tuttavia l assessorato può già contare su un gruppo di volontari, appassionati di storia e di cultura, che si propongono come supporto attivo di questo progetto. M. S (collaborazione di Fernando Larcher) Il cinema Paradiso. Nel sottotetto trova temporaneo alloggio l archivio comunale 18 FOLGARIA NUMERO 4 DICEMBRE 2009

SONO DISPONIBILI (MA NON SCARICABILI) 2568 IMMAGINI L archivio fotografico consultabile in Internet Oltre all archivio storico tradizionale la comunità folgaretana ha a disposizione anche un archivio storicofotografico. È costituito prevalentemente da materiale raccolto nei primi anni Ottanta nel capoluogo e nelle frazioni per iniziativa della biblioteca e dell allora assessore alla cultura Giuliano Mittempergher. La biblioteca comunale, punto di riferimento per ogni futura ricerca d archivio Risultato di quell importante lavoro fu la pubblicazione, nel 1984, del libro Documenti fotografici di Folgaria che, finanziato da Comune e Cassa Rurale, venne distribuito a tutte le famiglie dell altopiano che lo apprezzarono molto. Le foto raccolte furono catalogate dagli obiettori di coscienza in servizio presso la biblioteca e costituirono la prima dotazione dell archivio della biblioteca stessa. Ora è stato completato un ulteriore, importante grande passo, ovvero la digitalizzazione delle immagini (attuato dalla cooperativa Kinè in seno al progetto promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto) e la loro pubblicazione sulla grande rete di internet. Ciò significa che dal proprio computer si può accedere al sito del Comune di Folgaria (www.comune.folgaria.tn.it), cliccare su Biblioteca comunale C. Musatti, quindi su Archivio fotografico on line e visionare le foto. Si possono vedere 2568 immagini, suddivise in 107 pagine. Si possono guardare una per una, o possono essere visualizzate a gruppi, a seconda dei parametri di ricerca basati su data, evento, periodo storico, etc. Si tratta di un servizio veramente importante, che può soddisfare semplici curiosità ma anche risultare utile a studiosi e ricercatori. Adesso si prospetta l opportunità di un ulteriore, triplice intervento: la correzione dei dati immessi a suo tempo dagli obiettori di coscienza (gli errori sono numerosi e, talvolta, grossolani) e l inserimento di nuovi materiali, quali le immagini dell archivio fotografico Clam Gallas Winkelbauer (1014 foto) dedicato alla prima guerra mondiale e le immagini dell archivio Don Simone Lauton (160 foto) scattate durante la sua permanenza presso il nostro decanato. In contemporanea si potranno cercare altre foto storiche con la collaborazione della popolazione locale. 1946, Folgaria Ponte San Giovanni (donatore Lino Cappelletti) Anni 30, Folgaria via Colpi (archivio Ugo Leitempergher) NUMERO 4 DICEMBRE 2009 FOLGARIA 19

SCAVI MEZZOMONTE, LA SCOPERTA DI UN GRUPPO DI VOLONTARI, IMPROVVISATI ARCHEOLOGI Cercando una misteriosa lapide trovano tracce dell antico mulino Volontari impegnati negli scavi vicino a Mezzomonte (le foto di questa pagina, della successiva e della 28 sono di Fernando Larcher) Due anziani di Mezzomonte di sotto, Remo ed Ivo Larcher, mi raccontarono che molti anni fa, verso la fine degli anni Quaranta, mentre stavano effettuando lo scavo per costruire un muro a secco a valle delle Ca vece, si imbatterono in una lapide che riportava una strana iscrizione. A loro sembrò latina. Incuriositi, ma naturalmente incapaci di coglierne il senso, non la gettarono e la infilarono nel terrapieno del muro che stavano costruendo. Nel 1989 Ivo Larcher mi portò sul posto e mi mostrò il muro: un muro basso, alto non più di 70-80 cm, lungo circa 25 m. Non si ricordava però dove fosse il punto in cui infilarono la lapide. Remo Larcher è scomparso nel 1995 e Ivo Larcher nel 2000. È da allora che aspetto l occasione propizia per fare l unica cosa che permetterà di riportare alla luce la lapide misteriosa: demolire il muro e rimuovere il terrapieno. Nei mesi scorsi, intento al libro storico che sto scrivendo su Mezzomonte e la valle del Rio Cavallo, mi è sembrato fosse giunto il momento di muoversi. Ho dunque chiesto aiuto alla Pro Loco di Mezzomonte che ha risposto con il consueto entusiasmo: si sono resi disponibili Velio Larcher (il presidente), Giorgio Larcher, Pierino Carpentari, Damiano Carpentari, Luca Larcher, Gino Mittempergher e Germano Carpentari. Ottenuta l autorizzazione dei proprietari (Alfeo e Gino Mittempergher), armati di buona volontà (oltre che di piccone e badile), sabato 17 ottobre ci siamo dunque cimentati nell impresa. Fatta la pulizia dell area, da molti anni incolta, abbiamo demolito e via via ricostruito il muro indicato da Ivo Larcher. Niente, dallo scavo sono emersi solo cocci di ceramica. Allora abbiamo demolito un tratto del muro che sta un po più a valle, parallelo al primo. Anche qui il terreno ha restituito altri cocci di ceramica; della lapide però ancora nessuna traccia. Decisi ad andare fino in fondo, ci siamo rimessi al lavoro sabato 31 ottobre. Abbiamo ricostruito un tratto di muro demolito la volta precedente e abbiamo proceduto con la demolizione di un altro muro, situato in prossimità del torrente. Purtroppo neppure sta- Cocci che rivelano il luogo di un antico mulino Il pezzo di macina trovato a Mezzomonte 26 FOLGARIA NUMERO 4 DICEMBRE 2009

volta la lapide misteriosa si è fatta trovare, solo e ancora cocci di vasellame. La sorpresa l abbiamo avuta demolendo tre metri di muretto che non avevamo considerato la prima volta, nella parte di mezzo dell area. Tra le pietre di sostegno è emerso infatti un blocco di granito. Essendo pietra estranea alla nostra zona mi ha incuriosito, tant è che si è rivelata essere ciò che ho subito pensato: un pezzo di macina. Infatti si tratta di circa un quarto del palmento superiore di un antico mulino. E questa sì che è stata una scoperta! La prova che in quel punto si trovava l antico mulino travolto dalla piena del 23 settembre 1640, mulino che pensavo si trovasse più a valle. Ciò spiega la presenza dei cocci di vasellame, tutto ciò che resta del mulino travolto (vi morirono dodici persone) dall alluvione. E la lapide? È rimasta un mistero, però non abbiamo abbandonato la speranza di scovarla: infatti stiamo già pensando ad un nuovo e più approfondito intervento di scavo e forse, con un po di fortuna... Fernando Larcher FINALMENTE POTRANNO AVERE ALMENO UNA DEGNA SEPOLTURA Nella zona di Valbona resti di soldati italiani Nel settembre scorso Carlo Cappagli, turista appassionato di storia della Grande Guerra, si è imbattuto, in Valbona (comune di Arsiero), nello scavo fresco di piccone di alcuni recuperanti dei giorni nostri i quali, con incivile disinvoltura, avevano portato alla luce ed abbandonate numerose ossa umane. Era chiaro che si trattava di resti di soldati del primo conflitto mondiale, che gli scopritori avevano dissepolto ed ammucchiato alla rinfusa per impossessarsi di qualche più commerciale reperto. Dopo la conferma data da Siro Offelli, esperto e autore di vari ritrovamenti nell area delle Prealpi venetovicentine, sono intervenuti i carabinieri di Arsiero che hanno dato il nulla osta al recupero, cui hanno partecipato il dottor Daniel Gaudio, antropologo della Procura di Vicenza, e una équipe archeologica del Università di Padova, guidata da Andrea Betto e dal suo collaboratore Matteo Serena. L università era interessata ad indagare l area nell ipotesi che, trattandosi di una dolina piuttosto estesa e profonda, i resti umani fossero più consistenti di quelli messi in luce. Il recupero è stato quindi condotto secondo canoni scientifici, propri di uno scavo archeologico. La terra ha restituito altre L antropologo Gaudio verifica i resti umani ossa, brandelli di divisa, bottoni, oggetti che facevano parte dell equipaggiamento di guerra dei soldati, schegge di granata e una spoletta di granata austriaca. Conclusi i rilievi scientifici l antropologo ha proceduto al recupero delle ossa e a una prima valutazione dei reperti. I caduti erano tre, due giovani (sui 20-25 anni) e uno più anziano (sui 40 anni), italiani (visto l abbigliamento), molto probabilmente morti il 15 maggio 1916, primo giorno della Strafexpedition, nel corso del violentissimo bombardamento demolitivo attuato sulla linea Pioverna - Costa d Agra - Valbona. Attualmente sono ancora in corso le analisi di laboratorio che porteranno alla stesura di una relazione medico-legale. I resti saranno infine tumulati nel Cimitero militare di Arsiero. Rimarranno di ignoti perché non sono state rinvenute le piastrine di riconoscimento. Ma almeno avranno degna sepoltura. F.L. Si lavora al recupero dei resti di soldati trovati nella zona di Valbona NUMERO 4 DICEMBRE 2009 FOLGARIA 27

CURIOSITÀ SERGIO MITTEMPERGHER, RADIOAMATORE E RADIOTELEGRAFISTA, CONTATTA IL MONDO DA MEZZOMONTE Nell era di internet e cellulari comunica con l alfabeto Morse Non si può non trovare casa sua: nel cortile si erge un antenna radio di dodici metri e dal lato nord del tetto si staccano due lunghissimi cavi aerei che si arrampicano sul versante della montagna. Sergio Mittempergher, classe 1973, elettricista e idraulico di professione, è radioamatore, fin da giovanissimo appassionato di trasmissioni radio. Quando è nato questo tuo interesse per le radio rice-trasmittenti? «Mio padre Luciano mi ha avviato allo studio dell elettronica fin da ragazzo. Lui già si interessava alle trasmissioni radio, aveva un piccolo trasmettitore, così ho iniziato anch io, un po per gioco. La vera passione mi è nata quando con quel primo CB da 5W e un antenna sul tetto sono riuscito ad agganciare un CB di Sassari. Allora mi sono rivolto a Roberto Cuel e al geometra Lorenzi di Folgaria, anche loro radioamatori, i quali mi hanno dato i primi rudimenti tecnici». E poi? «Il passo successivo è stato quello di chiedere e ottenere l autorizzazione alla ricezione delle onde corte. Così ho acquistato il mio primo ricevitore, ma naturalmente non mi bastava. Mi sono messo a studiare elettrotecnica e ho sostenuto un apposito esame a Bolzano ottenendo nel 1996 la patente di radioamatore». Sergio Mittempergher alla sua postazione. Nella foto sotto la cartolina che spedisce ai radioamatori in ogni parte del mondo Cosa significa essere radioamatori oggi, nell era di internet e dei telefoni cellulari? «Nell ultimo decennio le cose sono cambiate radicalmente. La telefonia cellulare ha avuto un espansione incredibile e così il web. Oggi si può inviare una mail o collegarsi audio e video in pochi secondi con qualsiasi angolo del mondo. Ciò ha di conseguenza ridimensionato enormemente l uso della radio e anche i radioamatori sono calati drasticamente». Che cos è allora che ti fa rimanere attaccato alla tua stazione radio? «In me è nata una nuova passione, quella della radiotelegrafia. In sostanza comunico con tutto il mondo utilizzando l alfabeto Morse. Rispetto alla fonia questo sistema di trasmissione richiede più potenza. Purtroppo la mia stazione si trova affossata e la ricezione non è facile. Nonostante questo ho collegato l Australia, la Thailandia, la Nigeria, il Brasile, la California, la Colombia». Che cosa succede una volta agganciato un contatto? «Si dialoga, in genere ci si scambiano informazioni tecniche. Quindi si richiede e si invia una cartolina che ogni radioamatore che si rispetti possiede, una cartolina personalizzata che riporta i propri dati tecnici e che attesta l avvenuto collegamento. Quante più attestazioni si raccolgono, tanto più si hanno punti per avere un riconoscimento internazionale». 28 FOLGARIA NUMERO 4 DICEMBRE 2009

In quali momenti del giorno ti colleghi più facilmente con il mondo? «La mattina la propagazione delle onde radio è migliore per contattare l Australia e la Nuova Zelanda, facilitata dalla ionizzazione degli strati alti dell atmosfera. Io trasmetto direttamente dalla mia postazione e raggiungo i vari angoli del pianeta in modo diretto, senza appoggiarmi a ponti radio. C è anche chi utilizza la luna come specchio riflettente, però questo tipo di esperimenti richiede impianti costosi e molto potenti». I radioamatori locali sono in contatto tra di loro? «Sì, io sono in contatto con l Associazione Radioamatori di Rovereto, legata a sua volta a quella di Milano. Abbiamo dei momenti di incontro in cui si discutono soprattutto aspetti tecnici». Ha dunque ancora un senso continuare a trasmettere con le onde radio?»direi di sì. In caso di calamità naturali l attività dei radioamatori è importante. Lo è stata soprattutto in passato, oggi con la rete dei cellulari le cose sono cambiate molto e la stessa Protezione Civile dispone di una propria rete di comunicazioni radio d emergenza. Comunque sia, noi siamo sempre a disposizione». Qual è stata la tua esperienza più emozionante in veste di radioamatore? «Quando ho captato i dialoghi tra la stazione spaziale orbitante e il centro di Houston. Ho un software che mi avvisa quando la stazione transita sopra di noi. Purtroppo il collegamento è possibile per un periodo di tempo piuttosto breve in quanto le montagne che ci circondano riducono notevolmente l orizzonte. Altra cosa sarebbe se potessi ricevere e trasmettere da Folgaria, comunque non mi lamento, è un attività che mi dà molte soddisfazioni e che penso coltiverò ancora per molto tempo, alla faccia di internet e dei cellulari!». Fernando Larcher VENTI GLI ISCRITTI ALL ASSOCIAZIONE ASTRONOMICA DI FOLGARIA Avviciniamoci alle stelle, un telescopio ti aspetta a gente di mio padre dice che alla nascita del Sole e di sua sorel- «L la Luna la loro madre morì: così il Sole diede alla Terra il suo corpo dal quale sbocciò tutta la vita e dal petto di lei tirò fuori le stelle e le lanciò nel cielo notturno per ricordarsi della sua anima...». Così recitava un antica poesia dei Moichani. Quando la pace e il buio della notte calano sulle nostre case, ecco che appare uno degli spettacoli più affascinanti della natura: il cielo stellato. Chi non ha mai trascorso qualche minuto a contemplare lo splendore del cielo notturno in una calda notte d estate, sdraiato in un prato, o durante una gelida notte d inverno quando miriadi di stelle sembrano scolpite nel cielo? Per millenni l altra metà del panorama, il cielo, è stata contemplata, studiata, venerata e la Storia ne è testimone: Egizi, Inca, Maya, Greci, Normanni, Romani, Arabi ecc.., hanno sempre ritenuto l Astronomia una scienza alla base della vita umana. Quattrocento anni fa Galileo Galilei con un rudimentale telescopio dava inizio all era delle scoperte e della consapevolezza che la Terra è solo un piccolo mondo ai confini dell universo. La luna ripresa nella notte del 1 novembre dal telescopio di Cristian Hueber e Fabio Valle Vuoi passare una serata veramente diversa, dove cultura, fascino, scienza e natura sono gli ingredienti principali? Vuoi sapere cosa si prova a stare sotto un cielo di stelle e imparare a orientarsi tra costellazioni, pianeti e galassie? Vuoi vedere la Luna come non l hai mai vista prima, con i suoi crateri, mari e domi? Insomma vuoi guardare attraverso la finestra più grande del mondo, ossia il cielo e vedere che fuori c è un universo tutto da scoprire? La nostra Associazione, che conta ora 20 iscritti e 8 telescopi (1 per uso sociale), con cadenza mensile si ritrova per osservare, studiare e discutere i misteri dell universo. Se tutto ciò ti affascina o quantomeno ti incuriosisce chiama il 347.2508462, così verrai informato sulla prossima uscita. Non vorrai mica ancora perderti l altra metà del panorama? Fabio Valle Pres. Ass. Astronomica di Folgaria NUMERO 4 DICEMBRE 2009 FOLGARIA 29