Come anticipato, proseguiamo con altri bellissimi scatti di Guido Simoncini relativi sempre alla campagna di Libia, pur se non strettamente attinenti al tema trattato degli Ascari eritrei; sono però momenti di vita quotidiana che ci permettono di notare dal vivo situazioni e personaggi locali, nonché di osservare determinate località o perfino animali esotici che colpivano l immaginazione dei nostri militari colà inviati in guerra. In pratica è come se fossimo presenti in quei precisi momenti ed in quegli stessi luoghi quando l artista coglieva quegli attimi di eternità. E questo appunto il compito della Vera Arte, sia in un quadro che in una fotografia : lasciare un segno nel tempo! Foto 33 = L improvvisato molo di sbarco in un porto della Tripolitania: le merci sono ammucchiate alla meglio ed il traffico delle mercanzie è misto, per militari e civili. Foto 34 = Il primo contatto coi nativi. Si notino i tratti nobili dei berberi ; ecco una madre con le sue due figlie. Foto 35 = Il mercato locale ha luogo in una oasi di palme ; la merce d ogni genere è esposta per terra davanti agli occhi dei compratori. Foto 36 = Passa il banditore/ araldo con un lungo corno con cui lancia il suo richiamo. Stante il diffuso analfabetismo, la voce e la spiegazione dell araldo sono l unico modo per conoscere le ordinanze delle nuove Autorità che adesso qui governano.
Foto 37 = Gli struzzi sono fra i primi animali esotici a colpire i nuovi arrivati. L allevamento dei medesimi era molto diffuso in Libia non per ragioni alimentari ( la carne ), ma per l utilizzo delle penne, allora molto richieste da sarti, modiste ed atelier. E l epoca della bella Otero e della scandalosa Gea della Gherardesca che, avvolta dal tricolore, cantava Tripoli, bel suol d amor.! - 39 - Foto 38 = Una carovana di passaggio. Si notino le alte tende che danno riparo e fresco ai passeggeri ed alle merci trasportate. - 40 Foto 39 = La palma da datteri è insieme fonte di alimento e di commercio ; i datteri infatti vengono lavorati e spediti in Italia. Con la foto n.40 iniziamo a vedere una guarnigione dove chiaramente- il reparto di Simoncini fu destinato di presidio, presumibilmente negli anni 13-14. Si tratta dell allora villaggio ( con annessa oasi ) di Sliten in Tripolitania. Comincia a prendere forma la cosiddetta architettura coloniale italiana ; notare il minareto islamico accanto a quella che sembra una palazzina da uffici.
n. 41 - - n. 42 Foto 41 = Come si vede, si cercava di dare al la nuova cittadina una serie di strade ampie e scorrevoli ; nella foto 42 : altro esempio di architettura coloniale d epoca ; palazzine come quella sopra rappresentata in genere accoglievano filiali di banche o di ditte nazionali che cercavano di espandere il loro mercato nella 4^ sponda. Ricordiamo che a Tripoli vennero aperti oleifici, fabbriche di ghiaccio, di laterizi, cementifici ed opifici che lavoravano i fosfati, allora molto usati in agricoltura quale concime. Il Banco di Roma aprì inoltre una serie di filiali dedicate ai commercianti nazionali ed europei che operavano in Libia. Fig. 43 = I nostri soldati seguivano meravigliati Fig. 44 = Si cercava di dare alla popolazione il lavoro dei cammelli, che portavano civile un minimo di comodità ; ecco l acqua pesantissimi carichi. potabile in grosse botti, senza far chilometri per andare fino ai pozzi più vicini.
Fig. 45 = Questa è una foto impagabile, che vale l intero album! Un dentista locale cerca di estrarre un dente ad un indigeno, sotto l occhio vigile e sornione del Ten. Medico Ippoliti, sanitario addetto al Battaglione Ascari, che si tiene pronto nel caso ad intervenire. I nostri medici davano assistenza sanitaria agli indigeni libici sin dai giorni successivi allo sbarco. Foto 47 = Può sembrare un luogo comune,ma è proprio vero ad ogni latitudine : i ragazzini fraternizzano subito coi nostri soldati ; succederà così ovunque, in Russia, in Grecia ed in Africa. Foto 46 = Puoi capire se i nostri soldati non trovavano un qualche sistema per difendersi dai roventi raggi del sole africano. Si inventarono le tende di palme! Foto 48 = Purtroppo il servizio militare era sempre un eterno scavare, scavare, e poi ancora scavare trincee..
Foto nn. 49 50 = Altre immagini della campagna libica. Un accampamento all aperto ed un rapporto- truppa, col Comandante che passa in rassegna il proprio reparto, bandiera al vento. Siamo negli anni 13-14. Ormai la guerriglia senussita aveva costretto le nostre truppe a trincerarsi nelle città costiere. Figg. 51 52 = Appunto, un nostro fortino in una cittadina costiera. Notare le alte torri di guardia che consentivano di avvistare per tempo i guerriglieri ; nella seconda foto : un momento di vigile attenzione durante i lunghi turni di guardia. Fig. 53 = In ogni fortino o caposaldo non venivano mai dimenticati i commilitoni caduti. Ecco una semplice cappelletta- sacrario. Fig. 54 = Trincee all interno del castello turco, come scritto sulla lastra. Dovrebbe trattarsi di Bengasi ( Cirenaica ) 1913.
Fig. 55 = I nostri ufficiali fanno pratica di cammelli ; si stavano formando parecchi reparti di meharisti, e bisognava far scuolaguida con tali esotici corridori. Fig. 56 = Una nostra ridotta in Cirenaica, ossia un caposaldo rinforzato da cannoni pronti a sparare sugli insorti senussiti. Come noto, nella campagna di Tripolitania furono introdotte parecchie novità tecnologiche, dai primi aeroplani ad altri ritrovati coma la radio, i trasporti ferroviari e gli automezzi. Ecco alcune foto, veramente storiche in quanto appunto ci fanno conoscere di prima mano tali innovazioni. Foto 57 = Una delle prime stazioni radio- telegrafiche militari. Venne reclutato perfino G. Marconi per installare i primi impianti radio. Foto 58 = Il Genio Militare costruì i primi tratti di binari per scopi bellici, passandoli poi alle Autorità civili a beneficio degli indigeni.
Foto 59 = Ecco le prime colonne autocarrate. All inizio gli automezzi non ebbero molto successo, in quanto la sabbia fine del deserto bloccava i filtri dei radiatori. Poi si provvide a costruire filtri più resistenti e gli autocarri divennero mezzi bellici molto usati, soprattutto per formare colonne motorizzate per spingersi a Sud, verso il Fezzan. Fautore di tale strategia operativa fu il Gen. Tassoni, Governatore della Tripolitania fino al 15.7.1915. Foto 60 = E un immagine veramente storica. Mostra il gen. Giulio Cesare Tassoni a bordo di un autocarro, mentre visita il fronte delle operazioni antiguerriglia. Dopo il Luglio 15, Tassoni venne richiamato in patria, assumendo alti comandi, come la guida della IV, della V e della VII Armata. Al suo posto giungerà da Rodi il gen. G.B. Ameglio. Foto 61 = Dal retro della lastra veniamo a conoscere che si tratta di un rapporto- Ufficiali col gen. Tassoni ; siamo al 7 maggio 1913, in piena guerriglia, in Cirenaica. Il gen. Tassoni ha convinto il capo della tribù degli Abid Tecniz, a noi da tempo favorevoli, di collaborare nella imminente operazione antiguerriglia che stava predisponendo in quella zona del Gebel. CONCLUSIONE.
Nel 1941 si concluse il ( breve : 72 anni circa ) periodo delle nostre Colonie africane. Da allora nessuno ha più ricordato gli indigeni che avevano combattuto al nostro fianco e seguito il Tricolore: Ritengo che sia stato doveroso aver qui trattato degli Ascari eritrei, nostri fedelissimi alleati, anche perché i giovani sappiano almeno che è esistito un Regio Corpo Truppe Coloniali. Questi militari indigeni furono sempre al nostro fianco nelle tribolate vicende imperiali dell Italia. Certo non lo fecero per la misera paga loro corrisposta mensilmente ; li sospingeva una fierezza ancestrale, da clan tribale : una volta nostri alleati, lo furono per sempre e vissero al pari dei soldati nazionali i momenti gloriosi e quelli più dolorosi. Ad Adua pagarono uno scotto terribile ; se non evirati, ai superstiti vennero amputati la mano destra ed il piede sinistro, quale monito eterno. Ma non ci tradirono mai. Essere ascaro o dubat era un affare di famiglia, di villaggio ; prestare servizio nei Battaglioni indigeni era fonte di orgoglio : significava che facevi parte della casta dei guerrieri ; alla sera, davanti ai fuochi, i nonni raccontavano a figli e nipoti le imprese del loro Battaglione, tenevano desta la fiamma dell emulazione e preparavano i giovani al futuro arruolamento. Appare giusto ripeto aver ricordato un momento delle loro gesta, i loro caduti, i loro gagliardetti colorati. Si batterono e morirono in silenzio per l Italia. Ricordiamoli : onore a tutti i nostri militari indigeni d Africa! BIBILOGRAFIA. Domenico Quirico Renzo Catellani e Gian Carlo Stella Squadrone bianco Oscar Storia Mondadori Milano 2003 Soldati d Africa 1897-1913 Albertelli Editore Parma - 2004 Gabriele Zorzetto Cartoline Coloniali Studioemme Ed. Vicenza 2007 Alberto Caminiti La guerra italo turca 1911-12 ( G. di Libia) Liberodiscrivere Ed. Genova- 2011 SITOGRAFIA www.it/wikipedia.org ( voci varie ) www.icsm.it/articoli www.cronologia.leonardo.it In Genova, 2.10.2014Stampato in proprio. Alberto CAMINITI