CAPITOLO I SCRITTRICI, GIORNALISTE TRA OTTOCENTO E NOVECENTO 1. In questa tesi abbiamo affrontato lo studio di Anna Maria Ortese e, in particolare, di una delle sue opere, La lente scura, partendo da un più ampio panorama letterario e indirizzando, poi, la nostra attenzione, inizialmente, al pensiero della scrittrice e, successivamente, alla sua esperienza giornalistica e, quindi, all opera che la sintetizza appieno. In questo primo capitolo, infatti, abbiamo analizzato le figure di due scrittrici, giornaliste che hanno preceduto l attività ortesiana, per giungere, poi, al tema centrale del nostro lavoro. A partire dal secondo ottocento comincia ad emergere l opera di due tra le più interessanti scrittrici di tale periodo: la Marchesa Colombi (pseudonimo di Maria Antonietta Torriani) e Matilde Serao. L una e l altra iniziano a scrivere come giornaliste: la Marchesa Colombi 2 esordisce nel 1869 sulla rivista torinese Passatempo, poi divenuta Giornale delle Donne, per approdare nel 1871 al giornale emancipazionista 1 Scritto sulla base del libro a cura di F. De Nicola e P. A. Zannoni, Scrittrici, giornaliste. Da Matilde Serao a Susanna Tamaro, Marsilio, Venezia, 2001. 2 Le notizie biografiche sulla Marchesa Colombi sono desunte dal saggio di M. T. Cometto, La Marchesa Colombi, Editoriale Blu, Torino, 1996. 2
La Donna e nel 1876 al Corriere della sera per estendere l anno successivo la sua attività al quotidiano fiorentino La Nazione ; intanto collabora anche a note riviste come Il Fanfulla, Nuova Antologia e Cronaca Bizantina. Matilde Serao 3 comincia a scrivere nel 1877 sul Giornale di Napoli, per passare poi alle riviste Capitan Fracassa, Cronaca Bizantina e Nuova Antologia, tornando ai quotidiani Corriere di Napoli e Il Mattino, e infine a Il Giorno, da lei fondato nel 1904 e diretto per oltre vent anni. Entrambe seguono l identica parabola nel passaggio dalle pagine effimere dei giornali a quelle dei libri. La Marchesa Colombi infatti, dopo la prima fase d impegno giornalistico, pubblica una quarantina di volumi in prosa, mentre Matilde Serao dà alle stampe circa settanta libri. Le due scrittrici sono anche accomunate da un convinto impegno in favore dell emancipazione della donna e pertanto nelle loro opere narrative esse affrontano prevalentemente temi legati alla condizione femminile, collocata ora in un mondo operaio dominato dallo sfruttamento, ora in un contesto borghese segnato dalle regole dell apparenza e delle ritualità e quindi ideale terreno di cultura di infelicità, insoddisfazione e tradimento. Nelle storie di donne raccontate, e soprattutto di donne in cerca di riscatto e di liberazione, la Marchesa Colombi e Matilde Serao trasferiscono tracce significative 3 La più ricca biografia della Serao rimane quella di Anna Banti (Torino 1965). 3
della esperienza giornalistica: dalla scrittura diretta e concreta, talora ironica e neppure del tutto oggettiva tanto da rivelare una partecipazione emotiva, al taglio sociale che, eco diretta della militanza giornalistica, e di un giornalismo battagliero e di denuncia, ritorna costante evitando così ai problemi affrontati dalle loro eroine di risultare individuali per apparire invece specchio di malesseri e ingiustizie radicati nella società. Il peso dell impegno giornalistico della Marchesa Colombi e di Matilde Serao sulla loro produzione letteraria risulta evidente da due tra le loro numerose opere, uscite a distanza di pochi anni: In risaia (1878) della Marchesa Colombi e Il ventre di Napoli (1884) di Matilde Serao. Il romanzo della Marchesa Colombi, pur collocato all interno di una cornice apparentemente edificante, s inquadra nel tempo della forte polemica sociale sull occupazione femminile affrontata nel 1876 e presenta le condizioni disumane subite nelle risaie dalle mondine tra le quali vi è la protagonista Nanna. E se pure la scrittrice segue passo passo verso la risaia la sua eroina, è tuttavia il quadro d insieme che si delinea con precisione, esposto con la prosa secca ed essenziale del reportage giornalistico nel quale i fatti, con la loro crudezza, parlano da soli senza che l autore intervenga quasi mai in prima persona. In In risaia la Marchesa Colombi affronta dunque le problematiche sociali sullo sfondo di una narrazione, mentre in Il ventre di Napoli Matilde Serao compie il cammino inverso, 4
avviando il libro come un breve studio di verità e dolore, opera incompleta di cronista, non di scrittore 4, per passare poi sempre più ad un piano narrativo, nel quale il reportage dai quartieri di Napoli si popola di figurine e di brevi racconti. Alla Serao interessa far conoscere l abbandono colpevole nel quale da secoli giace la parte meno idilliaca di Napoli perché qualcuno cominci ad affrontare i problemi. E per dare concretezza al quadro di sofferenze che delinea nel romanzo con la oggettività del cronista introduce brevi storie esemplari che sono quadretti di miseria e di dolore, riuscendo però a evitare sia il populismo sia un più generale tono retorico. Così, con le loro pagine, queste due scrittrici nate giornaliste danno un contributo rilevante alla presa di coscienza dei più pressanti problemi sociali dell Italia postunitaria e giovano alla crescita civile del paese. Negli anni trenta del novecento debutta Anna Maria Ortese 5 su La Fiera letteraria con tre poesie fra le quali Manuele, ed è proprio in questi anni d esordio che iniziano le sue pubblicazioni giornalistiche. Tali pubblicazioni, attraverso gli anni della sua attività (più intensa quanto più pressanti si dimostrano le ragioni economiche che la sollecitano), risultano 4 F. De Nicola, Nella preistoria della letteratura femminile: la Marchesa Colombi e Matilde Serao, in Scrittrici, giornaliste, cit., p. 13. 5 Le notizie biografiche su Anna Maria Ortese sono desunte dal saggio di N. Borsellino- W. Pedullà, Anna Maria Ortese, in Storia generale della letteratura italiana, volume XI, Federico Motta Editore, Milano, 1999. 5
legate per piccoli cicli cronologici alle diverse testate, di quotidiano e rivista, cui collabora. Fra queste ultime le principali sono L Italia letteraria, Il Mondo, Noi donne e L Europeo. Fra i quotidiani, la cui geografia riflette gli spostamenti dell autrice, si segnalano Il Meridiano di Roma, La Voce di Napoli, Milano-Sera, Il Nuovo corriere di Firenze, l Unità di Milano, Il Corriere d Informazione, infine Il Corriere della Sera. Sono numerosi, nelle pagine autobiografiche della scrittrice, i riferimenti alla propria attività giornalistica, cui attende sempre, oltre che con profondo senso morale, con serietà e impegno professionali: tant è che ripetutamente accetta di riunire in volume prose dapprima destinate alla stampa periodica. La sua presenza nel mondo giornalistico, intensa soprattutto negli anni cinquanta tanto da condurla a Milano, capitale del giornalismo nazionale, si riduce fino quasi a scomparire dalla data del trasferimento a Rapallo (1975). Eccellente simbolo della sua attività giornalistica è La lente scura 6, un libro che include il contenuto di tre volumi usciti in precedenza - Il treno russo, Il mormorio di Parigi ed Estivi terrori 7 - e una serie di articoli mai raccolti in volume. 6 La lente scura, a cura di L. Clerici, Adelphi, Milano, 2004. 7 Il treno russo, Postfazione di G. De Santi, Pellicanolibri, Catania, 1983; Il mormorio di Parigi, Postfazione di N. Orengo (Anna Maria Ortese: il cielo e la tigre) Theoria, 6