Il Mulino - Rivisteweb Jack Drescher I ragazzi stanno bene (doi: 10.1421/83627) Giornale italiano di psicologia (ISSN 0390-5349) Fascicolo 1-2, marzo-maggio 2016 Ente di afferenza: Università la Sapienza di Roma (Uniroma1) Copyright c by Società editrice il Mulino, Bologna. Tutti i diritti sono riservati. Per altre informazioni si veda https://www.rivisteweb.it Licenza d uso L articolo è messo a disposizione dell utente in licenza per uso esclusivamente privato e personale, senza scopo di lucro e senza fini direttamente o indirettamente commerciali. Salvo quanto espressamente previsto dalla licenza d uso Rivisteweb, è fatto divieto di riprodurre, trasmettere, distribuire o altrimenti utilizzare l articolo, per qualsiasi scopo o fine. Tutti i diritti sono riservati.
i ragazzi stanno bene 1 JACK DRESCHER Psychiatrist and Psychoanalyst, New York University L articolo di Lingiardi e Carone mi fa venire in mente il film I ragazzi stanno bene (Cholodenko, 2010), in cui due mamme (Julianne Moore e Annette Bening) che hanno concepito i propri figli con il seme dello stesso donatore decidono di crescerli insieme. Fin dall inizio del film i ragazzi, che hanno 18 e 15 anni, vanno alla ricerca del proprio donatore (Mark Ruffalo); il loro «incontro» costituirà la tensione drammatica di tutta la storia, ma non andrò oltre con il racconto perché ritengo sia un film che merita di essere visto. Il film, acclamato dalla critica e con un ottimo successo commerciale, ha reso il pubblico più consapevole che negli Stati Uniti e in altre parti del mondo le coppie dello stesso ricorrono alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per formare la propria famiglia. Negli anni Settanta, quando è cominciato il movimento di liberazione omosessuale, le donne che si separavano da matrimoni eterosessuali crescevano i propri figli con una partner lesbica. Dagli anni Novanta, è seguito un vero e proprio gay baby boom, per cui uomini gay e donne lesbiche, che non si erano precedentemente sposati, hanno avuto figli o come genitori single o con un partner dello stesso sesso in vari modi, tra cui l adozione, la gestazione per altri, l inseminazione artificiale, la fecondazione in vitro e altre tecniche di procreazione medicalmente assistita. Poiché le famiglie con genitori gay e lesbiche diventavano sempre più numerose, nel 2002 l American Academy of Pediatrics ha prodotto un report a sostegno della genitorialità omosessuale (Perrin, 2002). Ricordo anche la rassegna delle ricerche sull omogenitorialità condotta dalla sociologa Judith Stacey (Stacey e Biblarz, 2001). L obiezione «i bambini hanno bisogno di una madre e un padre» mossa da chi si oppone alla genitorialità omosessuale è, in realtà, soltanto uno slogan politico che tuttavia suscita una certa risonanza emotiva. Gli slogan, comunque, non corrispondono ai fatti. Le ricer- 1 Traduzione di Nicola Carone. GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA / a. XLIII, n. 1-2, marzo-maggio 2016 125
che hanno evidenziato che ciò di cui i bambini hanno bisogno è crescere con due genitori, a prescindere dal loro orientamento sessuale. Le preoccupazioni riguardo una possibile «confusione di genere», indipendentemente da quanto siano legittime, sono prive di fondamento, oltre che fuori luogo. I bambini cresciuti da genitori gay e lesbiche, infatti, non vivono in un vuoto sociale ma, come tutti gli altri, vengono a contatto con le differenze di genere confrontandosi con il resto del mondo. In altre parole, fino ad oggi le associazioni scientifiche e professionali della salute mentale concordano che i ragazzi stanno bene (Drescher, 2014). Eppure, tra la ricerca scientifica, i pareri professionali e le battaglie culturali, i genitori omosessuali sono costantemente chiamati a dimostrare la loro idoneità a concepire e a crescere i figli. Prendiamo in considerazione, uno studio recente pubblicato su «The Archives of Sexual Behavior»: Adolescents of the U.S. National Longitudinal Lesbian Family Study (NLLFS): Sexual orientation, sexual behavior, and sexual risk exposure (Gartrell, Bos e Goldberg, 2011). Questo studio è stato avviato nel 1986 «per raccogliere dati prospettici su una coorte di famiglie lesbiche» (p. 1201) dal concepimento fino all età adulta. Esso comprende 84 famiglie di prima costituzione con madri lesbiche e con 39 ragazze adolescenti e 39 ragazzi adolescenti concepiti con inseminazione artificiale; alla data di pubblicazione il tasso di ritenzione era del 93%. Tra i risultati, lo studio mostra che «non sono stati riportati abusi fisici o sessuali da parte di un genitore o di altro caregiver» (p. 1199). Buono a sapersi, ma perché si è andati alla ricerca di prove di «abuso»? Gli autori replicano: «per contraddire l idea, proposta da chi si oppone alla genitorialità di persone gay e lesbiche, che i genitori dello stesso sesso hanno maggiori probabilità di abusare sessualmente i loro figli» (p. 1205). Purtroppo, chi si oppone alla genitorialità omosessuale fa frequentemente e ripetutamente appello agli stereotipi culturali degli «omosessuali» come potenzialmente pericolosi per i bambini. Come quei nazionalisti demagoghi che si nascondono «patriotticamente» dietro la bandiera, essi nascondono le loro credenze antiomosessuali dietro la «preoccupazione» per il benessere dei bambini. Poiché queste convinzioni si basano su pregiudizi anziché su dati scientifici e considerano le persone gay e lesbiche come appartenenti a un gruppo omogeneo senza guardare alle effettive competenze genitoriali del singolo o della coppia, negli Stati Uniti i tribunali statali stanno rimuovendo il divieto di adozione da parte di gay e lesbiche. Un altra questione culturale affrontata dal NLLFS è se avere genitori gay e lesbiche «renda» omosessuali anche i loro figli. Ha importanza se i genitori omosessuali avranno con maggiori probabilità figli omosessuali? I risultati dello studio evidenziano che il 18,9% delle ra- 126
gazze adolescenti e il 2,7% dei ragazzi adolescenti si autodefiniscono bisessuali, mentre lo 0% delle ragazze e il 5,4% dei ragazzi si autodefinisce prevalentemente o esclusivamente omosessuale. «Quando confrontati per età e sesso con il gruppo di controllo le figlie di madri lesbiche sono più propense a impegnarsi in relazioni con partner dello stesso sesso e a identificarsi come bisessuali» (p. 1199). In altre parole, l avere una mamma lesbica non si associa in alcun modo all identità sessuale dei loro figli maschi, ma a una maggiore omosessualità delle loro figlie. Gli autori dello studio riportano tra i limiti il campione non casuale, piccolo, non appaiato e non controllato per status socio-economico, etnia e luogo di residenza. Inoltre, ha coinvolto soltanto coppie di madri lesbiche e, dunque, c è bisogno che altre ricerche coinvolgano anche coppie di padre gay. Vorrei aggiungere che vi è un ulteriore limitazione dovuta al contesto sociale che ha portato a fare questo studio. Sebbene non vi siano rilevazioni affidabili di quanti bambini americani vivono con genitori gay e lesbiche, le stime possono variare da 1 a 14 milioni. I numeri sono in crescita e oggetto delle ricerche non dovrebbe essere se milioni di genitori omosessuali stanno danneggiando milioni di bambini o li stanno rendendo omosessuali. Piuttosto, i ricercatori dovrebbero concentrarsi sul tipo di cure, di politiche sociali e di protezione legale di cui questi bambini e le loro famiglie hanno bisogno. Molti psicoanalisti contemporanei non sostengono più l universalità del complesso edipico (D Ercole e Drescher, 2004; Drescher, Glazer, Crespi e Schwartz, 2001; Glazer e Drescher, 2001). Eppure, anche tra gli analisti interpersonali e relazionali, il modello di riproduzione e di famiglia nucleare eterosessuale continua a funzionare come una convincente narrativa culturale. Il concetto di famiglia basata sui tradizionali modi di riproduzione eterosessuale spesso influenza il modo in cui le coppie gay e lesbiche percepiscono se stessi, le loro relazioni intime e le loro famiglie. Allo stesso modo, quest idea può influenzare il modo in cui gli stessi psicoanalisti eterosessuali percepiscono i genitori gay e lesbiche. Le tecniche di riproduzione, tuttavia, stanno creando un nuovo tipo di rivoluzione sessuale e di genere che costringe gli psicoanalisti a prendere in considerazione l impatto che questi cambiamenti avranno sulle loro teorie e pratiche. BIBLIOGRAFIA D Ercole A., Drescher J. (2004) (eds.). Uncoupling convention: Psychoanalytic approaches to same-sex couples and families. New York: Routledge. 127
Drescher J. (2014). Are the kids all right? Avuncular reflections on the gayby boom. Journal of Gay & Lesbian Mental Health, 18 (2), 222-229. Drescher J., Glazer D., Crespi C., Schwartz D. (2005). What is a mother? Gay and lesbian perspectives on parenting. In S.F. Brown (ed.), What do mothers want? Developmental perspectives, clinical challenges. New York: Routledge, pp. 87-103. Gartrell N.K., Bos H.M.W., Goldberg N.G. (2011). Adolescents of the U.S. National Longitudinal Lesbian Family Study: Sexual orientation, sexual behavior, and sexual risk exposure. Archives of Sexual Behavior, 40 (6), 1199-1209. Glazer D.F., Drescher, J. (2001) (eds.). Gay and lesbian parenting. New York: CRC Press. Perrin E.C. (2002). American Academy of Pediatrics Technical Report: Coparent or second-parent adoption by same-sex parents. Pediatrics, 109 (2), 341-344. Stacey J., Biblarz T.J. (2001). (How) Does sexual orientation of parents matter? American Sociological Review, 65, 159-183. La corrispondenza va inviata a Jack Drescher, Department of Psychiatry, New York Medical College, New York University, 440 West 24 Street, Suite 1A, New York, NY 10011 USA. E-mail: jackdreschermd@gmail.com 128