Dispositivo Ritentivo PULSAR Premessa.



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Transcript:

Dispositivo Ritentivo PULSAR Premessa. Negli ultimi venti anni, i settori odontoiatrico e odontotecnico, hanno assistito ad un incremento di richiesta del mercato per quanto riguarda l implanto protesi e solo ultimamente quella legata al CAD-CAM. I maggiori sforzi economici e di ricerca, le imprese del settore, le hanno fatte convergere in quello che si ritiene sia, il futuro nel nostro settore. Sembra, che tutto ciò che vada in direzione opposta a questo senso di marcia, sia antico e superato. Contrariamente a quanto detto sopra, per una serie di fattori che spaziano da quello economico, vedi crisi globale, fino ad arrivare ai limiti morfologici e anatomici del paziente, nei laboratori odontotecnici si continuano a realizzare protesi totali, parziali e scheletriche, senza l ausilio d impianti. Le problematiche quotidiane, inerenti a questi tipi di dispositivi protesici, sono quelle di sempre e cioè l estetica in primis e la ritenzione e l ingombro, che per alcuni pazienti diventa un ostacolo gravoso. Quando non si può realizzare un over denture, una peri-over- denture, una protesi combinata con fresaggi e attacchi o chiavistelli, oppure barre fresate, conometriche, perni attivabili o qualunque altro sistema ritentivo, si opta a volte a malincuore per il sempre ed economico gancio metallico, vuoi fuso in lega stellite, oppure in filo d acciaio. Il paziente, specialmente femminile, trova difficoltà nell accettarlo, alla prova con lo specchio. L evento delle resine acetaliche, ha tentato di risolvere questo problema, creando con un sistema ad iniezione, dei ganci in materiale non metallico. Sicuramente in parte l handicap estetico è stato attenuato, ma il costo dell attrezzatura, i tempi di realizzazione, l impossibilità d attivazione, lo rendono non sempre proponibile. La ditta Ancordent del sig. Ramazzotti di Parma, costruttori d ancoraggi dentali, ha presentato in commercio un dispositivo ritentivo a bottone, il PULSAR, semplice, economico e versatile, che se usato correttamente e sfruttandone le doti, può risolvere in diversi casi, molti dei problemi sopra citati. Che cosa è il PULSAR Innanzi tutto diciamo che cosa non è. Non bisogna confonderlo con un classico ancoraggio dentale fatto di matrice e patrice, non ha parti che si saldano alle corone. Non ha bisogno di fresaggi sugli elementi pilastro, in quanto non scarica direttamente o indirettamente le forze masticatorie. Il PULSAR è un dispositivo ritentivo, un bottone, composto da un corpo cilindrico in acciaio, portante sulla parte frontale una a ghiera passante, attraverso la quale fuoriesce un pistoncino realizzato in materiale plastico, sostenuto internamente da una molla di spinta. In pratica è composto da quattro parti: Il corpo cilindrico, che può essere saldato o bloccato direttamente nella resina della protesi Il pistoncino in materiale plastico, che è stato realizzato in due misurazioni, la prima sfrutta un sottosquadro di 0,5, l altra uno di 0,75 circa. La molla di spinta, che mantiene in tensione il pistoncino, permettendogli il rientro completo. La ghiera, svitando la quale si può accedere alla parte interna del meccanismo, che va estratto obbligatoriamente nel caso di saldatura del PULSAR. Quando si usa il PULSAR Normalmente, in un caso in cui su una arcata siano presenti pochi elementi dentali, il medico se non può risolvere il caso con impianti o il paziente non si volesse optare per una protesi impegnativa in termini economici, la scelta cade su uno scheletrito con ganci o un a protesi parziale con ganci in filo di acciaio. Scheletrato con ganci superiore Scheletrato con ganci inferiore

Va da se, che indipendentemente dalla scuola di pensiero, sul disegno del connettore principale o del tipo di gancio, che si segua la classificazione dei ganci di Ney o di Krol o di Kratochvil, che si decida per un tipo di progettazione che comportano la preparazione del dente pilastro, oppure no da parte del clinico, i ganci qualunque essi siano, si vedono. Il paziente specialmente femminile mal tollera la cosa e tutto ciò comporta una serie di compromessi che scontentano il portatore della protesi o snaturano la funzione della stessa. Il PULSAR è un dispositivo ritentivo che sfrutta il naturale sottosquadro del dente. Ciò vuol dire dare la possibilità al tecnico, di avere un piccolo strumento dalle grandi doti. Lo si può, ad esempio, utilizzare in protesi scheletrica, su una sella intercalata al posto di un gancio,oppure in una protesi parziale al posto del gancio in filo. In effetti, essendo una novità, si lascia a chi l adopera, la possibilità di trovare nel proprio laboratorio, in base alle proprie esigenze e alla propria esperienza, un infinità di casi o situazioni, dove utilizzarlo. Con un po di pratica e di preparazione lavorativa, si possono trovare sempre nuove opportunità di sfruttarne le caratteristiche: è piccolo, è semplice, è economico, è ritentivo. QUANDO NON E CONSIGLIATO Il PULSAR non va usato essendo un sistema ritentivo che utilizza la spinta della molla come sistema di ancoraggio, in tutti quei casi in cui non è possibile contro bilanciare questa forza, ad esempio nelle selle degli scheletrati dove vi è una sella libera. Il PULSAR è poco efficace,in oltre, nei casi in cui la conformazione anatomica del dente pilastro privo di un sottosquadro certo, oppure con una parete inclinata. CHE ATTREZZATURA SERVE La ANCORDENT fornisce un kit composto di : Chiavetta per il posizionamento dell attacco tramite il parallelometro Cacciavite dedicato per lo smontaggio Per il caso che proponiamo in seguito, abbiamo utilizzato la chiavetta, ma credo che con la pratica, in alcuni casi, non serva necessariamente. Non essendo un ancoraggio di tipo classico, con matrice e patrice, anche se vengono istallati sulla stessa protesi diversi PULSAR, il rientro del pistone da una buona versatilità all inserimento della protesi. Rimaniamo comunque del parere che sempre meglio lavorar e in un ambiente totalmente parallelizzato, ci evita degli insuccessi futuri. Come si vedrà, è tutto molto semplice e trovato il caso giusto e fatta un po di esperienza, una serie PULSAR non dovrebbe mai mancare nel cassetto di un laboratorio odontotecnico. IL CASO Per motivi didattici abbiamo creato un modello dimostrativo, che presentasse però delle difficoltà di tipo progettuale, in modo da mettere il PULSAR in difficoltà.vediamo come è andata. Foto 1 Il modello di lavoro simula una bocca inferiore, che presenta tre brecce edentule : una a livello dei denti anteriori una sul quadrante sinistro una sul quadrante destro. Il canino inferiore di destra presenta distalmente poco sottosquadro ed è inclinato in avanti, su questo pilastro il PULSAR non sarebbe troppo indicato, ma decidiamo di metterlo alla prova, più avanti tireremo le dovute conclusioni. Posizioniamo il modello sul piattello dell isoparallelometro, inseriamo la chiavetta dedicata e innestiamo il corpo cilindrico del PULSAR, che lateralmente presenta delle faccette che servono sia per la fase che ci accingiamo ad eseguire, che come ritenzione e sistema antirotazione, nel caso del bloccaggio nella resina. Come si vede nella foto 1, cerchiamo un asse di inserzione che tenga conto di diversi fattori:

Il corpo del PULSAR, montato troppo in alto o inclinato, non deve creare o dare problemi in seguito nel montaggio dei denti. I ganci in metallo sui restanti pilastri, devono avere il corretto sottosquadro Il connettore principale (barra linguale), deve potersi inserire e disinserire e alloggiare nel suo spazio fisiologico, in maniera corretta secondo i parametri dettati dalla PPR Il pistone ritentivo deve essere a contatto della parete dentale, facendo molta attenzione che il corpo cilindrico non alloggi nel sottosquadro, in quanto a lavoro finito non lascerebbe inserire la protesi. Il pistone ritentivo non deve comprimere i tessuti molli,rimanendo ad una distanza adeguata dal colletto del dente L inserimento del PULSAR, in una protesi dentale, non deve mettere a rischio di creare danni al dente pilastro e di conseguenza la salute del paziente e in oltre non deve andare in contrasto con le riconosciute regole tecniche, nella realizzazione di una corretta protesi dentale. Tracciamo con la mina, inserita nel porta utensili, la linea dell equatore su tutti denti. Foto 2 Foto 3 Foto 4 Foto 5 Foto 6 Dalla foto 6, si può già notare che la linea dell equatore, nella zona distale risulta essere molto alta ( cosa assai normale in quasi tutti i canini ), era questo l aspetto enunciato in precedenza sull usare o no su questo elemento il PULSAR ; ci troveremo con pistone che dovrà lavorare su una parete alta e che corre con un andamento dolce senza un preciso punto di arresto.

Foto 7 Foto 8 Con l astina calibrata a 0,50 di sottosquadro, si trova il punto in cui alloggerà il pistone ritentivo del PULSAR e lo si segna con un puntino colorato, molto semplicemente con un pennarello. Si prosegue su tutti i denti e se lo si desidera, si segna anche il punto in cui alloggeranno le punte dei ganci metallici. Foto 9 Foto 10 Foto 11 Foto 12 Foto 13 Foto 14

Cominciamo ora a installare i PULSAR, ricercando la locazione migliore. Foto 14 Foto 15 Foto 16 Foto 17 Foto 18 Foto 19 Bloccato il braccio dell isoparallelometro, fissiamo con della cera dura da scarico, il corpo del PULSAR, e concludiamo questa fase da tutti e due i lati. Non bisogna sottovalutare questa operazione che sembra banale, ma se non la facciamo correttamente, rischiamo che alla fine del lavoro il pistone ritentivo tocchi male la parete del dente dove è fissato e ne risulterà poco ritentivo. Foto 20 Foto 21

Foto 22 Foto 23 Foto 24 Foto 25 Foto 26 Foto 27 Con una matita segniamo il centro cresta, in modo da controllare che il corpo del dispositivo ritentivo, si esattamente orientato. Foto 28 Foto 29 Si prosegue con la classica progettazione dello scheletrato, aggiungendo sul modello maestro le cere calibrate per le selle edentule e le cere di scarico su tutti gli altri elementi. Dopo aver parallelizzato il tutto, con il raschietto a 0, si prosegue con la fase di duplicazione. A mio avviso non è necessario duplicare con un silicone per addizione o condensazione, in quanto non vi sono particolari, come bracci fresatiti o viti, da salvaguardare. Un ottimo idrocolloide reversibile, trattato correttamente con fusore digitale, ci da un ottimo prodotto da duplicazione,semplice ed economico.

Foto 30 Foto 31 Va da se, che se volessimo ottenere risultati migliori, dobbiamo utilizzare un silicone e rivestimenti fosfatici a grana molto fine e il tipo di impernatura cambierebbe.ogni odontotecnico,con la propria realtà, usi il PULSAR secondo la propria tecnica di lavorazione. Completiamo la modellazione dello scheletrato, facendo attenzione a predisporre una protezione occlusale metallica. Nel nostro caso in questione, per motivi didattici, abbiamo usato le due tecniche di bloccaggio: da un lato con la sola resina, dall altro con una saldo-brasatura. Foto 32 Foto 33 Foto 34 Particolare della protezione sul PULSAR Dopo la fusione e l adattamento del manufatto sul modello, senza togliere le cere di scarico, si completa la protesi con la fase di lucidatura.non essendo consone all argomento evitiamo di documentarle, A questo punto ci siamo trovati di fronte a questo problema, come si poteva mantenere in posizione il PULSAR se non esiste una matrice in cui alloggiarlo? Noi abbiamo tentato di risolverlo in questo modo e devo dire con una certa semplicità ed efficacia. Abbiamo utilizzato,come detto in precedenza, una cera di scarico per bloccare il cilindro metallico, ma tipo molto dura (tipo fresaggio). Liberando le pareti dalla cera, lo si può sfilare, mantenendo lo spazio che lo conteneva ( molto preciso), come una culla per poterlo riposizionare dopo averlo ripulito e sgrassato con un getto di vapore.

Foto 35 Liberiamo le pareti del PULSAR dalla cera di scarico Foto 36 Da tutti e due i lati Li sfiliamo con una pinzetta, facendo attenzione a non deformare o rompere la cera di posizione Foto 37 Foto 38 Foto 39 Foto 40 Foto 41 Aiutandoci con una griglietta a molla, per non perdere i pezzi, ripuliamo le parti metalliche e li andiamo a riposizionare nelle culle di posizione lasciate sul modello dalla cera di scarico

. Foto 42 Particolare del riposizionamento Bisogna controllare bene che il pistone plastico del PULSAR tocchi perfettamente la parete del dente.. Foto 43 Particolare della protezione e che posizionando lo scheletrato sul modello, il PULSAR sia in posizione giusta. Foto 44 Particolare dei due PULSAR Bloccaggio in resina da zeppatura ( Foto 45 e 46 )

Bloccaggio in resina calcinabile per la saldatura ( Foto 47 e 48) Procediamo la messa in rivestimento per eseguire la saldo-brasatura. Togliamo delicatamente lo scheletrato dal modello, controlliamo che le resine siano passate bene all interno della cuffia protettiva in metallo e che nulla si sia mosso. Foto 49 Foto 50 Per sicurezza possiamo aggiungere altra resina dal di sotto, in modo da assicurarci che durante la fase di prova, non si muova e si perda la posizione del PULSAR. Foto 51 Grazie al cacciavite dedicato, si può facilmente svitare la ghiera e smontare il meccanismo interno, che ripetiamo composto dalla molla e dal pistoncino plastico. Questo passaggio è obbligatorio nel caso si debba saldare allo scheletrato il PULSAR.

Foto 52 Particolare della ghiera svitata. Foto 53 Servendoci di una fresa sabbiata,inseriamo la massa del rivestimento da saldatura all interno del cilindro e mantenendola come posizionatore,appoggiamo lo scheletrato sullo zoccoletto di saldatura.(foto 54) Foto 54 Proteggiamo le parti non interessate dalla fiamma, con il restante rivestimento refrattario da saldatura. Foto 55 A saldatura avvenuta, lasciamo raffreddare il pezzo e dopo con molta delicatezza andremo ad aprire la massa e con l ausilio di uno strumentino in acciaio si ripulisce sotto un getto di acqua.

Il PULSAR saldato, non va ripulito con l ausilio delle sabbiatrice, consiglio una vasca ad ultrasuoni con un apposito liquido, che elimina i residui di rivestimento all interno del cilindro, questo perché si rischia di rovinare la filettatura del passo della ghiera di chiusura. Si termina il manufatto come di consueto con paste e spazzole da lucidatura e una passata di feltrino per la brillantatura finale. CONCLUSIONI Lo scheletrato, al termine del lavoro, risulta essere ritentivo e stabile. Dal lato del canino di destra si nota una minor ritenzione data dall anatomia distale del pilastro. La situazione migliore si ha quando si riesce a avere un elemento dentale non estremamente alto e con un disegno del sottosquadro netto e che rientri subito, senza creare avvallamenti dolci o mal segnalati. Si potrebbe ovviare questo,se il clinico in alcuni,casi correggesse la geometria dentale,senza che questo comporti un problema di sensibilità o fragilità dentale. Durante la fase di inserimento, il pistone ritentivo,incocca la linea dell equatore, comincia rientrare nella sua sede e fuoriesce completamente quando arrivando nella sua sede definitiva trova il sottosquadro di 0,50. Inutile dire che, più questo spazio è ridotto meglio è,in quanto funge da scatto ritentivo, come un bottone su una barra fresata.il principio è analogo, solo che lo si deve far fare su un elemento naturale. Il PULSAR non è da ritenersi un ancoraggio dentale,ma vuole essere un opportunità per risolvere una molteplicità di situazioni, in cui serva un meccanismo ritentivo che usi la spinta del pistoncino come strumento di fissaggio. La tecnica della saldatura, non credo sia la via più indicata, però come abbiamo visto è una operazione che è possibile eseguire. Le potenzialità di questo meccanismo sono ancora tutte da scoprire, le situazioni in cui utilizzarlo vanno analizzate caso per caso e non può essere utilizzato al posto dei normali ancoraggi dentali che la Ancordent del sig. Ramazzotti produce. E un sistema estremamente versatile,piccolo ed economico. Non ha bisogno di grosse attrezzature e, a mio parere, in alcuni casi si può istallare senza l uso del parallelometro. Credo che ogni tecnico debba averne in casa qualche esemplare, da utilizzare all occorrenza per risolvere problemi di tenuta o di estetica. Mario Contalbi. Titolare di laboratorio in Asti www.mariocontalbi.com Do il consenso a poter modificare per motivi grafici o di impaginazione, il testo e le fotografie senza però snaturare il senso o dati scritti. Il tutto viene concesso per uso didattico al sig.ramazzotti Tullio della Ditta Ancordent di Parma. Mario Contalbi VIA SARTORI N 13 43100 PARMA TEL. e FAX 0521/272181 E mail: ancordent@libero.it www.ancordent.it