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Transcript:

00 i dossier www.freefoundation.com LA GRANDE ILLUSIONE EUROPEA Paul Krugman, New York Times 2 luglio 2012 a cura di Renato Brunetta

2 Negli ultimi mesi ho letto una serie di analisi ottimistiche sul futuro dell Europa. Stranamente, però, nessuna di queste analisi tiene conto che la formula imposta dalla Germania all Europa, di redenzione attraverso il dolore, non ha nessuna possibilità di funzionare. Invece, se si vuole essere ottimisti, bisogna sperare nel fallimento di questa politica, in particolare nella fine dell euro. Questo sarebbe un disastro per tutti, inclusa la Germania, ma è l unica cosa che può indurre i leader europei a fare tutto il necessario per salvare il salvabile.

3 Ogni volta che leggo articoli sulla crisi dell euro, mi ritrovo a pensare a Norman Angell. Chi? Nel 1910 Norman Angell ha pubblicato un famoso libro dal titolo La grande illusione, in cui sostiene che le guerre sono ormai qualcosa di obsoleto mentre il commercio e l industria sono le chiavi del benessere dei Paesi. Pertanto, c è poco da guadagnare dagli ingenti costi delle conquiste militari.

4 Inoltre, Norman Angell sosteneva che il genere umano stesse cominciando ad apprezzare tale realtà e che invece le passioni patriottiche si andassero affievolendo. Non diceva assolutamente che non ci sarebbero più state guerre nel mondo, ma lo lasciava intendere. Tutti sappiamo cosa è successo dopo. Il punto è che la prospettiva del disastro non sempre è garanzia che gli Stati faranno tutto il possibile per evitarlo. E questo è particolarmente vero quando l orgoglio e il pregiudizio blocca i leader dall agire come dovrebbero.

5 Quello che collega Norman Angell all attuale crisi europea è la situazione economica estremamente difficile. È shoccante, anche per quelli che hanno seguito le vicende dell Europa giorno dopo giorno, vedere che da due anni i leader europei provano a risolvere la crisi senza risultati. Questo perché la strategia economica adottata, basata sul concetto che l austerità e la riduzione della domanda interna (quindi anche dei salari), non è sufficiente.

6 Nella storia questa strategia non ha mai funzionato. Il massimo che i difensori dell ortodossia finanziaria possono fare è citare un paio di piccoli Paesi balcanici che hanno tratto parziale beneficio dalla recessione, ma sono comunque molto più poveri rispetto al periodo prima della crisi. Così agendo, la crisi dell euro ha prodotto delle metastasi e dalla Grecia si è diffusa in altri Stati economicamente più rilevanti, come Spagna e Italia, e, di conseguenza, tutta l Europa è scivolata in una grave recessione. Nonostante ciò, le risposte di Berlino e Francoforte continuano ad essere sempre le stesse.

7 Mi potreste chiedere: il vertice della scorsa settimana ha fatto sì che possa muoversi qualcosa? Sì, certamente. La Germania ha ceduto su qualcosa, accettando condizioni facili di finanziamento per Italia e Spagna (ma non l acquisto di titoli di Stato da parte della Banca Centrale Europea) e dando il consenso a un piano per le banche (che tuttavia è difficile da valutare per carenza di dettagli). Ma queste concessioni sono minime rispetto alla gravità dei problemi.

8 Che cosa può salvare davvero l euro? La risposta, quasi sicuramente, è coinvolgere maggiormente la BCE nell acquisto di titoli di Stato e una dichiarazione di volontà da parte della banca centrale di accettare tassi di inflazione leggermente più alti. Nonostante queste misure molti Paesi europei continueranno ad avere per qualche anno livelli di disoccupazione elevati, ma almeno ci sono prospettive di ripresa. È davvero molto difficile prevedere che un cambio di politica economica avvenga in Europa.

9 Parte del problema è legato al fatto che i politici tedeschi hanno passato gli ultimi due anni a dire agli elettori cose non vere, cioè che la crisi è colpa dell atteggiamento irresponsabile dei governi del Sud Europa. Eppure in Spagna, al momento epicentro della crisi, il debito pubblico è basso e il bilancio dello Stato è in avanzo: se il Paese è in crisi, questo è il risultato della bolla immobiliare che banche di tutto il mondo, soprattutto tedesche, hanno innescato. Oramai però la versione dei tedeschi è quella preponderante ed è pertanto difficile uscire dallo stallo.

10 Non sarebbe un problema se la pensassero così solo elettori poco informati; il punto è che se ne dovrebbero rendere conto anche i più autorevoli opinionisti europei. A leggere le loro analisi, come quella ultima della Banca dei Regolamenti Internazionali, sembra che vivano in un altro mondo, dove non esistono né la storia né le leggi della matematica e dell economia, ma dove si pensa che l austerità possa funzionare e che la riduzione dei consumi non causa recessione.

11 Insomma, l Europa si salverà? La posta in gioco è altissima e i leader europei non sono, nella gran parte dei casi, né in mala fede né stupidi. Ma lo stesso si poteva dire, credeteci o no, dei leader europei del 1914. Dobbiamo solo sperare che questa volta sia diversa.