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INDICE 1. QUADRO MACROECONOMICO- ANDAMENTO CONGIUNTURALE...3 2. INTERSCAMBIO COMMERCIALE USA - MONDO...5 2.1 INTERSCAMBIO COMMERCIALE USA/ITALIA...9 3. INVESTIMENTI ESTERI USA IN ENTRATA E IN USCITA...18 3.1 IDE USA IN USCITA (OUTWARD)...19 3.2 IDE USA IN ENTRATA (INWARD)...22 3.3 INVESTIMENTI E PRESENZA USA IN ITALIA...24 3.4 INVESTIMENTI E PRESENZA ITALIANA IN USA...34 ICE New York settembre 2010 2

1. QUADRO MACROECONOMICO- Andamento congiunturale Secondo i dati del Bureau of Economic Analysis (BEA) nel secondo trimestre 2010 il PIL è aumentato soltanto dell 1,6% rispetto ad una crescita del 3,7% registratasi nel primo trimestre. L aumento del PIL nel primo trimestre è attribuito, in gran parte, agli effetti temporanei della ricostituzione delle scorte ed alle misure di stimolo adottate dal Governo Federale. Anche la spesa del settore aziendale ha continuato a recuperare, trainata da un ulteriore aumento degli investimenti in attrezzature e software. Nel secondo trimestre hanno, invece, agito da freno sulla crescita la forte contrazione della spesa delle amministrazioni centrali e locali ed il contributo negativo del saldo commerciale, che ha visto le importazioni aumentare più delle esportazioni. Sempre secondo il BEA, anche il lieve aumento nella spesa dei consumi registratosi brevemente nel primo trimestre, pari all 1,1%, si è affievolito nel secondo trimestre, scendendo all 1,0%, ed a maggio le vendite nei negozi al dettaglio sono cresciute al tasso più basso dell anno. Per quanto concerne i prezzi, a giugno l inflazione sui 12 mesi misurata sull indice dei prezzi al consumo (CPI) è scesa all 1,1% dal 2,0% di maggio, a causa della minore crescita della componente energetica. Il tasso calcolato al netto dei beni alimentari ed energetici è rimasto pari allo 0,9%, il livello più basso dal 1966. Le esportazioni di beni e servizi sono aumentate del 9,1% nel secondo trimestre, in calo rispetto ad un aumento dell 11,4% nel trimestre precedente. Le importazioni sono aumentate del 32,4% rispetto all 11,2% del primo trimestre. L impennata nelle importazioni e il contemporaneo calo nelle esportazioni hanno fatto aumentare il deficit commerciale a giugno 2010 di quasi 8 miliardi di dollari, con un valore di 49,9 miliardi di dollari. Si prevede che il rafforzamento del dollaro e la debolezza dei principali mercati di sbocco per gli USA (Eurozona e Giappone) contribuiranno a ridurre ulteriormente la domanda per le esportazioni USA, ma considerando la sottostante fiacchezza della domanda domestica, è anche vero che non sussistono i fondamentali per sostenere a lungo un livello di importazioni così alto come quello verificatosi nel secondo trimestre ed è possibile, pertanto, che possa verificarsi una contrazione del deficit nella seconda metà del 2010, con un aumento nelle esportazioni e l inizio di una diminuzione nelle importazioni. È una possibilità che comunque potrebbe essere attenuata dall incognita del petrolio, i cui prezzi si prevede rimarranno elevati e che probabilmente farà registrare un aumento nelle importazioni sia in termini di volume che di prezzi. Per quanto riguarda il mercato manifatturiero, si è visto un lieve miglioramento nel primo trimestre, peraltro spinto da un ciclo di investimenti in scorte, che ha fatto il suo corso, come rilevato da vari sondaggi che indicano una graduale diminuzione in attività industriali, anche perché, oltre allla necessità di dover sostituire impianti obsoleti, le aziende hanno pochi incentivi ad espandere le loro capacità produttive, in quanto la capacità di utilizzazione rimane bassa. Anche il mercato immobiliare continua a frenare la ripresa. Secondo l indice Case Shiller i prezzi delle case nelle 20 maggiori aree metropolitane USA a giugno 2010 sono saliti del 4,2% rispetto ad un anno fa, un po più delle attese, ma probabilmente ancora per l effetto degli ICE New York settembre 2010 3

incentivi fiscali scaduti in primavera. Sempre secondo lo stesso indice, dal massimo del 2006 i prezzi delle case sono diminuiti del 29%, con un enorme impatto sulla ricchezza delle famiglie. Secondo i dati della Federal Reserve, il valore del mercato immobiliare residenziale è sceso a 16,5 bilioni di dollari nel primo trimestre del 2010 dai 22,9 bilioni nel 2006. Un enorme declino in ricchezza, che ha sostanzialmente ridotto i consumi e arrestato l economia. Nonostante i tassi di interesse per i mutui siano attestati a minimi storici, il numero di persone che possono permettersi di acquistare un abitazione o rifinanziare il mutuo è troppo basso. Il notevole numero di case non abitate e di uffici e stabilimenti sotto utilizzati continuerà a frenare gli investimenti nelle attività commerciali e nelle costruzioni di proprietà residenziali. Si prevede che le costruzioni residenziali riprenderanno una ripresa molto lenta, fino a quando le scorte saranno ridotte a livelli sostenibili. La domanda per immobili residenziali quindi continuerà ad essere particolarmente debole. Il 23 giugno il Federal Open Market Committee FOMC(Divisione della Federal Reserve) ha deciso di mantenere inalterato l obiettivo per il tasso sui finanziamenti federali entro un intervallo compreso tra lo zero e lo 0,25%, ritenendo che le condizioni economiche - compresi i bassi livelli di utilizzo delle risorse, l andamento moderato dell inflazione e la stabilità delle aspettative di inflazione giustifichino valori eccezionalmente bassi dei tassi per un periodo prolungato. Nella riunione della FOMC del 10 agosto la Fed evidenzia che l economia appare letargica, ma continua a prevedere un accelerazione della ripresa nel 2011. Il Congresso, invece, ha offerto una valutazione meno ottimistica dell economia rispetto a quella dell anno scorso. Nella sua relazione semestrale diffusa ad agosto 2010, l Ufficio Congressionale per il Bilancio (CBO) aveva previsto che l economia sarebbe cresciuta ad un tasso del 3,8% nel 2011, mentre adesso prevede una crescita non superiore al 2%. L economia statunitense continua ad avvertire gli effetti di una recessione prolungata. Numerosi indicatori hanno suggerito l inizio di una ripresa, ma due anni di mercati in ribasso hanno avuto conseguenze gravi. Il mercato immobiliare, la disoccupazione (attestatasi ad un tasso attorno al 9,6%) e la stretta creditizia continuano a pesare sul reddito personale e sulla fiducia dei consumatori continuando a rallentare l economia. Il ritorno della fiducia dei consumatori e della spesa sarà essenziale per consentire ai produttori di ricostituire le scorte e ricominciare ad assumere. I finanziamenti federali, i crediti d imposta per acquirenti della prima casa e altri sussidi concessi per far fronte alla recessione hanno aiutato a schermare l economia da effetti più gravi, ma adesso sono scaduti, lasciando il mercato statunitense vulnerabile alle variazioni dei mercati, e finché il mercato non potrà riprendersi autonomamente, c è il rischio che rimanga bloccato in un circolo vizioso tra ripresa e recessione. Secondo molti economisti, le previsioni per la seconda metà del 2010 rimangono, nella migliore ipotesi, piuttosto caute. C è ancora molta strada da fare per la creazione consistente di posti di lavoro e l interrogativo principale è se la ripresa potrà continuare senza ulteriori sostegni fiscali del Governo Federale. I notevoli tagli apportati alla spesa governativa nel corso di una congiuntura già debole, mettono in pericolo la velocità della ripresa, tenendo conto in particolare che la spesa pubblica costituisce una parte cruciale della strategia del Presidente Obama per la crescita occupazionale. Joseph Stiglitz, Nobel per l Economia 2001, continua ad ICE New York settembre 2010 4

affermare che sarà necessario un secondo pacchetto di stimoli, e la forte perdita di slancio, verificatasi nel secondo trimestre 2010, è un segnale che il rallentamento previsto dalla maggior parte degli economisti per la seconda metà del 2010 sia arrivato molto più in fretta di quanto anticipato. 2. INTERSCAMBIO COMMERCIALE USA - MONDO Secondo i dati sull import e l export USA di beni rilasciati dall US Department of Commerce, nel primo semestre del 2010 gli Stati Uniti hanno importato merci per un totale di 905,4 miliardi di dollari, registrando un aumento del 26,6% rispetto al primo semestre 2009, e ne hanno esportate per 611,7 miliardi (+22,9% rispetto al primo semestre 2009). La buona performance registrata dell export, tuttavia è stata controbilanciata da un altrettanto sostanzioso aumento delle importazioni che ha fatto registrare un disavanzo commerciale di 293,7 miliardi rispetto ai 217,5 miliardi per lo stesso periodo del 2009.Come si vedrà più sotto, sia l import che l export hanno fatto registrare notevoli tassi di aumento in tutte le grosse categorie merceologiche INTERSCAMBIO COMMERCIALE U.S.A-Mondo Gennaio-Giugno milioni di dollari 2009 2010 Variazione % 10 /09 TOTALE IMPORT USA 715.196 905.482 26,61 TOTALE EXPORT USA 497.651 611.727 22,92 DEFICIT COMMERCIALE USA - 217.545-293.755 Fonte: Elaborazione ICE New York su dati US Department of Commerce IMPORTAZIONI Relativamente alle voci della bilancia commerciale statunitense di beni, la parte più rilevante delle importazioni USA resta sempre quella delle materie prime e dei prodotti petroliferi, che nel primo semestre 2010, con 296,1 miliardi di dollari, pari a quasi il 33% del totale dei beni importati dagli Stati Uniti, ha fatto registrare un aumento del 41,3% sul primo semestre 2009. Le altre importanti voci dell import USA sono rappresentate dai beni di consumo (tra cui l abbigliamento), beni d investimento (tra cui i macchinari per l industria), automobili e parti (che ha fatto registrare l aumento più alto in assoluto nel primo semestre 2010 (+68,5%), e prodotti alimentari e bevande, in aumento di quasi il 10% sul 2009. I dati all import di beni per il primo semestre rilevano come la domanda interna USA di beni provenienti dall estero sia stata fortemente spinta dal rafforzamento del dollaro. ICE New York settembre 2010 5

ESPORTAZIONI Anche relativamente ai beni esportati dagli USA verso il resto del mondo, si registra, nel primo semestre 2010 un forte aumento (+22,9%). Tutte le principali categorie merceologiche sono in aumento, con un +59,4% per l export di automobili e parti, +37,4% per le materie prime ed i prodotti petroliferi, +12,2% per i beni d investimento, +12,5% per i prodotti agroalimentari e bevande e +11,2% per i beni di consumo. SALDO Il deficit commerciale statunitense nel primo semestre 2010 è stato pari a 293,7 miliardi di dollari(+76,2 miliardi sul 2009). Hanno inciso maggiormente sull aumento del deficit il forte aumento dell import di materie prime e prodotti petroliferi e di automobili e parti. INTERSCAMBIO U.S.A PER PRINCIPALI CATEGORIE MERCEOLOGICHE milioni di dollari Gennaio - Giugno TOTALE IMPORT USA 2009 2010 Variazione % 10/09 % sul totale 10 di cui: 715.196 905.482 26,61 100 ALIMENTARI E BEVANDE 40.772 44.826 9,94 5,0 MATERIE PRIME E PRODOTTIPETROLIFERI 209.586 296.136 41,30 32,7 TOTALE EXPORT USA BENI DI INVESTIMENTO AUTOMOBILI E PARTI BENI DI CONSUMO ALTRI BENI 174.284 208.211 19,47 23,0 63.293 106.628 68,47 11,8 198.196 220.194 11,10 24,3 29.065 29.488 1,46 3,3 SALDO ALIMENTARI E BEVANDE di cui: 497.651 611.727 22,92 8,0 43.568 49.021 12,52 30,5 MATERIE PRIME E PRODOTTI PETROLIFERI 135.570 186.318 37,43 34,9 BENI DI INVESTIMENTO AUTOMOBILI E PARTI BENI DI CONSUMO ALTRI BENI di cui: 190.274 213.598 12,26 9,0 34.468 54.957 59,44 13,3 73.055 81.259 11,23 4,3 20.716 26.574 28,28 8,0 Var. assoluta (milioni $) - 217.545-293.755-76.210 ICE New York settembre 2010 6

ALIMENTARI E BEVANDE 2.796 4.195 1.399 MATERIE PRIME E PRODOTTI PETROLIFERI - 74.016-109.818-35.802 BENI DI INVESTIMENTO AUTOMOBILI E PARTI BENI DI CONSUMO ALTRI BENI Fonte: Elaborazione ICE New York su dati US Department of Commerce 15.990 5.387-10.603-28.825-51.671-22.846-125.141-138.935-13.794-8.349-2.914 5.435 Per quanto riguarda la destinazione geografica delle esportazioni USA nel primo semestre 2010, nell aumento generalizzato che queste hanno fatto registrare, ai primi tre posti nella graduatoria dei Paesi clienti degli Stati Uniti, si confermano rispettivamente Canada, Messico e Cina.Rispetto allo stesso periodo del 2009, le esportazioni verso il Canada sono aumentate del 26,7%, verso il Messico del 31,9% e verso la Cina 35,7%. Sostanziali tassi di aumenti si sono registrati anche per Taiwan (+60%), Corea del Sud (+53%) Singapore (+43%) e Brasile (+38%). I principali fornitori degli USA sono stati la Cina, il Canada ed il Messico, che si sono aggiudicati, rispettivamente, il 17,7%, il 15,3% e il 13% del totale delle importazioni statunitensi. Per tali tre Paesi, l aumento di beni esportati negli USA rispetto al 2009 è stato del 20,4% per la Cina, del 32,4% per il Canada e del 38,3% per il Messico. INTERSCAMBIO U.S.A PER PRINCIPALI PARTNER COMMERCIALI Milioni di Dollari Gennaio Giugno 2009 2010 Variazione '10/'09 % Quota sul totale '10 % TOTALE IMPORT USA 715.196 905.482 26,6 100 di cui: 1. Cina 133.441 160.658 20,4 17,74 2. Canada 104.869 138.809 32,4 15,33 3. Messico 79.819 110.385 38,3 12,19 4. Giappone 42.689 55.883 30,9 6,17 5. Germania 32.707 38.329 17,2 4,23 6. Regno Unito 21.722 23.840 9,7 2,63 7. Corea del sud 19.219 22.339 16,2 2,47 ICE New York settembre 2010 7

8. Francia 16.693 18.644 11,7 2,06 9. Taiwan 13.311 16.395 23,2 1,81 10. Venezuela 12.079 16.352 35,4 1,81 11. Irlanda 14.754 16.012 8,5 1,77 12. Arabia Saudita 9.702 15.284 57,5 1,69 13. Nigeria 6.371 14.828 132,7 1,64 14. India 10.130 14.365 41,8 1,59 15. Italia 12.670 13.596 7,3 1,50 16. Malesia 10.245 12.669 23,7 1,40 TOTALE EXPORT USA di cui: 497.651 611.258 22,8 100 1. Canada 96.224 121.928 26,7 19,95 2. Messico 58.584 77.264 31,9 12,64 3. Cina 30.367 41.206 35,7 6,74 4. Giappone 24.704 29.248 18,4 4,78 5. Regno Unito 22.848 24.299 6,4 3,98 6. Germania 21.186 23.2 9,5 3,80 7. Corea del sud 12.573 19.244 53,1 3,15 8. Brasile 11.854 16.354 38 2,68 9. Olanda 16.335 16.238-0,6 2,66 10. Singapore 9.953 14.241 43,1 2,33 11. Francia 13.799 12.971-6 2,12 12. Belgio 10.654 12.348 15,9 2,02 13. Hong Kong 9.684 12.316 27,2 2,01 14. Taiwan 7.549 12.069 59,9 1,97 15. Australia 9.101 10.48 15,2 1,71 16. Svizzera 8.998 9.669 7,5 1,58 17. India 7.484 9.2 22,9 1,51 18. Italia 6.111 6.981 14,2 1,14 19. Malesia 4.418 6.638 50,2 1,09 Fonte: Elaborazione ICE New York su dati US Department of Commerce ICE New York settembre 2010 8

2.1 Interscambio commerciale USA/ITALIA Nella classifica dei 20 principali fornitori degli Stati Uniti, nel primo semestre 2010, l Italia si colloca al 15 mo posto, con un totale di 13,6 miliardi di dollari di beni esportati rispetto ai 12,7 miliardi registrati nel 2009. Nonostante un aumento del 7,3% ed un saldo attivo di 6,6 miliardi di dollari, l Italia ha perso la posizione guadagnata nel 2009 (12ma) e ha registrato anche un leggero peggioramento della quota di mercato, passata dall 1,8% nel 2009 all 1,5% nel 2010. IMPORTAZIONI USA dal MONDO La classifica dei principali fornitori e la posizione dell'italia milioni di dollari Gennaio-Giugno Quota di Mercato % Variaz.% 2009 2010 2009 2010 10/09 Totale Mondo 715.196 905.482 100,0 100,0 26,6 1. Cina 133.441 160.658 18,7 17,7 20,4 2. Canada 104.869 138.809 14,7 15,3 32,4 3. Messico 79.819 110.385 11,2 12,2 38,3 4. Giappone 42.689 55.883 6,0 6,2 30,9 5. Germania 32.707 38.329 4,6 4,2 17,2 6. Regno Unito 21.722 23.840 3,0 2,6 9,7 7. Corea del sud 19.219 22.339 2,7 2,5 16,2 8. Francia 16.693 18.644 2,3 2,1 11,7 9. Taiwan 13.311 16.395 1,9 1,8 23,2 10. Venezuela 12.079 16.352 1,7 1,8 35,4 11. Irlanda 14.754 16.012 2,1 1,8 8,5 12. Arabia Saudita 9.702 15.284 1,4 1,7 57,5 13. Nigeria 6.371 14.828 0,9 1,6 132,7 14. India 10.130 14.365 1,4 1,6 41,8 15. ITALIA 12.670 13.596 1,8 1,5 7,3 16. Malesia 10.245 12.669 1,4 1,4 23,7 17. Russia 8.617 11.842 1,2 1,3 37,4 ICE New York settembre 2010 9

18. Brasile 9.468 11.421 1,3 1,3 20,6 19. Israele 8.625 10.675 1,2 1,2 23,8 20. Tailandia 8.495 10.437 1,2 1,2 22,9 Altri Paesi 139.568 172.718 19,5 19,1 23,8 Fonte Elaborazione ICE New York su dati US Department of Commerce Il confronto dell interscambio commerciale con i principali concorrenti a livello europeo, rivela che il totale dell import USA dall Italia nel primo semestre 2010 13,6 miliardi di dollari e stato di molto inferiore all import di merci provenienti dalla Germania che e stato pari a 38,3 miliardi di dollari (+17,2%), dal Regno Unito, 23,8 miliardi di dollari (+9,7%) e dalla Francia che ha esportato merci per un valore pari a 18,6 miliardi di dollari, con un aumento dell 11,7% rispetto al 2009. Come visto nella tabella precedente, nel primo semestre 2010 si è registrato un ulteriore, anche se leggero, peggioramento della quota di mercato italiana, passata dall 1,8% del 2009 allo 1,57%. Va sottolineato, tuttavia, che anche la Cina e i principali concorrenti europei dell Italia (Germania, Regno Unito e Francia), nonostante crescite assolute in termini di valore sul 2009, hanno comunque registrato leggeri cali nelle loro quote di mercato. INTERSCAMBIO COMMERCIALE U.S.A-Italia milioni di dollari Gennaio-Giugno 2009 2010 Variazione % 10/09 IMPORT USA dall'italia 12.670 13.596 7,31 Quota di mercato 1,77% 1,50% EXPORT USA verso l'italia 6.111 6.981 14,24 Quota di mercato 1,23% 1,14% Saldo Commerciale - 6.559-6.615 Fonte Elaborazione ICE New York su dati US Department of Commerce D'altro canto, le statistiche sulle merci importate rilevate dalle dogane statunitensi, suddivise in base al criterio della provenienza territoriale, non rispecchiano il fenomeno della delocalizzazione produttiva, diffusosi nel corso del decennio passato tra le economie industrializzate. Tali dati non evidenziano, in particolare, le importazioni degli Stati Uniti dal resto del mondo, relative a beni prodotti in Paesi terzi, ma che fanno capo a gruppi e aziende americane (o anche europee ed italiane) che hanno delocalizzato in parte la loro produzione in Paesi a basso costo di manodopera. ICE New York settembre 2010 10

Distribuzione settoriale dell export italiano L import di merci italiane in USA nel primo semestre 2010 si è concentrato, in ordine di importanza, nei seguenti comparti: - meccanica: 18,6% - moda: 13,9% - petrolchimica: 13,6% - agroalimentare e vini: 10,9% - casa/arredo: 5,08% - altro: 37,8% IMPORTAZIONI USA dall'italia Le principali categorie merceologiche ITALIA Milioni di dollari Gennaio-giugno Quota sul totale dall Italia % Quota di mercato italiana% 2009 2010 var. % 2009 2010 2009 2010 Totale 12.669,9 13.595,9 7,31 100 100 1,77 1,50 Meccanica 2.735,6 2.531,8-7,45 21,59 18,62 2,89 2,13 di cui Meccanica Strumentale 722,7 678,4-6,13 5,70 4,99 4,00 3,55 Moda 1.850,3 1.896,6 2,50 14,60 13,95 3,66 3,48 di cui Abbigliamento 476,4 460,8-3,27 3,76 3,39 1,61 1,44 Calzature 373,5 402,3 7,70 2,95 2,96 4,34 4,23 Gioielleria-Oreficeria 121,0 51,7-57,28 0,95 0,38 7,43 12,95 Agroalimentari & Vini 1.367,5 1.489,0 8,89 10,79 10,95 3,15 3,14 di cui Vini 525,2 592,2 12,76 4,14 4,36 29,02 29,88 Chimica e derivati del Petrolio 1.328,0 1.853,2 39,55 10,48 13,63 0,78 0,77 di cui Oli di petrolio o di minerali bituminosi 398,2 652,8 63,94 3,14 4,80 1,66 1,99 ICE New York settembre 2010 11

Chimica organica 476,6 492,4 3,32 3,76 3,62 2,12 2,10 Arredamento 641,5 691,1 7,73 5,06 5,08 3,74 3,50 di cui Mobili 245,8 260,1 5,85 1,94 1,91 2,58 2,34 Altro 4.747,0 5.134,1 8,16 37,47 37,76 1,40 1,21 di cui Farmaceutica 797,9 912,1 14,31 6,30 6,71 3,13 3,05 Macchine Elettriche 690,7 778,6 12,73 5,45 5,73 0,72 0,68 Veicoli Terrestri 737,9 679,2-7,96 5,82 5,00 1,38 0,78 Ottica/elettromedicali 476,6 492,4 3,32 3,76 3,62 2,01 1,79 Fonte: Elaborazione ICE New York su dati US Department of Commerce Nel primo semestre 2010, la meccanica ha visto una diminuzione del 7,5% rispetto allo stesso periodo nel 2009, anche se resta in percentuale la voce principale dell export italiano negli Stati Uniti con circa 2,53 miliardi di dollari di macchinari venduti. Tuttavia la tendenza per i principali gruppi all interno del comparto rimane negativa, come vedremo di seguito in dettaglio, riflettendo la lenta e incostante ripresa del settore manifatturiero USA, che rende i produttori prudenti per quanto riguarda gli investimenti in nuovi macchinari e la ricostituzione delle scorte. Macchine utensili per la lavorazione dei metalli - la tendenza per il primo semestre del 2010 continua ad essere negativa; le importazioni totali degli USA sono state di $1.050 milioni (-18,65% rispetto al primo semestre del 2009); le importazioni dall Italia sono scese a $90,2 milioni (-34,6% rispetto al primo semestre del 2009) e rappresentano solo l 8,6% delle importazioni totali USA del settore, al terzo posto fra i principali fornitori (dopo il Giappone e la Germania). Macchine lavorazione plastica e gomma e stampi la situazione per il primo semestre del 2010 e molto piu incoraggiante le importazioni totali USA hanno registrato una crescita del 5,8% rispetto al primo semestre del 2009 per una cifra totale di $1.260,5 milioni; le importazioni dall Italia hanno registrato una crescita del 25% per un totale di $73,7 milioni (5,85% delle importazioni USA del settore, dopo il Canada, la Germania, il Giappone e la Cina). Macchine e attrezzature per l industria alimentare e la ristorazione collettiva anche qui la tendenza rimane negativa le importazioni totali USA del settore hanno registrato nel primo semestre del 2010 una riduzione del 10,2% rispetto al primo semestre del 2009 raggiungendo una cifra di $641 milioni; le importazioni dall Italia pero hanno registrato una riduzione minore, di solo 5,5%, per un totale di $61,7 milioni (il quinto posto fra i fornitori). Macchine per imballaggio la cifra totale delle importazioni statunitensi del settore e migliorata (del 7%) ed ha raggiunto $627 milioni nel primo semestre del 2010, mentre le importazioni dall Italia hanno registrato un impennata del 40% e una cifra totale di $127 milioni (una quota del 20,3% - secondo fornitore degli USA, dopo la Germania). Macchine per l industria grafica, cartotecnica e trasformazione nel primo semestre del 2010 le importazioni totali USA del settore si sono ridotte del 12,5% rispetto allo stesso ICE New York settembre 2010 12

periodo del 2009, mentre le importazioni dall Italia hanno registrato una crescita di circa il 6%, per un totale di $82,2 milioni (secondo posto fra i fornitori, dopo la Germania). La moda, con 1,9 miliardi di dollari di export nel primo semestre del 2010 ha registrato un incremento del 2,5% rispetto allo stesso periodo nel 2009, seppur con una leggera diminuzione nella quota di mercato, passata dal 14,6% nel 2009 al 13,9% nel 2010. Andando ad analizzare i sottosettori che compongono il comparto della moda, vediamo che l export di calzature ha registrato un piccolo incremento nel primo semestre del 2010, passando da 373 milioni di dollari nel 2009 a 402 milioni di dollari nel 2010, con un incremento del 7,7%. La quota di mercato italiana è rimasta quasi invariata (4,2%). L export di gioielleria-oreficeria, invece, ha registrato un crollo del 57% rispetto al primo semestre 2009 (da 121 milioni di dollari a 51,7 milioni). La crisi generalizzata dei consumi incide fortemente sulle importazioni USA e l'andamento complessivo delle importazioni di gioielleria ed oreficeria negli Stati Uniti continua, infatti, ad evidenziare una diminuzione. Anche l Italia ha risentito di tale sfavorevole congiuntura e le importazioni dei prodotti italiani in questo settore continuano a registrare una diminuzione, anche a causa dell effetto cambio euro-dollaro e dell incidenza dei Paesi concorrenti, capaci di produrre a minor costo di lavorazione. Ciò nonostante, la quota di mercato dell Italia in questo settore è aumentata, passando dal 7,4% del 2009 a quasi il 13% nel 2010. Il comparto dei prodotti agroalimentari e dei vini, con un export di 1,49 miliardi di dollari ha fatto registrare un aumento dell 8,9% sul primo semestre 2009, mantenendo invariata la sua quota di mercato (3,14%). Una piccola ripresa, dopo il generale indebolimento registratosi nel 2009, in linea con la flessione dei consumi che ha fatto seguito alla crisi finanziaria esplosa nel 2008. La crisi ha colpito in modo particolarmente severo la fascia alta del mercato delle specialità alimentari, nella quale rientrano la maggior parte dei prodotti importati dall Italia. Un segno positivo, quindi, nel primo semestre 2010, anche se la convinzione generale è che la ripresa sarà relativamente lenta e i consumi, specialmente quelli di prodotti di fascia alta, tarderanno a tornare ai livelli pre-crisi. Nonostante i dati negativi, i margini di crescita dell agroalimentare sono comunque ancora molto elevati. Si calcola, infatti, che il mercato dei prodotti c.d. Italian sounding sia 10 volte quello dei prodotti autenticamente italiani. I nostri prodotti agro-alimentari soffrono poi per il mancato riconoscimento americano delle Indicazioni Geografiche. Nel primo semestre 2010 la quota principale del comparto ha continuato ad essere rappresentata dal settore vinicolo, con un export di 592 milioni di dollari in valore ed un aumento del 12,8% rispetto allo stesso periodo nel 2009. In questo settore l Italia mantiene una quota di mercato attorno al 30%. Più in particolare, nei primi sei mesi del 2010, il vino italiano - con un trend delle importazioni in ripresa nonostante lo stato fiacco dell economia americana, che continua ad incidere sul settore della ristorazione - ha positivamente consolidato la leadership sul mercato statunitense rispetto ai principali concorrenti (Francia, Australia e Argentina), sia in termini di fatturato sia di volume. Il settore casa/arredo (che comprende i mobili, i marmi e le piastrelle, la rubinetteria, i prodotti per l illuminazione e gli infissi) registra un aumento del 7,7% rispetto al 2009 ma una leggera diminuzione della sua quota, passata dal 3,74% al 3,50%. Gli USA hanno importato mobili per un controvalore di 260 milioni di dollari, registrando un aumento del 5,8% rispetto al primo semestre 2009. Il settore continua arisentire dei riflessi negativi che la crisi del settore immobiliare e finanziaria ha portato in questo comparto, direttamente influenzato dall andamento delle nuove costruzioni e degli acquisti di case. ICE New York settembre 2010 13

Il mercato statunitense delle biciclette, delle parti ed accessori ha subito diverse flessioni nel corso degli ultimi anni ma il futuro appare comunque decisamente positivo, grazie anche al nuovo approccio americano alla bicicletta, sempre più vista come salutare mezzo di trasporto ed in linea con un altro trend che e quello salutistico nell alimentazione. E tuttavia necessario inquadrare in sede di commento dei dati statistici che molte delle principali aziende italiane (Colnago, Bianchi, Campagnolo, Pinarello, DeRosa, come anche i produttori di selle e degli accessori) hanno investito in unita produttive, distributive e di assemblaggio con indubbi riflessi sulla mancata rilevazione di questo fenomeno nei dati di interscambio. Gli italiani coprono la fascia alta del mercato bici da corsa e poco quelle da passeggio e cross, oltre all ampia serie di accessori: caschi, guanti ed abbigliamento Ancora l americano target di questo prodotto italiano e quello benestante, essendo il prodotto italiano, ma anche lo sport considerato, nonostante molti adepti, non popolare. Le vendite dell Italia registrano una diminuzione del 18,79% in un mercato dominato dalla Cina, con il 56,83% e da Taiwan con il 33,65%. L Italia e al quarto posto con un fatturato complessivo di 23,6 milioni di USD ed una quota sull import totale delle importazioni pari all 1,72%. Anche il mercato statunitense del motociclo e delle parti ed accessori per moto ha subito nel 2009 notevoli flessioni, a causa della nota crisi economica. Le importazioni di moto verso gli USA hanno registrato una diminuzione del 42,28% con le importazioni dominate dal Giappone, che ne controlla il 60,56%, seguito dalla Thailandia con l 8,48% e dall Italia che ha superato di poco la Cina, risultando il terzo fornitore, con un fatturato complessivo di 136,6 milioni di dollari ed una quota sul totale delle importazioni pari al 7,5%. L andamento delle nostre esportazioni è positivo ed in crescita dal 2007, in particolare se si considera che il nostro paese non esporta moto da fuoristrada (dirt motorbike), che rappresentano il segmento più importante del mercato USA, ma principalmente ciclomotori, meno diffusi negli USA. Per le parti ed accessori l Italia si e posizionata nel 2009 al quarto posto come Paese fornitore degli USA, dopo Taiwan, Giappone e Cina, con una quota sul totale importato del 7,76% ed un valore delle importazioni di 84,4 milioni di dollari. Nella chimica fine secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2009 il Nord America, ed in particolare gli Stati Uniti, confermano la loro posizione di maggiori consumatori di APIs (principi attivi e intermedi Active Pharmaceutical Ingredients) nel mondo, con una domanda che supera il 50% del mercato totale. Questo è uno dei motivi per cui gli USA devono attingere abbondantemente alle forniture dall estero per coprire la domanda interna. Infatti le importazioni sono aumentate costantemente e solo nel 2009 si e registrato un calo sensibile (-13,99% rispetto al 2008). Le importazioni dall Italia verso gli USA, nel 2009, hanno registrato una riduzione (- 2,44%) che interrompe il trend di recupero sperimentato negli anni precedenti. L industria italiana opera nel settore di nicchia del Custom Manufacturing da parecchi anni, e l attività di esportazione si e consolidata nel tempo anche se deve contrastare l avanzata di Paesi come Cina e India: e necessario quindi rafforzare la presenza italiana in un mercato così importante come gli Stati Uniti. Come dimostra il costante aumento delle importazioni USA, il mercato ha grosse potenzialità e l Italia si trova, comunque, in condizioni ottime per accrescere la propria presenza, specie nei comparti della chimica fine e del Custom Manufacturing. Nella categoria residuale altro, che ha pesato per il 37,8% sul totale dell import italiano negli USA nel primo semestre 2010, sono ricompresi, tra gli altri, i prodotti farmaceutici, le macchine elettriche, i veicoli terrestri ed i prodotti ottici ed elettromedicali. Per queste categorie, con l eccezione di veicoli terrestri, che ha registrato un calo di quasi l 8% rispetto al 2009, il dato registrato e positivo. ICE New York settembre 2010 14

ALTA TECNOLOGIA Si ritiene interessante soffermarsi anche sui dati relativi all interscambio commerciale tra Stati Uniti e Italia per i Prodotti a Tecnologia Avanzata (ATP Advanced Technology Products) quali le biotecnologie, l aerospaziale, l ICT e l elettronica, che da qualche tempo sono diventati oggetto di un analisi specifica. Si tratta, infatti, di settori non tradizionali del Made in Italy, quali quelli gia analizzati in precedenza, che sempre di piu stanno assumendo rilevanza strategica e per i quali l Italia puo guadagnare un presenza e quote di mercato che, al di la dei valori assoluti di export, sono pero importanti per la competitivita di un paese. L US Department of Commerce raccoglie e pubblica separatamente i dati relativi alle importazioni di tali prodotti, che hanno raggiunto, nel primo semestre 2010, un totale di 103,8 miliardi di dollari rispetto agli 87,8 miliardi del 2009, pari all 11,5% del totale delle importazioni americane. IMPORTAZIONI USA DI PRODOTTI A TECNOLOGIA AVANZATA (ATP) Milioni di dollari Gennaio-giugno Prodotti a Tecnologia Avanzata TOTALE IMPORT USA QUOTA ATP in % 2009 2010 2010 2010* Cina 38.057,14 51.585,81 160.658,19 32,11 Messico 17.863,59 22.424,76 110.385,12 20,32 Giappone 9.336,40 10.714,79 55.883,18 19,17 Erie 7.819,19 8.250,84 16.012,23 51,53 Sud Corea 7.780,53 7.736,72 22.339,36 34,63 Malesia 6.376,71 7.666,92 12.669,00 60,52 Taiwan 5.365,20 6.815,01 16.394,63 41,57 Canada 7.271,79 6.166,15 138.808,60 4,44 Francia 5.185,96 5.627,85 18.644,28 30,19 Germania 4.701,31 4.771,44 38.329,44 12,45 Regno Unito 4.533,90 4.382,52 23.839,92 18,38 Tailandia 2.844,39 3.742,59 10.437,08 35,86 Singapore 2.826,26 3.647,83 7.030,25 51,89 Costa Rica 733,14 2.701,31 1.835,94 147,14 Belgio 1.544,84 2.153,99 7.956,60 27,07 Svizzera 1.279,69 1.610,77 8.925,34 18,05 ITALIA 1.255,94 1.453,64 13.595,93 10,69 ICE New York settembre 2010 15

Olanda 1.058,08 1.409,18 9.068,87 15,54 Filippine 1.242,80 1.393,30 3.703,53 37,62 Israele 1.980,43 1.332,45 10.674,98 12,48 Spagna 429,91 468,48 4.010,97 11,68 Totale MONDO 87.829,58 103.845,18 905.482,00 11,47 * % di import di prodotti a tecnologia avanzata sul totale delle importazioni USA- Fonte: Elaborazione ICE New York su dati US Department of Commerce Dall Italia, nel primo semestre 2010, gli USA hanno importato prodotti che ricadono in questa macro-categoria per un valore di 1,45 miliardi di dollari, una cifra che ha rappresentato il 10,7% del totale delle esportazioni italiane negli Stati Uniti, una percentuale in crescita rispetto allo stesso periodo nel 2009 quando l export tecnologico Made in Italy aveva pesato sul totale per il 9,9%. La percentuale di export tecnologico italiano in USA resta, come si diceva, ancora bassa se paragonata a quella di altri Paesi concorrenti quali Francia, Germania, Regno Unito e Irlanda. Quest ultima, in particolare, esporta prodotti tecnologici in USA per il 51,5% del totale, nonostante sia da rilevare come questa cifra rifletta gli investimenti e le delocalizzazioni produttive fatte dagli stessi Stati Uniti in questo Paese da qualche anno. Anche la percentuale di prodotti tecnologici esportati dalla Francia e dal Regno Unito in USA è ragguardevole: 30% del totale dell export francese e 18% per il Regno Unito. Anche per alcuni Paesi asiatici, si nota come una gran parte delle esportazioni negli USA sia rappresentata da prodotti a tecnologia avanzata: per la Malesia questa percentuale raggiunge, ad esempio, il 60%, mentre per la Cina è del 32%. In particolare, andando ad analizzare l export italiano in USA di tale categoria di prodotti suddivisi per tipologia, si nota come il 42% del totale sia rappresentato dalla voce aerospazio, che include aeromobili ed elicotteri e che sta evidentemente a riflettere il know-how e la competenza italiana raggiunti in questo settore. Rispetto al primo semestre 2009, invece, e in leggera diminuzione il settore biotecnologie e si è registrato un notevole calo nelle manifatture flessibili. IMPORTAZIONI USA DI PRODOTTI A TECNOLOGIA AVANZATA dall'italia milioni di dollari Gennaio-giugno 2009 2010 Quota 2010 in % Aerospazio 419.46 512.47 41.90 Elettronica 168.42 228.15 18.65 Life Science 210.60 220.79 18.05 Hardware per Informatica & apparecchi per le Telecommunicazioni 131.75 208.35 17.03 Biotecnologia 195.44 192.52 15.74 ICE New York settembre 2010 16

Flexible Manufacturing (Automazione flessibile) 109.77 66.31 5.42 Opto-Elettronica 11.89 16.01 1.31 Materiali Avanzati 6.88 6.80 0.56 Armamenti 1.42 2.11 0.17 Tecnologia Nucleare 0.31 0.13 0.01 Totale 1,255.94 1453.64 100.00 Fonte: Elaborazione ICE New York su dati US Department of Commerce A conclusione di questa analisi sull interscambio commerciale tra l Italia e Stati Uniti, è interessante riportare quanto emerso da uno studio condotto dalla Fondazione Manlio Masi in collaborazione con Luiss Lab dal titolo La sfida della qualita. Il futuro delle aziende italiane sui mercati internazionali. La ricerca evidenzia come l industria del Made in Italy, e cioè i beni di consumo nei settori tradizionali come moda, design, arredamento e alimentare, abbia saputo reagire alla crisi degli anni scorsi ed alla concorrenza dando maggiore enfasi al valore e alla qualita dei prodotti che non alle quantita vendute. Dal 2000 al 2009 le esportazioni italiane sono diminuite in quantita ma sono aumentate in valore, dimostrando cosi come lo spostamento su produzioni di maggiore qualita è la strategia vincente per le aziende italiane che vogliono affrontare i mercati internazionali. In particolare, negli Stati Uniti la qualita relativa dell import italiano è aumentata molto di piu di quella del resto del mondo. Fatto uguale a 100 l indice 2000, sul mercato USA il valore medio unitario del mondo è sceso a poco piu di 90, quello del Made in Italy è salito a 125 circa. Un risultato che riflette l innalzamento qualitativo nel mix di prodotti esportati dall Italia ed un risultato attribuibile sia al riposizionamento di molte aziende su fasce piu alte, sia al cosiddetto effetto demografico per cui aziende piu efficienti ed innovative hanno rimpiazzato l uscita dal mercato di imprese non piu competitive negli stessi settori. Si parla di un Italia di fornitori specializzati su misura che si rivela maggiormente nel comparto delle meccanica strumentale, ma anche in segmenti non trascurabili quali la siderurgia, la chimica fine, la gomma e la plastica, i materiali da costruzione. Le imprese italiane sembrano anche aver capito che per crescere non basta esportare, ma occorre sempre di più diventare multinazionali. Infine, e come già rilevato nel precedente Rapporto, non si può trascurare la crescente importanza acquisita negli ultimi anni dal commercio elettronico, che coinvolge ormai una parte sempre più rilevante di prodotti venduti sul mercato statunitense quali abbigliamento, elettronica, alimentari, cosmetici, arredamento, gioielleria ed articoli da regalo. Si stima che le vendite totali on line negli USA raggiungeranno nel 2012 gli oltre 334 miliardi di dollari, rispetto ai 174 miliardi di vendite registrate nel 2007.Di questi, le vendite di abbigliamento on line sul mercato statunitense hanno raggiunto gia nel 2007 un fatturato pari a 22,7 miliardi di dollari. E proprio per incontrare questo tipo di domanda e soddisfare le esigenze del consumatore statunitense, il Gruppo Armani ha aperto un canale di vendita in USA on line. Attraverso l azienda italiana Yoox, che gestisce il sito yoox.com, Emporio Armani vende negli Stati Uniti la sua collezione, raggiungendo cosi un pubblico di consumatori molto piu ampio rispetto a quello raggiungibile attraverso la sola presenza fisica con negozi monomarca nelle maggiori citta USA. Cosi come vendono on line, in USA altri marchi famosi del Made in Italy tra cui Prada (www.blufly.com), Gucci(www.gucci.com) o anche Dolce e Gabbana. Marchi che sono anche ICE New York settembre 2010 17

acquistabili on line negli USA attraverso i siti dei grandi magazzini quali Nieman Marcus (www.neimanmarcus.com), Nordstrom (www.nordstrom.com) o Saks Fifth Avenue. 3. INVESTIMENTI ESTERI USA in entrata e in uscita Il fenomeno della globalizzazione dell'economia americana e mondiale si e sviluppato in forma ancora più marcata nell ambito degli investimenti rispetto a quello del commercio di beni. Gli Investimenti Diretti Esteri che a loro volta possono essere suddivisi in progetti di investimento greenfield, che consistono nella creazione di una nuova impresa o nello sviluppo ed espansione di una impresa gia esistente, ed in acquisizioni cross border di aziende gia esistenti - dal 2000 e fino al 2007 hanno registrato un vero e proprio boom, reso possibile dall apertura dei mercati e dalla liberalizzazione dei movimenti di capitali che hanno permesso di effettuare tali investimenti senza molte restrizioni. Nel corso del 2008 e soprattutto del 2009, tuttavia, gli IDE hanno subito una forte battuta d arresto; ciò fronte della grave crisi economica e finanziaria che ha colpito gli Stati Uniti ed il resto del mondo a partire dalla seconda meta del 2007. I dati rilasciati ad agosto 2010 dall United Nations Conference on Trade and Development (UNCTAD) nell ultimo rapporto World Investment Report (WIR) 2010, rilevano come la crisi abbia cominciato a mostrare i suoi effetti proprio sui dati dei flussi mondiali di investimenti diretti esteri nel 2008, con una contrazione dei flussi in entrata in quell anno pari a circa il 15% (1.770 miliardi di dollari rispetto ai 2.099 miliardi del 2007). Ma e nel corso del 2009, dove la crisi ha contribuito ad un sostanziale calo degli IDE in entrata, che i flussi sono ammontati a circa 1.114 miliardi, una diminuizione del 37% rispetto al 2008. Anche i flussi in uscita, nel 2009 pari a 1.100 miliardi, hanno subito un calo del 43% rispetto all anno precedente. L UNCTAD ha registrato una lieve ripresa durante la prima meta del 2010 e prevede che i flussi in entrata dovrebbero raggiungere i 1.200 miliardi di dollari per tutto il 2010, e poi salire ai 1.300-1.500 nel 2011. Gran parte del calo dei flussi mondiali di IDE nel 2009, sempre secondo l ultimo rapporto dell UNCTAD, e ascrivibile al crollo delle fusioni ed alle acquisizioni transfrontaliere (cross border mergers & acquisitions), che da un paio di decenni rappresentano la tipologia di investimenti diretti esteri più utilizzata, soprattutto nei paesi sviluppati. Nel 2009, infatti, hanno subito un calo del 34% in termini di numero e del 65% in termini di valore,rispetto all anno precedente. Dal livello massimo del 2007, nel quale si sono registrate 7.000 operazioni di M&A per un valore di oltre 1.000 miliardi, si e scesi nel 2009 a 4.200 operazioni per un valore di 250 miliardi. La minore disponibilita di capitali finanziari, unitamente al calo della fiducia e alla sopravvalutazione delle aziende quotate in borsa, hanno causato un rallentamento nelle operazioni di fusione e acquisizione. I progetti greenfield, secondo i dati fdi Markets (banca dati del Financial Times), nel 2009 hanno registrato un calo piu modesto rispetto alle M&As, passando dai circa 16.000 del 2008 ai 13.727 del 2009. Passando ad analizzare in maniera specifica gli IDE da e verso gli Stati Uniti, e quindi il grado di apertura del Paese agli investimenti esteri, e certamente possibile affermare che, secondo tutte le statistiche prese in esame, e anche nel quadro generalizzato di una crisi economica mondiale, gli Stati Uniti si confermano essere, oltre che il principale investitore a livello globale, anche il principale ricettore di investimenti dal resto del mondo. Cosi come si confermano ai vertici della classifica compilata dalla Banca Mondiale dei paesi nei quali risulta ICE New York settembre 2010 18

piu agevole fare affari, collocandosi al quarto posto su una graduatoria di 178 paesi 1. Secondo i dati rilevati dal Bureau of Economic Analysis dell US Department of Commerce (BEA), il 2009 ha visto crescere le consistenze lo stock di IDE USA all estero dell 8,9% così come sono cresciute del 7% le consistenze di operazioni dall estero negli USA. 3.1 IDE USA in uscita (outward) Gli Stati Uniti, come appena evidenziato, restano il paese che di gran lunga investe di piu nel mondo al di fuori dei propri confini. Secondo le statistiche dell UNCTAD, infatti, da ormai molti anni gli USA si attestano in prima posizione, sia in termini di stock (consistenze) di IDE all estero, che in termini di flussi in uscita, seguiti da paesi quali la Gran Bretagna, la Francia, la Germania ed il Giappone. Nel 2009, ad esempio, secondo le ultime statistiche del rapporto WIR 2010, gli Stati Uniti hanno generato flussi di IDE in uscita per 248 miliardi di dollari, pari al 17% del totale. In seconda posizione troviamo la Francia, con 147 miliardi di dollari investiti, pari all 13% del totale. Per quanto riguarda gli stock, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un dato da cui si rileva come gli USA detengano la quota principale al mondo con 4.300 miliardi, pari al 22,7% del totale, nel 2009. Al secondo posto, con 1.719 miliardi, troviamo la Francia, seguita dalla Gran Bretagna con 1.651 miliardi. Secondo i dati sui flussi di IDE nei pasi membri dell OCSE, e sempre per l anno 2009, gli USA si sono confermati al primo posto per flussi di investimenti in uscita con 268 miliardi di dollari in uscita (-23% rispetto al 2008). Anche prendendo in esame i dati sul numero dei progetti di investimento realizzati all estero, si conferma ancora una volta l assoluto primato statunitense con 2.907 progetti di investimento realizzati all estero nel corso del 2009 e pari al 21% del totale, seguiti a distanza dalla Germania che ne ha realizzati 1.295 (9% del totale). Passando invece ad analizzare i dati ufficiali del governo USA rilasciati dal Bureau of Economic Analysis sempre per l anno 2009, lo stock degli investimenti diretti effettuati dagli Stati Uniti all estero risulta essere stato pari a 3.508 miliardi di dollari rispetto ai 3.219 miliardi di dollari del 2008, con una crescita dell 8,4%. Nel 2009, invece, i flussi in uscita, riflettendo pienamente la crisi, sono risultati essere meno del 2008 e pari a 248 miliardi di dollari rispetto ai 330 miliardi del 2008 (-24%). DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEGLI INVESTIMENTI USA NEL MONDO Nel 2009, lo stock di investimenti USA all estero è aumentato in tutte le principali aree geografiche, con l Europa che si è aggiudicata il 56% del totale (1.976 miliardi di dollari sui 3.508 totali) e con un incremento del 8% rispetto al 2008. L Asia Oceania resta la seconda area geografica che detiene la quota maggiore di investimenti provenienti dagli USA con 511 miliardi di dollari di consistenze pari al 14,6% del totale. Tra le principali economie detentrici di investimenti diretti USA, vi sono in testa i Paesi Bassi e il Regno Unito, ognuno con consistenze negli USA del valore di circa 471 miliardi di dollari (13% del totale), seguiti al terzo e quarto posto dal Canada (259 miliardi) e dalle Bermuda (245 miliardi). La Germania e al nono posto con 116 miliardi di dollari (+8% rispetto al 2008), mentre la Francia, con 85 miliardi di dollari (pari al 2,4% del totale degli stock di investimenti diretti esteri USA), si colloca al tredicesimo posto. L Italia, come vedremo in maggiore dettaglio piu avanti, dopo una crescita pari solo all 1,6% tra il 2007 e il 2008, e del 9,7% dal 2008 al 2009, si colloca in 20ma posizione in graduatoria con 31,4 miliardi di dollari di investimenti 1 Doing Business 2010,World Bank ICE New York settembre 2010 19

statunitensi (pari al 0,9% del totale), salendo di una posizione rispetto all anno precedente per via del calo del 29% dello stock USA in Svezia, passata in 21esima posizione. La Cina (esclusa Hong Kong) retrocede di tre posizioni nella graduatoria, passando dal 16mo posto che aveva nel 2008, al 19mo, con 49 miliardi di dollari investiti dagli Stati Uniti in questo Paese. E da rilevare, pero, che, sommando a tale cifra quella relativa agli investimenti USA effettuati ad Hong Kong, il totale risulterebbe essere di ben 99 miliardi di dollari, facendo risalire la Cina al 12mo posto nella graduatoria. INVESTIMENTI DIRETTI USA ALL ESTERO stock in milioni di dollari Gennaio-Dicembre 2007 2008 2009 TOTALE 2.993.980 3.219.725 3.508.142 1 Olanda 412.122 426.762 471.567 2 Regno Unito 426.357 449.521 471.384 3 Canada 233.971 239.170 259.792 4 Bermuda 211.708 213.863 245.671 5 Lussemburgo 144.180 152.825 174.092 6 Irlanda 117.708 146.672 165.924 7 Svizzera 94.675 132.126 148.239 8 Caraibi (Isole Britanniche) 105.829 129.243 141.527 9 Germania 100.601 108.217 116.832 10 Australia 84.331 94.451 106.370 11 Giappone 85.224 101.918 103.643 12 Messico 91.046 89.610 97.897 13 Francia 74.179 81.753 85.801 14 Singapore 93.529 86.048 76.862 15 Belgio 62.491 65.028 69.773 16 Brasile 48.807 44.532 56.692 17 Spagna 61.093 50.809 50.644 18 Hong Kong 40.720 40.014 50.459 19 Cina 29.710 52.521 49.403 20 Italia 28.216 28.679 31.470 21 Svezia 36.615 38.003 27.418 Fonte: Elaborazione ICE NY su dati US Department of Commerce, Bureau of Economic Analysis (BEA) ICE New York settembre 2010 20

In termini di flussi 2, invece, i dati del BEA rilevano una diminuzione del 24,6% nel 2009 rispetto al 2008, con 248 miliardi di dollari investiti all estero (nel 2008 erano stati 330 miliardi). La maggior parte di tali investimenti ha continuato a concentrarsi in Europa, con 129 miliardi di dollari nel 2009 e pari al 52% del totale (-32% sul 2008). In particolare, si rileva come gli Stati Uniti abbiano investito di piu nei Paesi Bassi (42,9 miliardi di dollari, 17% del totale), alle Bermuda (26,5 miliardi di dollari, 10,7% del totale), in Irlanda (24 miliardi di dollari, 10% del totale), nel Regno Unito (20 miliardi di dollari, 8% del totale), ed in Lussemburgo (14,8 miliardi di dollari).l Italia si e aggiudicata nel 2009 un flusso di 2,2 miliardi di dollari dagli Stati Uniti, pressoche costante rispetto al 2008 e pari allo 0,9% sul totale dei flussi USA in uscita. DISTRIBUZIONE SETTORIALE DEGLI INVESTIMENTI USA NEL MONDO Gli investimenti statunitensi si concentrano prevalentemente nel settore dell industria manifatturiera, con oltre 541 miliardi di dollari, pari al 15,4% del valore di tutte le consistenze USA all estero a fine 2009. Fra le industrie manifatturiere, particolare rilievo assumono l industria chimica (3,7%), il settore dei prodotti elettronici e dei computer (1,9%). Nel 2009 c è stata una significativa crescita degli investimenti USA nei settori dei metalli e prodotti in metallo (+15,4%), del commercio all ingrosso (+12,5%) e dei prodotti chimici e derivati (+13,4%). STOCK INVESTIMENTI USA PER SETTORE MERCEOLOGICO in milioni di dollari Gennaio-Dicembre 2008 2009 %sul tot nel 2009 crescita 08/09 % TOTALE 3.219.725 3.508.142 100 8.96 Industria estrattiva 153.442 171.106 4,9 11,51 Industria manifatturiera 484.596 541.080 15,4 11,66 Alimentari e bevande 41.201 45.247 1,3 9,82 Prodotti chimici e derivati 114.171 129.529 3,7 13,45 Metalli e prodotti in metallo 20.078 23.186 0,7 15,48 Meccanica 39.093 43.612 1,2 11,56 Elettronica e computer 65.530 65.598 1,9 0,10 Prodotti e componenti elettrici 23.582 24.694 0,7 4,72 Mezzi di trasporto 45.456 47.235 1,3 3,91 Altro 135.486 161.978 4,6 19,55 Commercio all'ingrosso 176.869 198.985 5,7 12,50 Servizi di informatica e tlc 135.037 149.826 4,3 10,95 2 I flussi consistono in utili reinvestiti e in investimenti in conto capitale. ICE New York settembre 2010 21