Cento spine e una rosa
Cirillo Rosa CENTO SPINE E UNA ROSA
Dedico questo mio primo libro alla mia numerosa famiglia, e a tutte quelle persone che hanno contribuito nel bene o nel male a farmi diventare così come sono: forte, determinata e pronta ad affrontare tutte quelle situazioni che la vita, sebbene travagliata e intensa mi ha sempre riservato.
Presentazione Questa opera prima di Rosa Cirillo, nella sua autobiografia, narratrice attenta e acuta, ci porta ad entrare nel suo vissuto drammatico, in cui ella si muove in immagini e descrizione dei luoghi e di sé stessa,quasi conducendo il lettore a intravedere una persona, che ella descrive, quasi fuori dal suo io narrante. Scrive infatti in terza persona Rosa, forse per allontanare da sé la sofferenza, il carico di un esistenza che sin da bambina la porta ad essere creatura da amare e da temere, verità benefica e tollerata, sia da parenti, da amici, da conoscenti. Tema principale dell opera della Cirillo è la ricerca d Amore, in un esistenza difficile, densa di nodi da sciogliere, in una assoluta solitudine interiore che ben presto la porterà a fuggire sia dal paese, sia da un compagno violento, sia da una madre anaffettiva, sia forse da sé stessa. La prosa si snoda in una duplice valenza data e dalla singolarità della narrazione e dalla complessità sia nella forma e nel contenuto di gridare il dolore e la fame d Amore. La sensibilità nel narrare di Rosa trova spazio nei momenti più delicati in cui l autrice, descrive con sincerità il sentimento d Amore, puro e totalizzante verso un uomo. L Amore finalmente riuscirà a donare all autrice un pezzo di vita, in cui sentirà finalmente di essere amata, capita, rispettata. L autrice descrive ancora, con forza, altri momenti tragici della sua esistenza, ma è da dire tra cento spine Rosa, non è soltanto un nome, ma è un profumo che oleggia in tutto il racconto. Adele Loriga Camoglio Ottobre 2011 7
Era la fine del 1958, e Luigi ancora una volta volle fare l amore con lei, la sua adorata Mariagiulia. Avevano cinque figli, ma non una casa che fosse loro, convivevano con i genitori di lei e qualche fratello che ancora non si era sposato. Luigi aveva una stanza in cui lavorava, faceva il barbiere, lo aveva sempre fatto sino da quando era bambino. La sua mamma era morta, suo padre, lo mise in un collegio a Roma, poi un suo zio lo adottò e lo avviò all arte. Mentre cresceva con suo zio, il suo papà emigrò a Londra dove si risposò ed ebbe un altro figlio con la nuova moglie. Quando Luigi diventò adulto, all età di 18 anni fu chiamato al servizio di leva, venne mandato in Sardegna; sembrava anche questa l ennesima punizione che la vita gli infliggeva: prima la morte della madre, l abbandono del padre, il collegio, poi gli zii, la guerra e infine anche l allontanamento dalla sua Ciociaria, dai suoi fratelli e dalla sorella; adesso la Sardegna, terra considerata luogo di punizione remota e desolata. Ma Luigi aveva un buon carattere, faceva subito amicizia con tutti, era diventato il barbiere della compagnia, e si sa i barbieri non hanno mai avuto problemi di comunicazione. In particolare aveva stretto amicizia con un certo Antonio, che proveniva da una cittadina vicino Roma, Tivoli. An- 9
tonio, gli aveva confidato di aver conosciuto una bella ragazza di cui si era innamorato e che voleva sposare. Così infatti, alla fine degli anni trenta, Antonio sposò la sua fidanzata: fu un matrimonio speciale, ci fu un pranzo di nozze con ogni ben di Dio, anche se lei era figlia di a- gricoltori e intorno, la guerra dispensava lutti e fame. Anche Luigi fu invitato, era amico dello sposo. In mezzo a tutta quell allegria e confusione, Luigi scorse una bella ragazza che pareva essere molto a suo agio in quella festa, infatti era la sorella della sposa e per giunta non maritata. Luigi fece di tutto per poterla avvicinare, ma ecco che a un certo punto, la ragazza gli passò accanto con un bel vassoio di polpette di carne ancora fumanti: Mi scusi, signorina disse Luigi: Mi passerebbe le polpette? e lei, con un sorriso accattivante gli porse il vassoio, è così che fecero conoscenza Luigi e Mariagiulia. Si innamorarono subito, fu un vero e proprio colpo di fulmine. I genitori di lei, però non approvavano e cercavano di contrastare questo amore, già una figlia, era stata portata lontano da loro, da un CONTINENTALE, non avrebbero permesso che questo succedesse anche con la seconda e ultima figlia femmina (visto che gli altri sette figli erano maschi), Mariagiulia si oppose ai suoi genitori e fratelli e disse: O lui o nessuno e così, alla fine cedettero. Dopo sei mesi circa di fidanzamento, Luigi e Maria Giulia si sposarono. Anche al loro matrimonio ci fu un bel pranzo, Mariagiulia era bellissima nel suo abito, mentre Luigi indossava un cappotto militare rivoltato. Furono attorniati da amici e parenti di lei, mentre lui non aveva nessuno vicino, ma era felice, aveva Mariagiulia, che adorava, e questo gli bastava. Quasi subito dopo il matrimonio, Luigi venne trasferito per qualche mese, col suo battaglione, 10
al sud della Sardegna, ma questa lontananza non fece che rafforzare il loro amore. Mariagiulia rimase ad aspettarlo nella casa dei suoi genitori, dove al finire della guerra fu raggiunta dal suo Luigi. Si stabilirono in due stanze della grande casa: in una ci dormivano, e nell altra, arredata con una sedia e uno specchio, Luigi esercitava la sua professione di barbiere, mentre Mariagiulia continuava ad occuparsi di tutta la casa, dei genitori e dei suoi fratelli. Luigi oltre a contribuire alle spese per la casa, serviva gratuitamente di barba e capelli tutta la famiglia maschile, compresi nipoti della moglie, per ricambiare comunque, l ospitalità dei suoi suoceri. Luigi e Mariagiulia desideravano tanto avere dei figli, ma il loro primogenito venne al mondo tre anni dopo il loro matrimonio e con grande orgoglio di Luigi, Diego, fu chiamato così in onore di un fratello di Mariagiulia che era morto durante la guerra in Africa. Una scheggia di bomba, penetrò dalla canna del carro armato che guidava, uccidendolo, per cui era considerato l eroe di quella famiglia. Dopo nacque una femmina, che venne chiamata Maria, in memoria della madre di Luigi e poi nuovamente un maschio, Antonio Giuseppe, nome che comprendeva, tutti e due i nonni, paterno e materno. A quel punto, Luigi e Mariagiulia credettero di dire basta alla prole, ma non fu così. Lavoravano entrambi, anche se con grossi sacrifici, riuscivano a mandare avanti la loro famigliola che continuò a crescere, con Annalisa, poi Michela. Nel frattempo, al paese, si venne a sapere che la sorella di Mariagiulia, sposata e trasferitasi nel Continente, veniva maltrattata dal marito, provocando rabbia e sdegno sia nei genitori che nei fratelli. 11
Non molto tempo dopo, i suoceri di Luigi decisero di trasferirsi anche loro a Tivoli, per stare vicino alla loro figlia, e decisero così di vendere tutte le loro proprietà. Mariagiulia aveva un fratello, che era stato operato per un' echinococcosi, e per questa ragione, gli era stato asportato un intero polmone, rendendolo così invalido e particolarmente coccolato dall intera famiglia. Per cui veniva accontentato in tutte le sue richieste: inizialmente, Luigi, fece lui la proposta ai suoceri di acquistare la vecchia casa in cui abitava con la sua ormai numerosa famiglia, ma questi sotto consiglio del loro figlio invalido, rifiutarono quella proposta, vendendo la casa al fratello di una loro nuora e mettendo in mezzo alla strada, una famiglia con 5 figli, un padre e una madre incinta. Ma Luigi e Mariagiulia, non si persero d animo e riuscirono a trovare una vecchia stalla che adibirono a casa, senza neanche una latrina per i loro bisogni fisici, ma dei bidoni di latta che venivano vuotati nei tombini comunali. Luigi poi trovò lì vicino un locale che prese in affitto e fece diventare la sua Bottega, così chiamava la sua barberia. Nel frattempo, il pancione di Mariagiulia cresceva. La donna, intanto, aveva fatto nuove amicizie con le persone del vicinato, una in particolare, Veronica, che abitava proprio di fronte, una giovane sposina senza figli che aiutava Mariagiulia anche nell accudire i suoi figli che le si affezionarono tanto da chiamarla Zia. Luigi, grazie a Dio, lavorava tanto nella sua barberia, fino a tarda sera, al punto che a volte, sua moglie, doveva mandargli qualcosa da mangiare dai figli, perché non 12