GAZZETTINO mercoledì 19 febbraio 2014 (Gli articoli di questa rassegna, dedicata esclusivamente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti) Indice articoli UDINE (pag. 2) Dayli, riaprono i negozi Aussa Corno, consorzio avviato verso la chiusura Il sindacato: la Regione si faccia garante della fusione di Latterie con Granarolo PORDENONE (pag. 4) Porcia respinge il piano (2 articoli) Il movimento 9 dicembre porta la protesta dai sindacati
UDINE Dayli, riaprono i negozi Riaprono in città i primi negozi della catena Dayli, dopo la firma, a fine 2013, del contratto di affitto di ramo d azienda, concesso al Gruppo Gottardo (con la ditta Aromatika) con facoltà di subaffitto, per una parte dei negozi, al Gruppo General. Il "gran giorno", per alcuni, come riferiscono i sindacalisti, dovrebbe essere sabato prossimo. «Il 22 febbraio - dicono Diego Marini della Fisascat Cisl e Francesco Buonopane della Filcams Cgil - dovrebbero riaprire i punti vendita di piazza XX Settembre, via Poscolle e viale Vat a Udine. A quanto ci risulta, saranno i primi a tirare su di nuovo le serrande in provincia» dopo la crisi che aveva investito la catena Dayli, esplosa a maggio 2013, con apice a luglio, quando era stato firmato l accordo per la cassa integrazione che riguardava 989 lavoratori. «Finalmente - commenta Marini - qualche risultato si inizia a vedere. Speriamo che quanto prima si inizino ad aprire tutti i negozi interessati e che vada tutto a regime». «Le date delle altre riaperture in provincia non ci sono ancora state comunicate - gli fa eco Buonopane -. Per ora, comunque, siamo sicuramente soddisfatti che qualcosa si muova. Sono contento soprattutto per le dipendenti e i dipendenti che tornano a lavorare, anche se il problema non è risolto e altrettanti resteranno in cassa integrazione. Ma, intanto, è un piccolo passo avanti». Dopo l accordo, si è optato per la strada della riapertura graduale: la previsione, a gennaio, pare fosse quella di riaprire fra gennaio e marzo 73 punti vendita, di cui 19 in affitto ad Aromatika e 54 a General, con, rispettivamente, 68 e 167 dipendenti. La parte più importante della complessa operazione di assegnazione di rami d azienda, avviata a seguito di una procedura competitiva, si era conclusa a dicembre, quando il Tribunale aveva autorizzato la stipula del contratto di affitto d azienda (con l impegno al futuro acquisto del ramo) fra la Dayli srl in liquidazione (assistita dagli avvocati Luca Ponti e Francesca Spadetto dello studio legale Ponti di Udine con il coinvolgimento dell avvocato Antonio Rigo), e il Gruppo Gottardo (assistito da Gianfranco Peracin dello Studio Cortellazzo-Soatto di Padova e dagli avvocati Francesco Gasparini e Gianni Barillari di Padova). L operazione, alla fine, ha riguardato 151 punti vendita concessi a Gottardo (con 446 dipendenti totali) con la facoltà di subaffitto a General per 78 negozi (con 240 addetti), mentre i restanti (con 206 lavoratori) erano destinati ad essere gestiti direttamente da Aromatika. Un altro punto vendit, invece, era stato concesso alla Dmo spa.
Aussa Corno, consorzio avviato verso la chiusura Paola Treppo SAN GIORGIO DI NOGARO -Assemblea dei soci, oggi, alle 17, del Consorzio industriale Aussa Corno di San Giorgio di Nogaro. All'ordine del giorno la presentazione del piano steso dal commissario, Lucio Chiarelli, documento che traccia le linee guida per lo sviluppo della zona produttiva, anche nell'ottica di una possibile, futura fusione dell'ente con l'interporto «Alpe Adria» di Cervignano. Saranno presi in esame anche altri due punti: la nomina del presidente e del vicepresidente del consiglio di amministrazione, espressione, appunto, delle scelte dei soci. Potrebbe trattarsi di un incontro per certi versi interlocutorio, durante il quale potrebbe non essere assunta alcuna decisione, bissando quanto accaduto, lunedì sera, in occasione di un vertice per la nomina del nuovo rappresentate delle aziende insediate in Aussa Corno in seno al Consorzio: al tavolo, infatti, è mancato il numero legale, tanto che non è stato possibile votare alcuno. La situazione in cui è finito l'ente pare ormai da «non ritorno», anche per la volontà espressa dalla Regione di voler chiudere i consorzi industriali. Quello della Ziac di San Giorgio, con il suo pesante debito di 50 milioni di euro, potrebbe essere il primo ad abbassare la saracinesca: la realtà, del resto, non è operativa, di fatto, da ben più di un anno, con il personale dipendente in contratto di solidarietà, da ricollocare in altre strutture pubbliche o parapubbliche. Anche la progettazione delle infrastrutture a servizio della zona industriale, dalla ferrovia, alla viabilità, oggi in carico al Consorzio pure per quel che attiene i 17 milioni e 700mila euro dei patti territoriali del 1999, potrebbe passare alla Provincia, considerato ente di «area vasta», capace di far fronte all'impegno sotto il profilo tecnico e disponibilità di professionisti. È necessaria tuttavia una ulteriore proroga, altrimenti l'importante stanziamento potrà dirsi perduto. Alla possibile prossima chiusura del Consorzio potrebbero essere legati anche i piani per il dragaggio del Corno: la pulizia del canale, prevista per la fine di gennaio, potrebbe slittare a maggio o a giugno. Il sindacato: la Regione si faccia garante della fusione di Latterie con Granarolo CAMPOFORMIDO - (pt) Fissato l'incontro con la Regione per Latterie Friulane dopo il lungo confronto di lunedì tra le organizzazioni sindacali, i vertici del Consorzio e i referenti di Granarolo. Dopo il via libera alla realtà aziendale di Bologna, domani, alle 10, nella sede di Udine della Regione, le parti si incontreranno nuovamente e al tavolo siederà anche l'assessore Sergio Bolzonello che ha seguito la complicata vertenza da quando è stato annunciato il taglio di 100 dipendenti su 182, nel dicembre scorso. All'amministratore sarà chiesto di intervenire in qualche modo da garante nell'operazione di fusione, affinché venga tutelato al meglio il quadro occupazionale e assicurata la continuità produttiva di Campoformido. Dopo la riunione in Regione, cui dovrebbe prendere parte anche un rappresentante di Granarolo, i sindacati incontreranno le maestranze in assemblea, nel pomeriggio, dalle 14 alle 15, per fare il punto della situazione. Chiusi gli appuntamenti di domani partirà la trattativa per attivare la cassa integrazione straordinaria per i dipendenti che il piano industriale dell'azienda emiliana ritiene in eccedenza, quindi in esubero. Al momento tutte le maestranze sono interessate da un contratto di solidarietà che scade il 15 marzo. Sul recentissimo «sì» a Granarolo, ieri si sono espressi anche il capogruppo e il vicecapogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, Riccardo Riccardi e Rodolfo Ziberna: «il trasferimento della sede centrale di Latterie in un'altra regione comporterebbe il venire meno di un'importante partecipazione tributaria nel FriuliVg e la perdita della possibilità di un'autonomia regionale della filiera del latte. Per questo abbiamo presentato un'interrogazione alla presidente Serracchiani, per sapere quali atti concreti intenda porre in essere la giunta per agevolare e incentivare la permanenza della sede sul territorio».
PORDENONE Porcia respinge il piano Che sia un passo avanti rispetto alle posizioni di Electrolux di due settimane fa nessuno lo nega. Ma il piano per Porcia ai lavoratori non piace proprio. «Prima volevano farci chiudere subito, ora la morte viene solo ritardata», la vedeva così ieri mattina in assemblea un delegato di lunga data. A non convincere sono le cifre. In primo luogo quella degli esuberi previsti: 450 (432 operai e 18 impiegati) addetti da tagliare sono veramente troppi. L azienda ha parlato di 316, ma unicamente perché il calcolo delle eccedenze è stato fatto sulle sei ore. «Ma il nostro contratto è di otto ore e loro stessi hanno ritirato la proposta delle sei ore strutturali», precisava una delegata con quasi venticinque anni di lavoro alle spalle. Con quasi metà fabbrica che va a casa e con la previsione di realizzare poco più di 700 mila lavatrici all anno il rischio è che si possa passare dai due turni di lavoro a giornata. Inoltre, gli esuberi di gruppo restano 1.270. Ma la cosa che preoccupa ancora di più chi conosce la fabbrica sono le cifre sugli investimenti. Nel quadriennio sono 32 milioni, circa otto milioni l anno. Quasi tutti concentrati sul prodotto, mentre sul processo sono circa due milioni all anno: il che significa che negli impianti (alcuni dei quali risalgono a un trentennio fa) è previsto veramente poco. «Con quelle cifre - estremizzava un operaio - si cambiano le lampadine e si riverniciano i percorsi a terra». Un concetto portato all estremo per fare intendere che si tratta di interventi ordinari che non danno alcuna garanzia di sopravvivenza. Anche se bisognerà attendere il vertice con il futuro governo per capire quali interventi potranno essere messi sul tavolo da governo e Regione. Intanto, però, le Rsu hanno deciso di mantenere scioperi, presidio e blocco "controllato" delle merci in uscita. Esattamente come prima. «Non dobbiamo smobilitare nulla - hanno detto il segretario generale Uilm Rocco Palombella e il coordinatore Gianluca Ficco, ieri a Porcia per le assemblee -. La vostra battaglia deve continuare. Solo mantenimento dei volumi e dei livelli occupazionale salveranno la fabbrica. E noi dobbiamo costringerli a cambiare idee». Ieri pomeriggio la direzione ha chiamato le Rsu: tema dell incontro proprio i blocchi delle merci per i quali l azienda ha chiesto la rimozione. A Susegana e Forlì è stato deciso di non fare gli scioperi e "aprire" i blocchi. Un allentamento, dopo 22 giorni, del fronte tra le fabbriche. «Vertenza madre in Italia» PORCIA - (d.l.) «Così com è la proposta di Electrolux per Porcia è l inizio della fine. Con quel numero di esuberi e con trenta milioni di investimenti non si salva la fabbrica che è il cuore produttivo, oltre che simbolico, del gruppo in Italia». Rocco Palombella è il leader dei metalmeccanici italiani della Uilm. Da lunghi anni segue le vertenze dei maggiori gruppi come Fiat e Fincantieri. Segretario, ma almeno ora un piano su cui ragionare. «Non mi pare proprio che siamo al pino B. Quello proposto non è nemmano un piano AA. È un surrogato di piano che hanno voluto presentare anticipando i risultati dell investigazione che scadrà in aprile. C era bisogno di stemperare gli animi e serviva un po di tattica per svuotare i magazzini. Ma i lavoratori sono determinati a proseguire con i presidi». È stato accantonato il taglio dei salari? «All incontro non c era il governo perciò non era in discussione. Anche se il tema della riduzione del costo del lavoro resta centrale. E qui Electrolux ha trovato la sponda di Unindustria. Ma i lavoratori se ne sono accorti e non passerà». Quali saranno i tempi per il tavolo governativo? «Per fortuna Zanonato se n è andato. Non ha saputo portare avanti la vertenza. Credo che già la prossima settimana verremo chiamati. Il nuovo governo sappia che questa è la vertenza madre: sarà un simbolo per il nostro futuro industriale».
Il movimento 9 dicembre porta la protesta dai sindacati PORDENONE - (m.a.) Torna ad alzare la voce il movimento del «9 dicembre libero» di Pordenone. Il gruppo di manifestanti che ha allestito un presidio a pochi passi dal ponte sul Meduna si ritroverà domani, per portare la voce della protesta di fronte ai sindacati pordenonesi, in via San Valentino. Si prevede un'atmosfera tutt'altro che cordiale, visto il poco contatto instaurato finora tra le principali sigle sindacali ed il movimento 9 dicembre in genere. Per questo lo schieramento di forze dell'ordine sarà rinforzato rispetto alle manifestazioni precedenti. «Chiediamo il rispetto dei più basilari diritti dei lavoratori - hanno detto i rappresentanti della protesta - Oggi i sindacati danno tutta la colpa alla crisi e non difendono più i lavoratori. Avanzeremo una proposta, ovvero la costituzione di autogestioni di fabbrica in caso di crisi aziendali». Nel frattempo prosegue la querelle con Equitalia: «Procederemo verso la causa per istigazione al suicidio», fanno sapere. Come annunciato, invece, a Pescincanna il campanile della chiesa non ospita più i manifestanti. Ieri il gruppo si è comunque ritrovato, per darsi uno statuto e cambiare rotta. Da oggi cercherà l'appoggio dei commercianti del paese e potrà continuare a utilizzare gli spazi della canonica. Non potrà più contare sull'appoggio mediatico di don Lelio Grappasonno, ma la sensazione vuole il parroco di Pescincanna ancora vicino alla causa. Cementifici Buzzi di Treviso. Firmata cessione a colosso austriaco PORDENONE - Buzzi Unicem ha sottoscritto un importante accordo strategico con Wietersdorfer, primario gruppo austriaco attivo nel settore cemento e dei materiali da costruzione. L operazione prevede il trasferimento da parte di Buzzi Unicem a una controllata di Wietersdorfer (W&p Cementi) dello stabilimento di Cadola (Belluno) con capacità produttiva annua di 0,3 milioni di tonnellate di cementi, nonché della facoltà per Wietersdorfer - da esercitarsi entro cinque anni - di acquistare senza pagamento di ulteriore corrispettivo lo stabilimento di Travesio con capacità produttiva annua di circa 0,4 milioni di tonnellate. Il tutto - riferisce in una nota la società - per un importo complessivo di circa 22 milioni di euro. Contestualmente Buzzi Unicem ha concluso un contratto di acquisto dal gruppo Wietersdorfer di una quota pari al 25% del capitale sia della stessa W&p Cementi sia di Salonit Anhovo Gradbeni Materiali (Slovenia), appartenente allo stesso gruppo, per un importo complessivo di circa 22 milioni di euro. Attualmente W&p Cementi detiene un centro di macinazione a San Vito al Tagliamento con capacità produttiva annua pari a circa 0.3 milioni di tonnellate. Buzzi Unicem ritiene che il raggiungimento dell'accordo con Wietersdorfer garantisca importanti vantaggi per la propria struttura produttiva e commerciale. In primo luogo una migliorata logistica di approvvigionamento l'integrazione tecnologica tra i due gruppi. "La storia e la dimensione internazionale delle due aziende, spiega una nota, rappresentano pertanto una garanzia di continuità e sviluppo futuro del Nordest dell'italia".