Piano Sanitario Regionale 1999-2001 Liguria

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Piano Sanitario Regionale 1999-2001 Liguria! Asl! Aziende Ospedaliere

Premessa 1. Il contesto normativo e progettuale della sanità italiana Il processo di approvazione e di attuazione del Piano sanitario regionale si colloca in un contesto di evoluzione dello scenario normativo, finanziario e contrattuale della Sanità in Italia anche in funzione degli impegni assunti per la progressiva realizzazione dell'unione Europea. Il Piano sanitario nazionale 1998-2000 introduce elementi di importante innovazione nella programmazione nazionale, è lo strumento per sostenere il cambiamento e promuovere il miglioramento complessivo del Servizio sanitario nazionale, che garantisce le prestazioni necessarie ed efficaci per soddisfare bisogni primari di salute. In particolare: * vengono individuati obiettivi prioritari e strategie per il cambiamento finalizzati alla promozione della salute; * presupposto per la promozione della salute è l'avvio di un patto di solidarietà per la salute che impegni le Istituzioni ed una pluralità di soggetti sociali; * l'ambito delle garanzie è individuato nei livelli di assistenza, rispetto ai quali è necessario un riequilibrio (dalla cura alla prevenzione, dalla generalità della popolazione ai gruppi a rischio, dall'assistenza ospedaliera all'assistenza territoriale); * la riallocazione delle risorse deve basarsi su programmi finalizzati a potenziare alcune forme di assistenza (ricovero diurno, riabilitazione e lungodegenza, assistenza integrata a domicilio, screening periodici, assistenza odontoiatrica ed oculistica); * la definizione della integrazione tra assistenza sociale e assistenza sanitaria. Con il decreto legislativo 19 giugno 1999 n. 229 (norme per la razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale, a norma dell'articolo 1 della legge 30 novembre 1998, n.419) il Governo, su delega del Parlamento, ha provveduto ad emanare norme per la razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale. Aspetti salienti riguardano: * il maggior ruolo dei Comuni e dei cittadini; * la maggiore autonomia delle Aziende sanitarie pubbliche; * la individuazione dei livelli essenziali e uniformi di assistenza assicurati dal SSN a titolo gratuito o con la partecipazione alla spesa, sulla base dei principi della dignità umana, del bisogno della salute, della qualità delle cure e della loro appropriatezza, equità nonchè della economicità di impiego delle risorse; * la valorizzazione del ruolo dei distretti. Al fine di garantire le compatibilità definite per l'intero sistema di finanza pubblica, la Regione Liguria, ai sensi della legge 449/98, ha definito l'entità dei disavanzi precedenti al 1998 e ha proseguito nell'individuazione di strategie e strumenti di contenimento e qualificazione della spesa sanitaria, pur mantenendo ed incrementando i servizi e le prestazioni erogate nell'ambito dei livelli di assistenza. 2. Il bilancio del periodo precedente Il precedente Piano sanitario regionale fu approvato nel 1989. Ne risulta difficile una valutazione dell'impatto anche a causa delle importanti modifiche avviate con il decreto legislativo 30 dicembre 1992 n. 502 (riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992 n.421). La Regione Liguria ha ridefinito con legge regionale 10 maggio 1993 n. 20 (ridefinizione degli ambiti territoriali delle Unità sanitarie locali) gli ambiti territoriali delle Unità sanitarie locali e ha disciplinato con le leggi regionali 8 agosto 1994 n.42 (disciplina delle Unità sanitarie locali e delle Aziende ospedaliere del Servizio sanitario regionale in attuazione dei decreti legislativi n.502 del 30 dicembre 1992 e n.517 del 7 dicembre 1993) e 20 gennaio 1997 n. 2 (modifiche ed 2

integrazioni alle norme di organizzazione e funzionamento delle Unità sanitarie locali), l'organizzazione ed il funzionamento delle Unità sanitarie locali, delle Aziende e degli Enti ospedalieri, in particolare prevedendo: * l'articolazione del territorio delle Aziende USL in Distretti; * il rafforzamento del ruolo delle autonomie locali, con l'istituzione della Conferenza sanitaria regionale delle autonomie locali; * l'organizzazione delle Aziende in Aree Dipartimentali e Dipartimenti; * l'autonomia operativa del Direttore generale per la costituzione delle Unità Operative. Tali aspetti sono stati realizzati pur richiedendo ulteriore definizione l'articolazione e l'attività dei Dipartimenti. Rimangono, inoltre, non realizzati: * l'effettiva attivazione dei distretti * l'istituzione dell'osservatorio epidemiologico regionale * l'istituzione del Comitato sanitario regionale in qualità di supporto tecnico e scientifico della Giunta regionale. Le funzioni di controllo delle Aziende sanitarie, previste dall'articolo 34 bis della L.R.42/1994 e successive modificazioni, sono state esercitate con forti limiti da più Uffici regionali a causa delle competenze parziali ad essi attribuite e per la mancanza di raccordo strutturale tra gli stessi. Si sottolinea, peraltro, che un effettivo monitoraggio e governo della spesa sanitaria sono stati realizzati a partire dal 1998 dalle strutture del Dipartimento Sanità e Servizi sociali competenti. Alla luce di tali elementi, e delle recenti modifiche normative, sarà data attuazione a quanto previsto dalla L.R. 42/1994 e successive modificazioni, in materia di strutture regionali per il controllo di gestione delle Aziende sanitarie, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente Piano. È stata istituita con legge regionale 27 aprile 1995 n.39 (istituzione dell'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente ligure) l'agenzia regionale per la Protezione dell'ambiente Ligure (ARPAL) per lo svolgimento delle attività tecnico- scientifiche di interesse regionale connesse all'esercizio delle funzioni pubbliche per la protezione dell'ambiente, nonché delle attività tecniche di prevenzione collettiva, di vigilanza e di controllo ambientale. Con la legge regionale 8 febbraio 1995 n.10 (finanziamento, gestione patrimoniale ed economico-finanziaria delle Unità Sanitarie locali e delle altre aziende del Servizio sanitario regionale) sono stati definiti gli aspetti della contabilità finanziaria ed il passaggio alla contabilità economico-patrimoniale che si è concretamente realizzato con la fine del 1998. Sul piano dei livelli di assistenza va rilevato: * il riordino della rete ospedaliera con la chiusura di numerosi piccoli presidi e la manovra di rientro negli standard nazionali relativi ai posti letto (Deliberazione del Consiglio regionale 40/1997 che ha portato l'apparato ospedaliero da 7.4/1000 (1994) a 4.7/1000 p.l. (al 31/12/1998); * l'avvio di iniziative volte a sviluppare l'assistenza territoriale (progetti di assistenza domiciliare e di realizzazione e attivazione di RSA); * la definitiva chiusura degli ex Ospedali Psichiatrici di Genova Quarto e Cogoleto; * l'adozione della legge regionale 30 luglio 1999 n.20 (norme in materia di autorizzazione, vigilanza e accreditamento per i presidi sanitari e socio-sanitari, pubblici e privati. Recepimento del D.P.R. 14 gennaio 1997). Restano in particolare da completare: * il potenziamento della rete di emergenza; * il potenziamento della assistenza collettiva nei luoghi di vita e di lavoro; 3

* il potenziamento della riabilitazione. Sul piano organizzativo si è realizzato: * la rilevazione dei carichi di lavoro (1996-1997) e la definizione delle piante organiche (1998); * la firma degli accordi integrativi per la medicina generale, la pediatria di libera scelta e l'emergenza territoriale (1998); * il piano triennale di informatizzazione. Sul piano istituzionale: * la Convenzione Regione-Università (1998); * gli accordi (1996 e 1999) con le OOSS in merito alla concertazione. Di particolare rilievo, ai fini della integrazione socio-sanitaria, è il riordino dei Servizi Sociali (legge regionale 30/1998 ed il Piano triennale dei Servizi Sociali, adottato con deliberazione del Consiglio regionale 44/1999). Nel triennio 1995-1997 la differenza tra la spesa effettiva e le risorse disponibili ha determinato importanti disavanzi imputabili in parte al sottofinanziamento del Fondo sanitario regionale. Il Servizio sanitario regionale, come peraltro riconosciuto anche nella relazione 1994-1997 del Magistrato della Corte dei Conti, ha comunque avviato politiche di risanamento e di controllo della spesa tanto da consentire alla Regione il riconoscimento di affidabilità finanziaria con un rating Moody's di 3Aa. Ed infatti con il 1998 l'effetto congiunto di differenti elementi: * le strategie di contenimento della spesa (blocco del turn-over del personale, riorganizzazione della rete ospedaliera, ridefinizione delle piante organiche in funzione di un utilizzo più efficiente delle strutture, controllo della spesa farmaceutica, assegnazione di obiettivi alle aziende, monitoraggio regolare dell'andamento della spesa); * l'avvio dell'adeguamento delle risorse assegnate in sede nazionale sulla base di un riparto basato sulla pesatura della quota capitaria in funzione delle caratteristiche demografiche della popolazione; ha comportato: * un incremento della spesa inferiore al 2.3% (media nazionale 3.8%); * un disavanzo regionale che da 394 miliardi relativo all'anno 1997 si attesterà per il 1998 intorno a circa 192 miliardi. Per il 1999 è stimato un incremento di spesa compatibile con le previsioni di rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale. La gestione del SSR potrà quindi essere un elemento determinante per consentire alla Liguria di avere le carte in regola per garantire il patto di stabilità previsto dall'articolo 28 della l. 449/1998, a condizione che si mantenga e migliori ulteriormente la capacità di commisurare la spesa corrente ai flussi finanziari e si attui una opportuna politica di investimenti, finalizzata ad ottenere ulteriori economie specifiche e di scala nel quadro di un miglioramento continuo della qualità del servizio ai cittadini. 3. I principi e gli scopi del Piano Sanitario Regionale 1999-2001 La salute è diritto e risorsa fondamentale per l'individuo e la collettività. Un Servizio sanitario regionale (SSR) equo, efficace ed efficiente facilita lo sviluppo economico e sociale della comunità locale ed il suo contributo alla comunità nazionale ed europea. Il Piano sanitario regionale ligure 1999-2001 (PSR) è lo strumento programmatico per lo sviluppo delle capacità del SSR, finalizzato a promuovere e migliorare la salute, con interventi 4

preventivi, curativi e riabilitativi, usando al meglio le risorse umane, scientifiche, professionali, organizzative, strumentali ed economiche che la collettività rende disponibili, valorizzando le risorse delle persone, delle famiglie e delle aggregazioni sociali destinatarie di interventi. In coerenza con quanto affermato nel Piano sanitario nazionale (PSN), i principi che devono orientare il SSR sono quelli: * della universalità di accesso sulla base del grado di necessità dell'assistenza sanitaria valutata in base alle conoscenze scientifiche sull'efficacia; * della eguaglianza nell'accessibilità a servizi uniformemente distribuiti; * della condivisione del rischio finanziario e cioè del contributo economico dei singoli individui basato sulla capacità contributiva. La Regione, inoltre, nell'ambito di iniziative dello Stato di cooperazione sanitaria in materia di solidarietà internazionale, promuove azioni di sostegno e di assistenza tecnica attraverso i presidi del SSR. La partecipazione sociale e istituzionale nella definizione, realizzazione, valutazione e controllo dei risultati del PSR così come la responsabilizzazione dei livelli istituzionali, organizzativi e professionali sono presupposti fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi del PSN articolati a livello regionale nel PSR. La Regione Liguria individua inoltre come condizioni prioritarie per lo sviluppo del PSR nel triennio 1999-2001: * il perseguimento dell'equità nella distribuzione delle risorse e dell'offerta di servizi e lo sviluppo dell'aspetto solidaristico del SSR. Ciò implica l'incremento delle garanzie collettive e la disincentivazione degli interessi localistici e particolaristici; * la compatibilità tra le risorse impiegate e quelle disponibili per l'assistenza sanitaria avendo come riferimento standards europei e nella consapevolezza che l'obiettivo della compatibilità può essere raggiunto solo se si sposta l'attenzione dalla questione dei costi e dei tagli a quella dell'efficacia e della qualità, attraverso l'incremento della appropriatezza e dell'efficienza, per ciò che concerne gli aspetti strutturali (es. il riordino della rete ospedaliera), organizzativi (es. la definizione del fabbisogno di personale e la gestione degli acquisti) e tecnici (es. linee-guida evidence-based, formazione ed aggiornamento del personale); * l'organizzazione al fine di incrementare la capacità del Servizio sanitario regionale di migliorare la salute e di adeguarlo alle esigenze in evoluzione dei cittadini, anche per sfruttare le opportunità date dall'evoluzione della Pubblica Amministrazione sia in campo sanitario che in altri settori. La semplificazione e la velocizzazione dell'accesso alle prestazioni è, in questa linea, una delle priorità; * l'innovazione resa necessaria e opportuna: * dalle trasformazioni nella dinamica demografica, sociale e delle patologie; * dalle esigenze di rispettare i vincoli imposti dagli obiettivi di risanamento della finanza pubblica; * dallo sviluppo delle tecnologie sanitarie; * dalle opportunità offerte dalla informatica e dalla telematica; * dalla evoluzione dei modelli organizzativi. In questi campi la Regione Liguria si propone di sviluppare una proprio ruolo propositivo e progettuale nel contesto nazionale. Obiettivo non ultimo del PSR 1999-2001 è quello di incrementare la qualità complessiva del SSR per contribuire a migliorare il livello di qualità del Servizio sanitario nazionale. Queste scelte impongono modificazioni culturali e investimenti al fine di permettere lo sviluppo e la realizzazione di strategie volte alla valorizzazione delle politiche di promozione della salute e alla individuazione di modelli di allocazione delle risorse e di controllo dei consumi che 5

esaltino l'appropriatezza del ricorso alle prestazioni sanitarie e la loro efficacia rispetto agli obiettivi. 4. Il metodo di lavoro per il Piano Sanitario Regionale 1999-2001 Il Piano sanitario regionale rappresenta il piano strategico degli interventi della Regione, in collaborazione con altri enti per il raggiungimento degli obiettivi di salute e per garantire i livelli uniformi di assistenza. Coerentemente con i principi adottati viene riconosciuto e valorizzato: * il ruolo dei Comuni attraverso la Conferenza dei Sindaci a livello di USL e di distretto sociosanitario e la Conferenza socio sanitaria delle autonomie locali a livello regionale; * il livello di autonomia e di responsabilità delle Aziende USL e ospedaliere e dei distretti. La responsabilizzazione delle Aziende Usl e ospedaliere e dei Comuni comporta che il PSR venga declinato e arricchito dai Piani attuativi locali delle Aziende USL e dai Piani di attività delle Aziende ospedaliere, che, assumendone l'indirizzo e gli obiettivi lo rendano concreto e operativo sul territorio e nei presidi. Accanto alla partecipazione delle Istituzioni e degli Enti locali, il Piano valorizza la partecipazione sociale, dei sindacati e delle associazioni professionali, del Terzo Settore socialmente impegnato, dell'associazionismo, del volontariato, dell'imprenditoria. Infine, coerentemente con il tema del patto di solidarietà per la salute che costituisce il riferimento centrale del PSN, attenzione verrà posta anche al confronto ed alle possibilità di collaborazione con i produttori, con il mondo della comunicazione e con la comunità internazionale, tramite specifiche intese ed il coinvolgimento in iniziative regionali e locali. Le decisioni che dovranno essere assunte per la realizzazione dei cambiamenti impostati con il PSR seguiranno una strategia decisionale esplicita volta a garantire trasparenza e ad ottenere i massimi risultati per il complesso della comunità e si articoleranno di norma nelle seguenti fasi: * definizione del fabbisogno con strumenti appropriati; * definizione delle modalità ottimali di risposta; * verifica di compatibilità; * pianificazione delle risposte; * valutazione dei risultati. Particolare attenzione sarà posta ai problemi della gestione e dell'implementazione a maggior ragione poiché il PSR 1999-2001 si configura come un processo di trasformazione del SSR che riguarda le strutture, le apparecchiature e le tecnologie sanitarie, le risorse umane, le procedure. Per supportare questo processo, svolgeranno un ruolo fondamentale, anche attraverso iniziative di formazione, alcuni strumenti quali le tecniche di gestione per obiettivi e per progetti, i Gruppi di Lavoro interaziendali (GdL), il benchmarking interno ed il confronto e la collaborazione con esperienze di altre Regioni italiane ed estere. Tra le condizioni ritenute indispensabili per l'efficacia applicativa del Piano sanitario regionale, se ne evidenziano alcune di particolare rilievo: a. l'attivazione di una unica struttura di controllo per l'applicazione dell'articolo 34 bis della L.R. 42/1994 e successive modificazioni; b. l'adeguamento delle competenze e delle risorse umane del Dipartimento Sanità e Servizi Sociali; c. l'attivazione immediata dell'osservatorio epidemiologico per la valutazione puntuale dei bisogni e per l'avvio delle verifiche sulla qualità dei risultati che lo stesso Piano sanitario regionale introduce nel sistema sanitario. 6

Un SSR efficace ed efficiente costituisce, infatti, supporto e stimolo allo sviluppo socioeconomico della Liguria, tenuto conto delle caratteristiche proprie della nostra Regione. Parte I. Il ruolo dei cittadini e delle istituzioni 1. Il ruolo dei cittadini e delle formazioni sociali Questo PSR, in accordo con il PSN e con quanto previsto dalla L.R.42/1994 e successive modificazioni, intende valorizzare il ruolo dei cittadini e delle componenti sociali come titolari di diritti e di responsabilità in merito alla promozione ed alla tutela della salute, nell'ambito della realizzazione di un patto di solidarietà per la salute anche a livello regionale che deve coinvolgere, come indicato dal PSN 1998-2000: cittadini, operatori sanitari, istituzioni, volontariato, produttori non-profit e profit di beni e servizi di carattere sanitario, organi e strumenti della comunicazione, la comunità europea ed internazionale. Per questi motivi il Piano assegna un ruolo di priorità alle iniziative per la promozione della salute e per la informazione dei cittadini, individua obiettivi di salute che coinvolgono il cittadino, la sua famiglia e la sua rete sociale. è altresì sottolineata l'importanza della integrazione socio-sanitaria ed è previsto lo sviluppo e la valorizzazione di strumenti che consentono al cittadino di contribuire alla valutazione della qualità e dei risultati dell'assistenza anche in base a quanto previsto dall'articolo 14 del d. lgs. 502/1992. Per rafforzare la partecipazione delle formazioni sociali esistenti sul territorio, la Regione si impegna inoltre a realizzare iniziative per la divulgazione di dati sulla qualità e gli aspetti economici delle prestazioni e dei servizi erogati sulla base di intese con le formazioni sociali stesse. La Regione sviluppa inoltre il confronto con le organizzazioni sindacali, le associazioni professionali, le associazioni di tutela dei cittadini, le associazioni del Terzo Settore socialmente impegnato, del volontariato e dell'imprenditoria, tenendo conto anche degli indirizzi che il Governo si è impegnato a formulare con il Patto per lo sviluppo e l'occupazione. Tale confronto troverà ulteriore definizione in specifici protocolli d'intesa. 2. Il ruolo delle autonomie locali La Regione Liguria ha istituito la Conferenza socio sanitaria regionale delle autonomie locali la cui finalità è quella di 'assicurare un efficace sistema di relazioni istituzionali e di promuovere la collaborazione tra le autonomie locali che partecipano al conseguimento degli obiettivi e alla qualificazione del Servizio sanitario regionalé (articolo 6 bis della L.R. 42/1994 e successive modifiche e integrazioni). In fase di prima applicazione detta Conferenza coincide con l'organismo di cui all'articolo 2, comma 2 ter, del d. lgs. 229/1999. La Conferenza partecipa: a. alla programmazione sanitaria regionale, formulando osservazioni sul progetto di Piano sanitario regionale; b. alla valutazione dei risultati, esprimendo il proprio parere in merito alla Relazione annuale sullo stato sanitario della Liguria; c. alla verifica della realizzazione dei Piani attuativi locali da parte delle Aziende sanitarie, ospedaliere ed Enti convenzionati. La Conferenza si raccorda, per la pianificazione sanitaria e socio-sanitaria, con le Conferenze dei Sindaci e le Conferenze di Zona, acquisendo pareri e proposte integrative e valutazioni: * sui provvedimenti all'esame della Conferenza stessa; * sui Piani attuativi locali; * sui Programmi delle Attività territoriali. 7

Con la L.R. 30/1998 si è provveduto a definire ulteriormente il ruolo della Conferenza dei Sindaci dei Comuni compresi nell'ambito territoriale di ciascuna Azienda USL assegnandole il compito di rappresentare il bisogno sanitario, socio-sanitario e sociale delle comunità locali e di sollecitare adeguate risposte alle esigenze sanitarie della popolazione. Essa svolge, pertanto, le seguenti funzioni (articolo 36 comma 2 della L.R. 30/1998): * definisce, nell'ambito della programmazione regionale, le linee di indirizzo per l'impostazione programmatoria dell'attività; * esamina il bilancio pluriennale di previsione ed il bilancio consuntivo di esercizio delle Aziende USL, rimettendo alla Giunta regionale le relative osservazioni; * verifica l'andamento generale dell'attività e contribuisce alla definizione dei piani programmatici, trasmettendo le proprie valutazioni e proposte al Direttore generale e alla Giunta regionale; * promuove forme di coordinamento e integrazione dei servizi socio-sanitari e sanitari con i servizi sociali; * adotta sistemi di valutazione di efficienza, efficacia e qualità dei servizi socio-sanitari e sanitari; * determina, per la programmazione attuativa locale, sentito il Direttore generale, i criteri generali per la predisposizione del Piano attuativo locale, anche con riferimento all'allocazione delle risorse finanziarie tra i livelli di assistenza, nonchè gli indirizzi generali per l'integrazione socio-sanitaria e i Programmi delle Attività territoriali; * fornisce pareri e proposte integrative e valutazioni alla Conferenza socio sanitaria regionale delle Autonomie locali sui provvedimenti all'esame della Conferenza stessa; * trasmette osservazioni in merito al Piano attuativo locale. Essa individua le Zone cui, ai fini dell'integrazione socio-sanitaria, corrispondono i Distretti Sanitari. (articolo 11 comma 2 della L.R. 30/1998). La Conferenza dei Sindaci si articola in Conferenze di Zona costituite dai Sindaci dei Comuni compresi nella Zona stessa e, sia a livello di Usl sia di Zona, si avvale di una segreteria tecnica come supporto professionale e amministrativo (articolo 36, commi 3 e 4 della L.R. 30/1998). Le Zone attualmente individuate nelle cinque USL della Regione Liguria, di cui all' Allegato "A", sono le seguenti: ASL 1 ZONA 1 - VENTIMIGLIESE (TOTALE POPOLAZIONE 59.839) (cartina) *Airole *Apricale *Bordighera *Camporosso *Castelvittorio *Dolceacqua *Isolabona *Olivetta San Michele *Perinaldo *Pigna *Rocchetta Nervina *San Biagio della Cima *Seborga *Soldano *Vallecrosia 8

*Vallebona *Ventimiglia ZONA 2 - SANREMESE (TOTALE POPOLAZIONE 85.263) (cartina) *Badalucco *Baiardo *Carpasio *Castellaro *Ceriana *Molini di Triora *Montaldo Ligure *Ospedaletti *Pompeiana *Riva Ligure *Sanremo *Santo Stefano al Mare *Taggia *Terzorio *Triora ZONA 3 - IMPERIESE (TOTALE POPOLAZIONE 71.458) (cartina) *Aurigo *Borgomaro *Caravonica *Cervo *Cesio *Chiusanico *Chiusavecchia *Cipressa *Civezza *Costa Rainera *Diano Arentino *Diano Castello *Diano Marina *Diano San Pietro *Dolcedo *Imperia *Lucinasco *Mendatica *Pietrabruna *Pontedassio *Prelà *San Bartolomeo al Mare *San Lorenzo al Mare *Vasia *Villa Faraldi *Aquila d'arroscia *Armo *Borghetto d'arroscia *Cosio d'arroscia 9

*Montegrosso Pian Latte *Pieve di Teco *Pornassio *Ranzo *Rezzo *Vassalico ASL 2 ZONA 1 - ALBENGANESE (TOTALE POPOLAZIONE 57.900) (cartina) *Andora *Testico *Stellanello *Alassio *Laigueglia *Albenga *Ceriale *Villanova d'albenga *Garlenda *Casanova Lerrone *Onzo *Vendone *Arnasco *Ortovero *Cisano sul Neva *Erli *Nasino *Castelbianco *Zuccarello *Castelvecchio di Rocca Barbena ZONA 2 - FINALESE (TOTALE POPOLAZIONE 54.680) (cartina) *Loano *Toirano *Balestrino *Borghetto Santo Spirito *Boissano *Pietra Ligure *Tovo San Giacomo *Giustenice *Magliolo *Borgio Verezzi *Finale Ligure *Calice Ligure *Rialto *Orco Feglino *Noli *Vezzi Portio 10

ZONA 3 - BORMIDE (TOTALE POPOLAZIONE 41.110) (cartina) *Calizzano *Bardineto *Massimino *Murialdo *Millesimo *Osiglia *Roccavignale *Cengio *Cosseria *Carcare *Altare *Bormida *Mallare *Pallare *Plodio *Cairo Montenotte *Dego *Giusvalla *Piana Crixia ZONA 4 - SAVONESE (TOTALE POPOLAZIONE 126.706) (cartina) *Spotorno *Vado Ligure *Bergeggi *Quiliano *Savona *Albisola Superiore *Albisola Marina *Stella *Varazze *Celle Ligure *Sassello *Mioglia *Pontinvrea *Urbe ASL 3 ZONA 1 (TOTALE POPOLAZIONE 101.907) (cartina) *Arenzano *Cogoleto *Masone *Campoligure *Rossiglione *Tiglieto 11

*Mele *Ge-Voltri *Ge-Pra *Ge-Pegli ZONA 2 (TOTALE POPOLAZIONE 134.976) (cartina) *Ge-Sestri *Ge-Cornigliano *Ge-Sampierdarena *Ge-San Teodoro ZONA 3 (TOTALE POPOLAZIONE 115.747) (cartina) *Casella *Montoggio *Savignone *Valbrevenna *Ronco Scrivia *Isola del Cantone *Vobbia *Busalla *Crocefieschi *Campomorone *Ceranesi *Mignanego *Sant'Olcese *Serra Riccò *Ge-Pontedecimo *Ge-Bolzaneto *Ge-Rivarolo ZONA 4 (TOTALE POPOLAZIONE 158.967) (cartina) *Ge-Oregina *Ge-Lagaccio *Ge-Pre-Molo *Ge-Castelletto *Ge-Portoria *Ge-San Martino *Ge-Albaro *Ge-Foce ZONA 5 (TOTALE POPOLAZIONE 155.894) (cartina) *Montebruno *Propata *Rondanina *Fontanigorda *Fascia *Gorreto *Rovegno *Lumarzo *Davagna 12

*Torriglia *Bargagli *Ge-Struppa *Ge-Molassana *Ge-Staglieno *Ge-Marassi *Ge-San Fruttuoso ZONA 6 (TOTALE POPOLAZIONE 102.094) (cartina) *Recco *Camogli *Sori *Uscio *Avegno *Bogliasco *Pieve Ligure *Ge-Nervi *Ge-Quarto *Ge-Valle Sturla ASL 4 ZONA 1 - SESTRI LEVANTE (TOTALE POPOLAZIONE 33.102) (cartina) *Sestri Levante *Castiglione Chiavarese *Casarza Ligure *Moneglia *Carro *Maissana *Varese Ligure ZONA 2 - TIGULLIO (TOTALE POPOLAZIONE 71.260) (cartina) *Chiavari *Carasco *Leivi *San Colombano Certenoli *Lavagna *Cogorno *Né *Coreglia Ligure *Favale di Malvaro *Cicagna *Lorsica *Moconesi *Neirone *Orero *Tribogna *Rezzoaglio *Santo Stefano D'Aveto 13

*Borzonasca *Mezzanego ZONA 3 (TOTALE POPOLAZIONE 43.081) (cartina) *Rapallo *Zoagli *Santa Margherita Ligure *Portofino ASL 5 ZONA 1 - SPEZZINO (TOTALE POPOLAZIONE 111.952) (cartina) *La Spezia *Lerici *Portovenere ZONA 2 - VAL DI MAGRA (TOTALE POPOLAZIONE 66.536) (cartina) *Ameglia *Arcola *Castelnuovo Magra *Ortonovo *Santo Stefano Magra *Sarzana *Vezzano Ligure ZONA 3 - RIVIERA VAL DI VARA (TOTALE POPOLAZIONE 40.064) (cartina) *Bonassola *Borghetto Vara *Brugnato *Carrodano *Deiva Marina *Framura *Levanto *Monterosso *Pignone *Riccò del Golfo *Rocchetta Vara *Sesta Godano *Vernazza *Zignago *Beverino *Bolano *Calice al Cornoviglio *Follo *Riomaggiore La Conferenza di Zona oltre alle funzioni di cui all'articolo 12 della L.R. 30/1998: *esprime la propria intesa sulla proposta di Programma delle Attività territoriali formulata dal Direttore di Distretto; 14

*esprime il proprio parere sulla Relazione annuale di Distretto per la verifica del raggiungimento dei risultati di salute definiti nel Programma delle Attività territoriali; *predispone il Piano dei servizi sociali ai sensi dell'articolo 12 comma 5 della L.R. 30/1998 ed individua le prestazioni per le quali può essere effettuata la delega alle Aziende sanitarie; *individua, d'intesa con l'azienda USL, le prestazioni sociali in essa collocate e le modalità di gestione integrata. I Comuni e i loro organismi di rappresentanza saranno, inoltre, coinvolti nel processo di valutazione dei risultati delle Aziende USL e nei procedimenti di valutazione e di revoca dei Direttori generali con riferimento agli obiettivi fissati dalla programmazione regionale e locale. Il Comitato per l'area Metropolitana La rete ospedaliera di Genova è costituita da sei Aziende o Enti ospedalieri e dai presidi della USL 3. La complessità di tale rete rende evidente il potenziale di offerta e l'utilità di promuovere forme di coordinamento che possano rendere tale insieme maggiormente coordinato e quindi più efficace, più efficiente, in grado di offrire un'offerta equamente distribuita ed appropriata ai cittadini. Il d.lgs.229/1999, articolo 2 comma 2 quater, prevede che le Regioni disciplinino le modalità di coordinamento tra le strutture operanti nelle aree metropolitane tramite la costituzione di un organismo locale con il compito di partecipare alla programmazione e all'attuazione del Piano attuativo locale. Ai sensi di detta norma è istituito il Comitato per l'area Metropolitana composto dal Sindaco del Comune di Genova e dai Presidenti delle Conferenze di Zona ricomprese nel territorio della U.S.L. n. 3 Genovese e dal Direttore generale dell'azienda USL Genovese, dai Direttori generali delle Aziende ospedaliere e degli Enti ospedalieri presenti nel territorio dell'area metropolitana. Il Comitato per l'area Metropolitana svolge le seguenti funzioni: *determina i criteri generali per la predisposizione del Piano attuativo metropolitano e per il relativo coordinamento con il Piano attuativo locale sulla base degli indirizzi del Piano sanitario regionale; *coordina gli interventi ad elevata criticità o rilievo clinico, quali ad esempio: -gestione integrata territoriale ed ospedaliera dell'emergenza ed urgenza; -gestione integrata del percorso nascita; - progetto per la riduzione delle liste di attesa; *individua i servizi che devono essere gestiti con modalità omogenee e le relative forme di integrazione, anche con riferimento alle attività amministrative e gestionali: -centro unificato di prenotazioni ambulatoriali ed ospedaliere; -attività intra-moenia; -bilancio consolidato per consentire l'analisi complessiva della valenza economica della rete ospedaliera genovese; -coordinamento dell'attività del controllo di gestione. *individua e coordina le iniziative per la valorizzazione e lo sviluppo delle specificità di offerta nell'ambito degli indirizzi regionali quali, ad esempio, Area pediatrica, Area oncologica, Area della riabilitazione, alcune attività di trapianto; *detta le linee di indirizzo per il coordinamento delle attività distrettuali. 3. Il ruolo della Regione Il d. lgs. 112/1998 conferisce alle Regioni tutti i compiti amministrativi in tema di salute umana, salvo quelli espressamente mantenuti allo Stato, e precisa "attengono alla tutela della salute umana le funzioni e i compiti rivolti alla promozione, alla prevenzione, al mantenimento, al 15

recupero della salute fisica e psichica della popolazione, nonché al perseguimento degli obiettivi del SSN". Il Piano sanitario nazionale 1998/2000 specifica la responsabilità delle Regioni rispetto al perseguimento degli obiettivi di salute e all'equilibrio tra finanziamento complessivo e spesa aggregata. In particolare rilievo viene posto il ruolo di "indirizzo nei riguardi delle Aziende UUSSLL nella elaborazione dei piani annuali di attività e nella definizione dei livelli di spesa". Nel mutato contesto normativo e programmatorio la Regione dovrà, quindi, svolgere funzioni di: *programmazione sanitaria regionale e disciplina della programmazione locale; *definizione dei principi e dei criteri per l'organizzazione ed il funzionamento delle Aziende sanitarie; *regolazione dei soggetti erogatori di cui alla lettera f, Parte II, punto 2; *coordinamento, indirizzo tecnico, promozione e supporto; *definizione dei criteri di finanziamento ed erogazioni conseguenti; *monitoraggio e controllo sulle attività sanitarie e socio-sanitarie e sull'andamento della spesa; *valutazione dei risultati di gestione, anche in rapporto alla qualità nonché all'appropriatezza delle prestazioni erogate; *controllo sugli atti e controlli sostitutivi. Nel triennio 1999-2001 la Regione assolve tali funzioni perseguendo gli obiettivi e assumendo i criteri e le modalità posti dal PSN e da questo PSR. In particolare: *definisce il riparto annuale del Fondo sanitario regionale e gestisce le erogazioni conseguenti nelle modalità indicate nella parte IV, punto 1, di questo PSR; *emana atti di indirizzo per la formulazione di Piani attuativi locali delle Aziende USL e dei Piani preventivi di attività delle Aziende ospedaliere da negoziarsi tra le stesse e le Aziende USL; *provvede ad emanare annualmente linee guida per la gestione del SSR e obiettivi delle Aziende sanitarie con valenza di atto di indirizzo. Verifica che le Aziende vi si attengano e, nel caso, interviene con azioni correttive; *stabilisce i criteri di valutazione dei Direttori generali; *fissa i termini e le modalità con cui le Conferenze di Zona esprimono pareri sulla proposta di Programma delle Attività territoriali e sulla Relazione annuale di Distretto; *aggiorna il sistema tariffario e le remunerazioni delle funzioni e articola le prestazioni non tariffabili; *predispone linee guida di indirizzo e promozione della contrattazione fra Aziende Usl e Aziende pubbliche e private accreditate; *individua i progetti da finanziare attraverso le quote vincolate del Fondo sanitario nazionale; *esamina i bilanci e i rendiconti delle Aziende e assume i provvedimenti di competenza; *adotta linee-guida tecnico professionali sviluppate in accordo con le Società scientifiche e con il consenso degli operatori locali e sentite le associazioni di tutela dei diritti dei cittadini, basate sui criteri della evidence based medicine tenendo conto della compatibilità economica; *individua e implementa un sistema di valutazione che consenta trasparenza, confronto di attività e di risultati, scambio di esperienze fra le diverse Aziende sanitarie; *promuove la formazione, l'aggiornamento, la riqualificazione del personale, sia nella dimensione tecnico professionale sia nella dimensione gestionale e organizzativa. 16

Sintesi della disciplina normativa contenuta nella parte I Conferenza socio sanitaria regionale delle autonomie locali 1.La Conferenza socio sanitaria regionale delle Autonomie locali di cui all'articolo 2 della L.R. 5/1999 provvede ai compiti attribuiti dal comma 2 bis dell'articolo 2 del d.lgs 502/1992, raccordandosi per la pianificazione sanitaria e socio sanitaria, con le Conferenze dei Sindaci e le Conferenze di Zona. 2.La Conferenza partecipa: a.alla programmazione sanitaria regionale, formulando osservazioni sul progetto di Piano Sanitario regionale; b.alla valutazione dei risultati, esprimendo il proprio parere in merito alla Relazione annuale sullo stato sanitario della Liguria; c.alla verifica della realizzazione dei Piani attuativi locali da parte delle Aziende sanitarie, ospedaliere ed Enti convenzionati. 3.La Conferenza di cui al primo comma, nel collegamento con le Conferenze dei Sindaci, acquisisce dalle stesse: a.parere preventivo e proposte integrative e/o modificazioni sui provvedimenti all'esame della Conferenza; b.pareri e valutazioni, sui programmi delle attività territoriali di cui al comma 2 ter dell'articolo 2 e al comma 4 dell'articolo 3 quater del d.lgs 502/1992. Conferenza dei sindaci 1.I Sindaci dei Comuni ricompresi nell'ambito territoriale dell'azienda sanitaria locale sono costituiti in Conferenza. 2.La Conferenza svolge le seguenti funzioni: *individua le Zone di cui all'articolo 11, comma 2, della L.R. 30/1998 che corrispondono ai Distretti sanitari *definisce, nell'ambito della programmazione regionale, le linee di indirizzo per l'impostazione programmatoria dell'attività; *contribuisce alla definizione dei piani programmatici, trasmettendo le proprie valutazioni e proposte al Direttore generale e alla Giunta regionale; *esamina il bilancio pluriennale di previsione ed il bilancio consuntivo di esercizio delle Aziende USL, rimettendo alla Giunta regionale le relative osservazioni; *verifica l'andamento generale dell'attività; *promuove forme di coordinamento e integrazione dei servizi socio sanitari e sanitari con i servizi sociali; *adotta sistemi di informazione e valutazione di efficienza, efficacia e qualità dei servizi socio sanitari e sanitari; *determina per la programmazione attutiva locale, sentito il Direttore Generale, i criteri generali per la predisposizione del Piano attuativo locale, anche con riferimento all'allocazione delle risorse finanziarie tra i livelli di assistenza, nonchè gli indirizzi generali per l'integrazione sociosanitaria e i Programmi delle Attività Territoriali; *predispone osservazioni in merito al Piano Attuativo Locale in base alle quali il Direttore Generale formula il Piano definitivo; *fornisce pareri e proposte integrative e valutazioni alla Conferenza Socio Sanitaria Regionale delle Autonomie Locali sui provvedimenti all'esame della Conferenza stessa; 3.La Conferenza è dotata di una Segreteria Tecnica che si raccorda con le Segreterie Tecniche di Zona per la raccolta di elementi necessari alla formulazione dei Piani attuativi locali e alla loro 17

verifica, come supporto tecnico professionale e amministrativo ai Comuni e all'azienda Sanitaria 4.La Conferenza dei Sindaci nomina, nel suo seno, il Comitato di rappresentanza, che è composto dal Presidente della Conferenza e da quattro rappresentanti delle Conferenze di Zona, esclusa la facoltà di doppia rappresentanza di uno stesso Comune. I compiti del Comitato sono precisati in un regolamento adottato dalla Conferenza su schema regionale. Per l'area Metropolitana il Comitato di Rappresentanza può essere elevato a sette membri, e i Presidenti delle Zone, qualora la materia sia stata delegata dal Comune Metropolitano alle Circoscrizioni, possono essere sostituti dai Presidenti di Circoscrizione. La conferenza di zona 1. I Sindaci dei Comuni ricompresi nalla Zona si costituiscono in Conferenza che corrisponde all'organismo di rappresentanza dei Sindaci del Distretto. 2. La Conferenza di Zona, o Comitato di rappresentanza dei Sindaci del Distretto, oltre alle funzioni di cui all'articolo 12 della l. r. 30/1998: *esprime la propria intesa sulla proposta di Programma delle Attività Territoriali formulata dal Direttore di Distretto *esprime il proprio parere sulla Relazione annuale di Distretto per la verifica del raggiungimento dei risultati di salute definiti nel Programma delle Attività Territoriali *predispone il piano dei servizi sociali ai sensi dell'articolo 12 comma 5 della L.R. 30/1998 ed individua le prestazioni per le quali può essere effettuata la delega alle Aziende Sanitarie; *individua, d'intesa con l'azienda USL, le prestazioni sociosanitarie ad elevata integrazione sanitaria nenchè quelle sociosanitarie integrate. 3. Per l'area metropolitana, le Conferenze di Zona agiscono nel rispetto degli indirizzi unitari impartiti dal Comune Metropolitano Comitato per l'area metropolitana 1.È istituito il Comitato per l'area Metropolitana, ai sensi dell'art. 2, comma 2 quater del d. lgs 502/1992 e successive modifiche e integrazioni, composto dal Sindaco del Comune Metropolitano e dai Presidenti delle Conferenze di Zona ricomprese nel territorio della U.S.L. n. 3 Genovese, dal Direttore Generale della Azienda USL Genovese, dai Direttori Generali delle Aziende Ospedaliere e degli Enti Ospedalieri presenti nel territorio dell'area Metropolitana. 2.Il Comitato: *determina i criteri generali per la predisposizione del Piano attuativo metropolitano e per il relativo coordinamento con il Piano attuativo locale, sulla base degli indirizzi del Piano Sanitario regionale; *coordina gli interventi ad elevata criticità o rilievo clinico; *individua i servizi che devono essere gestiti con modalità omogenee e le relative forme di integrazione anche con riferimento alle attività amministrative e gestionali; *individua e coordina le iniziative per la valorizzazione e lo sviluppo delle specificità di offerta nell'ambito degli indirizzi regionali; *detta le linee di indirizzo per il coordinamento delle attività distrettuali. 18

Parte II. Gli obiettivi di salute 1. Obiettivi di salute e loro valutazione Il Piano sanitario regionale ligure 1999-2001 si pone come obiettivo la promozione della salute. Benefici di salute rilevanti sono acquisibili anche attraverso politiche diverse da quella sanitaria: la politica dell'ambiente, l'educazione, adeguate condizioni di lavoro, la sicurezza nei trasporti, il miglioramento della organizzazione dei tempi di vita. Si tratta tuttavia di competenze che fanno capo a centri di responsabilità diversi da quelli della sanità, con budget distinti e non comunicanti con quelli sanitari. Per controllare la domanda sanitaria e conseguire ulteriori contenimenti e razionalizzazioni della spesa, è necessario che queste politiche sviluppino azioni di salute trovando forme di concertazione e coordinamento con i diversi centri di responsabilità competenti nelle relative materie che attengono alle politiche della salute. Il luogo di riconoscimento e di integrazione di tali azioni è rappresentato dal Piano sanitario regionale e dai Piani attuativi locali. Nel Piano sanitario regionale (PSR) la Regione individua obiettivi di salute prioritari sulla base delle indicazioni del PSN 1998-2000 e della analisi delle specificità della Liguria e predispone un programma di indirizzo delle risorse e delle attività per il triennio, finalizzato al raggiungimento di tali obiettivi. Poiché gli obiettivi sono tendenziali, ai fini della valutazione del PSR, il riferimento è costituito dalla realizzazione delle azioni previste, dal rispetto dei criteri di appropriatezza nella scelta delle azioni e dalla erogazione di un livello adeguato di servizi e di prestazioni. La Regione si impegna ad avviare sistemi di monitoraggio che consentano di valutare periodicamente l'andamento in funzione degli obiettivi di salute e di verificarne il raggiungimento nel medio periodo. La Regione predispone un rapporto annuale - Relazione sullo stato sanitario della Liguria - ai fini della valutazione del PSR e del PSN a livello centrale. Il primo di questi rapporti dovrà porsi come obiettivo prioritario quello di precisare i valori di riferimento per il raggiungimento degli obiettivi che, in assenza di un Osservatorio Epidemiologico, sono stati definiti dalle strutture regionali ma con metodiche non ancora omogenee. I successivi rapporti annuali dovranno essere predisposti anche sulla base delle Relazioni annuali di distretto e di USL. 2. Il Piano Attuativo Locale Ciascuna Azienda U.S.L., sulla base degli obiettivi fissati dal Piano sanitario regionale e secondo gli indirizzi determinati dalla Conferenza dei Sindaci, predispone il Piano attuativo locale, contenente gli obiettivi di salute a livello aziendale e i criteri per la gestione delle risorse orientata al loro perseguimento, formulando indicazioni per la loro articolazione in ordine alle caratteristiche specifiche del proprio contesto. Il Piano attuativo locale (PAL) contiene: a. l'analisi delle condizioni di salute e della domanda a livello locale; b. specifici riferimenti quantitativi per gli obiettivi di salute locali espressi in termini di esiti (obiettivi di contenimento o riduzione delle cause di morte e degli eventi clinici, miglioramento funzionale o della salute percepita) o di processi fortemente associati agli esiti; c. gli obiettivi in termini di soddisfazione degli utenti rispetto ai servizi e alle prestazioni ricevute; d. la quantità, la qualità e l'accessibilità dei servizi e delle prestazioni da rendere alla popolazione del territorio; e. la previsione annuale di spesa per garantire le prestazioni ed il funzionamento complessivo del distretto; f. i criteri e le specifiche indicazioni per regolare l'integrazione dell'attività dei Dipartimenti e delle Strutture complesse e semplici tra loro e con le Aziende ospedaliere, le Aziende 19

universitarie, gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico ed i soggetti accreditati operanti nella USL; g. le azioni e le tappe per il raggiungimento degli obiettivi; h. gli impegni della Azienda USL articolati a livello di ciascun Distretto nell'arco di vigenza del PSR (da esplicitare nella Carta dei Servizi); i. le modalità di valutazione del Piano stesso. Il Piano attuativo locale: * è adottato, sulla base delle risorse assegnate e previo parere della Conferenza dei Sindaci, dal Direttore Generale; * ha valenza triennale e viene aggiornato annualmente; La Regione fornisce linee di indirizzo per la predisposizione dei PAL con indicazioni specifiche per la USL metropolitana di Genova. Il PAL riconosce anche le esigenze di chi risiede solo temporaneamente nel territorio. Sulla base del PAL il Direttore generale assegna gli obiettivi e le risorse ai Dipartimenti ed ai distretti. Sulla base del PAL i Dipartimenti di ciascuna Azienda USL, le Aziende, gli Enti Ospedalieri, gli IRCCS e gli altri soggetti erogatori predispongono il proprio Piano preventivo di attività orientato al perseguimento degli obiettivi individuati, oggetto di contrattazione con la USL ai sensi dell'articolo 8 quinquies del d. lgs. 229/1999. 3. Il Programma delle Attività Territoriali (PAT) Il Programma delle Attività territoriali deve contenere: a. l'analisi delle condizioni di salute e della domanda a livello locale; b. specifici riferimenti quantitativi per gli obiettivi di salute locali espressi in termini di esiti o di processi fortemente associati agli esiti; c. gli obiettivi in termini di soddisfazione degli utenti rispetto ai servizi e alle prestazioni ricevute; d. la quantità, la qualità e l'accessibilità dei servizi e delle prestazioni da rendere alla popolazione del territorio; e. la previsione annuale di spesa per garantire le prestazioni ed il funzionamento complessivo del distretto; f. i criteri, le azioni e le tappe per il raggiungimento degli obiettivi fissati nel PAL; g. le modalità di valutazione del Piano stesso. Il Programma delle Attività territoriali * è predisposto, previo parere della Conferenza di Zona, sulla base delle risorse assegnate, tenuto conto degli indirizzi determinati dalla Conferenza dei Sindaci, dal Direttore di Distretto; * è discusso nella Conferenza dei servizi del Distretto con le rappresentanze dei cittadini (Comunità Locali, sindacati, associazioni professionali, del terzo settore socialmente impegnato, dell'associazionismo, del volontariato) e con le rappresentanze dei soggetti erogatori di prestazioni; * è approvato dal Direttore generale d'intesa, limitatamente alle attività socio-sanitarie, con la Conferenza di Zona e tenuto conto delle priorità stabilite a livello locale (USL) e regionale; * ha valenza triennale e viene aggiornato annualmente. Alla elaborazione dei PAT concorrono tutti i soggetti erogatori presenti nel territorio della USL. Il PAT riconosce anche le esigenze di chi risiede solo temporaneamente nel territorio. 20

4. Obiettivo 1 - Prevenzione e promozione della sicurezza Una quota importante di costi in termini di salute, sociali ed economici è imputabile a cause che possono essere rimosse, in tutto o in parte, con interventi di prevenzione. Questo tipo di interventi consente inoltre di aumentare la sicurezza dei cittadini rispetto ai rischi per la salute presenti negli ambienti di vita e di lavoro. Obiettivo di questo Piano Sanitario Regionale è quello di incrementare gli interventi di prevenzione ed il guadagno da essi prodotto in termini di salute, sociali ed economici. *Obiettivo 1.1 - Promuovere la sicurezza nell'ambiente domestico Caratteristiche e dimensioni dei problemi in Liguria. Il fenomeno degli incidenti in ambiente domestico assume in Liguria dimensioni particolarmente rilevanti a causa della elevata presenza di popolazione anziana residente. La Liguria è infatti la regione che presenta i tassi di mortalità più elevati del paese: nel 1992 si sono registrati 23 casi ogni 100.000 abitanti, contro una media nazionale di 13,7, quindi si ha una percentuale di incidenza in Liguria superiore del 72,9% rispetto alla media nazionale. Tuttavia anche a parità di età si riscontrano tassi decisamente più elevati in Liguria che non nel resto del paese: a fronte di 101 casi ogni 100.000 abitanti ultrasessantacinquenni verificatisi in Italia nel 1994, la Liguria nel medesimo anno ha fatto registrare 133 casi. Si tratta di una causa di morte in progressiva crescita: a livello regionale tra il 1988 e il 1992 si è riscontrata una crescita nel numero di incidenti del 10,5%, contro una crescita a livello nazionale pari all'8,1%. Obiettivo Progressivo rallentamento del trend di crescita del fenomeno. In particolare dovrà ridursi il tasso di incidenti nelle categorie specificatamente più a rischio, i bambini e gli anziani. Azioni nel triennio 1999-2001. Le azioni dovranno svilupparsi in armonia con le iniziative previste dal Piano sanitario nazionale ed il programma di azione comunitaria per la prevenzione delle lesioni personali. Sono considerate iniziative prioritarie: - campagne di educazione sanitaria finalizzate all'informazione e alla sensibilizzazione nei confronti dei rischi presenti negli spazi domestici, rivolte particolarmente alle categorie più a rischio, in collaborazione con i medici di medicina generale e con i pediatri di libera scelta; - monitoraggio degli infortuni domestici. - supporto delle iniziative per il controllo degli impianti domestici e per migliorare la sicurezza domestica strutturale, in via prioritaria nelle abitazioni di edilizia pubblica occupate da anziani; - promozione di programmi intersettoriali volti a favorire l'adattamento degli spazi domestici alle condizioni di disabilità e di ridotta funzionalità dei soggetti a rischio - campagne di educazione sanitaria ed informazione per la riduzione di incidenti-avvelenamenti nell'infanzia, promosse dai Dipartimenti materno-infantili. * Obiettivo 1.2 - Promuovere la sicurezza negli ambienti di lavoro Caratteristiche e dimensioni dei problemi in Liguria. Malattie professionali e incidenti sul lavoro costituiscono cause di invalidità e di morte ancora troppo frequenti in Italia, seppure in progressiva riduzione. Nella Regione Liguria i casi di infortunio sul lavoro nell'industria denunciati nel 1997 all'inail sono stati 28.875 (pari a 7.5/100 addetti rispetto a 5.9/100 in Italia) di cui 20 (0.7 per mille) mortali, rispetto a 30.641 del 1995 (pari a 7.9/100 occupati). La tendenza è quella di una progressiva, anche se modesta, riduzione nel tempo delle denunce per incidenti in ambito lavorativo nel quadro di valori superiori alla media nazionale (nel 1996 la Liguria è stata 21