Si è verificato che le coperture della chiesa appaiono in buone condizioni ad eccezione dei punti di deflusso e raccolta delle acque piovane foto 2.



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Transcript:

Presentazione 1. L oggetto della tesi è lo studio della parete sud della Basilica di Santa Maria Assunta in Carignano a Genova. 2. Abbiamo creato un contenitore di archiviazione in formato PDF di tutte le informazioni utili per la realizzazione della tesi, dalla fase preliminare di raccolta dei dati, alla fase diagnostica con gli elaborati fino ad arrivare alla proposta d intervento. 3. La Basilica di Santa Maria Assunta in Carignano rappresenta per Genova uno dei più emblematici e particolari esempi di architettura cinquecentesca. Progettata da Galeazzo Alessi su commissione del ricco commerciante Bendinelli Sauli. 4. Abbiamo scelto il prospetto Sud perché è l unico che si presenta ancora nel suo stato originale per non essere stato mai restaurato. E l unico che conserva ancora l intonaco originale. 5. Abbiamo affrontato il tema del muro come elemento integrale, quindi, non solo come una superficie, ma studiando ognuna delle parti che lo compongono, partendo dalle caratteristiche dei materiali fino all interazione fra i diversi strati. Come parte di un tutto studiando la muratura come componente di un sistema complesso che è in relazione con altri elementi dell edificio, tenendo conto che ogni elemento può condizionare lo stato conservativo degli altri (copertura-pluviali-muro). 6. Il progetto di restauro per il muro sud della Basilica di Santa Maria Assunta in Carignano sarà di tipo conservativo e cercherà di risolvere le cause straordinarie che hanno provocato i fenomeni di degrado. UMIDITA 7. La principale causa è l umidità per risalita capillare e per infiltrazione di acque piovane. 8. Per infiltrazione: Dalle prime osservazioni sui degradi si sono riscontrati sulla cornice esterna delle aree che presentano problemi di efflorescenze saline e mancanza dell intonaco foto 1. Dato che il trasporto dei sali al esterno di un muro è determinato dalla presenza di acqua, è innanzitutto necessario stabilire la sua provenienza per poter risolvere il problema. Visto che non c è un sistema di gronde e pluviali all esterno della muratura, si richiedeva un ispezione sui tetti per capire il funzionamento del sistema di deflusso e raccolta delle acque.

Si è verificato che le coperture della chiesa appaiono in buone condizioni ad eccezione dei punti di deflusso e raccolta delle acque piovane foto 2. L Alessi ha progettato un sistema di falde che portano le acque verso dei canali coperti con lastre di ardesia, che si trovano nella linea di convergenza tra due falde foto 3. Questi canali sboccano in otto punti dove potrebbero essere localizzati i pluviali interni alla muratura che trasporterebbero le acque alle cisterne, secondo informazione trovata in archivio. Si vede chiaramente che questi punti sono coperti di terra, sporcizia e vegetazione, tranne i due che sono sulla facciata ovest più recentemente restaurata. Esattamente sotto questi punti si riscontrano i problemi di efflorescenza sulle rispettive cornici. Questo significa che tutta l acqua che è stata canalizzata a questi punti non riesce a scendere per i pluviali ma s infiltra tra gli abbadini penetrando nella muratura e diventando la causa del fenomeno di degrado prima descritto. 9. Per risalita capillare: L umidità si presenta nella zona basamentale del muro con maggior intensità nella campata centrale. In una prima ispezione visiva all interno della basilica, si sono individuati dei problemi di efflorescenza salina sull intonaco soprastante al rivestimento in marmo, sia a destra che a sinistra della porta foto 4. Queste aree coincidono nel prospetto con dei rappezzi fatti con malta cementizia, materiale noto per la sua impermeabilità foto 5. Ciò vuol dire che l acqua non riesce ad evaporare verso l esterno e cerca una via di uscita verso l interno, essendo uno dei motivi della manifestazione dei sali in questa zona. La basilica si trova sul culmine di una collina, terreno che per la sua morfologia non ha presenze significative di acque. Questo porta all ipotesi di un altra fonte. Si è verificato che i condotti di acque nere e dell acquedotto non passano direttamente sotto la chiesa ma circondano la piazza e quindi sono troppo lontani dal muro in questione. A questo punto é stata la ricerca storica a dare luce all ipotesi dell esistenza di cisterne sotterranee. Come è noto gli antichi edifici del centro storico di Genova, sono forniti di cisterne sotterranee, tante di loro ormai in disuso diventano una delle principali fonti di apporto dell umidità. Sono i dati ricavati in archivio (Memoriale dell Alessi a Bernardino Cantone) quelli che svelano la presenza di due cisterne sotto la basilica, cisterne destinate alla raccolta delle acque piovane.

Dopo i risultati delle analisi della natura dei sali realizzati in situ, che confermano un alta concentrazione di nitrati e solfati si è stabilita la presenza di acqua di fogna, stagnata, che può provenire, in questo contesto, soltanto da una cisterna, gli altri sali potrebbero, in parte, provenire dalla malta cementizia. Non è stato possibile stabilire con certezza la posizione e le dimensioni della cisterna per non aver trovato nessun documento che le descriva dettagliatamente e in più non si sono potuto realizzare delle indagini mirate più approfondite per mancanza di mezzi. Per stabilire l area di influenza dell umidità si è realizzata una mappa per evidenziare i valori con l umidostato foto 6 e7. Da questo analisi si é accertato che la zona centrale è quella dove si riscontrano i valori maggiori (all interno l umidità arriva a valori fino a 23 e ad un altezza di 1.55 metri). 10. Altri fenomeni causati dall umidità: a. Sull intonaco, composto di calce e sabbia di Voltri di granulometria 2mm, troviamo fenomeni di degrado come: distacco, mancanza, efflorescenze e disgregazione foto 8. b. Sulla pietra di Finale, che è una pietra molto porosa, c è patina biologica e vegetazione. Le grappe ossidate che fissano la pietra alla muratura hanno spaccato delle lastre, clasti.foto 9 c. Sul marmo: disgregazione causata dalla solfatazione. Foto 10 11. Altri fenomeni: crosta nera, degrado differenziale, erosione intonaco e pietra, fessurazioni, macchie foto 11, 12, 13, 14. 12. Intervento: In vista che un progetto di restauro dovrebbe garantire la conservazione delle caratteristiche intrinseche dell oggetto senza contaminare l autenticità dell opera con giudizi personali del restauratore e assicurando la permanenza dei segni nel tempo per le future letture del monumento, l intervento di restauro sarà di tipo conservativo e cercherà di risolvere le cause straordinarie che hanno provocato i fenomeni di degrado. A differenza di ciò che è stato fatto sulla facciata principale dove si è trattato di un restauro a livello superficiale che non ha risolto le fonti di degrado. Foto 15 13. Come ultima premessa si terrà in considerazione anche il tema della reversibilità, si cercherà che le scelte dei materiali per l intervento siano reversibili nel senso che possano invecchiare naturalmente insieme al resto del manufatto oppure essere rimossi in qualsiasi momento senza attentare all integrità del supporto. 14. Consigliare indagini propedeutiche: termografia, georadar, endoscopia.

15. Il progetto: Il progetto di restauro è diviso in cinque fasi. La prima fase (eliminazione delle fonti di acqua) si dovrà realizzare preferibilmente in un periodo di poche piogge e prima dell estate, tenendo conto che questa è la stagione migliore per il periodo di essiccatura del muro. Le fasi successive (consolidamento, pulitura e rimozione, integrazione e stuccatura, protezione) si dovranno incominciare alla fine dell estate. Fase 1: Eliminazione delle fonti di acqua L intervento di restauro dovrà risolvere in primo luogo i problemi che sono diventati la causa della maggior parte dei degradi presenti. Per questo motivo si dovrà incominciare con la sistemazione del mal funzionamento del sistema di deflusso delle acque e con la soluzione del problema di risalita d acqua per capillarità. 1. Ripristino del sistema di deflusso delle acque Come prima operazione si procederà alla liberazione e pulitura dei punti di raccolta sul tetto dell acqua piovana, ora coperti. E necessario, prima di intervenire, fare un ispezione dei pluviali interni e sulla facciata per capire i materiali in cui sono stati fatti, le tecniche costruttive e il loro stato di conservazione e la loro posizione ovvero il loro percorso all interno del muro. La video ispezione (endoscopia) dei pluviali e la termografia potrebbero dare informazioni utili. I risultati di questa analisi determineranno il tipo di pulizia da realizzare. Nel caso in cui si riscontrassero punti di infiltrazione si dovrà rincorrere all impermeabilizzazione interna dei pluviali. 1. Per tubature curve è possibile un intubaggio con materiale morbido in resina. Un tubo morbido in resina può essere calato all interno del pluviale, essere messo in pressione con un impianto a vapore in modo da fare aderire il composto alle pareti, prendendo la forma della superficie, e fare cristallizzare la resina formando uno strato impermeabilizzante omogeneo. Grazie all indagine visiva si è accertato che la localizzazione dei due punti di raccolta delle acque del prospetto sud coincide in verticale con il centro delle lunette delle cappelle est ed ovest; siccome il pluviale non attraversa la finestra si assume che la tubatura curva prima di arrivare ad essa. Le efflorescenze saline sulle cornici sono presenti soltanto in queste due campate e potrebbero indicare il percorso delle tubature interne. Questi due fatti permettono di ipotizzare che si tratti di tubature curve e per tanto il sistema di impermeablilizzazione più adatto è il secondo. Per rendere attivo il sistema di deflusso delle acque dovrà essere provvisto di un raccordo che permetta l evacuazione delle acque piovane alla fognatura esistente. Questo intervento avrà un carattere reversibile in quanto potrà essere disabilitato nel momento in cui la cisterna sarà rimessa in funzione. Un altra soluzione che bisogna citare ma che in questo progetto è stata scartata, è la possibilità di dare alla basilica un nuovo sistema di deflusso delle acque mediante gronde e pluviali esterni. Anche se questa soluzione potrebbe essere più veloce e costare di meno, andrebbe non solo contro la concezione del progetto originale dell Alessi, ma significherebbe anche compromettere l istanza estetica dell insieme.

2. Soluzione del problema di risalita d acqua per capillarità Questa operazione rimane come una voce fuori del capitolato e si realizzerà dopo l accertazione della localizzazione delle cisterne, del suo stato di conservazione e del suo grado di riutilizzazione. Partendo della premessa dell esistenza di una o due cisterne sotterranee e che è questa la fonte di provenienza dell acqua, è necessario prevedere una approfondita ispezione di esse. Le antiche cisterne dell acqua sono infatti, in genere, una delle principali fonti di apporto di umidità. Queste cisterne però, secondo le lettere dell Alessi, nascono e fanno parte del sistema di deflusso e raccolta delle acque piovane. Per questo motivo è necessario capire dove sono ubicate, lo stato di conservazione delle pareti e se esse sono ancora attive e quindi se regolarmente raccolgono e smaltiscono l acqua. Nel corso dei secoli può essere infatti successo che i canali di smaltimento dell acqua siano stati chiusi o deviati con la conseguenza di creare pericolosi ristagni umidi. In questo caso sarà necessario valutare il ripristinino per il corretto funzionamento della cisterna con idoneo sistema di tubazioni, operazione che non viene trattata in questa sede. Nel caso in cui le cisterne siano rimesse in funzionamento si lascia stipulato il tipo di l impermeabilizzazione delle pareti perimetrali, ipotizzando che esse siano realizzate in mattoni refrattari a vista o intonacate. Il sistema scelto è quello dell impermeabilizazzione verticale mediante resine sintetiche, impiegato in locali seminterrati o terreni, affetti da umidità proveniente dal terreno, su muri maestri di mattone, di pietra, misti, di calcestruzzo o in locali caratterizzati da una forte produzione di vapori. Le resine epossidiche, pur essendo fra le più costose, sono quelle che forniscono i migliori risultati complessivi. Formano un velo solido, resistente agli attacchi degli agenti atmosferici e impermeabile all acqua. Per contro, penetrano poco (circa 1 mm e meno) all interno del supporto. 16. Fase 2: Preconsolidamenti Il preconsolidamento di un materiale consiste in un intervento previo alle operazioni di pulitura, atto a migliorarne le caratteristiche meccaniche, in particolare la resistenza agli sforzi e la coesione, senza alterare patologicamente le prestazioni igrotermiche. 3. Preconsolidamento della pietra di Finale Il preconsolidamento è richiesto solo nelle aree disgregate come azione previa alla pulitura della Pietra di finale. Si realizzerà mediante l impregnazione delle superfici con silicato di etile. Parallelamente si dovranno riaderire i frammenti di pietra distaccati per evitare perdita di porzioni di materiale. 4. Preconsolidamento superficiale dell intonaco Questo preconsolidamento è richiesto solo nelle aree disgregate come azione previa alla pulitura dell intonaco. Si realizzerà mediante l impregnazione delle superfici con silicato di etile. 5. Preconsolidamento dei dipinti murali Mediante impregnazione a pennello di silicato d etile con aiuto di una velatura di carta giapponese. Fase 3: Puliture e rimozioni

6. Pulitura generale delle superfici Su tutte le superfici interne ed esterne si realizzerà una pulitura manuale con spazzole di setola e di saggina per la rimozione degli strati polverulenti e con spazzole in nylon per superfici irregolari con deposi coerenti (Pietra di Finale). Nel caso in cui i depositi dovessero persistere sulle superfici si potrà ricorrere a puliture puntuali mediante spazzolatura a umido. 7. Pulitura del deposito superficiale Questo intervento è riferito alle superfici marmoree interne che presentano uno strato di sporco aderente. Si interverrà effettuando il lavaggio a spugna con acqua demineralizzata. 8. Lavaggio con acqua demineralizzata e carbonato d ammonio Questo intervento è riferito alle superfici marmoree interne che dopo il precedente intervento presentano ancora uno strato di sporco. Si interverrà effettuando il lavaggio puntuale a spugna con una miscela di carbonato di ammonio e acqua demineralizzata. 9. Eliminazione del deposito superficiale coerente e della crosta nera Questo intervento si realizzerà sulle scanalature della pietra di Finale e sulle cornici in marmo del prospetto. Si applicheranno impacchi di carbonato di ammonio con acqua demineralizzata. 10. Rimozione dei sali Questo intervento si realizzerà sulle aree di intonaco e marmo che presentano efflorescenze saline. Si applicheranno impacchi di pasta di cellulosa e acqua distillata. 11. Eliminazione della patina biologica La patina biologica si trova nel basamento in Pietra di Finale e verrà eliminata mediate l applicazione a spruzzo di un prodotto biocida ad ampio spettro (simulazione 2). 12. Asportazione della vegetazione erbacea La vegetazione si trova nel basamento in Pietra di Finale e verrà eliminata mediate l irrorazione di prodotto biocidi e asportazione manuale. 13. Rimozione delle macchie Si sono riscontrati tre tipi di macchia sulla facciata: un graffitto, una macchia di vernice e diverse macchie di ruggine. Si agirà con l applicazione di impacchi imbevuti in diversi solventi secondo il caso. 14. Rimozione e sostituzione delle grappe metalliche ossidate Questa procedura si prevede solo per le grappe metalliche irrecuperabili ossidate in vista, nel basamento esterno, gli elementi mantenuti dovranno essere trattati per l arresto dell ossidazione. L operazione comprende anche lo smontaggio, rimontaggio e a volte la sostituzione degli elementi lapidei fratturati. 15. Rimozione di elementi metallici impropri Dove si trovano elementi metallici in disuso come chiodi dovrà essere valutata la sua rimozione facendo attenzione a non distruggere l intonaco di supporto. 16. Pulitura e protezione degli infissi Tutti gli infissi ossidati dovranno essere puliti e successivamente protetti con un prodotto anticorrosivo.

17. Rimozione meccanica delle integrazioni di malta cementizia Tutte le integrazioni in malta cementizia che si trovano sulla facciata saranno rimosse con mezzi meccanici. 18. Rimozione manuale dei pezzi frantumati della pietra di Finale I pezzi irrecuperabili di pietra di Finale saranno rimossi manualmente e se necessario con aiuto dello scalpello. 19. Rimozione meccanica delle integrazioni di malta nella pietra di Finale Le integrazioni in malta sul basamento della pietra di Finale che si sono distaccate completamente dal supporto verranno rimosse manualmente con l aiuto dello scalpello. Fase 4: Consolidamenti 20. Consolidamento superficiale dell intonaco Questo intervento si applicherà soltanto nelle aree dove l intonaco sia decoeso. Il consolidamento della muratura ha come obiettivo ridare al supporto una consistenza che permetta i successivi interventi. Si realizzerà mediante impregnazione a spruzzo con silicato d etile. 21. Consolidamento delle aree distaccate dell intonaco Questo intervento si applicherà in tutte le zone dove si avvertono spazi vuoti fra la muratura e l intonaco. Si realizzerà mediante iniezioni di malta e dove sia necessario con perni in vetroresina. 22. Consolidamento degli elementi lapidei Si realizzerà dopo l intervento di pulitura su tutte le zone che presentano disgregazione. Il metodo sarà lo stesso del preconsolidamento. Fase 5: Integrazioni e stuccature 23. Ripristino dei giunti di malta di allettamento della muratura in mattoni Si realizzerà soltanto nella porzione di muratura dove i mattoni sono rimasti a vista. Si utilizzerà una malta a base di calce idraulica naturale e sabbia (simulazione 4). 24. Stuccatura a livello dell intonaco Tutte le aree mancati d intonaco dovranno essere stuccate con una malta a base di calce. La stuccatura sarà a livello dell intonaco esistente per evitare la formazione di zone dove si possa accumulare acqua (simulazione 4). 25. Stuccatura sottofilo dei giunti di pietra Tutti i giunti di sigillatura trai conci di pietra del basamento dovranno essere ripristinati con una malta compatibile. Questa stuccatura sarà eseguita a sottofilo per motivi estetici (simulazione 2). 26. Integrazioni con malta della Pietra di Finale Le mancanze di elementi architettonici in pietra saranno integrate con una malta a base di calce e polvere di pietra di Finale (simulazione 1). 27. Sigillatura dei giunti degli elementi in marmo

Dove si è persa si ripristinerà la sigillatura dei giunti tra gli elementi in marmo. Questo intervento si realizzerà con una malta a base di calce e polvere di marmo. 28. Stuccatura delle fessure dell intonaco La sigillatura con una malta compatibile si realizzerà sulle le fessure di natura statica che si trovano sia all interno che all esterno della basilica. Ha come scopo impedire l ingresso dell acqua. 29. Sigillatura delle nuove integrazioni in malta sulla pietra di Finale Dove i rappezzi sono distaccati si procederà alla sigillatura dei giunti fra il rappezzo in malta e la pietra mediante una malta a base di calce e polvere di pietra di Finale. Fase 6: Protezione 30. Tinteggiatura e protezione alla calce dell intonaco esterno Si applicherà una velatura a base di calce idraulica con una bassa percentuale di primal su tutta la superficie (simulazione 3). 31. Coloritura dell intonaco interno Si procederà all asportazione totale della precedente pittura acrilica e poi si applicherà una tinta a calce su tutta la superficie.