SIAMO UN PAESE DI ANALFABETI FILMICI?



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copia omaggio dicembre 2012 5,50 numero 1 Tax Credit, import/export, marketing e web Scenari per il cinema italiano. NUMERI, VISIONI E PROSPETTIVE DEL CINEMA ITALIANO SIAMO UN PAESE DI ANALFABETI FILMICI? La new wave dell'animazione italiana Da Milano a Roma, una mappa delle nuove factory digitali. Geografie del cinema Pasolini al MoMa di New York. Focus sul cinema rumeno. Atlante del cinema italiano.

EDITORIALE di Gianni Canova PER CHI HA A CUORE IL CINEMA ITALIANO Il nome è un numero perché 8 ½ parlerà di numeri: quelli del cinema italiano, ma anche più in generale quelli del cinema in Italia. Ma il nome evoca anche il titolo di un film. Un grande film. Un film sul cinema e sull urgenza di uscire da una profonda crisi ideativa, creativa e progettuale. 8½ (la nuova rivista che avete fra le mani) ha l ambizione di riallacciarsi al grande passato del cinema italiano (quello rappresentato appunto dal capolavoro di Fellini) per cercare di dare il proprio contributo al superamento delle difficoltà e delle criticità che incombono sul presente. Dunque, non l ennesima rivista di critica. Non un magazine mondano infiorettato di gossip e colore. Ma neanche un house organ o un bollettino aziendale. Piuttosto uno strumento combattivo e fortemente innovativo (almeno nelle intenzioni ), che apra discussioni, susciti polemiche e dia un contributo significativo a riposizionare con forza il cinema italiano nell agenda mediatica e nella percezione del pubblico. Lo stato di salute di una cinematografia si valuta anche dalla quantità e dalla qualità di discorsi sociali che essa è in grado di innescare e dal tipo di immaginario che sa mettere in moto. Da troppo tempo, in Italia, i discorsi sul cinema alimentati dai media si incentrano solo attorno alla liturgia dei red carpets e si avvoltolano nella ricerca di scandalucci da star system che hanno ormai fatto il loro tempo. 8½ osserverà il cinema italiano (e cercherà di dialogare con i suoi protagonisti) a partire da altre prospettive: quelle dell economia e della tecnologia, del marketing e della comunicazione, della distribuzione e dell innovazione. E poi, soprattutto, nella prospettiva della politica. Culturale, ma anche imprenditoriale. Nella convinzione che uno dei problemi che da sempre strozzano il nostro paese sia quello del ritardo con cui si è affermata da noi un industria culturale degna di questo nome. Ammesso che si sia mai affermata. Ogni numero di 8 ½ si aprirà con un ampia e approfondita discussione su un tema. Con una polemica. Con una proposta. Senza assumere posizioni precostituite, cercheremo di stimolare confronti, anche franchi, che non abbiano timore di infrangere pregiudizi, rendite di posizione o luoghi comuni. Come proviamo a fare già in questo primo numero con il servizio d apertura: un inchiesta che dimostra come l Italia sia uno dei paesi a più alto tasso di analfabetismo iconico di tutto l Occidente. Con tutto ciò che questo comporta anche sul piano della mancata formazione dei nuovi pubblici del cinema. Ma 8 ½ si occuperà anche di dare visibilità alle realtà virtuose che operano in modo innovativo sul mercato dell audiovisivo (in questo numero il servizio sulla new wave dell animazione italiana), dedicherà un focus di approfondimento allo stato del cinema in aree geopolitiche e culturali diverse dalla nostra (il focus sulla Romania) e pubblicherà i dati sul mercato cinematografico elaborati dall Osservatorio della Direzione Generale Cinema e dall Ufficio Studi di Anica. Spazi fissi di analisi e discussione saranno poi dedicati al rapporto fra il cinema italiano e il web, alle esperienze innovative di marketing e di promozione, all export del cinema italiano e ai riconoscimenti che ottiene nel mondo (il servizio su Pasolini al MoMa di New York). Il sito www.8-mezzo.it si offrirà come luogo online in cui i contenuti della versione cartacea della testata troveranno declinazioni multimediali e approfondimenti crossmediali destinati a implementarsi in modo significativo nei prossimi mesi. L auspicio è che 8 ½ non sia solo una testata fra le tante, ma diventi uno strumento utile al cinema italiano. A quelli che lo pensano e lo fanno, come a quelli che lo vedono e lo amano. 1

SOMMARIO 01 05 07 EDITORIALE PER CHI HA A CUORE IL CINEMA ITALIANO di Gianni Canova SCENARI CHIEDIGLI CHI ERA FELLINI di Gianni Canova QUESTIONARIO LA CONOSCENZA FILMICA IN ITALIA 08 10 12 14 16 18 DALLA FRANCIA ALLA GRAN BRETAGNA, VIAGGIO NEI PAESI DOVE IL CINEMA È L ABC di Roberta Ronconi SCUOLE DI CINEMA, NON SOLO CENTRO SPERIMENTALE di Paola Casella COSÌ LA BIENNALE DIVENTA PRODUTTORE di Marilena Vinci LA MEGLIO GIOVENTÙ (DEL CINEMA) di Michela Greco NELLA TERRA DI NESSUNO di Leonardo Quaresima e Francesco Pitassio IL SILENZIO DELLA TOPONOMASTICA di G.C. 19 22 COSA MI PIACE DEL CINEMA ITALIANO CARLO CHATRIAN di Stefano Stefanutto Rosa INNOVAZIONI RI-ANIMAZIONI. AL CUORE DEL CINEMA ITALIANO di Giulio Bursi 25 30 32 34 37 OFFICINE CREATIVE DA ROMA ALLA GRECIA CON RAINBOW E LA SCUOLA ROMANA DEI FUMETTI di Andrea Guglielmino SIMONE MASSI: L ARTE DELLA RESISTENZA di A.G. MARCO CINELLO di Nicole Bianchi NUMERI IL TAX CREDIT FA BENE. BILANCIO DEI PRIMI TRE ANNI di Andrea Corrado 38 40 42 43 44 45 ITALIA PIÙ ATTRAENTE PER LE PRODUZIONI STRANIERE di Iole Maria Giannattasio IL BONUS FISCALE PIACE A IMPRESE FINANZIARIE E ASSICURATIVE di Fabio Ferrazza UNO STRUMENTO EFFICACE PER LA MEGAPRODUZIONE DI SORRENTINO di A.C. PRIMA VOLTA DA COPRODUTTORI CON SOLDINI di I.M.G. DOPO DIAZ, UNA NUOVA AVVENTURA CON FANDANGO di I.M.G. COSÌ AUMENTANO GLI INVESTIMENTI NEL TALENT ARTISTICO di F.F. 46 47 48 50 51 ANALFABETISMO FILMICO, LE INIZIATIVE DI CONTRASTO I RISULTATI IN SALA DEL CINEMA DI INTERESSE CULTURALE di A.C. NEL MONDO Pasolini al MoMA LE PAROLE DI PASOLINI di Paola Ruggiero I NOSTRI VIAGGI DA OUARZAZATE ALLA CAPPADOCIA di Dante Ferretti 8½ NUMERI, VISIONI E PROSPETTIVE DEL CINEMA ITALIANO Mensile d informazione e cultura cinematografica Iniziativa editoriale realizzata da Istituto Luce-Cinecittà in collaborazione con ANICA e Direzione Generale Cinema Direttore Responsabile Giancarlo Di Gregorio Direttore Editoriale Gianni Canova Vice Direttore Responsabile Cristiana Paternò Capo Redattore Stefano Stefanutto Rosa In Redazione Carmen Diotaiuti Andrea Guglielmino Coordinamento editoriale Nicole Bianchi Hanno collaborato Giulio Bursi, Paola Casella, Francesca Cima, Andrea Corrado, Fabio Ferrazza, Pierfrancesco Favino, Dante Ferretti, Iole Maria Giannattasio, Michela Greco, Francesca Medolago Albani, Magda Mihailescu, Serafino Murri, Francesco Patierno, Francesco Pitassio, Leonardo Quaresima, Ilaria Ravarino, Rossella Rinaldi, Roberta Ronconi, Federico Rossin, Paola Ruggiero, Pier Luigi Sacco, Marilena Vinci

SOMMARIO 52 53 54 54 55 55 AVREI VOLUTO CONOSCERLO ASCOLTARLO di Pierfrancesco Favino VOLEVAMO ANDARE SULLA LUNA, MA NON C È STATO TEMPO di Ninetto Davoli Cinema italiano nei festival stranieri DA ANNECY AIUTI ALLA DISTRIBUZIONE IN FRANCIA di Rossella Rinaldi METTI UNA SERA A CENA CON MARTIN SCORSESE di Francesco Patierno INTERVALLO D AUTORE A LONDRA di R.R. 56 56 Import-export NUOVI MERCATI PER IL CINEMA ITALIANO NELL ERA 2.0 di Federica D Urso e Francesca Medolago Albani per ANICA Ufficio Studi FOCUS 58 IL CASO ROMANIA 60 NUOVO CINEMA ROMANIA, LA RICETTA È SERVITA di Cristiana Paternò 63 65 NEMO PROFETA IN PATRIA di Magda Mihailescu IL MARKETING DEL CINEMA ITALIANO MARKETING E FILM: LA POLITICA (SI) VENDE di Ilaria Ravarino 66 68 GEOGRAFIE I LUOGHI DEL CINEMA di Nicole Bianchi CINEMA ESPANSO IL CINEMA NEI MUSEI di Federico Rossin 70 72 INTERNET E NUOVI CONSUMI 74 RITORNO AL FUTURO: IL CINEMA ITALIANO E LA GALASSIA YOUTUBE di Serafino Murri 77 SEI GRADI DI SEPARAZIONE. COMUNITÀ VIRTUALI E PROMOZIONE CINEMATOGRAFICA di Carmen Diotaiuti PUNTI DI VISTA EUROPA CREATIVA: LA PRODUZIONE CULTURALE EUROPEA AL DI LÀ DELLA CRISI di Pier Luigi Sacco RIPARTIAMO DALLE REGOLE (E DAL PASSATO) di Francesca Cima 80 BIOGRAFIE Progetto Creativo 19novanta communication partners Creative Director Bruno Capezzuoli, Serena Quarta Designer Sara Gerbasio Videoimpaginazione Valeria Ciardulli Stampa ed allestimento Arti Grafiche La Moderna Via di Tor Cervara, 171 00155 Roma Direzione, Redazione, Amministrazione Istituto Luce-Cinecittà Srl Via Tuscolana, 1055-00173 Roma Tel. 06722861 fax: 067221883 redazione@8-mezzo.it Registrazione presso il Tribunale di Roma n 339/2012 del 7/12/2012

SCENARI Analfabetismo filmico CHIEDIGLI CHI ERA FELLINI di Gianni Canova Siamo il paese a più alto tasso di analfabetismo iconico di tutto l occidente. Non conosciamo il cinema, ma neanche i media. Siamo beatamente inconsapevoli della bellezza e della potenza del nostro patrimonio filmico così come dei meccanismi di funzionamento della comunicazione audiovisiva nella società multimediale. Il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d Europa : a quasi cinquant anni di distanza, la diagnosi sull Italia che Pier Paolo Pasolini faceva pronunciare a un sardonico Orson Welles nel film La ricotta (1963) è più attuale che mai. Non solo perché l ignoranza resta una piaga cronica del nostro paese (con più dell 80% della popolazione priva di quella che i tecnici chiamano l alfabetizzazione superiore), ma perché alle storiche arretratezze del nostro sistema formativo da sempre basato più sulle necessità e le tutele dei docenti che sulle esigenze degli studenti e del paese si sono andate aggiungendo le conseguenze dei ritardi e degli errori commessi appunto negli ultimi cinquant anni. Il nostro sistema formativo è fermo a mezzo secolo fa: oggi un ragazzo italiano può arrivare con il massimo dei voti alla maturità classica (cioè al più alto livello di istruzione superiore previsto dal nostro ordinamento) senza sapere nulla ma proprio nulla di alcune delle discipline fondamentali e imprescindibili per comprendere il mondo in cui viviamo: l economia, il cinema, i media vecchi e nuovi. A differenza di quanto accade in quasi tutti i paesi europei, un ragazzo italiano attraversa tutto l iter scolastico senza che nessuno mai gli spieghi che cosa sia l Iva, o una ritenuta d acconto o come si legga un bilancio (casuale? inessenziale? non proprio ), ma anche senza che nessuno a parte poche esperienze di sperimentazione non curriculare gli faccia incontrare 2001: Odissea nello spazio (1968) o La dolce vita (1960), o gli faccia apprezzare la bellezza e la potenza (emozionale, estetica e L ALFABETIZZAZIONE ICONICA È UN EMERGENZA ASSOLUTA: PER IL FUTURO NON SOLO DEL NOSTRO CINEMA MA ANCHE DEL NOSTRO PAESE. 5

SCENARI // Analfabetismo filmico E F L L cognitiva) di un film di Hitchcock o di Francesco Rosi. In tutto il mondo occidentale il cinema si studia nelle scuole, fa parte del patrimonio culturale condiviso, diventa momento di crescita e strumento di analisi del mondo e di sé. Da noi no: noi siamo ancora lì a trastullarci con Ugo Foscolo e Giosué Carducci e con un idea di cultura elitaria, appassita e incartapecorita, che non offre più nulla alle giovani generazioni. Il questionario che pubblichiamo in queste pagine è sconfortante: la maggior parte dei ragazzi italiani ad alto tasso di alfabetizzazione (iscritti cioè al primo anno di università) non è in grado di riconoscere alcuni dei capolavori assoluti della storia del cinema. Dobbiamo ammetterlo senza infingimenti: siamo il paese a più alto tasso di analfabetismo iconico di tutto l occidente. E se il cinema da noi soffre più che altrove è anche per questo: perché nessuno ha fatto nulla per creare i nuovi pubblici, o per far sentire alle nuove generazioni la ricchezza unica e insostituibile che il cinema può regalare. Del resto, non c è da stupirsi : la cultura italiana e le classi dirigenti di questo paese hanno sempre avuto nei confronti del cinema o una volontà di uso strumentale in funzione egemonico-ideologica o un atteggiamento di sprezzante disdegno e di aristocratica diffidenza. Il risultato? Fuori il cinema dalle scuole. Fuori dai palinsesti della televisione pubblica. Fuori dai programmi di ricerca sostenuti nelle università (dove ad essere finanziate dalle lobbies accademiche sono ricerche che quasi mai riguardano il cinema e i mass-media). Non solo: benché l Unione Europea insista da anni sulla centralità della media literacy (l educazione ai media) come base necessaria e imprescindibile per la creazione di società inclusive civili e moderne, da noi tutti gli appelli in tal senso vengono lasciati cadere nel vuoto (col risultato che ci ritroviamo con una società incivile, rancorosa e frustrata, sempre più portata all invettiva lapidaria che alla riflessione, ormai quasi incapace di argomentare.). Una recente ricerca della Fondazione Rosselli dimostra come dal 2006 al 2010 gli italiani abbiano mediamente dedicato venti minuti in più ogni giorno al piccolo schermo televisivo, passando da 238 a 258 minuti di permanenza quotidiana davanti alla Tv: oltre 4 ore di esposizione a un medium rispetto al quale gli italiani non hanno nessuna forma di alfabetizzazione neanche minima, nessuna capacità di lettura e di analisi, nessuna conoscenza neanche elementare di come funzionano la grammatica e la sintassi delle immagini in movimento, nessuna idea dei meccanismi e delle procedure che articolano il rapporto fra un medium audiovisivo e il suo utente. Risultato? Di nuovo: analfabetismo. Cronico, diffuso, capillare, pervasivo. È stato calcolato che nel Medio Evo un qualsiasi contadino umbro o toscano incontrava più o meno 40 immagini artificiali nel corso della vita (gli affreschi sulle pareti della chiesa e poco altro ).Oggi lo stesso uomo medio intercetta oltre 600.000 immagini artificiali (cioè artefatti visivi progettati e realizzati per comunicare qualcosa) al giorno. In un arco di tempo relativamente breve dal punto di vista dell evoluzione della specie umana pochi secoli il nostro apparato percettivo visivo ha subito e sta subendo una mutazione gigantesca, i cui effetti sono ancora tutti da studiare e da capire. Come governiamo un traffico di 600.000 immagini al giorno? Che ne facciamo? Come le selezioniamo? Quali metabolizziamo? Non è più ammissibile che un intero popolo venga lasciato privo delle strumentazioni minime per orientarsi nel sistema comunicativo contemporaneo. La battaglia per insegnare il cinema e la media literacy nelle nostre scuole è una delle priorità politiche assolute del nostro paese: serve a dare fiato e pubblico al nostro cinema del futuro, ma anche a creare una popolazione consapevole del mondo in cui vive e dei modi in cui in questo mondo si comunicano emozioni e informazioni. Ogni ulteriore rinvio sarebbe non solo colpevole ma catastrofico, e avrebbe effetti devastanti sulle generazioni future. I N I 6

SCENARI // Analfabetismo filmico QUESTIONARIO LA CONOSCENZA FILMICA IN ITALIA Sono stati distribuiti 250 questionari a studenti del primo anno di università (età 19-20 anni). Ne sono stati restituiti 217. Il questionario chiedeva di riconoscere titolo ed autore dei film descritti qui di seguito: legenda X le risposte in bianco S le risposte corrette N le risposte errate Per continuare il test, collegati al sito www.8-mezzo.it A Un cronista insoddisfatto va a caccia di incontri e notizie nel mondo convulso che ruota attorno a Via Veneto nella Roma della fine degli Anni 50 S 51 N 6 X 160 G Per un inspiegabile fenomeno, un gruppo di ricchi borghesi resta bloccato nel salone in cui era stato invitato a cena e non riesce a uscire per giorni e giorni S N 2 3 X 212 B Durante la Seconda Guerra Mondiale un gruppo di soldati italiani resta isolato per tre anni su un isola vicino alla Turchia. Non tutti torneranno a casa S 47 N 0 X 170 H Due balordi attraversano l America a bordo dei loro choppers per recarsi al carnevale di New Orleans S 25 N 2 X 190 C Una giovane donna scompare durante una crociera alle Isole Eolie. Gli amici che erano con lei reagiscono in modo diverso alla sua misteriosa sparizione S 2 N 2 X 213 I Un padre, un figlio e un corvo a zonzo nel brullo paesaggio della campagna romana S 6 N 3 X 208 D Una ragazza ha una turbolenta relazione sessuale con un uomo più anziano di lei in un appartamento vuoto in Rue Jules Verne a Parigi S 46 N 5 X 166 J Dopo aver ritrovato un orecchio mozzato in un prato, un giovano ingenuo si trova ad indagare in un mondo molto molto oscuro S 9 N 4 X 204 E Un vagabondo è talmente affamato che si mangia le sue scarpe S 10 N 14 X 193 K Due jazzisti squattrinati, testimoni involontari di una strage mafiosa, per sfuggire ai gangster che li vogliono eliminare si travestono da donna S 31 N 8 X 178 F Invitato per sbaglio ad un ricevimento, è talmente imbranato che a furia di gaffes distrugge la villa in cui si svolge la festa S 4 N 13 X 200 Risposte A La dolce vita di F. Fellini B Mediterraneo di G. Salvatores C L'avventura di M. Antonioni D Ultimo tango a Parigi di B. Bertolucci E La febbre dell'oro di C.Chaplin F Hollywood Party di B. Edwards G L'angelo sterminatore di L. Buñuel H Easy Rider di D. Hopper I Uccellacci e uccellini di P.P. Pasolini J Velluto blu di D. Lynch K A qualcuno piace caldo di B. Wilder 7

SCENARI // Analfabetismo filmico DALLA FRANCIA ALLA GRAN BRETAGNA, VIAGGIO NEI PAESI DOVE IL CINEMA È L ABC

SCENARI // Analfabetismo filmico Una ricerca del British Film Institute rivela come si insegna Film Literacy sul territorio dell Unione Europea. Non solo nelle scuole superiori, ma persino alle elementari. Come accade ad esempio nei Paesi Bassi. di Roberta Ronconi La cultura cinematografica ha sempre avuto un ruolo centrale in gran parte dei paesi europei, ha sviluppato storia e coscienza nazionali, ha favorito la conoscenza del mondo, ha aiutato alla formazione del senso critico e ad approfondire il senso estetico. Molti istituti, associazioni private, archivi ed enti specializzati contribuiscono alla diffusione del suo linguaggio all interno dei singoli paesi. Ma, per quanto riguarda un educazione sistematica e integrata vera e propria nei sistemi educativi nazionali, molto è ancora da fare. Al contrario di altre materie artistiche (musica, arti figurative, letteratura), il cinema ha raramente trovato un suo spazio autonomo all interno delle scuole. Più spesso invece lo incontriamo abbinato alle ore di Lettere o, nelle scuole di grado inferiore, a quelle di Educazione civica. L argomento è talmente sensibile e in fase di evoluzione che il BFI (British Film Institute), all inizio del 2012, ha avviato una ricerca in tutto il territorio dell Unione Europea sullo stato dell insegnamento della Film Literacy, i cui risultati dovrebbero essere resi pubblici entro la fine del 2012. Dai dati sinora reperibili presso i siti dei singoli ministeri per l istruzione e gli istituti cinematografici, ecco il quadro che emerge. Nel caso delle scuole pubbliche, l insegnamento della materia Cinema è spesso facoltativo, molto presente nei programmi extra-scolastici, meno negli orari obbligatori. Nel Regno Unito, in Irlanda, Germania, Norvegia, Svezia, l educazione ai media (stampa, audiovisivi, radio, tv, teatro, computer, cinema) è usata come integrazione all insegnamento delle materie letterarie. Il cinema trova invece un orario dedicato (anche se spesso facoltativo) nei Paesi Bassi, Ungheria, Cipro, Finlandia, Francia, Malta, Croazia, Svizzera. In Francia, l educazione cinematografica nelle scuole superiori è offerta sia come materia facoltativa che obbligatoria. Fa parte dei programmi di educazione ai media, ma spesso affianca anche lo studio delle materie letterarie nel normale orario scolastico, ed è materia obbligatoria all interno di Lettere per la preparazione alla maturità. Le linee guida dell insegnamento cinematografico sono indicate dagli enti governativi in collaborazione con il CNC. Quest ultimo, soprattutto sotto l impulso di Jack Lang, a lungo ministro francese della Cultura, negli ultimi venti anni ha promosso diversi programmi di educazione al cinema per tutti i livelli di età, fuori e dentro le scuole. Attualmente, si stima che circa il 7,5% degli studenti delle medie superiori in Francia riceva un insegnamento specifico della materia. In Germania i 16 stati federali hanno strategie educative indipendenti, ma tutti prevedono nelle scuole di ogni grado un educazione ai media e alcune in modo specifico alla materia cinema. Vision Kino, network nazionale cine-audiovisivo, da anni cura delle settimane di educazione cinematografica per le scuole. Dal 2010, tutti i ministeri federali per l educazione, in collaborazione con Vision Kino, hanno tratteggiato obiettivi comuni riguardanti l educazione ai media nelle scuole, inclusa l educazione cinematografica. Quest ultima coinvolge circa l 11,5% della popolazione scolastica tra i 15 e i 24 anni. Poco più bassa la percentuale in Spagna, dove le materie specificamente cinematografiche raggiungono circa il 10,3% degli studenti delle medie superiori. Anche qui, le 17 comunità autonome in cui il paese è diviso, possono interpretare in buona parte, individualmente, le linee guida dettate dalle autorità statali. Il cinema non risulta come materia e sé stante, ma in ausilio alle altre materie curriculari. Nel Regno Unito esistono strategie comuni per Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord. In tutte e quattro le nazioni, la Film Literacy è materia integrata all interno del programma di Lettere, usata per lo sviluppo del senso critico degli allievi in relazione alla letteratura e alla lingua inglesi. Ha inoltre un ruolo nell educazione civica (in Scozia e Nord Irlanda) e nell educazione civile (Inghilterra). L uso della materia cinema è dunque esteso in molti dei curricula scolastici. Ci sono inoltre possibilità per gli studenti tra i 14 e i 19 anni di specializzarsi in Film Study e Media Study, sia in Inghilterra che in Galles. Due organizzazioni nazionali, il BFI e Film Education, offrono diversi supporti tecnici e professionali per l insegnamento nelle scuole. Sono circa 20mila gli studenti del Regno Unito tra i 16 e i 19 anni a ricevere una specifica educazione cinematografica nelle scuole di grado superiore, 60mila quelli che studiano più in generale Media, di cui il cinema è una delle componenti. Per capire come le diverse istituzioni cinematografiche interagiscano con l insegnamento del cinema nelle scuole, prendiamo il caso dei Paesi Bassi, dove non esiste una strategia governativa univoca in proposito, ma dove il ministero dell Educazione ha delegato in buona parte all EYE (Istituto di Cinematografia dei Paesi Bassi) di elaborare strategie educative di Film Literacy. Già da diversi anni, l EYE di Amsterdam offre alle scuole di tutto il territorio 4 livelli formativi: per le scuole elementari (6-12 anni), inferiori (12-14), superiori (14-18) e per gli adulti. All interno delle 6 ore settimanali dedicate normalmente alle materie creative (musica, cinema, danza ), gli insegnanti possono appunto scegliere la materia cinema. L Istituto mette a disposizione aule per le proiezioni, film dedicati o scelti dagli stessi organi scolastici (studenti e/o professori), tutto il materiale didattico gratuito e laboratori in cui gli studenti possono imparare a fare un film. Da alcuni anni, inoltre, nei Paesi Basi tutte le istituzioni cinematografiche (archivi, festival, cineteche, istituti) si sono consorziati nell associazione Film Educatie, che controlla e verifica che ogni evento cinematografico sul territorio preveda uno spazio dedicato all educazione. 9

SCENARI // Analfabetismo filmico Scuole di cinema, non solo Centro Sperimentale di Paola Casella Basta digitare la voce scuole di cinema su Google e compare un mare magnum di nomi nel quale è difficile non annegare, con tutti i rischi accademici (ed economici) che ciò comporta. Un anno fa ho cercato di compilare una lista, ricorda Caterina D Amico, che in passato ha guidato il Settore Formazione della Scuola Nazionale di Cinema e presieduto l Associazione Europea di Scuole di Cinema e Televisione GEECT e l Associazione Mondiale di Scuole di Cinema e Televisione CILECT. La mia impresa si è rivelata disperata. Ho contattato le Film Commission delle varie Regioni, chiedendo di mandarmi un elenco delle realtà locali del settore: non avevano cognizione di quello che c era sul territorio. È anche vero che le scuole di cinema sono in gran parte concentrate a Roma - continua D Amico - e ho sempre sognato che da noi, come in altri paesi, ci fossero ottime scuole dislocate in tutte le Regioni e che le Film Commission si occupassero di assicurare una formazione locale, indirizzando poi i loro migliori alunni verso una scuola nazionale che a quel punto lavorerebbe su un terreno già arato e seminato. È d obbligo quindi partire dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, l unica realtà pubblica nazionale, anche se ramificata in varie sedi, tra cui quella di Palermo. In grandi capannoni industriali riconvertiti e poi abbandonati, che sembravano una cattedrale nel deserto, è nata qualche anno fa questa sede distaccata, ricorda la regista Costanza Quatriglio, chiamata nel 2010 a insegnarvi documentario. L obiettivo era formare 12 studenti provenienti da ogni parte d Italia insegnando a girare e montare un doc tutto da soli, ma anche offrire un metodo che consentisse di indagare dentro di sé. Inoltre una scuola di cinema dovrebbe essere formata da professionisti ben inseriti nel mondo del lavoro che basino l insegnamento sulla pratica, conclude Quatriglio. La frequentazione di professionisti del settore contribuisce alla didattica anche quando registi, attori o produttori sono visitatori occasionali. Il regista Alessandro D Alatri, che ha tenuto lezioni al Centro Sperimentale, alla Cattolica di Milano, all Università di Yale e alla Scuola di Cuba, nel 2010 ha deciso di presentare il suo Sul mare alla Nuct di Roma visto che aveva scelto come protagonisti del film due giovani ex studenti. È un dovere, alla mia età, andare incontro ai giovani e dare anche lezioni di sopravvivenza sui contratti non rispettati e lo sfruttamento che colpisce soprattutto chi è alle prese con la sua opera prima. Importante è anche organizzare stage sul campo e diventare un bacino cui le produzioni possano attingere. Nel selezionare il cast della serie televisiva Romanzo criminale ci siamo rivolti in primo luogo al CSC, ricorda ad esempio Riccardo Tozzi, patron della Cattleya. Purtroppo, a fronte di alcune realtà solide e funzionanti, la maggioranza delle scuole sponsorizzate dagli enti sul territorio rientra nella forma di spesa locale fatta più per la propaganda e per il consenso dei partiti. Per non parlare delle molte realtà private che creano solo illusioni e fanno perdere soldi e tempo ai ragazzi. Un altro criterio di valutazione, quindi, potrebbe essere il costo della retta in proporzione al tipo di formazione e di contatti che la scuola assicura. Lo studente deve sentire che c è un investimento condiviso cautela Caterina D Amico - altrimenti ha l impressione che ciò che gli viene insegnato, anche grazie a mezzi tecnici e strutture di produzione dispendiose, non valga nulla. È vero, una retta elevata potrebbe discriminare, ma per questo dovrebbero esistere correttivi come borse di studio o prestiti da restituire quando si è raggiunto uno status lavorativo. La quota di iscrizione ai corsi della Scuola di cinema e televisione del Comune di Milano, che annovera fra i suoi docenti Marina Spada e Michelangelo Frammartino, è ad esempio calcolata sulla base della condizione economica del nucleo familiare dello studente secondo l attestazione Isee e l offerta è articolata su un corso diurno triennale e uno serale (per chi di giorno lavora), entrambi a numero chiuso. Completamente gratuito è il corso biennale per 66 studenti selezionati tramite colloqui individuali offerto dalla Scuola d arte cinematografica Gian Maria Volonté, creata poco più di un anno fa nella Capitale da un comitato fondatore fra cui figurano Elio Germano e Valerio Mastandrea, finanziata dalla Provincia di Roma. Il primo anno gli studenti seguono in comune le varie discipline: tutti fanno tutto e si immergono nel lavoro cooperativo, imparando a relazionarsi e a distinguere i vari ruoli. Il secondo anno è più specialistico, con corsi full immersion la mattina e laboratori e training il pomeriggio. A Bolzano si è costruita una solida reputazione la Scuola di documentario, televisione e nuovi media Zelig che, oltre a fornire un corso triennale di formazione cinematografica specializzata nel film di realtà, si occupa anche di produzioni cine e televisive e fa parte di una rete internazionale di centri d eccellenza accademica nel settore. La Mediateca Regionale Toscana invece ospita la sede fiorentina della prestigiosa New York Film Academy, che qui offre corsi di regia in pellicola e in digitale nonché di recitazione. A Napoli, infine, una delle pa- 10

SCENARI // Analfabetismo filmico i Come orientarsi nella geografia frastagliata della formazione di settore da Bolzano a Palermo? Ne parliamo con Caterina D Amico, che ha guidato il settore formazione del CSC, con i registi Costanza Quatriglio e Alessandro D Alatri, con Angelo Curti di Teatri Uniti e con il produttore Riccardo Tozzi. lestre di cinema più interessanti è il laboratorio permanente di formazione sul campo dei Teatri Uniti, di cui è presidente Angelo Curti. Non è una scuola vera e propria ma qualcosa di simile alla bottega di un tempo, precisa Curti. Con Teatri Uniti produciamo anche cinema e accogliamo giovani istruendoli nei vari settori: Paolo Sorrentino venne qui come assistente di produzione, capimmo che non era quello il suo mestiere ma riconoscemmo che aveva altri talenti. Curti, come Sorrentino, Stefano Incerti e il produttore Nicola Giuliano, sono anche docenti occasionali della scuola di cinema napoletana Pigrecoemme: stanno cercando con la nuova amministrazione comunale di radicare a Napoli una scuola pubblica nel campo delle arti sceniche. 11

SCENARI // Analfabetismo filmico IN 12 progetti da 150mila euro per lanciare registi e produttori emergenti da tutto il mondo. È Biennale College, iniziativa sostenuta dalla Biennale con Gucci, il MiBAC e la Regione Veneto. Ne parliamo con il direttore della Mostra di Venezia Alberto Barbera: Credo che l industria culturale sia destinata ad avere un grande sviluppo negli anni a venire, si moltiplicano le piattaforme di distribuzione e il consumo degli audiovisivi, quello che manca sono i contenuti VISTA Si parte da un bando internazionale da cui vengono scelti 15 progetti, ognuno di questi deve essere presentato da un team regista-produttore, la figura del produttore garantisce la corretta utilizzazione dei 150mila euro per la realizzazione. Gli autori dei 15 film selezionati andranno a Venezia a gennaio per un workshop e con l aiuto di tutor ed esperti del settore svilupperanno i loro soggetti e li renderanno compatibili con la loro realizzazione. Al termine di questo workshop ci sarà una seconda selezione in cui si arriverà a tre progetti, che saranno quelli finanziati dalla Biennale College. I vincitori parteciperanno a un nuovo workshop a febbraio in cui saranno affiancati da altri tutor e produttori e poi avranno cinque mesi a disposizione per realizzare il film, in tempo per presentarlo alla Mostra 2013 dove ci sarà una sezione apposita che diventerà fissa. Dopo la presentazione alla Mostra, Biennale College si occuperà di garantire una circuitazione successiva attraverso i festival, internet, piattaforme on demand o la vendita a canali televisivi e a distributori commerciali che possano essere interessati. COME FUNZIONA Biennale College www.labiennale.org/it/cinema/collegecinema 12

SCENARI // Analfabetismo filmico COSÌ LA BIENNALE DIVENTA PRODUTTORE di Marilena Vinci Ci sono precedenti a livello internazionale di questa esperienza? Per quanto ne sappia non esiste nulla di simile al mondo. Quelli di Cinéfondation di Cannes, dei festival di Berlino e Rotterdam, per citare i più famosi, sono dei laboratori temporanei, mentre il nostro ha l ambizione di riuscire ad aiutare alcuni giovani a realizzare un film dell arco di 12 mesi. Oggi le tecnologie leggere, l abbattimento dei costi di produzione e la pratica dei film a micro-budget consentono di farlo. Molti dei film che abbiamo presentato nella sezione Orizzonti quest anno, ad esempio, sono stati realizzati con cifre persino inferiori ai 150mila euro che noi pensiamo di dare per ciascuno dei progetti. Questa tendenza è generata anche dall attuale crisi economica? Il cinema in questo momento si trova di fronte a un bivio: da un lato c è la tendenza, soprattutto tipica delle grandi produzioni, a investire su pochi titoli con budget elevatissimi, dall altra c è l esigenza di riuscire a realizzare opere di grande qualità con cifre più basse. La crisi sta tagliando le risorse e di conseguenza i costi. La vera scommessa del cinema di oggi è andare alla ricerca di una qualità ancora maggiore spendendo meno. Quindi le esperienze di produzioni a basso e bassissimo budget sono sempre più numerose e dimostrano di saper raggiungere i mercati e in qualche caso diventare film di successo cioè remunerativi. Quali sono i criteri di selezione? Il criterio fondamentale è che i progetti devono essere realizzabili con 150mila euro. Il budget tuttavia può essere utilizzato liberamente. I giovani registi hanno tutte le opzioni, possono anche scegliere degli attori famosi. L altro criterio è cercare di capire quali di questi aspiranti registi abbia più talento, maggiore originalità e maggiori prospettive di condurre in porto una piccola impresa come questa. Ci vogliono una bella idea, un progetto originale e un talento che sia in grado di farci intuire la potenzialità della storia, che possa essere interessante anche sul piano del linguaggio, della messinscena e della dimensione estetica. Un laboratorio di alta formazione, ricerca e sperimentazione per lo sviluppo e la produzione di opere audiovisive a micro-budget che permetta a giovani registi e produttori emergenti di tutto il mondo, alla loro opera prima o seconda, di realizzare un film in un anno: è Biennale College - Cinema, un iniziativa sostenuta dalla Biennale di Venezia con la partnership di Gucci, il sostegno del MiBAC - DG Cinema - e della Regione Veneto. In realtà è un vecchio progetto che ha preso forma già con TorinoFilmLab - ci racconta Alberto Barbera - e quando Baratta mi ha proposto di tornare a Venezia una delle iniziative che gli ho prospettato è stata questa: s inserisce perfettamente nella Biennale, in cui esiste già l idea di affiancare ad ogni evento un attività laboratoriale Come si colloca il vostro progetto rispetto alle scuole di cinema? Non è assolutamente competitivo o alternativo rispetto alle scuole esistenti. Noi abbiamo altre ambizioni: intanto di lavorare in ambito internazionale e poi di lavorare in maniera pragmatica senza alcun approccio di tipo accademico o scolastico, ma in modo dinamico, mettendo la pratica avanti alla teoria. Cosa pensa delle scuole di cinema del nostro paese? Ammetto di non conoscerle tutte ma credo che la scuola ancora più prestigiosa ed efficace sia il CSC. Nonostante tutte le difficoltà che sta attraversando in termini economici e gestionali, rimane comunque una scuola di altissimo livello che negli ultimi anni ha contribuito a formare una serie di figure professionali, dal regista all attore, dallo sceneggiatore allo scenografo fino al produttore. Il problema è che i posti sono pochissimi e le richieste tantissime, quindi è molto difficile entrare. Quindi bisognerebbe aumentare i posti a disposizione? Credo che l industria culturale sia destinata ad avere un grande sviluppo negli anni a venire. Si moltiplicano le piattaforme di distribuzione e il consumo degli audiovisivi perché la nuova tecnologia non fa che aumentare i canali a disposizione. Quello che manca sono i contenuti e quindi ci sarà sempre più bisogno di giovani in grado di rispondere a questa sfida. Io credo che le scuole servano e debbano essere capaci di confrontarsi con la realtà dell industria culturale di oggi. Ci vogliono una formazione teorica e una cultura di base che però devono essere finalizzate alla domanda del mercato, quindi dinamiche e sempre più pratiche. 13

SCENARI // Analfabetismo filmico La meglio gioventù (del cinema) di Michela Greco La questione morale ci riguarda tutti. Perciò ci vuole una ribellione non tanto e soltanto contro ciò che gli altri hanno mal fatto, ma contro ciò che noi avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto Guardiamo alle altre esperienze europee ma senza dimenticare che non siamo uguali, perché abbiamo anche la Cineteca Nazionale. E poi il CSC non è una scuola, ma un progetto di riflessione sul cinema, l audiovisivo, la cultura. Dobbiamo attingere a nuovi linguaggi, come il videogioco La parola a Stefano Rulli, nuovo presidente del CSC www.snc.it Il discorso di insediamento di Stefano Rulli al Centro Sperimentale di Cinematografia, primo momento di incontro con studenti, docenti e dipendenti nel nuovo ruolo di presidente, ha raccolto entusiasmo e consenso. Affiancato dai consiglieri di amministrazione Nicola Giuliano, Carlo Verdone e Aldo Grasso, lo sceneggiatore di La meglio gioventù (2003) è stato chiamato dal ministro Ornaghi a presiedere la storica scuola di cinema di via Tuscolana, dopo 10 anni di mandato del sociologo Francesco Alberoni. Rulli, nel suo discorso di insediamento ha evocato Calamandrei e incitato alla resistenza e all assunzione di responsabilità. Ma ha anche detto che vuole ridare valore alla parola sperimentale. C è necessità di innovazione. Anche la parola cinematografia ormai va un po stretta, perché esistono nuove forme di narrazione audiovisiva e bisogna tenerne conto, perché importanti autori internazionali si dedicano alle serie tv di eccellenza o al documentario. Da statuto, fino a oggi, al CSC il cinema è stato centrale, ma bisogna trovare una capacità di sintesi. Dovremo accogliere nuovi linguaggi per trovare modelli narrativi diversi. Quindi da dove bisogna partire per rilanciare il Centro? Ci sono grandi professionalità che hanno voglia di partecipare al cambiamento senza paura. Bisogna guardare alla crisi come a un occasione per la trasformazione, in un paese capace di rinnovarsi solo dagli sconquassi. Una difficoltà sta nel reperimento di risorse, ma bisogna dare un segnale dall interno, di trasparenza, efficacia, responsabilità. Il valore della formazione va cercato solo nel percorso di studi o anche altrove? Ci sono altri due passaggi molto delicati in una scuola d eccellenza. Il primo è quello dell accesso: proverò ad allungare i tempi dell esperienza propedeutica di chi supera la prima fase delle selezioni. Attualmente i ragazzi vengono testati per 2-3 settimane. Voglio che si arrivi a 2-3 mesi, perché c è bisogno di più tempo di osservazione per capire dove sia il talento. 14

SCENARI // SCENARI Analfabetismo // Inchiesta filmico Dobbiamo osservare con attenzione anche il mondo del videogioco, molto interessante dal punto di vista narrativo D altronde, dopo quella di Mosca, il Centro è la scuola di cinema più importante del mondo. Ci vuole rispetto per i ragazzi, non deve essere una disperata corsa competitiva ma un esperienza formativa che resti e non lasci solo frustrazione. Serve poi una scelta più meditata che impedisca fughe successive. Anche l ultimo anno è importantissimo, per offrire uno sbocco professionale: una strada potrebbero essere i rapporti trasparenti con le istituzioni. C è bisogno anche di una razionalizzazione dei costi? Bisogna fermare gli sprechi. Raccoglieremo dati per verificare quanto l attuale organizzazione si adatti ai nuovi obiettivi. Il problema economico non è diretto, non siamo sommersi dai debiti. Ma bisogna dare il massimo delle risorse alla didattica. Si lascerà ispirare da qualche scuola internazionale? Guarderemo ad altre esperienze europee, a Londra, Parigi, Berlino, pur sapendo che non siamo uguali, anche perché noi abbiamo anche la Cineteca Nazionale. Sarà utile scambiarsi informazioni sui modelli finanziari e sui progetti formativi. D altronde, dopo quella di Mosca, il Centro è la scuola di cinema più importante del mondo. C è bisogno di nuove formule narrative per raccontare la realtà? Sì. Dobbiamo osservare con attenzione anche il mondo del videogioco, molto interessante dal punto di vista narrativo, e rimettere in discussione la didattica contaminando i linguaggi. I ragazzi dovranno essere capaci di destrutturare l immagine tradizionale, ma per farlo devono conoscerla benissimo. Le sembra che gli studenti siano poco preparati sulla storia del cinema? È importante padroneggiare la storia del cinema non solo per un motivo accademico ma perché offra spunti in un percorso creativo. Se ami il cinema lo devi conoscere, ma non è giusto non selezionare un ragazzo che ha talento se non conosce la storia del cinema: insegnargliela è tra i compiti del CSC. In questo ha un ruolo importante la Cineteca Nazionale. Sì, non è affatto accessoria per informare gli allievi sul cinema del mondo. Bisogna capire come renderla più funzionale con la scuola. La Cineteca non deve solo restaurare e preservare il patrimonio cinematografico e la memoria storica, ma anche promuovere. Cosa non vorrebbe più vedere al Centro Sperimentale? Demonizzazione e demoralizzazione. Il CSC non è solo una scuola, ma un progetto di riflessione sul cinema, l audiovisivo, la cultura. Questo progetto è a lungo mancato. Dobbiamo essere un punto di riferimento per il cinema italiano, in cui i maestri si misurino con i nuovi autori. 15

SCENARI // Analfabetismo filmico NELLA TERRA DI NESSUNO di Leonardo Quaresima e Francesco Pitassio Come avviene il ricambio professionale in Italia? In che modo un sapere professionale stratificato e una competenza tecnica raffinata si tramandano da una generazione all altra? Prevalgono ancora dei metodi da bottega artigianale, radicati nell esperienza diretta e nell umile praticantato? L istruzione avviene in specifici luoghi, con un adeguata dotazione tecnica e con protocolli pedagogici equivalenti ai programmi di formazione offerti dalle migliori accademie del cinema europee o dai corsi universitari britannici o statunitensi? In sintetici termini, come avviene il cambio della guardia nella filiera del cinema italiano? A queste molto concrete domande ha provato a rispondere una ricerca universitaria finanziata dal Ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca e coordinata dall Università degli Studi di Udine, con la Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM, l Università della Calabria e l Università degli Studi di Roma 3. Per semplificazione, gli ambiti di interesse possono essere rubricati sotto le voci istruzione, mercato, linguaggio, cultura e patrimonio. La formazione professionale si è rivelata una terra di nessuno, con un offerta indiscriminata di corsi di cinema: si è realizzato un censimento dell offerta formativa nazionale, grazie anche al sostegno della Regione Autonoma della Sardegna. Attraverso la mappatura, relativa il biennio 2009-11, si è colta la complessità dello scenario: più di 1000 corsi, dai più seri e consolidati ai più palesemente implausibili. I dati raccolti sono consultabili in un database on line (www.cinemaformazione.it).alcuni aspetti risultano evidenti: in primis, la progressiva ritirata dell investimento pubblico (meno del 10% dell offerta complessiva), la riduzione dello spazio di manovra a sua disposizione a fronte dell emersione di soggetti dallo statuto incerto (corsi a finanziamento F.S.E., Accademie di Belle Arti) e della proliferazione dell offerta privata. Sul piano della distribuzione delle realtà formative, si è notata la prevalente concentrazione nei centri tradizionali di produzione audiovisiva (Roma, in subordine Milano), con punte inattese in aree meno rilevanti sul piano produttivo (Sicilia), che suscitano interrogativo sull effettiva funzionalità di tali iniziative. A questi dati si associa il ruolo esiguo della formazione universitaria nella professionalizzazione cinematografica (il 3% dell offerta complessiva), per la maggior parte concentrata a un livello di base (master di I livello), a differenza di quanto accade in altri contesti nazionali: due esempi immediati sono il sistema accademico britannico e quello delle Hochschule tedesco. Infine, dato forse più allarmante, in Italia si registra la limitata attenzione Indiscriminata e caotica l offerta di scuole di cinema e corsi di formazione secondo una ricerca universitaria. I giovani si orientano ancora, soprattutto, con il passaparola. Ma ora è consultabile un database online: www.cinemaformazione.it alla trasformazione tecnologica e all emersione di nuovi profili professionali. I corsi per filmmaker sono decine, mentre mancano ancora percorsi formativi destinati ad attività più rilevanti negli ultimi anni, successivamente al Decreto Urbani e al nuovo protagonismo territoriale: esperti di product placement e location manager, per fare due esempi di nuove professionalità per le quali mancano occasioni strutturate di formazione. 16

SCENARI // Analfabetismo filmico Una volta tracciata la mappa del paese, si è cercato di comprendere in che modo lo si attraversi: come ci si orienti, con quali aspettative, e superando quali ostacoli. Lo si è fatto attraverso un indagine qualitativa, a partire da un questionario strutturato impartito a protagonisti della formazione, da ambedue i lati della cattedra. Il campione è stato costituito da venti scuole, per un adeguata immagine della distribuzione territoriale. La finalità principale era la descrizione del vissuto esperienziale: in altre parole, come ognuno viva la formazione, cosa attende, quale futuro le assegni. Ne è emerso un quadro poco confortante: le tre caratteristiche distintive sono frammentazione, disomogeneità e mutabilità. Frammentazione delle discipline in una molteplicità di corsi. Disomogeneità di offerta formativa tra realtà. Mutabilità di una proposta, soggetta a costanti variazioni da una stagione alla successiva. Perciò, accanto a scuole consolidate e di rinomanza internazionale, con criteri di selezione rigorosi, piano formativo chiaro e vocazione professionalizzante o di specializzazione, convive una schiera di iniziative la cui prevalente (spesso opaca) funzione è l alfabetizzazione, o la formazione di base. Lo scenario ha ricadute problematiche per tutte le parti in campo: negli allievi ingenera una difficoltà di orientamento, con particolare riguardo alla scelta della realtà formativa. Per le scuole, diviene impervio tutelare la specificità del proprio progetto professionalizzante e qualificarlo agli occhi del mercato del lavoro: si associa la precarietà della condizione dei docenti. Per i datori di lavoro, risulta complicato attribuire una valenza stabile a un percorso di formazione anziché a un altro. A farla da padrone in Italia è ancora e soprattutto la dimensione relazionale: il passaparola tra allievi consente l individuazione delle iniziative formative più accreditate, la realtà della scuola produce reti di contatti tra allievi e la conoscenza tra questi e docenti professionisti offre un primo contatto con il mondo del lavoro. Tuttavia, altri contesti industriali e formativi da tempo si sono posti il problema di rendere quanto più lineari il percorso di formazione e le soglie di ingresso nel mercato del lavoro. Nel caso italiano, questo processo richiede di essere perfezionato. Crediamo che questa prima ricognizione possa fornire qualche dato per aumentare la consapevolezza delle sfide future e delle strategie utili a vincerle. In tal senso sarebbe auspicabile un tavolo progettuale condiviso tra gli stakeholder (istituzioni nazionali e locali, centri formativi partecipanti al consorzio internazionale CILECT, centri di ricerca universitari, associazioni di rappresentanza dell industria dell audiovisivo, associazioni professionali), finalizzato a fissare soglie istituzionali di qualificazione, identificazione e ingresso nel mondo del lavoro, con il vantaggio di chiarire i percorsi e le sedi formative, per consentire di passare da un vivace ma spaesato mucchio selvaggio, a un più disciplinato e funzionale plotone, mutando uno sguardo preoccupato sul ricambio in un efficace cambio della guardia. 17

SCENARI // Analfabetismo filmico IL SILENZIO DELLA TOPONOMASTICA di G.C. Nelle dieci più grandi città italiane, solo una via dedicata a Fellini, nessuna ad Antonioni. La scorsa estate, durante una breve vacanza nella provincia francese, mi è capitato più volte di imbattermi in villaggi con poche migliaia di abitanti in vie o strade intitolate ai grandi maestri del cinema francese. Registi, ma anche attori. Talora attori molto popolari come Fernandel. Segno che in Francia i cineasti e gli uomini di cinema in generale sono considerati patrimonio della nazione. Segno che fanno parte dell orgoglio nazionale, e che contribuiscono alla definizione della memoria collettiva. E da noi? Mentre passeggiavo in rue René Clair, o in rue Jean Renoir, mi veniva da chiedermi quante fra le grandi città italiane abbiano dedicato una piazza o una via poniamo a Federico Fellini, o a Pier Paolo Pasolini. O a un gigante della cultura e dell arte del Novecento come Charlie Chaplin. Il risultato, sconfortante, è nella tabella che pubblichiamo in questa pagina. Il vuoto della toponomastica dice di come il cinema non faccia parte del nostro patrimonio nazionale. Di come continui a non essere ammesso tra i beni (o i patrimoni ) artistico-culturali della nazione. Le nostre vie sono intitolate spesso a figurine minori della cultura aulica ottocentesca, ma rimuovono a tal punto la modernità da condannare all oblio gli artisti dell immagine in movimento. Segno che un po tutti noi operatori culturali, giornalisti, opinion maker, autori non abbiamo fatto ciò che potevamo e dovevamo per dare al cinema la dignità che gli spetta. Se ora ci ritroviamo con il pubblico più ignorante d Europa, la colpa dobbiamo ammetterlo è un poco anche nostra. Torino Milano Antonioni Fellini De Sica Pasolini Rossellini Visconti Leone Sordi Magnani Chaplin via De Sica via Rossellini Genova Padova Bologna Firenze Roma largo Fellini via De Sica via Pasolini via Pasolini via Rossellini rotonda Visconti via Magnani piazza Chaplin Napoli via De Sica via Rossellini via Chaplin Bari Palermo L'indagine è stata effettuata su Google Maps e TuttoCittà nel novembre 2012 18