La competitività economica del Mezzogiorno nella Ue a 25

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La competitività economica del Mezzogiorno nella Ue a 25 Assai gravi le difficoltà del nostro Paese, e in particolare del Mezzogiorno A cura della Redazione svimez@svimez.it Informazioni SVIMEZ - febbraio 2007 1. I differenziali dell Italia e delle due ripartizioni territoriali Da anni i principali organismi internazionali (quali l Institute for Management Development o il World Economic Forum) studiano le tematiche della competitività delle nazioni considerando alcune dimensioni rilevanti dello sviluppo e della competitività economica. Sulla stessa linea, la SVIMEZ ha condotto un analisi sulla competitività dell Italia, delle sue due macro-aree e delle sue regioni, rispetto ai paesi dell Unione a 25. Tale analisi è stata condotta sulla base di quattro dimensioni, definite attraverso un indice sintetico, ottenuto utilizzando indicatori statisticamente coerenti e riferiti all ultimo anno disponibile 1. Le quattro dimensioni considerate sono: Dotazione di infrastrutture e reti; Propensione all innovazione e alla ricerca e sviluppo; Risorse umane e formazione; la Vitalità economica del tessuto produttivo. Come si può rilevare dalla Tab. 1, in termini di dotazione infrastrutturale il nostro Paese presenta una situazione relativamente soddisfacente, con un indice che risulta circa 12 punti al di sopra del valore Ue25 e al 9 posto nella graduatoria tra tutti i paesi. Ai primi posti si trovano le economie più sviluppate, in primo luogo Belgio, Olanda e Lussemburgo e, di seguito, Germania e Danimarca. Il Centro-Nord presenta un indice superiore di 28 punti rispetto alla media europea, al di sopra di Austria e Spagna e leggermente al di sotto del Regno Unito. Il Mezzogiorno fa invece parte del gruppo di paesi che mostrano una sottodotazione infrastrutturale rispetto alla media europea con un indice che, fatta la media Ue25 pari a 100, si attesta a 85,6. La dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno risulta più carente nelle componenti 1 - Gli indicatori ricostruiti utilizzando diverse fonti internazionali dalla SVIMEZ sono i seguenti: dotazione di infrastrutture (rete ferroviaria, rete stradale, passeggeri trasportati per aereo); innovazione e R&S (spesa in R&S, percentuale famiglie con accesso internet in casa, numero brevetti registrati, percentuale imprese che hanno una connessione a larga banda, addetti alla R&S); risorse umane e formazione (adulti partecipanti ad attività formative o di istruzione, indice di ricambio della popolazione, spesa pubblica in risorse umane, laureati n discipline scientifiche e tecnologiche, tasso di occupazione femminile, tasso di occupazione giovanile); vitalità economica del sistema produttivo (investimenti fissi lordi, PIL per occupato, percentuale export su PIL, investimenti diretti esteri, tasso di industrializzazione). pagina 1

Informazioni SVIMEZ - febbraio 2007 qualitativamente più elevate: ad esempio, nel numero di passeggeri che transitano negli aeroporti il dato del Sud è la metà di quello medio europeo. Al di sotto del Mezzogiorno troviamo quasi tutti i paesi di recente ammissione, oltre a Grecia, Svezia e Finlandia 2. L indice relativo all innovazione e alla ricerca e sviluppo evidenzia una situazione fortemente sfavorevole per l Italia, che si colloca al 14 posto, con un indice pari ad appena 63,6 (Ue25=100). Ambedue le grandi ripartizioni del Paese presentano ampi divari e in particolare il Mezzogiorno che si trova nelle ultime posizioni tra tutti i paesi, con un indice inferiore del 54% a quello medio dell Ue; situazioni peggiori si rilevano solo nei paesi Tab. 1. Indice sintetico di competitività nei paesi dell Ue25 e delle ripartizioni italiane (Numero Indice: Ue25=100) Paesi Dotazione infrastrutture Innovazione e R&S Risorse umane e formazione Vitalità economica del tessuto produttivo Indice sintetico di competitività Austria 123,4 112,2 107,0 108,6 112,8 Belgio 231,4 111,8 96,1 146,9 146,6 Germania 171,8 144,0 87,2 106,7 127,4 Danimarca 157,8 152,4 151,5 118,1 145,0 Spagna 123,6 71,8 99,1 94,9 97,3 Finlandia 57,1 181,0 136,5 111,1 121,4 Francia 110,5 100,8 111,0 95,1 104,4 Grecia 71,7 42,9 66,9 63,1 61,1 Irlanda 103,3 74,2 122,6 210,5 127,6 Italia 111,6 71,4 72,7 87,7 85,8 - Centro-Nord 128,2 83,6 77,1 97,9 96,7 - Mezzogiorno 85,6 45,8 70,6 57,6 64,9 Lussemburgo 219,4 129,6 74,1 3.604,6 1.007,0 Olanda 222,1 131,4 118,9 137,8 152,5 Portogallo 98,5 52,0 91,3 72,8 78,6 Svezia 73,6 181,8 153,0 110,1 129,6 Regno Unito 133,4 108,0 148,0 95,4 121,2 Cipro - 47,9 94,2 80,1 74,0 Repubblica Ceca 108,8 52,7 79,8 110,4 87,9 Estonia 29,7 59,1 90,2 97,6 69,2 Ungheria 76,4 44,9 72,1 95,9 72,3 Lituania 37,2 43,8 100,4 70,4 62,9 Lettonia 44,4 36,5 93,7 64,0 59,7 Malta - 42,5 82,5 97,9 - Polonia 50,3 41,4 90,6 70,5 63,2 Slovenia 99,4 88,9 109,8 102,0 100,0 Slovacchia 65,8 44,4 87,1 105,4 75,7 UE25 100,0 108,1 103,4 100,0 102,9 UE15 98,9 100,0 100,0 104,3 100,8 Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati Eurostat, ISTAT, RFI, Aiscat, UIC. pagina 2

dell Europa dell Est. Il Centro-Nord si colloca tra l 11 e il 12 posto con un indice pari a 83,6. Lo svantaggio è rilevante in termini di risorse e di addetti impiegati nella ricerca e sviluppo (nel Mezzogiorno si hanno indici rispettivamente pari a 41 e 36, contro 65 e 70 nel Centro-Nord). Ma la situazione di gran lunga peggiore per il Mezzogiorno si riscontra per il numero di brevetti registrati allo European Patent Office che sono pressoché assenti: l indice è infatti pari a 9, contro 91 del Centro-Nord che quindi si trova non lontano dalla media europea. E nel campo delle risorse umane e della formazione che il nostro Paese presenta il peggior piazzamento relativo, con il Centro-Nord tra il 21 e il 22 posto della graduatoria europea, e il Mezzogiorno addirittura in penultima posizione, con un indice superiore solo a quello della Grecia. Il ritardo si rileva soprattutto nel mancato utilizzo delle risorse umane disponibili, come testimoniato dai tassi di occupazione giovanile e femminile, che nel Mezzogiorno solo pari a circa la metà di quelli della media Ue. Dal punto di vista delle caratteristiche formative della forza lavoro, emerge in particolare la scarsità dei laureati nelle discipline scientifiche: l indice relativo (posto uguale a 100 il valore medio Ue25) è appena 47 al Sud mentre sale sensibilmente (a 92) nel Centro-Nord. La quarta e ultima dimensione considerata, quella della vitalità economica del sistema produttivo, vede l Italia e le sue ripartizioni ancora in posizione di svantaggio rispetto agli altri paesi europei, soprattutto a causa di una ridotta apertura verso i mercati esteri (N.I. 89,1) e una quasi assenza di investimenti dall estero (N.I. 30,0). Questa dimensione si caratterizza, inoltre, per la più alta variabilità tra le ripartizioni: a fronte di un Centro-Nord che si attesta di poco al di sotto della media europea (l indice sintetico è pari a 97,9), il Mezzogiorno, con un valore di appena 57,6 punti, occupa l ultimo posto della graduatoria. A questo risultato negativo dell area meridionale contribuiscono in particolar modo, oltre alle due variabili in precedenza citate, un ridotto volume degli investimenti fissi lordi (N.I. 64,9) e un basso tasso di industrializzazione (N.I. 69,7). Operando una sintesi degli indici relativi alle quattro dimensioni considerate si è pervenuti ad un Indice di potenzialità competitiva del sistema produttivo. Ne emerge un quadro complessivo di evidente difficoltà competitiva per il nostro Paese, con un indice pari a 85,8 (Ue25= 100), e di assoluta debolezza per il Sud (64,9), che presenta una situazione migliore rispetto solo a Grecia, Lituania, Lettonia e Polonia. Il Centro-Nord, con un valore di 96,7, si posiziona di poco al di sotto della media europea, ma a notevole distanza dai paesi economicamente più avanzati. Informazioni SVIMEZ - febbraio 2007 2 - La posizione di svantaggio dei due paesi scandinavi deriva dal fatto che ampie porzioni del loro territorio sono disabitate e la stragrande maggioranza della popolazione è concentrata nelle aree più meridionali. Gli indicatori relativi alla disponibilità di rete autostradale e ferroviaria, essendo costruiti in rapporto alla superficie, ne risultano quindi negativamente influenzati. pagina 3

Informazioni SVIMEZ - febbraio 2007 2. I differenziali delle regioni italiane Lo stesso esercizio che ha messo a confronto le due grandi aree del Paese con il contesto europeo è stato effettuato per tutte le regioni italiane, utilizzando sempre come metro di misura la media dell Ue25, posta pari a 100. Per quanto riguarda le infrastrutture, si rileva una complessiva sottodotazione del Mezzogiorno, rispetto sia al Centro-Nord sia alla media europea, con alcune importanti eccezioni. Infatti, la Campania occupa la quarta posizione nella graduatoria nazionale, la Sicilia la settima e l Abruzzo l ottava; tutte e tre le regioni presentano un indice di dotazione superiore alla media europea. Le maggiori distanze si registrano in Basilicata, Sardegna e, per il Nord, in Umbria e Trentino A.A., cioè in regioni di piccole dimensioni e/o con una rilevante presenza di territorio montano. Tab. 2. Indice sintetico di competitività nelle regioni italiane (Numero Indice: Ue25=100) Regioni Dotazione infrastrutture Innovazione e R&S Risorse umane e formazione Vitalità economica del tessuto produttivo Indice sintetico di competitività Piemonte 129,8 89,7 74,9 101,7 99,0 Valle d'aosta 95,3 61,4 63,5 80,1 75,1 Lombardia 148,1 93,2 77,2 116,1 108,7 Trentino Alto Adige 50,0 67,5 83,6 88,5 72,4 Veneto 130,3 71,3 76,1 102,1 94,9 Friuli Venezia Giulia 108,8 78,3 79,8 94,6 90,4 Liguria 204,3 68,3 71,6 70,4 103,7 Emilia-Romagna 105,1 94,7 83,3 99,7 95,7 Toscana 98,7 72,3 76,6 86,1 83,4 Umbria 45,4 61,8 78,7 79,5 66,3 Marche 71,0 60,0 74,0 91,4 74,1 Lazio 190,9 90,7 77,6 78,8 109,5 Abruzzo 112,3 62,8 73,4 77,3 81,4 Molise 90,4 33,4 63,5 61,1 62,1 Campania 134,7 48,2 73,9 57,2 78,5 Puglia 74,2 40,3 65,5 59,4 59,9 Basilicata 44,2 42,1 71,3 63,6 55,3 Calabria 94,6 36,1 74,9 47,3 63,2 Sicilia 116,9 47,6 68,6 51,8 71,2 Sardegna 55,0 50,4 74,3 62,4 60,5 Centro-Nord 128,2 83,6 77,1 97,9 96,7 - Nord-ovest 152,8 89,4 75,9 107,4 106,4 - Nord-est 104,8 80,5 79,7 99,6 91,2 - Centro 127,0 78,5 76,7 82,7 91,2 Mezzogiorno 85,6 45,8 70,6 57,6 64,9 Italia 111,6 71,4 72,7 87,7 85,8 Fonte: Elaborazioni SVIMEZ su dati Eurostat, ISTAT, RFI e Aiscat. pagina 4

Passando all innovazione e R&S, tutte le regioni italiane presentano uno svantaggio rispetto alla media europea. Per l Emilia-Romagna, Lombardia, Lazio e Piemonte, cioè le regioni dove sono presenti i maggiori centri urbani, la distanza è abbastanza contenuta: si va, infatti, da una punta massima di 94,7 (Emilia-Romagna) ad un minimo di 89,7 (Piemonte). All estremo opposto si trovano la Basilicata, Puglia, Calabria e Molise, con valori che vanno da 42,1 della prima a 33,4 dell ultima. Su questi modesti risultati incide soprattutto la bassa spesa e la limitata quota di addetti in R&S. Anche per quanto riguarda la dimensione relativa alle risorse umane e alla formazione, tutte le regioni italiane sono nettamente al di sotto della media europea. Le posizioni migliori sono ricoperte dal Trentino A.A. (83,6) e dall Emilia-Romagna (83,3), mentre si trovano all estremo opposto il Molise e Valle d Aosta, ambedue con una valore di 63,5; valori contenuti si rilevano anche in Puglia (65,5) e Sicilia (68,6). Nelle restanti regioni meridionali vi è una situazione sostanzialmente omogenea, con valori che superano di poco il 70% della media europea. La dimensione della vitalità economica, infine, presenta una variabilità regionale molto accentuata tra le quattro in esame. Si va, infatti, da una valore massimo di 116,1 della Lombardia ad un minimo di 47,3 della Calabria. Contrariamente a quanto emergeva dall analisi fatta nel punto precedente sui paesi per i quali l indice premiava non le aree più ricche ma quelle più dinamiche per le regioni italiane l indice di vitalità economica riflette abbastanza fedelmente la graduatoria del PIL pro capite: oltre alla Lombardia, anche Veneto, Piemonte e la media del Nord-Ovest presentano valori superiori a quello medio dell Ue25; Emilia-Romagna, la media del Nord- Est, nonché quello del complesso del Centro-Nord presentano valori solo di poco inferiori. Agli ultimi posti della graduatoria regionale, oltre che la già citata Calabria, si situano le due più grandi regioni meridionali, la Campania e la Sicilia, con indici pari, rispettivamente, a 57,2 e 51,8. Va sottolineato, in particolare, come proprio negli indicatori riferiti alle condizioni necessarie per determinare un percorso di convergenza verso le aree ricche (investimenti, grado di attuazione degli investimenti esteri) le regioni del Sud presentano valori inferiori al resto del Paese e lontanissimi dai livelli rilevabili nelle aree più dinamiche dell Ue. Passando, infine, all indice generale di potenzialità competitiva, si rileva che solo tre regioni, Lazio, Lombardia e Liguria, si attestano su posizioni superiori alla media europea. La prima regione meridionale è l Abruzzo, che si colloca in nona posizione, con un indice pari a 81,4; segue, al decimo posto, la Campania (78,5), sostenuta soprattutto da una buona dotazione infrastrutturale. Quest ultima ha, invece, un ruolo penalizzante per le cinque regioni che si collocano nelle posizioni inferiori della graduatoria regionale e al di sotto della media meridionale: Calabria, Molise, Sardegna, Puglia e Basilicata. Informazioni SVIMEZ - febbraio 2007 pagina 5