IL MONUMENTO A SAN GIORGIO E AI CADUTI NELLE DUE GUERRE MONDIALI Nel 1958 iniziarono i lavori per la costruzione della strada Testaccio Spiaggia dei Maronti che si conclusero nel 1960 con lo smantellamento e la demolizione di tutta l antica piazza (che Giuseppe D Ascia, nella sua Storia dell Isola d Ischia edita a Napoli nel 1867, aveva definito come una piazza monumentale) e di parte degli edifici che la racchiudevano. Su questi edifici erano appoggiate la colonna del Corafà con in cima la statua di San Giorgio e con l epigrafe che ricordava la costruzione del pendio dei Maronti, e l altra lapide fatta collocare nel 1771 dal Sovrintendente della Città d Ischia, Francesco Vargas Macciucca, che ricordava pure lo stesso avvenimento. Le lapidi, la statua di San Giorgio e le pietre che costituivano i due monumenti, insieme a un altra lapide, sistemata nella piazza l anno 1927, che ricordava i Testaccesi caduti nella Grande Guerra 1915 18 (vedi foto 2), furono accatastate in un angolo con l intenzione di risistemarle nella nuova piazza che si doveva costruire al posto della vecchia. Finita la strada e la nuova piazza, nessuno però si ricordò più della statua di san Giorgio, delle lapidi del Corafà e dei caduti della prima guerra mondiale che, nel frattempo, erano state nascoste e dimenticate in una grotta. È a questo punto, verso il 1964, che si costituisce il comitato per la risistemazione delle lapidi del Corafà, della statua di san Giorgio e del monumento ai Caduti della prima guerra mondiale a cui si accenna nella iscrizione della faccia principale del monumento, ma che fu, in effetti, composto da una persona sola, mio zio Salvatore Vuoso (1915-1999) che non si stancò di impegnarsi, scrivere per sollecitare sovvenzioni, promuovere raccolte di fondi, rivolgersi a questo e a quello (prendendosi pure del matto, e da più di uno, per la sua insistenza) per chiedere informazioni, consigli, pareri sulle ditte che lavoravano il marmo e il bronzo, cercare qualcuno che accettasse di fare il progetto e i bozzetti dei bassorilievi -trovato poi nello scultore Giovanni Di Costanzo (1938 2013) di Buonopane, che accettò con piacere e gratuitamente di fare l una cosa e l altra-, e fu contento soltanto quando il 10 agosto 1969, con l inaugurazione del monumento, vide realizzata la sua iniziativa.
Foto 1: La piazza di Testaccio com era prima della costruzione della strada Testaccio Maronti. Il monumento, realizzato da una ditta di Bagni di Tivoli, in provincia di Roma, di cui non ricordo più il nome, (tutte le carte, i progetti, gli elenchi dei contributori, le copie delle lettere inviate, sono andate perdute) è costituito da un tronco di piramide a base quadrata di travertino alto 2,10 metri (con la statua circa 2 metri e 80).
Foto 2: in basso a dx, tra le due porte di ingresso, si vede la lapide ai caduti della prima guerra mondiale. Il quadrato di base ha il lato di cm. 108 quello di altezza di cm. 78. Poggia su un basamento formato da tre gradini quadrati concentrici con il lato rispettivamente di m. 2,57; m. 2; m. 1,40 e alti, uno sull altro, 20 centimetri. Fu progettato, come detto, dallo scultore Giovanni Di Costanzo, e avrebbe dovuto terminare con una sfera, pure di travertino, del diametro di 46 cm., poggiata su una base quadrata di 1 metro di lato e spessa 5 centimetri. (la sfera oltre a ricordare la forma del nostro pianeta, rappresentava anche l idea dell infinito). Si decise, però, successivamente, di collocare sul monumento, al posto della sfera, la statua equestre di San Giorgio del Corafà, poiché non era più possibile ricostituire nella nuova piazza la colonna, (di circa sei metri di altezza, con la lapide che ricordava la costruzione del pendio dei Maronti), sulla quale il conte l aveva fatta collocare nel 1769. Il monumento divenne, quindi, monumento a San Giorgio, il protettore del paese, e ai Caduti della prima e della seconda guerra mondiale. La faccia principale reca la seguente iscrizione:
SULLA PIÙ STORICA PIAZZA DEL COMUNE DOMINANTE L AZZURRO MARE I TESTACCESI DELLE AMERICHE E DEL PAESE CONCORDI ERESSERO QUESTO MONUMENTO SIMBOLO DELLA LORO FEDE IN SAN GIORGIO E PERENNE RICORDO DEL SACRIFICIO DEI LORO EROI DI TUTTE LE GUERRE ALLA PATRIA AUSPICE IL COMITATO TESTACCIO [10 agosto] 1969 (più sotto, in bronzo, c è una corona d alloro). Al di sopra della iscrizione, sia la faccia principale, che quelle di sinistra e di destra, che recano, rispettivamente, gli elenchi dei nomi dei caduti nella prima (vedi foto 6) e nella seconda guerra mondiale (vedi foto 7), hanno ciascuna un bassorilievo di bronzo. Questi bassorilievi, di cm. 47 di larghezza e 30 di altezza, furono eseguiti, su bozzetti dello stesso scultore Di Costanzo, dalle fonderie Chiurazzi di Napoli. Quello della faccia principale raffigura alle estremità dei soldati dei quali non si riesce ad identificare la nazionalità, ma che si presume siano stati nemici ma accomunati, ora, dallo stesso desiderio di pace, e al centro un aquila, simbolo di fierezza, di grandezza e di forza ma che reca tra gli artigli la scritta pace e un ramo di ulivo.
Foto 3 Quello della faccia di sinistra, con i nomi dei Caduti nella prima guerra mondiale, raffigura una scena di vita militare sul Carso: dei soldati che trascinano un cannone per il pendio sassoso. Foto 4 Quello della faccia di destra, con i nomi dei Caduti nella seconda guerra mondiale, tutti marinai, raffigura una scena di navi da guerra che solcano il mare (attenzione: quelli che possono sembrare a prima, e un po' distratta, vista, croci, sono, in realtà, gli alberi con le antenne degli incrociatori).
Foto 5 Nessuna istituzione pubblica partecipò al compimento dell opera che fu, invece, completamente realizzata col contributo dei Testaccesi di San Pedro di California, di New York e del Paese. La Provincia di Napoli concesse lo spazio dove il monumento fu situato. Infine, nel 1973, anche la lapide del Corafà e quella del Sovrintendente Macciucca furono unite insieme e sistemate nella piazza. I lavori di sistemazione sia del monumento che delle lapidi furono eseguiti dal muratore Domenico Vuoso (1909-2005), mio padre. Nel 2013, su iniziativa della dott. Raffaela Rita Di Scala e del marito Antonio Scordo, il monumento ha subito lavori di restyling consistenti essenzialmente nella eliminazione della ringhiera circolare che lo delimitava e nell ampliamento delle aiuole che lo circondavano, per cui oggi appare, posto tra il verde e i fiori, sempre solenne, ma meno austero e severo. Anche le lapidi del Corafà e del Macciucca, quest anno 2017, sempre per iniziativa degli stessi coniugi che hanno costituito l Associazione amici di Testaccio, hanno subito lavori di rinnovamento, per dir così. È stato fatto l intonaco della parete su cui sono appoggiate, le lapidi e le pietre della cornice che le inquadra sono state ripulite, le lettere delle parole, che ormai si leggevano con difficoltà, sono state ridipinte. Giorgio_Vuoso
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Giorgio_Vuoso Foto 8