Ancora una volta la nostra Cattedrale riscopre una pagina del passato che torna a mostrare una rassegna di fede, d arte e di storia ed inaugura un ciclo di restauri che tra pochi mesi la vedrà interamente restituita all antico splendore. Nella cappella di San Giuseppe si presentano ai nostri occhi, così come fu per chi ci ha preceduto, quei capolavori che hanno segnato il tempo e l impegno di coloro che l hanno voluta così bella; nella scultura del Santo Patrono della Chiesa e della Sacra Famiglia si intravedono quei tratti che l hanno resa così plasticamente morbida ed incredibilmente vicina a tanti devoti. È il momento del grazie che noi rivolgiamo a quanti hanno permesso questa importante realizzazione: prima fra tutti la Fondazione della Cassa di Risparmio di Alessandria nella persona del suo Presidente il dottor Pierangelo Taverna che ha consentito la copertura della spesa di un terzo dell intero progetto di restauro della Cattedrale, la Direzione Regionale dei Beni Culturali diretta dal dottor Mario Turetta, la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino rappresentata dal dr. Agostino Gatti e l ARCUS che opera in accordo con il Ministero per i Beni Culturali e che in unione di forze copriranno i due terzi restanti della spesa, la Soprintendente ai Beni Architettonici del Piemonte arch. Luisa Papotti, la Soprintendente per i Beni Storici ed Artistici del Piemonte dottoressa Edith Gabrilelli, i due rispettivi funzionari di zona Arch. Maria Carla Visconti e dottor Giorgio Careddu, il parroco della Cattedrale monsignor Gianni Toriggia, i solerti e preparati restauratori, chi provvede con encomiabile puntualità al mantenimento del decoro del tempio e tutti coloro che in ogni modo hanno fattivamente collaborato. In chiusura di questo solenne ottavario dedicato alla nostra Patrona, sia Lei la Vergine della Salve a largire a tutti ed a ciascuno particolari ricompense che nascoste all occhio dell uomo, scendono direttamente al cuore. Luciano Orsini - Direttore Ufficio Beni Culturali e Delegato vescovile
Proseguono i lavori alla Cattedrale di San Pietro in Alessandria: avviati i restauri degli apparati pittorici e plastici della Cappella di San Giuseppe Il cantiere è iniziato lo scorso autunno con gli interventi sulla Cappella di San Giuseppe. La Cappella di San Giuseppe, di formato quadrangolare, sovrastata da una cupola ottagonale, è la cappella più grande e si trova in corrispondenza del transetto. Sulla parete di fondo è sistemato l altare in marmi policromi sovrastato dalla la statua di S. Giuseppe in marmo bianco opera del Parodi. Sopra l altare si trova una delle tre lunette affrescate dal Morgari. Le altre due lunette sono sulle pareti a destra e a sinistra; tutte le superfici presentano decorazioni opera del Boasso. Le indagini effettuate sotto la direzione dello Studio Gianluca Centurani, hanno rilevato che mentre la cupola si trovava in discreto stato di conservazione, il degrado aveva interessato in maniera massiccia le aree sotto la cupola, in particolare la parete di fondo e le pareti laterali, con notevoli danni causati dalle infiltrazioni d acqua. Su queste superfici e sulle lunette del Morgari, si sono riscontrati fenomeni di esfoliazione (distacco a lamelle) degli intonaci con decoesione e polverizzazione della pellicola pittorica per risalita dei sali in superficie con conseguente perdita di ampie porzioni di decorazione, fenomeno che ha interessato anche gli stucchi. Inoltre erano presenti macchie scure dovute all alterazione dei leganti e ad attacchi di organismi microbiologici. La parte più bassa delle stesse superfici, era invece soggetta a distacchi dell intonaco causati dall umidità di risalita. Sulle paraste che decorano le pareti sono state rilevate ritinteggiature ad acrilico di recente esecuzione, mentre i marmi presentavano un alterazione delle cere applicate a protezione delle superfici e la formazione di una patina grigio-giallognola disomogenea. Prima di iniziare gli interventi, il prelievo di alcuni campioni per sottoporli a specifiche indagini chimicofisiche ha consentito di individuare gli strati costitutivi dell'opera, le cariche e i pigmenti, la caratterizzazione della malta, la tipologia delle efflorescenze saline etc. Il restauro delle superfici dipinte Le superfici affrescate sono così trattate: si è proceduto con una prima fase di pulitura con tecniche delicate, per salvaguardare gli affreschi seguita da iniezioni di emulsione acrilica in soluzione acquosa al fine di permettere la riadesione degli strati pittorici distaccati. Si esegue, quindi, il preconsolidamento tramite percussione di tutti i punti in cui l'intonaco originario si era distaccato dall'arriccio o questo dal supporto murario e successiva sigillatura dei margini delle lesioni degli intonaci, al fine di creare delle sacche chiuse tra il muro e la finitura, nelle quali viene iniettata malta specifica la cui presa omogenea é garantita da una procedura di pressatura. In situazioni di forti distacchi, si opera con ancoraggi a punti con fini barre in vetroresina di differente diametro che vengono fissate con resine epossidiche fra le estremità delle due superfici dei supporti staccati. Completata l'eliminazione delle rappezzature incongrue e delle ridipinture a base polimerica, si provvede alla pulitura delle polveri leggere e, quindi, all'estrazione dei sali tramite impacchi ripetuti di polpa di cellulosa ed acqua deionizzata in profondità. La pellicola pittorica polverulenta viene poi fissata tramite stesure a pennello di resina acrilica in soluzione acquosa. Al fine di salvaguardare quanto più possibile l affresco originale in queste fasi si lavora con interposizione di carta giapponese, onde evitare trascinamenti di colore decoeso. Le porzioni mancanti di intonaco sono reintegrate con malta costituita da grassello di calce, calce idraulica naturale e sabbia silicea ben lavata ed asciutta di varia granulometria. Nelle parti inferiori delle pareti, interessate da umidità di risalita, l intonaco ammalorato, una volta rimosso, viene sostituito con intonaco macroporoso deumidificante. L integrazione delle grosse lacune delle decorazioni ripetitive è effettutata con velature di calce spenta e pigmenti naturali in leggero sottotono ad imitazione degli apparati decorativi originali; per le decorazioni di tipo figurativo si utilizzano invece colori ad acquerello. Restauro degli apparati decorativi in stucco In via preliminare si procede al fissaggio delle scaglie di porporina in fase di distacco, non sopportanti le fasi di pulitura, attraverso iniezioni di emulsione acrilica sull'interfaccia frammento-supporto per garantire una migliore riadesione. Una volta individuati gli stucchi distaccati si provvede alla loro rimozione, pulizia da tergo e successiva riadesione nelle sedi originali con resina epossidica. I depositi incoerenti e delle efflorescenze saline sono asportati con pennelli di setola morbida, dopo che ci si sarà assicurati della buona aderenza degli strati pellicolari, mentre le stuccature incongrue vengono rimosse tramite azione meccanica. Le ridipinture sono rimosse mediante discialbo a bisturi o mediante l'uso di miscele solventi altamente volatili. Anche qui per la pulitura dei depositi più resistenti e molto aderenti vengono utilizzati impacchi di carbonato di ammonio in soluzione satura ed acqua deionizzata, monitorando i tempi di contatto.
La pellicola pittorica decoesa viene consolidata mediante stesura a pennello di resina acrilica interponendo un foglio di carta giapponese e le crepe vengono stuccate con malta a base di grassello di calce e polvere di marmo, avente tessitura simile alle parti originali. L'integrazione degli elementi decorativi ripetitivi è limitata al ripristino della continuità e della plasticità dei modellati, mediante esecuzione di calchi con gomme siliconiche e restituzione con malta a base di grassello di calce e polvere di marmo, avente tessitura simile alle parti originali. Sulle zone trattate con porporina (polvere di bronzo) la reintegrazione è eseguita con colori ad acquerello ad imitazione della cromia originaria. Infine si procede al reintegro pittorico delle lacune e dei fondi policromi con colori ad acquerello in leggero sottotono. Il restauro dei manufatti lapidei Dopo una fase di preconsolidamento tramite bendaggi di sostegno, vengono rimossi i depositi incoerenti e le efflorescenze saline superficiali con pennelli di setola morbida e viene asportata la cera alterata mediante impacchi di soluzioni di solventi organici. Come per gli stucchi e gli affreschi i depositi maggiormente tenaci vengono puliti con soluzioni di carbonato di ammonio in soluzione acquosa e polpa di cellulosa applicata ad impacco. Le stuccature eseguite nel corso dei precedenti interventi manutentivi, che risultano per morfologia e composizione inidonee alle superfici originali, vengono rimosse con vibro incisore e microscalpelli. I frammenti e le scaglie in fase di stacco sono incollati, previa pulitura sull'interfaccia frammentosupporto, con resina epossidica ricollocando gli elementi nella loro posizione originaria. Infine si stende a pennello del silicato di etile fino a rifiuto per consolidare le parti in disgregazione. Dopo avere rimosso i bendaggi di sostegno in precedenza posti in opera, si stuccano le crepe e si sigillano le giunture tra gli elementi lapidei con malte a base di grassello di calce e polvere di marmo, aventi tessitura e cromia simile all'originale. Infine dopo una revisione cromatica delle stuccature con colori ad acquerello, le superfici lapidee vengono trattate con cere protettive microcristalline. Il progetto illuminotecnico Come accennato nello scorso numero, il completo ripristino della fruibilità dell edificio è affidato anche al progetto dell illuminazione delle cappelle. Lo studio dell illuminazione ha interessato in particolar modo la Cappella di San Giuseppe, perché una delle più grandi. Si è scelto di istallare elementi lineari a LED lungo le linee d'imposta direzionandoli verso intradosso della cupola al fine di creare una diffusa illuminazione ambientale, affiancandoli a faretti a ioduri (identici a quelli già presenti in Cattedrale) diretti verso il basso che intensificano l illuminazione dell ingresso e dell altare. Verrà uniformata la temperatura di colore e la resa di tutte le cappelle laterali già restaurate ed illuminate. Questa nuova illuminazione permetterà di godere degli apparati pittorici e decorativi che il restauro consentirà di recuperare, restituendo ai fedeli l intera Cattedrale completamente restaurata. Per maggiori informazioni consultate il sito www.gianlucacenturani.it
La cappella dedicata a San Giuseppe, che sarà inaugurata sabato 28 aprile, riapre al pubblico rivestita di nuovo, ripulita dei segni che il tempo aveva posato sulle sue pareti, privando le decorazioni di quel candore e di quella grazia che le caratterizza. Si tratta di una delle cappelle maggiori e speculare a quella della Madonna della Salve, poste rispettivamente a nord e a sud del transetto, così riprogettate durante i restauri eseguiti da Edoardo Arborio Mella rinomatissimo restauratore di Cattedrali, tra il 1874 e il 1879. Entrando al suo interno l attenzione non può che catalizzarsi sull imponente statua di San Giuseppe con il Bambino alla destra, mentre alla sinistra reca nella mano il bastone fiorito, attributo tipico e distintivo del Santo, anch essa oggetto di restauro. La monumentale statua in stile barocco ed eseguita in marmo bianco dallo scultore genovese Giacomo Filippo Parodi nei primissimi anni del XVIII secolo, trovava posto già nell antica Cattedrale nell omonima Cappella di San Giuseppe o della Purificazione per poi, dopo essere scampata alla demolizione dell antico edificio, trovare posto nel nuovo tempio del Valizzone già nel 1810. Sotto la nicchia che ospita l immagine del Santo, troviamo l altare in marmo di Saltrio, di stile bramantesco, eseguito su disegno dell ing. Conte Ferraris d Orsara dei marchesi di Castelnuovo, direttore dei lavori di quella che lui stesso definisce vera e propria opera ricostruzione del sacro edificio più che di restauro. Al termine dei lavori strutturali, sarà proprio il direttore dei lavori a suggerire di iniziare subito la decorazione per usufruire dei ponteggi e affida il lavoro al professor Enrico Gamba, dell Accademia Albertina di Torino, per l apparato figurativo mentre l apparato decorativo viene assegnato al pittore Carlo Costa di Vercelli. Nel 1925 però un rovinoso incendio costringerà il rifacimento della decorazione interna della Cappella la cui esecuzione, tra il 1926 e il 1928, sarà affidata a Giorgio Boasso per l apparato decorativo, mentre i riquadri figurativi verranno affidati al pittore Luigi Morgari, allievo del professore Enrico Gamba, suo predecessore nelle medesime decorazioni, con i risultati tutt oggi visibili e ancor più apprezzabili dopo le operazioni di restauro. Entrando oggi nella cappella di San Giuseppe ci troviamo in uno spazio a pianta quadrangolare sovrastato da una cupola ottagonale, la cui decorazione è caratterizzata da motivi vegetali e floreali e da testine di putto alate proprio sotto la lanterna che, insieme ai quattro rosoni collocati nelle partiture maggiori, danno luce agli spazi del sacro luogo. Le pareti invece sono scandite da pilastri angolari scanalati sui quali poggiano archi a tutto sesto: quattro più grandi in corrispondenza delle pareti maggiori, e quattro più piccoli disposti angolarmente. Entrando dalla navata laterale sinistra, la parete frontale e le due laterali ospitano, racchiuse entro gli arconi a tutto sesto di cui sopra, tre lunette in cui sono raffigurati episodi della vita di San Giuseppe eseguiti, come già accennato, dal pittore Luigi Morgari. Le operazioni eseguite sugli affreschi che hanno interessato sia la parte figurativa che quella decorativa, descritte di seguito e in maniera dettagliata da chi su di essi ha operato in prima persona, hanno richiesto attente analisi preliminari sempre sotto la scrupolosa sorveglianza del Funzionario di Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologoci del Piemonte dott. Giorgio Careddu e la Direzione Beni Culturali della Diocesi nella persona del suo Direttore Prof. Diac. Luciano Orsini. Oggi, grazie al desiderio a suo tempo espresso da Mons. Fernando Charrier, allora Vescovo di Alessandria, al pavimento della Cappella sono stati collocati i sepolcreti per i vescovi diocesani defunti. Anida DeCicco Collaboratrice Direzione Beni Culturali della Diocesi
Impressioni di un restauro La Cappella di S. Giuseppe nella Cattedrale di Alessandria fin allo scorso anno, prima del montaggio dei ponteggi, mi è sempre apparsa maestosa ma, nel contempo, spenta, inadatto contenitore di un opera di alto pregio artistico e devozionale come la statua barocca in marmo del S. Giuseppe. Tale statua riluceva, grazie ad un precedente intervento di restauro, noncurante dei segni del tempo che, impietosi, segnavano le pareti intorno: una bella sfida per un restauratore ansioso di dar nuovo valore a quel tempio. Se si pensa al restauro come al semplice ripristino di un opera si sminuisce il lavoro minuzioso che precede, accompagna e segue un intervento: in realtà si agisce sulla materia per rinnovare un concetto, una filosofia di vita. Nel caso di opere religiose si può dire che il restauro è quasi un atto di fede. Nel rinnovare ogni giorno, tramite le preghiere quotidiane e le azioni, i sentimenti della religione, il fedele è simile a chi rinnova metodicamente, scientificamente e artigianalmente la bellezza e la vita di un opera. Si riattualizza una identità spenta, senza trasformazioni di sorta o modificazioni nella forma o nella sostanza,bensì riscoprendo, rinnovando, restaurando appunto ciò che già è presente. Spesso sento dire che col nostro lavoro stiamo ripitturando qualcosa: in realtà cerchiamo di lasciare che chi guarda, chi fruisce dell opera, si riappropri di un messaggio: messaggio di Fede, di Devozione, di Speranza che è reso visibile e concreto da artisti che lo imprimono nel marmo, su intonaco,con pennelli e colori. E ogni volta è sempre un emozione poter dar luogo a questo piccolo miracolo. Claudia Del Bufalo restauratrice-
CAPPELLA SAN GIUSEPPE, EMOZIONI NEL RESTAURO Recuperare e restaurare un'opera d'arte suscita molteplici sensazioni e realizza finalità e obiettivi secondo le persone che partecipano alla sua realizzazione. Il restauratore rinnova alla memoria dello sguardo e alla presenza nella storia un'opera che altrimenti avrebbe spento il suo messaggio nel buio dell'abbandono e nella malinconia di non poter più dare speranza al passato per il futuro. Il valore dell arte e la sua essenza vanno oltre il valore economico e sono di gran lunga più profonde di quanto abbia sinora concepito l essere umano. Nella società di cui facciamo parte, nel corso dei secoli e fino ad oggi, i dipinti sono stati valutati, soprattutto, in base alla fama degli artisti che li hanno creati. Ma l arte non è solo una creazione con un valore economico. È molto di più. Qualsiasi forma di arte emana una vibrazione. A volte percettibile dai nostri sensi ed a volte no. Queste vibrazioni entrano in risonanza con la nostra Anima, comunicando con essa e trasmettendole emozioni diverse. Vedere la cappella con montato il ponteggio mi dava una sensazione di tristezza e angoscia; nonostante le numerose lampade utilizzate per le varie lavorazioni non capivo quale sarebbe stato l'effetto d'insieme dopo il nostro intervento. Il giorno in cui smontarono l'impalcatura, il lucernario concretizzava al meglio la sua funzionalità. L'illuminazione naturale rende meravigliose le decorazioni eseguite sulla cupola, mentre le pareti cupe e leggere, rendono all'uomo l'emozione maestosa della sacralità, il sapore melanconico e nel contempo sublime della fede. In questa cappella si può ammirare una meravigliosa statua in marmo bianco di stile barocco, rappresentante S. Giuseppe. In chiesa una scultura mi dà un emozione legata alla spiritualità e alla fede che rappresenta, ma con il contatto diretto una statua sacra diventa quasi familiare. Familiare poiché si ha cura e attenzione per essa. Con questa imponente scultura mi è capitato di abbracciarlo e anche di parlarci. Per persone che come me amano il passato, è sempre gratificante restaurare opere del passato, specialmente poi se c'è un legame di appartenenza. Ovviamente il restauro va effettuato rispettando tutte le regole, che variano da dipinto a dipinto. E' importante infatti comprendere quali materiali sono stati usati onde evitare disastri. Qui ci siamo limitati a risolvere i problemi più vistosi lasciando però quei danni che inevitabilmente il tempo ha provocato. La testimonianza del passato influenza quello che siamo. L'arte non lascia indifferenti e viene fruita liberamente e individualmente accendendo in noi delle sensazioni che fanno percepire d'essere vivi. Il tempo è inesorabile e per questo che nasce la voglia di conservare le tracce di noi nello scorrere dello stesso.