costinascosti Questo piccolo contributo è dedicato a chi intende avviare una piccola impresa e a tutti quei piccoli imprenditori che si trovano troppo spesso a navigare in acque agitate L articolo 2082 del codice civile recita: è imprenditore chi esercita professionalmente un attività economica organizzata al fine dello scambio di beni e servizi. In quel organizzata ci sono le azioni dell imprenditore con le quali, utilizzando mezzi economici, beni strumentali e avvalendosi di collaboratori, rende efficiente l attività, ben gestibile e proficua. In quel organizzata e non solo, lo vedremo in seguito - c è una bacchetta magica che fa miracoli o danni a seconda di chi la usa. Tutti sanno quanti sforzi deve fare l imprenditore per far sì che la sua creatura sia valida si economicamente, ma anche stabile nel tempo e con prospettive positive per il futuro; e si conoscono le grandi responsabilità che lo stesso imprenditore ha sulle sue spalle: il benessere suo, quello dei suoi cari e quello di chi collabora con lui nell impresa. Spesso, proprio per un distorto senso di responsabilità, si tende a chiudere gli occhi davanti a evidenze da bollino rosso. Nei momenti di grande disponibilità, magari fulminei ed entusiasmanti, ma spesso occasionali e slegati da una programmazione, per il desiderio di raccoglierne velocemente i frutti, si tende a dimenticare che i bravi padri di famiglia nei momenti di raccolto straordinario accantonano e costituiscono delle riserve, anche a costo di dire qualche impopolare no. Però, nei momenti di difficoltà, avranno i granai pieni e nessuno patirà la fame. L imprenditore deve portare a coscienza che non è conducendo l impresa a occhio, sperando nella propria buona volontà, nella propria specifica capacità e nell aiuto della sorte, che fa il benessere di tutti. Anzi. Il rischio, in un impresa non organizzata e conseguentemente non gestita fin nei più piccoli particolari (che alla fine dell anno a volte si trasformano in cifre negative) è lo stesso che corre il capitano che naviga a vista: quello di perdere un sacco di tempo (e carburante) ben che vada, o di naufragare nel peggiore dei casi.
In questa sede non si vuole indicare a chi legge una strategia organizzativa completa, tuttavia si auspica che la questione venga affrontata al più presto, magari con l aiuto empirico di chi ci è già passato, o, più professionalmente e in modo più strutturato, con l apporto di esperti dei vari settori: contabile, amministrativo, gestionale, tributario, finanziario, gestione personale e, perché no, marketing. Sprovincializzarsi attraverso innovative azioni di marketing, a esempio, anche quando si è piccolissimi, significa gettare ponti verso il futuro: ma quale piccolissimo imprenditore spenderebbe un centesimo per una consulenza marketing? Forse qualche illuminato L art. 2082 usa un altro termine fondamentale: professionalmente. Certo: l articolo del codice intende una cosa ben specifica, e cioè che l attività sia svolta in modo abituale. Ma professionalmente significa da professionista, e cioè: da chi ne sa di più. Da chi si distingue dal dilettante. Quanti imprenditori lo hanno capito? E finito il tempo dei titolari faccio tutto io. Oggi il mercato chiede competenza, spregiudicatezza, ma al contempo lungimiranza, conoscenza del momento specifico e della situazione generale. Chiede allineamento organizzativo alle imprese di successo, che fanno scuola sotto tutti i punti di vista, anche quando la propria dimensione suggerirebbe leggerezza. Leggere a esempio le strategie organizzative delle grandi multinazionali, è più proficuo che leggere i quotidiani: con le prime si prendono spunti per crescere, migliorare e consolidare la propria azienda. Con i secondi si prende solo l ulcera Capacità, Cultura, Correttezza: questi i segreti per il sano e positivo utilizzo degli strumenti a disposizione: le tre C del successo, che ne producono altre due: Crescita e Coscienza-aposto. Lunga premessa per affrontare un particolare aspetto della gestione economico-finanziaria in un ottica nuova, grande, ambiziosa: da azienda importante insomma: i costi nascosti. Il nas nel titolo potrebbe essere l acronimo di numeri altamente subdoli : quelli che quando arriva il momento di pagarli spingono la mano verso la fronte in un gesto che significa accidenti, questi non li avevo considerati. Ecco un elenco nient affatto purtroppo esaustivo: i costi assicurativi, le imposte di registro quando si sta in affitto, l imposta sugli immobili quando si sta in locali di proprietà, le imposte e tasse infrannuali (INAIL, CCIAA, eccetera), annuali, pluriennali secolari, la nettezza urbana, gli interessi bancari, l accantonamento TFR (può sempre capitare che un proprio dipendente vinca al superenalotto e decida di licenziarsi di punto in bianco, no?) e non consideriamo le utenze, che si suppone siano costantemente nel pensiero di chi utilizza i relativi servizi; e i costi per la cattiva gestione della qualità? E i costi per la manutenzione ordinaria degli impianti? E quelli straordinari?
Non sono piccoli numeri e vanno pre-visti. Come in una sfera di cristallo. COSA FARE? Prima fase: verifica dei costi da accantonare A Dicembre avremo il quadro dei costi sostenuti. Controllando il bilancio (a quell epoca ovviamente provvisorio, ma significativo) osserveremo le voci di costo che del tutto o in parte svincolate dalla produzione e che hanno inciso (e incideranno) sulla gestione finanziaria ordinaria. Queste voci appartengono alla categoria dei costi indiretti che a loro volta possono essere fissi o semivariabili, cioè che non variano - o solo in parte - in proporzione ai volumi di produzione. Le più ricorrenti, indirette e fisse, sono: - polizze assicurative dei locali occupati - polizze assicurative degli automezzi - bolli automezzi - canoni di locazione (fitti passivi, attrezzature e automezzi con contratto a lungo noleggio) - contratti di assistenza tecnica - imposte di registro annuali sui contratti di affitto immobiliare - ICI sugli immobili di proprietà - leasing strumentali - leasing immobiliari - leasing finanziari - CCIAA - tasse di concessione quando dovute (un esempio: TOSAP) - nettezza urbana - stipendi ordinari - accantonamenti ferie, tredicesime, quattordicesime (quando in contratto) e tfr Le più ricorrenti, indirette e semivariabili, sono: - manutenzione beni strumentali (la variabilità è determinata dall uso: più si utilizzano per produrre attività, più si consumano) - quota straordinaria nei costi del personale (anche questa è legata alla produzione) - utenze. Per le utenze il discorso non è dissimile da quello dei costi del personale: in parte sono fisse perché una quota è (quasi) sempre dovuta in qualità di servizio di somministrazione garantito, ma in parte subiscono l andamento dell attività: più si lavora e più energia elettrica si consuma, a esempio - costi per la sicurezza (dl 81/08) - costi per la qualità
Ci sono poi, anche se non classificabili come costi, degli impegni finanziari che devono rientrare in questa pianificazione. I più frequenti sono: - rate mutui - rate restituzione prestiti - rate acquisto beni Ovviamente anche per tali voci una parte di costo esiste, ed è quella relativa agli interessi. In quest ambito tuttavia si sta valutando la gestione finanziaria e non anche economica. Non ultime come importanza, sono le imposte sul reddito. Andranno pagate (se l azienda ha prodotto utili) e vanno messe tra gli impegni dell anno che verrà. In questa fase alcuni numeri sono solo previsionali, ma è importante farsi un idea delle esigenze finanziarie dell impresa. Si farà sempre in tempo a rettificarli in aumento o in diminuzione, man mano che diventeranno definitivi. Seconda fase: organizzazione dei dati raccolti - fare un ordinato elenco dei dati; - estrapolare quelli di cui si conosce la data certa di pagamento; - fare la somma di tutti gli importi. Terza fase: strutturazione di uno scadenziario annuale a doppia funzione - inserire in ogni mese un dodicesimo della somma, accantonamenti inclusi, indicando per intero quelli che si ripetono (le rate dei prestiti per esempio): funzione pianificatrice; - tenere una memoria dei costi di cui si conosce la data certa di pagamento, per evitare sanzioni per ritardi (imposte e tasse): funzione amministrativa. Quarta fase (e qui ci vuole un cambio di rotta, un vero salto di qualità): accantonare fisicamente gli importi previsti - aprire un conto dedicato. Un conto bancario, o postale, dove versare, ogni mese, un dodicesimo della cifra complessivamente prevista. Al manifestarsi dell impegno il conto da cui prelevare sarà questo. Una specie di salvadanaio.
In questo stesso conto potrebbe essere motivante versare anche una percentuale (ognuno deve vedersela con i suoi numeri naturalmente ) tale che a fine anno presenti un saldo attivo da destinare al rinnovo degli ambienti, a un corso di formazione per il personale o, perché no, a una bella cena sociale con tanto di brindisi a cuor leggero (poiché sembrerà che il pagamento di queste spese ci sia offerto ) o a far fronte a una spesa straordinaria, che, nonostante la pianificazione non poteva proprio essere prevista. Per il TFR può essere consigliabile ricorrere a una polizza, alcune società assicurative propongono pacchetti interessanti che lasciano al datore di lavoro unicamente due incombenze: comunicare l indennità maturata e pagarla Al resto pensano le Compagnie, che garantiscono anche un ritorno economico sugli importi versati, riducendo così gli oneri di adeguamento ISTAT. Quinta fase: programmazione qualità Altro aspetto fondamentale per il salto di qualità la Qualità appunto, il suo controllo e la drastica diminuzione dei costi relativi all inefficienza e agli sprechi. I resi, o i materiali da buttar via prima ancora di consegnarli, sono soldi, e tanti, che con un oculato controllo di tutte le fasi di produzione, imballaggio e spedizione possono diventare pari a zero. E un argomento che prescinde dalla mera gestione economico-finanziaria, ma integrare gli aspetti tutti dell organizzazione aziendale è un altro punto importante nella lotta contro i nas. Implementare una strutturata gestione della qualità, senza peraltro (se non necessario a fini burocratici) arrivare ai parossismi delle certificazioni, è un antidoto agli sprechi. Un buon imprenditore sa in partenza come strutturare le fasi produttive, purtroppo però, causa quotidianità impellente, non redige un prontuario da far seguire ai suoi collaboratori. Il cane che si morde la coda: non farlo comporta sprechi e danni, che significano impiego eccessivo di risorse (umane e finanziarie) e sottrazione di tempo. Meglio chiudere gli occhi rispetto alle incombenze quotidiane (magari imparando a delegare le cose delegabili ) e prendersi il tempo di organizzare in modo professionale, e costruire un azienda a prova di crisi. Queste poche righe sono solo un suggerimento che si spera possa indurre gli imprenditori, attuali e futuri, a dare un bel giro di vite alla fuoriuscita di soldi risparmiabili, alle sorprese sgradite e alle corse in banca insomma un piccolo spunto per imparare a usare la bacchetta magica. E non dimentichiamolo mai: gli imprenditori sono sognatori. Sono avventurieri. Sono coraggiosi. Sono eroi. E nonostante questo non hanno Dei a proteggerli e spesso nemmeno lo Stato: concediamogli il diritto di ritagliarsi del tempo per costruirsi spada e scudo. Dopo non li fermerà nessuno, nemmeno i mutui infetti: e la Società li ringrazierà con il cuore.