numero 0 - Anno I / marzo 2012 in questo numero



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Transcript:

numero 0 - Anno I / marzo 2012 in questo numero Maurizio Visconti Editoriale L alta velocità della chiocciol@ #HappyBirthdayTwitter Vis à vis con Paolo Dal Bon Il disperato bisogno di comunicare World Mobile Congress 2012 Brand identity: nuovi scenari Curiosità

pagina 2 numero 0 marzo 2012 Editoriale Collabora con NOI inviaci il tuo articolo magazine@menthalia.it Scopri il nostro mondo su Vuoi diventare un purple people? Collegati attraverso il tuo smartphone all area dedicata Testata in corso di registrazione presso il Tribunale di Napoli. Il Comunicatore... Un triste addio ha segnato questi giorni, quello di Lucio Dalla, che ha salutato il mondo della musica e dell arte in generale. E quella Piazza Grande bolognese, che si è gremita per salutare un amico, è diventata l emblema della fusione perfetta tra persona e personaggio, che in Dalla davvero non riusciamo a scindere. Una parola lo accompagnava ricorrentemente, quella di comunicatore. Ma cosa significa, in fin dei conti, essere un comunicatore?! In generale i vademecum per diventare buoni comunicatori sentenziano che bisogna esprimere chiaramente le proprie riflessioni e idee; sviluppare relazioni; rispettare gli atteggiamenti e le opinioni altrui; essere tollerante verso culture e costumi differenti; prestare la massima attenzione alle persone che ci stanno parlando; incoraggiare altre persone a parlare e porre domande appropriate; presentare le proprie idee in modo che gli altri siano aperti al nostro punto di vista; trattare le persone lealmente e fare sapere agli altri come vorremmo essere trattati. Ma sembra quasi che essere un buon comunicatore talvolta coincida con l essere una persona educata. Invece no. Un grande comunicatore, lo è senza sforzarsi di esserlo. Ha un carisma e una genialità che straripano dall essere e che trasformano la normalità in una straordinaria e particolare unicità. Non ci sono regole da seguire... ma solo nuovi paradigmi da creare. E Lucio lo era. Senza bisogno di aspettare le luci del palcoscenico per vestire i panni del personaggio. Lo era sempre, tra la gente e in solitudine, che stringesse una penna o il timone della sua barca, che parlasse a un solo amico o a un intera platea, lui sapeva sorprenderci, incantarci ed ammaliarci. Proprio perché era lui a essere incantato e incuriosito dalla vita, dalle persone... Un piccolo uomo che da sotto il cappello scrutava il particolare e musicandolo lo rendeva universale, lui che alle regole preferiva le eccezioni. Direttore Responsabile: Fabrizio Ponsiglione Direttore Editoriale: Stefania Buonavolontà Art Director: Marco Iazzetta Grafica & Impaginazione: Menthalia Design Hanno collaborato in questo numero: Valeria Aiello, Leandro Chianetta, Paolo Dal Bon Martina Dragotti, Stefania Stefanelli Marco Iazzetta General Manager MENTHALIA Menthalia srl direzione/amministrazione 80125 Napoli 49, Piazzale V. Tecchio Ph. +39 081 621911 Fax +39 081 622445 Sede legale: 80121 Napoli 30, Piazza dei Martiri Sedi di rappresentanza: 20097 S. Donato M.se (MI) 22, Via A. Moro 50129 Firenze 78, Via XX Settembre

numero 0 marzo 2012 pagina 3 L alta velocità della chiocciol@ di Stefania Stefanelli, Autrice e Sceneggiatrice televisiva amico, ti scrivo cantava quel grande artista di cui Caro siamo orfani da qualche settimana. E quella canzone altro non era che la trasposizione in musica di una lettera, come prima se ne scrivevano tante. Le scrivevano gli emigrati in America per i parenti rimasti in patria, i figli partiti militari alle madri disperate, gli innamorati clandestini e anche quelli semplicemente appassionati. Ci mettevano giorni, settimane, a volte mesi per arrivare, ma erano sempre attese e ricevute come se a portarle fosse il vento della novità. Venivano lette, rilette, mostrate, custodite. Avevano un grande valore. Oggi se ti arriva una lettera o è una multa o una bolletta. Nessuno prende più carta e penna per esternare un messaggio, tranne qualcuno di molto anziano o di molto romantico. Perché le lettere imbustate e francobollate sono tramontate, superate, out. E al loro posto da ormai quarant anni tondi tondi esistono le email, ovvero le loro sorellastre digitali. Inventata nel 1972, l electronic-mail ci ha messo in verità un po a diventare di uso comune per l utenza dei non specializzati. Certo, perché internet ci ha messo anni per arrivare al grande pubblico. Ma non è solo questo: anche quando Google e soci sono diventati motori di ricerca delle nostre giornate, la cara email veniva da taluni ancora vista con sospetto, quasi non meritasse fiducia in quanto usurpatrice del più antico mezzo di comunicazione (se escludiamo i piccioni viaggiatori, certo). Quasi la sua estemporaneità, la sua semplicità, sembrassero non all altezza di comunicazioni importanti e meritevoli di più attenzione e di un più lungo tempo di reazione di quello che un lieve click sul tasto enter potesse scatenare. Beh, l abito non fa il monaco: anche se non ci mettiamo cura nello scegliere il foglio giusto, anche se non dobbiamo più porci il problema se scriverla a mano per trasmettere calore o batterla a macchina per apparire più seri di quanto non siamo, l email è una lettera a tutti gli effetti. Quella giusta per i nostri i tempi. Una missiva. Anche se non la iniziamo quasi mai con quel caro amico, perché ai nostri amici più cari diciamo le cose attraverso i social network; anche se non la scrivono i figli che fanno il servizio di leva perché il servizio di leva obbligatorio è stato sospeso; non la inviano gli immigrati perché per comunicare con i parenti usano il più immediato e comodo telefono; non se la scambiano gli innamorati perché ormai ti amo se lo dicono tramite sms. È il mondo che è cambiato e per il mondo di oggi, un mondo in cui quello che sto scrivendo adesso domani sarà già obsoleto, le email, che viaggiano nella rete e ci mettono pochi secondi a colpire il bersaglio, sono ciò di cui abbiamo bisogno. Immediate, pratiche, veloci. Le leggi e le cancelli. Usa e getta. E poi, cosa che di questi tempi non guasta, sono gratis. Si calcola che ne vengano spedite globalmente circa centosettanta milioni al minuto, vengono usate per comunicazioni private, professionali, commerciali, addirittura gli enti pubblici quali Inps, Inail ed altri comunicano così con i loro utenti, costringendo di fatto anche i più restii ad aprirsi alle nuove comunicazioni. Che proprio per questo a costoro appaiono come una scelta coatta. Addirittura ne è stata creata una certificata, la PEC, che con l ausilio di una firma digitale ha lo stesso valore di una raccomandata di Poste Italiane. Si paga, questa qui. Ma volete mettere zero file, zero stress, zero paura che venga smarrita o ci metta una settimana ad arrivare a causa di intoppi, scoppi, scioperi dei tir? L email è l emblema della modernità. E decisamente non si stava meglio quando si stava peggio. fordesigner

pagina 4 numero 0 marzo 2012 #HappyBirthdayTwitter La vera storia dei 140 caratteri che fanno parlare il mondo di Valeria Aiello, Project Manager fordesigner Ciò che mi eccita di più è pensare a ciò che si muove in una città. La leggenda narra (come al solito) che Twitter sia nato in un garage dal genio di Evan Williams e Biz Stone, due ex dipendenti di Google, con il supporto di Jack Dorsey. Ma le rivelazioni del popolare sito statunitense Businness Insider smentiscono la versione ufficiale: gli anni della nascita sarebbero meno cristallini di quanto sia stato raccontato. La storia della società che oggi vale più di 5 miliardi di dollari è ricca di particolari, sconosciuti ai più e, soprattutto, coinvolge un altro uomo che sarebbe stato ben più determinante rispetto ai primi due: Noah Glass. La vicenda parte dalla realtà fallimentare della società Odeo che, data la concorrenza del neonato dispositivo di Cupertino, abbandona il progetto di podcasting, non dichiara fallimento e trova uno spunto per reinventarsi. Uno spunto nato da chi? E quando? Il core della società di quegli anni era Noah Glass, che aveva iniziato a lavorare a Odeo nel 2005 nel suo appartamento. La tecnologia che stava sviluppando permetteva di convertire in mp3 il contenuto delle telefonate. Williams subentra solo in un secondo momento, dopo aver venduto a Google la società Blogger e aver messo a disposizione il proprio appartamento come quartier generale della startup. Il successivo trasferimento in un ufficio vero e proprio dà la possibilità di circondarsi di nuovi collaboratori e dipendenti, tra cui il web designer Jack Dorsey e, allo stesso Williams, di investirsi del ruolo di CEO di Odeo. Nell assetto societario Glass è cofondatore. Twitter, in quegli anni, non era nemmeno... nei pensieri di queste persone. In seguito alla perdita di valore della società, Williams decide di rischiare e, con l aiuto dell amico Biz Stone di Mountain View, le menti dei 14 dipendenti vengono messe alla ricerca di una nuova intuizione. La presenza di Jack Dorsey è decisiva. La sua ossessione per la città, i taxi e l informatica lo avrebbe portato al concepimento dell idea vincente. Ciò che mi eccita di più è pensare a ciò che si muove in una città. Per esempio, osservare i taxi che girano davanti a questa piazza, alla fine della Quinta Strada: c è una tale carica di energia. Il mondo dei taxi, il modo in cui comunicano tra loro, la concisione con cui i tassisti si scambiano le informazioni via radio: Jack aveva una gran voglia di giocare con il funzionamento della città. In quegli anni Dorsey si iscrive a LiveJournal, uno spazio web dove era possibile creare una sorta di diario aggiornabile. Quest esperienza favorisce la sua mente connessa portandolo all ideazione di uno strumento simile, ma caratterizzato dalla semplicità, velocità e vicinanza con l utente: la condivisione degli status. A intuire la forza dell idea è il cofondatore Glass, che fin da subito si mostra il più entusiasta del team, tanto da ideare il nome Twttr, ispirandosi, a sua volta, all allora già fortunato Flickr: il neonato servizio avrebbe permesso di comunicare aggiornamenti di stato attraverso l invio di sms al numero 40404. Proprio da qui nascono i famosi 140 caratteri che non sono altro che i 160 di un normale sms meno 20 caratteri destinati all inserimento di nome e cognome dell utente. Nel 2006 Odeo presenta Twttr e il primo a cinguettare, il 21 marzo alle 21,50, sarà proprio papà Dorsey con un messaggio lanciato dall account inviting coworkers: Just setting up my twttr. Nell estate del 2006 il cambio del nome nell attuale, meno cacofonico, Twitter e la nomina di amministratore delegato per il ventinovenne Dorsey. Nel settembre dello stesso anno la svolta dal punto di vista azionario: Williams comunica agli investitori di Odeo il fallimento del progetto originario e propone loro di acquistare tutte le loro azioni, accennando solo vagamente alla piattaforma di microblogging e dichiarando che difficilmente la nuova realtà avrebbe giustificato gli investimenti fatti nella società. Williams diventa così il proprietario di un qualcosa che allora valeva cinque milioni di euro e che oggi ne vale più di cinque miliardi. Ma è proprio la mossa successiva a dirla lunga sul modo di agire di Williams: dopo aver comprato Odeo, cambia il nome della società in Obvious Corp e, nel giro di due anni, sia Glass che Dorsey vengono fatti fuori. Quest ultimo si rifarà ideando Square, un servizio per pagamenti con carta di credito, mentre Glass, essendo uscito dalla società con delle partecipazioni azionarie, non se ne andrà a mani vuote, a differenza di un altro noto cofondatore ripudiato... ma questa è un altra storia.

ria ADV web ADV editoria pagina 5 numero 0 marzo 2012 editoria ADV web ADV e oria ADV web titolo ADV edito DV web di Stefania Stefanelli, Autrice ADV e Sceneggiatrice Televisiva centro editoria we Fai editoria marketing editor a ADV web ADV editoria web ADV editoria web itoria marketing editoria web ADV editoria web web ADV editoria web ria ADV web ADV editor con un colpo La scelta giusta per la tua comunicazione aziendale editoria ADV web ADV itoria ADV web ADV edi contact direzione/amministrazione: sedi di rappresentanza: 80125 Napoli 49, Piazzale V. Tecchio Phone +39 081621911 Fax +39 081622445 20097 S. Donato M.se (MI) 22, Via A. Moro 50129 Firenze 78, Via XX Settembre www.menthalia.it info@menthalia.it

pagina 6 pagina 7 numero 0 marzo 2012 numero 0 marzo 2012 Vis à Vis con Paolo Dal Bon di Paolo Dal Bon, Presidente della Fondazione Giorgio Gaber Forma e contenuto per Giorgio non avevano una netta distinzione. Credo che questo sia una peculiarità dei grandi. Certo, Gaber e Luporini proponevano contenuti anche insoliti ed innovativi ma era fondamentale per loro il linguaggio, la forma con la quale questi contenuti venivano proposti. Gli elementi che componevano la comunicazione teatrale, per quanto pochi fossero, (scena, luci, amplificazione recitazione e canto) per Gaber dovevano armonizzarsi insieme in modo rigoroso ed equilibrato e dietro il risultato eccellente che era solito ottenere non vi era nulla di casuale ma anzi, c era un gran lavoro e una grande applicazione da parte sua e dei suoi collaboratori. E parlo di teatro perché era la sua prioritaria attività. Ma il discorso è lo stesso per quanto riguarda il poco cinema e la poca televisione fatta dagli anni 70 in poi. Anche l attività discografica, un po più frequentata, per Gaber richiedeva una comunicazione specifica e anche qui cercava con impegno e dedizione una forma prossima all eccellenza. Insomma la comunicazione, cioè il modo di proporsi ed esprimersi, per lui era importante tanto quanto la fase compositiva e creativa. L utilizzo che faceva dei diversi mezzi di comunicazione testimonia che Giorgio amava sperimentare, contaminare e avvalersi di strumenti differenti che meglio si adattassero ai contenuti che intendeva comunicare al suo pubblico. La televisione, il teatro, il cinema, la canzone... erano modi diversi per esprimere il suo mondo. Gaber è stato definito intellettuale collettivo nel senso di interprete del sentire e del bisogno di altri, non per forza di molti. Il concetto di collettività che si allontana da quello di moltitudine, e che si definisce invece nell incontro di libertà, ora grandi ora piccole, da difendere, da raccontare, da non dimenticare. Le sue erano riflessioni in musica, talvolta scomode, talvolta rivoluzionarie e controcorrente... Scavava nelle viscere portando alla luce una realtà senza fronzoli e bugie, senza banalità. La sua voglia di partecipare, di condividere e raccontare la vita ci fa pensare a come Giorgio avrebbe accolto il mondo dei social network. Non sarebbe sicuramente stato preda del pregiudizio ma neanche schiavo di una tendenza... Sarebbe stato uno strumento in più di analisi e riflessione. Ne avrebbe criticato l alienazione e appoggiato la velocità della condivisione e dello scambio di informazioni. Avrebbe twittato? Non credo; perlomeno non direttamente. Ma dei social network avrebbe sicuramente parlato e disquisito nel suo teatro d evocazione. La comunicazione è un concetto fondamentale nell eredità lasciata da Gaber nonché nella filosofia che guida la Fondazione. Ci riferiamo proprio al Master Spettacolo Impresa al quale la Fondazione Gaber collabora, il cui scopo è il rinnovamento della formazione culturale e della preparazione professionale dell operatore dello spettacolo. Raccogliere e riseminare... sembra essere l intento. Esattamente. Fare in modo che le sue preziosissime lezioni non vadano perdute. Ma nemmeno celebrate in maniera sterile. L intento è proprio quello di ispirare altre menti, di fornire spunti e argomenti alle nuove generazioni. Insomma promuovere un sistema Gaber che è filosofico, pragmatico ed etico insieme. Foto di Ciminaghi, Sterchele, Chieregato

pagina 8 numero 0 marzo 2012 Il disperato bisogno di comunicare di Martina Dragotti, Advertising & Communication menthalia Funzione propria del genio è fornire idee ai cretini vent anni dopo. SIGNIFICANTE Louis Aragon REFERENTE Quanti significati differenti potrebbe assumere questa frase. I sottotesti potrebbero essere tantissimi: Storia di un cellulare senza credito ; L autismo, come relazionarsi ; L uomo e la tecnologia: avanguardie e manie... Si potrebbe andare avanti ancora un bel po per comprendere che ognuno a quella prima frase attribuirebbe significati differenti. Qual è la differenza tra un segno rosso insignificante sopra un foglio bianco e un opera di arte moderna? Per quale motivo un installazione molto simile alla pila di vestiti sulla poltrona della mia camera da letto se si trovasse al Moma di New York sarebbe vista da migliaia di persone?! L arte è negli occhi di chi la guarda o nel pensiero di chi la crea? Davvero, poi, tutto è comunicazione? Certo, lo insegnano al primo esame di semiotica. La comunicazione è intorno a noi. Tutto comunica: il corpo, il tono della voce, il colore di un rossetto. Ma la domanda è un altra: se l universo è un pieno di informazioni e di messaggi da raccogliere e codificare, se la comunicazione è un flusso inesorabile che riempie le nostre giornate, come discernere? Come orientarsi? E soprattutto, perché? La comunicazione non è un arte. È un bisogno. Una necessità. Saperne leggere i diversi linguaggi, conoscerne le regole, applicarle, sconvolgerle, crearle, ripensarle, ma soprattutto interpretarle... Beh, questo significa essere esperti della comunicazione. SIGNIFICATO Perché? Per lo stesso motivo per il quale il semaforo che indica di fermarci è di colore rosso, ovvero per il bisogno primordiale di condividere un sistema di significati. Ecco allora l esigenza di creare dei segni... ovvero qualcosa che sta per qualcos altro, a qualcuno in qualche modo. De Saussure, padre della linguistica moderna (Ferdinando, per gli studenti di comunicazione), battezza il segno come discendente diretto di significante e significato: il significato è ciò che il segno esprime; il significante è il mezzo utilizzato per esprimere il significato, che lui chiama immagine acustica. Tra essi esiste un rapporto quasi mistico, affascinante, come due facce dello stesso foglio. Ma pur essendo inseparabili, il rapporto tra i due è arbitrario. Ciò è dimostrato dal fatto che, per esprimere uno stesso significato, diverse lingue usano significanti diversi: cane, dog, chien, Hund... ecco come significanti diversi ci parlano sempre del caro vecchio Fido, migliore amico dell uomo! Ma veniamo alla domanda. L arte è negli occhi di chi la guarda o nel pensiero di chi la crea? L arte è nel pensiero di chi la crea, se raggiunge occhi che hanno bisogno di vederla. Il miracolo della comunicazione è tutto qui: la condivisione del senso. Due sistemi di significato che s incontrano per condividere emozioni, stati d animo, necessità, conoscenza. E mi viene da sorridere pensando a un giovanotto che dopo aver letto un piccolo tascabile sulla comunicazione, una mattina si veste di bianco per far capire alla ragazza del piano di sotto di essere un ragazzo serio, di non aver nulla da nascondere e di essere interessato a lei. Ma, al fatidico incontro sul pianerottolo, lei gli chiede quando avrebbero terminato di ridipingere il palazzo. L errore? L aver ignorato la Teoria della Comunicazione di Jakobson ed essersi dimenticato fatalmente del destinatario, del canale, del contesto, del messaggio e del codice, elementi di base della comunicazione che si affiancano al mittente. Il giovanotto avrebbe dovuto puntare su argomenti migliori, avrebbe dovuto sapere che la comunicazione è una cosa da prendere seriamente... e le donne pure.

numero 0 marzo 2012 pagina 9 World Mobile Congress 2012 di Stefania Buonavolontà, Marketing & Communication Sempre più piccoli e leggeri, sempre più accattivanti nella forma e nelle potenzialità, smartphone e tablet ormai sono entrati nella nostra vita quotidiana, e le società produttrici sono prontissime a sfidarsi in una guerra all ultimo bit. Ecco allora una rapida carrellata delle principali proposte del World Mobile Congress di Barcellona, che si è concluso il primo marzo. È qui che sono stati lanciati tutti i nuovi trend nel campo della telefonia mobile e che sono stati decretati i vincitori e i vinti dell anno 2012, almeno sulla carta. Il mercato, poi, farà il resto. Grandissimo il successo riscosso da Sony, con tre nuovi modelli che puntano ad affascinare già dal nome. La linea, chiamata Xperia, si rivolge a tre mercati diversi: un entry level, uno intermedio e quello di punta. A seguire troviamo Nokia, che con l 808 PureView si aggiudica il prestigioso premio Best New Mobile Handset, Device or Tablet. Sono stati inoltre presentati tre nuovi telefoni di fascia bassa: ASHA 202, ASHA 203 ed ASHA 302. Così come dichiarato in conferenza dal CEO Nokia, Stephen Elop, la società ha appreso che gli utenti utilizzano i propri smartphone principalmente per la comunicazione attraverso i messaggi e le immagini: da qui una strategia che mira a rispondere in maniera adeguata alle esigenze dei suoi utenti. La Samsung ha interessato il pubblico con un nuovo tablet, il Galaxy Note 10.1, un dispositivo molto particolare che potrebbe riscuotere un discreto successo contro il suo nemico giurato ipad 3 della Apple, unica grande assente alla manifestazione, che come sempre è riuscita a far parlare di sé anche facendo presenziare i suoi avversari. È il turno di HTC, il produttore taiwanese che ha presentato tre nuovi smartphone: la linea ONE propone i modelli X, V ed S oltre all HDMI Media Link HD che assicura immagini veramente nitide, luminosità e resa dei colori che superano gli standard dei telefoni attualmente disponibili sul mercato. Voti appena sufficienti per Motorola e RIM; smartphone pronti a funzionare anche in ammollo per Panasonic che punta all usabilità con uno smartphone che, oltre a poter essere immerso per 30 minuti ad un metro di profondità, funziona anche come telecomando per altri apparecchi elettronici presenti in casa come ad esempio TV, lettori, sistemi home cinema o fotocamere digitali. Queste le ultime novità dal mondo della telefonia mobile che allarga sempre di più i suoi confini e i suoi campi di applicabilità. Non ci resta che aspettare il prossimo anno ed intanto imparare a convivere e ad utilizzare queste amabili diavolerie! Immagini e Marchi appartengono ai leggittimi proprietari

pagina 10 numero 0 marzo 2012 Brand identity: nuovi scenari di Leandro Chianetta, Graphic Designer Brand identity menthalia Un segno con il quale presentarsi, riassumersi ed infine riconoscersi. Ecco in tre parole le principali esigenze che un brand aziendale deve soddisfare: affascinare all impatto, parlare di sé, creare identificazione. Il brand, questo conosciuto, affonda le sue radici in una storia molto lontana, che inizia laddove sorge il primordiale bisogno umano di esprimersi. Segni, simboli, firme e marchi di fabbrica tutti a soddisfare un unico e urgente bisogno: quello di comunicare e lasciare traccia della propria identità. Ore di studio e di progettazione, rimandi ed evocazioni attraverso i quali i brand designer ci informano che se oggi un logo ha un senso, è perché esso si basa su secoli di storia di segni e simboli. Un logo, uno di quelli che si rispetti, non va semplicemente visto, ma letto. A tal proposito mi è capitato di imbattermi in una curiosità interessante, notando il simbolo araldico sulla tastiera Apple... Questo simbolo che rappresenta un nodo, detto Nodo di Salomone, è utilizzato di frequente anche nell araldica inglese nonché nella cultura nord europea, per indicare i cosiddetti punti di interesse. Brand identity Ma oggi che tutto è stato detto e fatto, oggi che il mondo intero è stato bollato, è davvero lecita l affermazione di Simon Manchipp Logos are dead. Qualcuno risponde che basta trovarsi al centro della pioggia di luci di Times Square per capire che oggi il brand è più grande e più potente che mai. Forse la riflessione è un altra. Probabilmente è terminata l era di concepire il brand così come lo abbiamo sempre fatto. Nel brand design era pratica usuale nella progettazione di un logo quella di adattarlo a diverse declinazioni: un manifesto gigante, piuttosto che una carta intestata o un biglietto da visita. Oggi i supporti si sono moltiplicati, la declinazione si apre al digitale e l azienda ha la necessità di comunicare la sua identità virtuale per non perdere la coerenza comunicativa. Profili social, siti web, applicazioni per smartphone e tablet: anche le icone che identificano l applicazione devono essere brandizzate correttamente. Sono dunque i confini della brand identity che si sono ampliati ed una progettazione seria non può non tenerne conto. Ogni designer consegna al cliente un manuale di corporate identity : un insieme di documenti che tramanda e fissa il sistema di identità visiva che regola i campi e le modalità di applicazione del marchio aziendale. Nelle diverse versioni del marchio, nei caratteri tipografici e nella regolamentazione delle comunicazioni vi sono delle specifiche che comunicano l azienda al mercato. Ma oggi il palcoscenico sul quale va in scena il brand è cambiato e bisogna adeguarsi. Oggi nel manuale di corporate identity bisognerà includere una sezione dedicata alle declinazioni device di vario genere e progettare una vera e propria digital identity, per non generare confusione e improvvisazione in coloro che dovranno gestire l immagine digitale dell azienda. Questa è la teoria. Ma nella pratica i clienti dovrebbero confrontarsi con un noioso manuale di numerose pagine da riuscire a codificare e mettere in pratica... Come regolarsi allora? Adottando un approccio smart, prevedendo tutti i possibili utilizzi secondo le peculiarità e gli obiettivi del brand e, non ultima, un alfabetizzazione del cliente in tal senso.

numero 0 marzo 2012 pagina 11 Curiosità Piattola.com il motore itagliano Tweet-Journalism?! Si dice che uno dei modi per misurare il proprio successo e la popolarità sia il fatto di avere o meno una parodia, una caricatura, un imitazione... Ed ecco arrivare Piattola.com, il sito che fa il verso a Google. E che verso. Il motore di ricerca che non sa bene dove si trova, è questo il modo in cui si definisce, si beffa degli elementi essenziali del colosso di Mountain View, dai tasti mi sento fortunato e cerca con Google, sostituiti con frasi demenziali in modalità random, alla grafica minimale che mette in primo piano la barra di ricerca. Basta collegarsi al sito per provare l ebbrezza di interrogare un motore di ricerca che non parte: occorre digitare una parola nel campo di ricerca per sottoporsi agli sberleffi e alle prese in giro del team di Piattola.com. Assolutamente inutile, lo dichiarano i creatori, ma sicuramente divertente. Almeno per i primi tre minuti. Se sono quelli del Premio Pulitzer a cambiare la definizione per la categoria breaking news adattandola all era dei social, allora un tweet ci potrebbe davvero cambiare la vita! I giudici del prestigioso riconoscimento giornalistico non hanno dubbi: ormai è più importante catturare gli eventi in maniera accurata e, mentre il tempo passa, andare più a fondo, fornire un contesto, espandere la copertura iniziale. E aggiungono: sarebbe davvero deludente se un evento accaduto alle 8 di mattina fosse raccontato per la prima volta su un quotidiano del giorno dopo. Allora eccoli pronti ad espandere la definizione e includere quel nuovo genere giornalistico nativo del web che in molti ormai chiamano real-time coverage, cioè l aggregazione in tempo reale dei tanti contributi pubblicati online tramite social network o blog. Nessun riferimento al noto social network... ma leggere il nuovo regolamento, fa pensare proprio ad un premio al livetweeting! fordesigner http://www http://www http://www http://ww