Luigi Ghirri - Lezioni di fotografia Appunti di lettura di Marco Fantechi
Interdisciplinarità dei linguaggi artistici Ormai qualsiasi tipo di linguaggio, qualsiasi forma di espressione, non è più qualcosa di specifico, chiuso,omogeneo, nessuna opera può essere collocata e letta in maniera didascalica e semplice ma piuttosto sempre come frutto di una serie di relazioni tra diversi mondi della comunicazione. Oggi qualsiasi fotografia, pezzo musicale, videoclip, film, pubblicità, opera letteraria o artistica, quindi anche pittorica e scultorea, interagisce inevitabilmente con altri linguaggi, nel senso che, più o meno consapevolmente, l'artista o produttore di questo oggetto ne viene sempre in qualche modo influenzato. E' impossibile oggi pensare a un'opera chiusa all'interno di una storia specifica, senza alcun tipo di relazione con gli altri media. (p. 7) Percezione dell'immagini Credo che 300 anni fa una persona normale vedesse nella sua vita cinquecento immagini. Noi, oggi, nell'arco di una giornata vediamo cinquecento immagini, se non di più. La nostra percezione delle immagini si è velocizzata attraverso il cinema, la televisione, l'automobile. Noi riusciamo a percepire anche messaggi pubblicitari che vediamo sui cartelli passando a cento all'ora. E' assolutamente impensabile che un uomo di 200-300 anni fa avesse questa capacità di lettura dell'immagine: il suo rapporto con l'immagine era estremamente più raro. Il nostro modello porta a una visione accelerata e non è detto che all'interno dell'immagine riusciamo a leggere in profondità. (p. 50) Il grande ruolo che ha oggi la fotografia, da un punto di vista comunicativo, è quello di rallentare la velocizzazione dei processi di lettura dell'immagine. Rappresenta uno spazio di osservazione della realtà, o un analogo della realtà, che ci permette ancora di vedere le cose. Diversamente, al cinema e alla televisione la percezione dell'immagine è diventata talmente veloce che non vediamo più niente. E' come riuscire, una volta tanto, a leggere un articolo di giornale senza che qualcuno ci volti in continuazione le pagine. E' una forma di lentezza nello sguardo estremamente importante oggi, considerato il processo di accelerazione di tipo tecnologico e percettivo avvenuto negli ultimi anni. (p. 55) Lessico della fotografia C'è una rigidità che è propria della macchina. Allora il fotografo, per restituire la complessità di quello che vede, deve sopperire a questa rigidità della macchina, che ha una gamma di possibilità molto ampia ma non certo lineare e automatica come quella dell'occhio umano. Esistono insomma molti elementi di scrittura, interni alla fotografia, che possono condurre a esiti scoraggianti e farci dire non è venuta come volevo (o meglio come vedevo) La fotografia, come la scrittura, ha una sua ambiguità, un suo lessico, una sua logica interna, tutti valori che non appartengono alla fotocopia della realtà. (p. 99)
Equilibrio tra interiorità del fotografo e ciò che sta all'esterno Guardare alla fotografia come a un modo di relazionarsi col mondo, nel quale il segno di chi fotografa, quindi la sua storia personale, il suo rapporto con l'esistente, è sì molto forte, ma deve orientarsi, attraverso un lavoro sottile all'individuazione di un punto di equilibrio tra la nostra interiorità (fotografo-persona) e ciò che sta all'esterno. Con una serie di aggiustamenti successivi arriveremo a porci di fronte a un determinato paesaggioambiente e a metterci qualcosa in più di quello che è il nostro vissuto, la nostra cultura, il nostro modo di vedere il mondo: arriveremo a dimenticarci un po' di noi stessi. Dimenticare se stessi non significa affatto porsi come semplici riproduttori, ma relazionarsi col mondo in una maniera più elastica, non schematica, partendo senza regole fisse, piattaforme precise e preordinate. (p. 21) Guardare attraverso (la trasparenza) La fotografia è un viaggio attraverso la trasparenza... (p. 145) La visione del mondo attraverso l'obiettivo, attraverso il vetro smerigliato, attraverso il mirino della camera fotografica. (p. 142) Ingmar Bergman racconta di aver scoperto la magia del cinema quando da bambino, chiuso in un armadio, fece scorrere lo sguardo nelle piccole fessure di un'anta dello stesso. Il mondo esterno gli sembrò straordinariamente interessante. Anche per la fotografia uno degli aspetti più fascinosi sta in questo vedere attraverso qualcosa. (p. 146) La fotografia si esplica sempre all'interno di un dualismo perfetto... E' un rapporto tra la luce e il buio. E' il giusto equilibrio tra quello che c'è da vedere e quello che non deve essere visto. Quando fotografiamo vediamo una parte di mondo e un'altra la cancelliamo. (p. 24) La fotografia è sempre un escludere il resto del mondo per farne vedere un pezzettino (p. 53) E' testimonianza di quello che ho visto ma è anche reinvenzione di quello che ho visto (p. 25) Un metterci in relazione con il mondo in una maniera completamente diversa (p. 26) alla ricerca di quello strano e misterioso equilibrio tra il nostro interno e il mondo esterno (p. 21) Mi succede spesso di mettermi davanti alle vetrine, nelle grandi città sono molto frequenti i richiami a questo rapporto tra trasparenza e riflesso. (p.147)
Guardare attraverso (la soglia) La soglia identifica il punto di passaggio tra il mondo interno e il mondo esterno (p.152) Questo punto di equilibrio tra mondo interno e mondo esterno in fotografia è l'inquadratura. Il rapporto tra quello tra quello che devo rappresentare e quello che voglio lasciare fuori dalla rappresentazione. (p. 153) Porte, porticati, cancelli e finestre sono inquadrature naturali che danno accesso al mondo esterno, danno un percorso ordinano lo sguardo in una certa direzione (p. 159) Occorre superare la semplice riproduzione della soglia e farla diventare un elemento dello spazio... un accesso... un determinato modo di rappresentare il mondo esterno. (p. 161) Prima attivare un campo di attenzione diverso poi far seguire la rappresentazione fotografica (p. 162)
Limiti e rigidità della fotocamera Il problema della luce è quello di riuscire a fare un utilizzo libero pur nella consapevolezza dell'esistenza dei codici. (p. 169) All'interno dell'immagine ci sono sbilanciamenti di luce che possono sembrare difetti tecnici... lavorare con la fotografia in modo libero, non rigido, non significa avere un approccio dilettantistico, si può essere ugualmente professionali. (p. 177) Semplificazione della strumentazione... si parla più del mezzo (fotocamera) che della fotografia. (p. 182) Utilizziamo la tecnologia come liberazione non come costrizione... spesso in fotografia accade l'opposto. (p. 185)