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Il Bellini da Maria CataniaPROVINCIAEuromediterranea 38 La ragione della mia commozione - ricorda il presidente Angelo Munzone - scaturiva da ricordi ed emozioni: un motivo ulteriore per dedicare ad una istituzione così significativa per Catania e per la Sicilia, il massimo impegno di dedizione e servizio Il presidente Angelo Munzone. Accadeva a Catania più di mezzo secolo fa, sotto i migliori auspici e in una data davvero speciale: il giorno immediatamente successivo al centocinquantesimo anniversario della nascita di Vincenzo Bellini. L Istituto musicale - che da allora porta il nome del Cigno etneo - fu creato proprio il 4 novembre 1951, per iniziativa del Comune, della Provincia e della Camera di Commercio, dando più autorevole seguito alla scuola di musica per la formazione orchestrale che aveva funzionato, per qualche anno, presso il Teatro Massimo, anch esso intitolato a Bellini. La fondazione ebbe dunque luogo in un clima di grande festa, sulla scorta della vasta risonanza nazionale delle celebrazioni belliniane, culminate appunto il 3 novembre, quando, in poco più di 12 ore, i catanesi - sembra di sognare! - avevano avuto modo di ascoltare, al mattino, Renata Tebaldi nell esecuzione del Requiem di Verdi in Cattedrale, e in serata Maria Callas in una memorabile rappresentazione di Norma, al Teatro Massimo. In quell atmosfera di vivo fervore, la città volle con determinazione anche l Istituto musicale e vi impegnò figure davvero prestigiose in campo nazionale, quali Santo Santonocito che ne fu il primo direttore. E che dire di Francesco Pastura, il famoso studioso di Bellini, direttore del Museo civico a questi dedicato, docente e bibliotecario del neonato istituto, la cui Biblioteca è a lui intitolata. Nel 1963 il Bellini fu pareggiato ai Conservatori di musica di Stato ed avviò un graduale processo di espansione dell offerta formativa, che ha raggiunto l apice negli anni Novanta con l istituzione dei corsi di Didattica della musica e Musica elettronica. Oggi l istituto vanta dimensioni che non hanno nulla da invidiare a prestigiosi Conservatori storici, come quelli di Bologna, Napoli, Torino, Venezia: circa 100 cattedre per una capienza massima di 750 studenti, con la presenza di tutti i corsi musicali previsti. Al servizio della cultura Eterna magia dei corsi e ricorsi storici. Nel 2004 ho ricevuto il gratificante incarico di presidente dell Istituto musicale V. Bellini, con deliberazione del Consiglio di amministrazione. Incarico autorevolmente confermato, dopo la unanime determinazione del Consiglio accademico, con il successivo provvedimento del ministro dell Istruzione. Ebbene, proprio vent anni prima, nel novembre del 1984, il Consiglio comunale di Catania aveva deliberato l acquisto di una rilevante parte dell edificio di proprietà del Collegio Sacro Cuore, per destinarla all Istituto musicale, al fine di consentire che lo stesso avesse, dopo tanti anni di inadeguatezza logistica, una sede prestigiosa e obiettivamente idonea all espletamento delle sue così significative e delicate funzioni istituzionali e soprattutto didattiche. Allora lo scrivente ricopriva la carica di sindaco di Catania: chi avrebbe mai pensato, in quel momento così emozionante (ho ancora impressi nella memoria i ricordi di tutte le tensioni, gli ostacoli artificiosamente sparsi lungo il percorso della travagliata vicenda, i rilievi formulati con ipocrita malizia, unitamente, per fortuna, ad atteggiamenti di lealtà e piena disponibilità a dare il proprio contributo alle istanze di pubblico interesse), che a vent anni di distanza sarei stato chiamato alla guida dell Istituto Bellini? Mi sembra doveroso ricordare che il buon senso e la tenace fermezza di tante persone, veramente impegnate ad accogliere e soddisfare le più sentite esigenze della città, hanno avuto la prevalenza. Proprio per questo, l operazione si concluse felicemente e l Istituto poté essere ospitato nella sede più giusta. Angelo Munzone Presidente dell Istituto superiore di Studi musicali Vincenzo Bellini

Callas a Istituto universitario Perciò quello catanese è stato il primo in Sicilia (e il primo non statale in Italia) ad ottenere dal ministero dell Istruzione, dell Università e della Ricerca la trasformazione in Istituto superiore di Studi musicali di livello universitario. E ciò grazie all entrata in vigore del nuovo Statuto. A seguito di questa trasformazione e della emanazione dei decreti di nomina del ministro, si sono insediati gli organi di governo statutari: il Consiglio di amministrazione, presieduto da Angelo Munzone, ed il Consiglio accademico, presieduto da Carmelo Giudice, direttore dell Istituto. L approvazione dello Statuto da parte del ministero è stato motivo di grande soddisfazione - ha sottolineato il presidente della Provincia, Raffaele Lombardo - perché premia gli sforzi, l impegno e la professionalità degli amministratori pubblici e degli addetti ai lavori, impegnati da anni per consentire all istituto quel salto di qualità che ha dimostrato di meritare ampiamente. Nel nome di Vincenzo Bellini vogliamo proporre un istituzione culturale che sia punto di riferimento non solo per gli artisti siciliani, ma di un area più ampia che riguarda il bacino del Mediterraneo. Catania vuole porsi, sempre più, come provincia d arte e di cultura. I risultati recentissimi parlano chiaro, come la vittoria del Quintetto Jazz Bellini. E traguardi ancora più ambiziosi sarebbero a portata di mano, se si potesse aprire ad un maggior numero di studenti e contare su più congrui finanziamenti. Fondamentale appare in quest ottica la determinazione del presidente Munzone e del direttore Giudice, mirata ad accrescere ulteriormente le potenzialità dell Istituto, incrementando le risorse con contributi ministeriali. La terra di Bellini ha bisogno di coltivare il vivaio delle tante e numerose vocazioni musicali. Perché è dalla formazione che bisogna partire se vogliamo dare a Catania il ruolo che le spetta, ma continua a sfuggirle: entrare di diritto tra le capitali europee della musica. Caterina Andò Puntare ancora più in alto La trasformazione in Istituto superiore di Studi musicali di livello universitario ha aperto nuove prospettive ed impone l elaborazione di un progetto di sviluppo che tenga ben presente trattarsi dell unica istituzione di alta formazione musicale presente sul territorio della Sicilia sud-orientale. L attenzione delle nuove generazioni nei confronti della musica e la grande richiesta di nuove ammissioni che si manifesta ogni anno favoriscono certamente l innalzamento del livello degli studenti iscritti tramite selezione. Questo facilita il raggiungimento di obiettivi di eccellenza, ma attira l attenzione su un aspetto fondamentale sul quale il Consiglio accademico sta elaborando una nuova strategia: l Istituto Bellini deve svolgere, accanto al ruolo istituzionale di Ente di alta formazione musicale con fini professionali, il fondamentale compito di polo di promozione della cultura musicale di base ed intermedia nel territorio. A tal proposito, sono già in itinere alcuni contatti con Enti e Istituzioni, finalizzati alla creazione di una rete che metta in moto un meccanismo virtuoso di elaborazione e diffusione di iniziative musicali, nella condivisa convinzione che la musica è un linguaggio che deve entrare a far parte del patrimonio di base della persona e del cittadino sin dalla più tenera età, alla luce di principi pedagogici che sono stati ritenuti validi da parte di una millenaria tradizione culturale, che va da Platone agli scienziati del settore nostri contemporanei. Pertanto, nei prossimi anni accademici, si assisterà ad un dispiegarsi operoso delle energie dell Istituto anche al di fuori della Turris eburnea, finalizzato a dare, attraverso la musica, un contributo allo sviluppo di una cultura dell Uomo. Carmelo Giudice Direttore dell Istituto Musicale Vincenzo Bellini È il primo in Italia non statale riconosciuto dal Ministero dell Istruzione. Record di iscrizioni a conferma della qualità dell offerta formativa dei giovani musicisti Il direttore Carmelo Giudice CataniaPROVINCIAEuromediterranea 39

Le uova del drago cucinate da B CataniaPROVINCIAEuromediterranea 40 Capitò di tutto, in Sicilia, tra il 1943 e il 1947. Capitò pure, ma sessant anni dopo, che un sabato pomeriggio di fine novembre, in Sicilia, a Catania, un teatro si sia riempito per ascoltare dalla viva voce dell autore u cuntu di quei fatti, lontani nel tempo e quindi quasi dimenticati; ma non per questo non accaduti Ci ha provato, qualche esponente della storiografia ufficiale ad instillare il dubbio che il racconto di Pietrangelo Buttafuoco sia frutto dell invenzione dell autore, ben oltre il dichiarato intento di rendere opera dei pupi, e quindi finzione scenica ma su basi reali, quanto accaduto nella Sicilia dell estate 43, subito prima o subito dopo la liberazione, o il tradimento ; senza riuscirci, però. Forse perché del romanzo si vuole confutare non il fondamento storico, quanto il diritto di cittadinanza del significato che quei fatti assumono attraverso la prosa limpida del giornalista e scrittore catanese d adozione: che c è posto anche per i vinti di una guerra, di quanti in una Sicilia lontana dalla Resistenza partigiana decisero di continuare a combattere a fianco dei tedeschi, per finire la guerra così come la si era cominciata. L appuntamento alle Ciminiere, per la prima presentazione al pubblico del libro Le Uova del Drago (nei primi posti delle classifiche di vendita), organizzato dalla Provincia di Catania, dal presidente Raffaele Lombardo, con il contributo dello storico Tino Vittorio e del giornalista Nuccio Molino (alcuni brani tratti dal libro sono stati recitati dagli attori Steve Cable e Antonella Caldarella), è stato il modo per ripercorrere quegli anni e quegli eventi seguendo l interpretazione autentica dello stesso autore, emozionato per il ritorno nella città della propria formazione e per la presenza in sala, tra il pubblico, di alcuni amici dei tempi in cui non avennu chi spartirini, ni spartevumu lignati, come ha ricordato lo stesso Buttafuoco. E forse bisogna partire proprio da qui per cogliere il senso del romanzo: rappresentare una minoranza, esserne espressione che consapevolmente sceglie di essere tale, senza cedimenti politically correct; lontano mille miglia dalla tentazione di pensare il lieto fine capace di risolvere la contrapposizione tra due fazioni (quella dei fascisti e degli antifascisti), che ancora oggi, sessant anni dopo, considera irriducibili, schierandosi però apertamente per una delle due, mai considerata quella giusta. Minoranza rappresentata mezzo secolo fa dai siciliani che continuarono a combattere accanto ai nazisti di Eugenia Lenbach, la valchiria prediletta dalla Tana del Lupo; ieri dai ragazzi come Buttafuoco, a Catania nella biografia personale dell autore ma anche nel resto d Italia, che decisero di fare politica lontano dai sancta sanctorum del potere democristiano o del contropotere culturale in regime di monopolio comunista; oggi dalla proposta giornalistica di un quotidiano come il Foglio, che fascista certamente non è, del quale Buttafuoco è stato redattore, come ha ricordato Giuseppe Sottile, responsabile della pagine del sabato del quotidiano di Giuliano Ferrara di cui è stato anche condirettore. D altronde non è detto che dal lato della minoranza si debba stare male. Buttafuoco sembra starci benissimo, confortato anche dal successo che il libro sta avendo tra il pubblico degli italiani che comprano libri. Perché Le Uova del Drago si fa leggere con piacere, per la capacità di mischiare sentimenti contrapposti come il coraggio e la viltà, insieme al sesso, alla politica, all ambizione, al tradimento, lasciando intatta l umanità dei personaggi, anche dei più negativi e lontani dalle simpatie e dalle idee dell autore. Nessuno è disumano ne Le Uova del Drago, nean-

uttafuoco che il peggior nemico, come ha scritto Miriam Mafai. Senza dimenticare il cuntu vero e proprio, l intreccio di avvenimenti che spesso hanno Catania come sfondo: la battaglia sul Simeto del luglio 43; la rivolta del Non si parte e la Repubblica di Comiso, fatti realmente accaduti nel gennaio del 45, nonostante il parere avverso degli storici alla Galli della Loggia, per cui, parole di Buttafuoco, i fatti che loro non conoscono non possono essere avvenuti! ; gli undici emissari del Gran Muftì di Gerusalemme, ovvero Le Uova del Drago che, agli ordini della Lenbach, dovranno garantire la sopravvivenza dell ideologia nazista in caso di tracollo del regime. Tra realtà e finzione, personaggi veri e inventati, inglesi, americani, nazisti, fascisti. Tanti fascisti per il romanzo uscito dalla penna del fascistissimo Buttafuoco, ma non un romanzo fascista; che anzi segna il superamento dello stereotipo fascista ultima maniera essendo forse più interessato a rappresentare il siciliano al di fuori degli stereotipi ad un momento, irrimediabilmente legato ad essi all altro. E quindi: temerari e vigliacchi, doppiogiochisti o pieni di senso dell onore, cicisbei fatui a crogiolarsi al sole della via Etnea, ma anche combattenti. Per una Sicilia che a tratti sembra irredimibile anche nelle sue debolezze. Luigi Pulvirenti Da sinistra, Molino, Sottile, Buttafuoco, Vittorio e Lombardo. Sicilia 1943, la storia Lo scrivere di storia comporta l identico pericolo di quando si fa una fotografia. Si può far sembrare totalità ciò che è soltanto un punto di vista. E, infatti, d obbligo restringere il campo d indagine, magari scendendo nell imprevedibilità delle reazioni individuali, per cui i giudizi che ne vengono fuori qualche volta appaiono non condivisibili, o almeno non del tutto condivisibili. La tentazione di applicare un tale metro di valutazione è particolarmente forte davanti all opera di Francaviglia, che (in molti passi con severità quasi teutonica) presenta lo sbarco anglo-americano in Sicilia con uno specchio impietoso dello stato del potere italiano. Mussolini e l intero entourage militare fascista diventano un armata Brancaleone, pronta alle raccomandazioni per far carriera ed altrettanto pronta ad alzare le mani (o peggio) non appena si affacciano le canne dei fucili nemici. Certo, eravamo pur in Italia e molte cose del genere sono davvero accadute in quella maledetta guerra; probabilmente lo sbarco in Sicilia ha fatto vedere il peggio dell organizzazione italiana e il nostro autore ha così buon gioco nel girare il coltello nell orgoglio patriottico ferito. Ma, diamine! Vi fu pure il prosciugamento delle Paludi pontine, vi furono la battaglia del grano ed i borghi rurali, vi furono la nascita dell IRI, la riforma della scuola, la riforma dei codici e i pregevolissimi momenti culturali attorno alle figure di Bottai e di Gentile. A demerito del fascismo, si può correttamente dire che tolse la libertà; ma, farlo diventare un pagliaccesco disastro non può non apparire una forzatura. Ma, si sa, i grandi amori sono sempre una forzatura, in qualche modo. Ci si sposa convinti che la compagna resterà bella per tutta la vita e si fanno i figli pensando che mai verrà il giorno in cui ti diranno, andando via: Papà, tu non hai capito niente! Francaviglia, innamorato dei macchinari organizzativi perfettamente sincronizzati, ha finito per far coincidere questi col tutto. Ecco perciò che, da un lato, abbiamo una sto- Fabrizio Francaviglia, La breccia nella festung Europa (Sicilia 1943), Udine, Military Historical Center, 26 CataniaPROVINCIAEuromediterranea 41

CataniaPROVINCIAEuromediterranea 42 Vizzini, L amante di Gramigna. ria straordinaria, straordinariamente documentata e brillantemente raccontata. Essa, fra l altro, ci regala la prima vera ricostruzione degli avvenimenti siciliani del 43, restituendo la giusta dimensione umana a tutti i protagonisti del conflitto. Ma, dall altro lato, ne va contornata la valenza di storia militare, per cui i suoi durissimi giudizi verso gli italiani vanno almeno sfumati e collegati a giudizi diversi in altri rami della complessa vita di uno Stato. Il merito dell opera di Francaviglia, comunque, è quello di aver gettato il sasso nello stagno, stabilendo un punto di partenza da cui non potrà prescindere nessun studioso serio che in futuro vorrà occuparsi dell argomento. Ecco perché essa è di quelle da non perdersi, magari per arrabbiarsi un poco con noi stessi e con la nostra storia, ovviamente. Salvatore Paolo Garufi Il teatro di reviviscenza La Roba, i Galantuomini, Gl innamorati, edito da Prova d autore ripropone al grande pubblico le opere teatrali che Alfredo Mazzone trasse dalle novelle di Giovanni Verga e mise in scena a Vizzini dal 1972 al 1988. Si tratta del primo di due volumi, in cui i brevi racconti verghiani vengono trasformati in rappresentazioni vere e proprie, spesso con l aggiunta di personaggi e situazioni nuove, ma sempre nel rispetto del dettato dell autore di Cavalleria, e soprattutto del suo linguaggio. Quello fra il compianto Mazzone e Verga è un rapporto profondo, quasi un osmosi. Il vizzinese Alfredo Mazzone nacque e visse in gioventù a pochi passi dai luoghi dove Verga immaginò ed ambientò la celeberrima Cavalleria rusticana, e sui testi verghiani Mazzone si formò. Il suo tocco di originalità lo diede attraverso queste riscritture drammaturgiche che allargano e dilatano l orizzonte verghiano. Nel primo volume, voluto dal sindaco di Vizzini Vito Cortese, e curato da Nives Levan e Mario Grasso per Prova d autore, oltre che dai figli Giuseppe e Giampiero Mazzone che hanno ritrovato e raccolto le opere originali, si può ripercorrere l esordio del Teatro della Reviviscenza con L amante di Gramigna del 1972, e via via alcune delle rappresentazioni più significative: da Pentolaccia a Libertà, da Jeli il pastore alla ormai mitica La roba famosa in tutto il mondo e che nella scorsa estate ha segnato il ritorno del Teatro di Reviviscenza sulle piazze vizzinesi con successo di pubblico e critica. Si riaccendono dunque i riflettori su un autore che ebbe successo in vita ma che - come purtroppo spesso succede - sembrava caduto nel dimenticatoio dopo la sua scomparsa avvenuta nel 1989. Adesso l opera di Alfredo Mazzone torna a rivivere come merita.