Prologo. Cartoline dalla Franca Contea

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1 «Il bello è nella natura e si incontra nella realtà sotto le forme più diverse. Appena lo si trova, esso appartiene all arte, o piuttosto all artista che sa vederlo». Così Gustave Courbet scriveva nella prefazione dell opuscolo che accompagnava la mostra personale organizzata a margine dell Esposizione universale del In queste poche righe, che suonano come una vera e propria dichiarazione di poetica e di intenti, egli manifesta la volontà di raccontare, attraverso la sua arte, l intima unione tra la pittura e la bellezza della natura, anche nella sua cruda realtà. Solo calandosi senza remore nell esperienza del naturale, nella sua vitalità e potenza, e solo instaurando un rapporto anche fisico con il paesaggio si può vederne e coglierne la bellezza intrinseca. La mostra Courbet e la natura intende dopo quasi cinquant anni dalla retrospettiva che Villa Medici dedicò all artista presentare al pubblico italiano la parabola creativa (e insieme umana) del grande maestro francese dell Ottocento, indagando il suo rapporto con la natura. Comprendere Courbet in quanto paesaggista significa cogliere l insieme delle sue ricerche estetiche dato che la maggior parte dei suoi dipinti anche quelli che trattano in modo polemico di temi sociali o descrivono nella loro autenticità semplici momenti di vita quotidiana hanno al centro l elemento paesaggistico. Uno sguardo attento al suo contributo al genere del paesaggio rivela una pratica radicalmente innovativa non solo nella scelta dei motivi, ma anche nell uso del colore e nell applicazione della pittura, e soprattutto un nuovo modo di osservare e raccontare la natura nella sua vera e vibrante fisicità. La sua, infatti, è una pittura piena di verdi, bruni, grigi, colori terrestri, ma anche tattile: Courbet realizza uno strato spesso di colore a olio mescolato a sabbia, e oltre ai pennelli usa la spatola per ottenere effetti di concretezza sulla tela. Ammirato come un maestro dagli impressionisti e venerato da Cézanne, Courbet sembra svelare forme in attesa di essere rese visibili, catturando i fenomeni naturali più elusivi e transitori. Il percorso espositivo formato da una cinquantina di opere provenienti dai principali musei internazionali piuttosto che presentare un indagine squisitamente cronologica enfatizza le tematiche salienti della sua produzione paesaggistica. Così ai paesaggi puri si alternano paesaggi con figure e scene che utilizzano un frammento di natura come elemento decorativo, consentendo di apprezzare differenti aspetti della sua produzione.

2 Prologo La sezione introduttiva della mostra presenta Gustave Courbet attraverso due opere che, seppur in maniera diversa, offrono importanti indizi rispetto alla vita, alle scelte artistiche e al suo singolare rapporto con la natura. L uomo ferito ( , Parigi, Musée d Orsay) è uno dei suoi primi autoritratti. Il dipinto, oltre a rivendicare il retaggio della pittura antica, studiata a lungo dal giovane Courbet nelle sale del Louvre, mostra ancora un adesione da parte del pittore alla cultura figurativa romantica. Iniziato nel 1844 e ripreso nel 1854, il quadro raffigura l artista stesso che si mostra sofferente dopo essere stato lasciato dalla donna amata. La figura femminile originariamente era appoggiata alla spalla del pittore fu sostituita da una spada e Courbet aggiunse sulla sua camicia, all altezza del cuore, una macchia rossa di sangue, ritraendosi immerso nella natura, appoggiato al tronco di un grande albero. Proprio un albero, La quercia di Flagey (1864, Ornans, Musée Gustave Courbet), è l altro protagonista di questa sala. Ambientato a Flagey piccolo centro nei pressi di Ornans dove la famiglia dell artista possedeva una fattoria e che diverrà poi uno dei suoi atelier questo paesaggio si presta a molteplici livelli interpretativi. Può essere letto come autoritratto in assenza perché in quest albero robusto, fortemente radicato al suolo, Courbet sembra raffigurare la parte più profonda di sé e l attaccamento alla sua terra. E lo dipinge con il tronco nodoso e l ombra delle fronde con un attenzione e una precisione quasi affettuosa, foglia per foglia. Ma la tela ha anche un sapore politico: sottotitolandolo Quercia di Vercingetorige presso Alesia, Franca Contea, il pittore si oppone alla tesi sostenuta da Napoleone III e dall entourage imperiale di situare il luogo della storica battaglia tra Galli e Romani non in Franca Contea ma in Borgogna. Un dipinto, dunque, legato all amore per la regione natale, tema che sarà protagonista della successiva sezione. Cartoline dalla Franca Contea «Per dipingere un paesaggio, bisogna conoscerlo. Io conosco il mio paese, lo dipingo», scrive senza mezzi termini Courbet. E appunto la Franca Contea è stata uno dei suoi soggetti prediletti: l altopiano calcareo in cui fiumi come la Loue hanno scolpito valli profonde, il contrasto permanente tra i boschi verdeggianti e l arida nudità dei monti circostanti costituiscono i punti di riferimento della geografia intima del pittore. Questo attaccamento alla sua terra d origine si afferma già in una delle sue prime opere: Autoritratto con il cane nero (1842, Parigi, Petit Palais). In questo dipinto, ancora partecipe da un punto di vista formale alla cultura romantica, l artista posa sullo sfondo delle rocce del massiccio del Giura, esprimendo così il legame simbiotico con il paesaggio della natia Ornans, che assume un forte valore autobiografico. Legame che viene ribadito nel 1849 quando presenta al Salon La valle della Loue sotto il cielo tempestoso (c. 1849, Strasburgo, Musée des Beaux-Arts) offrendo una vista panoramica che, dalle alture dell altopiano, abbraccia la valle e l orizzonte la cui linea quasi perfetta taglia la tela in due parti distinte. La profondità è creata sia dalla tradizionale successione di piani sia dal gioco di luci e ombre. Questo dipinto segna il vero inizio dell iconografia della Franca Contea, a partire dal 1855 declinata in numerose variazioni sul tema come mostrano i dipinti della Neue Pinakothek di Monaco, dell Accademia di Belle Arti di Vienna e della

3 City Art Gallery di Leeds e su cui Courbet lavorerà anche quando, durante l esilio negli ultimi anni della sua vita, dovrà stare forzatamente lontano da Ornans (Paesaggio roccioso nei pressi di Ornans, I meli di papà a Ornans). La natura e la figura Altro tema centrale nella produzione pittorica di Courbet sono i paesaggi ravvivati da figure e animali. Prima di lui i pittori avevano quasi sempre subordinato la figura al paesaggio: l uno era invariabilmente il complemento dell altro. Courbet, invece, si è messo a elaborare delle composizioni dove le figure e lo sfondo naturalistico rivestono pari importanza, al punto da farsi quasi concorrenza, come mostrano le opere riunite in questa sezione. Emblematico in tal senso è un dipinto chiave del catalogo dell artista: Fanciulle sulle rive della Senna (1857, Parigi, Petit Palais). Sensuale evocazione di un momento di ozio e relax, il dipinto presenta due giovani donne adagiate sul prato. Ma l occhio del pittore coglie anche la bellezza della natura sulle rive del fiume parigino, descrivendola con una precisione unica. Questa corrispondenza tra la figura e il paesaggio è ribadita, al massimo grado, in dipinti come La sorgente (1868, Parigi, Musée d Orsay) e la Giovane bagnante (1866, New York, Metropolitan Museum) in cui Courbet lavora sul tema del nudo. Spogliate da ogni accademismo allegorico, queste audaci figure sono inserite in un contesto paesaggistico caro al pittore, ovvero nei sottoboschi di Ornans, qui evocati dalle due versioni del Ruscello del puit-noir (1855, Washington, National Gallery;1865, Tolosa, Musée des Augustins). Anche la rappresentazione del rapporto animale-natura gioca un ruolo importante nella sua produzione, come si può vedere nei Caprioli alla fonte (1868, Fort Worth, Kimbell Museum) che, ancora una volta, il pittore ambienta lungo le profonde e rigogliose valli della sua regione. Il Mediterraneo Nel 1853 Courbet fa un incontro decisivo per la sua carriera, quello con il ricco banchiere Alfred Bruyas, originario di Montpellier e avveduto collezionista. A partire da questo momento Bruyas diventerà per Courbet ancora prima che mecenate, un vero e proprio amico e confidente. Il sodalizio creatosi tra i due consentirà al pittore di trascorrere lunghi soggiorni nel sud della Francia, dove scopre il mare. Per quest uomo di montagna, abituato a dipingere le valli di Ornans l incontro con il Mediterraneo e il suo lussureggiante litorale è una sorta di folgorazione. La riva del mare a Palavas (c. 1854, Le Havre, Musée André Malraux) ci mostra proprio il suo approccio a questo soggetto. Abituato a dipingere non grandi panorami ma gli angoli stretti e segreti delle valli, qui invece d istinto raffigura un orizzonte illimitato: nella metà inferiore la sabbia, le onde e l acqua prima chiara poi via via più scura, mentre nella parte superiore della tela libera l azzurro tenue del cielo. L incontro o Buongiorno signor Courbet (1854, Montpellier, Musée Fabre), invece, pone l accento sul rapporto privilegiato del pittore con il suo mecenate e sulla loro reciproca ammirazione. La tela, indiscutibile manifesto della produzione pittorica di Courbet, è ambientata nella vasta e soleggiata pianura che conduce a Montpellier e racconta dell incontro tra l artista che sopraggiunge da Ornans zaino in spalle

4 e Bruyas, accompagnato dal fedele domestico e dal cane. Il contrasto cromatico tra l azzurro intenso del cielo e le tinte marroni con cui sono connotati i personaggi e il suolo aumenta il carattere emblematico della scena e l efficacia, quasi fotografica, del dipinto. Le grotte Uno dei principali centri della geografia intima di Courbet, emblematico del suo rapporto con la natura, è rappresentato dalle grotte della Loue e di un affluente di questa, il Lison, che Courbet dipingerà, in serie, a partire dal L artista amava la solitudine di questi spazi remoti, nascosti nella profondità come egli stesso scriveva «delle valli del mio paese». Da una versione all altra apporta delle piccole variazioni, ma tutte queste opere condividono gli stessi elementi: buio e luce, pietra e acqua. Il centro di queste composizioni, incorniciate da superfici rocciose, è occupato da buie cavità carsiche da cui scaturisce l acqua. In questa serie Courbet spoglia le composizioni di ogni tocco pittoresco, preoccupandosi solo di restituire la densità della materia, stesa con l uso della spatola. Una delle variazioni sul tema è rappresentata dal dipinto della National Gallery of Art di Washington dove compare anche la figura di un pescatore la cui presenza dà l idea, in scala, dell immensità delle rocce e della profondità della grotta. Viaggi e confronti I dipinti presenti in questa sezione affrontano due aspetti cruciali per comprendere appieno l arte di Gustave Courbet: il tema del viaggio e quello del confronto tra l artista e il suo collega più anziano Jean- Baptiste Camille Corot. Quella del viaggio, ancora prima che un esigenza, fu una vera e grande passione per Courbet: vede, come si è detto, il Mediterraneo e raggiunge, come si vedrà nella sezione successiva, le coste dell oceano Atlantico; soggiorna attorno a Fontainebleau; fa lunghi viaggi in Olanda, Belgio, Germania e Svizzera. Questi spostamenti esercitarono su di lui un vero fascino consentendogli, al contempo, di farsi conoscere e crearsi nuove occasioni di lavoro. Una delle primissime mete fu il Belgio dove, tra il 1855 e il 1857, si recò più volte lasciandoci importanti testimonianze pittoriche, come mostrano i due paesaggi qui presentati: La Mosa a Freyr (c. 1856, Lille, Palais des Beaux-Arts) e La roccia di Bayard, Dinant (c. 1856, Cambridge, Fitzwilliam Museum). La regione della Mosa e le rocce che la circondano furono ripetutamente motivo di ispirazione per l artista, soprattutto perché in queste coste dirupate ritrovava la suggestione delle pareti dell amata Franca Contea. L altro perno attorno al quale ruota la sezione è il confronto tra Courbet e Corot. Questi fu tra i fondatori della scuola di Barbizon che si impegnò a rinnovare la pittura di paesaggio tramite il contatto diretto con la natura, in nome di una maggiore sincerità di rappresentazione. Questa capacità di cogliere il vero nella visione degli elementi naturali sarà anche una delle prerogative della produzione paesaggistica di Courbet. Le analoghe finalità perseguite dai due artisti sono qui evocate da due opere che mostrano l interesse per la

5 struttura geologica del paesaggio, in particolare delle rocce: Studio geologico di Courbet (1864, Salins-les- Bains, Musée du sel) e Fontainebleau, miniera abbandonata di Corot (1850, L Aia, De Mesdag Collectie). Paesaggi di mare Negli anni tra il 1865 e il 1869 Courbet soggiorna spesso in Normandia: a Trouville, dove incontra Whistler (1865), a Deauville (1866), a Le Havre (nel 1867) con Monet e infine ad Etretat (1869). Qui dipinge una serie di marine molto importanti per il suo percorso artistico. L incontro con il mare, le falesie di gesso, la luce tenue, la violenza delle tempeste così come la calma delle onde di questa regione dai cieli cangianti suggeriscono all artista nuovi soggetti da trattare. I suoi paesaggi marini, espressione delle diverse condizioni atmosferiche del mare, si dividono in due gruppi: le Onde e le Marine. In questi paesaggi puri, dove non c è traccia di presenza umana, Courbet bilancia in modo magistrale la sua composizione tra la terra, il cielo e l acqua. La serie delle Onde di cui si espongono gli esemplari di Le Havre, Francoforte, Edimburgo ed Orléans raffigura un mare tempestoso, inquadrato in un primo piano ravvicinato che non dà respiro allo spettatore e che è connotato da una densità materica impressionante, ottenuta grazie all uso massiccio della spatola che conferisce effetti di concretezza alla composizione. Una densità quasi tellurica che ricorda i promontori di Ornans, a lui tanto familiari. Alla forza delle tempeste oceaniche fa da contraltare la trasparenza dell atmosfera, la luce limpida e la quiete dell acqua delle Marine. Emblematico in tal senso è il dipinto raffigurante I levrieri del conte di Choiseul (1866, Saint Louis Art Museum) che Courbet dipinse nell estate del 1866 a Deauville, ospite del nobiluomo. L ampia apertura vero il mare, l orizzonte e l intensità cromatica del dipinto sottolineano la bellezza dei due levrieri, le cui sagome si stagliano dallo sfondo in tutta la loro eleganza. Natura morta: paesaggi della nostalgia Tra il , durante un soggiorno a Saintes, nel sud ovest della Francia, Courbet si cimenta con un genere che aveva trascurato fino ad allora: la natura morta. Memore dei modelli dell arte seicentesca italiana e olandese, studiati al Louvre durante gli anni della sua formazione tuttavia, introduce un elemento di novità, ambientando le sue composizioni, soprattutto floreali, en plein air. Come si può vedere, per esempio, in Fiori su un banco (1862, Ginevra, Musée d Art et d Histoire) che il pittore dipinge adagiati ai piedi di un grande albero sullo sfondo di un cielo plumbeo, in un atmosfera di nostalgica malinconia. Svizzera Le opere raccolte in questa sezione raccontano dei paesaggi che Courbet dipinse durante gli ultimi anni della sua vita trascorsi, in esilio, a La Tour de Peilz sulle rive del lago Lemano, in Svizzera. Denominatore comune delle vedute che esegue in questi anni ( ) è il tono piuttosto malinconico e nostalgico che pervade le composizioni. Esemplificativi, in tal senso, sono le due versioni del lago Lemano

6 qui esposte (Vevey, Musée Jenisch e Londra, National Gallery). Nelle loro variazioni di luce e colore, nell armonizzazione tra i toni rosati del tramonto e i grigi della spiaggia, e nella netta bipartizione della tela tra cielo e l acqua queste opere ricordano le marine dipinte durante i soggiorni in Normandia. Gli altri soggetti che Courbet riprenderà in più versioni sono il Castello di Chillon (1876, collezione privata) e i panorami alpestri, qui evocati dalla versione di Ginevra (c. 1876). La sua rappresentazione della montagna è mozzafiato nella sua raffinata e delicata interpretazione delle cime innevate, ottenuta principalmente usando la spatola, così come già fece per rappresentare la spuma marina nelle Onde. La caccia Agli animali selvatici e al tema della caccia Courbet dedicò una lunga serie di dipinti che ebbero un notevole successo commerciale, andando incontro al gusto del pubblico borghese. Nei suoi frequenti soggiorni nella natia Franca Contea e in Germania (1858) Courbet partecipava volentieri a battute di caccia; ben presto il passatempo divenne una sorta di sfida pittorica da cui l artista trasse interessanti e inediti risultati. Questi soggetti, infatti, nell abbinare paesaggio, animali, scene di genere e nel fare riferimento ad una lunga tradizione pittorica che spazia dai maestri fiamminghi del XVII secolo ai contemporanei inglesi, permettono a Courbet di conferire l afflato della pittura di storia ad un ambito personale, legato a un momento ricreativo. A testimonianza di questa sua passione sono qui riuniti alcuni dei capolavori a tema venatorio come il Cacciatore tedesco (1859, Lons le Saulnier, Musée des Beaux-Arts) che Courbet dipinse durante il suo viaggio a Francoforte o il drammatico Cervo all acqua (1861, Marsiglia, Musée des Beaux-Arts) le cui eccezionali dimensioni della tela accentuano il carattere tragico di questo episodio dove l animale, reso con grande naturalismo, appare drammaticamente solo in un paesaggio desolato. L artista amò dipingere anche scene di caccia invernali, ambientate nei dintorni di Ornans. E fu da subito assolutamente consapevole delle sottigliezze cromatiche della neve. In una lettera scriveva: «Guarda l ombra della neve, com è azzurra!» Nel suo maestoso Cacciatore a cavallo (c. 1864, New Haven, Yale University Art Gallery), ad esempio, si applica a rendere la profondità atmosferica e spaziale del cielo e della distesa innevata avvolgendo le sagome del cavallo e del cacciatore nella natura circostante.