Corso di certificazione avanzato
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- Baldo Zani
- 5 anni fa
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1 FORMAZIONE TECNICA SISTEMISTICA APPLICATIVA Corso di certificazione avanzato Il software che crea successo
2 Prima giornata Configurazione multi nodo Apache Tomcat in ambiente Windows e relativo interfacciamento con Web server MS IIS Bilanciamento di carico: Configurazione e casistiche varie Installazione e configurazione certificato HTTPS MS IIS Installazione e configurazione certificato HTTPS Apache HTTPD su Linux 2
3 Seconda giornata Configurazioni avanzate di Apache HTTPD mod_status, jkmanager, VirtualHost, DMZ DB Management SQL Server configuration best practices, Instance parameters, Database parameters, TempDB management, Tools, SQL Server Performance Dashboard, SQL Profiler, PerfMon, Scheduled Jobs and Maintenance plan, Accenni a configurazioni Oracle Application Management SPAdmin, SPStdCounterPage, Single Sign On and LDAP Management, Reverse Proxy Configuration, Varie e Q&A 3
4 Configurazione Multinodo Apache Tomcat E consigliabile per garantire maggiori performance, suddividere il carico delle webapps su 2 o più nodi Tomcat Ogni nodo Tomcat dovrà rispondere su porte TCP/IP diverse (Shutdown, HTTP, AJP) In presenza di 2 o più nodi Tomcat, è obbligatorio l utilizzo di un Web Server per l interfacciamento con gli stessi E necessario per ogni nodo Tomcat configurato, schedulare un processo di riavvio notturno 4
5 Interfacciamento Apache Tomcat con Web server IIS Dopo aver installato il ruolo Web Server IIS, procedere all interfacciamento con i nodi Tomcat installati, seguendo la guida presente a questo link pdf 5
6 Bilanciamento di carico: Configurazione e casistiche varie E consigliabile per garantire maggiori performance, suddividere il carico delle webapps su 2 o più nodi Tomcat e bilanciare il carico in modo da poter distribuire i carichi di lavoro in presenza di un alta contemporaneità di utilizzo Per tale configurazione è necessario che i file delle applicazioni risiedano su una porzione di disco condiviso sulla rete tramite NAS o SAN L utente configurato per l avvio dei servizi Apache Tomcat deve avere diritti di lettura/scrittura sulla cartella condivisa per il bilanciamento E necessario configurare per ogni nodo Tomcat installato, il parametro jvmroute all interno del file server.xml Es. <Engine name="catalina" defaulthost="localhost" jvmroute="worker1"> 6
7 Bilanciamento di carico: schema APPLICATION SERVER 01 WEB SERVER FILE SERVER WEBAPPS DATABASE SERVER APPLICATION SERVER 02 7
8 Bilanciamento di carico: Configurazione e casistiche varie Nella configurazione Web Server, impostare i worker definiti nelle rispettive jvmroute ed i relativi balancer, specificando anche il peso degli stessi tramite la direttiva lbfactor worker.list=worker1,worker2,worker3,worker4,worker5,worker6,worker7, worker8,worker9,worker10,worker11,worker12,balancer1,balancer2 worker.worker1.port=8009 worker.worker1.host= worker.worker1.type=ajp13 worker.worker1.lbfactor=1 8
9 Bilanciamento di carico: Configurazione e casistiche varie worker.balancer1.type=lb worker.balancer1.balance_workers=worker1,worker3,worker5,worker7 worker.balancer2.type=lb worker.balancer2.balance_workers=worker2,worker4,worker6,worker8 uriworkersmap.properties /ERM balancer1 /ERM/* balancer1 /PagheW balancer1 /PagheW/* balancer1 /PresJ balancer2 /PresJ/* balancer2 /RisorseW balancer2 /RisorseW/* balancer2 /RecruitSelection balancer2 /RecruitSelection/* balancer2 9
10 HTTPS Per garantire maggiore sicurezza agli internauti, il protocollo HTTPS sfrutta due diversi strumenti di sicurezza informatica di cui si compone il Transport Layer Security. Da un lato, utilizzando certificati TLS rilasciati da verificatori terzi (e paragonabili a documenti di identificazione), attesta la reale identità del portale e consente all utente di evitare di rimanere vittima di un attacco phishing. Dall altro, sfruttando avanzati protocolli di crittografia, cifra la comunicazione tra server e utente finale, impedendo agli hacker di sottrarre le informazioni inviate e ricevute. È indispensabile che le connessioni in HTTPS non vengano poi indirizzate verso il protocollo HTTP, diversamente il browser non mostrerà le risorse richieste visualizzando il messaggio Mixed Content. 10
11 Installazione e configurazione certificato HTTPS MS IIS Al fine di installare il certificato HTTPS all interno di MS IIS occorre: Nelle Home Page di IIS, scegliere la voce: Certificati Server 11
12 Installazione e configurazione certificato HTTPS MS IIS Scegliere la voce: Creazione Richiesta Certificato Specificare tutte le informazioni richieste per la creazione della richiesta di certificato 12
13 Installazione e configurazione certificato HTTPS MS IIS Specificare il provider ed il relativo livello di crittografia Esportare la richiesta di certificato in un file di testo.txt 13
14 Installazione e configurazione certificato HTTPS MS IIS Una volta inviata la CSR al provider di riferimento scelto ed ottenuto il certificato SSL (.cer) occorre: Completare la CSR all interno di MS IIS 14
15 Installazione e configurazione certificato HTTPS MS IIS Effettuare upload del certificato (.cer) e specificare il nome dello stesso Assegnare ad IIS il certificato nel menu: Bindings 15
16 Installazione e configurazione certificato HTTPS MS IIS Aggiungere il protocollo HTTPS, specificando il relativo certificato da utilizzare Riavviare i servizi IIS per rendere effettive le modifiche 16
17 Creare una richiesta di certificato (CSR) Prerequisiti (Linux): httpd mod_ssl openssl Creazione della richiesta di certificato (Certificate Signing Request e Private Key): openssl req -nodes -newkey rsa:2048 -keyout zucchettilab.key -out zucchettilab.csr -sha256 -subj "/C=IT/ST=LODI/L=LODI/O=Zucchetti S.P.A./OU=IT Department/CN=*.zucchettilab.it" C = stato dell'azienda (es.: IT) ST = provincia (es.: LODI) L = località (es.: LODI) O = Organizzazione (come nella visura camerale, es.: Zucchetti S.P.A.) OU = unità organizzativa (es.: IT Department) CN = common name (nome del sito senza www o https, es.: *.zucchettilab.it) Creazione del certificato autoprodotto (sconsigliato): openssl x509 -req -days 365 -in zucchettilab.csr -signkey zucchettilab.key -out zucchettilab.crt Conversione certificate da crt a pfx (per IIS): openssl pkcs12 -export -in zucchettilab.crt -inkey zucchettilab.key -out zucchettilab.pfx 17
18 Configurare un certificato in Apache Prerequisiti: Essere in possesso del certificato (.crt o.cer) Essere in possesso della chiave privata non criptata (.key) Essere in possesso di eventuali certificati intermedi (.crt o.cer) Configurazione del certificato: Editare il file /etc/httpd/conf.d/ssl.conf indicando il percorso dei file.crt/.cer e.key: SSLCertificateFile /etc/httpd/conf/ssl/zucchettilab.crt SSLCertificateKeyFile /etc/httpd/conf/ssl/zucchettilab.key e dell eventuale certificato intermedio: SSLCertificateChainFile /etc/httpd/conf/ssl/chain_zucchettilab.crt Prima della chiusura del VirtualHost specificare o includere eventuali JkMount: JkMount /hrportal JkMount /hrportal/* </VirtualHost> tomcat_a tomcat_a oppure: Include conf/jk_mount.conf </VirtualHost> 18
19 HTTPD: mod_status e jkmanager mod_status: <Location "/server-status"> SetHandler server-status Require host example.com Require ip Require ip </Location> jkmanager: # Add the status worker to the worker list (workers.properties) worker.list=jkstatus # Define a 'jkstatus' worker using status worker.jkstatus.type=status # Add the jkstatus mount point (jk_mount.conf) JkMount /jkmanager jkstatus # Enable the JK manager access from localhost only (httpd.conf) <Location "/jkmanager"> JkMount jkstatus Require host example.com </Location> 19
20 HTTPD: virtual host IP-based virtual hosting Si assegnano più indirizzi IP ad un server e a ciascun indirizzo IP è associato un nome DNS. Il server web valuta l'indirizzo IP destinazione su cui è stata ricevuta la connessione TCP (ovvero uno dei propri indirizzi), e di conseguenza sceglie quale contenuto servire. Lo svantaggio di questa configurazione è che per ciascun sito è richiesto un indirizzo IP dedicato, e questo può essere costoso. Port-based virtual hosting Questa tecnica è una variante della precedente, dove il server ascolta però sullo stesso indirizzo IP e su diverse porte TCP, a ciascuna porta è associato un sito (ed eventualmente il relativo certificato). In questo modo si evita la necessità di un indirizzo IP per sito, ma si usano porte non standard, che possono essere bloccate da firewall o proxy, e si devono usare URL contenenti il numero di porta, come " più difficili da ricordare. Name-based virtual hosting Questa tecnica prevede l'invio di un URL contenente il nome del sito richiesto nella richiesta HTTP. Il server è configurato con un solo indirizzo IP, a cui sono associati i nomi DNS di tutti i siti ospitati. Quando il server riceve una richiesta HTTP, legge l'hostname richiesto e decide di conseguenza quale dominio servire. Questo permette di utilizzare un solo indirizzo IP per molti siti utilizzando porte TCP standard. Questa modalità è comunemente usata da providers di spazio web per siti internet. 20
21 HTTPD: virtual host Virtual Host HTTP Virtual Host HTTPS 21
22 HTTPD: DMZ Configurazione opzionale in caso di web server in DMZ In base alle impostazioni di rete (Firewall) può capitare che il web server in DMZ perde la connessione verso i tomcat quando la frequenza di utilizzo degli applicativi diminuisce. Questo perché, sempre in base alle impostazioni di rete, a volte le connessioni senza traffico di dati tra il web server i il tomcat vengono bloccate dagli apparati di rete. La soluzione consiste nell aggiungere il parametro connection_pool_timeout nei workers definiti nel file workers.properties ed il parametro connectiontimeout nel connettore AJP definito nel file server.xml del tomcat. workers.properties worker.tomcat_a.port = 8009 worker.tomcat_a.host = server1 worker.tomcat_a.type = ajp13 worker.tomcat_a.connection_pool_timeout = 600 server.xml <Connector port="8009" protocol="ajp/1.3" redirectport="8443" maxthreads="800" connectiontimeout="600000" /> 22
23 DB Management Istanza: struttura su SQL Server contenente Database di sistema, Database user, componenti per far manutenzione al Database Database: collezione di informazioni e set di dati organizzati in modo che sia semplice accedervi, gestirli, aggiornarli Possono essere installate più istanze di SQL Server sullo stesso server Ogni istanza ha i propri DB di sistema 23
24 DB Management MS SQL Server Master DB principale Contenitore di tutte le configurazioni inizializzazioni di informazioni per SQL Server di sistema e Senza questo DB SQL Server non riuscirebbe ad avviarsi MSDB Permette di gestire lo scheduler dei processi, alert e jobs Contiene info usate dal sistema di backup e ripristino Memorizza info relative a processi, operatori,cronologia 24
25 DB Management MS SQL Server Model Contiene i modelli dei DB È usato come template quando viene creato un nuovo DB sull istanza SQL Server Ogni modifica apportata sarà presente sui nuovi DB creati Deve sempre esistere su SQL Server TempDB Uno per istanza DB di appoggio e scambio usato per memorizzare oggetti temporanei È consigliabile posizionarlo su disco separato Va gestita l allocazione di spazio poiché molte operazioni usate nelle applicazioni sfruttano il TempDB 25
26 DB Management MS SQL Server General sono indicate le caratteristichedel server sul quale è installata l istanza a livello prestazionale servono per verificare che il dimensionamento del server sia adeguato al supporto delle istanze Opzioni o Memory: memoria presente sulla macchina o Processors: numero di processori presenti sulla macchina o Server Collation: tipi di caratteri supportati dall istanza Memory permette di impostare la memoria iniziale e quella massima a disposizione dell istanza SQL Server La memoria massima non deve corrisponderealla memoria complessiva del server Deve essere settata in modo che non vi sia sovrapposizione con altri servizi La memoria indicata comprende, tra gli altri, Buffer Pool (contenitore piani di esecuzione, dati su cui lavorare, etc) memoria per la gestione delle connessioni, etc.. 26
27 DB Management MS SQL Server Processors imposta il numero di CPU usate dall istanza Database settings Fill factor o o Impostato a 0 indica che, in caso di operazione di reindex, i dati dell indice occuperanno al 100% la pagina dati da 8KB (valore consigliato) Nel caso in cui l indice venga frequentemente frammentato a causa di inserimenti che vanno a modificare la chiave conviene modificare il fill factor del singolo indice portandolo a valori inferiori al 90% Database default location o o Mostra i path di datafile e logfile impostati secondo lo spazio su disco E buona regola separare le due tipologie di file 27
28 General DB Management MS SQL Server Indica le proprietà generali dell istanza. Verificare: Files o o o o Size: dimensioni del DB Space available: spazio disponibile nel database Number of Users: numero di utenti connessi al DB Collation: tipi di caratteri supportati dal DB È consigliato posizionare data e logs file in differenti devices Modificare l autogrowthverificando le tendenze di aumento di dimensioni del DB Posizionamento file: o MDF contenitore di dati : (indici, tabelle) o NDF contenitore di dati, file splittati (secondari) o LDF contenitore log 28
29 DB Management MS SQL Server Filegroup gruppi di file suddivisi su dischi ai quali è possibile aggiungere nuovi datafile o Ogni DB ha un filegroup primario che contiene datafile primari (MDF) o I file secondari sono messi nei propri filegroup (NDF) o Gli indici si possono separare in groupfile Options Collation o o o Tipi di caratteri e regole di confronto supportati dal DB Di default per gli applicativi Zucchetti si consiglia SQL_Latin1_General_CI_AS Una volta impostata non modificare mai la Collation (per nessun motivo) 29
30 Recovery Model DB Management MS SQL Server In SQL Server le operazioni di backup e ripristino vengono eseguite nel contesto di un modello di recupero del database (Recovery Model). I modelli di recupero sono progettati per controllare la manutenzione del log delle transazioni. Un modello di recupero è una proprietà del database che determina la modalità di registrazione delle transazioni, se è necessario (e possibile) eseguire il backup del log delle transazioni e quali tipi di operazioni di ripristino sono disponibili. Sono disponibili tre i modelli di recupero : con registrazione minima con registrazione completa con registrazione minima delle operazioni bulk In un database è possibile passare a un modello di recupero diverso in qualsiasi momento. 30
31 DB Management MS SQL Server Compatibily Level o Indica la versione del linguaggio di accesso ai dati (SQL) che SQL Server accetterà durante le interrogazioni al Db o Se aggiornato da una versione precedente di SQL Server il DB mantiene il suo livello attuale se è almeno il livello minimo consentito per tale istanza o Livelli di compatibilità: SQL Server 2016 (130) SQL Server 2014 (120) SQL Server 2012 (110) SQL Server 2008 (100) SQL Server 2005 (90) 31
32 DB Management MS SQL Server Other options o Autoshrink: ridimensiona il DB in base allo spazio utilizzato => OFF per evitare problemi prestazionali (frammentazione e allocazione blocchi) o Autoclose: vengono chiuse le connessioni non più attive verso il DB => OFF per non creare problemi prestazionali (ristabilire connessioni) o Auto Create Statistics: ON crea le statistiche mancanti per mantenere consistenti i datafile o Auto Update Statistics: ON mantiene automaticamente aggiornate le statistiche o Recovery: Page Verify è il metodo di verifica delle pagine per controllare che siano corrette Checksum: è migliore per il controllo pagina poiché utilizza tutta la pagina per il calcolo fornendo una miglior copertura dell errore Torn_Page_Detection : utilizza un algoritmo nato per SQL2000 il quale non da la garanzia di individuare tutti gli errori 32
33 DB Management MS SQL Server Path dei drivers JDBC negli applicativi Zucchetti:..\webapps\Applicazione\WEB-INF\lib JDBC corrispondenti alle versioni JAVA: JDK 1.5 => sqljdbc JDK 1.6 => sqljdbc4 JDK 1.7 => sqljdbc41 JDK 1.8 => sqljdbc42 33
34 DB Management MS SQL Server - TempDB Uno per istanza, indipendentemente dal numero di DB user presenti: può causare un collo di bottiglia dovuto al suo riempimento con dati temporanei e influenzare tutti i database e le relative applicazioni. Categorie di dati temporanei: User objects creati esplicitamente da utente possono essere nello scope della user-sessione o nello scope di una routine (procedure, trigger, function). tables e indexes definiti da utenti, tables e indexes temporanei locali e globali, SP temporanee Internal objects creati da SQL server engine per processare istruzioni creati e droppati nello scope di queste. work tables e work files per salvare risultati intermedi, come operazioni di creazione/rebuilding indexes 34
35 DB Management MS SQL Server - TempDB Caratteristiche Per evitare che il tempdb raggiunga dimensioni elevate, che i piccoli frammenti siano allocati sul file system degradando le performance del server, è consigliabile dimensionare durante la fase di installazione il datafile ad almeno 1GB o in funzione delle dimensioni del DB È consigliabile impostare l Autogrowth non in percentuale ma con un valore fisso incrementato in MB (1-2GB datafile, 0.5-1GB transaction log) UnTempDB per ogni istanza Ogni volta che l istanza viene riavviata è ricreato con dimensioni e parametri precedentemente settati (no default da installazione) e il sistema parte sempre con una copia pulita del DB Tabelle temporanee e Stored Procedures sono eliminate automaticamente alla disconnessione dell utente Il Recovery Model è impostato a SIMPLE Ogni Datafile deve avere la stessa dimensione Buona regola mettere i datafile su disco separato rispetto ai logfile poiché la tipologia di scrittura del log è sequenziale rispetto a quella indicizzata del datafile 35
36 DB Management MS SQL Server - Indici Elementi composti da un indicatore di pagina e uno di posizione. Esegue la scansione sulla pagina cercando il dato. INDEX FRAGMENTATION: causa principale (assieme alle statistiche non aggiornate) del rallentamento di esecuzione delle query; man mano che le tabelle aumentano le dimensioni, gli indici vengono reindirizzati generando quindi frammentazione 36
37 Operazioni Reorganize (<30%) o o o o è possibile eseguirla su indici con basso livello di frammentazione Non bloccante Veloce Rebuilding (>30%) o o o Poca occupazione di spazio nel transaction log Unica transazione (non può essere interrotta) Lenta Necessita di fermo DB per essere eseguita correttamente e non creare problemi prestazionali Fillfactor: fattore di riempimento o o o DB Management MS SQL Server - Indici Utilizzare con alto livello di frammentazione Alloca spazio che potrebbe non essere utilizzato Fa in modo che l indice non sia frammentato in breve tempo 37
38 DB Management MS SQL Server - Maintenance Plan & SQL Server Agent Gestione della schedulazione dei jobs per la manutenzione e l ottimizzazione del DB Possibilità di o creare un singolo job schedulato o creare un piano di manutenzione con più job eseguiti in sequenza con un solo plan la schedulazione parte ed esegue in sequenza i job con più subplan contenenti diversi job e schedulazioni non sequenziali Il job è schedulato anche nel SQL Server Agent Possibilità di verificare se le schedulazioni sono andate a buon fine (View History) Possibilità di settare un operatore al quale mandare mail di notifica eventi 38
39 DB Management MS SQL Server - SQL Server Performance Dashboard Tool che permette di monitorare l'utilizzo della cpu differenziando SQL Server dagli altri processi di sistema Possibilità di consultazione processi degli ultimi 15 minuti, di SQL Server e sistema operativo, oltre che attività storiche I/O Buffer: indica il rapporto tra pagine lette da buffer e numero totale di pagine lette. Le prestazioni sono considerate buone se tale valore è almeno al 95% Permette di monitorare la presenza di stati di wait Non permette di evidenziare lock su DB Valore raccomandato per l utilizzo CPU non deve superare il 60%. Il valore limite compreso tra 60% e 80% Livello di parallelismo: cpu occupate dall esecuzione di query 39
40 DB Management MS SQL Server - SQL Server Express Versione semplificata di SQL Server Limitazioni DB per piccole applicazioni Max capacità di calcolo per singola istanza: 1 socket o 4 core Max memoria utilizzata per istanza: 1GB Max DB size: 10GB (dal 2008 R2 al 2014) Sql Server profiler: NO La size non include LDF ma solo MDF e NDF Maintenance plan: NO Non è possibile effettuare attività di tuning 40
41 DB Management PostgreSQL Definizioni base Database: contenitore di schema Schema: directory nella quale vanno definite le tabelle Tabelle: contenitore di dati Tablespace: contenitore di oggetti Path files /var/lib/pgsql-x.x/data (default) o../data/ contiene i file di configurazione /usr/pgsql-x.x/bin contiene i comandi per la gesione del DB 41
42 DB Management PostgreSQL pg_hba.conf per le impostazioni di connessione o TYPE tipo di connessione (local, host) o DATABASE - a chi è rivolta (all) o USER abilitata per utente specificato (all) o [ADDRESS] range di IP (ex: /16) o METHOD - Metodo di autenticazione (MD5, Ident, Peer) 42
43 DB Management PostgreSQL postgresql.conf parametri impostati in funzione delle caratteristiche della macchina o shared_buffers = Consigliato il 25% della memoria totale o work_mem = Consigliato il 4% della memoria totale o max_connections = 100 o escape_string_warning = On o standard_conforming_strings = Off o Autovacuum = On (con relativi parametri a default) o maintenance_work_mem = Consigliato il 10% della memoria totale o synchronous_commit = On o wal_buffers = -1 o effective_cache_size = Consigliato il 40% della memoria totale o default_statistics_target = 100 o max_locks_per_transaction = 256 o shared_preload_libraries = '' o log_destination = 'stderr' o logging_collector = off o log_filename = 'postgresql-%y-%m-%d_%h%m%s.log' o log_rotation_age = 1d o log_rotation_size = 100MB 43
44 DB Management PostgreSQL VACUUM * Permette la cancellazione delle tuple non più utilizzate Libera spazio interno ai blocchi e li ricompatta, effettua un lock sulla tabella Utilizza un buffer di appoggio, mantenance_work_mem VACUUM FULL* causa un lock totale, prendendo i blocchi compattati e ricompatta l insieme *Lanciare a mano in caso di necessità AUTOVACUUM (per corretta manutenzione lasciare attivo) non rallenta le elaborazioni dando precedenza alle transazioni lancia ANALYZE per l aggiornamento delle statistiche 44
45 DB Management PostgreSQL Per un corretto funzionamento è buona norma caricare la versione di driver JDBC compatibile con la versione JAVA installata sulla macchina. JDBC corrispondenti alle versioni JAVA: 45
46 DB Management Oracle Nomeclature Quando in Oracle si parla di In SQL Server si parla di : Database Istanza Schema Istanza Istanza Database Utente 46
47 DB Management Oracle Driver JDBC Su oracle10 usare sempre l ultima versione dei driver per la major release 10 (es ) Identico comportamento per Oracle 11 e 12 (es ) In caso di applicazioni particolarmente complesse (es. PagheJ) potrebbe rendersi necessario installare le patch e rispettivamente su ora10 e su ora11 47
48 Monitoring Tools All interno di ogni applicativo sono presenti dei tool per monitorarne l andamento. Con un utente amministrativo è possibile accedere ai tool di monitoring e manutenzione della suite. SPAdmin: utilizzato per controllare le connessioni e i relativi errori nel caso ci siano rallentamenti nell accesso agli applicativi o nel caricamento delle pagine SPStdCounterPage: utilizzato per verificare l andamento durante esecuzioni massive che coinvolgono un elevata mole di dati (ex: elaborazione cedolini) 48
49 Monitoring Tools SPAdmin monitoring di sistema connessioni attive connessioni disponibili (in funzione del pooler) connessione al DB monitoring VQR: per ogni query indica numero di accessi, tempo di esecuzione massimo e medio monitoring page: per ogni pagina indica numero di accessi, tempo medio e massimo dicaricamento SPStdCounterPage grafici che indicano l andamento applicativo numero di pagine caricate per unità di tempo numero di query eseguite per unità di tempo tempo di esecuzione massimo di query per unità di tempo page error riscontrate per unità di tempo andamento utenti connessi-disconnessi 49
50 Autenticazioni HR Modalità di Autenticazione Utenti e Sistemi di Single Sign On Modalità di autenticazione Utente Autenticazione su DataBase Autenticazione LDAP Sistemi di Single Sign On Windows Authentication SAML 2.0 Dynamic Header Item PortalCall Per gli ambiti di utilizzo e modalità di configurazione, consultare la guida presente al seguente URL: 50
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