Le nuove opportunità nel settore del biometano

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1 Le nuove opportunità nel settore del biometano Con più di due anni di ritardo rispetto alle tempistiche inizialmente previste dall art. 21 del D.Lgs. 3 marzo 2011, n. 28, il 17 dicembre del 2013 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto 5 dicembre 2013 (il Decreto ), emanato dal Ministero dello sviluppo economico ( MiSE ) di concerto con il Ministero dell ambiente e della tutela del territorio e del mare ( MATTM ) e con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ( MiPAAF ), con cui sono state definite le norme di attuazione del sistema di incentivi per la produzione di biometano ed il suo utilizzo (i) in impianti di cogenerazione, (ii) nei trasporti e (iii) per l immissione nella rete del gas naturale. Mentre nei primi due casi, tuttavia, il Decreto ha semplicemente esteso il campo di applicazione degli strumenti incentivanti già previsti dalla normativa vigente più precisamente dal Decreto del MiSE 6 luglio 2012 e dal Decreto del MiPAAF 29 aprile 2008, n. 110 per il biometano utilizzato attraverso l immissione in rete si è prevista, al contrario, una nuova e specifica tipologia di incentivi. Mancano ancora vari passaggi tecnici e decreti attuativi da parte, in primo luogo, dell'aeeg (si veda l art. 20 del D.Lgs. 28/2011) ed, in seconda battuta, del Comitato Termotecnico Italiano e del GSE, ma nonostante questo è già possibile operare un bilancio delle novità introdotte dal Decreto. Volendo descrivere il contesto in cui si inserisce tale normativa, ricordiamo molto brevemente come nel 2012, in Italia, solamente l 11,5% del consumo annuale lordo di metano pari a 23 miliardi di metri cubi (circa 390 m 3 per abitante) sia stato coperto dalla produzione nazionale, derivante soprattutto dai giacimenti marini, tra cui in particolare quelli situati nella zona dell Alto Adriatico, da cui proviene quasi la metà dell intero volume generato. Pertanto, nonostante il leggero incremento di produzione registrato negli ultimi anni, l enorme divario tra domanda ed offerta continua a costringe il nostro Paese a dipendere dalle importazioni estere. Ciò detto, occorre precisare che ai sensi dell art. 1 del Decreto, con il termine biometano deve intendersi il biogas che, a seguito di opportuni trattamenti chimico-fisici (cd. Upgrading ), sia in grado di soddisfare le caratteristiche che saranno fissate dall AEEG con la delibera di cui all art. 20, comma 2 del D.Lgs. 28/2011, risultando quindi idoneo alla successiva fase di compressione per l immissione nelle reti di trasporto e diffusione del gas

2 naturale, in impianti di distribuzione di metano per autotrazione o, infine, in impianti di cogenerazione ad alto rendimento. Uno dei motivi, dunque, per i quali il biometano può essere sfruttato con un efficienza sensibilmente maggiore rispetto al biogas, è che il primo, laddove siano rispettate le condizioni tecniche previste dalla normativa e rimesse all AEEG può essere trasportato direttamente nella rete del gas naturale già esistente, senza necessità di creare nuove infrastrutture o affrontare ulteriori spese operative. E fondamentale sottolineare, tuttavia, che fino alla data di entrata in vigore delle norme europee per le specifiche di qualità del biometano per uso autotrazione e delle specifiche tecniche europee per l'immissione del biometano nelle reti del gas naturale da emanarsi da parte del Comitato Europeo di Normazione (CEN) in attuazione dello specifico mandato conferito dalla Commissione Europea (M/475 CE) 1 l accesso alla rete di trasporto è limitato al solo biometano prodotto attraverso la digestione anaerobica di materie prime biologiche e sottoprodotti. Restano escluse, dunque, per ora, le immissioni nelle reti del gas naturale di biometano derivante da biogas prodotto per via termochimica quali i processi di gassificazione di biomasse da gas di discarica o residuati dai processi di depurazione, da fanghi, da rifiuti urbani e non urbani indifferenziati e dalla frazione organica ottenuta dal trattamento di tali rifiuti 2. Per quanto riguarda il concreto ambito di applicazione della normativa, precisiamo come ai sensi dell art. 1, comma 7, del Decreto, le misure incentivanti siano riservate ai soli impianti che entreranno in esercizio entro il 18 dicembre 2018, vale a dire nel termine di cinque anni dall entrata in vigore del Decreto e che siano nuovi (art. 1, comma 5), con ciò intendendosi gli impianti in cui tutte le pertinenti parti per la produzione, il convogliamento, la depurazione e la raffinazione del biogas, ovvero del gas di discarica o dei gas residuati dai processi di depurazione, siano di nuova realizzazione, o già esistenti per la produzione di biogas (art. 1, comma 6), ma parzialmente o totalmente riconvertiti, successivamente al 18 dicembre 2013, allo sviluppo di biometano. 1 Attualmente si è nella fase di cd. standstill, ed in attesa della conclusione del processo di definizione della normativa europea e nelle more della sua adozione, si considerano comunque applicabili le normative vigenti a livello di ogni singolo Stato Membro. 2 Ricordiamo, infatti, che il biogas prodotto a partire da digestione anaerobica di biomasse, residui agricoli e liquami da allevamento è di norma privo di componenti tipiche (idrocarburi alogenati e non o silossani) prodotte invece attraverso il medesimo procedimento applicato ad altri substrati, come rifiuti e fanghi civili o industriali.

3 Risulta essenziale, dunque, l esatta identificazione della data di entrata in esercizio dell impianto che, secondo quanto disposto dal Decreto, andrà individuata, per ciascuno dei differenti utilizzi del biometano elencati al primo paragrafo della presente analisi (si veda l art. 21, comma 1, del D.Lgs. 28/2011), rispettivamente: (i) nella data di primo funzionamento in collegamento con la rete elettrica con alimentazione a biometano; (ii) nella data di prima immissione in consumo nei trasporti; (iii) nella data di prima immissione nella rete del gas naturale, attestata dal gestore della rete del gas naturale. Nel disciplinare le modalità di connessione alle reti di trasporto e distribuzione del gas naturale, al fine di accedere agli incentivi previsti, viene più volte sottolineata la necessità di garantire che il biometano immesso nella rete nazionale o locale sia conforme a tutte le specifiche chimico-fisiche previste per il gas naturale già circolante nei metanodotti italiani, risultando a quest ultimo perfettamente miscelabile, senza rischi per la sicurezza e l efficienza nella gestione delle reti. Con specifico riferimento agli strumenti di incentivazione, invece, occorre distinguere il caso in cui il biometano sia utilizzato per impianti di cogenerazione ad alto rendimento 3 (art. 5), nel settore dei trasporti (art. 4) o, infine, per l immissione nelle reti di trasporto e distribuzione del gas naturale (art. 3). Nel primo caso, la produzione di biometano potrà essere incentivata mediante il riconoscimento delle tariffe per la produzione di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili, nello specifico biogas, stabilite dal Decreto del MiSE 6 luglio 2012, con le modalità e le condizioni ivi previste. Gli impianti che rientrino in tale categoria, dunque, oltre ad essere sottoposti alle procedure di aste a ribasso ed iscrizione ai registri previste da quest ultimo decreto, concorreranno al raggiungimento del contingente annuale massimo di potenza installabile 4. L utilizzo del biometano quale carburante nel settore dei trasporti, invece, è disciplinato dall art. 33 del D.Lgs. 28/2011, con cui si è confermato il meccanismo, previsto dal Decreto del MiPAAF 29 aprile 2008, n. 110, basato sull obbligo per i soggetti che immettono in consumo benzina e gasolio, di miscelare ad essi una quota minima di biocarburanti prodotti a partire da fonti rinnovabili. Ai sensi dell art. 4 del Decreto, infatti, all adempimento di tale obbligo attraverso l utilizzo di biometano, corrisponde il rilascio da parte del GSE, per un periodo di 20 anni decorrente dalla data di entrata in esercizio dell impianto, di appositi 3 Per Cogenerazione ad Alto Rendimento (CAR) si intende la produzione combinata di energia elettrica e calore che garantisce un significativo risparmio di energia primaria rispetto agli impianti separati, secondo modalità definite dal Decreto Legislativo 8 febbraio 2007, n. 20, come integrato dal Decreto del MiSE 4 agosto Per il triennio , il tetto per l accesso ai registri è stato fissato a 490 MW, mentre quello per le aste è pari a 120 MW.

4 certificati di immissione in consumo (CIC) che possono essere commercializzati e dunque venduti da parte dei soggetti più virtuosi nei confronti di chi, invece, non abbia immesso in consumo quantità sufficienti di biocarburanti. A ciò si aggiunga che il comma 3 dell art. 4 del Decreto riconosce una maggiorazione equivalente ad un raddoppio dell incentivo il cd. double counting laddove per la produzione di biometano vengano utilizzate (a) la frazione biodegradabile dei rifiuti urbani, a seguito di un processo di raccolta differenziata, (b) sottoprodotti 5 che non presentino altra utilità commerciale al di fuori del loro impiego per la produzione di carburanti o di energia o (c) che costituiscano il residuo di lavorazioni agricole, di allevamento, alimentari ed industriali 6 o, infine, (d) alghe e materie di origine non alimentare 7 ed a condizione che nell autorizzazione alla costruzione ed all esercizio dell impianto sia esplicitamente indicato l utilizzo esclusivo di una o più di tali materie prime. Per quanto riguarda, infine, le specifiche modalità di incentivazione del biometano immesso nelle reti di trasporto e distribuzione del gas naturale, agli impianti con capacità produttiva superiore a 250 standard metri cubi/ora, a condizione che il titolo autorizzativo preveda espressamente l impiego di sottoprodotti, o di rifiuti in una percentuale pari ad almeno il 50% in peso, l art. 3 riconosce un incentivo, per un periodo di 20 anni decorrenti dalla data di entrata in esercizio dell impianto, uguale alla differenza tra il doppio del prezzo medio annuale del gas naturale, così come rilevato nell anno precedente nel mercato di bilanciamento del gas naturale gestito dal Gestore dei Mercati Energetici (GME) ed il prezzo medio mensile del gas naturale stesso, riscontrato in ciascun mese di immissione del biometano in rete 8. Occorre precisare che per consentire un effettivo ritorno economico degli investimenti affrontati per la produzione di biometano, sono previste alcune premialità aggiuntive, pensate 5 Nello specifico, il riferimento è ai residui di cui al comma 5-ter dell art. 33 del D.Lgs. 28/2011, che possono essere qualificati come sottoprodotti qualora soddisfino i requisiti stabiliti dall art. 184-bis del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 e consistano in: (a) acque glicerinose; (b) acidi grassi provenienti dalla raffinazione, fisica o chimica, degli oli; (c) acidi grassi saponificati provenienti dalla neutralizzazione della parte acida residua dell'olio; (d) residui dalla reazione di distillazione degli acidi grassi grezzi e delle acque glicerinose; (e) oli lubrificanti vegetali esausti derivati da acidi grassi; (f) feccia da vino e vinaccia; (g) grassi animali di categoria 1, e di categoria 2 nel rispetto del Regolamento (CE) 1069/2009 e del Regolamento (CE) 142/2011 e della Comunicazione della Commissione sull'attuazione pratica del regime UE di sostenibilità per i biocarburanti e sulle norme di calcolo per i biocarburanti (2010/C 160/02). 6 Tali sottoprodotti sono individuati dalla Tabella 1-A del Decreto del MiSE 6 luglio 2012, allegata in calce al presente articolo. 7 Individuate, ai sensi della tabella 1-B del Decreto del MiSE 6 luglio 2012, nei seguenti prodotti: canapa da fibra, Canapa del Bengala, Chenopodio, Erba medica, Facelia, Kenaf, Loiessa, Rapa invernale, Ricino, Senape abissina, Sorgo, Tabacco, Trifoglio, Cactus, Canna comune, Canna d Egitto, Cannuccia di palude. 8 Per il mese di febbraio 2014, tale prezzo è pari a 24,87 /MWh. Preme sottolineare che, ai sensi del comma 1 dell art. 3 del Decreto, è previsto che con successiva comunicazione del MiSE, tale specifico valore può essere sostituito dal prezzo medio mensile del gas naturale riscontrato nel mercato a termine del gas naturale gestito dal GME.

5 allo scopo di favorire realtà produttive più virtuose o totalmente integrate nei contesti territoriali di riferimento. Di conseguenza, qualora l impianto sia inferiore ai 500 Sm 3 /ora è possibile ottenere un incremento del 10% dell incentivo, che viene ridotto, invece, della stessa percentuale, laddove la capacità produttiva superi i 1000 Sm 3 /ora. Inoltre, il valore dell'incentivo, come già risultante dall'applicazione delle variazioni appena specificate, è incrementato del 50% qualora il biometano sia prodotto esclusivamente a partire da sottoprodotti derivanti, inter alia, da attività agricole, agro-alimentari, agroindustriali, di allevamento e forestali 9, ovvero da rifiuti. Infine, per gli impianti di piccola taglia, con capacità produttiva fino a 500 Sm 3 /ora, il soggetto produttore può optare, in alternativa alla vendita diretta sul mercato, per il ritiro dedicato del biometano da parte del GSE, ad un valore pari al doppio del prezzo medio annuale del gas, salve in ogni caso le maggiorazioni sopra specificate. 9 Si veda, in proposito, la tabella 1-A del Decreto MiSE 6 luglio 2012.

6 TABELLA 1.A ELENCO SOTTOPRODOTTI/RIFIUTI UTILIZZABILI NEGLI IMPIANTI A BIOMASSE E BIOGAS Fermo restando il rispetto delle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006, del regolamento CE n. 1069/2009 del regolamento CE n. 142/2011 si elencano di seguito i sottoprodotti utilizzabili negli impianti a biomasse e biogas ai fini dell accesso ai meccanismi incentivanti di cui al presente decreto. 1. Sottoprodotti di origine animale non destinati al consumo umano - Reg. Ce 1069/2009 classificati di Cat. 3 (con specifiche di utilizzo previste nel regolamento stesso e nel regolamento CE n. 142/2011): carcasse e parti di animali macellati non destinati al consumo umano per motivi commerciali; prodotti di origine animale o prodotti alimentari contenenti prodotti di origine animale non più destinati al consumo umano per motivi commerciali o a causa di problemi di fabbricazione o difetti che non presentano rischi per la salute pubblica o degli animali; sottoprodotti di origine animale derivanti dalla fabbricazione di prodotti destinati al consumo umano, compresi ciccioli, fanghi da centrifuga o da separatore risultanti dalla lavorazione del latte; sangue che non presenti alcun sintomo di malattie trasmissibili all uomo o agli animali; tessuto adiposo di animali che non presenti alcun sintomo di malattie trasmissibili all uomo o agli animali; rifiuti da cucina e ristorazione; sottoprodotti di animali acquatici; classificati di Cat. 2 (con specifiche di utilizzo previste nel regolamento stesso e nel regolamento CE n. 142/2011): stallatico (escrementi e/o urina di animali, guano non mineralizzato, ecc.); tubo digerente e suo contenuto; Farine di carne e d ossa; sottoprodotti di origine animale raccolti nell ambito del trattamento delle acque reflue a norma delle misure di attuazione adottate conformemente all articolo 27, primo comma, lettera c): da stabilimenti o impianti che trasformano materiali di categoria 2; o da macelli diversi da quelli disciplinati dall articolo 8, lettera e); tutti i sottoprodotti classificati di categoria 1 ed elencati all articolo 8 del regolamento CE n. 1069/2009 (con specifiche di utilizzo previste nel regolamento stesso e nel regolamento CE n. 142/2011). 2. Sottoprodotti provenienti da attività agricola, di allevamento, dalla gestione del verde e da attività forestale

7 effluenti zootecnici; paglia; pula; stocchi; fieni e trucioli da lettiera. residui di campo delle aziende agricole; sottoprodotti derivati dall espianto; sottoprodotti derivati dalla lavorazione dei prodotti forestali; sottoprodotti derivati dalla gestione del bosco; potature, ramaglie e residui dalla manutenzione del verde pubblico e privato. 3. Sottoprodotti provenienti da attività alimentari ed agroindustriali sottoprodotti della trasformazione del pomodoro (buccette, bacche fuori misura, ecc.); sottoprodotti della trasformazione delle olive (sanse, sanse di oliva disoleata, acque di vegetazione); sottoprodotti della trasformazione dell uva (vinacce, graspi, ecc.); sottoprodotti della trasformazione della frutta (condizionamento, sbucciatura, detorsolatura, pastazzo di agrumi, spremitura di pere, mele, pesche, noccioli, gusci, ecc.); sottoprodotti della trasformazione di ortaggi vari (condizionamento, sbucciatura, confezionamento, ecc.); sottoprodotti della trasformazione delle barbabietole da zucchero (borlande; melasso; polpe di bietola esauste essiccate, suppressate fresche, suppressate insilate ecc.); sottoprodotti derivati dalla lavorazione del risone (farinaccio, pula, lolla, ecc.); sottoprodotti della lavorazione dei cereali (farinaccio, farinetta, crusca, tritello, glutine, amido, semi spezzati, ecc.); sottoprodotti della lavorazione di frutti e semi oleosi (pannelli di germe di granoturco, lino, vinacciolo, ecc.); pannello di spremitura di alga; sottoprodotti dell industria della panificazione, della pasta alimentare, dell industria dolciaria (sfridi di pasta, biscotti, altri prodotti da forno, ecc.); sottoprodotti della torrefazione del caffè; sottoprodotti della lavorazione della birra; 4. Sottoprodotti provenienti da attività industriali sottoprodotti della lavorazione del legno per la produzione di mobili e relativi componenti.

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