THE BIG STORY 2011 INTERVISTE REALIZZATE DALLA CLASSE I C DELLA SCUOLA MEDIA A. MANUZIO DI LATINA SCALO
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- Raffaela Leoni
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1 THE BIG STORY 2011 INTERVISTE REALIZZATE DALLA CLASSE I C DELLA SCUOLA MEDIA A. MANUZIO DI LATINA SCALO Antonella, intervistata da Ludovica Gavin Ho 48 anni. Ho trascorso la mia infanzia e la mia adolescenza a Latina Scalo. La mia famiglia era composta dai miei genitori e dalle mie tre sorelle le quali hanno studiato tutte, ma solo io mi sono laureata. I miei genitori avrebbero voluto che io conseguissi il diploma in ragioneria così sarei potuta entrare immediatamente nel mondo del lavoro, ma ciò che io desideravo per il mio avvenire era diventare medico. Per riuscire nel mio intento ho frequentato le scuole elementari, medie, il liceo scientifico e l'università La Sapienza di Roma. Ricordo che a scuola una volta mi hanno premiata per essere la migliore della mia classe e una delle migliori della scuola: tra i possibili premi da scegliere già allora scelsi un libro sulla medicina che conservo ancora con affetto. Mi piaceva trovarmi a scuola con i miei coetanei e non riesco ad immaginare una vita senza lo studio. Mi è stato utile saper scrivere, leggere e contare per studiare e per relazionarmi con le persone e con il mondo che mi circonda. Mi sono sposata a 33 anni ed ho avuto due figlie: in quel periodo lavoravo e ho lavorato anche quando ero incinta: fino al nono mese e fino all'ottavo con la secondogenita. Le mie figlie stanno studiando alle scuole medie perché se lo possono permettere e spero che nella loro vita studino e che facciano il lavoro che a loro piace. Nell essere donna non ho trovato agevolazioni ma ho trovato difficoltà soprattutto nel mondo del lavoro. Riguardo alla piaga dello sfruttamento delle donne in altri Paesi ne sono consapevole; considero importante documentarmi sull'argomento e leggo molti libri che ne parlano. Marina, intervistata da Alice Pelucchini Mi chiamo Marina Chiavegato e ho 49 anni. La mia infanzia e la mia adolescenza le ho trascorse in campagna. La mia famiglia era composta da mio padre Oreste, mia madre Elvira, mia sorella Gianna e mio fratello Vinicio. Fortunatamente abbiamo studiato tutti: i miei genitori volevano che io studiassi. Volevo frequentare l istituto magistrale per diventare maestra e così è accaduto. L unica cosa che non sopportavo erano le interrogazioni, infatti me le ricordo tutte! Non sempre volevo andare a scuola con i miei coetanei, forse perché mi prendevano in giro. Quando non dovevo andare a scuola aiutavo in casa: lavavo i piatti, pulivo la casa. Ho smesso di andare a scuola a 18 anni. Mi è stato utile saper leggere per scegliere, saper contare perché la vita è tutta matematica, saper scrivere per esprimere tutti i miei sentimenti e desideri che portavo dentro di me. Mi sono sposata a 21 anni: allora già lavoravo e stavo con la mia famiglia. Ho avuto tre figli, due maschi e una femmina, e ci sono state anche le condizioni economiche per andare avanti e farli studiare. I miei figli hanno frequentato tutte le scuole: nido, materna, elementari, medie, superiori. La mia figlia femmina sta frequentando le scuole medie. A volte il fatto di essere donna mi ha agevolato, però sono andata sempre avanti con le mie sole forze. Immagino le donne dell Africa e dei paesi poveri in condizioni non piacevoli e spero per loro in un futuro in cui a tutte possa essere garantito il diritto all'istruzione. Mariangela, intervistata da Matteo Santangeli Mi chiamo Mariangela, ho 35 anni. Ho trascorso la mia infanzia e la mia adolescenza ad Alessandria e la mia famiglia era composta da mia madre, mio padre, mio fratello e me. Io e mio fratello abbiamo studiato in una scuola e ci siamo diplomati. Per il mio avvenire avrei desiderato un lavoro inerente al mio diploma. Io ho frequentato l asilo, le elementari, le medie e le superiori ed ero felice di stare con i miei
2 coetanei, però se non mi fosse stato possibile andare a scuola avrei cercato dei lavoretti. Adesso, grazie alla scuola, posso leggere, scrivere e contare: tre cose fondamentali per il quotidiano. Mi sono sposata a 20 anni e ho avuto due figli maschi e, siccome ci sono le condizioni economiche per farli studiare, gli sto facendo frequentare tutte le scuole. Per i miei figli desidero il meglio. Il fatto di essere donna non ha cambiato niente: siamo nel 2011 e nella mia realtà non c è differenza tra uomo e donna. Penso che la situazione economica influisca sul destino di ogni donna. Irene, intervistata da Simone Di Falco Ho 42 anni, la mia infanzia l ho trascorsa ad Aprilia, poi mi sono trasferita a Latina. La mia famiglia era composta da sei persone: mamma, papà, io e le mie tre sorelle. Tutte noi abbiamo potuto studiare, grazie all'impegno dei miei genitori. Volevano che studiassi, volevano che mi trovassi un lavoro, io volevo solo un bel marito. Mi è stato utile saper leggere, contare e scrivere per fare la spesa o prendere appunti. Ho frequentato le elementari le medie e le superiori. Ricordo quando andavo in gita con i miei compagni, ero molto felice di stare con loro. Mi sono sposata a 21 anni e mi sono dedicata completamente alla famiglia: ho avuto due figli e per loro desidero solo il meglio. Non sono stata mai agevolata dal fatto di essere donna e non mi sono mai fatta condizionare dagli uomini della mia famiglia. Iola, intervistata da Michele De Luca Sono la nonna di Michele e ho 71 anni. Ricordo con gioia la mia infanzia. Io e tutti i miei fratelli abbiamo studiato fino alla quinta elementare. I miei genitori volevano che rimanessi a casa per aiutare mia mamma. Il mio sogno era di mettere su una famiglia benestante. Mi piaceva stare a scuola, anche se i maschi erano un po cattivelli. Ho smesso di andarci a undici anni. Leggere, contare, scrivere mi è sempre stato utile perché sono capacità che servono tutti i giorni. Mi sono sempre dedicata alla famiglia e ho fatto la casalinga. Ho avuto tre figli, due maschi e una femmina e c erano le condizioni per farli studiare tutti. Mia figlia ha studiato fino alla scuola superiore. Il fatto di essere donna non mi ha agevolato né il contrario. Ogni tanto mio papà me lo faceva notare, ma non la ascoltavo. Secondo me la condizione delle donne povere che non studiano dev essere terribile. Se la situazione cambiasse secondo me si vendicherebbero dei maschi. Katia, intervistata da Andrea Belfiore Ho 43 anni. Ho trascorso la mia infanzia e adolescenza a Latina, con i miei genitori, un fratello e una sorella. I miei genitori volevano che io studiassi, però io volevo fare la parrucchiera. Ho frequentato la scuola fino alle superiori. Mi ricordo quando la maestra usciva e io mi mettevo dentro l armadio e i miei compagni mi chiudevano dentro, fino a che un giorno mi infilai nell armadio chiuso e questo cadde. Ero felice di stare a scuola con i miei coetanei: se non mi fosse stato possibile andare a scuola avrei lavorato. Ho smesso di andare a scuola a 19 anni. Mi è stato possibile leggere contare e scrivere perché qualsiasi cosa dovevo fare riuscivo anche senza l aiuto degli altri. Mi sono sposata a 27 anni e in quegli anni lavoravo, non ho avuto nessun figlio. Il fatto di essere donna non mi ha procurato alcuna differenza e nessuna difficoltà. Ho riflettuto qualche volta sulla condizione delle donne dei paesi più poveri e penso che siano sottomesse: se potessero studiare sarebbero anche in grado di pretendere il giusto rispetto per quello che fanno e riuscirebbero a vincere i pregiudizi e le superstizioni. Celestina, intervistata da Andrea Belfiore Ho 44 anni. Ho trascorso la mia infanzia e adolescenza a Latina, con i miei genitori, un fratello e
3 una sorella. I miei genitori volevano che io studiassi e io andavo d accordo con loro. Ho frequentato le scuole fino alle superiori. Mi ricordo quando ho picchiato un ragazzo più grande di me, perché aveva rubato un cappello alla mia compagna. Io ero molto felice di stare a scuola con i miei coetanei. Se non mi fosse stato possibile andare a scuola avrei aiutato la famiglia e mi sarei trovata un lavoro. Ho smesso di andare a scuola a 19 anni. Mi è stato sempre utile saper scrivere, leggere e contare in ogni momento della mia vita. Io mi sono sposata a 23 anni e lavoravo. Ho avuto due figli maschi e ci sono le condizioni economiche per farli studiare. Il fatto di essere donna non mi ha procurato alcuna differenza e nessuna difficoltà. Io ho riflettuto a volte sulla condizione delle donne dei paesi più poveri e immagino che siano molto tristi e penso che se potessero studiare avrebbero maggior possibilità di essere ciò che desiderano. Maria, intervistata da Chiara Aulisio Ho 46 anni,ho trascorso la mia infanzia e la mia adolescenza in un piccolo paese in provincia di Caserta. La mia famiglia era composta da mio padre, mia madre e tre sorelle. Abbiamo studiato tutte e tre perché i miei genitori volevano che studiassimo tutte. Ho frequentato l istituto magistrale e mi sono diplomata in maturità magistrale. Ero molto felice di stare a scuola con i miei coetanei e se non mi fosse stato possibile non so come avrei impiegato il mio tempo. Ho smesso di andare a scuola quando mi sono diplomata. Saper leggere e scrivere mi è servito tantissimo in ogni occasione della vita. Mi sono sposata a 23 anni e in quegli anni non lavoravo. Ho avuto due figli: un maschio e una femmina. Mia figlia frequenta la scuola media e mio figlio la scuola elementare. Sicuramente continueranno a studiare perché voglio che possano realizzare tutti i loro desideri. Essere donna non mi ha mai agevolato ma neanche ostacolato e nell esprimere le mie idee non mi è stato mai fatto notare che ero una donna e che le mie parole non avevano importanza. Nelle mie scelte importanti non mi sono mai fatta condizionare e non ho subito delle imposizioni. Sicuramente la condizione delle donne dei paesi poveri non è uguale alla nostra e si dovrebbe fare molto per aiutarle. La loro vita cambierebbe molto se avessero la possibilità di studiare e di conoscere la situazione delle altre donne del mondo. Anna, intervistata da Giulia De Lucia Mi chiamo Anna e ho 72 anni. La mia infanzia l ho trascorsa al mio paese. All'età di sette anni mi sono trasferita a Napoli. La mia famiglia è composta da sette persone: mamma, papà, due fratelli e tre sorelle. Abbiamo potuto studiare tutti. I miei genitori non volevano che io studiassi e a quei tempi anche io per il mio avvenire pensavo a lavorare e non a studiare. Ho frequentato solo le scuole elementari. Ricordo quando mi trovavo a scuola al primo banco: non perdevo occasione per dare suggerimenti ai miei compagni che andavano alla lavagna e non avevano studiato. Un giorno venne interrogata la mia migliore amica e io le suggerii: la maestra mi scoprì e per punizione mi mise dietro la lavagna. Ero molto felice di stare a scuola con i miei coetanei. Se non fossi andata a scuola, il mio tempo l'avrei impiegato a fare le pulizie di casa per la famiglia. Ho smesso di andare a scuola a anni. Mi è stato molto utile leggere per leggere il giornale; mi è stato utile contare, per contare i guadagni e le spese; mi è stato utile scrivere, per scrivere le lettere ai miei amici. Mi sono sposata a 23 anni. In quegli anni mi sono dedicata esclusivamente alla famiglia. Ho avuto tre figli: due femmine e un maschio. Ci sono state le condizioni economiche per far studiare i miei figli. Hanno potuto studiare frequentare le scuole elementari, le medie e il diploma di qualifica. Per le mie figlie desidero il meglio, cioè che siano felici. Nella mia generazione essere una donna non mi ha provocato maggiori difficoltà. Ogni volta che esprimo le mie idee o le mie opinioni, non mi hanno mai ascoltato, perché sono una donna accomodante e non mi faccio valere. Quando ho fatto delle scelte importanti ho sentito il peso di un giudizio degli uomini della mia famiglia, mi sono fatta condizionare e ho sempre sentito delle imposizioni. Ho riflettuto sulla condizione delle donne che vivono nei paesi più poveri. La mia vita
4 è molto diversa dalla loro, perché la mia è molto tranquilla e la loro no. Il loro destino potrebbero cambiarlo migliorando la vita delle persone, togliendo la povertà. La vita in quei paesi, se le donne avessero la possibilità di studiare, sarebbe migliore. Maria, intervistata da Alessandro Torri Mi chiamo Maria, ho 74 anni, sono la nonna di Alessandro e ho trascorso l adolescenza a Napoli. La mia famiglia era composta dai miei genitori, da me e da otto figli di cui io sono la quinta: sette femmine ed un maschio, l ultimo. La scuola dell obbligo l hanno frequentata tutti quanti mentre è andato avanti con gli studi solo il figlio maschio per motivazioni economiche: per questo i miei genitori volevano che io andassi ad imparare un mestiere per guadagnare soldi ma il mio desiderio più grande era quello di sposarmi con un buono e bravo ragazzo. Quand ero piccola ho frequentato la scuola elementare e la cosa che mi è rimasta più in mente è il mio amore per le poesie. Mi divertivo anche a stare con i miei coetanei; se non avessi potuto impiegare il mio tempo a scuola l avrei impiegato cercando di imparare un mestiere. Una volta cresciuta mi sono sposata a 23 anni e in quei tempi mi sono dedicata più alla famiglia, a mio marito ed ai miei tre figli. Ho due figlie femmine ed un maschio e purtroppo non c era la possibilità di farli studiare tutti e tre; per fortuna le mie due figlie femmine hanno avuto la possibilità di studiare e auguro loro di continuare a vivere la loro splendida vita in salute. Se penso alle donne povere provo un sentimento di tristezza e sono convinta che la vita in quei paesi sarebbe migliore se tutti avessero la possibilità di studiare. Olga, intervistata da Shana Pegorin Ho 42 anni e ho vissuto la mia infanzia e la mia adolescenza in un piccolo paese. La mia famiglia è composta da sette ragazze, dii cui solo cinque hanno proseguito gli studi. I miei genitori per il mio avvenire volevano che studiassi. Ho frequentato un liceo di Latina. Mi piaceva molto andare a scuola e stare in compagnia dei miei coetanei. Ho terminato gli studi a 18 anni. Mi sono sposata a 26 anni e mi sono dedicata molto alla famiglia: ho avuto tre figlie femmine che hanno studiato. Per le mie figlie desidero il meglio. L'essere donna non mi ha mai agevolato, anzi, qualche volta mi ha creato delle difficoltà. In alcune occasioni mi hanno anche fatto notare che ero una donna e che le mie opinioni avessero per questo meno importanza. Quando ho fatto delle scelte importanti ho subito delle opposizioni. Riguardo alla condizione delle donne nei paesi più poveri credo che se le donne avessero la possibilità di studiare potrebbero senz'altro migliorare le loro condizioni di vita. Intervista realizzata da Silvia Neri Io ho 43 anni. La mia infanzia l'ho trascorsa a Latina, l'adolescenza a Sermoneta. La mia famiglia è composta da mamma, papà, due fratelli ed io: tutti abbiamo potuto studiare. Per il mio avvenire i miei genitori desideravano che io diventassi infermiera e che studiassi molto per raggiungere il mio obbiettivo. Io ho frequentato le elementari, le medie e le superiori. Ricordo ancora un episodio delle elementari. La maestra aveva preferenze tra gli alunni: i bambini figli di operai li metteva ai banchi dietro e i bambini più agiati e ricchi ai banchi davanti. Io ero molto felice di stare a scuola con i miei coetanei; se non avessi potuto andare a scuola probabilmente mi sarei occupato della famiglia. Ho terminato gli studi all'età di 19 anni. Nella vita di tutti i giorni mi è stato utile saper leggere per imparare cose nuove nei momenti liberi. Mi è stato utile saper contare perché ora posso contare soldi quando vado alla banca e quando faccio la spesa; mi è anche stato utile scrivere per esprimere il mio pensiero scrivendo lettere ai miei amici del cuore. Io mi sono sposata a 21 anni e ho avuto due figlie, e siccome nella mia famiglia c erano le condizioni economiche per farle studiare, frequenteranno tutti i gradi di istruzione. Per le mie figlie
5 desidero il meglio. Il fatto di essere donna non mi ha agevolato in nulla. Non ho sentito il peso del giudizio degli uomini, non mi sono mai fatta condizionare e non ho subito nessuna imposizione. Ho riflettuto sulla condizione delle donne dei paesi poveri: immagino che sia una mancanza di libertà che al giorno d oggi non si dovrebbe permettere che esista. Il loro destino possono cambiarlo lottando per la propria libertà di esprimere le proprie idee, le parole, le opinioni La loro vita cambierebbe perché con la parità dei sessi la donna potrebbe acquistare la propria identità e dignità facendo valere i propri diritti. Ivana, intervistata da Davide Caporuscio Nonna Ivana ha 57 anni. Ha trascorso l infanzia e l adolescenza nella casa materna in campagna e ha lavorato con i genitori. La sua famiglia era composta dalla mamma, dal papà, da cinque fratelli e sei sorelle! Nella sua famiglia hanno potuto studiare tutti almeno fino alle scuole elementari. I suoi genitori desideravano che studiasse e si laureasse, però non c erano le possibilità economiche. Le sarebbe piaciuto diventare sarta. Ha frequentato fino alla terza elementare. Uno dei ricordi di quando andava a scuola era che le maestre erano severe, le davano punizioni e la facevano mettere in ginocchio. Non era felice di stare a scuola con i suoi coetanei. Se non fosse andata a scuola avrebbe passato il tempo a costruire bambole di tessuto. Per lei è stato importante saper leggere, scrivere e contare per rispondere alle domande di tutti i giorni, per fare la spesa e per annotare appunti. Si è sposata a 19 anni, non ha lavorato per dedicarsi alla famiglia e ha avuto tre figli: due maschi e una femmina. Per loro ha sempre operato per garantire il meglio. Mariagrazia, intervistata da Marco Delfino Ho 82 anni. Non ho potuto studiare perché ero la più grande rispetto alle mie cinque sorelle. Ho trascorso la mia infanzia lavorando in casa con le mie sorelle. Mi sono sposata a 18 anni; due anni prima, avevo già dato alla luce due gemelli. Negli anni a venire ho avuto altri tre figli: tutti hanno studiato fino alle scuole medie e poi hanno trovato un lavoro. Io non sono mai stata messa da parte e credo che le donne devono essere rispettate. Rifletto abbastanza sulle condizioni di vita delle donne che vivono nei paesi poveri e penso che non sia giusto che vengano maltrattate. Assunta, intervistata da Alberto Pastore Mi chiamo Assunta Tramontano e ho 64 anni. La mia infanzia e la mia adolescenza l ho trascorsa sempre a Sarno. La mia famiglia era composta da mia madre e mio padre e dieci tra fratelli e sorelle. Nessuno di noi ha potuto proseguire gli studi. Io ho smesso di andare a scuola in terza elementare. Ricordo che in quei tre anni mi piaceva stare con i miei coetanei. Se non fossi andata a scuola mi sarei dedicata fin dall'inizio alla famiglia e avrei incominciato subito a lavorare. Nella vita mi è stato utile leggere, scrivere e contare per stare bene sia con me che con gli altri. Mi sono sposata a 23 anni. Ho lavorato e ho avuto due figlie. Essere donna non mi ha agevolato nel corso della mia vita. Rosaria, intervistata da Anna Laura Zerino Mi chiamo Rosaria D'Urso e ho 40 anni. La mia infanzia e la mia adolescenza le ho trascorse a Salerno. La mia famiglia è composta da mio padre, mia madre, tre sorelle e due fratelli. Fortunatamente abbiamo studiato tutti. I miei genitori desideravano da me il meglio e che io studiassi proprio come volevo io. Ho frequentato dall'asilo nido all'università anche se quest'ultima non ho fatto in tempo a terminarla. Il mio ricordo più bello dell'adolescenza è legato alla gita di terza media. Io ero felice di stare con le mie coetanee: frequentavo una scuola femminile. Se non mi fosse stato possibile andare a scuola, avrei trascorso il mio tempo accudendo i miei fratelli, ma anche andando a scuola mi occupavo di loro. Ho abbandonato l'università dopo il primo esame,
6 perché nel frattempo avevo una famiglia a cui pensare. Mi sono sposata a 25 anni, lavoravo e mi dedicavo allo stesso tempo alla famiglia. Ho avuto due figli, un maschio e una femmina. In famiglia ci sono le condizioni economiche per farli studiare. Da mia figlia desidero che segua i suoi sogni diventando autonoma. Nella vita di tutti i giorni mi è stato utile saper leggere, contare, scrivere. Il fatto di essere donna non mi ha agevolato in niente, venivo trattata come tutti. Le mie idee e le mie opinioni non avevano lo stesso valore di quelle dei miei fratelli. Quando ho fatto delle scelte importanti ho sentito il peso degli uomini della mia famiglia: certe volte mi sono fatta condizionare, in passato ho subito anche delle imposizioni. Io ho riflettuto sulla condizione delle donne dei paesi più poveri e immagino la loro condizione molto precaria: sono in notevole difficoltà rispetto alla nostra. Le donne dei paesi in via di sviluppo potrebbero cambiare il loro destino con l'aiuto delle donne occidentali e con la forza di volontà. Credo che la vita in quei paesi sarebbe migliore se le donne avessero la possibilità di studiare. Giovanna, intervistata da Arianna Del Monaco Sono Giovanna e ho 43 anni. La mia infanzia e l adolescenza l ho trascorsa a Napoli. La mia famiglia era composta da cinque persone: madre, padre e tre fratelli. Io e i miei fratelli abbiamo potuto studiare perché i nostri genitori volevano che attraverso lo studio ci garantissimo un lavoro. Ho frequentato l istituto magistrale. Mi ricordo che quando uscivo da scuola mi dovevo incamminare da sola verso casa: la prima ad arrivare ero sempre io e come al solito dovevo cucinare, mettere la tavola e stirare i panni fino a quando non arrivavano i miei fratelli per pranzare; praticamente lavoravo il doppio rispetto gli altri della mia famiglia, pulendo casa con mia madre. Mi è stato utile leggere per capire, scrivere per farmi capire, contare per i calcoli. Mi sono sposata a 24 anni, ho avuto due figli, un maschio e una femmina: stanno studiando entrambi, il maschio alle superiori e la femmina alle medie e so che poi potranno trovare lavoro e sapere di più. Io credo che le discriminazioni tra uomini e donne non ci dovrebbero essere perché in fondo siamo tutti uguali e sia maschi che femmine dovrebbero imparare le stesse cose ed essere allo stesso livello di tutti per poter lavorare e insegnare alle persone meno fortunate di loro e accompagnarle nel cammino della vita. Maschi e femmine dovrebbero partire alla pari, uguali in tutto perché non credo che solo le donne debbano soffrire e lavorare il doppio, accudendo figli e casa.
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