Il caso Graziadei di Enrico Arban
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- Dante Nardi
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1 Il caso Graziadei di Enrico Arban 5 Giugno Le truppe venete si avventavano ancora sulla città. Aloigi scappava, ma non stava scappando per salvare se stesso, sapeva che da quella sera lui non ci sarebbe più stato. Lui correva verso il luogo prescelto per conservare il Segreto, l' arcano mistero che avrebbe spiegato perché le fontane erano tanto importanti per i coltelli forgiati a Maniago. Appena riuscì a nascondere il Segreto, si voltò ma venne trafitto da una lancia veneta. Il giorno 15 Agosto di moltissimi anni dopo al teatro Verdi si teneva un concerto di un famosissimo pianista. L' ispettore Todesco, appassionato di musica classica, era seduto tra il pubblico, al teatro Verdi, nella platea. Ascoltava tranquillamente il concerto del famoso pianista Venturelli. E ora presento uno degli ultimi brani che ho composto io personalmente, il titolo è Preludio e Fuga in Mi minore, così il pianista presentò l' ultima composizione e cominciò a suonare. Mentre suonava, il Venturelli si accorse che quelle note rubate significavano qualcosa, tra di esse c' era nascosto uno strano enigma, il suo amico Giuseppe Graziadei voleva tramandare qualcosa... A un certo punto si accasciò sul pianoforte, il pubblico iniziò subito ad applaudire pensando che l' esibizione fosse giunta a termine, ma il pianista non si mosse, e dopo alcuni attimi di silenzio, l' addetto Graziadei si avvicinò verso di lui e annunciò: E' morto. La polizia giunse subito sul luogo del delitto e affidò il caso a Todesco, il quale iniziò l' indagine richiedendo innanzitutto l' autopsia del corpo, infatti venne chiarito che la vittima era stata assassinata con una lama comparsa e scomparsa misteriosamente. Questo si prospettava un caso alquanto interessante...
2 Tornando a casa quella sera stessa, Todesco passò per la piazza, mirando la fontana si tuffò in una marea di pensieri: Tempo fa, a quella ora, la fontana era tutta accerchiata dal bestiame che si abbeverava prima di rientrare negli ovili. Mentre Todesco passeggiava attraverso il centro, dei ragazzi stavano seduti su una pietra; proprio su quella la tradizione vuole che si sedesse la vecchia Mela, un' anziana signora che infastidiva tutti i passanti. Quando Todesco giunse davanti al portone di casa sua, gli cadde l' occhio sulla borchia che stava sul muro accanto all' entrata, spesso sua madre gli raccontava ancora che quei ferretti che vedi ancora oggi in giro per Maniago, venivano usati dai tedeschi per legare i loro cavalli, legavano solamente i loro, e non ne lasciavano ai Maniaghesi. Viveva a Maniago un anziano fabbro, il quale lavorava ancora con metodi tradizionali e antichi, egli non aveva una vasta produzione ma lavorava solamente su richiesta. Alcuni giorni prima, una figura incappucciata era entrata nel negozio, aveva rubato un coltello e puntato una pistola di calibro 9 mm Parabellum verso l' anziano, e con un solo colpo lo aveva infine ucciso. Il giorno precedente, l' aereo con a bordo il signor Graziadei era atterrato e appena Alberto Graziadei era uscito dall' aeroporto, era salito su una corriera con destinazione la Città dei coltelli. Arrivato in città si era indirizzato verso la piazza: la grande fontana torreggiava in mezzo a questo luogo quasi deserto. Non era molto appassionato di storie e leggende locali, ma sapeva, avendo letto diversi libri, che la fontana era stata costruita tra il 1846 e il 1847 e il progetto era di Luigi Marsoni. Nel corso della storia queste fontane furono definite risorse perché davano agli abitanti acqua per dissetarsi, beveraggio per il bestiame e spesso venivano anche usate come lavatoi. Ma il pensiero primario di Alberto era lo spartito nel quale avrebbe
3 trovato la strada per raggiungere il Segreto. Quella mattina Alberto Graziadei stava leggendo un libro di suo nonno Giuseppe, il quale era stato il Fontaner e conosceva tutti i segreti di quelle fontane, in particolare quelli riguardanti la fontana di Piazza Italia. Si accorse che stranamente mancava una pagina: suo nonno doveva aver inserito nel diario uno spartito, che però mancava. Intanto l' ispettore stava interrogando tutti gli spettatori della sera precedente, ma nessuno sembrava avere un buon movente, allora si avvicinò allo strumento assassino e quasi sfidandolo, si mise a intonare alcune note dell' ultimo pezzo, quello che stava eseguendo la vittima prima di accasciarsi sul pianoforte. A un tratto si aprì una piccola cavità nel pianoforte dalla quale uscì una lama rossa, sporca di sangue. Aveva appena ricostruito i fatti della sera precedente: premendo un determinato tasto, suonato esclusivamente nel finale, si attivava un particolare meccanismo appositamente agganciato dall' assassino. Questo fa supporre che l' uccisore conoscesse già gli spartiti. Si sarebbe infatti aperto un foro dal quale sarebbe uscita una lama, che avrebbe colpito il pianista per poi scomparire. L' oggetto in questione era stato fabbricato da un anziano artigiano assassinato alcuni giorni prima; il suo corpo era stato rinvenuto da alcuni passanti che transitavano nei paraggi. Queste cinque persone furono tutte convocate nell' ufficio dell' ispettore e interrogate da Todesco. Il primo testimone era un giovane di diciassette anni, raccontava di non essersi accorto di niente perché stava ascoltando musica con le cuffie. Il ragazzo non voleva collaborare molto e quindi chiese gentilmente di andarsene. La seconda testimonianza era di un pittore: Purtroppo ero lì, in quella via mentre succedeva, effettivamente un ragazzo aldilà della viuzza camminava a testa bassa con le cuffie; invece una persona che indossava un passamontagna scuro correva. Ho visto che aveva una pistola in mano, allora ho immaginato che il tale in
4 questione non avesse buone intenzioni e mi sono messo a inseguirlo, ma ero troppo lento ed era entrato in quella bottega e aveva già sparato al povero fabbro. Era uscito subito e aveva già tolto il passamontagna quando mi accorsi che l' assassino era stranamente molto simile a Giuseppe Graziadei, ma egli è già morto, più di trenta anni fa! La terza testimonianza, era di una signora che aveva pressapoco cinquant' anni; confermò che l' assassino era simile al defunto Graziadei. Aggiunse anche che egli l' aveva spinta a terra mentre lei stava leggendo un libro. Il caso si stava facendo complicato, Un caso complicato anche per Poirot... pensò tra sé Todesco, ma era ormai mezzogiorno, e procrastinò gli interrogatori nel pomeriggio. Alle quindici e un quarto Todesco riprese le indagini: per prima cosa interrogò un' anziana signora che si trovava in macchina su quella stessa strada: Ma ha ucciso qualcuno quel tale con una pistola? Mi pareva che ci fosse soltanto la mia macchina, non avevo visto altre persone. Pensi che prima di svoltare per quella via, un cane che inseguiva un gatto nero mi aveva tagliato la strada. Ma vi devo raccontare proprio tutto? - Si signora, ci deve dire tutto quello che si ricorda - Va bene, ma deve sapere che sono piuttosto anziana e non mi ricordo quasi nulla. Non mi ricordo bene se quella persona fosse incappucciata oppure no, mi pare che avesse un passamontagna, poi un tale attraversò la strada. Mi pare che fece cadere una signora che stava leggendo Harry Potter, o forse il Signore degli Anelli, o un altro libro, non mi ricordo, che amnesia. L' ultimo testimone venne infine interrogato: Sapete, io conosco la famiglia Graziadei, l' assassino non è Giuseppe Graziadei, ma il nipote, il quale è tornato dall' Inghilterra alcuni giorni fa, per aiutare il pianista Venturelli a sistemare il pianoforte con il quale si è esibito ieri sera. Sapete che si mormora che l' ultimo pezzo sia opera dello stesso Graziadei e che il Venturelli se ne sia impossessato?
5 Sotto la città di Maniago che conosciamo noi, si trova una rete di viuzze che si intrecciano: nello stesso momento Alberto Graziadei stava uscendo dal passaggio sotterraneo che termina nel vano della fontana di Piazza Italia. Ora conosceva il Segreto, era riuscito nel suo intento: lo aveva rubato. Intanto Alberto Graziadei si trovava a casa sua: il peso dell' inutile omicidio del povero fabbro, per rubare la lama che avebbe utilizzato per uccidere quel pianista,... quel ladro mi ha rubato l' unico indizio che mi avrebbe condotto al luogo del Segreto. Voleva agire a fine spettacolo, quando si sarebbe recato nel camerino del musicista, ma qualcuno era riuscito a precederlo e incastrarlo: era accusato di due omicidi e sicuramente una sua foto era già nei quotidiani di quel giorno. Questo gravava troppo sulla sua coscienza e quindi diede una spinta alla sedia. In quel preciso istante Todesco aveva chiuso la portiera dell' auto della polizia e si diresse nel cortile; la porta era stranamente socchiusa e appena gli aiutanti di Todesco l' aprirono, si presentò loro una scena inaspettata. Due ore più tardi l' omonimo del suicida prendeva l' aereo diretto in Svizzera, accese il suo cellulare e vide i lineamenti tipici dei Graziadei specchiati, si era fatto una plastica facciale quell' estate e aveva anche cambiato il nome: di Alberto Graziadei ce n' erano due, prima che uno si impiccasse. Pensava: Certo, che aver ucciso una persona e aver pagato quattro testimoni perché testimoniassero contro un' altra è stato un gioco da ragazzi! Tutto questo al fine di conoscere il Segreto.
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