UN ESORCISMO E UN MIRACOLO

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1 UN ESORCISMO E UN MIRACOLO Preghiamo Signore Gesù, fa nascere in noi la fede che salva, che ti riconosce Figlio di Dio; la fede pura, semplice e audace che sfida ogni inutile calcolo umano; la fede radicata sulla Parola tagliente e pure balsamo per il cuore. Siamo feriti, ammalati, delusi, la morte ci tende i suoi gelidi lacci, ma tu sei la Vita, il nostro calore: attiraci a te, al tuo incontro di pace. Non solo un lembo del tuo mantello, ma tutto il tuo corpo possiamo toccare! Tu stesso ti offri, racchiuso nel pane, a chi con coraggio domanda al tuo cuore, tu che hai portato nella tua carne, il peso e il segno del nostro morire. E noi, indegni, veniamo alla mensa dove la tua Parola e il tuo Corpo è tempio d amore, dove possiamo lasciarci incontrare, guardare e guarire e sentirci salvati, toccati da te nelle nostre ferite, colmati di fede che sa proclamare: tu sei il Messia, l inviato da Dio a sollevarci dal nostro sonno, per ricrearci alla vita; alla fede, rifatti nuovi per la Speranza. Amen. Mc. 5 1 Intanto giunsero all altra riva del mare, nella regione dei Geraseni. 2 Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. 3 Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, 4 perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene

2 e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. 5 Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. 6 Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi 7 e, urlando a gran voce, disse: «Che cosa hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». 8 Gli diceva infatti: «Esci, spirito immondo, da quest uomo!». 9 E gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione gli rispose perché siamo in molti». 10 E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. 11 Ora c era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. 12 E gli spiriti lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». 13 Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l altro nel mare. 14 I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto. 15 Giunti presso Gesù, videro l indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. 16 Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all indemoniato, e il fatto dei porci. 17 Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. 18 Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. 19 Non glielo permise, ma gli disse: «Va nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato». 20 Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decapoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati. 21 Essendo passato di nuovo Gesù all altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. 22 Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi 23 e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi: vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». 24 Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. 25 Ora una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia 26 e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi peggiorando, 27 udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: 28 «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». 29 E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. 30 Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò verso la folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». 31 I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». 32 Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33 E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34 Egli allora le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va in pace e sii guarita dal tuo male». 35 Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36 Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». 37 E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38 Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. 39 Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40 Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. 41

3 Presa la mano della bambina, le disse: «Talithà kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». 42 Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare. Aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43 Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare. Marco tenta di visualizzare la potenza indomabile e devastatrice dello spirito del male, che tiene in balia l uomo, tormentandolo e facendolo abitare in luoghi di solitudine e di morte (vv. 4 s.). Tormento, solitudine e morte sono la situazione dell umanità senza la luce e la vita di Cristo Gesù. Per ben tre volte all inizio del brano vengono nominati i sepolcri, dimora di quell uomo, per indicare con una immagine il potere mortifero di questo male che lo tiene schiavo. Questa sottolineatura è un preludio di ciò che si svolgerà nel brano seguente, che parlerà della morte vinta dalla fede. E sempre l insegnamento delle parabole che ci viene ora proposto attraverso la narrazione difatti e viene radicalizzato nei termini di potere del male/morte e fede/salvezza. Nel presente brano si dice che la potenza del male, che tiene in suo possesso l uomo, non è un semplice avversario, ma una «legione» ben ordinata e strutturata (v. 9), che fa della tomba la casa dell uomo e dell uomo il dominio della morte, senza possibilità di uscita (vv. 3 ss.). Ma questa situazione dell uomo dura solo fino a quando sopravviene il «più forte» (cf. 1, 7) che vince il forte, lo incatena e ne distrugge il dominio (cf. 3, 27). Come dice in linguaggio mitico l autore della lettera agli Efesini, la lotta di Cristo, come la nostra, «non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti» (Ef 6, 12). Gli efesini si sentivano schiacciati da leggi e potenze del male di portata cosmica, superiori al singolo uomo. Ma proprio da questo male, che trascende l uomo, ci libera la forza della «spada dello Spirito, che è la parola di Dio» (Ef 6, 17). L ossesso infatti è costretto a prostrarsi davanti a lui, gridando a gran voce la sua sconfitta (vv. 6 s.). E interessante notare che è sempre e solo il demonio, durante la vita di Gesù, che ne riconosce la vera entità, a differenza dei discepoli, che capiranno solo più tardi. Dice infatti: «o Gesù, figlio di Dio altissimo!». I demoni infatti appartengono all ordine degli spiriti, che hanno una conoscenza di ordine superiore. La potenza del male riconosce subito Gesù, come istintivamente si intuisce subito l avversario. La sua semplice presenza è una tortura per lui. E la stessa tortura che sperimentiamo in noi quando brilla la «spada dello spirito che è la parola di Dio», cioè quando ci accostiamo alla luce del vangelo e sentiamo che vuol prevalere sullo spirito del male che è in noi. Questo avverte subito che Gesù viene per liquidarlo definitivamente, senza possibilità di compromessi. Si ribella e cade in inutili convulsioni proprio per questo, perché sa che non c è nulla in comune tra lui e la parola. Domanda infatti: «Che hai tu in comune con me?» (v. 7) e cerca di impossessarsene in qualche modo nel pronunciare il nome di Gesù. Ma Cristo si sottrae a questo riconoscimento che tenta di impossessarsene, perché cerca di liberarci; ed intima con autorità allo spirito: «Esci!» (v. 8). Nell economia del vangelo di Marco, queste professioni di fede degli spiriti servono

4 anche a mettere il lettore sulla giusta strada per comprendere il mistero di Gesù, senza levarne il segreto. Lo capiremo però solamente quando la nostra legione di demoni ci avrà lasciati, e, come dice umoristicamente Marco, finirà annegata in un branco di porci nel profondo dei mare (vv. 12 s.). L atteggiamento dei geraseni, che rimasero colti dal terrore vedendo quanto era accaduto (v. 15), è un po simile a quello dei demoni, che «credono e tremano» ((Gc 2, 19). Infatti, per salvaguardia dei loro interessi, non sono disposti ad accogliere Gesù, e lo pregano di allontanarsi dai loro confini (v. 17), come i demoni pregavano Gesù di non torturarli (v. 7). Il loro atteggiamento di rifiuto serve per mettere in risalto il punto finale del brano, in cui l ex-indemoniato prega Gesù di restare con lui (v. 18). Gesù invece, come aveva mandato il lebbroso ai sacerdoti (cf. 1,44), invia questo come primo apostolo tra i suoi connazionali (v. 19). In questo fatto, la chiesa di Marco scorge anche l inizio della missione tra i pagani. In realtà questo geraseno, liberato dal male, è il primo che incarna quanto si è detto in 3, 14 s. circa gli apostoli, che devono «stare con lui», per «essere inviati a predicare e scacciare i demoni». Lui infatti è già col Cristo Gesù, perché è stato riscattato dal potere del male che lo teneva nella tomba e può quindi testimoniare il vangelo, cioè Gesù Cristo, figlio di Dio. Gli apostoli invece, come noi, non sono ancora in grado di annunciare il vangelo: solo il lebbroso, e ora, in modo più esplicito, questo ex-indemoniato sono gli annunciatori del vangelo. Perché annunciare il vangelo significa aver avuto l esperienza, liberante, di Gesù. Dice infatti: «Va... e annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato» (v. 19). Le tre tappe della fede Questo brano, che ha come centro la fede, illustra anche i tre momenti attraverso cui essa cresce e si sviluppa nella sua pienezza. A un primo livello c è una fede incipiente, la quale sa che il contatto con Gesù porta la guarigione. Qui credere significa semplicemente la vista della propria pochezza e miseria e la fiducia nella potenza di Dio efficace in Gesù. Di questo è convinta l emorroissa: tutto è possibile a Gesù. La fede è così una prima partecipazione all onnipotenza divina. Ritenendo se stessa capace di nulla e Dio, in Gesù capace di tutto, essa lascia agire Dio, permettendogli di intervenire. Il secondo livello di fede è suscitato dallo sguardo di Gesù, che cerca l emorroissa e crea quella comunione che porta a un dialogo tra i due. Da questo dialogo, in cui Gesù prende l iniziativa, sgorga la parola di salvezza e di pace: «La tua fede ti ha salvata; va in pace!». E la parola di Gesù, in cui la fede non ha più come risultato la semplice guarigione, ma diventa salvezza per l uomo. In questa sua parola, la fede ci mette in rapporto personale con Gesù Cristo che ama e libera, e ci porta quindi a riconoscere la presenza del regno. Così non solo veniamo guariti dalla nostra miseria, ma viene dischiuso il limite stesso nel quale siamo bloccati. Questa fede è un incontro personale con Gesù, un dialogo che ci rapporta a lui e crea un reciproco legame che ci dà accesso al mistero della sua persona. E la fede come fiducia personale, che ha senso ed evidenza immediata solo all interno di

5 questo rapporto. Il terzo livello di fede, quello più elevato, è quanto Gesù esige da Giairo. Qui si tratta di una fede che ha un risvolto oggettivo inaudito, nel quale si manifesta la pienezza della gloria di Dio. Questa fede è un affidarsi totale all amore fedele di Dio, che non permetterà al suo eletto di conoscere la corruzione del sepolcro (cf. Sal 16, 10). Arrivati alla fede in Gesù che può fare ogni cosa e al dialogo con lui che ci dischiude un mondo nuovo, la nostra fede può credere e riconoscere a Gesù la capacità di vincere la morte - il dato più «oggettivo» dell uomo - e di manifestare in essa la potenza del Dio dei vivi. Chi si affida totalmente a Dio, ha la fiduciosa sicurezza di poggiare su un solido fondamento, che non può venir meno a quanto promette in Gesù. Solo così, per la promessa che ci si rivela in Gesù, nasce la fede nella risurrezione e nella vita. «Credi tu questo?», dice Gesù a Marta (Gv 11, 26). La comunione, nella quale Dio ci ha accolto in Gesù, non si interrompe con la morte, ma ci rende certi che sussisteremo per sempre presso di lui. Questa è la fede che dà la vita eterna, che non conosce più la morte, se non come l ultimo nemico che è stato annientato (1 Cor 15, 26). * Tutti vogliono toccare Gesù, ma è Lui invece che ci tocca, dandoci la vita. Partiamo da un fatto abbastanza acquisito: l umanità, di sempre, accanto alla fame e alla sete di Dio, accanto al timore di vederlo e di morirne, ha coltivato il sogno o la pretesa di raggiungere e dominare la potenza divina. Il Dio della bibbia si è sempre sottratto a giochetti del genere. D altra parte, però, questo Dio invisibile è stato fedele a se stesso, alla sua promessa; si è fatto incontro all uomo e lo ha toccato così che si manifestasse in lui la liberazione, la salvezza. Nella storia di un popoìo in modo ammirevole, ma soprattutto in Gesù di Nazaret nel modo più esplicito e perfetto. In lui il Dio, che nessuno mai aveva visto, si rende visibile, gli si vive assieme, lo si tocca, come vien detto alla comunità della prima lettera di Giovanni (1 Gv 1, 1). E la «accondiscendenza» di Dio quindi, e non il toccare possessivo dell iniziativa umana. Da ciò si può individuare il significato più profondo e la funzione dei sacramenti nella comunità dei credenti, come il modo con cui Dio tocca e salva: nella concretezza dell essere insieme (chiesa), nella consistenza di un gesto, di una situazione e di parole, che sono perfettamente umane, nel senso anche che portano con sé ed esprimono la vita umana, è significata e si attualizza l azione liberatrice e salvifica di Gesù Cristo. La comunità costruisce nel suo impegno l autenticità dei gesti, ma in essi trova la premessa della novità di vita. Solamente nell ambito della fede avviene tutto ciò, perché quando ci sia superstizione, ecc., nessuna potenza esce da lui: molti lo toccano, ma una sola è guarita! In senso più vasto ancora, e in modo previo a quello più esplicitamente sacramentale, egli ci si fa incontro, anche attraverso la realtà, facendola messaggera e portatrice della sua presenza. Occorrono occhi di fede, capacità nuova per intenderla nell accalcarsi intorno a noi delle più svariate vicende dell esistenza.

6 Ringraziare Dio per tutto ciò che fa per noi! Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia, sazia di beni la tua vecchiaia, si rinnova come aquila la tua giovinezza. Il Signore compie cose giuste, difende i diritti di tutti gli oppressi. Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie, le sue opere ai figli d Israele. Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all ira e grande nell amore. Non è in lite per sempre, non rimane adirato in eterno. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l oriente dall occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe. Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono, perché egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere. L uomo: come l erba sono i suoi giorni! Come un fiore di campo, così egli fiorisce. Se un vento lo investe, non è più, né più lo riconosce la sua dimora. Ma l amore del Signore è da sempre, per sempre su quelli che lo temono, e la sua giustizia per i figli dei figli, per quelli che custodiscono la sua alleanza e ricordano i suoi precetti per osservarli.

7 Il Signore ha posto il suo trono nei cieli e il suo regno domina l universo. Benedite il Signore, angeli suoi, potenti esecutori dei suoi comandi, attenti alla voce della sua parola. Benedite il Signore, voi tutte sue schiere, suoi ministri, che eseguite la sua volontà. Benedite il Signore, voi tutte opere sue, in tutti i luoghi del suo dominio. Benedici il Signore, anima mia. ORAZIONE FINALE Solo Dio può creare... Però noi possiamo rivalorizzare ciò che Lui ha creato. Solo Dio può dar la vita... Però noi possiamo trasmetterla e difenderla. Solo Dio può dare la fede... Però noi possiamo darne testimonianza. Solo Dio può infondere speranza... Però noi possiamo ricambiarlo con la confidenza. Solo Dio può dare amore... Però noi possiamo dimostrarlo ai nostri fratelli. Solo Dio può donarci la pace... Però noi possiamo vivere uniti. Solo Dio può fare miracoli... Però noi possiamo portare i cinque pani e due pesci. Solo Dio può compiere l impossibile... Però noi possiamo fare «tutto il possibile». Solo Dio può bastare a se stesso... Però ha preferito aver bisogno di noi. Amen

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