CASO 1 (status e tutela giurisdizionale)

Transcript

1 CASO 1 (status e tutela giurisdizionale) Djibril è nato nel 1989 ad Atar in Mauritania. La sua è una famiglia di Haratines, ovvero di schiavi neri discendenti dalle popolazioni locali, da sempre schiavi di una famiglia di Beydane, o Mauri ovvero di bianchi- arabi. Djibril ha sempre vissuto in un sistema schiavistico, né ha mai potuto frequentare la scuola ed imparare a leggere e scrivere. In Mauritania, tuttavia, esiste una legge che già nel 1961 ha abolito la schiavitù. La madre di Djibril, nata schiava, era obbligata a lavorare al servizio della famiglia del padrone, da piccola era spesso picchiata e maltrattata e, se non eseguiva gli ordini, veniva lasciata senza mangiare o la lasciavano a dormire all aperto. Djibril all età di venti anni viene convinto dalla madre a scappare per cercare fortuna lontano dai padroni. Dopo alcuni mesi trascorsi a Nouakchott, Djibril non riesce ad affrancarsi dalla sua Dopo pochi mesi trascorsi in Libia e a causa delle tensioni tra opposte fazioni, Djbril si imbarca per l Italia. Nel corso del viaggio alcuni connazionali gli dicono che l unico modo per lavorare e vivere in Italia è chiedere l asilo politico. Non appena raggiunge l Italia, Djibril segue il consiglio dei connazionali e presenta domanda di asilo, nella convinzione che gli verrà consegnato un permesso di soggiorno per lavorare. Djbril viene accolto in un albergo e non viene in alcun modo informato dei suoi diritti e della procedura in corso. Djibril, ascoltato dalla Commissione, senza aver in precedenza ricevuto alcuna informazione sulla procedura, dichiara di essere venuto in Italia perché consigliato dalla madre e di voler vivere e lavorare in Italia. La Commissione Territoriale rifiuta la domanda di protezione internazionale. La decisione della Commissione Territoriale è corretta? Perché? Quali prospettive ha Djibril? - ricerca prove su contesto d origine e situazione del richiedente - status di rifugiato - particolare gruppo sociale

2 CASO 2 (status e garanzia nella procedura) Nafula è una giovane studentessa togolese di 19 anni del gruppo etnico dei Lamba, un gruppo etnico minoritario del nord del Togo. I genitori si erano trasferiti nel sud del Paese per lavoro mantenendo però un legame fortissimo con le proprie tradizioni tanto che ogni fine settimana i genitori tornavano al villaggio per assistere alle riunioni di famiglia della propria tribù. Durante queste riunioni, i membri varano delle misure per preservare gli usi e costumi tradizionali tra i quali la mutilazione genitale da parte delle donne che deve comunque avvenire prima del matrimonio. I Lamba ritengono che questa tradizione valorizzi la donna tanto che dopo la cerimonia dell'escissione sarà considerata una donna integra nel matrimonio. I genitori vogliono che anche Nafula si sottoponga a questo rituale, ma lei rifiuta. A causa del suo rifiuto Nafula viene isolata dal resto della comunità e si rifugia da uno zio che la accoglie essendo contrario alla pratica tradizionale che i genitori vogliono imporre a Nafula.I n Togo vige però dal 1998 una legge che vieta le mutilazioni genitali. Durante la permanenza dallo zio, Nafula conosce Abel un giovane della sua età con il quale inizia una relazione sentimentale e con il quale poco dopo contrae matrimonio. Nafula viene però scoperta dalla famiglia e subisce gravi maltrattamenti a causa della relazione con il giovane Abel non appartenente al suo gruppo etnico. Lo zio la aiuta Nafula a scappare ed a lasciare il Togo per raggiungere l'europa Nafula arriva in Italia e chiede la protezione internazionale. In questura viene interrogata da un agente e lei si rifiuta di parlare con lui ed insiste per un colloquio con un'agente donna. Ha ragione? Come procederà la sua richiesta? Può essere riconosciuto in questo caso una protezione? - diritti del richiedente durante la procedura e in audizione - norma sociale, norma religiosa e norma giuridica - mutilazioni genitali femminili e protezione riconoscibile

3 CASO 3 (status e garanzie minori) Durim è un ragazzino minorenne del nord dell'albania scappato dal suo Paese perchè vittima designata di una vendetta di sangue tra famiglie in base alle norme consuetudinarie raccolte nel codice Kanun. Sussisteva infatti una disputa tra la famiglia di Durim ed un'altra su questioni di terreni. Il padre si è sempre rifiutato di cederli ed aveva ricevuto delle minacce di morte. In un agguato il padre di Durim per difendersi colpì a morte un componente dell'altra famiglia e per questo lasciò il Paese per salvarsi, lasciando moglie e due figli minori. Secondo il Kanun, la vendetta di sangue si attua nei confronti del più forte e rappresentativo maschio della casa di chi ha arrecato l'offesa. Solo dopo aver colpito tale soggetto, o nell'impossibilità di aggredire costui, si passa ai familiari, che devono essere maschi e maggiorenni. La vendetta non può mai essere rivolta ad una donna. A causa di questo timore di venire ucciso, Durim poco prima di raggiungere la maggiore età, scappa ed arriva in Italia dove chiede asilo. La questura non accetta la domanda in quanto minorenne ed il ragazzo viene inserito in una comunità per minori non accompagnati. Solo quando compie 18 anni si reca nuovamente in questura per presentare la sua domanda di protezione e questa volta viene accolta. Iter corretto? Come procederà la sua richiesta? Può essere riconosciuto in questo caso una protezione? - appartenenza ad un determinato gruppo sociale - procedura di asilo e minori richiedenti asilo CASO 4 Galina è una ragazza ucraina di 22 anni, giunta in Italia nel 2011 con un regolare visto d ingresso per motivi di studio. Galina ha frequentato l Università di Siena per due anni, poi ha deciso di lasciare gli studi e cercare un lavoro. A gennaio 2014 Galina non riesce a rinnovare il permesso di soggiorno, ma riesce a mantenersi con un lavoro in nero. Durante un controllo della polizia municipale Galina è trovata senza documenti ed invitata a presentarsi presso la locale Questura. Galina si presenta accompagnata da un amico e riceve la notifica di un provvedimento di espulsione dal territorio italiano. Recatasi da un legale, le viene suggerito di fare ricorso avverso il provvedimento di espulsione e di presentare domanda di protezione internazionale. Come procederà la domanda di protezione internazionale? Ed il ricorso avverso il provvedimento di espulsione? Ha Galina qualche possibilità di ottenere una forma di protezione internazionale? - procedura di asilo ed espulsione - bisogno di protezione sorto dopo aver lasciato il Paese d origine - protezione sussidiaria

4 CASO 5 Mary ha 16 anni ed è originaria di un piccolo villaggio situato in una zona rurale della Nigeria. Mary ha frequentato pochi anni di scuola ed è poi andata a vendere alimentari al mercato. A 14 anni Mary è stata fatta sposare con uomo di 30 anni. Un anno dopo il matrimonio, il marito di Mary ha lasciato la Nigeria ed ha chiesto asilo politico in Spagna. Dopo la partenza del marito, Mary rimane a vivere da alcuni parenti e dopo qualche mese decide di accettare la proposta di uno zio e di partire per la Libia. Una volta arrivata in Libia, Mary apprende di aver contratto un debito molto alto per il viaggio. Per ripagare il debito, Mary viene costretta a prostituirsi. A causa delle continue tensioni in Libia, lo zio di Mary decide di andarsene e convince Mary a seguirlo. Mary e suo zio si imbarcano per l Italia. Una volta arrivati in Italia entrambi chiedono protezione internazionale e vengono inseriti nel medesimo centro. Come potrebbe proseguire il percorso di Mary? Quale tipo di protezione potrebbe essere riconosciuta? - connessioni tra tratta e protezione internazionale CASO 6 (status e procedura) Moussa è un ragazzo del Niger. Da bambino, rimasto orfano di madre, è stato affidato ad uno zio paterno. Moussa non ha mai frequentato la scuola e ha sempre aiutato lo zio occupandosi degli animali. Lo zio di Moussa era un uomo molto severo e faceva lavorare Moussa molte ore al giorno senza possibilità di riposo. A 17 anni Moussa incontra un altro giovane pastore che si trova nella stessa situazione. Insieme decidono di scappare e di provare a raggiungere la capitale. Dopo essere rimasti diversi mesi in città si uniscono ad altre persone dirette in Libia. In Libia, Moussa resta due anni, svolgendo piccoli lavori. All insorgere del conflitto in Libia, Moussa è costretto a fuggire e si imbarca per l Italia. Dopo il suo arrivo, trascorso qualche mese in un centro di accoglienza in Sicilia, Moussa viene trasferito in una struttura dell Emergenza Nord Africa, un albergo in un piccolo paese di montagna. Moussa non riceve alcuna assistenza legale né segue alcun corso di alfabetizzazione. Il giorno dell audizione avanti la Commissione, è presente un interprete di francese, lingua che Moussa non parla e di cui conosce solo qualche parola. La Commissione decide di non riconoscere a Moussa alcuna forma di protezione. Il diniego viene notificato a Moussa in lingua italiana e Moussa non riceve alcuna informazione circa la possibilità di ricorso. Dopo il diniego, Moussa viene allontanato dalla struttura di accoglienza e decide di raggiungere alcuni connazionali a Milano. Arrivato a Milano viene ospitato prima da alcuni amici per qualche giorno poi in una struttura dell emergenza freddo. Moussa riesce a fare piccoli lavori e qualche volta lavora come parcheggiatore. Un giorno, dopo

5 una lite intervenuta con un altro cittadino straniero che chiedeva una percentuale sui suoi guadagni come parcheggiatore, la polizia interviene e Moussa viene arrestato con l accusa di estorsione. A seguito della condanna, Moussa sconta un anno e mezzo in carcere. Uscito dal carcere, Moussa inizia a frequentare una scuola di italiano. Qui grazie al clima di accoglienza ricevuto racconta la sua storia. Le insegnanti di italiano si rivolgono ad un legale per avere consigli. Moussa potrebbe presentare ricorso dopo tanto tempo dalla notifica del diniego? Se ripresentasse la domanda di asilo, questa potrebbe essere valutata e quale potrebbe essere l esito? - garanzie procedura di asilo - lingua degli atti - protezione umanitaria