Distretto Idrografico dell Appennino Centrale. Giornata di Consultazione e Partecipazione pubblica ai fini della Direttiva 2000/60/CE

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1 Giornata di Consultazione e Partecipazione pubblica ai fini della Direttiva 2000/60/CE Venerdì 10 Luglio 2009 C.R.E.I.A. Via Cavour, 46 - Fondi (LT) Autorità Proponente/Procedente:

2 Inquadramento territoriale Ai sensi dell art. 64 del D. Lgs. n. 152/2006 il distretto idrografico la cui superficie è stimata in circa kmq., comprende i seguenti bacini idrografici 1 Tevere 2 Tronto 3 Sangro 4 bacini dell Abruzzo 5 bacini del Lazio 6 bacini meridionali delle Marche (tra il fiume Potenza e il fiume Tronto)

3 Negli schemi di seguito riportati si indicano le Amministrazioni e gli Stati, suddivisi per bacino, che insistono all interno del distretto Bacino del Fiume Tevere: Autorità di Bacino del fiume Tevere

4 Bacino del Fiume Tevere Stati esteri Città del Vaticano Regione Regione Provincia Abruzzo L Aquila Emilia-Romagna Forlì Lazio Roma Rieti Viterbo Marche Ascoli Piceno Toscana Arezzo Grosseto Siena Umbria Perugia Terni Bacino interregionale del fiume Tronto Provincia Abruzzo L Aquila Teramo Lazio Rieti Marche Ascoli Piceno Bacino regionale dell Abruzzo Regione Abruzzo Provincia Chieti L Aquila Pescara Teramo

5 Bacino interregionale del fiume Sangro Regione Abruzzo Molise Provincia Chieti L Aquila Bacino regionale delle Marche Isernia Regione Marche Bacino regionale del Lazio Regione Lazio Provincia Ancona Ascoli Piceno Fermo Macerata Provincia Roma Latina Rieti Viterbo

6 Entro il 2009 Definizione di FIUME programmi di misure (Art.11, allegato VI) e dei piani di gestione (art. 13, AUTORITA DI BACINO DEL TEVERE allegato VII). I progetti della rimodulazione dei sistemi di monitoraggio, nel rispetto dei criteri della direttiva, sono in corso e debbono essere completati entro il 2009 in tempo per consentirne l'inclusione nel Piano di Gestione. In ragione dell'integrazione dei dati pregressi con le informazioni provenienti dai sistemi di monitoraggio cosi rimodulati, il PdG contempla, fin da ora, la possibilità che alcuni corpi idrici non raggiungano, entro il 2015, gli obiettivi previsti dai Piani di Tutela. Il PdG introduce la misura obbligatoria dell'attuazione di quanto necessario alla rimodulazione dei sistemi di monitoraggio. Dal 2010 Avvio dell'attuazione del Programma di misure (art.11) con particolare riferimento a quelle obbligatorio previste dalla Direttiva Comunitaria e al programma di monitoraggio Entro il 2012 Completamento delle misure obbligatorie previste da alcune direttive comunitarie inerenti: a) controlli sulle emissioni basati sulle migliori tecniche disponibili, b) controlli dei pertinenti valori limite di emissione, c) in caso di impatti diffusi, controlli comprendenti, eventualmente, le migliori prassi ambientali, stabiliti Entro il 2014 Sulla base dei risultati del programma di monitoraggio, le Regioni adeguano i Piani di Tutela e altri Piani di Settore Entro il 2015 Raggiungimento degli obiettivi ambientali (art.4). Protezione, miglioramento e ripristino dei corpi idrici al fine di raggiungere il buono stato delle acque e conformità a gli standard e agli obiettivi relativi alle aree protette. Verifica definitiva di eventuali proroghe, deroghe e casi di non violazione della direttiva.

7 PIANO DI GESTIONE DEL La partecipazione secondo la Direttiva 2000/60 Dott. Francesco Catania

8 LA PARTECIPAZIONE PUBBLICA Fonti normative comunitarie Art. 14 Direttiva 2000/60 Gli stati membri devono promuovere la partecipazione attiva di tutte le parti interessate all elaborazione, al riesame ed all aggiornamento dei Piani di gestione dei bacini idrografici Principi generali Convenzione di Aarhus Diritto all informazione sullo stato dell ambiente e del paesaggio nel territorio nazionale, senza la necessità di dimostrare la sussistenza di un interesse giuridicamente rilevante Fonti normative nazionali Legge 7 agosto 1990 n. 241 (procedimento amministrativo) Legge 16 marzo 2001 n. 108 (ratifica convenzione di Aarhus); Art. 3 sexies e art. 66 comma t del Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152

9 LA PARTECIPAZIONE PUBBLICA Ruolo e funzioni Responsabilizzazione a vari livelli degli attori sociali nella definizione e messa in opera della politica idrica; Acquisizione del contributo attivo da parte della collettività nella formazione della decisione; Soddisfacimento della necessità posta dalla Direttiva di integrare la protezione e gestione sostenibile delle acque con altre politiche comunitarie ( politica energetica, dei trasporti, agricola, pesca turismo ecc.); Sensibilizzazione dei vari portatori di interesse (cittadini, imprese, istituzioni, associazioni) al fine di renderli consapevoli del significato della pianificazione di gestione e metterli in condizione di proporre suggerimenti utili ai fini di una corretta politica di tutela della risorsa idrica.

10 LA PARTECIPAZIONE PUBBLICA Categorie di Soggetti Soggetti con competenze istituzionali ( Enti pubblici, territoriali ecc.) Soggetti con competenze specifiche nel campo della ricerca e delle professioni ( università, ordini professionali) Soggetti portatori di interessi economici e sociali ( categorie produttive, confederazioni sindacali, consumatori ) Soggetti con specifico interesse all uso dell acqua e sensibili alle criticità dovute all uso plurimo ( produttori idroelettrici, agricoltori, pescatori )

11 LA PARTECIPAZIONE PUBBLICA Organizzazione del processo di partecipazione pubblica Prima fase: iniziata il 30 aprile 2009 Pubblicazione del Documento di primo livello del PGD presentato negli incontri territoriali ( Marche, Umbria, Lazio con partecipazione regioni Toscana, Emilia Romagna Abruzzo, Molise).Altre presentazioni: CNEL, Associazioni ambientaliste; I contributi pervenuti in seguito a detti incontri di partecipazione sono utilizzati per la redazione del Documento di secondo livello ; Seconda fase: Elaborazione critica 30 giugno pubblicazione del Documento di secondo livello del PGD ; Replica degli incontri territoriali e sono organizzati ulteriori incontri di partecipazione pubblica; Le osservazioni pervenute a seguito di detta fase sono esaminate dal Comitato Tecnico dell ABT e utilizzate per la redazione del documento della fase successiva. Terza fase: Inizia il 14 settembre Elaborazione finale del Piano Altre osservazioni acquisite dopo un ulteriore tornata di incontri di partecipazione Redazione del documento finale e predisposizione di apposito verbale di partecipazione pubblica.

12 SINTESI DEI CONTENUTI DEL PIANO DI GESTIONE Dott.ssa Letizia Oddi

13 Dalla Direttiva Quadro Acqua (2000/60/CE) al D. lgs. 152/2006 SINTESI DEI CONTENUTI DEL PIANO DI GESTIONE (all.vii della WFD) Descrizione delle caratteristiche del distretto idrografico, comprensiva della tipizzazione dei corpi idrici superficiali e sotterranei (D.M. 131/2008); Sintesi delle pressioni e degli impatti significativi esercitati dalle attività antropiche; Registro delle aree protette; Mappa delle reti di monitoraggio (istituita per conoscere lo stato delle acque) e rappresentazione cartografica dei risultati del monitoraggio. Elenco degli obiettivi ambientali per corsi idrici superficiali e sotterranei e per aree protette, necessari per raggiungere lo stato di qualità buono (o il potenziale ecologico per i corpi idrici fortemente modificati) entro il 2015 e gli stati di qualità previsti per le acque a specifica destinazione; Analisi economica (costi dell utilizzo idrico e delle misure individuate); Programmi di misure (azioni da porre in essere per il raggiungimento degli obiettivi fissati).

14 I PIANI DI TUTELA DELLE ACQUE APPROVATI DALLE REGIONI DEL Lazio Umbria Toscana Marche Abruzzo Il Piano di Tutela delle Acque del Lazio è stato approvato con Deliberazione del Consiglio regionale n. 42 del 27 settembre 2007 Il Piano di Tutela delle Acque dell Umbria è stato preadottato con Deliberazione di Giunta Regionale n del 16 settembre 2008 Il Piano di Tutela delle Il Piano di Tutela delle In corso di Acque della Toscana è Acque delle Marche è predisposizione stato approvato con stato adottato con Deliberazione del Consiglio Regionale Deliberazione n. 6 del della 25Giunta gennaioregionale 2005 Molise Emilia Romagna In corso di predisposizione Il Piano di Tutela delle Acque dell Emilia Romagna è stato approvato con Deliberazione del Consiglio n. 40 del 21 dicembre 2005 n.1531 del 18 dicembre 2007, I PIANI DI TUTELA CONTENGONO GIA PROGRAMMI DI MISURE PER L IMPLEMENTAZIONE DELLE DIRETTIVE: direttiva 76/160/CEE sulle acque di balneazione direttiva 80/778/CEE sulle acque destinate al consumo umano, modificata dalla direttiva 98/83/CE direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane direttiva 91/414/CEE sui prodotti fitosanitari direttiva 91/676/CEE sui nitrati

15 QUADRO DEI PIANI DI TUTELA DELLE ACQUE REGIONALI

16 I PIANI DI TUTELA NON CONTENGONO PROGRAMMI DI MISURE PER L IMPLEMENTAZIONE DELLE SEGUENTI DIRETTIVE: Altri contenuti del Pdg I Piani di Tutela della Acque non esauriscono i contenuti dei Piani di gestione distrettuali che devono infatti contenere adeguati programmi di misure come definiti agli allegati VI e VII della direttiva 2000/60/CE. Tra le misure di base devono infatti essere ricomprese anche le azioni per gli scopi delle seguenti direttive: direttiva 92/43/CEE sugli habitat direttiva 96/61/CE sulla prevenzione e la riduzione integrate dell'inquinamento direttiva 96/82/CE sugli incidenti rilevanti (Seveso) direttiva 85/337/CEE sulla valutazione dell'impatto ambientale direttiva 79/409/CEE sugli uccelli selvatici direttiva 86/278/CEE sulla protezione dell'ambiente nell'utilizzazione dei fanghi di depurazione

17 LE MISURE DI BASE

18 IN SINTESI LE MISURE DI BASE DEL PGD SONO: derivate direttamente dagli obiettivi del D.lgs.152/99 poi D.lgs. 152/2006 derivate dalle direttive comunitarie in materia di acque e ambiente e habitat Per l elencazione delle misure di base si rimanda alle tabelle Misure, allegate alle edizione del 30 giugno del Piano al seguente link misure_pdg_30_06_2009.htm.

19 OBIETTIVI ED AZIONI STRATEGICHE A SCALA DI MISURE DEL PIANO DI TUTELA OBIETTIVI AMBIENTALI DELLA WFD 2000/60 OBIETTIVI ED AZIONI DEGLI STRUMENTI A SCALA REGIONALE Le misure dei PRTA costituiscono l elemento di connessione tra una strategia a scala di distretto e l insieme delle azioni che gli altri strumenti di pianificazione regionale dovranno assumere per rendere conseguibili gli obiettivi ambientali.

20 OBIETTIVI E MISURE LIVELLO DISTRETTUALE OBIETTIVI MISURE strutturazione ed interconnesione dei grandi sistemi di approvvigionamento e di distribuzione della risorsa nei vari subdistretti razionalizzazione dei grandi schemi idroelettrici per il recupero di risorsa da destinare ai contesti particolarmente vulnerabili misure per l utilizzazione razionale della risorsa idrica con condizioni minime di deflusso in particolari nodi di controllo della rete idrografica del distretto misure provvisorie per la salvaguardia quantitativa della risorsa in ambiti strategici potenzialmente vulnerabili (strutture carbonatiche del massiccio centrale

21 MISURE OBIETTIVI E MISURE LIVELLO REGIONALE OBIETTIVI tutela locale e puntuale della qualità delle acque completamento degli schemi di fornitura idrici sostegno al recupero d efficienza delle tecniche di utilizzazione dell acqua in particolar modo nel settore agricolo direttive a livello locale per l obbligatorietà e forme di incentivazione al riuso ed al riutilizzo delle acque assegnazione ai vari usi della risorsa idrica regionale e misure per la salvaguardia quantitativa in ambiti particolarmente critici (vulcani della dorsale tirrenica) e strategici a scala regionale (calcari della dorsale tirrenica)

22 OBIETTIVI E MISURE LIVELLO LOCALE (Province, Comuni, Consorzi di bonifica e Comunità Montane) OBIETTIVI sorveglianza sugli usi delle acque incentivazioni all utilizzo in forma consortile delle acque in contesti particolarmente vulnerabili MISURE politiche educative al risparmio idrico contenimento delle dinamiche di frammentazione della struttura urbana (uso del suolo) Connessione con i PAI e Direttiva 2007/60/CE

23 LE MISURE SUPPLEMENTARI

24 IN SINTESI LE MISURE SUPPLEMENTARI DEL PDG POSSONO ESSERE derivate dai PRTA derivate dai Piani Stralcio delle Autorità di bacino derivate da altri strumenti di pianificazione

25 MISURE SUPPLEMENTARI DERIVATE DAI PRTA (allegato VI parte B della WFD 2000/60) viii) riduzione delle estrazioni x) misure tese a favorire l'efficienza e il riutilizzo, tra le quali l'incentivazione delle tecnologie efficienti dal punto di vista idrico nell'industria e tecniche di irrigazione a basso consumo idrico vii) ricostituzione e ripristino delle zone umide ix) misure di gestione della domanda, tra le quali la promozione di una produzione agricola adeguata alla situazione, ad esempio raccolti a basso fabbisogno idrico nelle zone colpite da siccità xvi) progetti di ricerca, sviluppo e dimostrazione

26 MISURE SUPPLEMENTARI DERIVATE DAI PIANI STRALCIO La pianificazione di bacino parte rilevante del Piano di gestione distrettuale All interno del centrale ricadono: UNA Autorità di bacino nazionale (Tevere) DUE Autorità interregionali (Tronto e del Sangro) TRE Autorità di bacino regionali (Lazio, Marche, Abruzzo)

27 I PIANI STRALCIO DELL AUTORITA DI BACINO DEL TEVERE (Piani approvati) Piano stralcio per il lago Trasimeno (PS2) (quantità e qualità delle acque,ambiente, paesaggio) Piano stralcio per la salvaguardia delle acque e delle sponde del lago di Piediluco (PS3) (qualità delle acque - eutrofizzazione stabilità delle sponde) Piano stralcio per il tratto metropolitano del Tevere da castel Giubileo alla foce (PS5) (assetto idraulico, quantità delle acque, qualità, navigabilità, fruizione del tronco urbano tutela del reticolo minore) Piano stralcio per l assetto idrogeologico PAI (PS6) ( assetto idraulico e geomorfologico, aree a rischio per inondazioni e movimenti gravitativi)

28 QUADRO DELLA PIANIFICAZIONE DI BACINO

29 I PIANI STRALCIO DELLE AUTORITA DI BACINO INTERREGIONALI E REGIONALI (Piani approvati) Bacini regionali del Lazio Bacini regionali delle Marche Bacino interregionale del Tronto Bacini regionali dell Abruzzo e Bacino interregionale del Sangro PAI - Piano Stralcio per l'assetto Idrogeologico (Vigente) PAI -Proposta di aggiornamento del Piano Stralcio per l'assetto Idrogeologico PRI - Piano dell uso compatibile della Risorsa Idrica Misure di salvaguardia degli acquiferi vulcanici dei Colli Albani e dei Monti Sabatini PAI - Piano Stralcio per l'assetto Idrogeologico ( ) Piano stralcio di bacino per l assetto idrogeologico dei bacini di rilievo regionale abruzzesi e del bacino interregionale del Sandro Fenomeni gravitatitvi e processi erosivi ( ) Piano stralcio di difesa dalle alluvioni dei bacini regionali abruzzesi e del bacino interregionale del Sangro ( ) PAI Piano stralcio per l assetto idrogeologico (2004) Piano di gestione integrata delle aree costiere (2005) PST alluvioni (2006)

30 RAPPORTI TRA PAI E PDG Tutte le AdB hanno pianificato il territorio con i PAI che hanno individuato la pericolosità ed il rischio da inondazione e da movimenti gravitativi; sono attualmente allo studio metodologie per l armonizzazione dei diversi strumenti che dovranno confluire nel Piano di gestione del rischio da alluvioni ai sensi della Direttiva 2007/60 CEE in corso di recepimento. Si è ritenuto di considerare le misure previste dai PAI per la tutela della fascia fluviale definita dalle inondazioni caratterizzate da tempi di ritorno Tr = 50 che assolve non solo funzioni di difesa idraulica, ma anche funzioni di tutela naturalistica delle aste fluviali.

31 MISURE SUPPLEMENTARI IN ALTRI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE Piano Irriguo (nazionale) Piano Regionali per l Irrigazione o per la Bonifica Piano Regolatore Regionale degli Acquedotti Piano Regionale di Sviluppo Rurale (Psr) Piano Energetico Regionale (Per) Piani di Gestione dei Siti Natura 2000 (Sic e Zps) Piano Regionale Aree Naturali Protette Piani Generali di Bonifica dei Consorzi di Bonifica Piani d Ambito delle ATO (Provinciali)

32 Prima identificazione dei corpi idrici nel Piano di Gestione delle Acque del idrografico Dott. Remo Pelillo

33 I corpi idrici superficiali art /60 EC 1. Gli Stati membri individuano i singoli bacini idrografici presenti nel loro territorio e, ai fini della presente direttiva, li assegnano a singoli distretti idrografici.

34 I corpi idrici superficiali

35 i corpi idrici superficiali nella direttiva 2000/60 sono individuate le seguenti categorie di corpi idrici superficiali: fiumi laghi acque di transizione acque costiere

36 la tipizzazione dei corsi d acqua (allegato II 2000/60 EC) elementi fondamentali: area climatica (lat, long): Italia, Corsica e Malta dimensione del bacino altitudine geologia: calcarea, silicea o organica

37 Processo di tipizzazione dei fiumi D.M regionalizzazione caratteri principali approfondimenti

38 le idroecoregioni Nel DM 131/08 come primo passo per la tipizzazione dei fiumi sono state introdotte le idroecoregioni, al fine di sintetizzare a scala regionale i parametri climatici e geologici fondamentali che influenzano gli ecosistemi fluviali.

39 caratteri principali (DM 131/08) descrittori idromorfologci: perennità e persistenza distanza dalla sorgente (o sup bacino) morfologia alveo (corsi temporanei) descrittori idrologici: origine del corso d acqua influenza deli corpi idrici a monte

40 tipizzazione dei fiumi del bacino Chiani-Paglia

41 Esempio di tipizzazione nel Lazio meridionale

42 I laghi del Lazio Sub-distretto bacini laziali Lago Lago di Bracciano Lago di Martignano Lago di Nemi Lago di Bolsena Lago di Scandarello Sub-distretto Basso Tevere Lago Lago del Salto Lago del Turano Lago della Duchessa Lago di Ripasottile Lago Lungo (Ri) Lago di Vico Lago di Nazzano Lago di Monterosi Lago Albano * N=naturale I=Invaso Bacino Arrone sud Arrone sud Incastro Marta Marta Bacino Salto e Turano Salto e Turano Salto e Turano Velino Velino Tevere - Medio Corso Tevere - Medio Corso Tevere - Medio Corso Tevere - Basso Corso TIPO ME-1 ME-2 ME-3 ME-4 ME-6 ME-7 N/I* N N N N I N/I* I I N N N N I N N TIPO ME-7 ME-7 ME-7 ME-7 ME-7 TIPO ME-4 ME-4 ME-1 ME-3 ME-3 ME-7 ME-2 ME-6 ME-7 Area (kmq) Area (kmq) Descrizione Laghi mediterranei polimittici Laghi mediterranei poco profondi calcarei Laghi mediterranei poco profondi silicei Laghi mediterranei profondi calcarei Laghi vulcanici poco profondi Laghi vulcanici profondi

43 le acque di transizione del Lazio Nome Bacino Lago di Caprolace Rio Martino non tidali, sup<2,5, Eurialine 2.30 Lago di Fogliano Rio Martino non tidali, sup>2,5, Eurialine 4.05 Lago di Monaci Rio Martino non tidali, sup<2,5, Polialine 0.94 Lago di Sabaudia Rio Martino non tidali, sup>2,5, Eurialine 3.83 Lago di Fondi Fondi-Itri non tidali, sup>2,5, Mesoaline 3.65 Lago Lungo (Lt) Fondi-Itri non tidali, sup<2,5, Polialine 0.48 Tipo Area (kmq)

44 Complessi idrogeologici ed Unità di bilancio Acronimo Complessi idrogeologici Complessi Idrogeologici DQ AV Alluvioni delle depressioni quaternarie Alluvioni vallive CA Calcari VU DET LOC STE Vulcaniti Formazioni detritiche degli altipiani plio-quaternarie Acquiferi locali Formazioni sterili Subcomplessi Idrogeologici Tipologia di Acquifero (assetto idraulico) Tratto dal decreto legislativo n. 30/2009 recante recepimento della Direttiva 2006/118/CE sulla protezione delle acque sotterranee dall inquinamento e dal deterioramento Acquifero o Unità di bilancio* Corpo Idrico o Unità di bilancio* *Unità di bilancio: dominio dotato di una comprovata unità stratigrafica e/o strutturale, al cui limite si verificano condizioni che annullano od ostacolano le possibilità di interscambi idrici sotterranei e che al suo interno può contenere uno o più corpi idrici. L individuazione dei limiti delle unità di bilancio è un processo iterativo che le Regioni perfezionano nel corso del tempo.

45 I corpi idrici sotterranei

46 I corpi idrici sotterranei del Basso Tevere e dei bacini laziali

47 Modello concettuale Geologia Strati sovrapposti Precipitazioni Caratteristiche naturali del Corpo Idrico Proprietà idrauliche Ecosistemi superficiali associati Modello concettuale C onos cenza di: 1 sistema di fluss o 2 variazione naturale della qualità 3 vulnerabilità alle press ioni C onos cenza degli effetti potenziali delle press ioni Prelievo Informazioni sulle pressioni Effetti sulla ricarica Ricarica artificiale Fonti puntuali Fonti diffuse Dati di monitoraggio Implicazione degli errori nel modello concettuale Confidenza richiesta dal modello concettuale Creazione della rete di monitoraggio Cosa, dove e quando Requisiti degli obiettivi ambientali Tratto dal decreto legislativo n. 30/2009 recante recepimento della Direttiva 2006/118/CE sulla protezione delle acque sotterranee dall inquinamento e dal deterioramento

48 Valutazione dello stato delle acque sotterranee devono essere completati tutti i test rilevanti per i fattori di rischio la valutazione di rischio è una previsione di stato nel futuro, mentre la valutazione di stato è riferita al presente le due valutazioni devono svolgersi contemporaneamente ma sono due processi paralleli

49 PIANO DI GESTIONE DEL Pressioni ed impatti ing. Remo Pelillo

50 Il SUB DEL BASSO TEVERE NELL AMBITO DEL IDROGRAFICO

51 I BACINI IDROGRAFICI DEL PIANO DI TUTELA

52 SINTESI SULLE PRESSIONI E GLI IMPATTI NEL SUB DEL BASSO TEVERE SUB BASSO TEVERE - DATI GENERALI Abitanti equivalenti puntuali N. Sottobac. Sup. (ha) TEVERE MEDIO CORSO TEVERE 14 BASSO CORSO TEVERE 15 FOCE SALTO 17 TURANO (Tevere) VELINO 18 (Tevere) ANIENE 20 (Tevere) BACINI ENDOREICI a) Borgorose b) Arcinazzo 38 c) Lenola TOT. SUBDIST. Pop. urb+civ indus. diffusi TOT civ. ind. Sup. agricola zoo. TOT SAU SAT

53 PRESSIONI - IMPATTI BOD5 puntuale Kg/anno diffuso puntuale Kg/anno N Sottobac. TEVERE MEDIO CORSO TEVERE BASSO CORSO TEVERE FOCE SALTO TURANO (Tevere) VELINO (Tevere) ANIENE (Tevere) BACINI ENDOREICI urb+civ ind. urb+civ ind. % POP. % ind. % SAT % zoo. urb+civ Ind P diffuso (totale in tonnellate) %P POP % ind. %P SAT % zoo ,26 0,99 60,90 28, , ,21 0,32 84, ,67 4,04 25,31 10, , ,44 3, ,26 4,10 18,86 16, , ,14 3,81 TOT (t) 11, ,27 56,79 6, ,50 47,87 10,17 532, ,77 0,68 70,16 22, , ,2 0, , , ,53 49,84 1,73 3,29 64,05 35,49 23,69 11, , , ,64 24,09 0,36 2,41 87,23 67,91 8,76 5,58 890, ,89 14,04 0,24 58,83 26,89 125,82 5,17 0,52 84,66 9,66 50,91 109,89 10,98 518,99 TOT. SUBDIST N. 38 TOT (t) puntuale Kg/anno a) Borgorose b) Arcinazzo c) Lenola N diffuso (totale in tonnellate) ,07 333,60 140, , DERIVAZIONI IDRICHE PRELIEVI IDROPOTABILE Sottobac. sotterranee sorgenti corsi d'acqua/laghi TEVERE MEDIO CORSO TEVERE BASSO CORSO TEVERE FOCE SALTO TURANO (Tevere) VELINO (Tevere) ANIENE (Tevere) BACINI ENDOREICI a) Borgorose b) Arcinazzo c) Lenola TOT. SUBDIST. 210, , ,10 totali

54 N Sottobacini TEVERE MEDIO CORSO 14 TEVERE BASSO CORSO 15 TEVERE FOCE CRITICITÀ RILEVATE SUGLI SCARICHI Comuni >2.000 abit. non depurati: Bagnoregio (Vt) che ricade anche sul Bacino del Marta, Canepina (VT), Caprarola (VT), Castel Sant'Elia (VT), Corchiano (VT), Fabrica di Roma (VT), Gallese (VT), Graffignano (VT), Vallerano (VT), Vignanello (VT) Mazzano Romano (RM), Bassano Romano (VT; Comuni > di abit., depurati meno del 55%: Fara in Sabina (RI) (46%) che ricade anche nel Bacino Tevere-BC e Civita Castellana (7%). Comuni >2.000 abit. non depurati - San Polo dei Cavalieri il cui territorio ricade maggiormente nel Bacino di Aniene ; Comuni > di abit. depurati meno del 55%: Fara in Sabina (RI) (46%) il cui territorio ricade anche nel Bacino Tevere MED, Palombara Sabina (RM) (47%) non rilevate 17 SALTO TURANO (Tevere) non rilevate 18 VELINO (Tevere) 20 ANIENE (Tevere) 38 non rilevate Comuni >2.000 abit. non depurati: San Polo dei Cavalieri (RM), Subiaco (RM) (depuratore nuovo ma da attivare); Comuni > di abit. con depurazione < del 55%: Frascati (15%), Palombara Sabina (47%) ricadente anche sul bacino del TEV-BC e Guidonia (10% al 2003). A Guidonia è stato inaugurato a maggio 2004 un nuovo depuratore da a.e. pertanto la depurazione risulta al momento > del 55%. BACINI ENDOREICI a) Borgorose b) Arcinazzo c) Lenola

55 SINTESI SULLE PRESSIONI E GLI IMPATTI NEL SUB- DEI BACINI LAZIALI SUB DEI BACINI LAZIALI - DATI GENERALI Abitanti equivalenti puntuali N. Sottobac. Sup. (ha) CHIARONETAFONE FIORAARRONE NORD ARRONE NORD ARRONE NORD MARTA MARTA MIGNONE MIGNONE ARRONE SUD ARRONE SUD ARRONE SUD COLLETTOR E TEVERE INCASTRO INCASTRO LORICINA ASTURA ASTURA MOSCARELL O MOSCARELL O RIO MARTINO BADINO FONDI ITRI TOT. SUBDIST. Pop. urb+civ diffusi indus. TOT civ. ind. Sup. agricola zoo. TOT SAU SAT

56 N DERIVAZIONI IDRICHE PRELIEVI IDROPOTABILE Sottobacini sotterranee sorgenti corsi d'acqua/laghi totali CHIARONE-TAFONE 1 1 FIORA-ARRONE NORD 4 4 ARRONE NORD 2 2 ARRONE NORD MARTA 4 4 MARTA 1 1 MIGNONE 1 1 MIGNONE ARRONE SUD ARRONE SUD ARRONE SUD COLLETTORE 0 TEVERE INCASTRO 4 4 INCASTRO LORICINA 2 2 ASTURA 1 1 ASTURA MOSCARELLO 0 MOSCARELLO RIO MARTINO BADINO FONDI ITRI TOTALI SUB

57 PRESSIONI - IMPATTI BOD5 puntuale Kg/anno N Sottobac. CHIARONE-TAFONE FIORA-ARRONE NORD ARRONE NORD ARRONE NORD MARTA MARTA MIGNONE MIGNONE ARRONE SUD ARRONE SUD ARRONE SUD COLLETTORE TEVERE INCASTRO INCASTRO LORICINA ASTURA ASTURA MOSCARELLO MOSCARELLO RIO MARTINO BADINO FONDI ITRI urb+civ ind. diffuso puntuale Kg/anno urb+civ ind. N diffuso (totale in tonnellate) puntuale Kg/anno % POP. % ind. % SAT % zoo. TOT (t) urb+civ ,02 4,02 3,79 5,95 7,85 7,15 22,06 41,57 0,41 0,41 0,23 0,30 0,49 0,27 0,72 2,62 75,48 75,48 76,25 80,71 63,62 63,90 45,46 29,93 20,10 630,95 20,10 105,35 19,73 926,35 13,04 326,88 28,04 49,49 28, ,91 31, ,33 25, ,69 Ind P diffuso (totale in tonnellate) %P POP % ind. %P SAT % zoo. TOT (t) ,21 1,21 1,14 1,71 3 2, ,12 0,12 0,11 0,17 0 0, ,28 92,28 92,21 93, , ,39 310,51 6,39 51,85 6,53 459,04 4,59 169, ,07 10, , , ,11 13, ,06 3,16 23,70 25,08 433, ,8 55, ,40 33,78 26,32 37,58 36,62 50,41 38,71 37,74 39,89 859,98 13,01 14,79 15,26 25,82 30,79 20,21 36,79 52,52 24,81 446,42 567,44 924,03 771,07 442,86 18, , , , , , ,60 8,39 5,60 5,94 4,80 3,68 3,24 0,82 1,91 62, TOT. SUBDIST ,98 43,04 52,81 30,66 27,80 25,69 21,26 8,92 33,39 431, ,6 21,26 29,38 14,5 13,39 10, ,19 15,26 213,94 2,66 2,13 2,94 1,45 1,34 1,02 1 0,42 1,53 21,39 60,97 67,15 58,87 71,63 71,11 80,07 72,76 71,05 72, ,34 110,65 9,77 136,48 9,46 278,52 8,81 206,29 12,42 139,41 14,16 5,81 8, ,62 16,24 755,19 24, ,25 11,15 603,77 202, ,81

58 N. Sottobacini CHIARONE-TAFONE FIORA-ARRONE NORD ARRONE NORD ARRONE NORD MARTA MARTA 7 MIGNONE 8 MIGNONE ARRONE SUD 9 ARRONE SUD 10 ARRONE SUD COLLETTORE 21 TEVERE INCASTRO 22 INCASTRO 23 LORICINA 24 ASTURA 25 ASTURA MOSCARELLO 26 MOSCARELLO 27 RIO MARTINO 28 BADINO 29 FONDI ITRI CRITICITÀ RILEVATE SUGLI SCARICHI non rilevate non rilevate non rilevate non rilevate Comuni > di abit. sono depurati meno del 55%: Vetralla (VT) (51%). Comuni >2.000 abit. non depurati- Vejano (VT), in parte Bassano Romano (VT) non rilevate Comuni >2.000 abit. non depurati- Bassano Romano (il territorio del Comune cade anche su altri due Bacini Mignone e TEV-MED) non rilevate non rilevate Comuni >2.000 abit. non depurati- Velletri (RM) anche se solo in minima parte il territorio del Comune ricade nel Bacino non rilevate non rilevate Comuni >2.000 abit. non depurati - Carpineto Romano (RM) che ricade anche nei Bacini Sacco e Badino, Velletri (RM) che in parte minore ricade anche nei Bacini Sacco e INC; Comuni > di abit. depurati meno del 55%: Lariano (RM) (49%) non rilevate Comuni >2.000 abit. non depurati: Carpineto Romano (RM) ricadente anche nei Bacini MOS e Sacco, Supino (FR) ricdente anche nel Bacino Sacco; inoltre per i Comuni > di abit. sono depurati meno del 55%: Pontinia (LT) (54%) e Sezze (LT) (27%) Comuni >2.000 abit. non depurati- Monte San Biagio (LT)

59 AUTORITA DI BACINO DL FIUME TEVERE Le macro-pressioni Sub-distretto del Basso Tevere 1. Gli schemi idroelettrici sul fiume Velino, sul fiume Farfa, sul fiume Aniene e sul basso corso del Tevere per una potenza efficiente complessiva di 165 MW; 2. Lo schema idrico per la fornitura di acqua agli usi civili dell ATO 2 Lazio per complessivi circa 500 * 106 m3. Per lo schema 1: valido deterrente per usi non razionali ma scarsa flessibilità strutturale che costituisce limite ad un uso plurimo della risorsa. Per lo schema 2: restituzione concentrata di grandi portate di reflui depurati (circa 12 m3/s) che risulta estremamente oneroso eliminare sotto il profilo tecnico.

60 AUTORITA DI BACINO DL FIUME TEVERE Le macro-pressioni Sub-distretto dei bacini Laziali La forma prevalente di gestione della risorsa idrica è costituita dall autoapprovvigionamento A differenza degli schemi idrici che derivano (o estraggono) acqua per soddisfare più utilizzazioni ma anche una pluralità di usi ottimizzando la quantità necessaria di risorsa idrica potenziale (o, dove disponibile il bilancio idrico, quella utilizzabile ) in funzione dei costo di impianto e di gestione e degli effetti ambientali, l autoapprovvigionamento deriva (o estrae) acqua unicamente per soddisfare le specifiche necessità dell unico utilizzatore minimizzando i costi di impianto e di gestione in funzione della risorsa idrica considerata naturale. Affetto da tale limite intrinseco l autoapprovvigionamento è, nelle condizioni del vulcano laziale, la forma meno razionale di gestione della risorsa e l ostacolo maggiore ad una strategia di recupero quali-quantitativo della risorsa dell area che deve necessariamente far affidamento anche sul soccorso di risorsa resa disponibile dai sistemi esterni. Il limite alla progressiva riduzione della quota di risorsa autoapprovvigionata è costituito dall economicità a sviluppare in senso estensivo gli schemi idrici di fornitura per i vari usi. Nel resto del sub-distretto dei bacini laziali, e cioè nella parte afferente ai calcari della dorsale tirrenica, dove la forma di gestione prevalente poggia sulla rete irrigua di bonifica e sulla rete acquedottistica per usi civili, la mancata interconnessione e l autonomia gestionale rappresentano fattori negativi Problemi: Tutelare la risorsa del sistema calcari-pianura-laghi costieri, in particolare per questi ultimi che costituiscono barriera a mare di difesa costiera e di difesa dal cuneo salino; Preservare quote di disponibilità idrica per il soccorso nell area del vulcano albano nella quale è in atto una strategia di integrazione con altri schemi idrici per il recupero della qualità della risorsa in esso ancora disponibile.

61 I macro-impatti Il rischio climatico Il rischio ambientale Il rischio economico Il rischio sociale Il rischio contabile Di conseguenza i macro-impatti sono: A) Concorrenzialità negli usi (fra Regioni); B) Conflittualità ambientali (sovrapposizioni di impatti provenienti da più Regioni): C) Emergenze potenziali (insufficiente infrastrutturazione idrica).

62 Obiettivo strategico sui grandi schemi idrici di approvvigionamento della risorsa e di distribuzione dell acqua ai poli regionali di fornitura per i diversi usi, grandi schemi tra loro interconnessi per equilibrare i deficit estremi nei periodi di crisi idrica e per compensare i deficit di risorsa in aree critiche e che alimentano sub-schemi di fornitura alle utenze appartenenti alla stessa categoria d uso; su un insieme limitato e distribuito sul territorio del distretto di schemi autonomi, laddove la realizzazione di un grande schema idrico è economicamente, socialmente e/o tecnicamente improponibile; sull autoapprovvigionamento da parte del singolo utilizzatore.

63 per il livello distrettuale: Le linee d azione: governance multilivello - strutturazione dei grandi sistemi di approvvigionamento e di distribuzione della risorsa nei vari subdistretti ai fornitori intermedi di ambito regionale; - definizione delle interconnessioni (infradistrettuali ed interdistrettuali) tra i grandi sistemi per contrastare gli eventi di siccità attraverso una ripartizione dei deficit; - razionalizzazione dei grandi schemi idroelettrici per il recupero di risorsa da destinare ai contesti particolarmente vulnerabili; per il livello regionale: - tutela locale e puntuale della qualità delle acque; - completamento degli schemi di fornitura idrica ed attuazione della gestione per multiutility degli schemi; - sostegno al recupero d efficienza delle tecniche di utilizzazione dell acqua, in particolar modo nel settore agricolo; per il livello locale (Province, Comuni, Consorzi di bonifica e Comunità Montane): - sorveglianza sugli usi delle acque; - incentivazioni all utilizzo in forma consortile delle acque in contesti particolarmente vulnerabili; per il livello distrettuale: - misure per l utilizzazione razionale della risorsa idrica (ivi compresa la fissazione di condizioni minme di deflusso in particolari nodi di controllo della rete idrografica del distretto) e misure provvisorie per la salvaguardia quantitativa della risorsa in ambiti strategici potenzialmente vulnerabili (strutture carbonatiche del massiccio centrale); - promozione degli accordi negoziati (infradistrettuali ed interdistrettuali) tra più Regioni per la ripartizione della risorsa idrica; per il livello regionale: - direttive al livello locale per l obbligatorietà e forme di incentivazione al riuso ed al riutilizzo delle acque; - definizione, in linea con le direttive distrettuali, dell assegnazione ai vari usi della risorsa idrica interamente compresa nella giurisdizione regionale e delle connesse misure provvisorie per la salvaguardia quantitativa in ambiti particolarmente critici (vulcani della dorsale tirrenica) e strategici a scala regionale (calcari della dorsale tirrenica); per il livello locale (Province, Comuni, Consorzi di bonifica e Comunità Montane): - politiche educative al risparmio idrico; - contenimento delle dinamiche di frammentazione della struttura urbana.

64 Le misure supplementari del PGD sub-distretto del Basso Tevere: a) definizione dei modelli di gestione degli acquiferi del massiccio centrale, nell ambito di accordi negoziati infradistrettuali ed interdistrettuali; b) estendimento della tutela qualitativa delle acque sotterranee alle aree di ricarica degli acquiferi, attraverso il completamento delle depurazioni a servizio degli agglomerati urbani e la regolamentazione dell autodepurazione; c) fattibilità degli interventi di razionalizzazione degli schemi idroelettrici attraverso l aumento della capacità di regolazione per il recupero di risorsa idrica;

65 Le misure supplementari del PGD sub-distretto dei bacini Laziali sub-unità dei vulcani della dorsale tirrenica a) sviluppo degli schemi idrici di fornitura di livello regionale; b) misure obbligatorie per l adozione di opere di regolazione nelle derivazioni (o estrazioni) per autoapprovvigionamento nelle zone non servite dagli schemi idrici; sub-unità dei calcari della dorsale tirrenica a) completamento degli schemi di fornitura idrica della Bonifica Pontina e della Piana di Fondi; b) razionalizzazione dei fabbisogni per recupero di risorsa verso il vulcano albano; c) estendimento della tutela qualitativa delle acque sotterranee della Bonifica Pontina e della Piana di Fondi, attraverso il completamento delle depurazioni a servizio degli agglomerati urbani e la regolamentazione dell autodepurazione; d) tutela della funzione tampone dei laghi costieri;

66 Contenuti dell analisi economica Fase conoscitiva: Rif.PGD : Inquadramento macroeconomico del e delle regioni prevalenti (PIL, Spesa Pubblica; Investimenti, ecc.); Parte III, Cap. IV, 1 Inquadramento socio-economico e caratterizzazione degli usi dell acqua per settore (civile, industriale, agricolo), modalità di approvvigionamento ed individuazione dei soggetti interessati; Parte III, Cap. IV, 2, Tendenze a medio e lungo termine; Elementi per la valutazione del contributo al recupero dei costi dei servizi idrici (costi e sistema tariffario). Parte III, Cap. IV, 3.4 Parte III, Cap. IV, 3.5

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