Diocesi di Ugento - S. Maria di Leuca. Anno 2005

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1 Diocesi di Ugento - S. Maria di Leuca Anno 2005

2 DIOCESI DI UGENTO - S. MARIA DI LEUCA fhfhf STATUTI DECRETI REGOLAMENTI ANNO

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4 DECRETO DI APPROVAZIONE DEGLI STATUTI E REGOLAMENTI Dopo aver esaminato lo Statuto ed il Regolamento del Consiglio Pastorale Diocesano e dei Consigli pastorali parrocchiali, il Regolamento dei Comitati per le feste religiose e lo Statuto della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali approvati dal mio predecessore Mons. Domenico Caliandro, tenuto conto dell esperienza di questi anni, ho ritenuto opportuno procedere ad una loro modifica. Nello stesso tempo ho ritenuto necessario redigere lo Statuto- Regolamento dei Consigli parrocchiali degli affari economici la cui costituzione è resa obbligatoria in ogni parrocchia dal can. 537 del Codice di Diritto Canonico. Pertanto, udito il Consiglio presbiterale nella seduta dell 8 marzo 2005, a norma del can del C.D.C., con il presente DECRETO approvo - lo Statuto e il Regolamento del Consiglio pastorale diocesano; - lo Statuto e il Regolamento dei Consigli pastorali parrocchiali; - lo Statuto-Regolamento dei Consigli parrocchiali per gli affari economici; - lo Statuto della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali; - il Regolamento per i Comitati per le feste religiose; con l auspicio che possano servire per far crescere maggiormente la comunione e la partecipazione di tutte le componenti ecclesiali all azione pastorale e alla missione evangelizzatrice della Chiesa, oggi sempre più urgente e bisognosa di rinnovamento in un mondo in continuo e rapido cambiamento. Entreranno tutti in vigore dal 15 maggio 2005, Domenica di Pentecoste. Ugento, 19 marzo 2005 Solennità di San Giuseppe D.V. 4/2005 IL CANCELLIERE Sac. Agostino Bagnato IL VESCOVO + Vito De Grisantis - 3 -

5 STATUTO DEL CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO Art. 1 - Natura e Sede Il Consiglio Pastorale Diocesano (CPD), istituito nella diocesi di Ugento - S. Maria di Leuca a norma del can. 511 del C.D.C., è espressione e segno dell unità di tutto il Popolo di Dio con il proprio Vescovo e strumento della partecipazione e della corresponsabilità dei battezzati alla missione salvifica della Chiesa, nella diversità dei carismi e dei ministeri. È composto da sacerdoti, religiosi, religiose e laici, in rappresentanza di tutte le componenti della Chiesa ed ha la sua sede presso la Curia Vescovile in Ugento. Art. 2 - Finalità Il CPD è un organo consultivo (cfr. can, 514 1) al quale spetta, sotto l autorità del Vescovo, studiare, valutare e proporre conclusioni operative su tutto ciò che riguarda le attività pastorali della diocesi (cfr. can. 511). Art. 3 - Requisiti Possono far parte del CPD chierici, membri di istituti di vita consacrata e laici che sono in piena comunione con la Chiesa cattolica e quindi con il Vescovo principio visibile e fondamento dell unità della Chiesa particolare (LG. 23) e che si distinguono per fede sincera, buoni costumi e prudenza (can ). Art. 4 - Composizione Il CPD è composto da membri di diritto in ragione dell ufficio ecclesiale ricoperto; da membri eletti come rappresentanti dei Diaconi permanenti, dei Religiosi e delle Religiose, degli Istituti di vita consacrata, degli organismi ecclesiali costituiti e presenti in diocesi, delle singole foranie; da membri designati dal Vescovo. Art. 5 - Organi Gli organi del CPD sono: il Presidente, il Consiglio di presidenza, l Assemblea plenaria

6 Art. 6 - Presidente Spetta unicamente al Vescovo, quale Pastore della Chiesa particolare, presiedere il CPD (can ). In caso di impedimento può farsi sostituire da un delegato. Il Presidente è assistito da un Segretario da lui scelto. Art. 7 - Consiglio di presidenza Il Presidente sarà coadiuvato dal Consiglio di presidenza, formato dal Vicario generale, dal Vicario episcopale per la pastorale, da due laici designati dall Assemblea e dal Segretario. Art. 8 - Segretario È compito del Segretario: preparare le riunioni, inoltrare gli inviti, redigere i verbali, conservare la documentazione dell archivio, stilare e diramare i comunicati d informazione, previo mandato ed approvazione del Vescovo. Art. 9 - Convocazione Spetta unicamente al Vescovo convocare il CPD; a lui compete rendere di pubblica ragione le materie trattate dal Consiglio (can ). Art Assemblea L assemblea è composta da tutti i membri del CPD. Si riunirà in sessione ordinaria almeno due volte all anno. In sessione straordinaria ogni volta che il Vescovo lo riterrà necessario, anche su richiesta, tramite il Segretario, di almeno un terzo dei membri del Consiglio stesso. Art Commissioni Il CPD può proporre la costituzione di commissioni di indagine e di studio dei problemi pastorali. Potranno essere invitati a partecipare, in qualità di esperti, persone esterne al CPD

7 Art Sostituzioni I membri sono tenuti a partecipare alle riunioni. In caso di dimissioni o di tre assenze consecutive ingiustificate o per decadenza dell ufficio dei membri di diritto o venendo meno i requisiti di cui all art. 4 di questo Statuto, il Presidente procederà alla opportuna sostituzione. Art Durata Il CPD dura in carica cinque anni. I membri eletti possono essere rieletti per un secondo quinquennio. Se un membro, eletto a qualunque titolo, cessa di esserlo per qualunque motivo, il rispettivo organismo ne eleggerà un altro che durerà in carica fino alla scadenza del Consiglio. Il CPD cessa di esistere durante la vacanza della sede (can ). Art Rimando alle norme comuni Per quanto non previsto da questo Statuto, si rimanda al diritto comune. Ugento, 19 marzo 2005 Solennità di San Giuseppe IL VESCOVO + Vito De Grisantis - 6 -

8 REGOLAMENTO DEL CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO Art. 1 - Natura e fine Il CPD, quale organismo di comunione ecclesiale, opera per la crescita dell unità e della fede nella Chiesa particolare. Art. 2 - Composizione Il CPD è composto: a. dai membri di diritto Vicario generale, Vicari episcopali e foraniali, Delegato Vescovile per il laicato, i membri del Consiglio di presidenza della Consulta delle aggregazioni laicali; b. dai membri eletti Un rappresentante eletto dai Diaconi permanenti, uno dai religiosi, una dalle religiose e uno dagli Istituti secolari, due membri per forania eletti dai rappresentanti dei Consigli Pastorali Parrocchiali; c. dai membri di nomina vescovile di numero non superiore ad un quinto della totalità dei membri. Tutti i membri del CPD, a qualunque titolo vi facciano parte, debbono considerarsi dei discepoli di Cristo, con un mandato ricevuto dalla Chiesa, per un servizio gratuito e volontario da offrire alla comunità diocesana, per favorirne il cammino di comunione e di santificazione e per realizzare la sua missione evangelizzatrice, avendo di mira unicamente la salvezza delle anime, che deve sempre essere nella Chiesa la legge suprema (can. 1752). Art. 3 - Compiti del Presidente 1. Spetta al Vescovo in qualità di Presidente, oltre che convocare e presiedere le riunioni del CPD: - stabilire l Ordine del Giorno, sentito il Consiglio di Presidenza; - approvare o meno e rendere esecutive le proposte emerse, demandandone l esecuzione agli uffici competenti; - 7 -

9 - renderle di pubblica ragione nei modi che ritiene più opportuni, oltre alla pubblicazione sulla rivista diocesana. 2. Il Presidente può affidare ad un membro del Consiglio di Presidenza il compito di moderare le riunioni. Art. 4 - Compiti del Consiglio di Presidenza Il compito del Consiglio di Presidenza è coadiuvare direttamente il Presidente: - proponendo gli argomenti da trattare in assemblea, anche sulla base di richieste provenienti dagli altri membri del CPD o dalle comunità ecclesiali; - preparando l O.d.G. dell assemblea; - coordinando i lavori delle commissioni; - provvedendo alla preparazione di eventuali documenti di informazione. Art. 5 - Compiti del Segretario Il Segretario, oltre ai compiti indicati nell art. 8 dello Statuto, deve: - tenere aggiornato l elenco dei consiglieri, provvedendo agli adempimenti necessari per la sostituzione durante il corso del mandato del CPD; - curare la redazione e l invio dell O.d.G. delle riunioni con i documenti annessi e l avviso di convocazione; - raccogliere la documentazione dell attività del Consiglio; - mantenere i contatti con i Consigli Pastorali Parrocchiali; - svolgere tutte le attività necessarie per il buon andamento del Consiglio, in collaborazione con il Vescovo ed il Consiglio di Presidenza. Art. 6 - Convocazione del CPD Il Vescovo, attraverso la segreteria, convoca il CPD con avviso scritto, inviato al domicilio dei consiglieri dieci giorni prima delle riunioni ordinarie e cinque delle riunioni straordinarie. L avviso deve contenere gli argomenti all O.d.G., il luogo, la data, l orario d inizio e di fine della riunione

10 Art. 7 - L Assemblea Le riunioni dell Assemblea sono presiedute dal Vescovo o da un suo delegato. Saranno valide con la presenza della maggioranza assoluta dei membri. Non sono ammesse deleghe o sostituzioni. Art. 8 - Svolgimento delle riunioni Ogni riunione dell Assemblea si aprirà con la preghiera, cui seguirà la lettura del verbale della riunione precedente e la sua approvazione. Si passerà, poi, all esame degli argomenti all O.d.G. introdotti, se necessario, da una breve relazione. I relatori saranno designati dal Consiglio di Presidenza. Seguirà la discussione, cui potrà intervenire ogni consigliere, dopo aver chiesto la parola al moderatore. I singoli interventi non potranno superare la durata di cinque minuti; potranno essere presentati anche per iscritto. Al termine della discussione il relatore potrà replicare agli interventi e formulerà le mozioni conclusive. Tali mozioni, se il Presidente lo riterrà opportuno, saranno sottoposte a votazione, che avverrà o per alzata di mano o per appello nominale o per scrutinio segreto. Art. 9 - Esecuzione Le decisioni del CPD potranno essere rese esecutive dal Vescovo, se, quando e nei modi che egli riterrà opportuni. Ugento, 19 marzo 2005 Solennità di San Giuseppe IL CANCELLIERE Sac. Agostino Bagnato IL VESCOVO + Vito De Grisantis - 9 -

11 STATUTO DEI CONSIGLI PASTORALI PARROCCHIALI Art. 1 - Sede e natura Il Consiglio Pastorale Parrocchiale (C.P.P.), costituito nella parrocchia... in a norma del can. 536 del C.D.C., è l organo di partecipazione di tutti i fedeli, ministri ordinati, religiosi e religiose e laici, alla vita della parrocchia. Ha carattere consultivo (can ). Art. 2 - Finalità Il C.P.P. ha il compito di «promuovere l attività pastorale» (can ), in comunione con il Vescovo, con il Parroco e con il Presbiterio diocesano. Deve in particolare: a. riflettere sulla situazione particolare della comunità parrocchiale; b. individuare le esigenze religiose e umane della popolazione e redigere ogni anno il piano pastorale parrocchiale, in armonia con quello diocesano; c. promuovere la maturazione della coscienza ecclesiale dei fedeli; d. favorire, nell ambito della parrocchia e in collaborazione con le altre parrocchie del paese e della forania, la comunione dei cristiani di diversa formazione culturale e sociale; e. cooperare efficacemente alla realizzazione delle attività parrocchiali. Art. 3 - Composizione Il C.P.P., quale organo promotore di comunione e di partecipazione, è composto dal Parroco, che ne è il Presidente, dai Sacerdoti e Diaconi che svolgono il ministero nell ambito della parrocchia, dai rappresentanti di Religiosi e Religiose presenti nell ambito del territorio parrocchiale, dai rappresentanti dei gruppi ecclesiali e dell intera comunità parrocchiale

12 Art. 4 - Requisiti Possono far parte del C.P.P. sia i chierici che i laici che sono in piena comunione con la Chiesa cattolica, che vivono la loro vita cristiana inseriti nella parrocchia e che abbiano compiuto i diciotto anni. Art. 5 - Incompatibilità Non possono far parte del C.P.P. coloro che sono già impegnati nell altrettanto doveroso servizio alla comunità civile, con incarichi di responsabilità nel campo politico, amministrativo e sindacale (sindaco, assessore, consigliere, segretario sezionale di partito, responsabile di ufficio sindacale...). Art. 6 - Organi Gli organi del C.P.P. sono: il Presidente, il Consiglio di presidenza, le Commissioni, il Segretario. a. Il Presidente è sempre il Parroco (cfr. can ). b. Il Consiglio di presidenza è composto dal Presidente, dal Segretario e dai coordinatori delle Commissioni. c. Il C.P.P. si articola in... Commissioni (almeno quattro: per la catechesi, la liturgia, la carità, la pastorale familiare e giovanile). Ogni consigliere deve far parte almeno di una Commissione. d. Il Segretario è scelto liberamente dal Presidente. Art. 7 - Convocazione Spetta al Presidente convocare il C.P.P., che si riunisce almeno tre volte l anno nonché ogni volta che il Parroco o il Consiglio di presidenza lo ritenga opportuno. I Consiglieri partecipano alle riunioni di persona; non sono ammesse deleghe di rappresentanza. Per la validità delle riunioni del Consiglio è necessaria la presenza della maggioranza dei Consiglieri

13 Art. 8 - Sostituzioni Un membro, anche se di diritto, può essere dichiarato decaduto dal C.P.P.: se non partecipa, senza giustificato motivo, a tre sedute consecutive; quando vengono a mancare i requisiti previsti dal can del C.D.C. In caso di dimissioni, di decadenza o di revoca di uno o più membri il Parroco provvede a nominare i sostituti entro quindici giorni. I consiglieri così nominati rimangono in carica fino alla scadenza del Consiglio. Art. 9 - Durata a. Il C.P.P. dura in carica cinque anni. Può cessare prima, se si rende vacante la parrocchia (cfr. can ) o per dimissioni della maggioranza dei membri. b. Il C.P.P., perché sia costituito validamente, prima del suo insediamento, dovrà essere sottoposto all approvazione dell Ordinario. Art Assemblea parrocchiale Il C.P.P. terrà, almeno una volta all anno, una riunione di tutti i membri di associazioni, gruppi e movimenti presenti in parrocchia, aperta a tutti i parrocchiani che desiderano parteciparvi, per illustrare le linee dell attività parrocchiale ed ascoltare i pareri e i suggerimenti degli intervenuti. Art Revisione dello Statuto Ogni proposta di revisione o di emendamento del presente statuto deve essere sottoposta al Vescovo e non potrà avere corso se non dopo la sua approvazione. Ugento, 19 marzo 2005 Solennità di San Giuseppe IL CANCELLIERE Sac. Agostino Bagnato IL VESCOVO + Vito De Grisantis

14 REGOLAMENTO DEI CONSIGLI PASTORALI PARROCCHIALI Art. 1 - Natura Il C.P.P. è lo strumento di comunione all interno della comunità parrocchiale. Art. 2 - Composizione Il C.P.P. è composto: a. Dai membri di diritto: dal Parroco, che ne è il Presidente; dai membri del clero, compresi i Diaconi, che esercitano il ministero nella parrocchia; da un rappresentante per ogni comunità religiosa maschile e femminile che si trova nell ambito del territorio parrocchiale; da un rappresentante di ogni associazione, movimento o gruppo ecclesiale della parrocchia; da un rappresentante del Consiglio Parrocchiale per gli affari economici. b. Dai membri eletti: un numero di laici, in proporzione al numero degli abitanti della parrocchia, eletti direttamente dalla comunità, da una lista predisposta dal Parroco, udito il C.P.P. uscente e/o gli operatori pastorali riuniti in assemblea. c. Dai membri nominati dal Parroco in ragione di non più di un quinto dei componenti. Art. 3 - Modalità di elezione a. I rappresentsanti da eleggere a norma dell articolo precedente al punto b, saranno eletti a scrutinio segreto durante un assemblea parrocchiale, a cui partecipano tutti i membri di tutte le associazioni, i gruppi e i movimenti presenti in parrocchia e tutti i parrocchiani che lo desiderano, convocata in un giorno festivo, per favorire la massima partecipazione dei fedeli. Potrà partecipare al voto chi fa parte della comunità parrocchiale ed ha compiuto i diciotto anni. Si esprimeranno un numero di preferenze pari alla metà dei membri da eleggere e risulterà eletto chi avrà ottenuto il maggior numero dei suffragi

15 b. Qualora risultasse difficile procedere all elezione dei suddetti membri nel modo indicato nel punto a, il parroco, udito il parere del Consiglio pastorale uscente, stabilirà un diverso modo di elezione. Art. 4 - Organi e rispettivi compiti Gli organi del C.P.P. sono: il Presidente, il Consiglio di presidenza, le Commissioni ed il Segretario. a. Il Presidente è sempre il Parroco (cfr. can. 536) al quale spetta: - convocare e presiedere il Consiglio; - proporre la terna di nomi per l elezione di un membro che rappresenti il Consiglio con il Parroco, o da lui delegato, presso la Diocesi; - determinare l O.d.G. di ogni riunione, sentito il parere del Consiglio di Presidenza; - scegliere il Segretario. b. Il Consiglio di presidenza è composto dal Presidente, dal Segretario e dai coordinatori delle Commissioni ed ha il compito di: - preparare le riunioni, proponendo l O.d.G.; - coordinare il lavoro delle Commissioni. c. Il C.P.P. si articola in... Commissioni (almeno quattro: per la catechesi, la liturgia, la carità, la pastorale familiare e giovanile). Ogni consigliere deve far parte almeno di una Commissione. Possono far parte delle Commissioni, in forma temporanea o permanente, le persone che non appartengono al C.P.P., nominate dal Parroco, su designazione delle singole Commissioni. Ogni Commissione, al suo interno, elegge il coordinatore che deve essere sempre un membro del C.P.P. Egli provvede alla convocazione, alla verbalizzazione delle riunioni e alla relazione delle stesse al C.P.P. d. È compito del Segretario: - inoltrare gli inviti; - preparare la documentazione necessaria alle riunioni;

16 - redigere il verbale di ogni riunione nell apposito registro; - conservare gli atti del Consiglio. Art. 5 - Convocazione e svolgimento dei lavori L avviso di convocazione deve pervenire ai Consiglieri, a cura del Segretario, almeno cinque giorni prima della riunione e deve contenere l indicazione dell O.d.G. e la precisazione del luogo, dell orario d inizio e del termine della riunione. La discussione viene diretta dal Presidente. In apertura di seduta, dopo un momento di preghiera, si legge il verbale della riunione precedente. Segue la discussione sui punti dell O.d.G. ed eventualmente la votazione per alzata di mano o per scrutinio segreto, qualora si tratti di scelta di persona. Art. 6 - Esecuzione Le decisioni del C.P.P. diventano esecutive solo con l approvazione del Parroco dal quale vengono rese pubbliche. Ugento, 19 marzo 2005 Solennità di San Giuseppe IL CANCELLIERE Sac. Agostino Bagnato IL VESCOVO + Vito De Grisantis

17 STATUTO-REGOLAMENTO DEL CONSIGLIO PARROCCHIALE PER GLI AFFARI ECONOMICI Art. 1 - Costituzione È istituito in data il Consiglio per gli Affari Economici (C. P. AA. EE.) nella Parrocchia, a norma del c. 537 del Codice di Diritto Canonico. Art. 2 - Scopo Scopo del C. P. AA. EE. è quello di aiutare il Parroco nella gestione amministrativa della parrocchia, con parere consultivo, che il Parroco è tenuto ad ascoltare, ferma restando la legale rappresentanza della parrocchia che in tutti i negozi giuridici spetta al Parroco, il quale è amministratore di tutti i beni parrocchiali a norma del c. 532 del CDC. Pertanto è compito del C. P. AA. EE: - predisporre i bilanci annuali, preventivo e consuntivo, da presentare in Curia per la relativa approvazione; - tenere in regola i registri di cassa delle entrate e delle uscite con la relativa documentazione; - esprimere il parere sugli atti di straordinaria amministrazione secondo quanto stabilito dalle apposite norme emanate dal Vescovo e predisporre la necessaria documentazione per ottenere le autorizzazioni; - curare l aggiornamento annuale dello stato patrimoniale della parrocchia, il deposito di relativi atti e documenti presso l Ufficio amministrativo diocesano (c , 9 ) e l ordinata archiviazione delle copie negli uffici parrocchiali; - esaminare ed esprimere parere sulle variazioni del Bilancio preventivo della parrocchia approvato dalla Curia

18 Art. 3 - Membri Il C. P. AA. EE. è costituito dal Parroco, che di diritto ne è il Presidente, dal Vicario Parrocchiale, dal Diacono e da un minimo di tre ad un massimo di cinque membri, scelti fra i fedeli laici eminenti per integrità morale, attivamente inseriti nell attività parrocchiale e, possibilmente, esperti in economia e nel diritto civile. Essi sono proposti dal Parroco e approvati dal Vescovo. Non possono essere membri del C. P. AA. EE. i congiunti del Parroco fino al quarto grado di consanguineità o affinità (c ). Art. 4 - Limiti e responsabilità Tutti i Membri del C. P. AA. EE. sono tenuti ad adempiere i loro compiti in nome della Chiesa, a norma del diritto (c. 1282) e li svolgono a titolo di volontariato, quindi gratuito, salvo il diritto all eventuale rimborso di particolari spese affrontate per la parrocchia. Art. 5 - Durata I Membri del C. P. AA. EE. durano in carica un quinquennio, con la possibilità di conferme (can ), a giudizio del Parroco col consenso del Vescovo. Dopo due assenze senza giustificato motivo decadono dall incarico. Art. 6 - Presidente Spetta al Parroco quale Presidente: a. convocare il C. P. AA. EE.; b. stabilire l Ordine del Giorno di ciascuna riunione; c. presiedere le riunioni. Art. 7 - Segretario Il Parroco nomina fra i membri del Consiglio il Segretario che dovrà inviare gli avvisi di convocazione, redigere i verbali delle riunioni in apposito registro formato protocollo; custodire i documenti che gli vengono affidati; collaborare con il Cassiere per la tenuta dell archivio e la compilazione dell inventario dei beni parrocchiali

19 Art. 8 - Cassiere Il Parroco nomina tra i membri del Consiglio il Cassiere che dovrà tenere in ordine e sempre aggiornato il registro delle entrate e delle uscite con la relativa documentazione; preparare i bilanci, preventivo e consuntivo, da presentare al Consiglio; compilare e aggiornare, con l aiuto del Segretario, l inventario dei beni mobili e immobili della parrocchia. Art. 9 - Bilanci e comunità parrocchiale L esercizio finanziario della Parrocchia va dal 1 gennaio al 31 dicembre di ogni anno. I bilanci, preventivo e consuntivo, presentati dal Cassiere, dovranno essere approvati dal Consiglio e presentati in Curia, firmati dal Parroco, dal Segretario e dal Cassiere, entro il 31 marzo per la relativa approvazione (c ). Una volta approvati saranno portati a conoscenza del Consiglio pastorale parrocchiale e, nei modi ritenuti più opportuni, anche di tutta la comunità insieme al rendiconto analitico dell utilizzazione delle offerte fatte dai fedeli (c ). Art Sedute Il Consiglio di solito si riunirà almeno tre volte l anno, e ogni volta che il Parroco dovesse giudicare necessaria la sua convocazione. Art Vacanza di seggi nel Consiglio Nei casi di morte, dimissioni, revoca, per gravi e documentati motivi, sentito il Vescovo, o permanente invalidità di uno o più membri del C. P. AA. EE., il Parroco provvede entro quindici giorni a nominare i sostituti da sottoporre all approvazione del Vescovo. I Consiglieri così nominati rimangono in carica fino alla scadenza del mandato del Consiglio stesso e possono essere riconfermati. Art Validità delle sedute e verbalizzazione Per la validità delle riunioni del Consiglio è necessaria la presenza della maggioranza dei Consiglieri. I verbali del Consiglio redatti in

20 apposito registro, debbono essere approvati nella seduta successiva ed essere sottoscritti dal Parroco e dal Segretario. Ogni consigliere ha facoltà di far mettere a verbale tutte le osservazioni che ritiene opportuno fare. Art Depositi La parrocchia deve accendere un conto corrente bancario o postale intestato alla stessa, sul quale devono transitare, esclusivamente, le operazioni concernenti il Bilancio parrocchiale. Su tale conto ha potere di firma il Parroco. Non possono assolutamente essere accesi conti o depositi intestati a persone fisiche. Art Modifiche e rinvio alle norme generali È compito del Vescovo apportare modifiche al presente Statuto qualora lo riterrà necessario o per adeguarlo ad eventuali nuove norme della CEI. Per tutto quanto non contemplato nel presente regolamento si applicheranno le norme del Diritto canonico. Ugento, 19 marzo 2005 Solennità di San Giuseppe IL CANCELLIERE Sac. Agostino Bagnato IL VESCOVO + Vito De Grisantis

21 STATUTO-REGOLAMENTO DELLA CONSULTA DIOCESANA DELLE AGGREGAZIONI LAICALI Art. 1- Natura e fini La Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali (C.D.A.L.) è l organismo di incontro e di coordinamento di tutto il laicato diocesano organizzato. Il fine della C.D.A.L. è quello di accrescere l unità e la comunione nel Popolo di Dio e di rendere sempre più vivo, attraverso lo specifico impegno nelle realtà secolari, il rapporto tra la Chiesa ed il mondo, proponendo e promuovendo iniziative pastorali idonee. Opererà in piena comunione con il Vescovo, accogliendo le sue indicazioni pastorali. Art. 2 - Composizione La C.D.A.L. sarà composta dai rappresentanti di tutti i movimenti, gruppi ed associazioni laicali presenti in diocesi, che abbiano, però, un rappresentante diocesano. I gruppi che ne sono sprovvisti potranno aggregarsi per affinità ed esprimere un loro rappresentante. Art. 3 - Organi Gli organi della Consulta sono: a. Il Delegato vescovile per il laicato b. Il Presidente c. Il Consiglio di presidenza d. Il Segretario e. L Assemblea generale Art. 4 - Il Delegato vescovile È nominato liberamente dal Vescovo e lo rappresenta. È suo compito convocare e presiedere la Consulta; stabilire l O.d.G. di ogni incontro, dopo aver udito il Consiglio di presidenza. Art. 4 bis - Presidente Il Presidente è sempre un laico/a eletto dalla Consulta. Agisce in stretta collaborazione con il Delegato vescovile e funge da moderatore nelle sedute dell assemblea

22 Art. 5 - Consiglio di presidenza Il Delegato Vescovile sarà coadiuvato dal consiglio di presidenza, costituito dal Presidente e da tre membri eletti dall assemblea generale, e dal segretario. Art. 6 - Segretario È compito del Segretario: preparare le riunioni, inoltrare gli inviti, redigere i verbali e conservare la documentazione prodotta dalla Consulta. Art. 7 - Assemblea generale L assemblea generale è composta da tutti i membri della C.D.A.L. Si riunirà in sessione ordinaria ogni qualvolta sarà necessario e con l approvazione del Vescovo. Art. 8 - Durata La C.D.A.L. durerà in carica per cinque anni. Potrà essere sciolta d autorità dal Vescovo o per le dimissioni della maggioranza assoluta dei membri. Art. 9 - Sostituzioni I membri sono tenuti a partecipare alle riunioni personalmente e non potranno farsi rappresentare da delegati. In caso di dimissioni o di tre assenze consecutive ingiustificate o per decadenza dall ufficio che dà diritto a far parte della Consulta, il presidente, udito i responsabili del gruppo interessato, procederà alla opportuna sostituzione. Art Rimando alle norme comuni Per quanto non previsto da questo Statuto, si rimanda al diritto comune. Ugento, 19 marzo 2005 Solennità di San Giuseppe IL CANCELLIERE Sac. Agostino Bagnato IL VESCOVO + Vito De Grisantis

23 REGOLAMENTO COMITATO FESTE RELIGIOSE 1. Natura, funzione, durata del comitato a) Il Comitato Feste (C.F.), è espressione della comunità parrocchiale ed ha lo scopo di curare l aspetto esterno delle feste religiose della Beata Vergine Maria e dei Santi, venerati nell ambito della parrocchia. b) Presidente del C.F. è sempre il Parroco, che si avvale della consulenza del consiglio pastorale parrocchiale nel determinare quali feste celebrare, e nel dare gli orientamenti generali per lo svolgimento dei festeggiamenti esterni. c) I laici che vi fanno parte, uomini e donne, devono essere di provata fede cristiana cattolica, spiccata onestà e sincera devozione. d) Non devono avere interessi privati nelle attività del Comitato stesso. Devono impegnarsi, con adesione libera e volontaria, a prestare la loro fattiva collaborazione al preciso scopo di organizzare i festeggiamenti, sia ordinari che straordinari, in onore della Beata Vergine Maria e dei Santi, senza compenso alcuno, nello spirito e nella lettera del presente Regolamento, perché siano custoditi i valori genuini della pietà popolare. e) Il C.F. può essere costituito per una festa soltanto e allora conclude il suo mandato al termine degli adempimenti connessi allo svolgimento dei festeggiamenti. Se invece è costituito per tutte le feste che si celebrano in parrocchia, dura in carica un anno intero. In entrambi i casi può essere riconfermato dal Parroco. Tuttavia tale riconferma non può essere protratta per un tempo superiore ai cinque anni di seguito. 2. Nomina del Comitato Spetta al Parroco, sentito il parere del Consiglio Pastorale Parrocchiale, la nomina del presidente delegato, il quale, a sua volta, gli proporrà

24 i nominativi dei componenti del C.F. La lista, accolta dal parroco, sarà sottoposta all approvazione dell Ordinario diocesano. 3. Organismi del Comitato Gli organismi del C.F. sono: a) l assemblea generale dei componenti b) il presidente delegato c) il vicepresidente d) il segretario e) il cassiere f) due consiglieri con funzioni contabili. Le persone indicate nelle lettere da b a f costituiscono l Ufficio di presidenza. I C.F. che hanno un numero esiguo di componenti, e comunque non superiore a cinque unità, dovranno avere almeno il presidente delegato, il segretario ed il cassiere. 4. Convocazione dell assemblea L Assemblea generale, formata dall Ufficio di presidenza e dagli altri componenti del Comitato, viene convocata dal presidente delegato, almeno tre volte nell arco di tempo in cui il C.F. è in carica. 5. Compiti degli organismi del Comitato a) L Assemblea deve: - discutere ed approvare il programma generale della festa sempre in conformità alle indicazioni date dal Parroco; - esaminare il bilancio preventivo di spesa ed il consuntivo economico; - determinare in preventivo la somma percentuale da destinare ad opere caritative, tenendo conto che la festa religiosa deve divenire occasione propizia per gesti concreti di solidarietà umana e cristiana, secondo lo spirito del Vangelo e il significato vero della festa;

25 - approvare eventuali iniziative straordinarie proposte dagli organismi del C.F. b) Il Presidente delegato deve: - predisporre, secondo le linee indicate dall assemblea e le indicazioni ricevute dal parroco, il programma particolareggiato delle feste; - dirigere e promuovere l organizzazione di tutte le operazioni inerenti allo svolgimento delle feste; - firmare i contratti di spesa e le ricevute di incasso, unitamente al parroco; - esigere l osservanza delle norme emanate dalle autorità religiose e civili. c) Il Vicepresidente deve: - agire sempre su esplicito mandato del Presidente e del Presidente delegato; - collaborare con il presidente delegato e sostituirlo in caso di assenza o di impedimento. d) Il Segretario deve: - stendere i verbali delle riunioni; - diramare le convocazioni in tempo utile per le riunioni dei vari organismi; - trattare le pubbliche relazioni; - provvedere ad assicurare la debita documentazione nell archivio parrocchiale; - stendere una breve relazione finale su ogni festa celebrata. e) Il Cassiere deve: - provvedere a tenere la contabilità generale e delle singole partite di tutte le operazioni di incasso e di spesa; - preparare il conto consuntivo di ogni festa e dell anno (se il C.F. resta in carica per un anno) da sottoporre all approvazione dell assemblea; - raccogliere le oblazioni e i contributi volontari dei vari offerenti e di eventuali enti pubblici o/e privati rilasciando debita ricevuta su bollettario con madre e figlia;

26 - provvedere a depositare il denaro in banca o presso l ufficio postale, su libretto intestato al C.F., con firme congiunte del presidente delegato e del cassiere, conservando in cassa solo il denaro per il fabbisogno immediato del C.F. f) I Consiglieri contabili debbono: - vigilare sulla regolare tenuta della contabilità e sulla corrispondenza del bilancio consuntivo alle risultanze dei libri contabili; - collaborare con il cassiere; - controfirmare la gestione economica della festa. g) I membri del C.F. collaborano all organizzazione dei festeggiamenti, alla riscossione delle offerte rilasciando sempre ricevuta e partecipano alle assemblee per l approvazione del bilancio preventivo e consuntivo. h) L Ufficio di presidenza presenta al Parroco il bilancio preventivo e il programma della festa per l approvazione definitiva, e, terminata la festa, rende conto del modo in cui sono stati impiegati i contributi e le offerte. 6. Amministrazione economica a) I fondi di cui il C.F. dispone per lo svolgimento delle feste e delle altre attività connesse, provengono dalla raccolta fatta dai componenti del Comitato stesso, dalle offerte dei fedeli e dai contributi di enti pubblici e privati. b) Tutte le operazioni di incasso e di pagamento vengono effettuate e registrate dal cassiere. c) Con le offerte raccolte si provvederà: - al pagamento delle spese preventivate per la festa; - al pagamento del previsto contributo alla Curia diocesana, all atto della richiesta dell autorizzazione a questuare; - al versamento della somma prevista per le opere di carità. 7. Adempimenti conclusivi Conclusi i festeggiamenti o allo scadere dell anno di mandato, il presidente delegato, unitamente a tutti gli altri componenti del C.F.,

27 restituirà al parroco i beni acquisiti dal C.F., insieme agli eventuali avanzi di cassa. Il Parroco provvederà a rendere pubblico il bilancio della festa. 8. Sostituzione dei componenti del C. F. In qualunque tempo il Parroco può sostituire il Presidente e i componenti del C.F. per giusta causa. 9. Approvazione da richiedere alla Curia diocesana La Curia diocesana, attraverso gli uffici competenti, oltre ad approvare la composizione del C.F., dovrà approvare il bilancio consuntivo delle feste. 10. Validità del Regolamento Il presente regolamento è emanato ad experimentum per tre anni. Ugento, 19 marzo 2005 Solennità di San Giuseppe IL CANCELLIERE Sac. Agostino Bagnato IL VESCOVO + Vito De Grisantis

28 CRITERI E NORME CIRCA LA FORMAZIONE E L ISTITUZIONE DEI MINISTERI In conformità con l insegnamento della Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II, volendo promuovere in modo ordinato e fecondo la ministerialità liturgica, richiamo e ribadisco i Criteri e le Norme circa la formazione e l istituzione dei ministeri. l. La formazione degli operatori pastorali Tutti gli operatori pastorali, per svolgere efficacemente il loro servizio, devono essere formati spiritualmente, teologicamente e pastoralmente per essere autentici testimoni del Vangelo, operatori di comunione e validi collaboratori per la missione evangelizzatrice. Il compito della loro formazione a livello di base è affidata alla Scuola diocesana di formazione teologico-pastorale. La formazione specifica, la formazione permanente e l aggiornamento costante vanno curati dai rispettivi Uffici Diocesani. Gli operatori pastorali, inoltre, parteciperanno ai momenti comuni diocesani di spiritualità e di approfondimento pastorale. Pur impegnati all interno della comunità ecclesiale, gli operatori pastorali non debbono mai dimenticare la loro specifica vocazione laicale, in forza della quale sono chiamati a testimoniare il Vangelo nei diversi ambiti della vita e della società, fermentando con il lievito del Vangelo tutte le realtà temporali. 2. La Scuola diocesana di formazione teologico-pastorale La frequenza triennale presso la Scuola diocesana di formazione teologico-pastorale ha lo scopo di far acquisire a tutti coloro che desiderano approfondire la loro vocazione cristiana e in particolare agli operatori pastorali una formazione teologica e pastorale di base per poter esercitare con maggiore competenza qualsiasi ministero di fatto. Pertanto non c è automatismo fra la frequenza del Centro e la ministerialità istituita

29 3. La vocazione alla ministerialità istituita La candidatura ai ministeri istituiti non è frutto di auto-elezione, anche se, ovviamente, suppone la disponibilità e l attitudine delle singole persone. Essa, invece, risponde a tre criteri ecclesiali: a. la necessità o l opportunità, acclarata dalla comunità parrocchiale; b. il discernimento comunitario sulla idoneità delle persone; c. la temporaneità dell istituzione, anche ai fini di un opportuno avvicendamento. 4. Il discernimento e l elezione dei candidati ai ministeri istituiti Il Parroco, sentito il Consiglio Pastorale Parrocchiale: a. rileva le necessità ministeriali concrete della Comunità; b. opera un discernimento di persone, adatte e disponibili ad assumere i diversi ministeri e le presenta alla Scuola diocesana di formazione teologico-pastorale per la frequenza al corso triennale; c. esaurita la frequenza alla Scuola di formazione, Parroco e Consiglio Pastorale completano il discernimento dei candidati ai ministeri istituiti. La elezione dei candidati ai ministeri istituiti deve rispondere ai seguenti criteri: - una piena comunione ecclesiale; - un assidua pietà eucaristica; - un effettiva capacità di incontro, dialogo, servizio pastorale; - eventuali esperienze di volontariato; - impegni parrocchiali già svolti in qualche specifico settore pastorale. Nessuno sia scelto ad assumere un ministero qualora la sua designazione possa dare motivo di stupore agli altri fedeli. In particolare: il Ministro Straordinario della S. Comunione: sia scelto tra persone che già vivono l esperienza di servizio di carità ai malati e agli anziani, coltivano la pietà eucaristica e sono di esempio a tutti i fedeli per

30 il rispetto e la devozione verso il SS. Sacramento (cfr. I.C., VI); il Lettore: sia scelto tra persone che abbiano amore e conoscenza particolare delle Sacre Scritture, sicché possa proclamare degnamente la Parola di Dio nell assemblea liturgica, animare la Liturgia della Parola, guidare i gruppi del vangelo, aiutare nella preparazione i lettori di fatto, studiarsi di educare alla fede i fanciulli e gli adulti, prepararli a ricevere degnamente i Sacramenti, annunciare il messaggio della salvezza agli uomini che lo ignorano ancora (Rito per il conferimento del ministero del lettorato); l Accolito: sia scelto tra persone che possano animare il servizio all Altare, guidare il gruppo liturgico e, inoltre, testimoniare l Eucaristia, sacramento d amore, con la promozione della comunione ecclesiale e del servizio ai poveri e ai sofferenti. 5. Istituzione dei Ministeri a. Concluso il triennio di formazione di base presso la Scuola diocesana di formazione teologico-pastorale, il Parroco presenta al Vescovo, tramite l Ufficio Liturgico Diocesano: - la domanda di istituzione, sottoscritta anche da almeno tre membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale; - l attestato di frequenza alla Scuola diocesana di formazione teologico-pastorale; - la scheda del candidato (dati anagrafici e curriculum ecclesiale). b. Il Candidato partecipa agli incontri di formazione specifica presso l Ufficio Liturgico Diocesano. c. A conclusione dell itinerario di preparazione, vagliati i requisiti richiesti e consultato il Parroco proprio, l Ufficio rilascia il nulla osta per l istituzione. d. L Istituzione viene celebrata insieme per tutti i candidati nella data fissata dal Vescovo, ordinariamente nella Chiesa Cattedrale. e. Il ministero straordinario dell Eucarestia viene conferito per la durata di due anni e viene rinnovato dietro espressa domanda del Parroco presentata al Vescovo tramite l Ufficio Liturgico Diocesano. Il ministero deve essere esercitato nel luogo per il quale è stato richiesto (parrocchia, comunità religiosa). Si può esercitare in altra comu

31 nità con il permesso del suo legittimo Superiore (Parroco, Superiore o Superiora religiosa). L Ufficio Liturgico Diocesano avrà un Registro ove verranno registrati tutti i Ministri istituiti, la data dell Istituzione e i vari rinnovi biennali. 6. Norme per l esercizio del ministero I ministeri vanno esercitati sempre con il consenso del Parroco o del legittimo Superiore. Per giusti motivi si può chiedere la sospensione o l esonero dall esercizio del ministero sia da parte del ministro sia da parte del Superiore competente. Il Lettore istituito indossa il camice liturgico. Almeno nella Messa principale della comunità, nella processione d ingresso, precede il Celebrante, portando il Lezionario un po elevato, ricoperto di una degna copertura. Giunto all altare lo depone sull ambone. Il Ministro straordinario dell Eucarestia non indossa alcun abito liturgico particolare. Dopo che tutti hanno ricevuto la Santa Comunione si porta sull altare, riceve le particole dal Celebrante che pronuncia ad alta voce la seguente formula Ricevi (ricevete) il Corpo del Signore, portalo (portatelo) ai fratelli e sorelle ammalati. È il pane eucaristico che abbiamo insieme offerto e ricevuto in questo giorno del Signore. Il ministro e tutta l assemblea rispondono Amen. Il ministro esce dalla Chiesa portando la Santa Eucaristia. In casa dell infermo adotterà il rito appositamente previsto nel Rituale per il ministro straordinario. Affido questi Orientamenti e Norme alle Comunità Parrocchiali e alla competenza dell Ufficio Liturgico Diocesano, esprimendo vivo compiacimento e gratitudine al Direttore Don Benedetto Serino e a Don Rocco Frisullo. Ugento, 15 maggio 2005 Solennità di Pentecoste IL VESCOVO + Vito De Grisantis

32 DECRETI

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34 DECRETO SULL ETÀ MINIMA PER FUNGERE DA PADRINO O MADRINA È antica tradizione della Chiesa affiancare a coloro che si preparano a celebrare i Sacramenti della Iniziazione cristiana, ed in particolare il Battesimo e la Cresima, dei fratelli e sorelle maturi nella fede come padrini e madrine perchè, con l esempio della vita e la pratica cristiana, li aiutino a crescere nella fede e a seguire il Vangelo, collaborando con i genitori. In modo particolare per il Sacramento della Cresima i più idonei a compiere questo Ufficio sarebbero i catechisti che accompagnano i ragazzi in tutto il cammino della loro preparazione alla celebrazione del sacramento. In ogni caso è necessario ribadire che i padrini o le madrine vanno scelti non in base a criteri arbitrari ed estranei al significato dell ufficio (vedi obblighi di famiglia, consistenza del regalo, semplice amicizia, ecc.) ma tenendo conto della loro funzione e tra quei fedeli, battezzati e cresimati, che sono credenti e praticanti. Per quanto riguarda l età dei padrini e madrine, stando alla facoltà concessa al Vescovo diocesano dal canone del Codice di diritto canonico, con la mia potestà ordinaria STABILISCO che dal 1 gennaio 2002 in tutta la Diocesi di Ugento-S.Maria di Leuca l età minima per fungere da padrino o madrina sia il 18 anno di età restando ferme le altre condizioni stabilite dal Codice e dal Direttorio di pastorale familiare. In particolare, per i coniugati, si richiede la condizione di essere tra loro uniti con il Sacramento del Matrimonio

35 Il presente Decreto sarà letto in tutte le Messe e in tutte le Chiese della Diocesi, comprese quelle non parrocchiali, nelle domeniche 7 e 14 ottobre Ugento, 30 settembre 2001 XXVI Domenica del Tempo Ordinario D.V. n. 10/2001 IL CANCELLIERE Sac. Agostino Bagnato IL VESCOVO + Vito De Grisantis

36 L UFFICIO DI PADRINO E MADRINA NEI SACRAMENTI DEL BATTESIMO E DELLA CRESIMA E LA POSSIBILITÀ PER I GENITORI DI PRESENTARE IL PROPRIO FIGLIO Il Codice di Diritto Canonico stabilisce compiti e qualità richieste per i padrini del Battesimo ai canoni e della Cresima ai canoni ribadendo in ambedue i casi che il battezzando e il cresimando per quanto è possibile abbiano un padrino. La Sacra Congregazione del Culto Divino al quesito Se è ancora necessario che ci sia il padrino della Confermazione così risponde: «Secondo i praenotanda del Rito della Confermazione, n. 5, di solito, cioè al di fuori di casi straordinari, bisogna che ci sia il padrino. Ma sono offerte tre possibilità, le quali tuttavia non si pongono tutte sullo stesso piano, ma secondo un certo ordine di precedenza, così che al primo posto venga ciò che è da preferirsi: - conviene che il padrino del Battesimo, se c è, sia anche il padrino della Confermazione, perché più chiaramente si manifesti il nesso tra il Battesimo e la Confermazione e il compito e l ufficio di padrino si renda più efficace; - non si esclude la facoltà di scegliere un padrino proprio della Confermazione; - è possibile anche che gli stessi genitori presentino i loro figli. Spetta all Ordinario del luogo, nella sua prudenza pastorale e tenendo conto delle situazioni e circostanze del luogo indicare quale modo di agire deve essere seguito nella sua diocesi. In casi particolari può essere anche permesso che qualcuno si accosti alla Confermazione senza alcun padrino» 1. La Commissione per la riforma del Codice alla proposta avanzata da alcuni Cardinali di non escludere i genitori dalla funzione di 1 SCCD, Documentorum explanatio (Notitiae 11 [1975], pp ). Risposta ribadita dopo la pubblicazione del CIC (Notitiae 20 [1984], p. 86)

37 padrini nella Cresima così rispondeva: «Non si può ammettere la proposta perché non si comprenderebbe bene il ruolo del padrino, che è in qualche modo aggiuntivo e quasi suppletivo, e cioè quello di aiutare i genitori nell educazione cristiana dei figli. I genitori possono certamente presentare i figli alla Cresima, ma allora bisogna dire che mancano i padrini, dato che è improprio chiamare padrini i genitori» 2. Avvalendomi pertanto della facoltà concessa dal Codice di Diritto Canonico all Ordinario del luogo, tenendo conto della situazione presente nella nostra Diocesi, sentito il parere di tutto il clero e in particolare del Consiglio Presbiterale nelle tornate del 21 febbraio e 17 settembre c.a., stabilisco che ai genitori dei cresimandi siano sempre presentate le tre possibilità offerte dal Rito e specificate dalla Sacra Congregazione, secondo l ordine di priorità stabilito dal Rito stesso, compresa quindi la possibilità che sia il papà o la mamma a presentare il proprio figlio al Ministro della Confermazione, purchè si verifichino per loro le stesse condizioni richieste per i padrini. La presenza del padrino o madrina è assolutamente necessaria nel caso che o manchino i genitori o i genitori non siano sposati religiosamente o il padrino sia l unica persona in grado di offrire sufficienti garanzie per l educazione cristiana del figlioccio. Quanto detto per la Confermazione vale anche per il Battesimo. Una mia lettera ai genitori, da diffondere in tutte le parrocchie, chiarirà loro con precisione le tre possibilità, le condizioni e le motivazioni di una scelta. Ugento, 20 settembre 2003 Prot. 28/2003 IL VESCOVO + Vito De Grisantis 2 cf. Relatio ad can. 847 in Communicationes, vol. XV, 1983, p

38 REGOLAZIONE DEL CULTO DI SAN PIO DA PIETRELCINA NELLA NOSTRA DIOCESI La canonizzazione del Beato P. Pio da Pietrelcina riempie di particolare gioia e gratitudine tutta la comunità cristiana di Puglia che vede in questo figlio della sua terra un esempio luminoso di amore e di donazione a Cristo crocifisso e di amore concreto ed operoso verso i sofferenti nel corpo e nello spirito. Anche nella nostra Diocesi, in diversi Comuni, si è riservato e curato un luogo pubblico in cui esporre l immagine di P. Pio per richiamare i fedeli alla preghiera e all imitazione e rendere così più spedito il cammino dei singoli e delle comunità verso la santità, misura alta della vita cristiana ordinaria, e più generoso e concreto l impegno nella testimonianza della carità. Al fine di regolare il culto così diffuso tra la nostra gente STABILISCO che la celebrazione della S. Messa in un luogo in cui è esposta alla venerazione dei fedeli la statua di P. Pio, è consentita solo se il luogo è pubblico (non quindi in case, ville, proprietà private) e unicamente nel giorno della festa liturgica del Santo, purché questo giorno non coincida con un sabato (si fa riferimento alla Messa vespertina) o una domenica o una festa di precetto. In questi casi la S. Messa si celebrerà il lunedì o il giorno feriale successivo alla festa di precetto. Il responsabile dell organizzazione della celebrazione è esclusivamente il Parroco del luogo in cui è ubicata la statua del Santo,

39 il quale Parroco curerà che il culto del Santo sia vissuto e celebrato tenendo sempre presente la centralità di Cristo, dal quale i Santi traggono origine e al quale sempre conducono e devono condurre, e inoltre vigilerà perché si evitino raccolte di danaro e manifestazioni esterne che poco si addicono allo stile di povertà e di carità predicato dal Santo con le parole e con le opere. Ugento, 11 aprile 2002 IL VESCOVO + Vito De Grisantis

40 REGOLAMENTO PER I CONCERTI DA TENERE NELLE CHIESE Ai Rev.mi Parroci e Rettori di Chiese Ai Signori Sindaci e Assessori alla Cultura Alle Associazioni Pro loco Agli Enti organizzatori di concerti In merito ai concerti da tenere nelle chiese si portano a conoscenza delle SS.LL. tutte le disposizioni in merito, contenute nella Lettera circolare della Santa Sede del 5 novembre 1987, che rendo, col presente Decreto, vincolanti anche nella Diocesi di Ugento - S. Maria di Leuca. PRINCIPI GENERALI 1) Il regolamento per l uso delle chiese è determinato dal can del Codice di Diritto Canonico: Nel luogo sacro sia ammesso solo quanto serve per esercitare e promuovere il culto, la religione, ed è vietato tutto ciò che non sia consono alla santità del luogo. Il principio che l utilizzazione della chiesa non deve essere contraria alla santità del luogo determina il criterio secondo il quale si deve aprire la porta della chiesa a un concerto di musica sacra o religiosa, e la si deve chiudere ad ogni altra specie di musica. La più bella musica sinfonica, per esempio, non è di per sé religiosa. Tale qualifica deve risultare esplicitamente dalla destinazione originale dei pezzi musicali o dei canti e dal loro contenuto. Non è legittimo programmare in una chiesa l esecuzione di una musica che non è di ispirazione religiosa e che è stata composta per essere eseguita in contesti profani precisi, sia essa classica, o contemporanea, di alto livello o popolare: ciò non rispetterebbe il carattere sacro della chiesa, e la stessa opera musi

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