LA GESTIONE INTEGRATA DELLA FASCIA MARINO-COSTIERA

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3 1 LA GESTIONE INTEGRATA DELLA FASCIA MARINO-COSTIERA Alfonso De Nardo Direttore Dipartimento Provinciale ARPAC di Napoli L esperienza condotta con l attuazione del progetto SIDIMAR in Campania è notevole non soltanto per lo spessore scientifico dei risultati acquisiti nei 5 anni di rilevazioni - condotte in stretta cooperazione dal Dipartimento provinciale ARPAC di Napoli e dalla Stazione Zoologica A. Dohrn - e per la mole dei preziosi dati conoscitivi ricavati sulla qualità degli ecosistemi marini lungo la costa campana, ma soprattutto per il contributo che essa ha fornito al percorso di crescita dell Agenzia Regionale per la Protezione dell Ambiente. Una crescita di cui sono condizioni fondamentali, entrambe verificatesi appieno nell attuazione del progetto, la capacità di creare sinergie tra istituzioni pubbliche ed Enti di ricerca e di mettere assieme, in una logica di integrazione, i diversi segmenti di un attività estremamente complessa, che nasce dalla conoscenza e dall interpretazione dello stato delle matrici ambientali e si conclude in una consapevole trasformazione del territorio, mirata prima di tutto a recuperare la qualità ambientale compromessa da decenni di pressione antropica incontrollata. Nella capacità di unire i diversi segmenti di una attività che nell agire quotidiano rischia sempre di disintegrarsi in una serie di operazioni analitiche scollegate, in quanto rispondenti ad un estrema varietà di sollecitazioni esterne, della più varia provenienza e diversamente motivate; in questa capacità si gioca infatti la possibilità di creare sistema a partire da ogni singola azione di controllo ambientale, di mettere in rete le informazioni e quindi di trasformare l insieme dei risultati analitici in monitoraggio sistematico; quindi la possibilità di utilizzare il monitoraggio stesso come momento che contemporaneamente è di premessa e verifica, quindi di accompagnamento delle politiche e delle strategie di risanamento e riqualificazione ambientale. All auspicio che il progetto SIDIMAR sia rifinanziato e possa proseguire nei prossimi anni va perciò aggiunto un altro auspicio: che l azione di tutti i soggetti protagonisti sia sempre più attentamente rivolta verso la condivisione dei risultati e la costruzione di una rete integrata di punti di rilevamento. Cosa che nello specifico del monitoraggio degli ecosistemi marini è possibile se si riesce a unificare le metodologie e a utilizzare in maniera

4 coerente le risorse economiche derivanti dall applicazione del D. Lgs. 152/99, della legge 979/88, del DPR 470/82 e, naturalmente, dei POR. Tutto ciò richiede per altro verso il rafforzamento delle forme di partenariato e di cooperazione istituzionale con i dipartimenti universitari e gli Enti di ricerca, con gli Enti di gestione delle aree protette e, ovviamente, con la Regione Campania, il Ministero dell Ambiente e l APAT. 4 Gestione e tutela dell ambiente marino-costiero in Campania

5 2 IL PROGRAMMA DI MONITORAGGIO DELL AMBIENTE MARINO-COSTIERO DELLA REGIONE CAMPANIA Ettore Zucaro Dirigente Settore Ecologia, Assessorato alle Politiche Ambientali Il Ministero dell Ambiente e del Territorio, a partire dal 1997, ha stipulato con le regioni marittime italiane specifiche convenzioni triennali, al fine di attuare programmi di monitoraggio marino secondo quanto previsto dalla Legge n. 979 del 31 dicembre 1982 (conosciuta come Difesa Mare). La legge 979/82 è stata la prima a prevedere, a livello nazionale, una rete di osservazione della qualità dell ambiente marino. Il monitoraggio della fascia marina costiera è iniziato nell estate del 1998, nell ambito di una convenzione stipulata tra il Ministero dell Ambiente e la Regione Campania - Settore Ecologia. Le attività di carattere scientifico e di laboratorio furono affidate all Università Parthenope (già Istituto Universitario Navale) in collaborazione con la Stazione Zoologica A. Dohrn di Napoli. Sulla base dell analisi dei risultati di questo piano è stato formulato, sempre dal Ministero dell Ambiente, un nuovo piano di monitoraggio (meglio conosciuto come progetto Si.Di.Mar.), attualmente in corso, finalizzato essenzialmente ad analizzare lo stato ecologico di alcuni ecosistemi costieri. Anche in questo caso la convenzione è stata stipulata tra il Ministero dell Ambiente e la Regione Campania Settore Ecologia, con l affidamento delle attività di carattere scientifico e di laboratorio all Arpac in collaborazione con la Stazione Zoologica A. Dohrn di Napoli. In particolare, il primo piano di monitoraggio (Difesa Mare, ) prevedeva quattro campionamenti annuali (uno in inverno, due in estate e uno in autunno) su 34 transetti costa-largo per un totale di 102 stazioni (tre stazioni per ogni transetto). L individuazione dei transetti era basata puramente su criterio geografico, prevedendone uno ogni 10 km per il monitoraggio degli ecosistemi marini e uno ogni 20 km per il monitoraggio finalizzato al controllo dell eutrofizzazione. Le zone per il monitoraggio dei molluschi bivalvi erano localizzate in vicinanza delle principali sorgenti litoranee di contaminazione (foci di fiumi, prossimità di porti, ecc.). Una prima elaborazione di questi dati ha portato alla pubblicazione del volume "Qualità degli ambienti marini costieri italiani", realizzato dall'icram (Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare). Il secondo piano di monitoraggio, progetto Si.Di.Mar., è stato disegnato tenendo conto della Legge 979/82 con le indicazioni

6 che emergevano dal D.lgs 152/99 e, quindi, con obiettivi completamente differenti, sia per quanto riguarda le stazioni da sottoporre a monitoraggio, sia per ciò che concerne le frequenze delle campagne, le matrici da esaminare, i parametri da determinare, i dati da elaborare e i risultati da produrre. L individuazione dei transetti non è avvenuta sulla base di un semplice criterio chilometrico, ma all interno di opportune aree critiche e aree di riferimento definite lungo la costa regionale. Le aree critiche sono state individuate dal Ministero dell Ambiente in accordo con l ICRAM, le Università e le Regioni, sulla base delle risultanze del precedente programma di monitoraggio. Alle sei aree individuate dal Ministero dell Ambiente in una prima fase, dopo un ampia e documentata relazione scientifica prodotta da questa Regione in collaborazione con la Stazione Zoologica A. Dohrn, è stata aggiunta un ulteriore zona, ovvero quella prospiciente il Fiume Sarno. Nell ambito dell analisi dei dati pregressi di monitoraggio è stata scelta come area di riferimento con caratteristiche di modesto impatto antropico, quella relativa allo specchio d acqua antistante Punta Licosa, quale area di tutela biologica. Allo stato la conclusione delle attività è prevista per il marzo 2006 anche se, in considerazione dei risultati ottenuti, è auspicabile una riproposizione del Programma. 6 Gestione e tutela dell ambiente marino-costiero in Campania

7 3 Il piano di monitoraggio delle acque marino costiere della Campania: Progetto Si.Di.Mar. C. Calabrese 1, C. Chiaese 2, F. Cimino 1, A. D Auria 1, S. De Filippo 3, E. Pasquariello 1, C. Ruggiero 1 1 Settore Ecologia, Assessorato alle Politiche Territoriali ed Ambiente 2 Area Gestione Ambiente ed Ecologia Costiera delle Aree Temperate e Polari, Stazione Zoologica A. Dohrn Napoli 3 Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania (A.R.P.A.C.) Dipartimento Tecnico Provinciale di Napoli Laboratorio Specializzato Progetto Mare Il piano di monitoraggio Difesa Mare, noto come progetto Si.Di.Mar. (Sistema Difesa Mare), è stato disegnato tenendo conto della Legge 979/82 con le indicazioni che sono emerse dal D.lgs 152/99. La Giunta Regionale della Campania ha stipulato un apposita convenzione con l Arpac per l attuazione tecnico-scientifica del nuovo piano triennale di monitoraggio ( ), da condurre in collaborazione con la Stazione Zoologica A. Dohrn. Questo piano è stato successivamente prorogato al 31 marzo Il piano di campionamento è stato disegnato con una visione integrata delle componenti del sistema marino (sia pelagico che bentonico). In particolare, lo stato di qualità ambientale per le acque costiere è definito sulla base dello stato chimico, dello stato trofico e delle caratteristiche delle biocenosi bentoniche di maggior pregio, quali le comunità dei fondi mobili (Sabbie Fini Ben Calibrate, SFBC) e le praterie di Posidonia. L aspetto innovativo del progetto Si.Di.Mar. è costituito dall analisi delle matrici conservative (organismi e sedimenti), che rappresentano uno dei principali elementi chiave per la definizione della qualità degli ecosistemi marini costieri. Altro aspetto rilevante è l analisi tassonomica, a livello di specie, delle comunità planctoniche e bentoniche delle SFBC che, oltre a restituire un quadro sul reale stato degli ecosistemi costieri, offre un contributo allo studio della biodiversità marina. In base alle realtà territoriali, sono state individuate differenti aree di indagine sottoposte a specifiche pressioni antropiche, aree critiche, e un area scarsamente sottoposta ad impatti antropici con la funzione di zona di controllo e per questo scelta come bianco. All interno di Figura 1 Stazioni di campionamento del piano di monitoraggio progetto Si.Di.Mar. ( ).

8 ogni area sono stati individuati dei transetti perpendicolari alla linea di costa. Più in dettaglio, il monitoraggio prevede campionamenti quindicinali su sette transetti costa-largo (Fig. 1). Lungo ogni transetto sono state posizionate tre stazioni, di cui la prima ad una distanza minima dalla costa non inferiore ai 100 m e la terza ad una distanza massima non superiore ai 3000 m e non oltre la batimetrica dei 50 m; una stazione intermedia è stata posta tra quella costiera e quella del largo. La stazione in corrispondenza di Punta Licosa costituisce il cosiddetto bianco, o stazione caratterizzata dal più alto grado di naturalità. In Tabella 1 sono riportati i sette transetti con i codici dei punti stazione, le profondità e le coordinate geografiche. Le campagne oceanografiche, in genere della durata di tre giorni, vengono effettuate a Foto 1 M/N Vettoria. bordo della M/N Vettoria della Stazione Zoologica A.Dorhn (Foto 1). Le metodologie di campionamento e di analisi utilizzate sono riportate nel manuale del Ministero dell Ambiente e della Tutela del territorio Metodologie analitiche di riferimento, ICRAM con collaborazione di ANPA, Tabella 1 Punti di campionamento nell ambito del progetto Si.Di.Mar. Nome Codice Distanza Transetto Stazione dalla costa Prof. Lat. Nord Long. Est Tipo fondale Foce Volturno FV m 07 m Basso FV m 10 m FV m 15 m Napoli NA m 06 m Alto NA m 30 m NA m 50 m Portici PO m 07 m Alto PO m 18 m PO m 50 m Foce Sarno FS m 06 m Medio FS m 18 m FS m 48 m Foce Picentino FP m 07 m Basso FP m 11 m FP m 27 m Punta Tresino PT m 06 m Alto PT m 36 m PT m 50 m Punta Licosa PL m 06 m Alto PL m 26 m PL m 50 m Gestione e tutela dell ambiente marino-costiero in Campania

9 Foto 2 B Sistema di acquisizione in tempo reale. Foto 2 A Sonda multiparametrica CTD, 19 Plus SBE In tutte le stazione sono effettuati profili dalla superficie al fondo con sonda multiparametrica CTD dotata di sensori di ph, ossigeno disciolto e fluorescenza (Foto 2). Pertanto, i parametri acquisiti sono temperatura, salinità, ph, ossigeno disciolto (saturazione percentuale e concentrazione in ml/l) e fluorescenza (clorofilla a mg m -3 ). In ogni stazione, sono raccolti campioni di acqua di mare superficiale, mediante una bottiglia Niskin orizzontale (Foto 3A), per l analisi dei parametri chimici, quali azoto totale, fosforo totale, ortofosfati, nitrati, nitriti, ammoniaca e silicati. Inoltre, la trasparenza dell acqua è determinata mediante il disco di Secchi (Foto 3B). L analisi del popolamento fitoplanctonico (composizione specifica) è effettuata sui campioni della stazione più costiera di ogni singolo transetto. I campioni fitoplanctonici sono prelevati con una bottiglia Niskin orizzontale e so- Foto 3 A Bottiglia tipo Niskin orizzontale utilizzata per campionamenti superficiali Foto 3 B Disco di Secchi. Il piano di monitoraggio delle acque marino costiere della Campania: Progetto Si.Di.Mar. 9

10 Foto 4 A Retino da zooplancton WP2 per retinate oblique (maglia di 200 µm) no analizzati al microscopio invertito a contrasto di fase. Sono determinati a livello di specie, quando possibile, diatomee, dinoflagellati, coccolitoforidi e piccoli flagellati. Alcune piccole forme flagellate ed alcuni dinoflagellati di difficile classificazione al microscopio ottico sono stati riuniti in taxa di ordine superiore o in raggruppamenti più generici (ex: fitoflagellati indet., dinoflagellati indet.). Nel caso di fioriture di specie potenzialmente tossiche o dannose, di specie ritrovate per la prima volta o di particolare valenza scientifica, per una precisa identificazione si è ricorso all uso dei microscopi elettronici a scansione e trasmissione. Per la valutazione quali-quantitativa del popolamento zooplanctonico (individui/m 3 e composizione specifica) sono effettuate retinate nel tratto di mare compreso tra la stazione costiera e la stazione intermedia di ogni transetto (Foto 4). Il conteggio e l identificazione degli organismi sono effettuati mediante analisi allo stereoscopio. Nell ambito dell oloplancton gli organismi sono stati identificati a livelli di gruppi tassonomici superiori; per Copepodi e Cladoceri l identificazione è stata fatta a livello di ordine, famiglia o genere. Le larve di organismi bentonici sono state tutte raggruppate nella categoria meroplancton. Nell area più strettamente costiera si effettuano prelievi di sedimento, con frequenza semestrale, mediante l utilizzo di una benna tipo Van- Veen (Foto 5). I punti stazione sono riportati in Tabella 2 e i parametri analizzati sono i seguenti: granulometria, composti organoclorurati, metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, carbonio organico totale, composti organostannici (TBT); test tossicologici (saggio della Dunaliella tertiolecta e Vibrio Fischeri); spore di clostridi solfito-riduttori, spore che forniscono indicazioni su condizioni di contaminazione pregressa. L accumulo di inquinanti chimici in organismi è stato valutato su popolamenti di molluschi bivalvi (Mytilus Galloprovincialis), prelevati con frequenza semestrale nelle stazioni riportate in Tabella 3. Sui campioni di Mytilus Galloprovincialis sono effettuate analisi di accumulo di metalli pesanti e composti organici (idrocarburi policiclici aromatici, composti organoclorurati e composti organostannici) allo scopo di individuare particolari situazioni di criticità dovute alla presenza di sostanze chimiche pericolose presenti in tracce nelle acque. Per quanto concerne lo studio di Posidonia oceanica, i parametri determinati sono la densità fogliare, le caratteristiche fenologiche e la lepidocronologia e, inoltre, è monitorato il limite inferiore della prateria attraverso la posa in mare di appositi corpi morti denominati balise. Le praterie di posidonia sono localizzate nell area di Punta Tresino (40 20,750 N; 14 56,850 E) e di Punta Licosa (40 15,500 N; 14 53,500 E) a una distanza dalla costa di circa 1600 m e oltre la batimetrica di 30 m. L analisi delle biocenosi bentoniche delle SFBC è effettuata con frequenza annuale nelle stazioni riportate in Tabella 4. Sui campioni viene effettuata la lista delle specie o in alternativa la lista delle specie guida delle biocenosi e 10 Gestione e tutela dell ambiente marino-costiero in Campania

11 Tabella 2 Stazioni di campionamento per le analisi su sedimenti. Stazioni Cod. Stazione Prof. Lat. Nord Long. Est Tipo fondale Foce Volturno FV01 07 m Basso Napoli NA04 06 m Alto Portici PO07 07 m Alto Foce Picentino FP13 07 m Basso Punta Tresino PT16 06 m Alto Punta Licosa PL19 06 m Alto Tabella 3 Stazioni di campionamento per lo studio del biota. Stazioni Cod. Stazione Prof. Lat. Nord Long. Est Tipo fondale Foce Volturno FV0B 02 m Basso Napoli NA0B 02 m Alto Portici PO0B 06 m Alto Foce Sarno FS0B 06 m Medio Foce Picentino FP0B 12 m Basso Punta Tresino PT0B 11 m Alto Punta Licosa PL0B 09 m Alto Tabella 4 Stazioni di campionamento per le analisi sulla biocenosi delle SFBC. Stazioni Cod. Stazione Prof. Lat. Nord Long. Est Tipo fondale Foce Volturno FV01 8 m Basso Napoli NA04 8 m Alto Portici PO07 9 m Alto Foce Sarno FS10 7 m Medio Foce Picentino FP13 7 m Basso il numero di individui per specie e parametri strutturali delle biocenosi. In conclusione, risulta evidente che l ambiente marino costiero, estremamente ricco e guidato da una varietà di processi che implicano una continua inter-relazione tra fattori biotici e abiotici, necessita di un approccio ecologico integrato, che tenga conto dello stato trofico dell ambiente, dei popolamenti vegetali e animali, delle caratteristiche chimiche e fisiche delle acque e dei sedimenti. I dati raccolti nel Programma di Monitoraggio Si.Di.Mar. costituiscono, quindi, la base conoscitiva per il coordinamento e la programmazione delle attività di difesa, prevenzione e protezione dell ambiente marino. Si tratta di una sfida importante perchè siamo di fronte ad una situazione sempre più com- Il piano di monitoraggio delle acque marino costiere della Campania: Progetto Si.Di.Mar. 11

12 Foto 4 B Raccolta del campione. promessa con conseguenze non solo sull ambiente, ma anche sulle popolazioni che sono concentrate lungo le coste. La pesca, l attività di maricoltura intensiva e l attività turistica impongono un monitoraggio continuo, finalizzato alla salvaguardia ed alla fruibilità ecocompatibile dello straordinario patrimonio paesaggistico, economico ed ambientale della nostra Regione. Del resto il nostro paese, nel settore del monitoraggio marino costiero, è, fino ad oggi, in una posizione molto avanzata rispetto agli altri paesi della Comunità Europea in un importante momento, come quello attuale, in cui si lavora all attuazione della nuova Direttiva Comunitaria 2000/60. Foto 5 Benna tipo Van-Veen per campionamenti di sedimenti. 12 Gestione e tutela dell ambiente marino-costiero in Campania

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