PIANO PROVINCIALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI

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1 PIANO PROVINCIALE DI GESTIONE DEI RIFIUTI Redatto da: R.T.I. Prof. Ing. Gian Mario Baruchello (Capogruppo) Prof. Ing. Renato Gavasci ETA CONS S.r.l - Lecce INGEGNERIA S.r.l. Bari PHYSIS S.r.l. Firenze Marzo 2009

2 INDICE 1 PREMESSA QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO DECRETO LEGISLATIVO N. 152 DEL 14/04/2006 E S.M.I NORME CHE REGOLAMENTANO GLI IMPIANTI DI STOCCAGGIO DEFINITIVO DECRETO LEGISLATIVO N. 36 DEL 13/01/ DECRETO MINISTERIALE 3 AGOSTO 2005 CRITERI DI AMMISSIBILITÀ DEI RIFIUTI IN DISCARICA NORMATIVA REGIONALE Normativa regionale L azione del Commissario Delegato per l emergenza ambientale in Puglia IL PIANO REGIONALE N. 296 DEL 30/09/ IL PIANO REGIONALE N 187/ IL PIANO DI GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI NELLA REGIONE PUGLIA N 246 DEL E S.M.I LA PUBBLICIZZAZIONE DELLE DISCARICHE ESISTENTI CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE INQUADRAMENTO TERRITORIALE CARATTERI DEL TERRITORIO CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE CARATTERISTICHE GEOLOGICHE ED IDROGEOLOGICHE RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE ESISTENTI PUTT/P DELLA REGIONE PUGLIA LE AREE PROTETTE ZONE SIC E ZPS PROGRAMMA OPERATIVO REGIONALE (P.O.R.) E STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE NEGOZIATA VIABILITA INQUADRAMENTO SOCIO ECONOMICO PREMESSA LE PRINCIPALI DIRETTRICI DELLO SVILUPPO SOCIO ECONOMICO LE DINAMICHE DEMOGRAFICHE ASPETTI DEMOGRAFICI ATTUALI DINAMICHE EVOLUTIVE DEMOGRAFICHE DI MEDIO PERIODO ATTIVITA PRODUTTIVE PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. I

3 6 LA PRODUZIONE DI RIFIUTI URBANI LE PROBLEMATICHE CONNESSE ALLA QUANTIFICAZIONE DEI FLUSSI DI RIFIUTI DATI SULLA PRODUZIONE DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI TREND DELLA PRODUZIONE DEI RIFIUTI SOLDI URBANI STIMA DELLA PRODUZIONE PRO-CAPITE DI RIFIUTI URBANI STIMA DELLA PRODUZIONE DEI RIFIUTI LA COMPOSIZIONE MERCEOLOGICA DATI SULLA RACCOLTA DIFFERENZIATA IMPIANTI DI TRATTAMENTO E SMALTIMENTODEI RIFIUTI URBANI PREMESSA Schema generalizzato di sistema integrato di gestione dei rifiuti Analisi della dotazione impiantistica provinciale CONSIDERAZIONI FINALI LA PRODUZIONE DI RIFIUTI SPECIALI PREMESSA METODOLOGIA E FONTI D INFORMAZIONE LA STIMA DELLA PRODUZIONE DI RIFIUTI SPECIALI I CONTENUTI DEL PIANO REGIONALE DEL SINTESI E CONCLUSIONI PARTICOLARI CATEGORIE DI RIFIUTI RIFIUTI OSPEDALIERI FANGHI DI DEPURAZIONE INERTI DI DEMOLIZIONE LE ACQUE DI VEGETAZIONE E I REFLUI CASEARI IMPIANTI DI SMALTIMENTO E RECUPERO PER RIFIUTI SPECIALI PREMESSA L ATTUALE DOTAZIONE IMPIANTISTICA ATTUALE DOTAZIONE IMPIANTISTICA INERENTE IL RECUPERO ATTUALE DOTAZIONE IMPIANTISTICA INERENTE LO SMALTIMENTO LA RACCOLTA DIFFERENZIATA PREMESSA INDIRIZZI PER LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI URBANI INDIRIZZI PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA RACCOLTA DELLA CARTA E DEL CARTONE RACCOLTA DEL VETRO RACCOLTA DELLA PLASTICA RACCOLTA DELLE LATTINE PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. II

4 RACCOLTA E VALORIZZAZIONE DELL UMIDO RACCOLTA E RECUPERO DEL VERDE RACCOLTA DEL SECCO RESIDUO/NON RICICLABILE ( RESTO ) LE SCELTE DI PIANO IPOTESI DI ORGANIZZAZIONE DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA Raccolta differenziata dei rifiuti di carta e cartone Raccolta differenziata dell umido Raccolta differenziata del vetro Raccolta differenziata della plastica e dei metalli Raccolta differenziata dei RUP Altri servizi di raccolta differenziata PROGETTO DI PIANO EVOLUZIONE DELLA DOMANDA SCENARIO I: PASSAGGIO DAL 12% ATTUALE AL 65 % DI RACCOLTA DIFFERENZIATA ENTRO IL CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE SCELTE DI PIANO PREMESSA PROGRAMMA DEL PIANO ARTICOLAZIONE TEMPORALE DEL PIANO DIMENSIONAMENTO DEL FABBISOGNO IMPIANTISTICO IN OGNI ATO I SITI DI LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI PREMESSA Scelte di localizzazione del piano regionale METODOLOGIA DI LAVORO IDENTIFICAZIONE DEI VINCOLI ESISTENTI LA MACROLOCALIZZAZIONE CRITERI PER LA MICRO-LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI I fattori di esclusione e penalizzanti I fattori preferenziali CRITERI DI LOCALIZZAZIONE DISTINTI PER TIPOLOGIA D IMPIANTO E PER TIPOLOGIA DI RIFIUTO Rifiuti urbani Rifiuti speciali PROCEDURE PER LA LOCALIZZAZIONE DEI NUOVI IMPIANTI LA VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI AMBIENTALI PREMESSA PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. III

5 14.2 LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO La normativa della Regione Puglia ANALISI DEGLI IMPATTI SULL AMBIENTE Atmosfera Ambiente idrico Suolo e sottosuolo Flora, fauna ed ecosistemi Salute pubblica Rumore e vibrazioni Paesaggio INDIRIZZI DI VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE CARATTERISTICHE TECNICHE DELLE TIPOLOGIE IMPIANTISTICHE CONSIDERAZIONI GENERALI IMPIANTI DI SELEZIONE E VALORIZZAZIONE DELLE FRAZIONI ORGANICHE DA RACCOLTA DIFFERENZIATA Generalità Caratteristiche e destinazione dei prodotti CENTRI DI RACCOLTA, PRIMA LAVORAZIONE E STOCCAGGIO DEI MATERIALI PROVENIENTI DALLA RACCOLTA DIFFERENZIATA Generalità Materiali trattati Prescrizioni Caratteristiche e destinazione dei prodotti CENTRI DI BIOSTABILIZZAZIONE E SELEZIONE DEL RIFIUTO URBANO TAL QUALE (RESIDUALE DA RACCOLTA DIFFERENZIATA) Generalità Materiali trattati Prescrizioni Caratteristiche e destinazione dei materiali IMPIANTI PER LA PRODUZIONE DI CDR Generalità Materiali trattati Descrizione della tecnologia IMPIANTI DI DISCARICA CONTROLLATA Prescrizioni Caratteristiche del sito Criteri di ammissibilità Procedure di ammissione Procedura di chiusura Gestione operativa e post-operativa Requisiti progettuali ed operativi Criteri di gestione in fase operativa Ripristino ambientale dell area dopo la chiusura PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. IV

6 Criteri di gestione in fase post-operativa Procedure di sorveglianza e controllo in fase operativa e post-operativa GESTIONE DEI FANGHI generalità Prescrizioni GESTIONE DEI REFLUI DA FRANTOI OLEARI Generalità Prescrizioni IMPIANTI DI TRATTAMENTI CHIMICO FISICO DEI RIFIUTI SOLIDI TRATTAMENTO DEL PERCOLATO DI DISCARICA Tecnologie per il trattamento del percolato COSTI DEL SISTEMA INTEGRATO DEI RIFIUTI EFFETTI ECONOMICI ED OCCUPAZIONALI DEI NUOVI SCENARI DI GESTIONE DEI RIFIUTI ALLEGATO 1: LA METODOLOGIA RACCOLTA DEI DATI ATTIVITA DI INDAGINE ELABORAZIONE DEI DATI ALLEGATO I CONTENUTI DEL PIANO REGIONALE DEL 2001 e s.m.i I DATI DELLA BORSA RIFIUTI ALLEGATO ANALISI DEI FLUSSI PREMESSA METODOLOGIA E FONTI D INFORMAZIONE LA DESTINAZIONE FINALE DEI RIFIUTI SPECIALI GESTITI IN PROVINCIA DI BARI LA DESTINAZIONE FINALE DELLE FAMIGLIE PREVISTE DAL CER ALLEGATO LA METODOLOGIA RACCOLTA DEI DATI ATTIVITA D INDAGINE PRESSO GLI IMPIANTI ELABORAZIONE DEI DATI SINTESI E COMMENTI DOTAZIONE IMPIANTISTICA STOCCAGGI PROVVISORI TRATTAMENTO DI RIFIUTI SPECIALI SOLIDI TRASFORMAZIONE E RECUPERO DEI RIFIUTI PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. V

7 SMALTIMENTO AUTODEMOLITORI ALLEGATO 5 : DETERMINAZIONE DI G.P. N 96 DEL ALLEGATO 6 NORMATIVA DEL PIANO PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. VI

8 1 PREMESSA Il seguente documento, commissionato dall Amministrazione Provinciale di Bari con determinazione dirigenziale n. 61 del 18/4/2003 al R.T.I. avente come capogruppo mandataria il Prof. Ing. Gian Mario Baruchello e come mandanti INGEGNERIA S.r.l, Prof. Ing. Renato Gavasci, ETA CONS. S.r.l., PHYSIS S.r.l., in ottemperanza a quanto previsto dall allora vigente art. 23 del Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, rappresenta oggi, alla luce del CAPO III della parte quarta del DLgs 152/2006, l analisi della situazione attuale della produzione di rifiuti nel territorio della provincia di Bari, nonché la previsione di produzione nel prossimo futuro, e sintetizza le proposte che la Amministrazione Provinciale intende avanzare alla discussione in sede regionale dove, l Autorità prevista dalla legge, ovvero la Amministrazione Regionale, provvederà in forza dell art. 197 del citato D.Lgs. alla predisposizione, l adozione e l aggiornamento, sentiti le province, i comuni e le Autorità d ambito, dei piani regionali di gestione dei rifiuti Pertanto l attuale stesura del Piano, rispetto alla prima versione consegnata all Amministrazione Provinciale, ha tenuto conto da ultimo, con la sopravvenuta cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella Regione Puglia alla data del e con il successivo passaggio di funzioni in campo ambientale alle province disposto dalla Regione Puglia con L.R. n. 17 del 14/06/2007 a far data dal , di quanto disposto con Deliberazione di Giunta n. 96 del , in relazione alle linee di indirizzo politico-amministrative per la redazione del Piano Provinciale di gestione dei rifiuti. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 1

9 2 QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO 2.1 DECRETO LEGISLATIVO N. 152 DEL 14/04/2006 e s.m.i In materia di smaltimento rifiuti la normativa di riferimento è il nuovo Decreto Legislativo n. 152 pubblicato in data 14/04/2006. Tale decreto, aggiornato successivamente dalle seguenti normative: o legge 12 luglio 2006, n. 228 o legge 24 novembre 2006, n. 286 o Dlgs 8 novembre 2006, n. 284 o Legge 27 dicembre 2006, n. 296 o decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300 o Dpr 14 maggio 2007, n. 90 o Dlgs 6 novembre 2007, n. 205 o legge 19 dicembre 2007, n. 243 o decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248 o Dlgs 16 gennaio 2008, n. 4 ha riordinato l intera materia dei rifiuti costituendo un reale cambiamento d impostazione: si passa dal concetto di smaltimento a quello di gestione finalizzata al recupero del rifiuto. Il Decreto Legislativo 152, ha abrogato l intero Decreto Ronchi e gran parte delle norme in vigore nel settore, adeguando alle indicazioni europee la disciplina dei rifiuti e degli imballaggi. La Parte Quarta del D.Lgs 152, ha per oggetto le Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati ed è composta da 90 articoli raggruppati in 6 titoli. Il Titolo I, avente per oggetto la Gestione dei rifiuti, è composto da 40 articoli suddivisi in 5 capi: 1. Disposizioni generali; PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 2

10 2. competenze; 3. servizio di gestione integrata dei rifiuti; 4. autorizzazioni ed iscrizioni; 5. procedure semplificate. Il Titolo II ha per oggetto la Gestione degli Imballaggi. Il Titolo III ha per oggetto la Gestione di Particolari Categorie di Rifiuti. Il Titolo IV ha per oggetto la Tariffa per la Gestione dei Rifiuti Urbani. Il Titolo V ha per oggetto la Bonifica dei siti contaminati. Il Titolo VI ha per oggetto il Sistema Sanzionatorio e Disposizioni Transitorie e Finali. Il Decreto stabilisce (Art. 179) che le Pubbliche Amministrazioni perseguano, nell'esercizio delle rispettive competenze, iniziative dirette a favorire prioritariamente la prevenzione e la riduzione della produzione e della nocività dei rifiuti, in particolare mediante: a) lo sviluppo di tecnologie pulite, che permettano un uso più razionale e un maggiore risparmio di risorse naturali; b) la messa a punto tecnica e l'immissione sul mercato di prodotti concepiti in modo da non contribuire o da contribuire il meno possibile, per la loro fabbricazione, il loro uso o il loro smaltimento, ad incrementare la quantità o la nocività dei rifiuti e i rischi di inquinamento; c) lo sviluppo di tecniche appropriate per l'eliminazione di sostanze pericolose contenute nei rifiuti al fine di favorirne il recupero. Nel rispetto delle misure prioritarie di cui al comma 1, le misure dirette al recupero dei rifiuti mediante riutilizzo, riciclo o ogni altra azione diretta ad ottenere da essi materia prima secondaria sono adottate con priorità rispetto all'uso dei rifiuti come fonte di energia. L art Prevenzione della produzione di rifiuti indica che, al fine di promuovere in via prioritaria la prevenzione e la riduzione della produzione e della nocività dei rifiuti, le iniziative di cui all'articolo 179 riguardano in particolare: PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 3

11 a) la promozione di strumenti economici, eco-bilanci, sistemi di certificazione ambientale, analisi del ciclo di vita dei prodotti, azioni di informazione e di sensibilizzazione dei consumatori, l'uso di sistemi di qualità, nonché lo sviluppo del sistema di marchio ecologico ai fini della corretta valutazione dell'impatto di uno specifico prodotto sull'ambiente durante l'intero ciclo di vita del prodotto medesimo; b) la previsione di clausole di gare d'appalto che valorizzino le capacità e le competenze tecniche in materia di prevenzione della produzione di rifiuti; c) la promozione di accordi e contratti di programma o protocolli d'intesa anche sperimentali finalizzati, con effetti migliorativi, alla prevenzione ed alla riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti; d) l'attuazione del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, e degli altri decreti di recepimento della direttiva 96/61/Ce in materia di prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento. Le autorità competenti (Art. 181) devono inoltre favorire: a) il riutilizzo, il riciclo o le altre forme di recupero; b) l'adozione di misure economiche e la determinazione di condizioni di appalto che prevedano l'impiego dei materiali recuperati dai rifiuti al fine di favorire il mercato dei materiali medesimi; c) l'utilizzazione dei rifiuti come combustibile o come altro mezzo per produrre energia. Al fine di favorire ed incrementare le attività di riutilizzo, riciclo e recupero le autorità competenti ed i produttori promuovono analisi dei cicli di vita dei prodotti, ecobilanci, informazioni e tutte le altre iniziative utili. La disciplina in materia di gestione dei rifiuti si applica fino al completamento delle operazioni di recupero. Secondo quanto espresso dall Art. 182 comma 2: Lo smaltimento dei rifiuti è effettuato in condizioni di sicurezza e costituisce la fase residuale della gestione dei rifiuti, previa verifica, da parte della competente autorità, della impossibilità tecnica ed economica di esperire le operazioni di recupero di cui all articolo PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 4

12 181. I rifiuti da avviare allo smaltimento finale devono essere il più possibile ridotti sia in massa che in volume, potenziando la prevenzione e le attività di riutilizzo, di riciclaggio e di recupero. Lo smaltimento dei rifiuti è attuato con il ricorso ad una rete integrata ed adeguata di impianti di smaltimento, attraverso le migliori tecniche disponibili e tenuto conto del rapporto tra i costi e i benefici complessivi, al fine di: a) realizzare l'autosufficienza nello smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi in ambiti territoriali ottimali; b) permettere lo smaltimento dei rifiuti in uno degli impianti appropriati più vicini ai luoghi di produzione o raccolta, al fine di ridurre i movimenti dei rifiuti stessi, tenendo conto del contesto geografico o della necessità di impianti specializzati per determinati tipi di rifiuti; c) utilizzare i metodi e le tecnologie più idonei a garantire un alto grado di protezione dell'ambiente e della salute pubblica. Nel rispetto delle prescrizioni contenute nel decreto legislativo 11 maggio 2005, n. 133, la realizzazione e la gestione di nuovi impianti possono essere autorizzate solo se il relativo processo di combustione è accompagnato da recupero energetico con una quota minima di trasformazione del potere calorifico dei rifiuti in energia utile, calcolata su base annuale, stabilita con apposite norme tecniche approvate con decreto del Ministro dell ambiente e della tutela del territorio di concerto con il Ministro delle attività produttive, tenendo conto di eventuali norme tecniche di settore esistenti, anche a livello comunitario. E vietato smaltire i rifiuti urbani non pericolosi in regioni diverse da quelle dove gli stessi sono prodotti, fatti salvi eventuali accordi regionali o internazionali, qualora gli aspetti territoriali e l'opportunità tecnico-economica di raggiungere livelli ottimali di utenza servita lo richiedano. Sono esclusi dal divieto le frazioni di rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata destinate al recupero per le quali è sempre permessa la libera circolazione sul territorio nazionale al fine di favorire quanto più possibile il loro recupero, privilegiando il concetto di prossimità agli impianti di recupero. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 5

13 7. Le attività di smaltimento in discarica dei rifiuti sono disciplinate secondo le disposizioni del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, di attuazione della direttiva 1999/31/CE. In riferimento all Art. 184, i rifiuti sono classificati, secondo l'origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali e, secondo le caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi. Sono Rifiuti Urbani: a) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione; b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi dell'articolo 198, comma 2, lettera g); c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua; e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; f) i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonchégli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui alle lettere b), c) ed e). Sono Rifiuti Speciali: a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali; b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo, fermo restando quanto disposto dall articolo 186; c) i rifiuti da lavorazioni industriali; d) i rifiuti da lavorazioni artigianali; e) i rifiuti da attività commerciali; f) i rifiuti da attività di servizio; g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque edalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi; PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 6

14 h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie; i) i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti; l) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti; m) il combustibile derivato da rifiuti; Sono invece considerati pericolosi i rifiuti non domestici, precisati nell elenco di cui all allegato D sulla base degli allegati G, H ed I dello stesso D. L.vo 152/06. Viene mantenuto il Catasto dei rifiuti, che assicura un quadro conoscitivo completo e costantemente aggiornato, anche ai fini della pianificazione delle attività di gestione dei rifiuti, dei dati raccolti ai sensi della legge 25 gennaio 1994, n. 70, utilizzando la nomenclatura prevista nel Catalogo europeo dei rifiuti, di cui alla decisione 20 dicembre 1993, 94/3/CE.. Il Catasto è articolato in una sezione Nazionale e in sezioni Regionali e delle Province autonome e ad esso dovranno confluire tutti i dati relativi alla produzione, alla raccolta, al trasporto, al recupero ed allo smaltimento dei rifiuti. In riferimento ai compiti e funzioni, gli Articoli 195, 196, 197 e 198 individuano le competenze di Stato, Regioni, Province e Comuni. In particolare: art. 196 Competenze della Regione: 1. Sono di competenza delle regioni, nel rispetto dei principi previsti dalla normativa vigente e dalla parte quarta del presente decreto, ivi compresi quelli di cui all articolo 195: a) la predisposizione, l'adozione e l'aggiornamento, sentiti le province, i comuni e le Autorità d ambito, dei piani regionali di gestione dei rifiuti, di cui all'articolo 199; b) la regolamentazione delle attività di gestione dei rifiuti, ivi compresa la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, anche pericolosi, secondo un criterio generale di separazione dei rifiuti di provenienza alimentare e degli scarti di prodotti vegetali e animali o comunque ad alto tasso di umidità dai restanti rifiuti; c) l'elaborazione, l'approvazione e l'aggiornamento dei piani per la bonifica di aree inquinate di propria competenza; PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 7

15 d) l'approvazione dei progetti di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti, anche pericolosi, e l'autorizzazione alle modifiche degli impianti esistenti, fatte salve le competenze statali di cui all articolo 195, comma 1, lettera f); e) l'autorizzazione all'esercizio delle operazioni di smaltimento e di recupero dei rifiuti, anche pericolosi; f) le attività in materia di spedizioni transfrontaliere dei rifiuti che il regolamento (CEE) n. 259/93 del 1 febbraio 1993 attribuisce alle autorità competenti di spedizione e di destinazione; g) la delimitazione, nel rispetto delle linee guida generali di cui all articolo 195, comma 1, lettera m), degli ambiti territoriali ottimali per la gestione dei rifiuti urbani e assimilati; h) la redazione di linee guida ed i criteri per la predisposizione e l'approvazione dei progetti di bonifica e di messa in sicurezza, nonché l'individuazione delle tipologie di progetti non soggetti ad autorizzazione, nel rispetto di quanto previsto all articolo 195, comma 1, lettera r); i) la promozione della gestione integrata dei rifiuti; l) l'incentivazione alla riduzione della produzione dei rifiuti ed al recupero degli stessi; m) la specificazione dei contenuti della relazione da allegare alla comunicazione di cui agli articoli 214, 215, e 216, nel rispetto di linee guida elaborate ai sensi dell articolo 195, comma 2, lettera b); n) la definizione di criteri per l'individuazione, da parte delle province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, nel rispetto dei criteri generali indicati nell articolo 195, comma 1, lettera p); o) la definizione dei criteri per l'individuazione dei luoghi o impianti idonei allo smaltimento e la determinazione, nel rispetto delle norme tecniche di cui all'articolo 195, comma 2, lettera a), di disposizioni speciali per rifiuti di tipo particolare; p) l adozione, sulla base di metodologia di calcolo e di criteri stabiliti da apposito decreto del Ministro dell ambiente e della tutela del territorio, di concerto con i PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 8

16 Ministri delle attività produttive e della salute, sentito il Ministro per gli affari regionali, da emanarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della parte quarta del presente decreto, delle disposizioni occorrenti affinché gli enti pubblici e le società a prevalente capitale pubblico, anche di gestione dei servizi, coprano il proprio fabbisogno annuale di manufatti e beni, indicati nel medesimo decreto, con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato non inferiore al 30 per cento del fabbisogno medesimo. A tal fine i predetti soggetti inseriscono nei bandi di gara o di selezione per l aggiudicazione apposite clausole di preferenza, a parità degli altri requisiti e condizioni. 2. Per l'esercizio delle funzioni di cui al comma 1 le regioni si avvalgono anche delle Agenzie regionali per la protezione dell ambiente. 3. Le regioni privilegiano la realizzazione di impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti in aree industriali, compatibilmente con le caratteristiche delle aree medesime, incentivando le iniziative di autosmaltimento. Tale disposizione non si applica alle discariche. Art. 197 Competenze delle Province: 1.In attuazione dell'articolo 19 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, alle province competono in linea generale le funzioni amministrative concernenti la programmazione ed organizzazione del recupero e dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale, da esercitarsi con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, ed in particolare: a) il controllo e la verifica degli interventi di bonifica ed il monitoraggio ad essi conseguenti; b) il controllo periodico su tutte le attività di gestione, di intermediazione e di commercio dei rifiuti, ivi compreso l'accertamento delle violazioni delle disposizioni di cui alla parte quarta del presente decreto; c) la verifica ed il controllo dei requisiti previsti per l'applicazione delle procedure semplificate, con le modalità di cui agli articoli 214, 215, e 216; d) l'individuazione, sulla base delle previsioni del piano territoriale di coordinamento di cui all'articolo 20, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ove già PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 9

17 adottato, e delle previsioni di cui all'articolo 199, comma 3, lettere d) e h), nonché sentiti l Autorità d ambito ed comuni, delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti, nonché delle zone non idonee alla localizzazione di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti. 2. Ai fini dell'esercizio delle proprie funzioni le province possono avvalersi, mediante apposite convenzioni, di organismi pubblici, ivi incluse le Agenzie regionali per la protezione dell ambiente (ARPA), con specifiche esperienze e competenze tecniche in materia, fermo restando quanto previsto dagli articoli 214, 215 e 216 in tema di procedure semplificate. 3. Gli addetti al controllo sono autorizzati ad effettuare ispezioni, verifiche e prelievi di campioni all'interno di stabilimenti, impianti o imprese che producono o che svolgono attività di gestione dei rifiuti. Il segreto industriale non può essere opposto agli addetti al controllo, che sono, a loro volta, tenuti all'obbligo della riservatezza ai sensi della normativa vigente. 4. Il personale appartenente al Comando carabinieri tutela ambiente (C.C.T.A.) è autorizzato ad effettuare le ispezioni e le verifiche necessarie ai fini dell'espletamento delle funzioni di cui all'articolo 8 della legge 8 luglio 1986, n. 349, istitutiva del Ministero dell ambiente. 5. Nell'ambito delle competenze di cui al comma 1, le province sottopongono ad adeguati controlli periodici gli stabilimenti e le imprese che smaltiscono o recuperano rifiuti, curando, in particolare, che vengano effettuati adeguati controlli periodici sulle attività sottoposte alle procedure semplificate di cui agli articoli 214, 215, e 216 e che i controlli concernenti la raccolta ed il trasporto di rifiuti pericolosi riguardino, in primo luogo, l'origine e la destinazione dei rifiuti. 6. Restano ferme le altre disposizioni vigenti in materia di vigilanza e controllo previste da disposizioni speciali. Art. 198 Competenze dei Comuni. 1 I comuni concorrono, nell ambito delle attività svolte a livello degli ambiti territoriali ottimali di cui all articolo 200 e con le modalità ivi previste, alla gestione dei rifiuti urbani ed assimilati. Sino all inizio delle attività del soggetto aggiudicatario della gara ad evidenza pubblica indetta dall Autorità d ambito ai sensi dell articolo 202, i comuni continuano la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento in regime di privativa nelle forme di cui al l articolo 113, comma 5, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 10

18 2. I comuni concorrono a disciplinare la gestione dei rifiuti urbani con appositi regolamenti che, nel rispetto dei principi di trasparenza, efficienza, efficacia ed economicità e in coerenza con i piani d ambito adottati ai sensi dell articolo 201, comma 3, stabiliscono in particolare: a) le misure per assicurare la tutela igienico-sanitaria in tutte le fasi della gestione dei rifiuti urbani; b) le modalità del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani; c) le modalità del conferimento, della raccolta differenziata e del trasporto dei rifiuti urbani ed assimilati al fine di garantire una distinta gestione delle diverse frazioni di rifiuti e promuovere il recupero degli stessi; d) le norme atte a garantire una distinta ed adeguata gestione dei rifiuti urbani pericolosi e dei rifiuti da esumazione ed estumulazione di cui all'articolo 184, comma 2, lettera f); e) le misure necessarie ad ottimizzare le forme di conferimento, raccolta e trasporto dei rifiuti primari di imballaggio in sinergia con altre frazioni merceologiche, fissando standard minimi da rispettare; f) le modalità di esecuzione della pesata dei rifiuti urbani prima di inviarli al recupero e allo smaltimento; g) l'assimilazione, per qualità e quantità, dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani, secondo i criteri di cui all articolo 195, comma 2, lettera e), ferme restando le definizioni di cui all articolo 184, comma 2, lettere c) e d). 3. I comuni sono tenuti a fornire alla regione, alla provincia ed alle Autorità d ambito tutte le informazioni sulla gestione dei rifiuti urbani da esse richieste. 4. I comuni sono altresì tenuti ad esprimere il proprio parere in ordine all'approvazione dei progetti di bonifica dei siti inquinati rilasciata dalle regioni. Fissano invece al Capo III- artt. 199 a 206-la definizione del ServiIn particolare l art Piani regionali, al comma 1 indica che le Regioni, sentite le Province, i Comuni e, per quanto riguarda i rifiuti urbani, le autorità d'ambito di cui all'articolo 201, nel rispetto dei principi e delle finalità di cui agli articoli 177, 178, 179, 180, 181 e 182 ed in conformità ai criteri generali stabiliti dall'articolo 195, comma 1, lettera m) ed a quelli previsti dal presente PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 11

19 articolo, predispongono piani regionali di gestione dei rifiuti assicurando adeguata pubblicità e la massima partecipazione dei cittadini, ai sensi della legge 7 agosto 1990, n I piani regionali di gestione dei rifiuti prevedono misure tese alla riduzione delle quantità, dei volumi e della pericolosità dei rifiuti. 3. I piani regionali di gestione dei rifiuti prevedono inoltre: a) le condizioni ed i criteri tecnici in base ai quali, nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia, gli impianti per la gestione dei rifiuti, ad eccezione delle discariche, possono essere localizzati nelle aree destinate ad insediamenti produttivi; b) la tipologia ed il complesso degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti urbani da realizzare nella Regione, tenendo conto dell'obiettivo di assicurare la gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all'interno degli ambiti territoriali ottimali di cui all'articolo 200, nonché dell'offerta di smaltimento e di recupero da parte del sistema industriale; c) la delimitazione di ogni singolo ambito territoriale ottimale sul territorio regionale, nel rispetto delle linee guida di cui all'articolo 195, comma 1, lettera m); d) il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti necessari a garantire la gestione dei rifiuti urbani secondo criteri di trasparenza, efficacia, efficienza, economicità e autosufficienza della gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all'interno di ciascuno degli ambiti territoriali ottimali di cui all'articolo 200, nonché ad assicurare lo smaltimento dei rifiuti speciali in luoghi prossimi a quelli di produzione al fine di favorire la riduzione della movimentazione di rifiuti; e) la promozione della gestione dei rifiuti per ambiti territoriali ottimali attraverso una adeguata disciplina delle incentivazioni, prevedendo per gli ambiti più meritevoli, tenuto conto delle risorse disponibili a legislazione vigente, una maggiorazione di contributi; a tal fine le Regioni possono costituire nei propri bilanci un apposito fondo; f) le prescrizioni contro l'inquinamento del suolo ed il versamento nel terreno di discariche di rifiuti civili ed industriali che comunque possano incidere sulla qualità dei corpi idrici superficiali e sotterranei, nel rispetto delle prescrizioni dettate ai sensi dell'articolo 65, comma 3, lettera f); g) la stima dei costi delle operazioni di recupero e di smaltimento dei rifiuti urbani; PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 12

20 h) i criteri per l'individuazione, da parte delle Province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti nonché per l'individuazione dei luoghi o impianti adatti allo smaltimento dei rifiuti, nel rispetto dei criteri generali di cui all'articolo 195, comma 1, lettera p); i) le iniziative dirette a limitare la produzione dei rifiuti ed a favorire il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti; l) le iniziative dirette a favorire il recupero dai rifiuti di materiali e di energia; m) le misure atte a promuovere la regionalizzazione della raccolta, della cernita e dello smaltimento dei rifiuti urbani; n) i tipi, le quantità e l'origine dei rifiuti da recuperare o da smaltire, suddivisi per singolo ambito territoriale ottimale per quanto riguarda rifiuti urbani; o) la determinazione, nel rispetto delle norme tecniche di cui all'articolo 195, comma 2, lettera a), di disposizioni speciali per rifiuti di tipo particolare, comprese quelle di cui all'articolo 225, comma 6; p) i requisiti tecnici generali relativi alle attività di gestione dei rifiuti nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria. 4. Il piano regionale di gestione dei rifiuti è coordinato con gli altri strumenti di pianificazione di competenza regionale previsti dalla normativa vigente, ove adottati. 5. Costituiscono parte integrante del piano regionale i piani per la bonifica delle aree inquinate che devono prevedere: a) l'ordine di priorità degli interventi, basato su un criterio di valutazione del rischio elaborato dall'agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat); b) l'individuazione dei siti da bonificare e delle caratteristiche generali degli inquinamenti presenti; c) le modalità degli interventi di bonifica e risanamento ambientale, che privilegino prioritariamente l'impiego di materiali provenienti da attività di recupero di rifiuti urbani; d) la stima degli oneri finanziari; e) le modalità di smaltimento dei materiali da asportare. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 13

21 6. L'approvazione del piano regionale o il suo adeguamento è requisito necessario per accedere ai finanziamenti nazionali. 7. La Regione approva o adegua il piano entro due anni dalla data di entrata in vigore della parte quarta del presente decreto; nel frattempo, restano in vigore i piani regionali vigenti. 8. In caso di inutile decorso del termine di cui al comma 7 e di accertata inattività, il Ministro dell'ambiente e tutela del territorio diffida gli organi regionali competenti ad adempiere entro un congruo termine e, in caso di protrazione dell'inerzia, adotta, in via sostitutiva, i provvedimenti necessari alla elaborazione e approvazione del piano regionale. 9. Qualora le autorità competenti non realizzino gli interventi previsti dal piano regionale nei termini e con le modalità stabiliti e tali omissioni possano arrecare un grave pregiudizio all'attuazione del piano medesimo, il Ministro dell'ambiente e tutela del territorio diffida le autorità inadempienti a provvedere entro un termine non inferiore a centottanta giorni. Decorso inutilmente detto termine, il Ministro può adottare, in via sostitutiva, tutti i provvedimenti necessari e idonei per l'attuazione degli interventi contenuti nel piano. A tal fine può avvalersi anche di commissari ad acta. 10. I provvedimenti di cui al comma 9 possono riguardare interventi finalizzati a: a) attuare la raccolta differenziata dei rifiuti; b) provvedere al reimpiego, al recupero e al riciclaggio degli imballaggi conferiti al servizio pubblico; c) favorire operazioni di trattamento dei rifiuti urbani ai fini del riciclaggio e recupero degli stessi; d) favorire la realizzazione e l'utilizzo di impianti per il recupero dei rifiuti solidi urbani. 11. Le Regioni, sentite le Province interessate, d'intesa tra loro o singolarmente, per le finalità di cui alla parte quarta del presente decreto provvedono all'aggiornamento del piano nonché alla programmazione degli interventi attuativi occorrenti in conformità alle procedure e nei limiti delle risorse previste dalla normativa vigente. 12. Sulla base di appositi accordi di programma stipulati con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministro delle attività produttive, d'intesa con la Regione interessata, possono essere autorizzati, ai sensi degli articoli 214 e 216, la PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 14

22 costruzione e l'esercizio, oppure il solo esercizio, all'interno di insediamenti industriali esistenti, di impianti per il recupero di rifiuti urbani non previsti dal piano regionale, qualora ricorrano le seguenti condizioni: a) siano riciclati e recuperati come materia prima rifiuti provenienti da raccolta differenziata, sia prodotto compost da rifiuti oppure sia utilizzato combustibile da rifiuti; b) siano rispettate le norme tecniche di cui agli articoli 214 e 216; c) siano utilizzate le migliori tecnologie di tutela dell'ambiente; d) sia garantita una diminuzione delle emissioni inquinanti. L art Organizzazione territoriale del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, al comma 1 indica che la gestione dei rifiuti urbani è organizzata sulla base di ambiti territoriali ottimali, di seguito anche denominati Ato, delimitati dal piano regionale di cui all'articolo 199, nel rispetto delle linee guida di cui all'articolo 195, comma 1, lettere m), n) ed o), e secondo i seguenti criteri: a) superamento della frammentazione delle gestioni attraverso un servizio di gestione integrata dei rifiuti; b) conseguimento di adeguate dimensioni gestionali, definite sulla base di parametri fisici, demografici, tecnici e sulla base delle ripartizioni politico amministrative; c) adeguata valutazione del sistema stradale e ferroviario di comunicazione al fine di ottimizzare i trasporti all'interno dell'ato; d) valorizzazione di esigenze comuni e affinità nella produzione e gestione dei rifiuti; e) ricognizione di impianti di gestione di rifiuti già realizzati e funzionanti; f) considerazione delle precedenti delimitazioni affinché i nuovi Ato si discostino dai precedenti solo sulla base di motivate esigenze di efficacia, efficienza ed economicità. 2. Le Regioni, sentite le Province ed i Comuni interessati, nell'ambito delle attività di programmazione e di pianificazione di loro competenza, entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore della parte quarta del presente decreto, provvedono alla delimitazione degli ambiti territoriali ottimali, nel rispetto delle linee guida di cui all'articolo 195, comma 1, lettera m). Il provvedimento è comunicato alle Province ed ai Comuni interessati. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 15

23 3. Le Regioni interessate, d'intesa tra loro, delimitano gli Ato qualora essi siano ricompresi nel territorio di due o più Regioni. 4. Le Regioni disciplinano il controllo, anche in forma sostitutiva, delle operazioni di gestione dei rifiuti, della funzionalità dei relativi impianti e del rispetto dei limiti e delle prescrizioni previsti dalle relative autorizzazioni. 5. Le città o gli agglomerati di Comuni, di dimensioni maggiori di quelle medie di un singolo ambito, possono essere suddivisi tenendo conto dei criteri di cui al comma I singoli Comuni entro trenta giorni dalla comunicazione di cui al comma 2 possono presentare motivate e documentate richieste di modifica all'assegnazione ad uno specifico ambito territoriale e di spostamento in un ambito territoriale diverso, limitrofo a quello di assegnazione. 7. Le Regioni possono adottare modelli alternativi o in deroga al modello degli ambiti territoriali ottimali laddove predispongano un piano regionale dei rifiuti che dimostri la propria adeguatezza rispetto agli obiettivi strategici previsti dalla normativa vigente, con particolare riferimento ai criteri generali e alle linee guida riservati, in materia, allo Stato ai sensi dell'articolo 195. L articolo Disciplina del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, indica che al fine dell'organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore della parte quarta del presente decreto, disciplinano le forme e i modi della cooperazione tra gli Enti locali ricadenti nel medesimo ambito ottimale, prevedendo che gli stessi costituiscano le autorità d'ambito di cui al comma 2, alle quali è demandata, nel rispetto del principio di coordinamento con le competenze delle altre amministrazioni pubbliche, l'organizzazione, l'affidamento e il controllo del servizio di gestione integrata dei rifiuti. 2. L'autorità d'ambito è una struttura dotata di personalità giuridica costituita in ciascun ambito territoriale ottimale delimitato dalla competente Regione, alla quale gli Enti locali partecipano obbligatoriamente ed alla quale è trasferito l'esercizio delle loro competenze in materia di gestione integrata dei rifiuti. 3. L'autorità d'ambito organizza il servizio e determina gli obiettivi da perseguire per garantirne la gestione secondo criteri di efficienza, di efficacia, di economicità e di PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 16

24 trasparenza; a tal fine adotta un apposito piano d'ambito in conformità a quanto previsto dall'articolo 203, comma Per la gestione ed erogazione del servizio di gestione integrata e per il perseguimento degli obiettivi determinati dall'autorità d'ambito, sono affidate, ai sensi dell'articolo 202 e nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale sull'evidenza pubblica, le seguenti attività: a) la realizzazione, gestione ed erogazione dell'intero servizio, comprensivo delle attività di gestione e realizzazione degli impianti; b) la raccolta, raccolta differenziata, commercializzazione e smaltimento completo di tutti i rifiuti urbani e assimilati prodotti all'interno dell'ato. 5. In ogni ambito: a) è raggiunta, nell'arco di cinque anni dalla sua costituzione, l'autosufficienza di smaltimento anche, ove opportuno, attraverso forme di cooperazione e collegamento con altri soggetti pubblici e privati; b) è garantita la presenza di almeno un impianto di trattamento a tecnologia complessa, compresa una discarica di servizio. 6. La durata della gestione da parte dei soggetti affidatari, non inferiore a quindici anni, è disciplinata dalle Regioni in modo da consentire il raggiungimento di obiettivi di efficienza, efficacia ed economicità. L articolo Affidamento del servizio indica che l'autorità d'ambito aggiudica il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani mediante gara disciplinata dai principi e dalle disposizioni comunitarie secondo la disciplina vigente in tema di affidamento dei servizi pubblici locali, in conformità ai criteri di cui all'articolo 113, comma 7, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nonché con riferimento all'ammontare del corrispettivo per la gestione svolta, tenuto conto delle garanzie di carattere tecnico e delle precedenti esperienze specifiche dei concorrenti, secondo modalità e termini definiti con decreto dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio nel rispetto delle competenze regionali in materia. 2. I soggetti partecipanti alla gara devono formulare, con apposita relazione tecnicoillustrativa allegata all'offerta, proposte di miglioramento della gestione, di riduzione delle PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 17

25 quantità di rifiuti da smaltire e di miglioramento dei fattori ambientali, proponendo un proprio piano di riduzione dei corrispettivi per la gestione al raggiungimento di obiettivi autonomamente definiti. 3. Nella valutazione delle proposte si terrà conto, in particolare, del peso che graverà sull'utente sia in termini economici, sia di complessità delle operazioni a suo carico. 4. Gli impianti e le altre dotazioni patrimoniali di proprietà degli Enti locali già esistenti al momento dell'assegnazione del servizio sono conferiti in comodato ai soggetti affidatari del medesimo servizio. 5. I nuovi impianti vengono realizzati dal soggetto affidatario del servizio o direttamente, ai sensi dell'articolo 113, comma 5-ter, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ove sia in possesso dei requisiti prescritti dalla normativa vigente, o mediante il ricorso alle procedure di cui alla legge 11 febbraio 1994, n. 109, ovvero secondo lo schema della finanza di progetto di cui agli articoli 37-bis e seguenti della predetta legge n. 109 del Il personale che, alla data del 31 dicembre 2005 o comunque otto mesi prima dell'affidamento del servizio, appartenga alle amministrazioni comunali, alle aziende ex municipalizzate o consortili e alle imprese private, anche cooperative, che operano nel settore dei servizi comunali per la gestione dei rifiuti sarà soggetto, ferma restando la risoluzione del rapporto di lavoro, al passaggio diretto ed immediato al nuovo gestore del servizio integrato dei rifiuti, con la salvaguardia delle condizioni contrattuali, collettive e individuali, in atto. Nel caso di passaggio di dipendenti di enti pubblici e di ex aziende municipalizzate o consortili e di imprese private, anche cooperative, al gestore del servizio integrato dei rifiuti urbani, si applica, ai sensi dell'articolo 31 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, la disciplina del trasferimento del ramo di azienda di cui all'articolo 2112 del Codice civile. L articolo Schema tipo di contratto di servizio -alcomma 1 indica che i rapporti tra le autorità d'ambito e i soggetti affidatari del servizio integrato sono regolati da contratti di servizio, da allegare ai capitolati di gara, conformi ad uno schema tipo adottato dalle Regioni in conformità ai criteri ed agli indirizzi di cui all'articolo 195, comma 1, lettere m), n) ed o). 2. Lo schema tipo prevede: a) il regime giuridico prescelto per la gestione del servizio; PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 18

26 b) l'obbligo del raggiungimento dell'equilibrio economico-finanziario della gestione; c) la durata dell'affidamento, comunque non inferiore a quindici anni; d) i criteri per definire il piano economico-finanziario per la gestione integrata del servizio; e) le modalità di controllo del corretto esercizio del servizio; f) i principi e le regole generali relativi alle attività ed alle tipologie di controllo, in relazione ai livelli del servizio ed al corrispettivo, le modalità, i termini e le procedure per lo svolgimento del controllo e le caratteristiche delle strutture organizzative all'uopo preposte; g) gli obblighi di comunicazione e trasmissione di dati, informazioni e documenti del gestore e le relative sanzioni; h) le penali, le sanzioni in caso di inadempimento e le condizioni di risoluzione secondo i principi del Codice civile, diversificate a seconda della tipologia di controllo; i) il livello di efficienza e di affidabilità del servizio da assicurare all'utenza, anche con riferimento alla manutenzione degli impianti; l) la facoltà di riscatto secondo i principi di cui al titolo I, capo II, del regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 4 ottobre 1986, n. 902; m) l'obbligo di riconsegna delle opere, degli impianti e delle altre dotazioni patrimoniali strumentali all'erogazione del servizio in condizioni di efficienza ed in buono stato di conservazione; n) idonee garanzie finanziarie e assicurative; o) i criteri e le modalità di applicazione delle tariffe determinate dagli Enti locali e del loro aggiornamento, anche con riferimento alle diverse categorie di utenze; p) l'obbligo di applicazione al personale, non dipendente da amministrazioni pubbliche, da parte del gestore del servizio integrato dei rifiuti, del contratto collettivo nazionale di lavoro del settore dell'igiene ambientale, stipulato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, anche in conformità a quanto previsto dalla normativa in materia attualmente vigente. 3. Ai fini della definizione dei contenuti dello schema tipo di cui al comma 2, le autorità d'ambito operano la ricognizione delle opere ed impianti esistenti, trasmettendo alla Regione i PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 19

27 relativi dati. Le autorità d'ambito inoltre, ai medesimi fini, definiscono le procedure e le modalità, anche su base pluriennale, per il conseguimento degli obiettivi previsti dalla parte quarta del presente decreto ed elaborano, sulla base dei criteri e degli indirizzi fissati dalle Regioni, un piano d'ambito comprensivo di un programma degli interventi necessari, accompagnato da un piano finanziario e dal connesso modello gestionale ed organizzativo. Il piano finanziario indica, in particolare, le risorse disponibili, quelle da reperire, nonché i proventi derivanti dall'applicazione della tariffa sui rifiuti per il periodo considerato. L art Gestioni esistenti al comma 1 indica che i soggetti che esercitano il servizio, anche in economia, alla data di entrata in vigore della parte quarta del presente decreto, continuano a gestirlo fino alla istituzione e organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti da parte delle autorità d'ambito. 2. In relazione alla scadenza del termine di cui al comma 15-bis dell'articolo 113 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, l'autorità d'ambito dispone i nuovi affidamenti, nel rispetto delle disposizioni di cui alla parte quarta del presente decreto, entro nove mesi dall'entrata in vigore della medesima parte quarta. 3. Qualora l'autorità d'ambito non provveda agli adempimenti di cui ai commi 1 e 2 nei termini ivi stabiliti, il Presidente della Giunta regionale esercita, dandone comunicazione al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, i poteri sostitutivi, nominando un commissario ad acta che avvia entro quarantacinque giorni le procedure di affidamento, determinando le scadenze dei singoli adempimenti procedimentali. Qualora il commissario regionale non provveda nei termini così stabiliti, spettano al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio i poteri sostitutivi preordinati al completamento della procedura di affidamento. 4. Alla scadenza, ovvero alla anticipata risoluzione, delle gestioni di cui al comma 1, i beni e gli impianti delle imprese già concessionarie sono trasferiti direttamente all'ente locale concedente nei limiti e secondo le modalità previste dalle rispettive convenzioni di affidamento. L art Misure per incrementare la raccolta differenziata indica che in ogni ambito territoriale ottimale deve essere assicurata una raccolta differenziata dei rifiuti urbani pari alle seguenti percentuali minime di rifiuti prodotti: PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 20

28 a) almeno il trentacinque per cento entro il 31 dicembre 2006; b) almeno il quarantacinque per cento entro il 31 dicembre 2008; c) almeno il sessantacinque per cento entro il 31 dicembre Nel caso in cui a livello di ambito territoriale ottimale non siano conseguiti gli obiettivi minimi previsti dal presente articolo, è applicata un'addizionale del venti per cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dell'autorità d'ambito, istituito dall'articolo 3, comma 24, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, che ne ripartisce l'onere tra quei Comuni del proprio territorio che non abbiano raggiunto le percentuali previste dal comma 1 sulla base delle quote di raccolta differenziata raggiunte nei singoli Comuni. 4. Con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio di concerto con il Ministro delle attività produttive d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, vengono stabilite la metodologia e i criteri di calcolo delle percentuali di cui ai commi 1 e 2, nonché la nuova determinazione del coefficiente di correzione di cui all'articolo 3, comma 29, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, in relazione al conseguimento degli obiettivi di cui ai commi 1 e Sino all'emanazione del decreto di cui al comma 4 continua ad applicarsi la disciplina attuativa di cui all'articolo 3, commi da 24 a 40, della legge 28 dicembre 1995, n Le Regioni tramite apposita legge, e previa intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, possono indicare maggiori obiettivi di riciclo e recupero. L art Accordi, contratti di programma, incentivi dice che, nel rispetto dei principi e degli obiettivi stabiliti dalle disposizioni di cui alla parte quarta del presente decreto al fine di perseguire la razionalizzazione e la semplificazione delle procedure, con particolare riferimento alle piccole imprese, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e le altre autorità competenti possono stipulare appositi accordi e contratti di programma con enti pubblici, con imprese di settore, soggetti pubblici o privati ed associazioni di categoria. Gli accordi ed i contratti di programma hanno ad oggetto: a) l'attuazione di specifici piani di settore di riduzione, recupero e ottimizzazione dei flussi di rifiuti; b) la sperimentazione, la promozione, l'attuazione e lo sviluppo di processi produttivi e PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 21

29 distributivi e di tecnologie pulite idonei a prevenire o ridurre la produzione dei rifiuti e la loro pericolosità e ad ottimizzare il recupero dei rifiuti; c) lo sviluppo di innovazioni nei sistemi produttivi per favorire metodi di produzione di beni con impiego di materiali meno inquinanti e comunque riciclabili; d) le modifiche del ciclo produttivo e la riprogettazione di componenti, macchine e strumenti di controllo; e) la sperimentazione, la promozione e la produzione di beni progettati, confezionati e messi in commercio in modo da ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti e i rischi di inquinamento; f) la sperimentazione, la promozione e l'attuazione di attività di riutilizzo, riciclaggio e recupero di rifiuti; g) l'adozione di tecniche per il reimpiego ed il riciclaggio dei rifiuti nell'impianto di produzione; h) lo sviluppo di tecniche appropriate e di sistemi di controllo per l'eliminazione dei rifiuti e delle sostanze pericolose contenute nei rifiuti; i) l'impiego da parte dei soggetti economici e dei soggetti pubblici dei materiali recuperati dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani; l) l'impiego di sistemi di controllo del recupero e della riduzione di rifiuti. 2. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare può altresì stipulare appositi accordi e contratti di programma con soggetti pubblici e privati o con le associazioni di categoria per: a) promuovere e favorire l'utilizzo dei sistemi di certificazione ambientale di cui al regolamento (Cee) n. 761/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 marzo 2001 b) attuare programmi di ritiro dei beni di consumo al termine del loro ciclo di utilità ai fini del riutilizzo, del riciclaggio e del recupero. 3. Gli accordi e i contratti di programma di cui al presente articolo non possono stabilire deroghe alla normativa comunitaria e alla normativa nazionale primaria vigente e possono integrare e modificare norme tecniche e secondarie solo in conformità con quanto previsto PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 22

30 dalla normativa nazionale primaria. 4. Con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze, sono individuate le risorse finanziarie da destinarsi, sulla base di apposite disposizioni legislative di finanziamento, agli accordi ed ai contratti di programma di cui ai commi 1 e 2 e sono fissate le modalità di stipula dei medesimi. 5. Ai sensi della comunicazione 2002/412 del 17 luglio 2002 della Commissione delle Comunità europee è inoltre possibile concludere accordi ambientali che la Commissione può utilizzare nell'ambito della autoregolamentazione, intesa come incoraggiamento o riconoscimento dei medesimi accordi, oppure della coregolamentazione, intesa come proposizione al legislatore di utilizzare gli accordi, quando opportuno. Per quanto riguarda la definizione della procedura di autorizzazione delle attività di smaltimento, il Decreto stabilisce che (Artt. 208, 209, 210, 211, 212 e 213) i soggetti che intendono realizzare nuovi impianti di smaltimento o di recupero di rifiuti, anche pericolosi, devono presentare domanda alla Regione competente per territorio. Se in particolare le attività di smaltimento rifiuti rientrano tra quelle di recupero definite dal D.M. 5 Febbraio 1998, ad esse si applicano le procedure semplificate di cui agli artt. 214, 215 e 216 del D.lgs.152/2006. Art (determinazione delle attività e delle caratteristiche dei rifiuti per l ammissione alle procedure semplificate): 1. Le procedure semplificate di cui al presente Capo devono garantire in ogni caso un elevato livello di protezione ambientale e controlli efficaci, ai sensi e nel rispetto di quanto disposto dall'articolo 178, comma Con decreti del Ministro dell ambiente e della tutela del territorio di concerto con i Ministri delle attività produttive, della salute e, per i rifiuti agricoli e le attività che danno vita ai fertilizzanti, con il Ministro delle politiche agricole e forestali, sono adottate per ciascun tipo di attività le norme, che fissano i tipi e le quantità di rifiuti, e le condizioni in base alle quali le attività di smaltimento di rifiuti non pericolosi effettuate dai produttori nei luoghi di produzione degli stessi e le attività di recupero di cui all'allegato C alla parte quarta del presente decreto sono sottoposte alle procedure semplificate di cui agli articoli 215 e 216. Con PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 23

31 la medesima procedura si provvede all'aggiornamento delle predette norme tecniche e condizioni. 4. Le norme e le condizioni di cui al comma 2 e le procedure semplificate devono garantire che i tipi o le quantità di rifiuti ed i procedimenti e metodi di smaltimento o di recupero siano tali da non costituire un pericolo per la salute dell'uomo e da non recare pregiudizio all'ambiente. In particolare, ferma restando la disciplina del decreto legislativo 11 maggio 2005, n. 133, per accedere alle procedure semplificate, le attività di trattamento termico e di recupero energetico devono, inoltre, rispettare le seguenti condizioni: a) siano utilizzati combustibili da rifiuti urbani oppure rifiuti speciali individuati per frazioni omogenee; b) i limiti di emissione non siano inferiori a quelli stabiliti per gli impianti di incenerimento e coincenerimento dei rifiuti dalla normativa vigente, con particolare riferimento al decreto legislativo 11 maggio 2005, n. 133; c) sia garantita la produzione di una quota minima di trasformazione del potere calorifico dei rifiuti in energia utile calcolata su base annuale; d) siano rispettate le condizioni, le norme tecniche e le prescrizioni specifiche di cui agli articoli 215, comma 2, e 216, commi 1, 2 e Sino all emanazione dei decreti di cui al comma 2 relativamente alle attività di recupero continuano ad applicarsi le disposizioni di cui ai decreti del Ministro dell ambiente 5 febbraio 1998 e 12 giugno 2002, n La emanazione delle norme e delle condizioni di cui al comma 2 deve riguardare, in primo luogo, i rifiuti indicati nella lista verde di cui all'allegato II del regolamento (CEE) 1 febbraio 1993, n Per la tenuta dei registri di cui agli articoli 215, comma 3, e 216, comma 3, e per l'effettuazione dei controlli periodici, l'interessato è tenuto a versare alla Sezione regionale dell'albo il diritto di iscrizione annuale di cui all articolo 212, comma La costruzione di impianti che recuperano rifiuti nel rispetto delle condizioni, delle prescrizioni e delle norme tecniche di cui ai commi 2 e 3 è disciplinata dalla normativa nazionale e comunitaria in materia di qualità dell'aria e di inquinamento atmosferico da PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 24

32 impianti industriali. L'autorizzazione all'esercizio nei predetti impianti di operazioni di recupero di rifiuti non individuati ai sensi del presente articolo resta comunque sottoposta alle disposizioni di cui agli articoli 208, 209, 210 e Alle denunce, alle comunicazioni e alle domande disciplinate dal presente Capo si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni relative alle attività private sottoposte alla disciplina degli articoli 19 e 20 della legge 7 agosto 1990, n Si applicano, altresì, le disposizioni di cui all'articolo 21 della legge 7 agosto 1990, n A condizione che siano rispettate le condizioni, le norme tecniche e le prescrizioni specifiche adottate ai sensi dei commi 1, 2 e 3 dell'articolo 216, l'esercizio delle operazioni di recupero dei rifiuti possono essere intraprese decorsi novanta giorni dalla comunicazione di inizio di attività alla Provincia. Art. 215 (autosmaltimento): 1. A condizione che siano rispettate le norme tecniche e le prescrizioni specifiche di cui all'articolo 214, commi 1, 2 e 3, le attività di smaltimento di rifiuti non pericolosi effettuate nel luogo di produzione dei rifiuti stessi possono essere intraprese decorsi novanta giorni dalla comunicazione di inizio di attività alla Provincia che ne dà notizia alla provincia territorialmente competente, entro dieci giorni dal ricevimento della comunicazione stessa. 2. Le norme tecniche di cui al comma 1 prevedono in particolare: a) il tipo, la quantità e le caratteristiche dei rifiuti da smaltire; b) il ciclo di provenienza dei rifiuti; c) le condizioni per la realizzazione e l'esercizio degli impianti; d) le caratteristiche dell'impianto di smaltimento; e) la qualità delle emissioni e degli scarichi idrici nell'ambiente. 3. La Provincia iscrive in un apposito registro le imprese che effettuano la comunicazione di inizio di attività ed entro il termine di cui al comma 1 verifica d'ufficio la sussistenza dei presupposti e dei requisiti richiesti. A tal fine, alla comunicazione di inizio di attività, a firma del legale rappresentante dell impresa, è allegata una relazione dalla quale deve risultare: a) il rispetto delle condizioni e delle norme tecniche specifiche di cui al comma 1; PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 25

33 4. Qualora la Provincia accerti il mancato rispetto delle norme tecniche e delle condizioni di cui al comma 1, dispone con provvedimento motivato il divieto di inizio ovvero di prosecuzione dell'attività, salvo che l'interessato non provveda a conformare alla normativa vigente detta attività ed i suoi effetti entro il termine e secondo le prescrizioni stabiliti dall'amministrazione. Art. 216 operazioni di recupero: 1. A condizione che siano rispettate le norme tecniche e le prescrizioni specifiche di cui all'articolo 214, commi 1, 2 e 3, l'esercizio delle operazioni di recupero dei rifiuti può essere intrapreso decorsi novanta giorni dalla comunicazione di inizio di attività alla Provincia territorialmente competente, entro dieci giorni dal ricevimento della comunicazione stessa. Nelle ipotesi di rifiuti elettrici ed elettronici di cui all articolo 227, comma 1, lettera a), di veicoli fuori uso di cui all articolo 227, comma 1, lettera c), e di impianti di coincenerimento, l avvio delle attività è subordinato all effettuazione di una visita preventiva, da parte della provincia competente per territorio, da effettuarsi entro sessanta giorni dalla presentazione della predetta comunicazione. 2. Le condizioni e le norme tecniche di cui al comma 1, in relazione a ciascun tipo di attività, prevedono in particolare: A. per i rifiuti non pericolosi: 1) le quantità massime impiegabili; 2) la provenienza, i tipi e le caratteristiche dei rifiuti utilizzabili nonché le condizioni specifiche alle quali le attività medesime sono sottoposte alla disciplina prevista dal presente articolo; 3) le prescrizioni necessarie per assicurare che, in relazione ai tipi o alle quantità dei rifiuti ed ai metodi di recupero, i rifiuti stessi siano recuperati senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente; B. per i rifiuti pericolosi: 1) le quantità massime impiegabili; 2) la provenienza, i tipi e le caratteristiche dei rifiuti; PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 26

34 3) le condizioni specifiche riferite ai valori limite di sostanze pericolose contenute nei rifiuti, ai valori limite di emissione per ogni tipo di 4) gli altri requisiti necessari per effettuare forme diverse di recupero; 5) le prescrizioni necessarie per assicurare che, in relazione al tipo ed alle quantità di sostanze pericolose contenute nei rifiuti ed ai metodi di recupero, i rifiuti stessi siano recuperati senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti e metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente. 3. La Provincia iscrive in un apposito registro le imprese che effettuano la comunicazione di inizio di attività e, entro il termine di cui al comma 1, verifica d ufficio la sussistenza dei presupposti e dei requisiti richiesti. A tal fine, alla comunicazione di inizio di attività, a firma del legale rappresentante dell impresa, è allegata una relazione dalla quale risulti: a) il rispetto delle norme tecniche e delle condizioni specifiche di cui al comma l; b) il possesso dei requisiti soggettivi richiesti per la gestione dei rifiuti; c) le attività di recupero che si intendono svolgere; d) lo stabilimento, la capacità di recupero e il ciclo di trattamento o di combustione nel quale i rifiuti stessi sono destinati ad essere recuperati, nonchél'utilizzo di eventuali impianti mobili; e) le caratteristiche merceologiche dei prodotti derivanti dai cicli di recupero. 4. Qualora la Provincia accerti il mancato rispetto delle norme tecniche e delle condizioni di cui al comma 1, dispone, con provvedimento motivato, il divieto di inizio ovvero di prosecuzione dell'attività, salvo che l'interessato non provveda a conformare alla normativa vigente detta attività ed i suoi effetti entro il termine e secondo le prescrizioni stabiliti dall'amministrazione. 5. La comunicazione di cui al comma 1 deve essere rinnovata ogni cinque anni e comunque in caso di modifica sostanziale delle operazioni di recupero. 6. La procedura semplificata di cui al presente articolo sostituisce, limitatamente alle variazioni qualitative e quantitative delle emissioni determinate dai rifiuti individuati dalle norme tecniche di cui al comma 1 che già fissano i limiti di emissione in relazione alle attività PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 27

35 di recupero degli stessi, l'autorizzazione di cui all'articolo 269 in caso di modifica sostanziale dell impianto. 7. Le disposizioni semplificate del presente articolo non si applicano alle attività di recupero dei rifiuti urbani, ad eccezione: a) delle attività per il riciclaggio e per il recupero di materia prima secondaria e di produzione di compost di qualità dai rifiuti provenienti da raccolta differenziata; b) delle attività di trattamento dei rifiuti urbani per ottenere combustibile da rifiuto effettuate nel rispetto delle norme tecniche di cui al comma Fermo restando il rispetto dei limiti di emissione in atmosfera di cui all'articolo 214, comma 4, lettera b), e dei limiti delle altre emissioni inquinanti stabilite da disposizioni vigenti e fatta salva l'osservanza degli altri vincoli a tutela dei profili sanitari e ambientali, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della parte quarta del presente decreto, il Ministro dell ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministro delle attività produttive, determina modalità, condizioni e misure relative alla concessione di incentivi finanziari previsti da disposizioni legislative vigenti a favore dell'utilizzazione dei rifiuti in via prioritaria in operazioni di riciclaggio e di recupero per ottenere materie, sostanze, oggetti, nonché come combustibile per produrre energia elettrica, tenuto anche conto del prevalente interesse pubblico al recupero energetico nelle centrali elettriche di rifiuti urbani sottoposti a preventive operazioni di trattamento finalizzate alla produzione di combustibile da rifiuti e nel rispetto di quanto previsto dalla direttiva 2001/77/CE del 27 settembre 2001 e dal relativo decreto legislativo di attuazione 29 dicembre 2003, n Alle attività di cui al presente articolo si applicano integralmente le norme ordinarie per il recupero e lo smaltimento qualora i rifiuti non vengano destinati in modo effettivo ed oggettivo al recupero. 12. Le condizioni e le norme tecniche relative ai rifiuti pericolosi di cui al comma 1 sono comunicate alla Commissione dell'unione europea tre mesi prima della loro entrata in vigore. 13. Le operazioni di messa in riserva dei rifiuti pericolosi individuati ai sensi del presente articolo sono sottoposte alle procedure semplificate di comunicazione di inizio di attività solo se effettuate presso l'impianto dove avvengono le operazioni di riciclaggio e di recupero PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 28

36 previste ai punti da R1 a R9 dell'allegato C alla parte quarta del presente decreto. 14. Fatto salvo quanto previsto dal comma 13, le norme tecniche di cui ai commi 1, 2 e 3 stabiliscono le caratteristiche impiantistiche dei centri di messa in riserva di rifiuti non pericolosi non localizzati presso gli impianti dove sono effettuate le operazioni di riciclaggio e di recupero individuate ai punti da R1 a R9 dell'allegato C alla parte quarta del presente decreto, nonché le modalità di stoccaggio. 15. Le comunicazioni effettuate alla data di entrata in vigore del presente decreto alle sezioni regionali dell'albo sono trasmesse, a cura delle Sezioni medesime, alla Provincia territorialmente competente. Al titolo II (articoli 217, 218, 219, 220, 221, 222, 223, 224, 225 e 226) del D. L.vo 152 viene definita la disciplina della gestione degli imballaggi immessi sul mercato nazionale e di tutti i rifiuti di imballaggio derivanti dal loro impiego. In particolare, per conformarsi ai principi di cui all'articolo 219, i produttori e gli utilizzatori devono conseguire gli obiettivi finali di riciclaggio e di recupero dei rifiuti di imballaggio in conformità alla disciplina comunitaria indicati nell Allegato E alla parte quarta del presente decreto entro il 31 dicembre 2008: Rifiuti di imballaggi da recuperare come materia o come componente di energia: in peso almeno il Rifiuti di imballaggi da riciclare: in peso compreso tra il Materiali contenuti nei rifiuti di imballaggi: peso in vetro peso per carta e cartone peso per i metalli peso per la plastica, tenuto conto esclusivamente dei materiali riciclati sotto forma di plastica peso per il legno 60% 55% 80% almeno 60% 60% 50% 26% 35% Tabella 2-1 rifiuti di imballaggi da recuperare Secondo quanto stabilito dall Art. 227 del suddetto Decreto restano ferme le disposizioni speciali, nazionali e comunitarie relative alle altre tipologie di rifiuti, ed in particolare quelle riguardanti: a) rifiuti elettrici ed elettronici: direttiva 2000/53/CE, direttiva 2002/95/CE e direttiva 2003/108/CE e relativo decreto legislativo di attuazione 25 luglio 2005, n PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 29

37 Relativamente alla data di entrata in vigore delle singole disposizioni del citato provvedimento, nelle more dell entrata in vigore di tali disposizioni, continua ad applicarsi la disciplina di cui all articolo 44 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22; b) rifiuti sanitari: decreto del Presidente della Repubblica 15 luglio 2003, n. 254; c) veicoli fuori uso: direttiva 2000/53/CE e decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, ferma restando la ripartizione degli oneri, a carico degli operatori economici, per il ritiro e trattamento dei veicoli fuori uso in conformità a quanto previsto dall articolo 5, comma 4, della citata direttiva 2000/53/CE; d) recupero dei rifiuti dei beni e prodotti contenenti amianto: decreto ministeriale 29 luglio 2004, n Il D.Lgs è completato dagli allegati seguenti: A. categorie dei rifiuti B. Operazioni di smaltimento C. Operazioni di recupero D. Elenco dei rifiuti E. Obiettivi di recupero e riciclaggio, criteri interpretativi per la definizione di imballaggio ai sensi della direttiva 2004/12/CE F. Criteri da applicarsi sino all entrata in vigore del decreto interministeriale di cui all art. 226, comma 3 PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 30

38 2.2 NORME CHE REGOLAMENTANO GLI IMPIANTI DI STOCCAGGIO DEFINITIVO DECRETO LEGISLATIVO N. 36 DEL 13/01/2003 E stato pubblicato sulla G.U. n. 59 del 13/3/2003 il Decreto Legislativo 13/01/2003, n. 36 che recepisce la Direttiva 1999/31/CE del Consiglio del 26 Aprile 1999 relativa alle modalità realizzative e gestionali degli stoccaggi definitivi. Il Decreto è suddiviso in 17 articoli e 2 allegati, e stabilisce (art. 1) i requisiti operativi e tecnici per i rifiuti e le discariche, misure, procedure e orientamenti tesi a prevenire o a ridurre il più possibile le ripercussioni negative sull ambiente, in particolare l inquinamento delle acque superficiali, delle acque sotterranee, del suolo e dell atmosfera, e sull ambiente globale, compreso l effetto serra, nonché i rischi per la salute umana risultanti dall intero ciclo di vita della discarica. Viene introdotta una nuova classificazione delle discariche in tre categorie (art. 4): per rifiuti inerti; per rifiuti non pericolosi; per rifiuti pericolosi. L art 5 fissa gli Obiettivi di riduzione di conferimento dei rifiuti. Le Regioni, entro un anno dovranno elaborare un programma di riduzione dei rifiuti biodegradabili da smaltire in discarica per perseguire i seguenti obiettivi a livello di ATO o di Provincia: entro 5 anni 173 kg/anno per abitante; entro 8 anni 115 kg/anno per abitante; entro 15 anni 81 kg/anno per abitante. All art. 6 vengono indicate le tipologie di rifiuti non ammessi in discarica, tra i quali: rifiuti contenenti fluidi refrigeranti di CFC e HCFC, o contaminati da CFC o HCFC in quantità superiore a 0,5% in peso riferito al materiale di supporto. pneumatici interi fuori uso dal 16 luglio 2003, salvo quelli usati come materiali di ingegneria PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 31

39 e dal 16 luglio 2006 anche quelli triturati; rifiuti con potere calorifico inferiore maggiore di KJ/Kg, a partire dal 1 gennaio L art. 6 vieta inoltre la diluizione o la miscelazione dei rifiuti al solo fine di renderli conformi ai criteri di ammissibilità dettati dall art 7: I rifiuti possono essere collocati in discarica solo dopo trattamento. Tale disposizione non si applica: a) ai rifiuti inerti il cui trattamento non sia tecnicamente fattibile; b) ai rifiuti il cui trattamento non contribuisce al raggiungimento delle finalità di cui all articolo 1, riducendo la quantità dei rifiuti o i rischi per la salute umana e l ambiente, e non risulta indispensabile ai fini del rispetto dei limiti fissati dalla normativa vigente. Nelle discariche per rifiuti inerti possono essere ammessi esclusivamente i rifiuti inerti che soddisfano i criteri stabiliti dalla normativa. Nelle discariche per i rifiuti non pericolosi possono essere ammessi i seguenti rifiuti: a) rifiuti urbani; b) rifiuti non pericolosi di qualsiasi altra origine che soddisfano i criteri di ammissione dei rifiuti previsti dalla normativa vigente; c) rifiuti pericolosi stabili e non reattivi che soddisfano i criteri di ammissione previsti dal decreto di cui al comma 5. Nelle discariche per rifiuti pericolosi possono essere ammessi solo rifiuti pericolosi che soddisfano i criteri fissati dalla normativa. I criteri di ammissione in discarica sono definiti con decreto del Ministro dell ambiente e della tutela del territorio, di concerto con i Ministri delle attività produttive e della salute, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome. Il sistema autorizzativo è regolato dagli articoli 8, 9 e 10. L art. 8 stabilisce che la domanda di autorizzazione per la costruzione e l esercizio di una discarica, completa di tutte le informazioni richieste dagli art. 27 e 28 del D.Lgs. 22/97 e s.m.i., deve contenere almeno i seguenti dati e informazioni: PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 32

40 l identità del richiedente e del gestore, se sono diversi; la descrizione dei tipi e dei quantitativi totali dei rifiuti da depositare, indicando il Codice dell Elenco Europeo dei Rifiuti; l indicazione della capacità totale della discarica, espressa in termini di volume utile per il conferimento dei rifiuti, tenuto conto dell assestamento dei rifiuti e della perdita di massa dovuta alla trasformazione in biogas; la descrizione del sito, ivi comprese le caratteristiche idrogeologiche, geologiche e geotecniche, corredata da un rilevamento geologico di dettaglio e da una dettagliata indagine stratigrafica eseguita con prelievo di campioni e relative prove di laboratorio con riferimento al decreto 11 marzo 1988, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.127 del 1 giugno 1988; i metodi previsti per la prevenzione e la riduzione dell inquinamento, con particolare riferimento alle misure per prevenire l infiltrazione di acqua all interno e alla conseguente formazione di percolato, anche in riferimento al precedente punto c); la descrizione delle caratteristiche costruttive e di funzionamento dei sistemi, degli impianti e dei mezzi tecnici prescelti; il piano di gestione operativa della discarica, redatto secondo i criteri stabiliti dall allegato 2, nel quale devono essere individuati i criteri e le misure tecniche adottate per la gestione della discarica e le modalità di chiusura della stessa; il piano di gestione post-operativa della discarica, redatto secondo i criteri stabiliti dall allegato 2, nel quale sono definiti i programmi di sorveglianza e controllo successivi alla chiusura; il piano di sorveglianza e controllo, nel quale devono essere indicate tutte le misure necessarie per prevenire rischi d incidenti causati dal funzionamento della discarica e per limitarne le conseguenze, sia in fase operativa che post-operativa, con particolare riferimento alle precauzioni adottate a tutela delle acque dall inquinamento provocato da infiltrazioni di percolato nel terreno e alle altre misure di prevenzione e protezione contro qualsiasi danno all ambiente; i parametri da monitorare, la frequenza dei monitoraggi e la verifica delle attività di studio del sito da parte del richiedente sono indicati nella tabella 2, dell allegato 2; il piano di ripristino ambientale del sito a chiusura della discarica, redatto secondo i criteri stabiliti dall allegato 2, nel quale devono essere previste le modalità e gli obiettivi di recupero e sistemazione della discarica in relazione alla destinazione d uso prevista dell area stessa; il piano finanziario che preveda che tutti i costi derivanti dalla realizzazione dell impianto e PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 33

41 dall esercizio della discarica, i costi connessi alla costituzione della garanzia finanziaria di cui all articolo 14, i costi stimati di chiusura, nonché quelli di gestione post-operativa per un periodo di almeno trenta anni, siano coperti dal prezzo applicato dal gestore per lo smaltimento, tenuto conto della riduzione del rischio ambientale e dei costi di post-chiusura derivanti dalla adozione di procedure di registrazione ai sensi del regolamento (CE) n. 761/2001; le informazioni relative alla valutazione di impatto ambientale, qualora la domanda di autorizzazione riguardi un opera o un attività sottoposta a tale procedura; le indicazioni relative alle garanzie finanziarie del richiedente o a qualsiasi altra garanzia equivalente, ai sensi dell articolo 14. L articolo 11 prevede specifiche disposizioni per quanto attiene le procedure di ammissione in discarica. Al riguardo va evidenziato che l autorizzazione all esercizio potrà essere rilasciata solo dopo l accettazione da parte della Regione delle due garanzie finanziarie relative alla gestione e alla post-gestione, secondo previste modalità. Per quanto attiene alla procedura di chiusura di una discarica, salvo quanto indicato dall autorizzazione, l articolo 12 prescrive specifiche disposizioni generali, mentre il successivo articolo 13 detta prescrizioni per quanto riguarda la gestione operativa e postoperativa della stessa. Quest ultima viene imposta per un periodo non inferiore ai trent anni (art.8, lettera m)). In merito alle garanzie finanziarie (art. 14) sono state considerate due tipi di garanzie: una per la fase di gestione e una per la fase di post-gestione, la prima di tipo ambientale, la seconda di tipo finanziario, entrambe determinate nell ambito dell autorizzazione. Le garanzie richieste sono prestate ai sensi dell articolo 1 della Legge n. 348/1982 (cauzione, ai sensi dell art. 54 R.D. 827/24; fideiussione bancaria rilasciata da istituto di cui all art. 5 R.D.L. 375/36 e s.m.i., ovvero idonea polizza assicurativa). Per quanto riguarda le discariche esistenti (art 17), cioè autorizzate alla data di entrata in vigore del decreto in parola, potranno continuare a ricevere i rifiuti per cui sono state autorizzate fino al 16 luglio In ogni caso, per tali discariche, il titolare dell autorizzazione o, su delega, il gestore - dovrà presentare all autorità competente, entro sei mesi dall entrata in vigore del decreto legislativo, un piano di adeguamento della discarica PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 34

42 secondo quanto previsto dalle nuove disposizioni, incluse le garanzie finanziarie di gestione e post-gestione a concorrenza di quanto già eventualmente prestato. L autorità competente all approvazione del piano, nell autorizzare la prosecuzione dell attività, fisserà il termine di adeguamento stabilendo il termine che non potrà essere oltre il 16 luglio Nel caso di mancata approvazione del piano, cioè in presenza di possibili gravi danni all ambiente ed alla salute, l autorità competente prescriverà modalità e tempi di chiusura della discarica. Sono state infine abrogate specifiche precedenti disposizioni che regolavano la materia. Il provvedimento è corredato dai seguenti 2 allegati: 1. Criteri costruttivi e gestionali degli impianti di discarica; 2. Piani di gestione operativa, di ripristino ambientale, di gestione post-operativa, di sorveglianza e controllo, finanziario DECRETO MINISTERIALE 3 AGOSTO 2005 CRITERI DI AMMISSIBILITÀ DEI RIFIUTI IN DISCARICA Il Decreto Ministeriale 3 Agosto 2005 determina i limiti di accettabilità per i rifiuti conferiti in ciascuna categoria di discarica così come definite all art.4 del D. Lgs. 13 gennaio 2003, n. 36. Secondo tale decreto il produttore dei rifiuti è tenuto ad effettuare la caratterizzazione di base di ciascuna categoria di rifiuti regolarmente prodotti, che consiste nella determinazione delle caratteristiche dei rifiuti, realizzata con la raccolta di tutte le informazioni necessarie per uno smaltimento finale in condizioni di sicurezza. La caratterizzazione di base è a carico del produttore e deve essere effettuata in corrispondenza del primo conferimento, e ripetuta ad ogni variazione significativa del processo che origina i rifiuti e, comunque, almeno una volta l'anno. Se le caratteristiche di base di una tipologia di rifiuti dimostrano che gli stessi soddisfano i criteri di ammissibilità per una categoria di discarica, tali rifiuti sono considerati ammissibili nella corrispondente categoria. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 35

43 Il decreto prevede la Verifica in loco (Art. 4), ai fini dell'ammissione in discarica, il gestore dell'impianto deve sottoporre ogni carico di rifiuti ad ispezione prima e dopo lo scarico e controllare la documentazione attestante che il rifiuto è conforme ai criteri di ammissibilità dal presente Decreto per la specifica categoria di discarica. I rifiuti smaltiti dal produttore, in una discarica da lui gestita, possono essere sottoposti a verifica nel luogo di produzione. I rifiuti sono ammessi in discarica solo se risultano conformi a quelli che sono stati sottoposti alla caratterizzazione di base e alla verifica di conformità di cui agli articoli 2 e 3 del Decreto e se sono conformi alla descrizione riportata nei documenti di accompagnamento secondo le modalità previste dall'articolo 11, comma 3 del Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36. Al momento del conferimento dei rifiuti in discarica, sono prelevati campioni con cadenza stabilita dall'autorità territorialmente competente e, comunque, con frequenza non superiore a un anno. I campioni prelevati devono essere conservati presso l'impianto di discarica, a disposizione dell'autorità territorialmente competente, per un periodo non inferiore a due mesi, secondo quanto previsto dall'articolo 11, comma 3, lettera f) del Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36. All Art.6 sono elencati i rifiuti che possono essere smaltiti, senza caratterizzazione analitica, nelle discariche per rifiuti non pericolosi. Essi sono: a) i rifiuti urbani di cui all'art.2, lettera b), del Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, classificati come non pericolosi nel capitolo 20 dell'elenco europeo dei rifiuti, le frazioni non pericolose dei rifiuti domestici raccolti separatamente e i rifiuti non pericolosi assimilati per qualità e quantità ai rifiuti urbani; b) i rifiuti non pericolosi individuati in una lista positiva definita con Decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con i Ministri delle attività produttive e della salute, sentito il parere della Conferenza Stato-Regioni. I rifiuti di cui al comma l, lettera a) sono ammessi in questa tipologia di discarica se risultano conformi a quanto previsto dall'articolo 7 del Decreto legislativo 36 del 2003; non sono ammessi se risultano contaminati a un livello tale che il rischio associato al rifiuto giustifica il loro smaltimento in altri impianti. Detti rifiuti non possono essere ammessi in aree in cui sono PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 36

44 ammessi rifiuti pericolosi stabili e non reattivi. Nelle discariche per rifiuti non pericolosi sono smaltiti rifiuti non pericolosi che hanno una concentrazione di sostanza secca non inferiore a 25% e che, sottoposti a test di cessione, presentano un eluato conforme alle concentrazioni fissate in tabella 5. Nelle discariche per rifiuti non pericolosi sono altresì smaltiti rifiuti pericolosi stabili non reattivi (ad esempio, sottoposti a processo di solidificazione/stabilizzazione, vetrificati) che: a) sottoposti a test di cessione presentano un eluato conforme alle concentrazioni fissate in tabella 5; b) hanno una concentrazione in carbonio organico totale non superiore al 5% con riferimento alle sostanze organiche chimicamente attive, in grado di interferire con l'ambiente, con esclusione, quindi, di resine e polimeri od altri composti non biodegradabili; c) il ph sia non inferiore a 6 e la concentrazione di sostanza secca non inferiore al 25%; d) tali rifiuti non devono essere depositati in aree destinate ai rifiuti non pericolosi biodegradabili. Al comma 5 si specifica che in discarica per rifiuti non pericolosi è vietato il conferimento di rifiuti che: a) contengono Pcb come definiti dal D.Lgs. 22 maggio 1999, n.209, in concentrazione superiore a 10 mg/kg; b) contengono diossine o furani in concentrazioni superiori a 0,002 mg/kg; c) contengono altre sostanze classificate cancerogene di classe 1 e 2 ai sensi dei disposti normativi in materia di classificazione, etichettatura d'imballaggio di sostanze e preparati pericolosi (con esclusione dell'amianto) in concentrazione superiore a 1/10 delle rispettive concentrazioni limite riportate all Art.2 della decisione della Commissione 532/2000/Ce e successive modifiche e integrazioni, con una sommatoria massima per tutti i diversi composti pari allo 0,1%. Possono essere inoltre smaltiti in discarica per rifiuti non pericolosi i seguenti rifiuti: a) i rifiuti contenenti fibre minerali artificiali, indipendentemente dalla loro classificazione, come pericolosi o non pericolosi. Il deposito dei rifiuti contenente fibre minerali PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 37

45 artificiali deve avvenire direttamente all'interno della discarica in celle appositamente ed esclusivamente dedicate e deve essere effettuata in modo tale da evitare la frantumazione dei materiali. Dette celle andranno realizzate con gli stessi criteri adottati per le discariche dei rifiuti inerti. Le celle devono essere coltivate ricorrendo a sistemi che prevedano la realizzazione di settori o trincee. Devono essere spaziate in modo da consentire il passaggio degli automezzi senza causare la frantumazione dei rifiuti contenenti fibre minerali artificiali. Entro la giornata di conferimento dovrà essere assicurata la ricopertura del rifiuto con materiale adeguato, avente consistenza plastica, in modo da adattarsi alla forma ed ai volumi dei materiali da ricoprire e da costituire un'adeguata protezione contro la dispersione di fibre. Nella definizione dell'uso dell'area dopo la chiusura devono essere prese misure adatte ad impedire contatto tra rifiuti e persone; b) i materiali non pericolosi a base di gesso. Tali rifiuti non devono essere depositati in aree destinate ai rifiuti non pericolosi biodegradabili. c) i materiali edili contenenti amianto legato in matrici cementizie o resinoidi in conformità con l'articolo 7, comma 3, lettera c) del Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 senza essere sottoposti a prove. Le discariche che ricevono tali materiali devono rispettare i requisiti indicati all'allegato 2 del Decreto. In questo caso le prescrizioni stabilite nell'allegato 1, punti e del Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 possono essere ridotte dall'autorità territorialmente competente. L Articolo 7 del decreto prevede Sottocategorie di discariche per rifiuti non pericolosi come di seguito indicato. 1. Nel rispetto dei principi stabiliti dal Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36, le autorità territorialmente competenti possono autorizzare, anche per settori confinati, le seguenti sottocategorie di discariche per rifiuti non pericolosi: a) discariche per rifiuti inorganici a basso contenuto organico o biodegradabile; b) discariche per rifiuti in gran parte organici da suddividersi in discariche considerate bioreattori con recupero di biogas e discariche per rifiuti organici pretrattati; PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 38

46 c) discariche per rifiuti misti non pericolosi con elevato contenuto sia di rifiuti organici o biodegradabili che di rifiuti inorganici, con recupero di biogas. 2. I criteri di ammissibilità per le sottocategorie di discariche di cui al comma 1, vengono individuati dalle autorità territorialmente competenti in sede di rilascio dell'autorizzazione. I criteri sono stabiliti, caso per caso, tenendo conto delle caratteristiche dei rifiuti, della valutazione di rischio con riguardo alle emissioni della discarica e dell'idoneità del sito e prevedendo deroghe per specifici parametri. A titolo esemplificativo e non esaustivo i parametri derogabili sono DOC, TOC e TDS. 3. Le autorità territorialmente competenti possono, altresì, autorizzare monodiscariche per rifiuti non pericolosi derivanti da operazioni di messa in sicurezza d'emergenza e da operazioni di bonifica dei siti inquinati ai sensi del Decreto del Ministro dell'ambiente 25 ottobre 1999, n. 471, prendendo in considerazione i parametri previsti dalla tabella 1, allegato 1, colonna B, al Decreto del Ministro dell'ambiente 25 ottobre1999, n PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 39

47 Elemento o composto L/S=101/kg mg/l As 0,2 Ba 10 Cd 0,02 Cr totale 1 Cu 5 Hg 0,005 Mo 1 Ni 1 Pb 1 Sb 0,07 Se 0,05 Zn 5 Cloruri 1500 Fluoruri 15 Cianuri 0,5 Solventi organici aromatici* 0,4 Solventi organici azotati* 0,2 Solventi organici clorurati* 2 Pesticidi totali non fosforati* 0,05 Pesticidi totali fosforati* 0,1 Solfati DOC 80 TDS** 6000 * Si veda quanto indicato al comma 7. ** È possibile servirsi dei valori per il TDS (totale di solidi disciolti) in alternativa ai valori per solfato e per il cloruro. Tabella Tabella 5 del decreto Limiti di concentrazione nell'eluato per l'accettabilità in discariche per rifiuti non pericolosi. Il decreto stabilisce che le analisi di controllo relative ai parametri di cui al comma 7 art. 6 e quelli indicati con l'asterisco nella tabella 5 possono essere disposte dall'autorità competente qualora la provenienza del rifiuto possa determinare il fondato sospetto di un eventuale superamento dei limiti. All Art.10 sono specificate le deroghe ai suddetti limiti; sono ammessi infatti valori limite più elevati per i parametri specifici elencati nel presente decreto qualora: sia effettuata una valutazione di rischio, con particolare riguardo alle emissioni della discarica, che, tenuto conto dei limiti per i parametri specifici previsti dal Decreto, dimostri che non esistono pericoli per l'ambiente in base alla valutazione dei rischi; l'autorità territorialmente competente conceda un'autorizzazione presa, caso per caso, per PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 40

48 rifiuti specifici per la singola discarica, tenendo conto delle caratteristiche della stessa discarica e delle zone limitrofe; i valori limite autorizzati per la specifica discarica non superino, per più del triplo, quelli specificati per la corrispondente categoria di discarica e, limitatamente al valore limite relativo al parametro TOC nelle discariche per rifiuti inerti, il valore limite autorizzato non superi, per più del doppio, quello specificato per la corrispondente categoria di discarica.in presenza di concentrazioni elevate di metalli nel fondo naturale l autorità competente può stabilire limiti più elevati coerenti con tali concentrazioni. Nel decreto sono poi presenti quattro allegati: Allegato 1 CARATTERIZZAZIONE DI BASE Allegato 2 CRITERI DI AMMISSIBILITA DEI RIFIUTI DI AMIANTO O CONTENENTI AMIANTO Allegato 3 CAMPIONAMENTO ED ANALISI DEI RIFIUTI Allegato 4 VALUTAZIONE DELLA SICUREZZA AI FINI DELL AMMISSIONE DEI RIFIUTI IN DEPOSITI SOTTERRANEI PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 41

49 2.3 NORMATIVA REGIONALE Normativa regionale La prima Legge regionale sullo smaltimento rifiuti in Puglia è la n. 30 del , pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 156, suppl. del In essa vengono dettate le norme attuative ed integrative per le procedure di controllo e di autorizzazione ai sensi di quanto definito dal D.P.R. 915/82 e degli indirizzi emanati dal Comitato Interministeriale. Il primo progetto di Piano venne redatto nel 1988, a seguito di incarico della Regione, a cura delle seguenti Società: Istituto di Ricerca Breda, Svim Service ed Ecopuglia. Il Piano era stato organizzato per i rifiuti urbani e per quelli speciali, tossici e nocivi e non è mai stato approvato. Nel 1989 venne avviata un ampia consultazione principalmente degli Enti locali della Regione ma anche di altri soggetti ed organismi, pubblici e privati, operanti nel settore o comunque interessati; pervennero numerose osservazioni, proposte e contributi che furono sottoposti ad approfondimento sia da parte delle Società redattrici del Piano che degli organi tecnici della Regione. Si giunse così all adozione del primo progetto di Piano che la Giunta regionale propose per l approvazione del Consiglio. I lavori delle Commissioni consiliari competenti si protrassero tanto che il provvedimento giunse in Aula in tempo non utile per l approvazione a causa della fine della legislatura. Il Governo regionale, formatosi dopo le elezioni del 1990, a causa del tempo trascorso, ritenne necessaria una ulteriore revisione del progetto. A tal fine nel 1991 vennero incaricate due Commissioni di esperti per effettuare gli approfondimenti relativi alle basi conoscitive costituenti il supporto del Piano e per rielaborare il progetto ridefinendo le ipotesi tecnicoamministrative dell intero sistema. La regione Puglia ha successivamente elaborato ed adottato il proprio Piano regionale nel PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 42

50 1993, recependolo con legge regionale n.17 del 13 agosto 1993 Organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti urbani. Il Piano regionale per lo smaltimento prevede la realizzazione di un sistema integrato di smaltimento costituito dall attivazione di specifiche raccolte differenziate, stazioni di trasferimento attrezzate, impianti di stoccaggio trattamento e smaltimento finale dei rifiuti urbani a servizio di definiti bacini di utenza. I 18 bacini di utenza, individuati nella loro composizione, sono ripartiti nelle aree geografiche di ciascuna delle cinque province e per ognuno di essi, in base alle quantità di rifiuti urbani ed assimilati prodotti, sono state studiate soluzioni impiantistiche di potenzialità differenti a seconda della domanda di smaltimento ed in rapporto all offerta già presente. Nell ultima Legge Regionale, la n. 13 del 18 luglio 1996, viene ridefinito l ambito di intervento dei Comuni; viene chiarita l obbligatorietà dell impianto a servizio di tutti i comuni del bacino e la ripartizione dei costi in base ai rifiuti conferiti; viene chiarita l obbligatorietà dell impianto a smaltire solo i rifiuti del proprio bacino; vengono confermate le localizzazioni degli impianti già individuate in attuazione della precedente legge 17/93; viene prevista la possibilità dello sdoppiamento del bacino in sub-bacini. Con le LL.RR. n. 17 del 30 novembre 2000 e n. 11 del 12 aprile 2001 vengono definiti la disciplina generale, gli obiettivi e l attribuzione agli enti locali delle funzioni e dei compiti amministrativi in materia di tutela dell ambiente, di valutazione di incidenza e di valutazione di impatto ambientale, al fine di stabilirne il riparto fra la Regione e gli enti locali, la cui pratica applicazione viene disposta con la L.R. n. 17 del 14/06/2007 che trasferisce (nel caso della gestione rifiuti confermando quanto già stabilito dalla L.R. n. 30/86) le suddette funzioni alle province con decorrenza dal 01/07/2007. La su citata legge regionale n 17 del 14 giugno 2007, Disposizioni in campo ambientale, anche in relazione al decentramento delle funzioni amministrative in materia ambientale in particolare, apporta alcune correzioni alla normativa regionale vigente nelle seguenti materie: a) valutazione di impatto ambientale e valutazione di incidenza (l.r. 17/2000; legge regionale 12 aprile 2001, n. 11); b) emissioni in atmosfera (legge regionale 22 gennaio 1999, n. 7; l.r. 17/2000); PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 43

51 c) elenco dei tecnici competenti in acustica ambientale (legge regionale 8 marzo 2002, n. 5 - Norme transitorie per la tutela dell inquinamento elettromagnetico prodotto da sistemi di telecomunicazioni e radiotelevisivi operanti nell intervallo di frequenza fra 0hz e 300 GHz); d) gestione rifiuti e bonifiche (legge regionale 3 ottobre 1986, n. 30; legge regionale 13 agosto 1993, n. 17; legge regionale 18 luglio 1996, n. 13; l.r. 17/2000); e) autorizzazione integrata ambientale; f) immersione in mare di materiale derivante da attività di scavo e attività di posa in mare di cavi e condotte. In particolare l art.4 indica che a decorrere dal 1 luglio 2007 entra in vigore l'operatività della delega alla provincia competente per territorio delle funzioni concernenti il rilascio, nel rispetto dei tempi e delle modalità definite dalla normativa comunitaria e nazionale di settore vigente, delle autorizzazioni per le emissioni in atmosfera finalizzate alla riduzione dell inquinamento atmosferico, così come disposta dall articolo 16 della l.r. 17/2000. L art.6 comma 3 conferma la delega alla provincia competente per territorio delle funzioni concernenti il rilascio, nel rispetto dei tempi e delle modalità definite dalla normativa comunitaria e nazionale di settore vigente, delle autorizzazioni per la realizzazione e per la gestione di impianti di smaltimento o di recupero di rifiuti, anche pericolosi. E stata, infine, recentemente, pubblicata sul Bollettino ufficiale delle Regione Puglia n 157 del , la Legge regionale n 29 del Disciplina per lo smaltimento dei rifuit speciali pericolosi e non pericolosi, prodotti al di fuori della Regione Puglia, che transitano nel territorio regionale e sono destinati ad impianti di smaltimento siti nella Regione Puglia, e che in sintesi autorizza la smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non in impianti siti nel territorio regionale a condizione che gli impianti pugliesi siano quelli appropriati più vicini al luogo di produzione e in questo non esitano ovvero non siano operativi impianti adeguati alla tipologia del rifiuto. In ultimo si elencano tre recenti norme regionali delle quali si è tenuto conto nella redazione del Piano: 1. Deliberazione della Giunta Regionale 18 novembre 2008, n Modalità di recupero della frazione secca da rifiuti solidi urbani residuali da attività di raccolta PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 44

52 differenziata. Modifica e integrazione del Piano di gestione dei rifiuti in Puglia approvato con decreti commissariali n. 41 del 6 marzo 2001, n. 296 del 30 settembre 2002 e n. 187 del 9 dicembre Adozione definitiva. 2. Delibera di G.R. n.862 del 27 maggio 2008 Linee guida per la redazione dei piani d ambito per la gestione dei rifiuti solidi urbani. Approvazione 3. Regolamento regionale 22 dicembre 2008 n 28 Modifiche ed integrazioni al regolamento regionale 18/07/2008 n L azione del Commissario Delegato per l emergenza ambientale in Puglia Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 8 novembre 1994, ha dichiarato, a far tempo dal 27 ottobre 1994, lo stato di emergenza ambientale nella Regione Puglia con particolare riferimento ai settori dei servizi di approvvigionamento, adduzione e distribuzione idrica di fognature, di depurazione, di recapito delle acque depurate e di smaltimento dei rifiuti solido-urbani; lo stato di emergenza è cessato il Dopo una prima azione svolta dal Prefetto di Bari fino a tutto il 1995, dal giugno 1996 l incarico di Commissario Delegato per l emergenza rifiuti in Puglia è stato assegnato al Presidente della Regione. Si riportano di seguito le ordinanze del Commissario in materia di gestione dei rifiuti. Dopo l Ordinanza O.P.C.M. n del che acquisisce l intesa del Ministero dell Ambiente riguardo il Programma di emergenza, seguono per la Provincia di Bari, le Ordinanze del Commissario Delegato n. 1, n. 2 e n. 7 del , nonché l Ordinanza del Ministro dell Interno n del e l Ordinanza n del , entrambe dal titolo Ulteriori disposizioni per fronteggiare lo stato di emergenza socio-economicoambientale nella Regione Puglia, seguite dall Ordinanza del Commissario Delegato n. 24 del dal titolo Nuove disposizioni in materia di rifiuti urbani, di rifiuti speciali e di rifiuti da imballaggio secondario e terziario. Sostituzione ordinanza n. 1 del , così come integrata con l ordinanza n, 13 del ; l Ordinanza n del , ultima in ordine temporale è l Ordinanza n del modificata ed integrata dall Ordinanza n del PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 45

53 Gli obiettivi di raccolta delle Ordinanze citate hanno dapprima anticipato di ben tre anni quelli indicati dal Decreto "Ronchi" per poi, con l Ordinanza n del riallinearli allo stesso. L attività del Commissario Delegato si è sostanziata, tra l altro, nell approvazione del nuovo piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate della regione Puglia attraverso la seguente decretazione: D.C. n 41 del Piano di gestione dei rifiuti e di bonifica aree inquinate ; D.C. n. 296 del Piano di gestione dei rifiuti e di bonifica aree inquinate. Completamento, integrazione e modificazione ; D.C. n. 56 del Piano di riduzione dei rifiuti urbani biodegradabili in Puglia, ex art. 5 D.Lgs. n. 36/03. Integrazione pianificazione regionale ; D.C. n. 187 del Decreti Commissariali 6/3/2001 n. 41 e 30/9/2002 n. 296 Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti. Aggiornamento, completamento e modifiche ; D.C. n. 246 del Piano regionale di gestione dei rifiuti. Integrazione - Sezione Rifiuti speciali e pericolosi. Adozione ; D.C. n.40 del Piano Regionale di gestione dei rifiuti integrazione sezione rifiuti speciali e pericolosi correzioni e modifiche. In base alla suddetta pianificazione l organizzazione territoriale per la gestione dei rifiuti urbani in Provincia di Bari si articola in quattro ambiti territoriali ottimali (bacini di utenza). Il Commissario Delegato, inoltre, con propri decreti nn. 297, 298, 299, 300 del ha istituito le Autorità per la gestione dei rifiuti urbani nei bacini BA/1, BA/2, BA/4 e BA/5. A regime, l'autorità per la gestione, disciplina l'intero ciclo dei rifiuti urbani nelle sue diverse fasi della raccolta, trasporto, trattamento, smaltimento e destinazione al recupero e riutilizzo, nel rispetto delle previsioni del piano regionale di gestione dei rifiuti, nonché del piano provinciale di organizzazione dei servizi. Nella fase transitoria invece, nelle more della definizione dei piani provinciali di organizzazione dei servizi riferiti ai singoli ambiti territoriali ottimali provinciali, l'autorità per la gestione cura nei modi di legge la gestione del trattamento, smaltimento finale e PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 46

54 destinazione al recupero dei rifiuti urbani mediante utilizzazione degli impianti pubblici, posti a servizio dei bacini di utenza. Il Commissario Delegato infine con proprio decreto n. 189 del ha confermato la perimetrazione degli ambiti territoriali ottimali prevista dal decreto commissariale n. 296/2002 prevedendo la trasformazione delle ATO in soggetti con personalità giuridica, attraverso la forma prevista dall art. 31 del D.Lgs. n. 267/00 in attuazione dell art. 201 del D.Lgs. n. 152/2006. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 47

55 DATA OGGETTO L.R. n. 30 del Norme attuative ed integrative, ai sensi dell art. 6, lett. f del D.P.R. 915/82 e nel quadro degli indirizzi emanati dal Comitato interministeriale di cui all art. 5 dello stesso Decreto, per le procedure di controllo e di autorizzazione in materia di smaltimento rifiuti. Convenzioni n. 2539,2540,2541 del della Incarico alle società Istituto Ricerche Breda spa, Svim Service spa ed Ecopuglia srl di predisporre il Piano per lo smaltimento dei rifiuti prodotti nella regione Puglia. Regione Puglia Provvedimenti n. 37 del e n del della Giunta Regionale Incarico a due gruppi di esperti di procedere alla rivisitazione tecnica del precedente progetto di Piano per lo smaltimento dei rifiuti urbani già proposto nella passata legislatura regionale Delibera di Giunta n del Esame del Piano per lo smaltimento dei rifiuti urbani in Puglia da parte del Consiglio Regionale Adunanze del 30 giugno e del 7 luglio 1993 Approvazione del Piano per lo smaltimento dei rifiuti urbani in Puglia da parte del Consiglio Regionale Deliberazione Consiglio regionale n. 251 del Adozione Piano regionale rifiuti urbani L.R. n. 17 del Organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti urbani Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del Stato di emergenza ambientale nella Regione Puglia con particolare riferimento ai settori dei servizi di approvvigionamento, adduzione e distribuzione idrica di fognature, di depurazione, di recapito delle acque depurate e di smaltimento dei rifiuti solido-urbani. L.R. n. 23 del Modifiche alla L.R. 13 agosto 1993, n. 17 Delibera G.R. n del Iniziative per una campagna di sensibilizzazione sul tema della raccolta differenziata. Delibera C.P. n. 115 del Individuazione dei siti per la localizzazione degli impianti di smaltimento RSU L.R. n. 13 del Nuove norme per l accelerazione e lo snellimento delle procedure per l attuazione del Piano regionale e della organizzazione dei servizi di smaltimento di rifiuti urbani, modifiche ed integrazioni alla L.R. 13 agosto 1993, n. 17. Dicembre 1996 Adozione Piano di emergenza L. R. n. 5 del 22/01/1997 Tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi Decreto commissariale n. 70 del 28 luglio 1997 Adozione del Programma di interventi urgenti per fronteggiare l emergenza rifiuti in Puglia L. R. N. 29 DEL Adeguamento aliquote tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi L. R. N. 17 DEL Conferimento di funzioni e compiti amministrativi in materia di tutela ambientale L. R. N. 11 DEL Norme sulla valutazione dell impatto ambientale L. R. n. 26 del 04/09/2001 Disposizioni tributarie in materia di rifiuti solidi L. R. N. 31 DEL Disposizioni di carattere tributario D.P.C.M. del 21 Dicembre 2001 Proroga dello stato di emergenza nel territorio della regione Puglia nel settore dei rifiuti urbani, speciali e speciali pericolosi, bonifica e risanamento ambientale dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinanti, nonché in materia di tutela delle acque superficiali e sotterranee e dei cicli di depurazione D.C. n. 41 del 6 marzo 2001 Piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate D.C. n. 296 del 30 settembre 2002 Piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate in Puglia completamento integrazione e modficazione del Piano n. 41/01 D.G.R. n.56/cd Piano di riduzione del conferimento dei rifiuti biodegradabili in discarica ex art.5 D.lgs 36/2003 D.C. n.187 del 09 Dicembre 2005 Aggiornamento, completamento e modica al Piano Regionale di gestione rifiuti in Puglia D.C. n. 246 del 28 Dicembre 2006 Piano Regionale di gestione dei rifiuti integrazione sezione rifiuti speciali e pericolosi D.P.C.M Proroga dello stato di emergenza nel territorio della regione Puglia nel settore dei rifiuti urbani, speciali e speciali pericolosi, bonifica e risanamento ambientale dei suoli, delle falde e dei sedimenti inquinanti, nonché in materia di tutela delle acque superficiali e sotterranee e dei cicli di depurazione fino al D.C N.40 Piano Regionale di gestione dei rifiuti integrazione sezione rifiuti speciali e pericolosi correzioni e modifiche L.R N 17 Disposizioni in campo ambientale, anche in relazione al decentramento delle funzioni amministrative in materia ambientale L.R N 29 Disciplina per lo smaltimento dei rifuit speciali pericolosi e non pericolosi, prodotti al di fuori della Regione Puglia, che transitano nel territorio regionale e sono destinati ad impianti di smaltimento siti nella Regione Puglia Deliberazione della Giunta Regionale 18 novembre 2008, n Modalità di recupero della frazione secca da rifiuti solidi urbani residuali da attività di raccolta differenziata. Modifica e integrazione del Piano di gestione dei rifiuti in Puglia approvato con decreti commissariali n. 41 del 6 marzo 2001, n. 296 del 30 settembre 2002 e n. 187 del 9 dicembre Adozione definitiv Regolamento regionale 22 dicembre 2008 n 28 Modifiche ed integrazioni al regolamento regionale 18/07/2008 n 15 Delibera di G.R. n.862 del 27 maggio 2008 Linee guida per la redazione dei piani d ambito per la gestione dei rifiuti solidi urbani. Approvazione Tabella 2-3 -Elenco delle emanazioni fino ad oggi emesse nella Regione Puglia sullo smaltimento rifiuti PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 48

56 2.4 IL PIANO REGIONALE N. 296 DEL 30/09/2002 Il Commissario Delegato per l Emergenza della Regione Puglia ha emanato con Decreto commissariale del 30 settembre 2002, n. 296 il Piano di gestione dei rifiuti e di bonifica delle aree inquinate. Completamento, integrazione e modificazione, quale aggiornamento al Piano regionale di cui al D.C. 41 del 6 marzo In tale Piano viene definita l organizzazione territoriale degli ambiti ottimali, in modifica di quella contenuta nelle precedenti programmazioni regionali. Il Piano stabilisce che l organizzazione territoriale per la gestione del ciclo dei rifiuti urbani nella Provincia di Bari debba basarsi su n. 4 ambiti territoriali ottimali (bacini di utenza); e viene soppresso il bacino di utenza BA/3, già previsto dalla precedente programmazione regionale. Di seguito vengono riportate le scelte operative previste nel Piano per ciascun ATO. BACINO BA/1 Nord Barese N. Comuni: 9 Produzione rifiuti: 515 t/g Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa di P., Corato, Molfetta, Ruvo di P., Terlizzi, Trani FASE DI TRANSIZIONE Discarica controllata: Trani, c.da Puro Vecchio (pubblica, in esercizio) Andria, C.da S. Nicola la G. (acquisita alla titolarità pubblica, in ampliamento) Centro di selezione: Trani, loc. Puro Vecchio (linea di selezione pubblica in costruzione) Centro materiali racc. diff.: Molfetta, Area artigianale, Zona D (pubblico, realizzato) Impianto di compostaggio: Molfetta, loc. Coda di Volpe (pubblico, in esercizio in concessione) GESTIONE A REGIME Impianto complesso di titolarità pubblica costituito da Centro di selezione, PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 49

57 biostabilizzazione e produzione CDR, con annessa discarica di servizio/soccorso: Trani, loc. Puro Vecchio (linea di selezione in costruzione, discarica pubblica in esercizio, linea di biostabilizzazione e di produzione CDR da realizzare) Centro materiali racc. diff.: Molfetta, Area artigianale, Zona D (pubblico, realizzato) Impianto di compostaggio: Molfetta, loc. Coda di Volpe ( pubblico, in esercizio in concessione) Ulteriore Discarica di servizio/soccorso: Andria loc. S. Nicola la Guardia (previa acquisizione alla titolarità pubblica, in ampliamento) La potenzialità dell impianto di compostaggio di Molfetta consente l utilizzazione dello stesso a servizio di altri ambiti territoriali (ambito territoriale annesso bacino BA/2). BACINO BA/2 Bari e Comuni cintura Nord-Ovest N. Comuni: 9 Produzione rifiuti: 580 t/g Bari, Binetto, Bitetto, Bitonto, Bitritto, Giovinazzo, Modugno, Palo del Colle, Sannicandro di Bari. FASE DI TRANSIZIONE Discarica controllata: Giovinazzo, loc. S. Pietro Pago (privata, in esercizio con possibilità di ampliamento) Bitonto, loc. Torre d Aggera (privata, esaurita, con possibilità di ampliamento temporaneo nelle more della realizzazione della soluzione a regime) Impianto di compostaggio: Molfetta, utilizzazione dell impianto a servizio del Bacino BA/1 (pubblico, in esercizio in concessione) GESTIONE A REGIME Impianto complesso di titolarità pubblica costituito da Centro di selezione, biostabilizzazione e produzione CDR, con annessa discarica di servizio/soccorso: Giovinazzo, loc. S. Pietro Pago (da realizzare previa acquisizione dell area alla titolarità pubblica) Centro materiali racc. diff.: ASI Bari/Modugno (realizzato da parte del Consorzio Asi con fondi pubblici) PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 50

58 Impianto di compostaggio: Molfetta, utilizzazione dell impianto a servizio del Bacino BA/1 (pubblico, in esercizio in concessione) La presenza dell impianto di compostaggio di Molfetta, nel limotrofo bacino BA1, e l esigenza comunque di ottimizzare la utilizzazione dello stesso, suggerisce il conferimento della frazione organica differenziata dal bacino BA2 nell impianto di Molfetta, salvo successive diverse valutazione e determinazioni assunte dalle Autorità di gestione interessate. BACINO BA/3 Sud Barese Ai fini della migliore organizzazione e della economicità complessiva dei servizi, i Comuni dell ex Bacino BA/3 sono aggregati ai Bacini limitrofi BA/2, BA/4 e BA/5. BACINO BA/4 Murgia N. Comuni: 9 Produzione rifiuti: 198 t/g Altamura, Cassano Murge, Gravina in P., Grumo Appula, Minervino Murge, Poggiorsini, Santeramo in Colle, Spinazzola, Toritto. FASE DI TRANSIZIONE Discarica controllata: Altamura, c.da Le Lamie (privata, in esercizio) GESTIONE A REGIME Impianto complesso di titolarità pubblica costituito da Centro di selezione e biostabilizzazione, con annessa discarica di servizio/soccorso: Approfondimento individuazione sito in fase di definitiva valutazione (da realizzare). Linea di produzione CDR: Utilizzazione di uno degli impianti realizzati a servizio dei Bacini BA/1, BA/2 o BA/5, previa intesa tra le Autorità per la gestione interessate Impianto di compostaggio: Da definire da parte della Autorità per la gestione Centro materiali racc. diff.: Da definire da parte della Autorità per la gestione PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 51

59 BACINO BA/5 Sud-Est Barese e Valle d Itria N. Comuni: 21 Produzione rifiuti: 470 t/g Acquaviva delle Fonti, Adelfia, Alberobello, Capurso, Casamassima, Castellana Grotte, Cellamare, Conversano, Gioia del Colle, Locorotondo, Mola di Bari, Monopoli, Noci, Noicattaro, Polignano, Putignano, Rutigliano,Sammichele di Bari, Triggiano, Turi, Valenzano. FASE DI TRANSIZIONE Discarica controllata: Conversano, c.da Martucci (privata, in esercizio) Centro di selezione: Conversano, c.da Martucci (pubblico, realizzato) Centro materiali racc. diff.: Conversano, c.da Martucci (pubblico, realizzato) GESTIONE A REGIME Impianto pubblico complesso costituito da Centro di selezione, biostabilizzazione e produzione CDR: Conversano, c.da Martucci (linea di selezione pubblica realizzata, linea di biostabilizzazione e di produzione CDR da realizzare) Discarica di servizio/soccorso: Approfondimento individuazione sito in fase di definitiva valutazione (da realizzare). Centro materiali racc. diff.: Conversano, c.da Martucci (pubblico, realizzato) Impianto di compostaggio: Gioia del Colle, c.da San Francesco (pubblico, in realizzazione in concessione) Il Piano definisce che l organizzazione territoriale in bacini di utenza è stata effettuata sulla base di: a) fattori di omogeneità territoriale, storico-amministrativa e socio-economica compresa la distribuzione sul territorio dagli Enti ed Organismi interessati, a diverso livello di compiti e responsabilità, alla gestione del sistema smaltimento rifiuti; PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 52

60 b) prevalente limitazione dei confini all ambito provinciale, con possibilità di conferimento ad impianti di bacini diversi in caso di eccedenze di potenzialità di questi impianti in relazione ai fabbisogni dei rispettivi ambiti; c) dimensionamento in funzione delle potenzialità più convenienti in relazione alla soluzione impiantistica da adottare, a sua volta legata alle caratteristiche sociali ed economiche della zona interessata; d) localizzazione degli impianti di trattamento/smaltimento in un ottica di minimizzazione delle percorrenze per il conferimento e di equa ripartizione in relazione alla presenza di altre attività industriali, commerciali, artigianali, e, soprattutto, degli impianti di smaltimento dei rifiuti speciali e tossico-nocivi, nonché in funzione, per quanto possibile e compatibile con le esigenze generali di pianificazione, della distribuzione ponderale della produzione dei rifiuti, in modo da ridurre al minimo le necessità di movimentazione degli stessi; e) minimizzazione dei costi globali di intervento per la realizzazione e/o adeguamento degli impianti e di quelli di gestione dell intero sistema di smaltimento. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 53

61 Figura 2-1: Bacini di utenza della Provincia di Bari PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 54

62 In merito alla gestione dei rifiuti la linea direttrice dell intera organizzazione territoriale per i rifiuti urbani contenuta nel Piano Regionale è stata di assicurare la gestione unitaria a livello di ambito territoriale ottimale, al fine di coordinare tra loro una serie di fattori tra loro complementari per pervenire ad un sistema integrato (autosufficienza, responsabilità condivise, possibilità, gestione integrata dei diversi servizi) che promuova l abbandono della logica del rifiuto tutto da smaltire per favorire invece la prevenzione e la riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti e il recupero di materia e di energia, attraverso la raccolta differenziata e le altre forme di selezione, assegnando allo smaltimento un ruolo residuale. Da ciò, recita il Piano, deriva l esigenza di attivare ogni utile iniziativa per individuare in ambito locale: a) La forma associativa più efficace tra i comuni ricadenti sullo stesso ambito territoriale ottimale, al fine di superare l esistente frammentazione della gestione dei rifiuti; b) Le modalità per raggiungere, attraverso la gestione unitaria da parte di un unico soggetto giuridico per ogni ambito territoriale ottimale, l obiettivo di dare priorità alla raccolta differenziata e alle altre attività di recupero dei rifiuti urbani, rispetto al loro smaltimento in discarica controllata; Una ulteriore azione per favorire la costituzione di forme di associazione tra i comuni finalizzate alla gestione unitaria dei rifiuti urbani, è di facilitare i compiti dei comuni stessi fornendo specifici schemi di vari atti amministrativi da adottare quali convenzione, deliberazioni per la regolamentazione dei servizi, statuti di consorzi di comuni e di società miste, contenuti nell Allegato B del Piano. Per quanto concerne la gestione, questa deve mirare al recupero e al riutilizzo, riservando allo smaltimento definitivo in discarica controllata una funzione residuale. Il Piano specifica che questa finalità generale può essere perseguita attraverso l attivazione di: a) azioni organizzative: PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 55

63 Definizione della gestione associata negli ambiti territoriali ottimali, delle varie fasi di raccolta, trattamento e destinazione dei rifiuti urbani; Omogeneizzazione sul territorio regionale dei costi di gestione dei rifiuti urbani, a partire dai costi di smaltimento definitivo; Accordi di programma con consorzi o associazioni di categoria per il sicuro conferimento dei rifiuti selezionati; Coinvolgimento delle Associazioni del Terzo Settore per l attivazione di raccolte differenziate di nicchia ; Costituzione Osservatorio regionale sui rifiuti; Attivazione della raccolta differenziata sull intero territorio regionale, con la individuazione di modalità di svolgimento della stessa, eventualmente diversificata anche in relazione alle specifiche situazioni ambientali; Conferimento esclusivo dei rifiuti organici selezionati negli impianti di compostaggio esistenti o da realizzare; Creazione di un circuito diversificato per gli imballaggi secondari e terziari anche da conferire per il successivo recupero ai servizi pubblici, nelle more della organizzazione dei servizi dedicati a cura del Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI); Promozione del consumo di materiali riciclati. b) azioni infrastrutturali: Centri di raccolta, prima lavorazione e stoccaggio dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata; Centri di selezione dei rifiuti tal quale per il recupero di materiali da destinare alla produzione di combustibile alternativo; Linee di compostaggio per il trattamento di frazioni organiche selezionate; Linee di produzione di combustibile alternativo da rifiuti; PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 56

64 Eventuale realizzazione di impianti dedicati di termovalorizzazione di rifiuti selezionati ad elevata resa di recupero energetico. c) azioni di sensibilizzazione e informazione/formazione: campagne di informazione, anche disposte a carico dei Consorzi nazionali obbligatori, per il corretto svolgimento delle attività di raccolta differenziata; campagne di sensibilizzazione per il consumo di materiali riciclati; Attività di informazione/formazione rivolte alle strutture tecniche degli enti locali sui temi della gestione rifiuti, dal punto di vista tecnico (modalità organizzative, raccolta differenziata, compostaggio, recupero energetico) e dal punto di vista amministrativo (tassa/tariffa, gestione servizi in associazione tra comuni). Per quanto attiene la provincia di Bari, il Piano registra una situazione di crisi correlata alle seguenti circostanze: o Nell area del nord-barese (bacino BA/1), l impianto di discarica di Trani, che garantiva lo smaltimento controllato di numerosi comuni, è oggi sottoposto a provvedimento di sequestro con conseguente sospensione dell esercizio, nelle more della definizione del contenzioso e degli atti giudiziari in corso, con la contestuale destinazione dei rifiuti urbani nei volumi residui dell impianto di Andria; in tale situazione, l impianto di compostaggio in esercizio a Molfetta continua a risultare altamente sottoutilizzato; o Nell area del sud-est barese (bacino BA/5), l impianto di discarica controllata di Conversano, è esercitato in forza di un provvedimento di emergenza; o Nell area del sud barese (corrispondente all ex-bacino di utenza BA/3, poi confliuito negli altri), l assenza di impianti in esercizio determina il ricorso allo smaltimento in impianti autorizzati in altre aree territoriali (provincia di Taranto e impianti del bacino BA/2, BA/4 e BA/5) con la conseguente accelerazione del consumo di quei volumi di discarica autorizzati ed attrezzati. A fronte di tutto ciò il Piano stabilisce per la provincia di Bari le seguenti iniziative: PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 57

65 a) esame tecnico amministrativo, con espressione di parere costruttivo, della sussistenza delle condizioni per l approvazione del nuovo progetto dell impianto di discarica controllata di titolarità pubblica di Trani e la conseguente prosecuzione dell esercizio; b) ottimizzazione dell utilizzazione dell impianto di compostaggio di Molfetta; c) accelerazione del completamento ed entrata in esercizio degli interventi già cantierizzati in attuazione della precedente programmazione a Trani (linea di selezione del rifiuto indifferenziato);a Molfetta (linea trattamento R.D.); a Conversano ( linea trattamento R.D. -linea di selezione del rifiuto indifferenziato); d) attivazione progettazione impianti pubblici per selezione rifiuti indifferenziati e stabilizzazione frazione organica per le aree dei bacini di utenza BA2 e BA4; e) definizione piano di conferimento dei rifiuti dei comuni del bacino di utenza BA3, in presenza della sospensione dei lavori per la realizzazione degli impianti già programmati e localizzati ad Acquaviva delle Fonti. Le forme di gestione previste dal Piano Regionale sono: Società mista a prevalente capitale pubblico: si associano al Consorzio di Comuni dello stesso bacino le società private che gestiscono l appalto del servizio in ognuno dei Comuni compresi nel bacino di utenza attraverso apposita rinegozziazione. Qualora ognuno degli stessi Comuni abbia un appaltatore diverso viene prospettata la soluzione per la quale i diversi soggetti privati si raggruppino in una società di capitali che partecipi, perché a ciò finalizzata, alla società mista a prevalente capitale pubblico. Convenzione costitutiva di consorzio: si conviene di costituire un Consorzio di Comuni ai sensi dell art. 31 del D.lgs 267/2000, per la gestione associata di servizi e per l esercizio di funzioni, secondo i fini del D.lgs 22/1997. In merito alla gestione dei rifiuti speciali, il Piano precisa che il regime normativo che disciplina il sistema dei rifiuti speciali è completamente diverso da quello sul quale si fonda il sistema di gestione dei rifiuti urbani. Per questi ultimi la legge stabilisce la competenza obbligatoria dei Comuni ed il diritto PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 58

66 di privativa pubblica per l esercizio delle attività connesse; a ciò consegue che il relativo Piano Regionale di gestione può e deve indicare non solo obiettivi generali ma anche soluzioni organizzative ed impiantistiche sul territorio congrue a soddisfare il fabbisogno connesso alla quantità e qualità dei rifiuti prodotti, nonché prevedere che tali soluzioni vengano approntate dalla parte pubblica e che la stessa parte pubblica ne assicuri e garantisca la gestione. Diversamente, soluzioni organizzative ed imprenditoriali, funzionali all esercizio di attività di gestione dei rifiuti speciali, possono essere oggetto della iniziativa di qualunque imprenditore, nel rispetto, ovviamente, di tutte le norme che ne compongono l organica disciplina. Da ciò discende che il relativo Piano regionale di gestione può e deve indicare il fabbisogno quali-quantitativo di impianti, indicare le tecnologie utilizzabili, individuare i criteri tecnici in base ai quali possono definirsi nell ambito del territorio regionale le zone idonee e quelle non idonee alla localizzazione degli impianti, individuare le azioni da porre in essere per favorire in primo luogo il recupero di materiali e di energia ed in secondo luogo il recupero e/o lo smaltimento in luoghi il più possibile vicini a quelli di produzione, allo scopo di ridurre gli impatti ed i costi della movimentazione. Ciò che al Piano regionale deve ritenersi invece precluso è di stabilire il numero, la potenzialità, la dislocazione degli impianti da realizzare e neppure le utenze a ciascuno di essi riferibili; al riguardo si deve tener presente che non può porsi alcun limite territoriale al principio generale della libera circolazione dei rifiuti speciali. L iniziativa pubblica può ben riguardare la realizzazione e gestione di impianti in genere, ma non può in alcun modo porsi come esclusiva o preclusiva dell iniziativa imprenditoriale di altri soggetti, con i quali, in tal caso, concorre sul libero mercato dei servizi. Si rileva che tale impostazione è stata poi superata dai contenuti del successivo Piano regionale dei rifiuti speciali (D.C. 246/06) di cui si dirà al paragrafo 2.6, in quanto quest ultimo stabilisce la possibilità di effettuare operazioni di recupero PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 59

67 anche al di fuori del contesto regionale e di adottare, viceversa, il principio dell autosufficienza a livello regionale per lo smaltimento. Una ulteriore definzione delle problematiche inerenti lo smaltimento dei rifiuti speciali è stata infine introdotta con L.R. 29/07, con la quale si autorizza la smaltimento di rifuti speciali pericolosi e non prodotti in altre regioni, presso appropriati impianti presenti nel territorio regionale, a patto che sia certificato che, nel luogo di produzione, non vi siano ovvero non siano operanti, idonei impianti di smaltimento e quelli in territorio pugliese siano i più vicini al luogo di produzione. E opportuno far rilevare che il Commissario Straordinario per l emergenza rifiuti della Puglia ha incentrato la soluzione del problema sulla proprietà pubblica degli impianti per il trattamento dei rifiuti urbani, mantenendo, invece all iniziativa privata tutte le attività per la gestione dei rifiuti un tempo definito come speciali. La organizzazione gestionale prevista dal Piano è, anch essa, incentrata sul prevalente ruolo del pubblico nella gestione dei rifiuti. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 60

68 BACINO Fase di transizione Proprietà Gestione a regime Proprietà BA/1 Nord pubblica pubblico Barese BA/2 Bari e Comuni cintura Nord- Ovest BA/4 Murgia BA/5 Sud-est Barese e Valle d Itria Discarica di Trani in esercizio Discarica di Andria in ampliamento Centro di selezione di Trani in costruzione Centro mat. racc. differenziata di Molfetta realizzato Impianto di compostaggio di Molfetta in esercizio in concessione Discarica di Giovinazzo in esercizio Discarica di Bitonto esaurita con possibilità di ampliamento Impianto di compostaggio di Molfetta in esercizio in concessione Discarica di Altamura in esercizio Discarica di Conversano in esercizio Centro di selezione di Conversano realizzato Centro mat. racc. differenziata di Conversano realizzato pubblica pubblico pubblico pubblico privata privata pubblico privata privata pubblico pubblico Impianto complesso (selezione in costruzione, biostabilizzazione e CDR da realizzare, discarica di servizio/soccorso in esercizio) di Trani Centro materiali racc. diff.di Molfetta realizzato Impianto di compostaggio di Molfetta in esercizio in concessione Discarica di servizio/soccorso di Andria in ampliamento Impianto complesso (selezione, biostabilizzazione, CDR, discarica di servizio/soccorso) di Giovinazzo da realizzare Centro materiali racc. diff.di ASI Bari/Modugno realizzato Impianto di compostaggio di Molfetta del Bacino BA/1 in esercizio in concessione Impianto complesso (selezione, biostabilizzazione con annessa discarica di servizio/soccorso ) da realizzare Linea di produzione del CDR (utilizzo di uno degli impianti degli altri bacinia previa intesa ) Centro materiali racc. diff. Impianto di compostaggio Impianto complesso (linea selezione pubblica realizzata linea biostabilizzazione, CDR, discarica di servizio/soccorso da realizzare) di Conversano Centro mat. racc. differenziata di Conversano realizzato Impianto di compostaggio di Gioia del Colle in realizzazione in concessione pubblico pubblico pubblica pubblico Consorzio ASI con fondi pubblici pubblico pubblico da definire da definire pubblico pubblico pubblico Tabella 2-4: Status impiantistico PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 61

69 2.5 IL PIANO REGIONALE n 187/05 Tale Piano approvato con Decreto Commissariale n 187 del 09/12/2005 (aggiornamento, completamento e modifica al Piano Regionale di gestione dei rifiuti in Puglia), è una rivisitazione del precedente Piano, nelle seguenti direzioni: Riprendere in considerazione la composizione merceologica dei rifiuti urbani, cercando di individuare alcune modifiche da apportare a quelle fin qui utilizzate, al fine di impiegare una base che possa essere ritenuta la più vicina alla realtà; Quantificare gli obiettivi di riduzione dei rifiuti e precisare quelli di raccolta differenziata per ciascuna filiera, ricalcolando quindi gli indici di recuperoobiettivo alla luce delle abbondanze relative delle diverse frazioni nei rifiuti residuali ; Calcolare quindi le quantità di rifiuti residue la relativa composizione merceologica, anche al fine di valutare l utilità e il fabbisogno di un ipotetico utilizzo energetico; Calcolare il fabbisogno impiantistico complessivo della regione, sia per ciò che concerne gli impianti di trattamento biologico che quelli di recupero energetico (produzione di CDR); Estendere l impostazione adottata ad un orizzonte temporale non eccessivamente ridotto, in modo da riscontrare il modificarsi del fabbisogno impiantistico man mano che le raccolte differenziate si consolidano. Gli obiettivi del Piano consistono nell attivare una Raccolta Differenziata che entro il 2010 raggiunga il 55% del rifiuto prodotto; che entro la stessa data limiti lo smaltimento in discarica nel rispetto dei requisiti, delle prescrizioni, delle condizioni e degli obiettivi del D.Lgs. n. 36/2003; che incentivi la diminuzione del rifiuto e del riciclo dello stesso e che, a valle della RD, proceda a operazioni di biostabilizzazione PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 62

70 e produzione di CDR. Per quanto concerne la dotazione impiantistica della Provincia di Bari, nel Piano, di seguito, viene illustrato il quadro attualmente presente distinto per ATO. ATO Prod. RSU (t/g) Impianto Comune Stato impianto Potenzialità di progetto Potenzialità residua Previsione chiusura BA/1 515 D D Trani Andria realizzata, in esercizio sopralzo da realizzare realizzata, in esercizio sopralzo da realizzare CMRD Molfetta realizzata, in esercizio 50 C S B SB Molfetta Trani Trani Andria sotto sequestro giudiziario lavori per riapertura impianto realizzata, non in esercizio Approvato in via definitiva, oggetto di atto in attesa ATO Approvato in via definitiva, oggetto di atto in attesa ATO ,500, , Fonte D.C. n. 156/05 - Dato aggiornato a dicembre 2005 ATO Prod. RSU (t/g) Impianto Comune Stato impianto Potenzialità di progetto Potenzialità residua Previsione chiusura D Giovinazzo realizzata, in esercizio 85,000 set-06 D Bitonto realizzata, in esercizio 70,000 set-06 BA/2 580 SB S Giovinazzo Bari impianto mobile temporaneo, realizzato in esercizio, in ampliamento sotto sequestro giudiziario lavori per riapertura impianto CMRD Bari-Modugno Approvato in via definitiva, oggetto di atto in attesa ATO 55 Fonte: D.C. n. 156/05 - Dato aggiornamento a dicembre 2005 ATO Prod. RSU (t/g) Impianto Comune Stato impianto Potenzialità di progetto Potenzialit à residua Previsione chiusura BA/4 198 D Altamura realizzata, in esercizio autorizzato ulteriore sopralzo (proprietà privata) Fonte: D.C. n. 156/05 - Dato aggiornamento a dicembre ,000 nov-06 PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 63

71 ATO Prod. RSU (t/g) Impianto Comune Stato impianto Potenzialità di progetto Potenzialità residua Previsione chiusura BA/5 470 D Conversano realizzata, in esercizio autorizzato ulteriore sopralzo (proprietà privata) CMRD Conversano realizzato, non in esercizio 25 S Conversano realizzato, non in esercizio ,000 giu-07 C Gioia del Colle aggiudicato, in costruzione 60 Fonte: D.C. n. 156/05 - Dato aggiornamento a dicembre 2005 Tabella 2-5 Dotazione impiantistica provinciale, distinta per ATO - fonte D.C. 187/ IL PIANO DI GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI NELLA REGIONE PUGLIA N 246 DEL e s.m.i. Il Piano approvato con D.C.n 246/2006, integra e modifica il piano di gestione dei rifiuti della Regione Puglia approvato con decreto del Commissario delegato n. 41, del 6 marzo 2001, per la parte inerente la gestione dei rifiuti speciali. I rifiuti speciali oggetto del Piano, classificati secondo quanto previsto dall art. 184, del decreto legislativo n. 152/06, sono : a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali; b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo; c) i rifiuti da lavorazioni industriali; d) i rifiuti da lavorazioni artigianali; e) i rifiuti da attività commerciali; f) i rifiuti da attività di servizio; g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acquee dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi; h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie; PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 64

72 i) i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti; j) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti; k) il combustibile derivato da rifiuti; l) i rifiuti derivati dalle attività di selezione meccanica dei rifiuti solidi urbani. Non sono compresi i rifiuti speciali prodotti da attività artigianali, commerciali e di servizio, assimilati ai rifiuti urbani che sono soggetti al regime dei rifiuti urbani e sono perciò compresi nella parte del documento di programmazione in questione avente ad oggetto la gestione dei rifiuti urbani. Il Piano individua misure organizzative, normative, di programmazione e pianificazione per garantire che la gestione dei rifiuti si svolga in condizioni di sicurezza (art. 178, c. 1 e 2, 181 e 182), per attuare i principi di prevenzione, responsabilità, e chi inquina paga (art. 178, c. 3), per gestire i rifiuti secondo criteri di efficacia, efficienza, economicità e trasparenza (art. 178, c. 3), per disciplinare la conclusione di accordi di programma finalizzati ad attuare gli obiettivi della parte IV Dlgs n. 152 del 2006 (art. 178, c. 4) e per favorire la prevenzione (art , e 199, c. 2) e il recupero (art. 181) dei rifiuti. I contenuti minimi essenziali del Piano sono individuati espressamente dall articolo 7, della Direttiva 91/156/CE, richiamato, per i rifiuti pericolosi, dall articolo 6 della Direttiva 91/689/CEE, nonché dalla disciplina nazionale interpretata in conformità alle disposizioni comunitarie di settore, integrati con specifiche misure di prevenzione della pericolosità e della quantità di rifiuti prodotti. La base di partenza di elaborazione del nuovo Piano sono i dati e le informazioni di cui art. 7, comma 1 lett. a della Direttiva CE. Si tratta in primo luogo dei dati e delle informazioni relativi al contesto operativo esistente, e precisamente: tipo, quantità e origine di rifiuti recuperati e smaltiti, modalità di recupero e di smaltimento, rapporto tra offerta impiantistica e fabbisogno, criticità. Sulla base di questi dati è stata prefigurata l evoluzione nel tempo della quantità e tipologia dei rifiuti prodotti e del relativo fabbisogno impiantistico, tenendo conto del PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 65

73 contesto socio economico regionale e nazionale e degli obiettivi del Piano. In dettaglio, sono stati individuati: i rifiuti oggetto di pianificazione; misure operative e moduli organizzativi per razionalizzare la raccolta, la cernita e il trattamento dei rifiuti (art. 7, comma 2, lett. c, della direttiva); norme e requisiti tecnici generali (art. 7, comma 1, lett. b), della direttiva, disposizioni speciali per rifiuti di tipo particolare (art. 7, comma 1, lett. c), della direttiva, criteri di localizzazione di impianti adatti per lo smaltimento (art. 7, comma 1, lett. d) DIR, persone fisiche o giuridiche abilitate a procedere alla gestione dei rifiuti ( art. 7, comma 2, lett. a), della direttiva; misure per favorire l impiego di tecnologie pulite (art. 3, comma 1, lett. a) e b), della direttiva e la produzione di prodotti riciclabili e riutilizzabili (art. 3,comma 1, lett. a) e b) della direttiva; misure per limitare la formazione e per promuovere il recupero dei rifiuti; Misure per garantire che lo smaltimento e il recupero dei rifiuti avvenga in modo responsabile, per assicurare che i rifiuti siano recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all ambiente (art 4, comma 1, della direttiva), per contrastare l abbandono, lo scarico e lo smaltimento incontrollato (art 4, comma 2, della direttiva); una rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento che tenga conto delle tecnologie più perfezionate che non comportano costi eccessivi, del contesto geografico e della necessità di impianti specializzati per determinati tipi di rifiuti (art. 5 c. 1, primo periodo, della direttiva) per conseguire l autosufficienza nello smaltimento, contribuendo alla realizzazione di tale obiettivo a livello nazionale, nonché per conseguire l obiettivo della vicinanza dello smaltimento al luogo di produzione e la limitazione della movimentazione dei rifiuti avviati allo smaltimento. In particolare, per PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 66

74 consentire che attraverso tale rete si consegua l obiettivo di smaltire i rifiuti in uno degli impianti appropriati più vicini, grazie all utilizzazione dei metodi e delle tecnologie più idonei a garantire un alto grado di protezione dell ambiente e della salute pubblica (art. 5, comma 2, della direttiva). Il Piano contiene i seguenti dati: la produzione di rifiuti speciali in Puglia, distinguendo: la produzione rifiuti speciali pericolosi; la produzione rifiuti speciali non pericolosi; la produzione di rifiuti per provincia; i possibili andamenti futuri di crescita sia per i rifiuti speciali non pericolosi che pericolosi; i flussi di rifiuti; la disponibilità impiantistica, comprensiva degli impianti di riciclo. Sulla base di tale elementi, il piano provvede a: - la valutazione dei flussi; - la definizione delle strategie e degli obiettivi; - la definizione del fabbisogno degli impianti di riciclo, di recupero e di smaltimento, indicandone la loro potenzialità e le caratteristiche principali; - la stima dei costi di smaltimento e di recupero dei rifiuti; - la determinazione dei criteri per l'individuazione e la localizzazione di impianti; - la definizione del ruolo delle province e degli enti di controllo. Si ribadisce la modifica sostanziale che tale programmazione applica al precedente Piano regionale di cui al D.C. 296/02 e s.m.i., per ciò che concerne la limitazione PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 67

75 territoriale alla libera circolazione dei rifuti speciali, consentendo, alle sole operazioni di recupero la possibilità di soluzioni extra-regionali e limitando le operazioni di smaltimento all ambito regionale. Con riferimento alla recente Legge Regionale 29/07, avente ad oggetto la disciplina per lo smaltimento dei rifuti speciali pericolosi e non prodotti fuori regione, presso impianti regionali, si richiama la sentenza della Corte Costituzionale n. 10 del 14/01/2009 che ha sancito l illegittimità costituzionale dell art. 3, comma 1 della citata legge, nonché delle restanti disposizioni della stessa. 2.7 LA PUBBLICIZZAZIONE DELLE DISCARICHE ESISTENTI Preso atto della impostazione del contenuto nel Piano Regionale incentrato sul ruolo pubblico nello smaltimento dei Rifiuti Urbani, il Commissario Straordinario ha trasformato l iniziale situazione dello smaltimento dei rifiuti pubblicizzando le discariche di proprietà privata, attraverso la definizione di Convenzioni tra i proprietari ed i Comuni sede degli impianti. Allo stato attuale sono state convenzionate le seguenti discariche: Impianto di discarica di ex 1^ categoria RSU sita in Andria in c.da S. Nicola La Guardia; Impianto di discarica di ex 1^ categoria RSU + linea di selezionamento RSU tal quali + linea di biostabilizzazione in agro di Giovinazzo località S. Pietro Pago; Impianto di discarica di ex 1^ categoria RSU + centro di selezionamento RSU tal quali in agro di Giovinazzo località S. Pietro Pago; La Convenzione stipulata tra il Comune e la Concessionaria prevede che la proprietà della discarica passi al soggetto pubblico, rappresentato dal Comune e che la gestione dell impianto sia affidata al precedente proprietario per la durata dell invaso compresa la sua dismissione. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 68

76 La durata della gestione sarà pari a quella stabilita dai provvedimenti autorizzativi, per quanto attiene la gestione del servizio di smaltimento dei volumi abbancabili, e di ulteriori trenta anni, per le attività di post-esercizio e, comunque, nel rispetto delle relative prescrizioni commissariali emanate o emanarsi. La convenzione tipo si compone di 19 articoli: Nell art. 1 viene stabilito che l Oggetto della convenzione è: la cessione da parte della Concessionaria, al Comune, delle aree e di tutte le strutture a carattere fisso a servizio dell impianto di trattamento e/o stoccaggio dei rifiuti; l affidamento in concessione da parte del Comune, del servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani ed assimilati, alla Concessionaria, previa realizzazione delle opere strutturali che si renderanno necessarie per la gestione dei rifiuti, nelle tipologie e quantitativi previsti nelle autorizzazioni. Nell art. 2: Carattere dei servizi si delinea la tipologia di servizio concesso che è da considerarsi servizio pubblico essenziale ed indispensabile e pertanto non può essere sospeso o abbandonato per nessun motivo. La durata della convenzione viene sancita nell art. 3, che stabilisce che ha durata pari a quella stabilita dai provvedimenti autorizzativi per quanto attiene la gestione del servizio di smaltimento dei volumi abbancabili, e di ulteriori anni trenta per le attività di post-ispessimento per le attività di post-esercizio e, comunque, nel rispetto delle relative prescrizioni commissariali emanate o a emanarsi. L inizio dei lavori e del servizio (art. 4) dovranno avere inizio, previa apposita comunicazione, entro e non oltre trenta giorni dalla sottoscrizione del presente atto ed essere ultimati e collaudati entro i 90 giorni successivi, salvo diverse disposizioni dell Autorità Competente o causa di forza maggiore. L inizio del servizio di smaltimento dovrà avere inizio entro e non oltre 15 giorni, a decorrere dalla apposita comunicazione a cura del concessionario circa l assunzione di tutti gli adempimenti necessari e, comunque, entro e non oltre 15 giorni dalla data di rilascio del certificato PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 69

77 di collaudo. L inizio del servizio, inoltre, è subordinato alla redazione di apposito verbale redatto e sottoscritto dalla concessionaria e da apposita Commissione Comunale per la verifica delle certificazioni tecniche e delle autorizzazioni e dei requisiti personali e professionali necessari all esercizio di detta attività, oltrecchè alla verifica delle costituzioni delle cauzioni previste, se la consegna è anticipata rispetto alla sottoscrizione del presente contratto Le attività di Chiusura e post-chiusura (art. 7) sono a carico del contraente che si impegna a svolgere, con un organizzazione di personale e mezzi adeguati, tutte le attività, gli impegni e le voci che contribuiscono a formare i costi di chiusura e postchiusura come da progetto definitivo approvato. In particolare, in ottemperanza del Decreto di approvazione, la Contraente eseguirà i lavori di chiusura della discarica entro i 12 mesi successivi all esaurimento dei volumi autorizzati. Il Compenso per disagio ambientale (art. 12) ai sensi e per gli effetti dell art. 10 della L.R. 17/93 come modificato dall art. 4 della L.R. 13/96, la Contraente verserà al Comune la quota dei costi, di gestione considerata nel quadro economico, non inferiori ad Euro 1.03 per ogni tonnellata di rifiuto conferita in discarica, quale contributo per i costi socio ambientali connessi alla gestione dell impianto, salvo aumenti derivanti da determinazioni delle Autorità Competenti. La Modalità di corresponsione del canone di concessione e del compenso per disagio ambientale avverrà rispettando le seguenti modalità: Il versamento delle somme di cui all art. 10 comma 1 e del compenso di cui all art. 12 saranno effettuate in favore del Comune, sulla base delle dichiarazioni, rese dalla ditta ai sensi della L. 15/68 e successive modifiche ed integrazioni, con cadenza semestrale posticipata entro il 31 Luglio per il 1 semestre di ogni anno, mentre per il 2 semestre entro il 31 dicembre di ogni anno, con riferimento alle quantità accertate al 15 dicembre, salvo conguaglio successivo al versamento delle eventuali differenze, in concomitanza del versamento del semestre successivo, sulla scorta delle comunicazioni effettuate dalla ditta alla Regione e alla Provincia, quale gestore della discarica, ai sensi dell art. 3 comma 4 della L.R. n 17/93. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 70

78 Restano a carico della Ditta gli oneri di realizzazione dell opera pubblica di cui all art. 10, comma 2, che si intendono comprensivi di quelli necessari alla progettazione svolta a cura della concessionaria, e alla direzione lavori e al collaudo. Le Garanzie (art. 14) che la concessionaria è obbligata a presentare entro 30 gg dalla entrata in esercizio obbligatoria sono: una cauzione definitiva sull importo degli introiti oggi stimabili, rapportato ad un canone annuo presunto, mediante fideiussione assicurativa da primaria compagnia di assicurazione, a rimodulare dopo la realizzazione dell opera pubblica; una cauzione definitiva di durata quadriennale e comunque non inferiore alla durata dell esercizio della discarica e delle operazioni di chiusura della stessa mediante fideiussione assicurativa da primaria compagnia di assicurazione pari all importo previsto in conto economico per i lavori di chiusura; una copertura fidejussoria assicurativa continuativa, da compagnia di assicurazione di rilevanza nazionale e di primaria importanza, rilevabile dal registro ANIA, a garanzia dell esecuzione delle attività di post-chiusura, da ridurre con frequenza annuale in misura della attività svolta a seguito di accertata rendicontazione a partire dalla conclusione del primo anno di postgestione e sino al completamento della stessa. Le Penali (art. 15) per mancata o ritardata esecuzione dei servizi previsti contrattualmente, limitatamente al periodo interessato dalla inadempienza, saranno applicate a carico della Concessionaria penali nella misura pari al mancato introito del canone di concessione e del contributo ex art. 10 L.R. 17/92 e art. 4 L.R. 13/96 per un quantitativo medio giornaliero stimato in relazione ai conferimenti effettuati nei trenta giorni precedenti, rivalendosi per questo sulla cauzione che verrà reintegrata nei termini fissati dall A.C.. Per ritardata realizzazione, non giustificata, delle opere di costruzione, rispetto ai termini di cui all art. 4, saranno applicate a carico della Concessionaria penali nella misura di Euro 500 giornaliere per ogni giorno di ritardo fino a 120 gg.; oltre tale data resta facoltà dell A.C. recedere dal presente atto con rivalsa nei confronti della concessionaria inadempiente secondo quanto previsto all art. 17. Le Inadempienze contrattuali (art. 16) fatte salve qualunque causa non direttamente PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 71

79 dipendente dalla Contraente e quelle di forza maggiore quali, a titolo meramente esemplificativo: sospensione dei conferimenti dovuta alle Autorità competenti, il COMUNE avrà diritto di rivalersi sulla cauzione come sopra presiata e la Contraente dovrà reintegrarla nel termine che le verrà prefisso, qualora il Comune medesimo dovesse rivalersi i tutto o in parte di tale cauzione. La Risoluzione del contratto (art. 17) fatta salva l applicazione dei provvedimenti di cui agli artt. 15 e 16, il Comune potrà dichiarare la risoluzione ipso iure del contratto nei seguenti casi: a) quando la Ditta si renda colpevole di frodi ovvero di risultati in stato di insolvenza; b) accertata ripetuta insolvenza verso dipendenti o istituti assicurativi (INPS-INAIL), salvo rateizzazioni accordate da tali enti; c) cessione totale o parziale ad altri del presente contratto; d) qualora svolga privatamente smaltimento di rifiuti senza essere stata a ciò autorizzata dalla A.C.; e) in caso di decadenza e revoca dell autorizzazione all esercizio dell impresa; f) qualora riscontri l insorgenza di uno dei casi di decadenza sopra specificati, il dirigente notifica l addebito al Concessionario; con espresso invito a produrre le controdeduzioni entro il termine di 7 giorni dalla data della notifica; g) nel caso di sospensione, anche parziale dei servizi; nel qual caso il comune avrà facoltà di provvedere, direttamente o mediante altra ditta, alla continuazione degli stessi con addebito al Concessionario delle spese e delle eventuali penalità; h) nel caso di ritardo dei lavori di costruzione rispetto ai termini previsti all art. 16; nel qual caso l A.C. si riserva la facoltà di rivalersi dei danni; i) nel caso di decadenza, rescissione o risoluzione del contratto per colpa del Concessionario, questo, oltre ad essere tenuto al risarcimento dei danni, incorrerà nella perdita della cauzione. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 72

80 j) qualora, senza giustificato motivo e/o giusta causa, il concessionario dovesse risolvere il contratto anteriormente alla scadenza convenuta, il Comune potrà rivalersi sulla cauzione, addebitando all inadempiente, a titolo penale, la maggiore spesa derivante dall assegnazione provvisoria dei servizi ad altra Ditta, fino alla scadenza naturale dell appalto. Gli Effetti della convenzione (art. 18) sono il materiale trasferimento della proprietà del sito e la corrispettiva dazione in concessione. Tutti gli altri effetti connessi all effettivo esercizio della discarica si produrranno solo dopo la stipula della polizza fidejussoria di cui sopra, la redazione del verbale di consegna e la verifica di tutti gli adempimenti ed autorizzativi previsto dalla legge. La Definizione delle controversie (art. 19) sarà deferita alla decisione di un Collegio Arbitrale composto da tre membri designati uno dalle rispettive parti ed il terzo di comune accordo, dagli arbitri così nominati. In caso di disaccordo, su istanza dei due arbitri nominati, procederà a tale designazione il presidente del tribunale Tutte le Spese e tasse (art. 20) relative al presente atto, nessuna esclusa od accettata, compresi i diritti di rogito e di registrazione, restano a carico della concessionaria. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 73

81 3 CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE Con Deliberazione di Giunta n.96 del 24/07/2007, la Provincia di Bari ha elaborato le linee di indirizzo politico-amministrative che in attuazione del Piano regionale, il Piano Provinciale di gestione dei rifiuti,con riferimento ai rifiuti urbani, dovrà seguire e che di seguito si riportano: - indicare le iniziative e gli interventi per limitare la produzione e la pericolosità dei rifiuti; - indicare le iniziative e gli interventi per favorire il reimpiego e riciclaggio, favorendo l impiantistica per la produzione di compost di qualità e del CDR-Q; - indicare le iniziative e gli interventi per minimizzare l avvio allo smaltimento delle sole frazioni residue in condizioni di sicurezza per l ambiente e la salute; - individuare all interno degli ATO eventuali bacini di smaltimento e/o aree di raccolta; - accertare il fabbisogno, la tipologia e la localizzazione degli impianti da realizzare nelle ATO puntando all autosufficienza a livello provinciale; - individuare le aree non idonee alla localizzazione di impianti e le zone idonee alla localizzazione degli impianti relativi ai rifiuti urbani, con indicazioni plurime per ogni tipo di impianto, preferenzialmente in aree con presenza di impianti di trattamento e/o smaltimento già esistenti; - disciplinare l organizzazione delle attività di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e assimilati nelle ATO e/o nelle aree di raccolta previste dal Piano Provinciale. Con riferimento alla gestione dei rifiuti speciali, i criteri a ciu il Piano dovrà conformarsi sono quelli di seguito indicati: a. Criterio di Prossimità : Ogni bacino deve gestire, riciclare, recuperare e smaltire i rifiuti che ha prodotto presso impianti il più possibile vicini al luogo di produzione. Solo per attività di recupero e riciclaggio si potrà fare eccezione a questo principio, con il limite della verifica del saldo ambientale dell operazione. Se l impianto di recupero è distante dal luogo di produzione dei rifiuti l impatto ambientale ed i PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 74

82 costi del trasporto potrebbero superare i vantaggi ambientali del recupero stesso e rendere irrazionale ed inefficiente il sistema. b. Principio di Autosufficienza gestionale : La dotazione impiantistica deve tendere alla completa autosufficienza dei bacini e ciò per riaffermare il principio di responsabilità nella produzione dei rifiuti ognuno gestisca i rifiuti che ha prodotto ed evitare gli impatti ambientali (inquinamento atmosferico, inquinamento delle acque, rumore, pressione sulla rete stradale) relativi al trasporto. c. Principio di Responsabilità condivisa : E ribadito il principio del chi inquina paga ed in questa ottica i produttori di beni di largo consumo vengono identificati come i principali responsabili unitamente ai distributori e fornitori di materie prime. Il Piano Provinciale dovrà favorire la creazione di una rete impiantistica dove necessariamente le previsioni della potenzialità degli impianti di recupero e smaltimento, presenti o da attivarsi, dovrebbero comunque essere dimensionate sulla stima dei rifiuti speciali prodotti localmente. Per le attività di recupero non potranno in via preliminare essere posti vincoli alle possibilità di recuperare rifiuti negli impianti industriali di produzione, una volta che siano verificati i presupposti di compatibilità ambientale. Saranno posti limiti alla potenzialità degli impianti di trattamento preliminare in conto terzi ed a quelli di smaltimento finale, tenendo conto della necessità di limitare le fasi di trasporto e della situazione impiantistica del contesto territoriale in cui l ambito si inserisce. Con riferimento alla individuazione delle aree idonee e non idonee alla localizzazione degli impianti, il criterio per l esclusione delle aree dovrà basarsi sulla presenza di vincoli di natura urbanistica, paesaggistica, idro-geologica, protezione ambientale,ecc., preferendo in termini di aree idonee, per tutti gli impianti ad eccezione delle discariche, quelle ricadenti in aree con destinazione urbanistica a zone industriali, a servizi tecnologici equivalenti. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 75

83 4 INQUADRAMENTO TERRITORIALE 4.1 CARATTERI DEL TERRITORIO CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE Il territorio della provincia di Bari fa parte dell unità morfologica denominata Murge che comprende gran parte della Regione Puglia. I terreni ricadenti nell area delle Murge, sia da un punto di vista morfologico che da quello geologico, costituiscono un unità omogenea; l intera area, infatti, risulta formata da rocce della stessa natura ed è stata interessata dalla medesima evoluzione tettonico - sedimentaria. La morfologia risulta a carattere prevalentemente collinare con alture non superiori ai 600 m di altitudine, nonché da pianure poco estese situate lungo le coste e lungo l Ofanto al confine con la Capitanata. L altopiano murgiano, che si estende per un'area molto vasta che comprende parte degli Ambiti BA/1, BA/2 e BA/4, ha la forma di un quadrilatero allungato delimitato da netti cigli; presenta, inoltre, due differenti aspetti che sono caratteristici da un lato delle Murge Alte, aride e denudate dalle acque di ruscellamento superficiale, e dall altro delle Murge Basse, fertili e ricoperte da una coltre di terreno colluviale ( terre rosse ). Le due aree sono separate da una scarpata a volte piuttosto ripida e a volte piuttosto acclive. Un chiaro rapporto di dipendenza lega gli elementi morfologici a quelli strutturali: le scarpate coincidono quasi sempre con i gradini di faglia talora più o meno elaborati dal mare, i dossi con le strutture positive e le depressioni vallive con le sinclinali. Le cime collinari, per lo più arrotondate, con quote massime a Torre Disperata (686 m) e a M. Caccia (680 m), si alternano con ampie depressioni localizzate lungo la Fossa Carsica di Castellana, il bacino carsico di Gurio La manna, il canale Pirro, ecc., mentre PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 76

84 sui pianori della parte centro meridionale si sviluppano le doline. Le Murge che costituiscono il territorio della provincia di Bari, degradano dolcemente, tramite delle scarpate più acclivi, verso la Basilicata e la Capitanata; ciò rende il paesaggio privo di disuniformità di rilievo, quindi, in riferimento a quanto descritto, omogeneo e armonico CARATTERISTICHE GEOLOGICHE ED IDROGEOLOGICHE Il territorio della Provincia di Bari è caratterizzato dal punto di vista geologico, da un basamento roccioso calcareo - dolomitico, tipico di piattaforma carbonatica, risalente all età giurassico cretacea, avente uno spessore di m. Tali rocce risultano affioranti nella quasi totalità del territorio, ad eccezione di alcune zone lungo la costa, e in depressioni interne, nelle quali il suddetto basamento risulta ricoperto da sedimenti quaternari, detritico organogeni, in facies di argille, limi, sabbie e calcareniti variamente cementati. Dal punto di vista idrogeologico, il territorio risulta delimitato a Nord-Ovest dal fiume Ofanto, a Sud Ovest ed a Sud dal Torrente Locone e dal Torrente Basentello, a Nord- Nord Ovest, a Nord, a Nord Nord Est e ad Est con il Mare Adriatico; a Sud e Sud Est è delimitato dalle Serre Taratine e dalla Murgia di Fasano. Il Torrente Basentello, affluente di sinistra del fiume Bradano, avente origine a nord di Palazzo San Gervasio, prosegue in direzione Nord ovest-sud Est fino a sfociare nello stesso, ed è caratterizzato da un andamento regolare nel primo tratto e tortuoso nel secondo tratto. Il Torrente Gravina, ha origine nella parte centro occidentale della Murgia, ed interessa il territorio della provincia di Bari lungo la parte più a monte del suo bacino, per poi sfociare nel Bradano, in territorio lucano. In gran parte il territorio risulta caratterizzato da un susseguirsi di dossi e avvallamenti che si aprono a bacini endoreici, sedi di possibili specchi lacustri stagionali, generalmente ospitanti pozzi con pareti e fondo di conci calcarei utilizzati dalle PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 77

85 popolazioni rurali come riserva idrica durante i periodi di siccità. Il regime in detto territorio, rilevato attraverso osservazioni triennali sulla quantità di pioggia caduta e sull andamento delle temperature, risulta interessato da due regimi, entrambi con siccità estiva più o meno accentuata: uno sublitoraneo con massimo principale nell autunno e secondario in inverno, e l altro, più diffuso, con un massimo unico in autunno. Quest ultimo si potrebbe indicare come regime mediterraneo attenuato o modificato. L idrografia sotterranea negli ultimi anni ha subito notevoli modifiche, conseguenza dei continui movimenti tettonici prodotti dal Pliocene ad oggi. Le ripetute e sostanziali variazioni di quota subite dal livello base della circolazione idrica sotterranea, hanno influenzato notevolmente il carsismo. L acquifero murgiano, in alcuni tratti delimitato al tetto da rocce pressoché impermeabili, nell insieme è costituito da rocce di bassa permeabilità d insieme, per tale motivo le acque sotterranee sono costrette a muoversi in pressione, anche a notevoli profondità rispetto al l.m.m., con conseguenti carichi idraulici elevati, oscillanti in un range di m s.l.m., nonché notevolmente variabili in direzione verticale. Le cadenti piezometriche sono anch esse sensibilmente elevate e si attestano su valori dell ordine dei 2 8 per mille. Le zone che presentano i più alti carichi piezometrici sono localizzate sia nelle aree più interne dell altopiano murgiano, dove tali valori raggiungono i 200 m s.l.m., sia in alcune aree distanti appena km dalla linea costa, dove i valori dei carichi idraulici si attestano intorno ai m s.l.m.. La permeabilità irregolare in direzione verticale ha come conseguenza il frazionamento della parte più alta della falda in più livelli idrici sovrapposti di modesta entità, separati da strati orizzontali rocciosi con permeabilità alta e bassa a tratti alterni che genera, di conseguenza, diversi carichi idraulici e diversa mobilità. In conseguenza della distribuzione spaziale dei diversi litotipi si possono evincere notevoli differenze nelle caratteristiche idrogeologiche delle diverse aree del territorio provinciale. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 78

86 Procedendo da Bitonto verso Andria (passando quindi dall'ambito BA/2 all'ambito BA/1), lo stato di fessurazione e carsificazione, quindi il tipo e il grado di permeabilità della successione carbonatica variano notevolmente. Nella zona di Bitonto, dove l alternanza dei calcari domina in profondità, il fenomeno carsico è praticamente assente, eccezion fatta per le zone più alte dove le fratture e le cavità carsiche di modesta entità sono interessate da terra rossa. L ammasso carbonatico nel suo insieme risulta impermeabile fino a profondità dell ordine di 500 m sotto il l.m.m.. La zona compresa tra Bitonto in direzione Terlizzi fino quasi a Corato, è caratterizzata da migliori caratteristiche della permeabilità. Ai litotipi si sostituiscono via, via, i calcari micritici e biostromali, i calcari alternati da dolomie e le dolomie. Proseguendo da Corato verso Andria, è prevalente la presenza di dolomie, impermeabili fino a profondità dell ordine di m sotto il l.m.m., oltre tale profondità, all interno dell acquifero, la permeabilità risulta abbastanza bassa. Nella zona di Andria, infine, la permeabilità risulta maggiore in generale, poiché le rocce sono discretamente fratturate ed in alcuni punti ben carsificate. La fascia costiera presenta caratteristiche di maggiore omogeneità dal punto di vista geologico ed idrogeologico. Nonostante ciò, in alcune zone si individuano sostanziali differenze, come nella zona posta a monte del litorale che collega Bisceglie a Giovinazzo, dove il grado di fatturazione e carsificazione presenta notevoli punti di discontinuità. Nella zona che collega Barletta a Trani, invece, si osserva una ascolarizzazione della carsificazione molto evoluta, con una fratturazione continua. 4.2 RIFERIMENTI PROGRAMMATICI E STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE ESISTENTI La redazione del Piano provinciale di Gestione dei Rifiuti comporta la necessità di conoscere e valutare i programmi, i piani di sviluppo e gli altri strumenti di pianificazione esistenti a livello regionale, provinciale e comunale in modo da PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 79

87 effettuare scelte progettuali che si integrino con le politiche di salvaguardia e sviluppo esistenti. Tra gli strumenti di pianificazione attualmente vigenti nella Regione Puglia da considerare c è il Piano Urbanistico Territoriale Tematico Paesaggio approvato con delibera di G.R. n del 15/12/2000, che disciplina i processi di trasformazione fisica e l'uso del territorio allo scopo di: tutelarne l'identità storica e culturale, rendere compatibili la qualità del paesaggio, delle sue componenti strutturanti, e il suo uso sociale, promuovere la salvaguardia e valorizzazione delle risorse territoriali" (art.1.01 punto 1 delle norme tecniche di attuazione). La istituzione delle aree protette della provincia di Bari è in fase di studio presso la Regione; sono stati inoltre individuati i Siti di Importanza Comunitaria e le Zone di Protezione Speciale. Non essendo concluso l iter istitutivo di queste aree, non esistono strumenti di pianificazione cui fare riferimento, ma la conoscenza delle aree di particolare valore naturale e paesaggistico e la conoscenza delle aree vincolate dai vari piani a livello comunale, provinciale e regionale è necessaria per la redazione di un Piano di gestione dei rifiuti, che deve valutarne l esistenza soprattutto in fase di programmazione e pianificazione di nuovi impianti. Va infatti considerato che l'individuazione di aree da salvaguardare da parte del PUTT/P, i parchi e le aree protette, i SIC e le ZPS sono orientati alla salvaguardia, valorizzazione e soprattutto sviluppo di un territorio ricco di risorse, sia naturali che antropiche, che la progettazione di strutture impiantistiche andrebbe a vanificare. Altre utili indicazioni di supporto alla redazione del Piano provinciale di Gestione dei Rifiuti sono fornite dal Piano Regionale dei Trasporti, anch esso del 2002 (D.G.R. n /2003); tale strumento fornisce il quadro della struttura viaria esistente e futura della regione. Ulteriori indicazioni utili ai fini alla localizzazione degli impianti sono date dal dal Piano di assetto idrogeologico e dal Piano di tutela delle acque. Per quanto riguarda quest ultimo, e stata pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia, n. 102 del PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 80

88 18 luglio 2007, la deliberazione della Giunta regionale, n. 883 del 19 giugno 2007, di adozione del Progetto di Piano di Tutela delle Acque della Regione Puglia. Infine la conoscenza delle iniziative programmatiche avviate (POR, PIT, PATTI TERRITORIALI ecc..) è utile per gli effetti che avranno in futuro. E certamente opportuno, per il presente studio, conoscere i territori coinvolti e gli assi di sviluppo PUTT/P DELLA REGIONE PUGLIA Il Piano Urbanistico Territoriale Tematico - Paesaggio (PUTT/P) della Regione Puglia individua gli Ambiti Territoriali Estesi distinti per livelli di valore paesaggistico: l'ambito "A" di valore eccezionale, "B" di valore rilevante, "C" distinguibile, "D" relativo ed "E" normale. Per ognuno di questi ambiti individua indirizzi di tutela. Gli ambiti territoriali estesi individuati dal PUTT/P devono essere recepiti attraverso la pianificazione paesaggistica sottordinata e cioè attraverso i piani urbanistici tematici di secondo livello, i piani dei parchi regionali e la strumentazione urbanistica e territoriale comunale. L attuazione delle previsioni del Piano si concretizza per opera degli Enti locali (Regioni, Province, Comuni) e/o dei proprietari dei siti sottoposti ai differenti vincoli di tutela paesaggistica. Il Piano viene attuato mediante: il rilascio di autorizzazioni paesaggistiche (art.5.1) pareri paesaggistici (art.5.3.) attestazione di compatibilità paesaggistica (art.5.4.) verifiche di compatibilità paesaggistica (art.4.3.) Il PUTT/P, introducendo i piani urbanistici territoriali tematici di secondo livello (tali piani sono altresì definiti "Sottopiani", la cui facoltà di proposta è attribuita anche al Presidente della Provincia oltre che all'assessore regionale all'urbanistica) perimetra PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 81

89 sette aree da sottoporre a progettazione paesaggistica di dettaglio. La provincia di Bari è interessata da: sottopiano "GROTTE E MASSERIE" che riguarda parte del territorio dei comuni di Castellana Grotte, Conversano, Monopoli, Fasano, Alberobello, Noci e Putignano; sottopiano "VALLE DEI TRULLI" che comprende parte dei territori di Locorotondo, Cisternino, Martina Franca, Alberobello. Per queste aree individua degli indirizzi di tutela, finalizzati alla salvaguardia e valorizzazione delle peculiarità di queste aree LE AREE PROTETTE Il territorio della provincia di Bari è caratterizzato da una forte complessità ambientale contraddistinta da un intreccio di natura e cultura; un paesaggio unico e ricco di risorse. La Legge Regionale 19 del 1997 recante le "Norme per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella Regione Puglia", ha individuato un elenco di aree da sottoporre a tutela; per la provincia di Bari ne ha individuate sette: l'alta Murgia (A1) il Barsento (A2) la Foce dell'ofanto (A3) i Laghi di Conversano (A4) la Gravina di Gravina in Puglia (A5) la Lama San Giorgio (A6) la Fascia Costiera-Territorio di Polignano a valle della ss 16 (A7). Successivamente, con decreto del Presidente della Repubblica del 10 Marzo 2004 e' stato istituito il Parco Nazionale dell'alta Murgia. Il Parco Nazionale dell'alta Murgia comprende tredici comuni della provincia di Bari PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 82

90 (Altamura, Andria, Bitonto, Cassano delle Murge, Corato, Gravina in Puglia, Grumo Appula, Minervino Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia, Santeramo in Colle, Spinazzola e Toritto) ed è suddiviso in tre zone con differente grado di tutela: zona 1 - di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e storico-culturale, caratterizzata da prevalente paesaggio «steppico» e rupicolo; zona 2 - di valore naturalistico, paesaggistico e storico culturale, caratterizzata da prevalente paesaggio agricolo; zona 3 - di connessione ecologica e di promozione di attività economiche compatibili con le finalità del parco. In tale zona sono comprese le aree interessate da accordi di programma, ai sensi delle norme regionali in materia. Con L.R. n.15 del 5 giugno è stato istituito il Parco Naturale Regionale di Lama Balice, è un area compresa in gran parte nel territorio costruito della città di Bari. I Laghi di Conversano e Gravina di Monsignore sono diventati con L.R.del 13 giugno 2006, n. 16 Riserva Naturale Regionale Orientata. Inoltre, con D.D.L. n. 14 del 21 maggio 2007 è stato istituito il Parco Naturale Regionale del Fiume Ofanto. Le altre sono ancora in una fase di definizione e di studio della perimetrazione. Esiste un'ottava area protetta della provincia di Bari: la lama Belvedere di Monopoli (A8), che è stata più di recente inserita nell'elenco delle aree protette della provincia di Bari (L.R. 16/01) avendo seguito un iter differente: un processo istitutivo promosso dalla comunità del luogo (ai sensi dell'art.7 della L.R. 19/97) ZONE SIC E ZPS Altre aree perimetrate da considerare a livello provinciale sono i Siti di Importanza Comunitaria (SIC), le Zone di Protezione Speciale (ZPS) e le aree importanti per gli uccelli (Important Bird Area o IBA). PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 83

91 I SIC individuati per la provincia di Bari ricoprono una superficie di circa ha e sono le Grotte di Castellana, la Murgia dei Trulli, i Laghi di Conversano, il Bosco di Mesola, il Bosco Difesa Grande, il Posidonieto San Vito a Barletta, il Pozzo Cucù, la Murgia sud-est, la Valle dell'ofanto-lago di Capaciotti e la Murgia Alta che è stata individuata anche come ZPS. Il perimetro del SIC coincide con quello della ZPS Murgia Alta ricoprendo una superficie di ha. L area importante per gli uccelli (IBA) riconosciuta nella provincia di Bari è la IBA 135 Murgia che ricopre una superficie di circa ha e coincide con il sic dell Alta Murgia PROGRAMMA OPERATIVO REGIONALE (P.O.R.) E STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE NEGOZIATA La Regione Puglia ha predisposto il Piano Operativo Regionale (P.O.R.) ed i relativi Complementi di Programmazione come strategie e linee d'azione per l'attuazione del Q.C.S, per l'erogazione dei fondi strutturali per le regioni d Europa per il periodo Il P.O.R è organizzato su 9 Assi d'intervento: promozione, valorizzazione e diffusione della ricerca e dell innovazione per la competitività, uso sostenibile ed efficiente delle risorse ambientali ed energetiche per lo sviluppo, inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l attrattività territoriale valorizzazione delle risorse naturali e culturali per l attrattività e lo sviluppo reti e collegamenti per la mobilità competitività dei sistemi produttivi ed occupazione PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 84

92 competitività ed attrattività delle città e dei sistemi urbani apertura internazionale ed attrazione di investimenti, consumi e risorse governance, capacità istituzionali e mercati concorrenziali ed efficaci 4.3 VIABILITA Le principali reti di trasporto nella Provincia di Bari si sviluppano su di un territorio, fortemente caratterizzato da : il ruolo predominante dell Area metropolitana di Bari rispetto al restante territorio provinciale, la posizione marginale della Puglia rispetto al territorio nazionale e il suo ruolo di ponte verso l oriente. Tali condizioni impongono, così come indicato nel Piano regionale dei trasporti, una pianificazione dello sviluppo delle infrastrutture viarie teso a: potenziare i collegamenti lungo l asse Puglia Basilicata - Calabria; rafforzare il ruolo predominante della Puglia nei traffici verso l Oriente; razionalizzare i sistemi di trasporto esistenti con l obiettivo di potenziare i grandi nodi metropolitani. Attualmente, le linee principali di collegamento si addensano nelle aree costiere, eccezion fatta per le arterie di collegamento con la Basilicata e la provincia di Taranto. Tuttavia, in presenza di un maggiore addensamento degli insediamenti produttivi è presente un infittimento delle maglie stradali. Il divario socio economico sul territorio provinciale determina una domanda di trasporto caratterizzata da valori molto elevati da e verso il centro funzionale del capoluogo. Tale domanda è caratterizzata da forti flussi concentrati nelle ore di punta, tipicamente dovuta ai pendolari. La mancanza di una dotazione infrastrutturale adeguata e la carenza di sistemi di trasporto pubblico efficienti determina una ripartizione modale PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 85

93 caratterizzata da un abuso dell autovettura privata. Conseguentemente la struttura della rete stradale è di tipo radiale in modo da favorire gli spostamenti da e per il capoluogo. La rete stradale ad oggi risulta costituita da due tronchi autostradali e da alcune strade statali. La rete autostradale è costituita dai seguenti tratti: A14 nel suo ramo terminale che scende parallelamente alla costa fino a Bari, e di seguito devia verso sud fino a fermarsi a Massafra in Provincia di Taranto. A16 anch essa nel suo ramo terminale, che costituisce il collegamento trasversale meridionale fra la A14 e la A1, e si innesta sulla A14 in prossimità di Canosa di Puglia. La rete di strade statali presenta un asse portante, nella direzione longitudinale parallela alla costa adriatica, costituito da: SS16bis si sviluppa nel tratto tra Bari e Barletta, parallelamente alla SS16, subito all interno, evitando così tutti i suoi attraversamenti urbani. Ha caratteristiche di tipo autostradale, pur presentando banchine piuttosto strette o, in alcuni casi, assenti. SS16 segue la costa adriatica lungo tutto il tratto provinciale. A nord presenta modeste caratteristiche geometriche della sezione fino all innesto con la SS16bis, subito a nord di Bari, da questo punto in poi la sezione diventa a carreggiate separate e tre corsie per ogni senso di marcia, assumendo quindi caratteristiche da superstrada, realizzando la circonvallazione di Bari. Prosegue quindi con due corsie per senso di marcia a carreggiate separate, come litoranea, fino a sud di Monopoli, da dove prosegue con due corsie per senso di marcia a carreggiata unica. SP131 si sviluppa tra Cerignola e Bari, collegandole fra loro. Collega inoltre il capoluogo con tutti i centri disposti nell interland della fascia costiera a nord di Bari, tra Andria e Bitonto. Risulta di importanza nevralgica poiché si sviluppa lungo PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 86

94 un asse composto da comuni popolosi ed attivi, disposti nella parte settentrionale del territorio provinciale. E in gran parte ammodernata poiché la sezione si presenta a due corsie per senso di marcia e carreggiate separate, tranne in alcuni tratti come quelli di Modugno - Bitonto e Cerignola Andria, nelle quali la sezione si presenta a carreggiata unica e una corsia per senso di marcia. Le direttrici principali verso l entroterra sono servite dalle: SS100 si sviluppa tra Bari e Taranto, attraversando Casamassima, Gioia del Colle, Mottola e Massafra. Ha buone caratteristiche geometriche della sezione, con spartitraffico e due corsie per senso di marcia nel tratto che congiunge Bari a San Michele; nella restante parte presenta caratteristiche modeste oltre che della sezione anche dell andamento altimetrico. SS96 si sviluppa lungo il percorso Bari Altamura Gravina verso Matera e Potenza. Presenta medie caratteristiche poiché ha una sezione a carreggiata unica con due corsie, una per senso di marcia, sufficientemente larghe. Il tratto Altamura Potenza della SS96 presenta, invece, caratteristiche alquanto scadenti; per questo motivo per il collegamento Bari Potenza viene attualmente preferito un percorso notevolmente più lungo ma ben più agevole, che segue la SS96 fino ad Altamura, la SS99 fino a Matera e si affaccia sulla basentana da Matera a Potenza. A tali arterie principali si sovrappone la rete delle strade provinciali che non presenta caratteristiche idonee per costituire una valida offerta agli intensi flussi verso l area metropolitana. Di fatti si evidenziano sulla rete problemi connessi all agibilità delle strade e ad itinerari che, spesso, attraversano i centri urbani. Infine le zone periferiche della Provincia non sono adeguatamente servite e non esistono valide soluzioni per migliorare l accessibilità e ridurne il parziale isolamento. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 87

95 5 INQUADRAMENTO SOCIO ECONOMICO 5.1 PREMESSA La provincia di Bari presenta specifiche caratteristiche territoriali in merito alla struttura dell insediamento residenziale, alla distribuzione territoriale della popolazione e delle attività produttive che incidono in modo significativo sulla organizzazione del sistema di gestione dei rifiuti. Tali caratteristiche rappresentano il riferimento principale per comprendere il flusso di rifiuti all interno della Provincia. Esiste infatti una forte correlazione tra la produzione di rifiuti in qualità e quantità e la caratterizzazione socio-economica del territorio. La produzione dei rifiuti urbani è strettamente connessa con la dimensione demografica del territorio di riferimento, mentre quella di rifiuti speciali alle caratteristiche operative, dimensionali ed all ubicazione delle attività produttive. Nel presente capitolo si è quindi, delineato un quadro conoscitivo del territorio avendo cura di specificare: l andamento demografico; le principali caratteristiche del tessuto produttivo I dati riportati sono costituiti dalle elaborazioni fornite dall ISTAT (dati aggiornati all ottavo censimento generale del 2001) e, laddove necessario, integrate con altre fonti di informazioni a completamento del quadro conoscitivo del territorio. Il territorio della provincia di Bari è stato suddiviso in 7 direttrici di sviluppo mentre le descrizioni relative alla demografia ed alle attività produttive sono state effettuate considerando la suddivisione del territorio in 4 Ambiti Territoriali Ottimali, così come definita nel Piano di gestione dei rifiuti della Regione Puglia. Per quanto attiene lo sviluppo demografico si è delineato uno scenario evolutivo nel PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 88

96 breve medio periodo; le esigenze di piano impongono per gli RSU la necessità di prospettare un sistema di gestione a regime su di un orizzonte medio temporale di 20 anni, periodo che corrisponde all incirca alla vita utile degli impianti tecnologici di trattamento dei rifiuti. Viceversa, le informazioni in merito alle attività produttive ed al numero di occupati sono fornite, prediligendo la loro caratterizzazione sul territorio con riferimento all attualità, in modo da supportare efficacemente l analisi dei flussi degli RS riportata al capitolo 7; d altro canto, come si vedrà, non è oggetto del presente Piano la definizione del numero e delle caratteristiche degli impianti da dedicare al trattamento dei rifiuti prodotti dall industria. 5.2 LE PRINCIPALI DIRETTRICI DELLO SVILUPPO SOCIO ECONOMICO In accordo con quanto descritto nel Piano Direttore propedeutico alla redazione del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Bari, è possibile suddividere la provincia in sette sistemi territoriali: Bari e sua area metropolitana; Direttrice costiera nord occidentale; Direttrice interna nord occidentale; Area interna meridionale della Murgia; L area centro meridionale; L area sud - orientale costiera; L area sud orientale interna; Il Centro decisionale della Regione è costituito da Bari e la sua area metropolitana. Tale area sta vivendo una profonda fase di mutazione del proprio tessuto economico diventando un polo di servizi sempre più integrati fra loro in modo da soddisfare le molteplici esigenze del territorio. Le attività manifatturiere, con propensioni nel settore chimico, della gomma delle PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 89

97 macchine elettriche e dei mezzi di trasporto si concentrano nell area nord dell area metropolitana che coincide essenzialmente con i comuni di Modugno, nel quale per altro è situata la zona industriale di Bari, Giovinazzo, Bitetto ed Adelfia. Proseguendo verso nord lungo la direttrice costiera nord occidentale si incontrano comuni prossimi al mare, quali Molfetta, Trani, Barletta, che stanno vivendo un vivace sviluppo turistico e dei servizi ad esso connessi. Nei comuni limitrofi dell entroterra è evidente un rafforzamento delle attività manifatturiere tradizionalmente trainanti, come le calzature, le produzioni metallifere e l industria chimica. Tale tendenza è accentuata lungo la direttrice interna nord occidentale che vede il settore manifatturiero in espansione con vocazioni distinte a seconda dei centri territoriali analizzati, in particolare sono trainanti le produzioni metallifere e delle calzature a Terlizzi, del legno e dell alimentare a Corato, del tessile ad Andria e a Ruvo. Canosa vive una situazione di recessione anche in ragione del fatto che non riesce a tesaurizzare la propria posizione strategica dal punto di vista dei trasporti su gomma. Proseguendo verso l interno della Murgia si incontrano comuni, quali Cassano, Minervino e Gravina che, sebbene siano contraddistinti da un rafforzamento di alcuni settori manifatturieri e delle costruzioni, si caratterizzano per un significativo calo demografico accompagnato da un invecchiamento della popolazione ed una flessione degli insediamenti produttivi. Tale crisi delle aree interne è meno accentuata nell area centro meridionale per la presenza del polo del salotto che ha contribuito alla realizzazione di un indotto costituito da attività che si occupano di lavorazioni conto terzi e di servizi annessi e per un significativo sviluppo del settore del commercio nei comuni più vicini al capoluogo (Casamassima). Proseguendo da Bari verso sud, lungo la direttrice costiera sud orientale, si incontrano i comuni di Mola di Bari, Polignano e Monopoli a prevalente vocazione turistica. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 90

98 L area sud orientale interna, invece, coincidente con la collina pre murgiana, si contraddistingue per una diversificazione delle attività insediate. In particolare i settori produttivi di maggior rilevanza sono: l alimentare e tessile a Putignano, Noci (sede anche di importanti aziende di servizi alle imprese) nel settore della chimica e della carta, Locorotondo (sede anche di importanti insediamenti nel settore della chimica e della carta) ed Alberobello, per il quale è rilevante l industria del turismo. Infine è molto attivo anche il settore delle produzioni in metallo nel comune di Castellana Grotte. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 91

99 5.3 LE DINAMICHE DEMOGRAFICHE Nei paragrafi successivi sono esposte le caratteristiche demografiche dei comuni della Provincia valutando sia la situazione attuale, che le tendenze evolutive nel breve medio periodo ASPETTI DEMOGRAFICI ATTUALI La Provincia di Bari comprende 48 comuni con una popolazione censita, in occasione dell ottavo censimento generale effettuato dall I.S.T.A.T. nel 2001, di abitanti. Tale valore risulta lievemente inferiore (- 2,4%) rispetto al dato fornito dall ISTAT che riporta l aggiornamento della popolazione residente al nella provincia, pari a unità, nonché al recente valore di unità, pari alla popolazione residente in ambito provinciale al , fornita dalla Provincia di Bari. Come si evince dall Allegato A1, la popolazione residente presenta una notevole polarizzazione lungo il versante nord-adriatico, dove sono ubicati 7 degli 8 comuni aventi popolazione superiore alle unità quali Andria, Barletta, Bisceglie, Trani, Bitonto, Molfetta ed il comune di Bari che da solo ha circa abitanti. Fa eccezione il comune di Altamura, situato nell interland barese, che conta circa abitanti. Questa fascia, pari ad un totale di circa abitanti, contiene il 50,83% della popolazione totale. I 17 comuni annoverati nella fascia di popolazione compresa tra abitanti, raccolgono invece il 32% della popolazione complessiva. I restanti 23 comuni si attestano nella fascia tra abitanti, per un totale di PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 92

100 circa unità, pari al 17,17% della popolazione totale. Dall esame dei dati raccolti (vedi Allegato A1), si nota che la popolazione, all interno degli Ambiti Territoriali Ottimali così come definiti dal Piano Regionale, si distribuisce in modo piuttosto disomogeneo. Come si può osservare, l ATO BA 4 oltre ad essere caratterizzato da una popolazione molto inferiore agli altri, si distingue per una densità demografica molto bassa, tanto da risultare pari ad appena il 25% della densità media degli altri tre ATO che, da questo punto di vista, presentano invece una elevata uniformità. Non si può dire lo stesso se si effettua una analisi interna a ciascun ATO; a dispetto di alcuni comuni densamente popolati vi sono zone dell entroterra caratterizzate da una bassa densità demografica e da un basso numero di abitanti. In particolare il bacino BA 2 è caratterizzato da comuni prossimi all area metropolitana di Bari densamente popolati e comuni della zona interna, come Bitritto e Binetto di ridottissime dimensioni e con pochi abitanti. Viceversa l area che presenta la densità di popolazione più elevata è quella di Bari, della sua area metropolitana. Fra i comuni maggiori spiccano per la loro densità quelli di Molfetta e Modugno e tra i comuni minori quelli di Capurso, Valenzano e Triggiano. La densità demografica degrada procedendo verso l interno, anche a causa della maggiore dimensione territoriale dei comuni. È il caso di Andria (la seconda città della provincia) con densità demografica intermedia e di Altamura, quinto centro di oltre abitanti, ai confini con la Basilicata, il primo comune in termini di estensione territoriale ma appartenente ad una classe a bassa densità. Di seguito si riportano le caratteristiche demografiche della provincia di Bari aggiornate con i recenti dati che si riferiscono all anno 2008 e che sono stati forniti dalla Provincia di Bari PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 93

101 Andria Barletta Bisceglie Canosa di Puglia Corato Molfetta Ruvo di Puglia Terlizzi Trani BARI 1 Bari Binetto Bitetto Bitonto Bitritto Giovinazzo Modugno Palo del Colle Sannicandro BARI 2 Altamura Cassano Gravina Grumo Appula Minervino M. Poggiorsini Santeramo Spinazzola Toritto POPOLAZIONE RESIDENTE AL PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 94

102 BARI 4 Acquaviva Adelfia Alberobello Capurso Casamassima Castellana grotte Cellamare Conversano Gioia del Colle Locorotondo Mola Monopoli Noci Noicattaro Polignano a mare Putignano Rutigliano Sammichele Triggiano Turi Valenzano BARI Tabella Caratteristiche demografiche dei comuni della Provincia - ANNO DINAMICHE EVOLUTIVE DEMOGRAFICHE DI MEDIO PERIODO Nel presente paragrafo verrà descritto ed applicato un modello statistico di previsione in grado di stimare le dinamiche demografiche che interesseranno i comuni della provincia PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 95

103 di Bari nei prossimi vent anni. Se si effettua una analisi dei dati storici, relativi al periodo che va dal 1991 al 2008 raffigurati in tab. 5.2, si osserva una crescita complessiva della popolazione pari al 4,80%, e due trend di sviluppo contrapposti rispetto a tale andamento generale. Infatti da una parte vi sono i comuni che fanno registrare tassi di crescita superiore a quello dell intera provincia. Essi sono: quelli localizzati nella cintura metropolitana di Bari, in particolare a sud e sud-est, quali Palo del Colle, Bitetto, Bitritto, Valenzano, Cellamare, Adelfia, Noicattaro ed in misura inferiore Bitonto; quelli localizzati nell area di sviluppo centro meridionale, all interno delle direttrici Bari-Gioia del Colle-Taranto e Bari-Altamura-Matera quali Altamura, Casamassima, Cassano delle Murge, Santeramo in Colle, Sannicandro di Bari, Binetto. Dall altra vi sono i comuni a tasso di crescita negativo, quali: il capoluogo ed alcuni grandi comuni ad elevata densità demografica, in genere costieri e/o appartenenti alla conurbazione: Bari, Modugno, Giovinazzo e Molfetta; alcuni comuni interni situati nel tavoliere, ma non toccati dalle grandi direttrici di mobilità e sviluppo: Minervino, Spinazzola e Canosa di Puglia. Gli altri comuni si collocano invece, su un trend di sviluppo simile alla media provinciale (4,80% complessivo nel periodo ). VARIAZIONE PERCENTUALE DELLA POPOLAZIONE NEL PERIODO POPOLAZIONE AL 1991 POPOLAZIONE AL 2008 VARIAZIONE % Andria Barletta , ,54 PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 96

104 Bisceglie Canosa di Puglia Corato Molfetta Ruvo di Puglia Terlizzi Trani BARI 1 Bari Binetto Bitetto Bitonto Bitritto Giovinazzo Modugno Palo del Colle Sannicandro BARI 2 Altamura Cassano Gravina Grumo Appula Minervino M. Poggiorsini Santeramo Spinazzola Toritto BARI 4 Acquaviva Adelfia Alberobello Capurso Casamassima Castellana grotte , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,34 PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 97

105 Cellamare Conversano Gioia del Colle Locorotondo Mola Monopoli Noci Noicattaro Polignano a mare Putignano Rutigliano Sammichele Triggiano Turi Valenzano BARI 5 TOTALE PROVINCIA MEDIA PROVINCIALE , , , , , , , , , , , , , , , , , ,80 Tabella Dinamiche demografiche relative al periodo In sintesi la situazione complessiva evidenzia, d accordo con quanto evidenziato nel Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Bari del 2002, che la Provincia sta vivendo essenzialmente tre fasi distinte: 1. una fase di suburbanizzazione, in cui la popolazione delle città di maggiori dimensioni si sposta verso le zone periurbane meno popolate; 2. una fase di diffusione insediativa verso una vasta area centro -meridionale semiperiferica interessata da fenomeni di sviluppo produttivo; 3. una fase continua di riduzione demografica nelle aree interne non interessate dai due precedenti fenomeni. Tuttavia, tali dinamiche evolutive, che condizionano inevitabilmente i futuri andamenti demografici del territorio, risultano essere difficilmente prevedibili per i periodi PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 98

106 successivi a quello appena esaminato. I modelli previsionali realizzati dal P.R.A. (1977) e dal P.R.G.A. (1986) sono affetti da errori anche dell ordine del 30%. La metodologia che ha fornito l esito migliore, in termini di attendibilità dei risultati, risulta essere quella realizzata dall I.P.R.E.S che ha formulato un modello previsionale basato sui dati demografici relativi al periodo In tale modello la variazione della popolazione futura è vincolata a svilupparsi secondo un tasso variabile stimato attraverso un apposita procedura che tiene conto dell andamento dei vari tassi di crescita (o decrescita) annuali. Il modello realizzato, si basa sulla metodologia utilizzata dall IPRES e si basa sui dati ISTAT, contenuti nella matrice riportata in tabella, relativa alla serie storica delle popolazioni residenti nei comuni della provincia negli anni compresi tra il 1987 ed il 2001, ultimo anno per il quale si dispone di indicazioni demografiche ufficiali. Si è scelto di adottare un modello di proiezione di tipo lineare, basato su una funzione estrapolatrice del tipo: { } ( T ) = P + R ( T ) P O 1 T 0 Dove: P(T) = Popolazione al tempo T di estrapolazione Po= Popolazione (nota) al tempo To R = Valore medio del tasso di incremento demografico osservato. Una volta assegnata la forma della funzione estrapolatrice, si individuano le modalità di calcolo del fattore R, ovvero l orizzonte temporale di valutazione. La scelta di tale parametro, ovvero della ampiezza del campione da porre alla base delle elaborazioni statistiche, assume un peso notevole nei risultati forniti dal modello PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 99

107 previsionale. Utili indicazioni in tale adempimento possono essere fornite dalla analisi strutturale dei dati. A tale scopo esaminando l andamento temporale dei coefficienti di incremento annuale della popolazione, definiti dalla relazione: R k Pk = P k si è evidenziato che per ciascun comune, e ancor meglio, la media calcolata su tutti i comuni, consente di evidenziare andamenti differenti nel tempo del parametro esaminato. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 100

108 COMUNI ACQUAVIVA ADELFIA ALBEROBELLO ALTAMURA ANDRIA BARI BARLETTA BINETTO BISCEGLIE BITETTO BITONTO BITRITTO CANOSA DI PUGLIA CAPURSO CASAMASSIMA CASSANO DELLE MURGE CASTELLANA GROTTE CELLAMARE CONVERSANO CORATO GIOIA DEL C GIOVINAZZO GRAVINA IN PUGLIA GRUMO APPULA LOCOROTONDO MINERVINO MURGE MODUGNO MOLA DI BARI MOLFETTA MONOPOLI NOCI NOICATTARO PALO DEL C POGGIORSINI POLIGNANO A MARE PUTIGNANO RUTIGLIANO RUVO DI PUGLIA SAMMICHELE SANNICANDRO SANTERAMO IN COLLE SPINAZZOLA TERLIZZI TORITTO TRANI TRIGGIANO TURI VALENZANO Totale Provincia Tabella Dati storici sulla popolazione dal 1987 al 2001 PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 101

109 In virtù di quanto osservato, concordemente alle tesi espresse in altre metodologie di previsione si è ritenuto che le dinamiche demografiche osservate nel periodo più recente siano da considerarsi maggiormente significative ai fini della elaborazione di un modello attendibile di sviluppo, e che pertanto il valore di R debba essere calcolato utilizzando i dati relativi all ultimo quindicennio ( ). Quindi si è provveduto ad effettuare le elaborazioni statistiche utilizzando i coefficienti calcolati sugli ultimi quindici anni. I risultati delle elaborazioni sono illustrati nella Figura 5-4 in cui è rappresentato l andamento della curva estrapolatrice di equazione: calcolato per l intera provincia di Bari. { } ( T ) = P 1+ R 2 ( T T ) R 2 = R( i) P O i= CAMPIONE STATISTICO MODELLO Provincia di Bari Figura 5-4: Previsione demografica della popolazione della provincia di Bari PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 102

110 PREVISIONE DEMOGRAFICA VARIAZIONE % Andria ,53 Barletta ,05 Bisceglie ,61 Canosa di Puglia ,23 Corato ,20 Molfetta ,69 Ruvo di Puglia ,38 Terlizzi ,86 Trani ,54 BARI ,65 Bari ,05 Binetto ,75 Bitetto ,92 Bitonto ,41 Bitritto ,12 Giovinazzo ,79 Modugno ,06 Palo del Colle ,54 Sannicandro ,69 BARI ,90 Altamura ,99 Cassano ,70 Gravina ,02 Grumo Appula ,86 Minervino M ,37 Poggiorsini ,86 Santeramo ,23 Spinazzola ,81 Toritto ,92 BARI ,83 Acquaviva ,62 Adelfia ,34 Alberobello ,19 Capurso ,53 Casamassima ,59 Castellana grotte ,99 Cellamare ,17 Conversano ,09 Gioia del Colle ,44 Locorotondo ,07 Mola ,96 Monopoli ,70 Noci ,97 Noicattaro ,50 Polignano a mare ,60 Putignano ,34 PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 103

111 Rutigliano ,77 Sammichele ,89 Triggiano ,57 Turi ,12 Valenzano ,11 BARI ,32 TOTALE ,71 Tabella Previsione demografica al 2023 per ciascun Comune distinta per ATO Nella tabella precedente è riportata per ciascun comune, il trend di evoluzione calcolato dal modello considerando la popolazione prevista al 2010, al 2023 e la variazione percentuale tra il 2001 ed il Dall osservazione della tabella si evince che per gli ATO Bari 5 e Bari 4 è previsto un incremento demografico, rispetto al 2001, piuttosto consistente, pari a circa il 15%, mentre per l ATO Bari 1 è riportata una variazione comunque positiva ma nettamente inferiore ai precedenti (pari a circa l 8%). Per quanto riguarda l ATO Bari 2 si osserva invece un trend demografico negativo, con una riduzione della popolazione complessiva del 9%. I trend evolutivi dei singoli comuni sono concordi con le attuali dinamiche di sviluppo demografico. Il fenomeno di suburbanizzazione precedentemente descritto, concorrerà, secondo le previsioni, a definire un incremento notevole della popolazione per comuni periurbani quali Cellammare, che mostra un tasso di crescita superiore al 120%, ed i comuni di Noicattaro e Casamassima. Analogo fenomeno si riscontra per i comuni dell area centro meridionale dove per i comuni quali Cassano, Conversano è previsto un incremento positivo della popolazione. 5.4 ATTIVITA PRODUTTIVE L elaborazione dei dati statistici relativi agli aspetti economico produttivi del territorio della provincia di Bari fornisce le basi necessarie all analisi dei flussi per la previsione dalla produzione di Rifiuti Speciali di cui al Capitolo 8. Le informazioni sono stati desunti dai dati forniti da UnionCamere nel 2001 e sono stati PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 104

112 rielaborati classificando le attività produttive per settore di appartenenza, ubicazione e dimensione d impresa. La ripartizione per macro settori delle imprese del territorio evidenzia una distribuzione piuttosto omogenea tra Industria (22%), Commercio (29%), Agricoltura (33%) e Servizi (16%). industria 22% servizi 16% commercio 29% agricoltura 33% Figura 5-1: Ripartizione percentuale delle attività produttive (numero di imprese) - in macrosettori Fonte Unioncamere 2001 Per quanto attiene il comparto agricolo, secondo i dati elaborati dall ISTAT le aziende agricole pugliesi sono poco meno di , di cui sono dislocate nella provincia di Bari. La superficie agricola utilizzata è così suddivisa: coltivazioni legnose agrarie 51%, seminativi 42% ed il restante 7% è adibito a pascoli e prati permanenti, per un totale di circa ,82 ettari. Le aziende zootecniche della provincia di Bari rappresentano il 32% delle aziende complessivamente presenti in Puglia, assumendo un ruolo di rilievo sia per l allevamento di bovini che per la suinicoltura. Notevole importanza ha assunto negli ultimi anni il comparto dell agricoltura biologica considerato che la Puglia è la quarta regione in Italia per numero di aziende e la terza per superfici biologiche e in conversione. Relativamente ai comparti dell industria, del commercio e dei servizi, per avere un quadro più dettagliato delle dimensioni e della tipologia di ciascuno dei sotto-settori produttivi, si è PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 105

113 effettuata una ripartizione in base al numero di addetti (ad esclusione delle pubbliche amministrazioni), ottenendo i seguenti risultati: manifatturiero 30%; costruzioni 11%; commercio 26%; pubblici esercizi 3,4%; terziario privato non commerciale che produce servizi alla produzione 24%; servizi alle persone 3,4%. Se si effettua una analisi più dettagliata all interno del comparto manifatturiero, che come si osserva interessa il maggior numero di addetti, l importanza relativa dei diversi settori appare la seguente: il tessile-abbigliamento è il settore più rilevante, con il 7% dell occupazione totale privata; l alimentare segue con il 4,2%; concerie e calzature, prodotti in metallo e mobilio assorbono circa il 2,8% ciascuno; le lavorazioni di minerali non metalliferi, i macchinari e le apparecchiature elettriche assorbono circa l 1,75-2 % ciascuno. Il turismo ha visto negli ultimi anni, intensificare la propria incidenza nel tessuto socio economico del territorio. L incremento delle presenze turistiche segue coerentemente la crescita dell offerta di strutture ricettive sia alberghiere che extralberghiere, ciò è testimoniato anche dai dati relativi alla serie storica dal 1980 al 1997 che mostrano come nei 17 anni in esame si sia verificato un incremento complessivo delle presenze del 48,8%. I comuni che maggiormente sono stati interessati da questo fenomeno sono quelli situati lungo la direttrice costiera a sud est del capoluogo, ed in particolare i comuni di Polignano e Monopoli. La dimensione della struttura produttiva delle aziende che caratterizzano ciascuno di tali comparti, appare dominata dalla presenza di imprese di piccole dimensioni (con meno di 20 PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 106

114 addetti) nelle quali è concentrata la maggioranza della forza lavoro complessiva. Le unità locali di grandi dimensioni, (con più di 250 addetti) rappresentano invece poco più dell 3% del totale. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 107

115 Settore Medie e grandi imprese in provincia di Bari, per settore Totale Numero Numero di Medie medio di imprese impres addetti ( addetti) e Numero di Grandi imprese (>250 addetti) Agricoltura ,1 3 Pesca 272 8,7 7 Ind. Estrattiva 107 7,0 1 Ind. Alimentare ,3 15 Ind. Tessile 942 5,0 5 Ind. Abbigliamento ,0 17 Ind. Calzature , Ind. Legno ,4 2 Ind. Carta 95 10,6 3 Ind. Editoriale 483 4,3 2 1 Ind. Chimica ,5 4 1 Ind. Mineraria 668 6,0 5 Ind. Metallurgica 65 10,3 3 Ind. prod. Metallo ,0 7 Ind. Meccanica 784 6,0 8 2 Ind. Elettromeccanica 579 5,4 7 1 Ind. mecc. Precisione 747 1,9 2 Ind. Trasporto ,7 6 3 Ind. Mobile , Energia e acqua 47 45,7 1 1 Costruzioni , Commercio , Turismo , Trasporti , Banche e finanza ,8 5 3 Immobiliari, noleggi 892 1,6 1 Informatica, R&S ,4 5 2 Altri servizi , Istruzione 359 5,4 1 1 Sanità sociale ,8 8 3 Smaltimento rifiuti 83 28, Sport e cultura 742 2,2 Altri servizi ,5 1 0 TOTALE , Tabella Ripartizione degli addetti per attività produttiva Fonte Unioncamere 2001 In ultimo, si vuole evidenziare come le attività a prevalente carattere industriale hanno visto negli ultimi anni, lo svilupparsi di un fenomeno di specializzazione produttiva di alcuni territori. All interno della provincia sono presenti 4 distretti industriali, ossia aree territoriali locali PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 108

116 caratterizzate da elevata concentrazione di piccole imprese manifatturiere specializzate nelle stesse attività e/o in attività differenti ma comunque appartenenti alla medesima filiera produttiva. In Tabella 5-7 sono riportati i distretti industriali riconosciuti nella provincia di Bari. Distretti Industriali della Provincia di Bari Denominazione Settore Dominante Settore Secondario Comuni Distretto Nord Barese Ofantino Industria delle Calzature Tessile; Abbigliamento; Andria; Barletta; Lavorazioni di Canosa; Trani minerali non metalliferi Conca Nord Barese Abbigliamento Industrie Alimentari Bisceglie; Bitonto; Corato; Giovinazzo; Molfetta; Ruvo; Terlizzi Murgiano Mobili; Salotti Industrie Alimentari; Acquaviva; Altamura; Prodotti in metallo Cassano; Gioia; Sammichele; Santeramo Dei Trulli Abbigliamento Industrie Alimentari Alberobello; Castellana Grotte; Locorotondo; Noci; Putignano Tabella Distretti industriali nella provincia di Bari In tali aree sono contemporaneamente rispettati i seguenti cinque criteri: industrializzazione manifatturiera superiore alla media nazionale o regionale nel caso quest ultima sia inferiore a quella nazionale; densità imprenditoriale superiore al rapporto a livello nazionale; specializzazione produttiva superiore alla media nazionale; peso occupazionale della attività specializzata; incidenza della piccola impresa. La provincia di Bari, inoltre, è caratterizzata da diversi sistemi locali di sviluppo, così ubicati: nell industria manifatturiera: Santeramo e Modugno; nelle costruzioni: Minervino Murge, Poggiorsini, Gravina di Puglia, Acquaviva delle Fonti, Altamura, Molfetta e Locorotondo; PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 109

117 nel commercio: i comuni della cintura metropolitana (Bitritto, Triggiano, Noicattaro) ed i comuni di Casamassima e Polignano; nel terziario non commerciale: Bari Valenzano e Noci. Per ciascuno dei settori di maggior importanza si riporta in Tabella 4-7 la distribuzione territoriale. Distribuzione Territoriale dei settori produttivi Settore Produttivo Manifatturiero Costruzioni Settore Alimentare Tessile Abbigliamento Pelli e Calzature Legno e Carta Gomma e Plastica Minerali non Metalliferi Prodotti in Metallo Macchinari Macchine Elettriche Costruzione di Mezzi di Trasporto Mobilio Commercio Bancario e Finanziario Servizi alle imprese Servizi alle persone Energia Localizzazione Territoriale La specializzazione appare chiara in un ampio semicerchio che contorna il capoluogo. Modugno, Bitonto, Barletta, Corato, Ruvo, Santeramo Gioia del Colle, Altamura, Si distingue l area sud occidentale della provincia. È concentrato nell area meridionale e orientale interna, con polarità evidenti anche a Corato, Palo, Grumo, Rutigliano e Locorotondo. È concentrato in una vasta area centro occidentale, da Bitonto Ruvo verso ovest e in un area orientale più piccola (Putignano, Noci, Locorotondo, Alberobello). E concentrato attorno ai comuni di Molfetta, Trani, Barletta, Canosa e Minervino. Adelfia e Poggiorsini il Legno; a Rutigliano la carta. Concentrato a Modugno e Cassano dlle Murge. Concentrato a Trani, Terlizzi e Monopoli. Abbastanza diffuso, con concentrazioni a Gioia del Colle, Minervino e Sannicandro. Modugno e Bitetto con maggior concentrazione, ma anche Bari e Bitonto. Inferiore specializzazioni Monopoli e Gravina Si tratta di un settore più complesso caratterizzato da una distribuzione metropolitana: Giovinazzo, Modugno e Bari. Concentrata a Modugno. È tipico dell area centro meridionale della provincia, ed in particolare di Santeramo ed Altamura. E tipico di alcuni comuni di cintura metropolitana (Noicattaro, Triggiano, Valenzano, Bitritto, Polignano e Casamassima). E una tipica specializzazione del capoluogo, ma anche di Molfetta e di alcuni grandi comuni come Andria, Altamura e Monopoli. E ancora una tipica specializzazione del comune capoluogo, ma specializzazioni molto interessanti si trovano a Noci, Valenzano ed Adelfia. E sufficientemente diffuso nella parte centrale della provincia, con forte presenza a Conversano. E concentrato su un asse nord-sud che da Bari arriva a Gioia del Colle. Tabella Distribuzione territoriale dei settori produttivi. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 110

118 6 LA PRODUZIONE DI RIFIUTI URBANI 6.1 Le problematiche connesse alla quantificazione dei flussi di rifiuti Lo strumento conoscitivo e informativo in materia di gestione dei rifiuti, previsto dall art.189 del D.Lgs. 152/06, è rappresentato dal catasto rifiuti, articolato in una Sezione nazionale, che ha sede in Roma presso l Agenzia per la protezione dell ambiente e per i servizi tecnici (APAT) e in Sezioni regionali o delle province autonome di Trento e di Bolzano presso le corrispondenti Agenzie regionali e delle province autonome per la protezione dell ambiente e, ove tali Agenzie non siano ancora costituite, presso la regione. Le modalità di aggiornamento di comunicazione dei dati alle autorità competenti sono indicate nell art.189 del D.Lgs. 152/06. Per quanto riguarda, invece, la gestione del servizio informativo in Puglia, indipendentemente dal catasto rifiuti, l impianto organizzativo prevede che i Comuni con cadenza quindicinale, trasmettano alla Regione e alle Province (solo previa richiesta di quest ultima), i dati sulla produzione a livello comunale. I dati sui rifiuti urbani trasmessi sono stimati considerando la somma dei dati relativi ai rifiuti urbani destinati a smaltimento e quelli oggetto di raccolta differenziata. Concordemente al D.Lgs. 152/06 e s.m.i. la raccolta differenziata è intesa come la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee compresa la frazione organica umida, destinate al riutilizzo, al riciclo ed al recupero di materia. La frazione organica umida è raccolta separatamente o con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con sacchetti biodegradabili certificati I dati circa la produzione dei rifiuti sono stati forniti dalla Provincia di Bari; essi sono stati dedotti parte dalle stime presenti nel piano Regionale del 2001 (D.C. n. 41 del 6/3/2001, così come modificato e integrato dal D.C. n. 296 del 30/9/2002 ) e successive modifiche (D.C. n. 187 del 09/12/2005) e parte dalle dichirazioni dei Comuni facenti parte della Provincia.. I dati a disposizione, risultano in alcuni casi affetti da imprecisioni probabilmente riconducibili ad erronee comunicazioni dei comuni. Laddove riconoscibile, si è quindi provveduto a segnalare l inattendibilità dei dati riportati. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 111

119 E comunque opportuno ribadire quanto già dichiarato nel già citato, piano Regionale: è arduo conoscere con grande precisione l esatto ammontare di RSU prodotti dai Comuni.D altra parte non risulta necessario, per gli scopi che tali indagini si pongono, determinare i quantitativi con elevata precisione. In modo analogo anche, l APAT nella relazione annuale sulla gestione dei rifiuti evidenzia come una carenza organizzativa nella comunicazione da parte dei comuni, inficia le attività di contabilità dei flussi dei rifiuti, sebbene, aggiunge, sia in atto un tentativo da parte degli enti locali di organizzare il servizio informativo in modo da migliorare la qualità del dato e i tempi di erogazione delle informazioni. Per ovviare a tali carenze informative, si sono adottati criteri di stima di tipo cautelativo in modo da minimizzare i rischi connessi al non soddisfacimento, nel medio periodo, delle esigenze del territorio in merito alla dotazione impiantistica. 6.2 DATI SULLA PRODUZIONE DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI TREND DELLA PRODUZIONE DEI RIFIUTI SOLDI URBANI Le prime stime relative alla produzione dei rifiuti nella Provincia di Bari risalgono al Secondo queste, propedeutiche alla redazione del Piano Regionale del 1993, la produzione della popolazione residente in provincia di Bari ( abitanti) era di t/anno. Il Piano Regionale del 1993 riporta i dati relativi ad un indagine capillare estesa ad ogni comune della Regione; l indagine fu realizzata mediante l invio ai comuni di questionari. I dati furono poi elaborati depurandoli di tutti i dati incompleti o erronei mediante ulteriori riscontri presso i Comuni ovvero, in base alla letteratura esistente. Nel 1997, nel Programma di emergenza del Commissario si stima per la provincia di Bari una produzione di t/anno. Nel Piano regionale del 2001 è riportata una stima delle produzione di rifiuti per singolo comune basata su di una stima, rinveniente dall analisi dei dati comunali in possesso del Commissario Delegato, riassunta di seguito. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 112

120 Classi di comuni (abitanti) Kg/abitante giorno Fino a ,930 Fino a ,090 Fino a ,150 Maggiori di ,340 Tabella Produzione pro-capite stimata per classi di comuni (Piano regionale del 2001) In base a tale ipotesi, la stima di produzione per la Provincia di Bari era di t/anno. Il Piano Regionale del 2001 (D.C. n. 41 del 6/3/2001) riporta altresì le elaborazioni delle dichiarazioni del Comuni pervenute al Commissario dei Rifiuti nel periodo dai Comuni secondo quanto previsto dalla L.R. 13/93. Sono disponibili sul sito della Provincia e riassunti nella tabella sucessive i dati delle dichiarazioni dei comuni aggiornati al 2007; (i dati del 2008 non sono tuttora completi ) da essi si deduce una produzione di rifiuti urbani nell ultimo anno di rilevazione (2007) per l intera provincia di t/a. In Figura 6-2 si riportano il trend della produzione dei rifiuti urbani in Provincia di Bari, così come riportati nelle dichiarazioni dei Comuni negli anni Produzione provinciale di rifiuti urbani t/a anni t/a rifiuti urbani Figura 6-2: Andamento della produzione di RSU nella provincia di Bari PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 113

121 Tali dati evidenziano che la produzione di rifiuti solidi urbani ha avuto una forte crescita tra il 2001 e il 2002 e che negli anni successivi ( ) si è avuto un trend costante mentre nell ultimo anno si è avuta un aumento abbastanza consistente del totale di rifiuti prodotti in ambito provinciale. Disaggregando le informazioni ottenute sulla Produzione dei rifiuti al livello di ciascun Ambito Ottimale si ottengono delle tendenze più o meno omogenee come si può rilevare dall andamento delle produzioni percentuali dei rifiuti nei citati bacini durante gli otto anni di riferimento ( ). Produzione di rifiuti per Ato (% sul totale prodotto) percentuali sul totale BA1 BA2 BA4 BA Anni Figura 6-3: Ripartizione percentuale della produzione di rifiuto solido urbano nei quattro bacini dati provinciali Dall esame dei valori in Figura 6-3: si rileva come la produzione media degli Ambiti BA2 (35,55 %), BA1 (30,63 %) e BA5 (24,92 %) risultino significativamente superiori alla produzione dell Ambito BA4 (8,9 %). Tale tendenza è confortata da quanto evidenziato nel piano dei Rifiuti del 2002 ( D.C: n. 296 PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 114

122 del 30/9/2002) e dall ultimo aggiornamento del 2005, nonché dai recenti dati forniti dalla provincia di Bari per gli anni 2004, 2005, 2006 e 2007 riassunti in Tabella Si fa presente che è evidente la differenza tra i dati del 2005 stimati dal Piano regionale e i dati relativi sempre al 2005, forniti dalla Amministrazione provinciale, sulla base delle dichiarazioni dei Comuni. ATO PIANO REGIONALE (2005) [t/giorno] BA BA BA BA Totale Tabella Produzione giornaliera di RSU per ciascun ATO Produzione rifiuti urbani per ATO (t/a) anni t/a BA1 BA2 BA4 BA anni Figura 6-4: Produzione rifiuti urbani in t/a, per ATO anni dati regionali e provinciali Analizzando in dettaglio le informazioni disponibili per singolo comune, si delinea un quadro PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 115

123 abbastanza eterogeneo del territorio provinciale. Nella figura di seguito riportata è indicato per ciascun comune la percentuale di rifiuti prodotti sul totale provinciale con riferimento all anno % Produzione RU per Comune - % sul totale provinciale Andr i a Comune Andria Barletta Bisceglie Canosa Corato M olfetta Ruvo Terlizzi Trani Bari Binetto Bitetto Bitonto Bitritto Giovinazzo M odugno Palo Sannicandro Altamura Cassano Gravina Grumo Appula M inervino M. Poggiorsini Santeramo Spinazzola Toritto Acquaviva Adelfia Alberobello Capurso Casamassima Castellana grotte Cellamare Conversano Gioia del Colle Locorotondo M ola M onopoli Noci Noicattaro Polignano a mare Putignano Rutigliano Sammichele Triggiano Turi Valenzano Figura 6-1: Produzione dei rifiuti nell anno 2007 distinta per comune dati provinciali Il Comune di Bari incide in modo significativo sulla produzione dei rifiuti in Provincia. Altri comuni con elevata produzione dei rifiuti, concordemente con la demografia sono a nord Andria e Barletta, a sud Monopoli ed, in misura minore, nell entroterra i comuni lungo la direttrice Bari Matera (Altamura e Gravina). Nelle figure successive si riportano i dati forniti dalla Amministrazione Provinciale, relativi agli anni e distinti per ATO; in particolare nella tabella 6-3 è descritto un quadro riassuntivo della produzione di rifiuti solidi urbani nei comuni della provincia di Bari relativa al quadriennio citato. I dati relativi a tale periodo, complessivamente risultano piuttosto attendibili, e tranne in qualche caso, non si riscontrano delle variazioni anomale negli anni. Per quanto attiene l ATO BA1 si evidenzia una ripartizione piuttosto omogenea tra i diversi comuni che lo compongono. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 116

124 I comuni di Andria e Barletta, a fronte di una popolazione rispettivamente di e abitanti al 2007, negli ultimi 4 anni hanno prodotto una percentuale di rifiuti compresa tra il 6,1 ed il 6,8% del totale d Ambito (30,3%). Nel bacino BA2 il comune di Bari incide in modo significativo sulla produzione totale: negli ultimi quattro anni ha prodotto una percentuale di rifiuti del 24,6% rispetto al totale provinciale. Nel bacino BA4 il comune di Altamura ha prodotto nei tre anni una percentuale di rifuti intorno al 3,5% del totale del Bacino (11,1%). L ATO BA5 essendo caratterizzato da un numero elevato di comuni di dimensioni ridotte presenta una distribuzione del rifiuto sul territorio più omogenea, eccezion fatta per l agro di Monopoli (3,57%) che ha un dato più elevato rispetto alla media PRODUZIONE DI R.U. PER COMUNE t/a t/a t/a t/a Andria , , , ,72 Barletta , , , ,45 Bisceglie , , , ,82 Canosa di Puglia 4.964, , , ,93 Corato , , , ,44 Molfetta , , , ,73 Ruvo di Puglia , , , ,58 Terlizzi , , , ,75 Trani , , , ,04 BARI , , , ,47 Bari , , , ,42 Binetto 189, , , ,16 Bitetto 4.624, , , ,89 Bitonto , , , ,11 Bitritto 4.426, , , ,56 Giovinazzo , , , ,94 Modugno , , , ,81 Palo del Colle , , , ,26 PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 117

125 Sannicandro 1.940, , , ,57 BARI , , , ,72 Altamura , , , ,37 Cassano 7.773, , , ,93 Gravina , , , ,81 Grumo Appula 5.270, , , ,38 Minervino M , , , ,68 Poggiorsini 292,9 407,8 351,39 507,84 Santeramo , , , ,42 Spinazzola 2.965, , , ,28 Toritto 2.413, , , ,39 BARI , , , ,12 1 Acquaviva 2 Adelfia 3 Alberobello 4 Capurso 5 Casamassima 6 Castellana grotte 7 Cellamare 8 Conversano 9 Gioia del Colle 10 Locorotondo 11 Mola 12 Monopoli 13 Noci 14 Noicattaro 15 Polignano a mare 16 Putignano 17 Rutigliano 18 Sammichele 19 Triggiano 20 Turi 21 Valenzano BARI 5 TOTALE PROVINCIALE 7.241, , , ,08 934, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , Tabella 6-3 Produzione di rifiuti urbani per comune anni dati provinciali PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 118

126 produzione di RU ATO BARI1 t/a Andria Barletta Bisceglie Corato Molfetta Ruvo di Puglia Terlizzi Trani Canosa di Puglia anni Figura 6-2: Produzione dei rifiuti negli anni nell ATO BA1 distinta per comune dati provinciali t/a produzione di RU ATO BARI anni Bari Binetto Bitetto Bitonto Bitritto Giovinazzo Modugno Palo del Colle Sannicandro Figura 6-3: Produzione dei rifiuti negli anni nell ATO BA2 distinta per comune - dati provinciali PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 119

127 produzione di RU ATO BARI t/a Altamura Cassano Gravina Grumo Appula Minervino M. Poggiorsini Santeramo Spinazzola Toritto anni Figura 6-4: Produzione dei rifiuti negli anni nell ATO BA4 distinta per comune - dati provinciali t/a produzione ATO BARI anni Acquaviva Adelfia Alberobello Capurso Casamassima Castellana grotte Cellamare Conversano Gioia del Colle Locorotondo M ola M onopoli Noci Noicattaro Polignano a mare Putignano Rutigliano Sammichele Triggiano Turi Valenzano Figura 6-5: - Produzione dei rifiuti negli anni nell ATO BA5 distinta per comune - dati provinciali PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 120

128 6.2.2 STIMA DELLA PRODUZIONE PRO-CAPITE DI RIFIUTI URBANI La quantità di RSU pro capite della provincia di Bari in media è pari a circa 500Kg/anno per abitante (stima relativa all anno 2007 basata sulla popolazione censita dall ISTAT nel 2007). Analizzando i dati relativi alla produzione pro-capite dei rifiuti urbani per i singoli comuni (Allegato B2) nell ultimo anno di rilevazione (2007) emergono significative differenze tra i vari comuni: il range di valori è compreso tra kg/anno per abitante. Quasi tutti i comuni presentano dei valori molto lontani dall obiettivo dichiarato nel 2002 dal V Programma comunitario d'azione Ambientale di 300 kg /anno per abitante. L analisi a livello comunale fa emergere che sulla quantità di rifiuti urbana generata, in aree caratterizzate da livelli demografici equivalenti, influiscono una molteplicità di fattori, i più importanti dei quali sono: fluttuazioni giornaliere derivanti da pendolarismo; flussi turistici stagionali prevalentemente estivi; presenza di attività terziarie e commerciali (o di piccola impresa anche manifatturiera) i cui rifiuti sono conferiti con i rifiuti urbani; abitudini e stili di consumo. I comuni sulla costa, caratterizzati da uno sviluppo economico più accentuato presentano mediamente valori, sia di consumo pro-capite che complessivo, più elevati rispetto a quelli dell entroterra Murgiano. All interno dell ATO BA1, il solo Comune di Ruvo di Puglia presenta un valore pro-capite leggermente inferiore rispetto agli altri comuni che invece presentano dati omogenei tra loro e congruenti con la media d Ambito. Nell ATO BA2 Bari e Modugno presentano valori al di sopra della media d Ambito. Per l ATO BA5 l elevata numerosità dei comuni determina una sostanziale diversificazione del dato complessivo che oscilla in un range compreso tra 408 e 780 kg/anno per abitante. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 121

129 produzione pro capite ATO BA kg/abitante anno Andria Barletta Bisceglie Canosa di Puglia Corato Molfetta Ruvo di Puglia Terlizzi Trani anni Figura 6-6: Produzione RSU per abitante per gli anni per i comuni dell ATO BA1 - dati provinciali produzione pro capite ATO BA kg/bitante anno Bari Binetto Bitetto Bitonto Bitritto Giovinazzo Modugno Palo del Colle Sannicandro anni Figura 6-7: Produzione RSU per abitante per gli anni per i comuni dell ATO BA2 - dati provinciali PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 122

130 produzione pro capite ATO BA kg/abitante anno Altamura Cassano Gravina Grumo Appula Minervino M. Poggiorsini Santeramo Spinazzola Toritto anni Figura 6-8: Produzione RSU per abitante per gli anni per i comuni dell ATO BA4 dati provinciali 900 produzione pro capite ATO BA5 kg/abitante anno Acquaviva Adelfia Alberobello Capurso Casamassima Castellana grotte Cellamare Conversano Gioia del Colle Locorotondo Mola Monopoli Noci Noicattaro Polignano a mare Putignano Rutigliano Sammichele Triggiano Turi Valenzano anni Figura 6-9: Produzione RSU per abitante per gli anni per i comuni dell ATO BA5 dati provinciali PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 123

131 6.3 STIMA DELLA PRODUZIONE DEI RIFIUTI La Provincia di Bari negli ultimi anni, ha visto un trend di crescita della produzione dei rifiuti strettamente correlato alla crescita del PIL e della popolazione residente.1 La correlazione esistente tra produzione dei rifiuti e tenore di vita, si riscontra anche confrontando la Provincia di Bari con le altre province pugliesi. A fronte di analoghi tenori di vita la produzione pro capite di rifiuto è sostanzialmente la stessa per tutte le province. Tenore di vita Bari Brindisi Foggia Lecce Taranto Puglia reddito disp. totale (in milioni di euro) v.a reddito disp. procapite (in euro) indicatore , , , , , ,63 consumi finali interni (in milioni di euro) v.a procapite (in euro) indicatore , , , , , ,06 - consumi alimentari (in milioni di euro) v.a , , , , , ,5 - consumi non alimentari (in milioni di euro) v.a , , , , , ,6 - consumi alimentari % 19,7 19,1 19,1 20,3 20,7 19,9 - consumi non alimentari % 80,3 80,9 80,9 79,7 79,3 80,1 consumi finali interni (in milioni di euro) v.a , , , , , ,8 - procapite (in euro) indicatore 7.925, , , , , ,70 - consumi alimentari (in milioni di euro) v.a , , , , , ,6 - consumi non alimentari (in milioni di euro) v.a , , , , , ,2 - consumi alimentari (%) % 22,6 22,2 22,2 23,3 23,8 22,9 - consumi non alimentari (%) % 77,4 77,8 77,8 76,7 76,2 77,1 PRODUZIONE DI RIFIUTO (t/anno) , , , , , ,00 POPOLAZIONE (istat 2001) abit PRODUZIONE DI RIFIUTO PRO-CAPITE (t/ab.anno) 0,43 0,43 0,43 0,44 0,43 0,43 Tabella Tenore di vita e produzione di rifiuti pro-capite nelle province pugliesi (Fonte: Istituto Tagliacarne, 2001) Tale tendenza è allineata con quanto dichiarato dagli studi di settore, che evidenziano una forte correlazione tra dinamiche economiche (quali PIL, reddito, consumi delle famiglie, ). Tuttavia l obiettivo principale consiste nello scindere l aspetto della produzione dei rifiuti da quello della crescita economica, passaggio obbligatorio per ottenere una sensibile riduzione della produzione dei rifiuti e al contempo favorire uno sviluppo economico sostenibile. 1 la Provincia di Bari ha avuto una crescita annua del PIL del 1,5% nel priodo Fonte: Documento Strategico Preliminare della Regione Puglia PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 124

132 In futuro notevoli sforzi dovranno essere orientati, per disaccoppiare l andamento socio economico della popolazione con la produzione, attraverso campagne di informazione ed incentivazione volte a responsabilizzare la collettività verso una gestione responsabile dei propri rifiuti. Le stime sulla produzione dei rifiuti a regime, sono state effettuate a prescindere dalla correlazione esistente con il tenore di vita, assumendo che a seguito dell intensificarsi di politiche di incentivazione, si raggiunga nel medio periodo almeno l obiettivo di annullare il trend attuale di evoluzione della produzione ( circa il 3,6% medio annuo). Il metodo proposto nel Piano Regionale del 2001 e s.m.i., correlando la produzione dei rifiuti pro capite alla dimensione del comune di appartenenza, permette di minimizzare le incertezze connesse ai dati sulla produzione a livello comunale. Applicando questa metodologia per i comuni della provincia di Bari ed utilizzando la stessa divisione in classi in funzione della popolazione residente, si evince con riferimento all anno 2007, come non ci siano sostanziali variazioni tra le classi, ma che, invece, esiste una sostanziale differenziazione tra i comuni di ciascuna classe. Classi Numero di Kg/abitante anno (abitanti) comuni per Totale Rifiuti Media Max Min classe Maggiori di ,34 615,91 496,47 Fino a ,82 593,74 417,82 Fino a ,76 777,1 315,9 Fino a ,94 539,03 413,74 Tabella Produzione degli RSU per abitante per l anno 2007 su base annuale distinta in 4 classi Classi Numero di Kg/abitante giorno (abitanti) comuni per Totale Rifiuti Max Min classe 2007 Maggiori di ,69 1,36 Fino a ,63 1,14 Fino a ,13 0,87 Fino a ,48 0,95 Tabella Produzione degli RSU per abitante per l anno 2007 su base giornaliera distinta in 4 classi In base a tale classificazione è possibile definire per ciascun comune la produzione dei rifiuti a regime, moltiplicando il valore medio della classe di appartenenza con il massimo della popolazione residente nei 20 anni. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 125

133 In ultimo si vuole ribadire che il metodo di stima utilizzato, è da considerarsi di tipo cautelativo, in modo da garantire un dimensionamento delle potenzialità d impianto in grado di soddisfare i fabbisogni della popolazione a regime, in modo indipendente dalle politiche di riduzione che comunque dovranno essere attuate. popolazione produzione RSU a regime massima a regime kg/g abit t/a Andria , Barletta , Bisceglie , Canosa di Puglia , Corato , Molfetta , Ruvo di Puglia , Terlizzi , Trani , BARI Bari , Binetto , Bitetto , Bitonto , Bitritto , Giovinazzo , Modugno , Palo del Colle , Sannicandro , BARI Altamura , Cassano , Gravina , Grumo Appula , Minervino M , Poggiorsini , Santeramo , Spinazzola , Toritto , BARI Acquaviva , Adelfia , Alberobello , PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 126

134 popolazione produzione RSU a regime massima a regime kg/g abit t/a Capurso , Casamassima , Castellana grotte , Cellamare , Conversano , Gioia del Colle , Locorotondo , Mola , Monopoli , Noci , Noicattaro , Polignano a mare , Putignano , Rutigliano , Sammichele , Triggiano , Turi , Valenzano , BARI totale Tabella Stima della produzione degli RSU a regime 6.4 LA COMPOSIZIONE MERCEOLOGICA La composizione merceologica dei rifiuti solidi urbani è un dato di fondamentale importanza per la pianificazione degli interventi tecnici ed organizzativi del servizio di raccolta, e più in generale dell intero ciclo integrato di gestione. La composizione merceologica è un indice significativo dello stato sociale ed economico dell area in cui i rifiuti sono prodotti. Molti parametri quali la stagione, con la dimensione del centro urbano, con le caratteristiche produttive, la localizzazione geografica, influenzano in modo significativo la composizione merceologica. Questo determina una forte variabilità delle percentuali di ciascuna frazione merceologica sia in relazione al territorio che al periodo di osservazione, rendendo difficile l effettuazione di stime non affette da incertezze. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 127

135 Per la finalità del presente lavoro ci si riferisce (Tabella 6-8 composizione di Piano Regionale (Decreto Commissariale 09/12/2005 n. 187) alla composizione merceologica media dei rifiuti in Puglia (Commissario Delegato per l emergenza rifiuti in Puglia, 2005). Tabella 6-8 composizione di Piano Regionale (Decreto Commissariale 09/12/2005 n. 187) Tabella 6-9 Situazione al 2006 da Piano Regionale (Decreto Commissariale 09/12/2005 n DATI SULLA RACCOLTA DIFFERENZIATA I dati sulla raccolta differenziata (RD) nella provincia di Bari, per gli anni dal 2000 al 2005, sono desunti dalle dichiarazioni che i comuni hanno trasmesso all ufficio del Commissario e/o alla Provincia. PROF. ING. G. M. BARUCHELLO - PROF. ING. R. GAVASCI - INGEGNERIA S.R.L. - ETA CONS S.R.L. - PHYSIS S.R.L. 128

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