Laura De Rosa Mochi LA CASA DEL SOLE ARMANDO EDITORE

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1 Laura De Rosa Mochi LA CASA DEL SOLE ARMANDO EDITORE

2 Sommario La casa del sole 9 Il mare 17 L armadio 23 I discorsi di Carla 29 La sposa in verde 39 a J. J. 47 La casa del sole 51

3 LA CASA DEL SOLE Siamo andati finalmente a conoscere l ultimo nato della mia famiglia, Gabriele, figlio di Rosalbina e mio fratello Marco. Dico finalmente perché il bambino ha già due anni, e noi per importanti cause non abbiamo potuto affrontare il viaggio prima d ora. Non vedevo da molti anni anche i miei fratelli e avvertivo un certo tremore all idea di trascorrere qualche ora con loro: con Eugenio e Marco. Il piccolo Gabriele fu come un apparizione: biondo oro e con gli occhi azzurri, sembrava uscito da un dipinto: ma non aveva niente di statico, niente della bella statuina, era anzi vivace e incuriosito, molto partecipe durante la cena fino a quando, a cena ultimata, scoppiò in un pianto dirotto: ci eravamo alzati da tavola e Marco, il 9

4 papà, era sparito dietro una porta, Gabriele si sentì perso e pianse; per lui il papà è tutto: Marco si occupa interamente di lui perché la mamma lavora tutto il giorno. È una combinazione, questa, spesso obbligata ma da molti disapprovata, da quei molti che rifiutano i cambiamenti e amano lo status quo. Io credo invece che nell accettare una tale trasformazione, il costo sia alto: sacrificio e dispiacere. L incontro con mio fratello Eugenio che ha ospitato me e mio marito per la notte, mentre Margherita, mia figlia, ha dormito a casa di Marco, è proprio da dimenticare: è stato insofferente verso di me come spesso succedeva anche da ragazzo, a volte senza motivo o per un motivo tutto suo e io, illusa, che mi aspetto a ogni incontro consolazione e affettuosità: credo che questo suo atteggiamento faccia parte dei piccoli misteri, ma è comunque uno dei vestiti che lui indossa e che forse usa per difesa. Marco, il papà di Gabriele, non è più buono né più cattivo di Eugenio, ma ha un modo di accostare le persone più pacato, quasi delicato. Il mattino dopo ripartimmo verso la nostra ca- 10

5 sa emiliana, ci fermiamo alcune ore a Orvieto, paese di ricordi incantevoli tra cui quello di avere conosciuto il Vescovo che ci ha sposati; e poi a Orvieto ha abitato per alcuni anni mia figlia Margherita, motivo per cui la raggiungevo spesso dal paese vicino dove io e mio marito Ninì (soprannome) abitavamo. Musei e Mostre erano il nostro pane ancora più per lei che ritenevo una bella acquerellista diplomata all Accademia di Brera a Milano, sempre a pieni voti. Dopo Orvieto, Fabro e sopra, a 350 metri, Carnaiola, piccolo guscio medievale ma con tanto di Castello di fronte alla nostra bella casa. Quando la comprai non mi accorsi che non c era l edicola dei giornali ne una qualunque bottega, e quando me ne resi conto pensai di avere fatto un pessimo affare ma non era così: intanto con l automobile si raggiungeva in pochi minuti il necessario e non solo; c era perfino una straordinaria boutique di fiori che preparò, quando mi sposai, un addobbo strepitoso, ricordo che porterò sempre con me! Nel borgo gli abitanti erano una manciata ma 11

6 qualcuno di questi si distingueva e gli veniva dato un soprannome che lo seguiva per tutta la vita, per esempio al calzolaio tacchetto. La famiglia di fronte a noi non era un granché: persone invidiose, lei sempre dietro alla finestra sapeva ogni particolare di chiunque passasse in strada, insomma era sempre seminascosta dietro una tendina Poi c erano quelli accanto a noi che venivano da Roma, con l atteggiamento dei padroni del paese, figurarsi la simpatia: le tipiche persone che si voltano dall altra parte pur di non salutarti; pochi altri abitavano nelle case scoscese del paese verso le quali noi non scendevamo quasi mai e forse lì si trovava la gente migliore. Nel Castello vivevano i castellani, marito e moglie: lei affabile con un tocco di signorilità, sempre la prima a salutare; lui un cerbero nella cui testa, era molto evidente, tutti erano al di sotto di lui e ciò che diceva era legge. Quando lo incrociavo, ero io a voltarmi per non salutarlo. L idea che quel bel Castello fosse così pessimamente abitato mi disturbava molto: tra l altro non sono mai stata invitata a visitarlo. 12