L Italia e l Europa nel Cinquecento

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1 L Italia e l Europa nel Cinquecento La Coruña REGNO DEL PORTOGALLO Lisbona Oceano Atlantico SULTANATO DI FEZ E DEL MAROCCO Toledo Irlanda Dublino REGNO Madrid DI REGNO DI SCOZIA Edimburgo York REGNO D INGHILTERRA Londra Parigi SPAGNA Siviglia Baleari Cartagena Algeri Algeria (dal 1529 vassallo ottomano) Bergen Tunisi Tunisia (dal 1574 vassallo ottomano) Norvegia Orleans Ratisbona REGNO Franca Contea DI CONFED. SVIZZERA Bordeaux FRANCIA Tirolo DUC. DI Milano Avignone SAVOIA Venezia Pavia Stato della Chiesa Genova (1525) REP. DI Marsiglia GENOVA L Europa all inizio del Cinquecento Mare del Nord Amsterdam Paesi Bassi Anversa Spagnoli MALTA SVEZIA Stoccolma Estonia ( alla Svezia) Canato di di Crimea Astrahan Princ. di (vassallo ottomano) (dal 1541 vass. ott.) Moldavia (dal 1538 vass. ott.) Circassia Ungheria (dal 1541 vass. ott.) Balaklava Princ. di Valacchia Georgia Belgrado (vass. ott.) Bucarest Mar Nero Trebisonda Sofia Costantinopoli Armenia Creta (Venezia) Novgorod Riga DANIMARCA Copenaghen Konigsberg Granducato Ducato di di Prussia Minsk Amburgo Lituania Berlino (dal 1525) Varsavia Wittemberg Magonza STATO DELLA Corsica CHIESA Roma Sardegna Cagliari 11.1 La fine dell indipendenza politica dell Italia Praga Slesia Boemia Moravia Austria Budapest Princ. di Transilvania Sicilia I M P Albania Corfù (Venezia) Isole Ionie (Venezia) POLONIA E R Lepanto (1571) Mar Mediterraneo L Italia del tardo Quattrocento: incertezza politica e splendore culturale Mentre, verso la fine del Quattrocento, in Europa si andavano rafforzando le monarchie nazionali e cresceva l importanza economica e politica di grandi Stati, come la Francia e la Spagna, l Italia era frammentata in piccoli Stati regionali autonomi. B u l g a r i a Kiev O O T Smirne Duc. di Nasso (Ven. fino al 1566) Rodi (dal 1522 vassallo ottomano) Mosca I M P E R O R U S S O T O Limiti dell Impero Romano Germanico Impero di Carlo V Ankara (dal 1557 russo) Canato M A Cipro (Ven. fino al 1571) N O S i Gerusalemme r i a Damasco Astrahan Mesopotamia Dal 1454 la Pace di Lodi aveva garantito la convivenza pacifica degli Stati italiani principali (Venezia, Milano, Firenze, Stato della Chiesa e il Regno delle due Sicilie), che fino a quel momento avevano cercato di imporsi l uno sull altro con la forza delle armi). Vero garante della pace era la Repubblica di Firenze, guidata da Lorenzo il Magnifico, che riuscì ad attuare con successo una politica dell equilibrio tesa a mantenere inalterato l assetto territoriale sancito a Lodi. L accordo, che fu rispettato sostanzialmente fin quasi alla fine del Quattrocento, permise ai principi e alle oligarchie di dedicarsi al consolidamento del proprio potere e garantì un periodo di pace che fu determinante per lo sviluppo del Rinascimento. Si trattava comunque di una intesa fondata su fragili presupposti; infatti non riuscì a impedire verso la fine del secolo lo scoppio di nuove ostilità. Nel triennio si combatté infatti la guerra di Ferrara, che oppose Firenze, Milano, e Mantova da una parte, e Venezia (che voleva appunto impadronirsi di Ferrara) e lo Stato della Chiesa dall altra, e si concluse con un ampliamento territoriale della repubblica di Venezia. L Italia della seconda metà del Quattrocento viveva una situazione contraddittoria: Da una parte era una delle più ricche e splendide regioni d Europa, celebre per le sue corti animate dalla straordinaria attività artistica e intellettuale del Rinascimento. D10 Alla base di questa ricchezza c erano ancora l intensità degli scambi commerciali di Venezia nel Mediterraneo, la potenza delle banche di Firenze, la produzione agricola delle regioni meridionali e della pianura padana e l attività delle manifatture del Centro e del Nord. D7, 14 La crescente concorrenza delle economie europee occidentali e lo spostamento del sistema commerciale verso l Atlantico non avevano ancora ridotto la penisola ai margini del sistema economico del continente (un evoluzione che si verificò nel corso del Cinquecento e del Seicento). Dall altra parte l Italia era molto debole dal punto di vista politico. Era frammentata in piccoli Stati e non era quindi uno Stato unitario; come tale mancava sia di una forte guida politica, sia del senso di appartenenza nazionale che caratterizzava gli Stati europei maggiori. La discesa dei francesi in Italia Nel 1492 Lorenzo il Magnifico morì e, privato della sua funzione di mediatore, l equilibrio politico italiano si ruppe: la penisola in breve divenne terreno di conquista delle potenze europee. Nel 1476, a Milano, era morto in una congiura il duca Galeazzo Maria Sforza. Formalmente il ducato era passato al figlio del defunto, Gian Galeazzo II, ma il potere era di fatto esercitato da suo zio, Ludovico il Moro. Le mire del Moro furono contrasta- te dal re di, l aragonese Ferrante, il quale pretendeva di assumere la signoria di Milano in forza di un matrimonio tra Gian Galeazzo e una sua nipote. Per opporsi alla minaccia del regno di, Ludovico il Moro pensò allora di ricorrere all aiuto della Francia, dove regnava Carlo VIII ( ) che, in nome della sua discendenza angioina, vantava delle pretese sul trono di. Il Moro si illudeva con un grave errore di valutazione di poter utilizzare a proprio vantaggio le storiche rivendicazioni di Angioini e Aragonesi per il possesso di. Nel 1494 il re di Francia Carlo VIII entrò Un ritratto di Carlo VIII, re di Francia, dipinto della seconda metà del Quattrocento. Le finanze del Comune di Siena in tempo di pace e di guerra, tavoletta della Biccherna, 1468, Siena, Archivio di Stato. Dossier 7 p. 340 Dossier 10 p. 346 Dossier 14 p Manuzio stampa il primo libro in caratteri aldini 1559 Mercatore pubblica il planisfero per i naviganti 243

2 p. 312 Album p. 252 Dossier 6 p. 338 La crescita demografica in alcune città italiane ed europee tra il XV e il XVII secolo (valori in migliaia) XV secolo dunque in Italia alla guida di un potente esercito; scese verso il regno di attraversando la Lombardia, la Toscana e il Lazio senza incontrare resistenza. Nessuno, neppure lo Stato della Chiesa, fu in grado di opporsi alla sua forza. Una volta raggiunta e cacciato il re Ferdinando II d Aragona, era ormai evidente che la Francia poteva dominare su tutta l Italia. D6 A questa situazione reagirono (un po in ritardo) gli Stati italiani e le altre potenze europee: si formò un alleanza tra l impero, la Spagna, lo Stato pontificio, Venezia e Milano (la stessa Milano che aveva favorito la discesa dei francesi in Italia), e Carlo VIII dovette ritirarsi in Francia dopo essere stato sconfitto, nel 1495, a Fornovo, nei pressi di Parma. Le ambizioni della Francia sembravano respinte, ma già nel 1499 il successore di Carlo VIII, Luigi XII invase di nuovo l Italia: occupò subito Genova e Milano, e in seguito cercò di impadronirsi del regno di. Anche questa volta la crescente potenza francese spaventò gli altri regni d Europa e fu la Spagna a reagire e a sconfiggere Luigi XII. Nel 1505 Francia e Spagna trovarono un accordo: la Francia avrebbe mantenuto il controllo su Milano e Genova, la Spagna avrebbe avuto. A XVI secolo XVII secolo Milano Venezia Firenze Parigi Londra Lisbona Amsterdam La debolezza degli Stati italiani: il caso di Firenze All inizio del Cinquecento era ormai evidente che l Italia aveva perso la propria indipendenza. Non mancavano, inoltre, contrasti interni ai singoli Stati. Esemplare fu il caso di Firenze. Nel 1494 il figlio di Lorenzo il Magnifico, Piero, aprì le porte a Carlo VIII in marcia verso e gli consegnò le piazzeforti e il porto di Livorno. Questo atteggiamento arrendevole e servile suscitò l ostilità della popolazione, che lo cacciò dalla città. Il potere fu assunto da un eterogeneo movimento popolare guidato da un frate domenicano, Girolamo Savonarola. Questo ardente predicatore, legato alle istituzioni comunali, si fece ispiratore di una repubblica (la «Repubblica fiorentina») con l intento di moralizzare la vita politica e culturale della città contro il lusso della corte dei Medici; obiettivo dei suo fervore erano anche i costumi e le mire politiche del papa Alessandro VI Borgia. I seguaci del Savonarola furono detti «piagnoni», per il loro forte e per molti eccessivo impegno di rigenerazione morale. Abolirono le feste, ma l introduzione di pesanti imposte sui redditi più elevati e l impegno a favore dei più poveri attirarono sul Savonaro- Francesco Granacci, L entrata di Carlo VIII in Firenze, 1518 circa, Firenze, Uffizi. la e sui suoi seguaci l ostilità dei nobili e delle classi agiate in genere (i cosiddetti «arrabbiati»). Costoro, facendo leva anche sul fatto che era stato scomunicato da papa Alessandro VI, riuscirono a porre fine a questa Repubblica e nel 1497 il Savonarola venne arso in piazza della Signoria come eretico. Lotte tra Stati italiani e situazione politica della penisola nel 1516 Dal 1505 al 1516 l Italia non ebbe pace. Gli Stati italiani si unirono prima in una lega promossa dal papa contro Venezia, che minacciava di diventare troppo potente. Poi papa Giulio II ( ) cercò di rafforzare lo Stato pontificio tramite guerre e congiure. Infine, un alleanza guidata dal pontefice, e per questo detta «Lega santa» (1511), riuscì a cacciare i francesi dal ducato di Milano. Ma sia la Francia sia la Spagna continuarono a combattersi per ottenere la supremazia in Italia. Nel 1516, grazie alla volontà del papa Leone X, le guerre per il possesso della penisola giunsero finalmente una tregua: venne infatti firmata la pace di Noyon. L Italia risultava, secondo gli accordi, divisa tra quattro potenze, due straniere e due italiane: la Francia si assicurava il possesso di Milano e il dominio di fatto sul ducato di Savoia, Genova, Ferrara e Firenze; la Spagna governava sul regno di, sulla Sicilia e sulla Sardegna. Venezia rimaneva indipendente: tuttavia veniva compromessa la sua possibilità di espandersi sulla terraferma proprio mentre l espansione dei Turchi e la recente scoperta del Nuovo Mondo stavano indebolendo i suoi ricchi commerci nel Mediterraneo orientale; lo Stato della Chiesa, infine, anch esso indipendente, si rafforzava in Emilia. Da questo momento in poi il destino dell Italia rimase legato alla lotta per la supremazia tra Francia e Spagna, quest ultima unita per un lungo periodo all Impero germanico nella persona del re Carlo I, dal 1519 anche imperatore con il nome di Carlo V. [ I NODI DELLA STORIA p. 250] Le guerre d Italia tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento FRANCIA CANTONI SVIZZERI DUCATO DI MILANO Novara (1500) Milano Spedizione di Carlo VIII Battaglie di Carlo VIII, occupato da Carlo VIII e Luigi XII Battaglie di Luigi XII Ducato di Milano, occupato da Luigi XII e Francesco I Spedizione di Francesco I Battaglie di Francesco I IMPERO ROMANO GERMANICO La Bicocca (1522) Agnadello (1509) Venezia Marignano (1515) Pavia (1525) Fornovo (1495) Genova Corsica SARDEGNA Siena Firenze Ravenna (1512) STATO DELLA CHIESA Roma Garigliano (1503) Un ritratto di Carlo V adolescente, con al collo la massima onorificenza spagnola, il Toson d oro, dipinto da un pittore anonimo di scuola tedesca. SICILIA R E G N O D I N APO L I Seminara ( ) UNGHERIA Manuzio stampa il primo libro in caratteri aldini 1559 Mercatore pubblica il planisfero per i naviganti 245

3 11.2 L impero di Carlo V Carlo I di Spagna diventa Carlo V Carlo I, divenuto re di Spagna nel 1516, governava anche sui possedimenti spagnoli in America. La sua famiglia inoltre aveva legami anche con gli Asburgo d Austria. Per questo motivo, nel 1519 egli ereditò anche l arciducato d Austria, la Boemia e i domini degli Asburgo nei Paesi Bassi e nella Franca Contea, territorio tra Francia a Svizzera (parte dell ex ducato di Borgogna). Ora poteva candidarsi a diventare imperatore di Germania. Per raggiungere questo scopo doveva vincere la concorrenza di un altro candidato: Francesco I di Francia, anch egli non tedesco, sostenuto da papa Leone X (che con l eventuale vittoria di Carlo I si sarebbe trovato accerchiato da un impero esteso da all Europa centrale e meridionale) e in un momento di grande prestigio personale per le sue vittorie in Lombardia. In base alla «Bolla d oro» del 1356, l elezione dell imperatore di Germania era affidata a sette «principi elettori» (che rappresentavano tutte le più importanti casate di Germania), quattro laici (il re di Boemia, il marchese di Brandeburgo, il duca di Sassonia, il conte del Palatinato) e tre ecclesiastici (gli arcivescovi di Magonza, Treviri e Colonia). Non avendo alcun reale motivo per preferire un contendente all altro, di fatto gli elettori misero in vendita il loro voto al La nonna materna di Carlo V: Isabella di Castiglia. Il nonno paterno di Carlo V: Massimiliano I d Asburgo. Il nonno materno di Carlo V: Ferdinando d Aragona. miglior offerente. Per battere il re di Francia, Carlo fece dunque ricorso ai prestiti di alcune famiglie di potenti banchieri tedeschi, promettendo in cambio i proventi delle miniere d argento delle colonie americane e altri esclusivi vantaggi commerciali in Europa: i Welser, ma soprattutto i Fugger, già finanziatori di conquiste nel Nuovo Mondo, lo sostennero con cifre enormi. Il 27 giugno 1519, i principi elettori tedeschi, corrotti da Carlo, lo elessero imperatore, con il nome di Carlo V. L estensione dei domini del nuovo sovrano era enorme, ed egli era in grado di imporre la sua autorità su gran parte dell Europa: ai domini legati alla corona di Spagna (anche in Italia meridionale) e a quelli legati agli Asburgo d Austria, si sommava ora la suprema autorità sulla Germania e sui suoi principati. La nonna paterna di Carlo V: Maria di Borgogna Manuzio stampa il primo libro in caratteri aldini 1559 Mercatore pubblica il planisfero per i naviganti I domini ereditati da Carlo V FLORIDA Eredità spagnola Città del Messico Cuba Hispaniola NUOVA SPAGNA Santo Domingo Caracas Oceano Oceano Atlantico Cartagena Quito Atlantico La Coruña PERÚ Lima Cuzco Oceano Pacifico Santiago Buenos Aires Le difficoltà in Germania e Spagna Eredità asburgica Eredità borgognona REGNO D INGHILTERRA Amsterdam Paesi Bassi REGNO DI FRANCIA REGNO DEL PORTOGALLO Toledo Madrid SPAGNA Siviglia Baleari Cartagena Anversa Spagnoli Franca Contea Praga Slesia Boemia Moravia Austria Tirolo IMPERO STATO DELLA OTTOMANO CHIESA Roma Sardegna Cagliari Sicilia A Carlo V, educato secondo gli ideali medievali di una monarchia cristiana, si ripresentava ora, dopo secoli, un opportunità straordinaria: rifondare un impero universale cristiano in grado di dominare su tutta l Europa. Dopo Carlo Magno, infatti, nessuno aveva avuto la possibilità di regnare su territori tanto vasti. Per realizzare questo disegno, tuttavia, egli avrebbe dovuto raggiungere contemporaneamente tre obiettivi: imporre la propria piena autorità in Germania, rivitalizzando la dignità imperiale e sottraendo ai principi tedeschi un autonomia guadagnata in secoli di contese con gli imperatori; mantenere saldamente il controllo sul regno di Spagna e sui suoi domini; imporsi sulla Francia, relegandola al ruolo di potenza minore e obbligandola a rinunciare a ogni pretesa di espansione in Italia, nella Franca Contea e nei Paesi Bassi. Carlo V si impegnò su tutti e tre i fronti per quasi quarant anni, con risultati nel complesso deludenti. In Germania egli non riuscì a contrastare la diffusione della Riforma luterana e a riconciliare cattolici e protestanti. In queste questioni religiose, anzi, egli subì la fiera ostilità di una parte della nobiltà, che fece dell adesione alla Riforma una giustificazione per affermare la propria autonomia. Nel 1555, dopo aver combattuto contro i nobili e le città protestanti (in quella che fu la prima «guerra di religione»), dovette concedere la pace di Augusta e rassegnarsi al rafforzamento dell autonomia dei principi tedeschi. Anche in Spagna Carlo V incontrò gravi difficoltà. Nato ed educato a Gand, nei Paesi Bassi, era divenuto re di Spagna a soli sedici anni senza conoscere la lingua e la cultura dello Stato a lui affidato. La nobiltà e la ricca borghesia spagnola rappresentate nei parlamenti locali, le cortes di Castiglia e di Aragona, ma anche gli strati popolari della società, lo consideravano di fatto uno straniero. In particolare, gli spagnoli disapprovavano Carlo V per aver affidato l amministrazione dello Stato a uomini di fiducia provenienti dai Paesi Bassi; inoltre mal sopportavano l utilizzo di risorse appartenenti alla Spagna e alle sue colonie (e l alta pressione fiscale) per finanziare le frequenti campagne militari nel continente. Dal malcontento ebbe origine in Castiglia una violenta rivolta (detta dei «comuneros»), che durò dal 1520 al 1522 e che fu repressa a fatica. I successi contro la Francia Maggior successo Carlo V ebbe nelle guerre che lo opposero alla Francia. Guidata da Francesco I, la Francia si sentiva accerchiata dai domini dell imperatore e voleva difendere la propria supremazia in Italia settentrionale. Al contrario l imperatore, mirava a impadronirsi di Milano e Genova, da dove avrebbe potuto meglio collegare le parti del proprio impero in Europa: Germania, regno di e Spagna. Nel 1521 le p. 314 guerra di religione: conflitto che contrappone tra loro Stati e città che affermano di combattere per le loro opposte confessioni religiose. Ci furono anche guerre di religione civili, cioè tra parti avverse nello stesso Stato. Le motivazioni dei conflitti erano per lo più economiche, ma nel Cinquecento e nel Seicento la causa religiosa servì spesso a giustificare la violenza. 247

4 Tweet Storia p. 358 Armatura da battaglia di fabbricazione lombarda, XV sec. Album p. 252 Clemente VII e Carlo V cavalcano insieme verso Bologna, XVI sec., Anversa, Museo Plantin-Moretus. truppe imperiali occuparono la Lombardia. La guerra che seguì terminò nel 1525 con la sconfitta e la cattura di Francesco I a Pavia. Il re di Francia, portato in Spagna, dovette rinunciare ai suoi domini in Italia. Nel 1526, appena gli fu possibile, Francesco I riprese la guerra contro Carlo V. Questa volta poté avvalersi dell appoggio del papa Clemente VII ( ), di diversi Stati italiani e dell Inghilterra, accomunati dal timore per l eccessivo potere dell imperatore e re di Spagna. Carlo V impegnato in Germania contro i protestanti considerò l atteggiamento del papa un tradimento. Di conseguenza, inviò in Italia un esercito di mercenari, di cui oltre la metà «lanzichenecchi», soldati tedeschi di confessione luterana e quindi molto ostili al papa. Nel maggio del 1527 i soldati imperiali occuparono Roma e saccheggiarono la città, mentre il papa era rinchiuso a Castel Sant Angelo. Il «sacco» di Roma suscitò scandalo in tutta Europa e fu da molti interpretato come una punizione divina per i peccati della Chiesa. [Testimonianze documento 3, p. 317] A Nel 1529, il papa accettò le condizioni di Carlo V e così fecero gli altri nemici dell impero: Milano e Genova furono sottomesse al controllo della Spagna, mentre lo Stato pontificio fu rispettato nei suoi confini. Anche Francesco I fu costretto ad arrendersi e firmò nello stesso anno la pace di Cambrai, rinunciando così alla supremazia sull Italia. Nel 1530, a Bologna, il papa incoronò Carlo V imperatore e re d Italia: la supremazia della Spagna sull Italia (compresa Milano) era ormai completa: o esercitava direttamente il suo potere o dominava su piccoli Stati in cui si era frammentato il territorio dell Italia centro-settentrionale. Tuttavia, era comunque evidente che, a livello europeo, l equilibrio faticosamente raggiunto a vantaggio della Spagna e dell impero non poteva essere mantenuto se non a prezzo di ulteriori estenuanti conflitti. Bernardino Lanzani, Veduta di Pavia nel La difficile guerra contro l Impero ottomano Mentre Francia e Spagna si combattevano per il predominio in Europa, i Turchi ottomani si facevano sempre più minacciosi a oriente, dove, all inizio del Cinquecento, erano riusciti a conquistare la Siria e l Egitto. Il sultano Solimano I, detto il Magnifico, espugnò Belgrado nel Nel 1526, nella battaglia di Mohàcs, sconfisse e uccise l esercito del re di Ungheria e di Boemia Luigi II, e conquistò quasi tutta l Ungheria. Nel 1529 per la prima volta giunse a cingere d assedio la città di, che oppose una fiera resistenza. Numerosi furono i successi dei Turchi anche nel Mediterraneo, dove ormai nessuna nave cristiana poteva navigare con sicurezza. Per contrastare efficacemente i Turchi, l Europa avrebbe dovuto combattere unita; il re Francesco I preferì invece stringere accordi con i musulmani pur di ottenere il loro appoggio nella guerra contro Carlo V. Quest ultimo, che non poteva sottrarsi ai suoi obblighi di più potente sovrano cristiano, investì ingenti risorse per conquistare, nel 1535, Tunisi e così cercare di porre un limite alla pressione turca nel Mediterraneo. Questo difficile successo fu però seguito da altre sconfitte: nel 1538 una flotta costituita da navi dell impero e di Venezia, sostenuta dal papa, fu sconfitta dai Turchi a Prevesa, nel Mar Ionio. L impero universale di Carlo V mostrava la sua fragilità e non si dimostrava in grado di garantire da solo la sicurezza dell Europa contro il suo principale nemico esterno. La fine del regno di Carlo V Anche se aveva sconfitto la Francia e si era imposto in Italia, dopo il fallimento del tentativo di conquistare la Lorena Carlo V si rese conto che l unificazione dell Europa sotto un unico dominio imperiale era un sogno irrealizzabile. L eccessivo potere di un solo sovrano avrebbe inoltre provocato nuove e ripetute guerre contro la Francia, pronta a riprendere le armi in qualsiasi momento, e reso più difficile il contrasto ai protestanti e la lotta contro i Turchi. Nel 1556, per dare una svolta alla politica europea, all indomani della Pace di Augusta, che sanciva anche la fine dell unità religiosa dell impero, l imperatore rinunciò L avanzata turca in Europa IMPERO ROMANO GERMANICO POLONIA IMPERO RUSSO Venezia Ungheria Belgrado Bosnia Erzegovina Serbia Ragusa Transilvania Moldavia Jedisan Canato di Crimea Valacchia Bucarest Sofia Albania Salonicco Grecia Atene L Impero ottomano nel 1451 Conquiste di Maometto II ( ) Conquiste di Bajazid II e Selim I ( ) Conquiste di Solimano il Magnifico ( ) Stati vassalli Creta Sinope Istanbul (Costantinopoli) Ankara Trebisonda Gallipoli A n a t o l i a Smirne Konya Cilicia Kermian Tarso Caraman Aleppo Antiochia Rodi Cipro S iria Mar Mediterraneo Gerusalemme Alessandria Egitto al suo anacronistico disegno di impero universalistico. Decise perciò di abdicare e divise l impero in due parti: al figlio Filippo che divenne re Filippo II ( ) lasciò la Spagna e i suoi domini in America, in Italia, nella Franca Contea e nei Paesi Bassi; al fratello Ferdinando I ( ) lasciò i domini austriaci degli Asburgo e il titolo di imperatore di Germania. Tiziano, Ritratto di Filippo II, 1551, Madrid, Museo del Prado. M ar Nero abdicazione: l atto con cui un sovrano rinuncia volontariamente alla corona e lascia il trono al suo legittimo successore Manuzio stampa il primo libro in caratteri aldini 1559 Mercatore pubblica il planisfero per i naviganti 249

5 3 Le origini dell Europa moderna 11 L Italia e l Europa nel Cinquecento La divisione dei domini imperiali dopo l abdicazione di Carlo V FLORIDA NUOVA SPAGNA PERÚ Eredità di Ferdinando I Eredità di Filippo II Da quel momento non vi fu più, in Europa, un imperatore di Germania che potesse ambire a un dominio su tutta l Europa. Ferdinando I, impegnato a difendere i confini del suo regno dalla minaccia turca, si considerò di fatto, nonostante il suo titolo, uno I NODI DELLA STORIA Madrid SPAGNA Amsterdam Paesi Bassi Spagnoli Franca Contea Milano Praga Sardegna Cagliari Sicilia Slesia Boemia Moravia Austria Tirolo dei principi tedeschi. A Filippo II, invece, toccò in eredità la difesa della supremazia spagnola in Italia dalle minacce della Francia, mai definitivamente scoraggiate dalle sconfitte e dagli accordi raggiunti fino alla sua salita al trono. Perché si verificò una crisi politica nella penisola italiana? Carlo VIII invade l Italia 1516 Pace di Noyon: l Italia è divisa fra le potenze straniere 1519 Carlo V diviene imperatore 1521 I Turchi conquistano Belgrado 1525 L imperatore Carlo V sconfigge a Pavia Francesco I re di Francia 1 Tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento l Italia perde la sua autonomia per l insanabile contraddizione tra ricchezza economica e divisione politica. All inizio del Cinquecento, le ricchezze dell Italia e la sua divisione in Stati regionali scatenarono le ambizioni della Francia: Carlo VIII e Luigi XII invasero la penisola con i loro eserciti e tentarono di imporre la loro supremazia. Questa politica di espansione provocò la reazione degli Stati italiani compreso lo Stato della Chiesa dell impero, della Spagna e dell Inghilterra. Si formarono così delle «leghe» per contrapporsi al potere della Francia. Ma nell alternanza tra la supremazia francese e spagnola l Italia perse di fatto la sua autonomia. 2 La lotta per la supremazia in Italia tra Spagna e Francia si trova inserita nel disegno imperiale universalistico di Carlo V. Nel 1519 Carlo I, re di Spagna, divenne anche imperatore di Germania con il nome di Carlo V. A capo di immensi territori, sia in Europa sia in America, tentò di ricostituire in Europa un impero cristiano universale. La Francia di Francesco I, di fatto circondata, tentò di contrapporsi appoggiata anche dal papa, ma venne sconfitta duramente. Carlo V non esitò a punire anche il papa, scatenando i suoi soldati mercenari contro Roma («sacco di Roma»). Verso la metà del secolo, la Spagna ottenne la piena supremazia nella penisola italiana, l area in cui il progetto di Carlo V incontrò i maggiori successi. 3 Il sogno di Carlo V si rivela anacronistico. La resistenza strenua della Francia e l opposizione interna in Germania e Spagna costringono l imperatore ad abdicare. Carlo V pagò i propri successi a caro prezzo: le guerre contro la Francia furono praticamente ininterrotte. A Oriente si fece sempre più minacciosa la potenza dei Turchi. Inoltre, molti principi tedeschi, che per affermare la propria autonomia aderirono alla Riforma protestante e si difesero con le armi, riuscirono a limitare l autorità dell imperatore. Anche in Spagna crebbe l insofferenza nei confronti di un sovrano assente che svuotava le casse dello Stato per finanziare i propri disegni imperiali in Germania e Italia. Nel 1556 Carlo V riconobbe il suo fallimento, abdicò e divise il suo regno: Filippo II divenne re di Spagna, Ferdinando I d Asburgo fu eletto imperatore di Germania. Le drammatiche vicende che investirono la penisola italiana tra la morte di Lorenzo de Medici, l ultimo custode dell equilibrio italiano quattrocentesco, e i primi sessant anni del XVI secolo, sono paradigmatiche di uno dei più incredibili paradossi della storia nazionale. Proprio nel momento in cui si sviluppava la pagina più magnifica del Rinascimento italiano e la penisola sembrava confermare la propria centralità economica celebrando se stessa con un fastoso abbellimento delle sue città, la sua debolezza politica emergeva in tutta la sua drammaticità. Gli storici si sono a lungo interrogati sul motivo di questa contraddizione. Normalmente si è risposto facendo riferimento alla mancanza di uno spirito nazionale e quell estremo individualismo perfettamente espresso da uno degli intellettuali più significativi del Cinquecento, Francesco Guicciardini, con l espressione interesse «particolare», in evidente contrapposizione a un supposto interesse generale. In realtà le cose sono un po più complesse. Parlare di spirito nazionale nell Europa del XVI secolo è certamente azzardato persino per quei paesi che avevano conosciuto la nascita delle monarchie unitarie già da qualche secolo; inoltre l idea che gli Stati dell Italia quattrocentesca fossero immuni, grazie all abile lavoro politico dei Medici, da alleanze con potenze straniere anche a scapito delle altre realtà politiche peninsulari, è un idea perlomeno riduttiva. La discesa di Carlo VIII e il tradimento di Ludovico il Moro furono solo, semmai, le classiche gocce che fecero traboccare il vaso. Quanto alla ristrettezza di vedute dei principi italiani dell epoca, alla loro incapacità di andare oltre il loro interesse particolare e contingente, è bene ricordare che lo stesso Guicciardini lo constatava più che condannarlo. Per un realista estremo come lui, così legato a una visione empirica della politica da ritenere lo stesso Machiavelli quasi un utopista, l interesse privato non era necessariamente in contrasto con quello pubblico. I veri problemi, quindi, erano altri: l inadeguatezza del sistema politico italiano in confronto a quello degli ormai maturi Stati assoluti europei; la pericolosa deriva del suo ceto mercantile sempre più tentato di trasformare i profitti in rendita e non in nuovi investimenti; la tentazione dell operoso patriziato urbano di riposizionarsi in nobiltà improduttiva; l inevitabile decadenza del Mediterraneo con l atlantizzazione delle rotte e degli scambi commerciali. E tuttavia la convinzione che alcune delle ragioni più profonde della mancanza di un identità nazionale italiana anche nei secoli a venire siano da ricercare nell epoca a cavallo tra la fine del XV e l inizio del XVI secolo è ancora molto radicata Carlo V mette a sacco Roma 1529 Primo assedio turco di 1556 Carlo V divide l impero fra figlio e fratello

6 I nuovi sistemi difensivi delle città europee Le guerre che coinvolsero gran parte degli Stati europei tra XV e XVI secolo ebbero come principale terreno di scontro la penisola italiana. L aspro confronto tra la Francia e Impero coinvolse gli Stati italiani in un conflitto che oltrepassava le loro possibilità militari ed economiche, e li portò a perdere buona parte della loro autonomia politica. Una delle caratteristiche più importanti e, nello stesso tempo, una delle novità più rilevanti di queste guerre fu l introduzione e la diffusione delle armi da fuoco. Cittadelle fortificate Molto spesso nelle grandi città le nuove cinte murarie a forma poligonale erano completate da una cittadella fortificata che, in caso di assedio, rappresentava l ultimo baluardo di difesa. Questo tipo di edifici era caratterizzato da una tipica forma a stella che doveva renderli ancora più inaccessibili e inespugnabili anche per l artiglieria e le armi da fuoco pesanti. La armi da fuoco Questi nuovi strumenti bellici sfruttavano la capacità detonante della polvere pirica, detta anche polvere nera o polvere da sparo, la quale trovò applicazione a livello sia di armi portatili (archibugi, moschetti e pistole) che di armi pesanti (artiglierie). Tra la seconda metà del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento tanto gli eserciti dei principali Stati europei quanto le compagnie di ventura presenti nella penisola italiana si dotarono di entrambe le tipologie di armi da fuoco. Le conseguenze furono dirompenti per quanto riguarda le tecniche di combattimento, i costi umani e materiali della guerra, la gestione delle truppe. I centri minori Questa nuova tipologia costruttiva era presente non solo nelle città di grandi o medie dimensioni, ma anche su scala minore, nelle piccole realtà urbane che si trovavano in posizioni strategiche per il controllo di vie di comunicazione o zone di frontiera. Il forte spagnolo dell Aquila. Le nuove fortificazioni dell età moderna Uno degli effetti provocati dall adozione delle armi da fuoco pesanti fu senza dubbio l evoluzione dei sistemi di difesa delle città e la costruzione di mura completamente diverse rispetto a quelle in uso fino alla fine del Medioevo. Nel Medioevo la difesa era affidata a una cinta muraria molto alta, che per lo più aveva la forma di un quadrilatero rinforzato a cadenza regolare da possenti torrioni. Queste strutture difensive si dimostrarono incapaci di resistere ai colpi delle nuove artiglierie pesanti proprio a causa della loro altezza, che le rendeva inevitabilmente fragili, e della superficie tendenzialmente piatta, che favoriva l impatto dei proiettili. Dal XVI secolo, si diffuse, prima nella penisola italiana e poi in tutta Europa, un nuovo modello di fortificazione caratterizzato da una forma poligonale con molti lati e angoli, frequenti rientranze e superfici oblique, terrapieni e fossati. Le mura di queste nuove fortificazioni non erano più molto elevate, ma dovevano essere necessariamente molto spesse. Assedio di un castello con artiglieria pesante (XV secolo). La cinta muraria cinquecentesca di Lucca. La fortificazione medievale di Monteriggioni (Siena). La città di Palmanova (Udine) fortificata dai veneziani

7 Ragiona sul tempo e sullo spazio Impara il significato ATTIVITÀ 1 Osserva la cartina e rifletti sulla situazione dell Italia nel 1516, all indomani della pace di Noyon: quali sono le quattro potenze che si spartiscono la penisola? Colora con quattro colori diversi i territori da esse controllati. 2 Completa le frasi scrivendo l anno esatto in cui accade l evento. 1 Nel viene firmata la pace di Noyon, che prevede la divisione del territorio italiano tra quattro potenze: Francia, Spagna, Venezia e Stato della Chiesa 2 Nel Carlo V si vede costretto a concedere la pace di Augusta, con il conseguente rafforzamento dell autonomia dei principi tedeschi 3 Nel Carlo VIII entra in Italia alla guida di un potente esercito senza incontrare alcuna resistenza; viene poi sconfitto nel a Fornovo 4 Nel scoppia la rivolta dei comuneros in Castiglia, che viene repressa a fatica nel 5 Nel il sultano Solimano sconfigge l esercito del re di Ungheria e di Boemia e conquista quasi tutta l Ungheria 6 Nel Carlo I diventa re di Spagna 7 Nel Savonarola viene scomunicato da Alessandro VI e l anno successivo viene arrestato e bruciato al rogo 8 Nel Carlo V conquista Tunisi 9 Nel Carlo V viene incoronato dal Papa imperatore e re d Italia 4 Scrivi quale significato assumono i seguenti concetti all inizio del Cinquecento. 1 Repubblica fiorentina 2 Oligarchia 3 Piazzeforti 4 Cingere d assedio 5 Monarchia cristiana 6 Sacco di Roma 7 Anacronistico 5 Il modo in cui Carlo I è stato eletto imperatore di Germania, ovvero comprando i voti dei principi elettori, oggi sarebbe definibile come un atto di corruzione; alla luce di quello che hai letto, spiega perché la corruzione è un reato penalmente perseguibile. Osserva, rifletti e rispondi alle domande 6 Osserva la mappa concettuale relativa a Carlo V. Poi rispondi alle domande. Il tentativo di Carlo V di ricostruire un impero cristiano universale in Europa Esplora il macrotema 3 Completa il testo. Quando Carlo I diventa re di Spagna, il suo vasto regno si estende dai possedimenti spagnoli in (1) a gran parte dell Europa. Infatti, ai territori dell Italia meridionale, già governati dalla corona spagnola (regno di, Sicilia e (2) ), si aggiungono quelli ereditati dagli (3) : l arciducato d Austria, la Boemia e i domini nei Paesi Bassi e nella Franca Contea. Inoltre, nel 1519, Carlo I riesce a comprare il voto della maggior parte dei principi (4), diventando così imperatore di Germania e assumendo il titolo di (5). Dall epoca di Carlo Magno, quindi, si ripresenta l occasione di fondare un impero universale cristiano in Europa. Purtroppo, però, Carlo V deve affrontare rilevanti problemi che non gli permettono di realizzare il suo progetto: in Germania non riesce né a fermare la diffusione della (6), né a contrastare il desiderio di autonomia di una parte della nobiltà e deve anzi concedere la pace di (7) ; in Spagna viene disapprovato per aver affidato gli incarichi amministrativi a uomini di fiducia provenienti dai (8), la sua terra di origine, e per aver aumentato la pressione fiscale per finanziare le campagne militari. Inoltre, anche se nel 1535 riesce a conquistare Tunisi e ad allentare la pressione dei (9) nel Mediterraneo, l impero di Carlo V viene sconfitto nelle battaglie successive e non si dimostra in grado di difendere da solo la sicurezza dell Europa contro un nemico esterno così potente. 1 Chi si contrappone a questo tentativo in Europa e soprattutto in Italia? 2 Da dove provengono principalmente le ricchezze per sostenere le guerre di Carlo V? 3 Come si conclude il suo tentativo imperiale? Mostra quello che sai 7 Osserva l immagine a p. 248 e rifletti su vantaggi, limiti e costi della tecnologia militare; attualmente quali sono le tecnologie impiegate?

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