Compare Cosimo il lettighiere aveva governato le sue mule, allungate un

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1 Percorso L autore e l opera Giovanni Verga Giovanni Verga Novelle rusticane Cos è il Re in Tutte le novelle, Mondadori, Milano, Verga si propone in questa novella un analisi realistica dell ambiente rurale della Sicilia e delle sue strutture economico-sociali. Compare Cosimo il lettighiere aveva governato le sue mule, allungate un po le cavezze 1 per la notte, steso un po di strame 2 sotto i piedi della baia 3, la quale era sdrucciolata due volte sui ciottoli umidi delle viottole di Grammichele 4, dal gran piovere che aveva fatto, e poi era andato a mettersi sulla porta dello stallatico 5, colle 6 mani in tasca a sbadigliare in faccia alla gente che era venuta per vedere il Re 7, e c era tal via vai quella volta per le strade di Caltagirone 9 che pareva la festa di San Giacomo; però stava coll orecchio teso, e non perdeva d occhio le sue bestie, le quali si rosicavano 10 l orzo adagio adagio, perché non glielo rubassero. Giusto in quel momento vennero a dirgli che il Re voleva parlargli. Veramente non era il Re, che voleva parlargli, perché il Re non parla con nessuno, ma uno di coloro per bocca dei quali parla il Re, quando ha da dire qualche cosa; e gli disse che Sua Maestà desiderava la sua lettiga 11, l indomani all alba, per andare a Catania, e non voleva restare obbligato né al vescovo, né al sottointendente 12, ma preferiva pagar di sua tasca, come uno qualunque. Compare Cosimo avrebbe dovuto esserne contento, perché il suo mestiere era di fare il lettighiere, e proprio allora stava aspettando che venisse qualcuno a noleggiare la sua lettiga, e il Re non è di quelli che stanno a lesinare per un tarì 13 dippiù o di meno, come tanti altri. Ma avrebbe preferito tornarsene a Grammichele colla 14 lettiga vuota, tanto gli faceva specie 15 il dovervi portare il Re nella lettiga, che la festa gli si cambiò tutta in veleno soltanto a pensarci, e non si godette più la luminaria 16, né la banda che suonava in piazza, né il carro trionfale che girava per le vie col ritratto del Re e della Regina, né la chiesa di San Giacomo tutta illuminata, che sputava fiamme 17, e ove c era il Santissimo esposto 1, e si suonavano le campane pel 19 Re. Anzi più grande era la festa e più gli cresceva in corpo la paura di doverci avere il Re proprio nella sua lettiga, e tutti quei razzi, quella folla, quella luminaria e quello scampanìo se li sentiva sullo stomaco e non gli fecero chiudere occhio tutta la notte, che la passò a visitare i ferri della baia, a strigliar le mule e a rimpinzarle d orzo sino alla gola, per metterle in vigore, come se il Re pesasse il doppio di tutti gli altri. Lo stallatico era pieno di soldati di cavalleria, con tanto di speroni ai piedi, che non se li levavano neppure per buttarsi a dormire sulle panchette, e a testi 1. cavezze: strisce di cuoio usate per legare la testa dei muli. 2. strame: erba secca sulla quale si distendono gli animali per dormire. 3. baia: mula dal mantello rosso scuro, con criniera e coda nere. 4. Grammichele: paese in provincia di Catania. 5. stallatico: alloggio per le mule. 6. colle: con le. 7. il Re: il re delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone ( ), alla cui morte subentrò Francesco II, che regnò solo alcuni mesi, fino all arrivo di Garibaldi.. via vai: andirivieni di folla. 9. Caltagirone: altra località in provincia di Catania. San Giacomo ne è il patrono. 10. rosicavano: rosicchiavano. 11. lettiga: portantina con un sedile coperto e quattro stanghe, due anteriori e due posteriori, appoggiate su due muli. 12. sottointendente: autorità civile del luogo. 13. tarì: moneta circolante nel Regno delle Due Sicilie; valeva all incirca 42,5 centesimi della lira in circolazione dal colla: con la. 15. gli faceva specie: lo preoccupava. 16. luminaria: scenografia luminosa creata in occasione di feste e ricorrenze particolari. 17. sputava fiamme: sono gli effetti delle luci. 1. il Santissimo esposto: il corpo di san Giacomo esposto in una teca per la devozione popolare. 19. pel: per il. Copyright 2011 Zanichelli Editore SpA, Bologna [6201] 1

2 20. due onze: unità di misura monetaria. L oncia era una moneta d oro circolante nel Regno delle Due Sicilie e corrispondeva a trenta tarì. 21. buscarsi: guadagnare. 22. rassettare: mettere in ordine. 23. basto: grossa sella per gli animali da soma. 24. trecconi: venditori ambulanti tutti i chiodi dei pilastri erano appese sciabole e pistole che al povero zio Cosimo pareva gli dovessero tagliare la testa con quelle, se per disgrazia una mula avesse a scivolare sui ciottoli umidi della viottola mentre portava il Re; e giusto era venuta tanta acqua dal cielo in quei giorni che la gente doveva avere addosso la rabbia di vedere il Re, per mettersi in viaggio sino a Caltagirone con quel tempaccio. Per conto suo, com è vero Dio, in quel momento avrebbe preferito trovarsi nella sua casuccia, dove le mule ci stavano strette nella stalla, ma si sentivano a rosicar l orzo dal capezzale del letto, e avrebbe pagato quelle due onze 20 che doveva buscarsi 21 dal Re per trovarsi nel suo letto, coll uscio chiuso, e stare a vedere col naso sotto le coperte, sua moglie affaccendarsi col lume in mano, a rassettare 22 ogni cosa per la notte. All alba lo fece saltar su da quel dormiveglia la tromba dei soldati che suonava come un gallo che sappia le ore, e metteva in rivoluzione tutto lo stallatico. I carrettieri rizzavano la testa dal basto 23 messo per guanciale, i cani abbaiavano, e l ostessa si affacciava dal fienile tutta sonnacchiosa, grattandosi la testa. Ancora era buio come a mezzanotte, ma la gente andava e veniva per le strade quasi fosse la notte di Natale, e i trecconi 24 accanto al fuoco, coi lampioncini di carta dinanzi, battevano i coltellacci sulle panchette per vendere il torrone. Ah, come doveva godersi la festa tutta quella gente che comprava il torrone, e si strascinava stanca e sonnacchiosa per le vie ad aspettare il Re e come vedeva passare la lettiga colle sonagliere e le nappine di lana 25, spalancava gli occhi, e invidiava compare Cosimo, il quale avrebbe visto il Re sul mostaccio 26, mentre sino allora nessuno aveva potuto avere quella sorte, da quarantott ore che la folla stava nelle strade notte e giorno, coll acqua che veniva giù come Dio la mandava. La chiesa di San Giacomo sputava ancora fuoco e fiamme, in cima alla scalinata che non finiva più, aspettando il Re, per dargli il buon viaggio, e suonava con tutte le sue campane per dirgli che era ora di andarsene. Che non li spegnevano mai quei lumi? e che aveva il braccio di ferro quel sagrestano per suonare a distesa notte e giorno? Intanto nel piano di San Giacomo spuntava appena l alba cenerognola 27, e la valle era tutta un mare di nebbia; eppure la folla era fitta come le mosche, col naso nel cappotto, e appena vide arrivare la lettiga voleva soffocare compare Cosimo e le sue mule, che credeva ci fosse dentro il Re. Ma il Re si fece aspettare un bel pezzo; a quell ora forse si infilava i calzoni, o beveva il suo bicchierino d acquavite 2, per risciacquarsi la gola, che compare Cosimo non ci aveva pensato nemmeno quella mattina, tanto si sentiva la gola stretta. Un ora dopo arrivò la cavalleria, colle sciabole sfoderate, e fece far largo. Dietro la cavalleria si rovesciò un altra ondata di gente, e poi la banda, e poi ancora dei galantuomini 29, e delle signore col cappellino, e il naso rosso dal freddo; e accorrevano persino i trecconi, colle panchette in testa, a piantar bottega per cercar di vendere un altro po di torrone; tanto che nella gran piazza non ci sarebbe entrato più uno spillo, e le mule non avrebbero nemmeno potuto scacciarsi le mosche, se non fosse stata la cavalleria a far fare largo, e per giunta la cavalleria portava un nugolo di mosche cavalline 30, 25. sonagliere di lana: campanelli e nastri di lana che venivano attaccati alla bardatura dei muli. 26. sul mostaccio: di persona. Mostaccio è termine popolaresco che sta per faccia. 27. cenerognola: di color grigio chiaro. 2. acquavite: grappa di uva (bevanda alcolica). 29. galantuomini: nel gergo meridionale indicava i piccoli e medi proprietari terrieri. 30. mosche cavalline: mosche parassite degli equini. Il secondo Ottocento: Naturalismo e Verismo L autore e l opera: Giovanni Verga 2 Copyright 2011 Zanichelli Editore SpA, Bologna [6201]

3 di quelle che fanno imbizzarrire le mule di una lettiga; talché compare Cosimo si raccomandava a Dio e alle anime del Purgatorio ad ognuna che ne acchiappava sotto la pancia delle sue bestie. Finalmente si udì raddoppiare lo scampanìo, quasi le campane fossero impazzate, e i mortaletti 31 che sparavano al Re, e arrivò correndo un altra fiumana di gente, e si vide spuntare la carrozza del Re, la quale in mezzo la folla pareva galleggiasse sulle teste. Allora suonarono le trombe e i tamburi, e ricominciarono a sparare i mortaletti, che le mule, Dio liberi, volevano romper i finimenti 32 e ogni cosa sparando calci; i soldati tirarono fuori le sciabole, giacché le avevano messe nel fodero un altra volta, e la folla gridava: La Regina, la Regina! È quella piccolina lì, accanto a suo marito, che non par vero! Il Re invece era un bel pezzo d uomo, grande e grosso, coi calzoni rossi e la sciabola appesa alla pancia; e si tirava dietro il vescovo, il sindaco, il sottointendente, e un altro sciame di galantuomini coi guanti e il fazzoletto da collo bianco, e vestiti di nero che dovevano averci la tarantola 33 nelle ossa con quel po di tramontana 34 che spazzava la nebbia dal piano di San Giacomo. Il Re stavolta, prima di montare a cavallo, mentre sua moglie entrava nella lettiga, parlava con questo e con quello come se non fosse stato fatto suo, e accostandosi a compare Cosimo gli batté anche colla mano sulla spalla, e gli disse tale e quale, col suo parlare napoletano: Bada che porti la tua Regina! che compare Cosimo si sentì rientrare le gambe nel ventre, tanto più che in quel momento si udì un grido da disperati, la folla ondeggiò come un mare di spighe, e si vide una giovinetta, vestita ancora da monaca, e pallida pallida, buttarsi ai piedi del Re, e gridare: Grazia! Chiedeva la grazia per suo padre, il quale si era dato le mani attorno per buttare il Re giù di sella 35, ed era stato condannato ad aver tagliata la testa. Il Re disse una parola ad uno che gli era vicino, e bastò perché non tagliassero la testa al padre della ragazza. Così ella se ne andò tutta contenta, che dovettero portarla via svenuta dalla consolazione. Vuol dire che il Re con una sua parola poteva far tagliare la testa a chi gli fosse piaciuto, anche a compare Cosimo se una mula della lettiga metteva un piede in fallo 36, e gli buttava giù la moglie, così piccina com era. Il povero compare Cosimo aveva tutto ciò davanti agli occhi, mentre andava accanto alla baia colla mano sulla stanga 37, e l abito della Madonna 3 fra le labbra, che si raccomandava a Dio, come fosse in punto di morte, mentre tutta la carovana, col Re, la Regina e i soldati, si era messa in viaggio in mezzo alle grida e allo scampanìo, e allo sparare dei mortaletti che si udivano ancora dalla pianura; talché quando furono arrivati giù nella valle, in cima al monte si vedeva ancora la folla nera brulicare al sole come se ci fosse stata la fiera del bestiame nel piano di San Giacomo. A che gli giovava il sole e la bella giornata a compare Cosimo? se ci aveva il cuore più nero del nuvolo, e non si arrischiava di levare gli occhi dai ciottoli su testi 31. mortaletti: mortaretti, fuochi d artificio con polvere da sparo. 32. finimenti: ciascuno degli elementi necessari a sellare il cavallo o ad attaccare animali da tiro a carri e carrozze. 33. averci la tarantola: espressione popolareggiante che vuol dire essere in preda all agitazione. La tarantola è un ragno velenoso, il cui morso, secondo una credenza popolare, farebbe venire le convulsioni. 34. tramontana: vento freddo. 35. buttare il Re giù di sella: ancora un espressione popolare che indica una cospirazione, un colpo di Stato contro il re Ferdinando II. 36. metteva un piede in fallo: inciampava. 37. stanga: nelle carrozze o nei carri, il braccio centrale o ciascuno dei due bracci laterali. 3. abito della Madonna: l immagine della Madonna racchiusa tra due pezzi di stoffa era un amuleto che i contadini portavano al collo in segno di devozione. Copyright 2011 Zanichelli Editore SpA, Bologna [6201] 3

4 cui le mule posavano le zampe come se camminassero sulle uova; né stava a guardare come venissero i seminati, né a rallegrarsi nel veder pendere i grappoli delle ulive, lungo le siepi, né pensava al gran bene che aveva fatto tutta quella pioggia della settimana, ché gli batteva il cuore come un martello soltanto al pensare che il torrente poteva essere ingrossato, e dovevano passarlo a guado! 39 Non si arrischiava a mettersi a cavalcioni sulle stanghe, come soleva fare quando non portava la sua Regina, e lasciarsi cadere la testa sul petto a schiacciare un sonnellino sotto quel bel sole e colla strada piana che le mule l avrebbero fatta ad occhi chiusi; mentre le mule che non avevano giudizio, e non sapevano quel che portassero, si godevano la strada piana ed asciutta, il sole tiepido e la campagna verde, scodinzolavano e scuotevano allegramente le sonagliere, che per poco non si mettevano a trottare, e compare Cosimo si sentiva saltare lo stomaco alla gola dalla paura soltanto al vedere mettere in brio 40 le sue bestie, senza un pensiero al mondo né della Regina, né di nulla. La Regina, lei, badava a chiacchierare con un altra signora che le avevano messa in lettiga per ingannare il tempo, in un linguaggio che nessuno ci capiva una maledetta 41 ; guardava la campagna cogli occhi azzurri come il fiore del lino e appoggiava allo sportello una mano così piccina che pareva fatta apposta per non aver nulla da fare; che non valeva la pena di riempire d orzo le mule per portare quella miseria, regina tal quale era! Ma ella poteva far tagliare il collo alla gente con una sola parola, così piccola com era, e le mule che non avevano giudizio con quel carico leggiero, e tutto quell orzo che avevano nella pancia, provavano una gran tentazione di mettersi a saltare e ballare per la strada, e di far tagliare la testa a compare Cosimo. Sicché il poveraccio per tutta la strada non fece che recitare fra i denti paternostri e avemarie 42, e raccomandarsi ai suoi morti, quelli che conosceva e quelli che non conosceva, fin quando arrivarono alla zia Lisa 43, che era accorsa una gran folla a vedere il Re, e davanti ad ogni bettola 44 c era il suo pezzo di maiale appeso e scuoiato per la festa. Come arrivò a casa sua, dopo aver consegnata la Regina sana e salva, non gli pareva vero, e baciò la sponda della mangiatoia legandovi le mule; poi si mise in letto senza mangiare e senza bere, ché non voleva vedere nemmeno i danari della Regina, e li avrebbe lasciati nella tasca del giubbone chissà quanto tempo, se non fosse stato per sua moglie che andò a metterli in fondo alla calza sotto il pagliericcio 45. Gli amici e i conoscenti, che erano curiosi di sapere come erano fatti il Re e la Regina, venivano a domandargli del viaggio, col pretesto d informarsi se aveva acchiappato la malaria. Egli non voleva dir nulla, che gli tornava la febbre soltanto a parlarne, e il medico veniva mattina e sera, e si prese circa la metà di quei danari della Regina. Solamente molti anni dopo, quando vennero a pignorargli le mule in nome del Re, perché non aveva potuto pagare il debito, compare Cosimo non si dava pace pensando che pure quelle erano le mule che gli avevano portato la moglie sana e salva, al Re, povere bestie; e allora non c erano le strade carrozzabili, ché la Regina si sarebbe rotto il collo, se non fosse stato per la sua 39. il torrente a guado: punto del torrente dove il livello dell acqua consente di passare da una riva all altra con la lettiga. 40. mettere in brio: dare segni di vivacità. 41. nessuno una maledetta: espressione popolare che significa non capire niente ; la regina era Maria Teresa d Austria e parlava in tedesco. 42. paternostri e avemarie: preghiere della liturgia cattolica. 43. zia Lisa: bivio presso Catania, dove presumibilmente c era una locanda con quel nome. 44. bettola: osteria, locanda. 45. pagliericcio: saccone di paglia che serviva da materasso. Il secondo Ottocento: Naturalismo e Verismo L autore e l opera: Giovanni Verga 4 Copyright 2011 Zanichelli Editore SpA, Bologna [6201]

5 apposta: appositamente. 47. gli presero il suo Orazio: si allude alla leva militare 175 obbligatoria introdotta dopo l unità dal governo della Destra storica. 4. il Re d adesso era un altro: Vittorio Emanuele II, re d Italia tra il 161 e il puranco: perfino, anche. 10 lettiga, e la gente diceva che il Re e la Regina erano venuti apposta 46 in Sicilia per fare le strade, che non ce n erano ancora, ed era una porcheria. Ma allora campavano i lettighieri, e compare Cosimo avrebbe potuto pagare il debito, e non gli avrebbero pignorato le mule, se non veniva il Re e la Regina a far le strade carrozzabili. E più tardi, quando gli presero il suo Orazio 47, che lo chiamavano Turco, tanto era nero e forte, per farlo artigliere, e quella povera vecchia di sua moglie piangeva come una fontana, gli tornò in mente quella ragazza ch era venuta a buttarsi a piedi del Re gridando grazia! e il Re con una parola l aveva mandata via contenta. Né voleva capire che il Re d adesso era un altro 4, e quello vecchio l avevano buttato giù di sella. Diceva che se fosse stato lì il Re, li avrebbe mandati via contenti, lui e sua moglie, ché gli aveva battuto sulla spalla, e lo conosceva e l aveva visto proprio sul mostaccio, coi calzoni rossi, e la sciabola appesa alla pancia, e con una parola poteva far tagliare il collo alla gente, e mandare puranco 49 a pignorare le mule, se uno non pagava il debito, e pigliarsi i figliuoli per soldati, come gli piaceva. testi ANALISI E COMMENTO La lotta per la vita in un mondo arcaico Il lettore è introdotto immediatamente nella vicenda: il lettighiere Cosimo ha riportato le sue mule nella stalla, le ha preparate per la notte e, stando sulla porta, osserva il via vai di gente venuta a Caltagirone per il grande evento: la visita di Ferdinando II di Borbone, re delle Due Sicilie. Mentre compare Cosimo aspetta che qualcuno noleggi la sua lettiga, gli vengono a dire che proprio il re vuole affittarla per l indomani. Il pover uomo, preoccupato, trascorre la notte in dormiveglia e il giorno seguente, mentre gli altri si godono lo spettacolo della festa, riceve dal re l incarico di trasportare la regina a Catania. Il tragitto per compare Cosimo è un inferno, anche perché ha assistito di persona alla concessione della grazia da parte del re a un condannato a morte: il lettighiere pensa che con una sola parola il re può decidere la vita o la morte di un uomo e potrebbe far tagliare anche la sua testa, se non portasse il prezioso carico della regina a destinazione (si sentiva saltare lo stomaco alla gola dalla paura, rr ). Il viaggio termina senza imprevisti, ma il lettighiere torna a casa talmente sfinito da farsi venire la febbre. Negli anni successivi la sua condizione economica peggiora e gli pignorano le mule. Cosimo ingenuamente attribuisce l inizio dei propri guai al re e alla regina venuti a far le strade carrozzabili, rendendo così inutile il lavoro dei lettighieri. Non comprende i grandi cambiamenti storici e politici (il passaggio del potere dai Borbone ai Savoia) e quando il figlio Orazio è chiamato per la leva militare, non si rende conto che il Re d adesso non è più quello vecchio (quello vecchio l avevano buttato giù di sella, r. 175): per Cosimo il re è una realtà estranea e distante, quasi divina e fuori dal tempo. Le ripercussioni negative del progresso È evidente, al di là del narratore popolare, la presenza dell autore, che riflette sulle ripercussioni negative che i cambiamenti politici hanno avuto sul Mezzogiorno e si fa interprete del malcontento della gente del Sud per i provvedimenti legislativi del nuovo governo, avvertiti come contrari ai loro interessi (nel caso particolare, il lavoro di lettighiere era in declino e la leva militare aveva sottratto alla famiglia due valide braccia). L annessione al Regno d Italia e le strade carrozzabili non costituiscono dunque per Verga un elemento di evoluzione sociale: la struttura profonda della società è rimasta immutata. Copyright 2011 Zanichelli Editore SpA, Bologna [6201] 5

6 Il narratore popolare e l ironia Il programma poetico di Verga, di ripetere il racconto come l ha raccolto «pei viottoli dei campi con le medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare» ( Lettera a Salvatore Farina, T11, rr. 4-6) trova in questa novella una delle sue espressioni più felici. L affidare il racconto a un narratore popolare, con la sua particolare mentalità, le sue ingenuità e i suoi modi di dire, gli consente di utilizzare in maniera originale lo strumento dell ironia (Né voleva capire che il Re d adesso era un altro, e quello vecchio l avevano buttato giù di sella, rr ). Registro linguistico e sintassi Il registro linguistico, popolareggiante, presenta modi di dire tipici della lingua parlata (la festa gli si cambiò tutta in veleno avrebbe visto il Re sul mostaccio si sentiva saltare lo stomaco alla gola). La sintassi è prevalentemente costituita da coordinate mediante l uso del polisindeto (e poi era andato a mettersi sulla porta e c era tal via vai e non perdeva d occhio le sue bestie). La subordinazione è resa più vivace dall uso pleonastico di particelle pronominali (e non gli fecero chiudere occhio tutta la notte, che la passò a visitare i ferri della baia, rr. 2-29) e da frequenti anacoluti. Queste scelte sintattiche intendono riprodurre i modi della lingua parlata e conferire al testo una coloritura di sicilianità, ma così la frase risulta costruita in maniera scorretta, a causa di un cambiamento di soggetto (e a tutti i chiodi dei pilastri erano appese sciabole e pistole che al povero zio Cosimo pareva gli dovessero tagliare la testa con quelle, rr ; eppure la folla era fitta come le mosche, col naso nel cappotto, e appena vide arrivare la lettiga voleva soffocare compare Cosimo e le sue mule, che credeva ci fosse dentro il Re, rr ; Allora suonarono le trombe e i tamburi, e ricominciarono a sparare i mortaletti, che le mule, Dio liberi, volevano romper i finimenti e ogni cosa sparando calci, rr. 4-6; A che gli giovava il sole e la bella giornata a compare Cosimo? se ci aveva il cuore più nero del nuvolo, rr ). LAVORIAMO SUL TESTO 1. I luoghi e il contesto storico. Definisci le coordinate spaziali e temporali della novella. 2. L aspetto del potere. Quali particolari fisici del re e della regina attirano l attenzione del narratore? E quale significato vi assegna il punto di vista del protagonista? 3. La fine di una società. Quale mondo e quali valori, ormai destinati a soccombere, vengono rappresentati attraverso il personaggio di Cosimo? 4. I provvedimenti politici. Quali sono le vicende politiche e sociali che influenzano la vita del protagonista? Qual è la sua posizione nei confronti delle novità? 5. La posizione dell autore. Ritieni che l autore riesca a rispettare il criterio dell impersonalità, che prevede un oggettivo distacco da quanto narrato? O implicitamente lascia trasparire comprensione e rammarico per la misera esistenza di Cosimo? Rispondi con opportuni riferimenti al testo. Il secondo Ottocento: Naturalismo e Verismo L autore e l opera: Giovanni Verga 6 Copyright 2011 Zanichelli Editore SpA, Bologna [6201]

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