I NUMERI E LE STORIE DELL ASSALTO ALLE COSTE

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1 Mare monstrum 2001 I NUMERI E LE STORIE DELL ASSALTO ALLE COSTE Roma, 26 giugno 2001

2 IL "CHI E'" DI LEGAMBIENTE LEGAMBIENTE è l'associazione ambientalista italiana con la diffusione più capillare sul territorio (1000 gruppi locali, 20 comitati regionali, tra soci e sostenitori). Nata nel 1980 sull onda delle prime mobilitazioni antinucleari, LEGAMBIENTE è un'associazione completamente apartitica, aperta ai cittadini di tutte le idee politiche, religiose, morali, che si finanzia con i contributi volontari dei soci e dei sostenitori delle campagne. E' riconosciuta dal Ministero dell'ambiente come associazione d'interesse ambientale, fa parte del "Bureau Européen de l'environnement", l'unione delle principali associazioni ambientaliste europee, e della International Union for Conservation of Nature. Campagne e iniziative Tra le iniziative più popolari di LEGAMBIENTE vi sono grandi campagne di informazione e sensibilizzazione sui problemi dell inquinamento: "Goletta Verde", il Treno Verde, l'"operazione Fiumi", che ogni anno "fotografano" lo stato di salute del mare italiano, la qualità dell'aria e la rumorosità nelle città, le condizioni d'inquinamento e cementificazione dei fiumi; "Salvalarte", campagna di analisi e informazione sullo stato di conservazione dei beni culturali; Mal Aria, la campagna delle lenzuola antismog stese dai cittadini alle finestre e ai balconi per misurare i veleni presenti nell aria ed esprimere la rivolta del popolo inquinato. LEGAMBIENTE promuove anche grandi appuntamenti di volontariato ambientale e di gioco che coinvolgono ogni anno centinaia di migliaia di persone ( Clean-up the World/Puliamo il Mondo l ultima domenica di settembre, l operazione Spiagge Pulite l ultima Domenica di maggio, i campi estivi di studio e recupero ambientale, Caccia ai tesori d Italia all inizio della primavera), ed è fortemente impegnata per diffondere l'educazione ambientale nelle scuole e nella società (sono numerose le Bande del Cigno che aderiscono all'associazione e molte centinaia gli insegnanti che collaborano attivamente in programmi didattici, educativi e formativi). L azione sui temi dell economia e della legalità Da alcuni anni LEGAMBIENTE dedica particolare attenzione ai temi della riconversione ecologica dell economia e della lotta all illegalità: sono state presentate proposte per rinnovare profondamente la politica economica e puntare per la creazione di nuovi posti di lavoro e la modernizzazione del sistema produttivo su interventi diretti a migliorare la qualità ambientale del Paese nei campi della manutenzione urbana e territoriale, della mobilità, del risanamento idrogeologico, della gestione dei rifiuti; è stato creato un osservatorio su ambiente e legalità che ha consentito di alzare il velo sul fenomeno delle ecomafie, branca recente della criminalità organizzata che lucra migliaia di miliardi sullo smaltimento illegale dei rifiuti e sull'abusivismo edilizio. Gli strumenti Strumenti fondamentali dell'azione di LEGAMBIENTE sono il Comitato Scientifico, composto di oltre duecento scienziati e tecnici tra i più qualificati nelle discipline ambientali; i Centri di Azione Giuridica, a disposizione dei cittadini per promuovere iniziative giudiziarie di difesa e tutela dell'ambiente e della salute; l'istituto di Ricerche Ambiente Italia, impegnato nel settore della ricerca applicata alla concreta risoluzione delle emergenze ambientali. LEGAMBIENTE pubblica ogni anno "Ambiente Italia", rapporto sullo stato di salute ambientale del nostro Paese, e invia a tutti i suoi soci il mensile La Nuova Ecologia, voce storica dell ambientalismo italiano.

3 MARE MONSTRUM INDICE 1. Premessa 1 2. I numeri del mare illegale 7 3. Le bandiere nere di Legambiente ai nuovi pirati del mare E la nave va: l illegalità del popolo dei naviganti Liberiamo gli accessi al mare Cemento in spiaggia Fronte del porto L erosione della costa La pesca di frodo Prevenire spigola pazza Il mare inquinato L onda nera bombe in fondo al mar 120

4 Ringraziamenti Il dossier Mare monstrum 2001 è stato realizzato dall Ufficio Ambiente e Legalità, dall Ufficio Aree Protette e Territorio, dall Ufficio Campagne e dall Ufficio Stampa di Legambiente Nazionale. Hanno collaborato: Francesca Biffi, Stefano Ciafani, Tiziano Granata, Nunzio Cirino Groccia, Lucia Fazzo, Enrico Fontana, Marina Girolami, Maurizio Manna, Rossella Muroni, Antonio Nicoletti, Carla Quaranta, Luca Ramacci, Simone Ramella, Peppe Ruggiero, Sebastiano Venneri, Lucia Venturi. Si ringraziano per i contributi forniti: il Comando generale delle Capitanerie di porto, il Comando generale dell Arma dei Carabinieri, il Comando Carabinieri per la Tutela dell Ambiente, il Comando generale della Guardia di Finanza, il Corpo Forestale dello Stato che hanno fornito i dati statistici relativi alle attività di controllo in materia di tutela ambientale; Agci Pesca, Fias di Lecce, Lega Pesca; Ezio Amato, ricercatore Icram; Roberto Giangreco, Legambiente Sub; Enzo Incontro, Legambiente Sub; Toni Mira, giornalista dell Avvenire; Alberico Simioli, direttore dell Area Protetta di Punta Campanella; Alberto Vignali, giornalista de La Nazione de La Spezia; Andrea Costantini, Fias Gallipoli; Dante Matelli, de L Espresso; Giancarlo Bussetti; Giulietta Rak; Chiara Della Mea; Il capitolo Onda nera è tratto dal dossier I traffici marittimi petroliferi - Regole, strumenti, soluzioni - Riflessioni a dieci anni dall incidente Haven, realizzato da Legambiente e WWF.

5 1. Premessa Società che cambiano repentinamente denominazione sociale, altre che dichiarano fallimento prima ancora di aver concluso i lavori, villaggi turistici abbattuti dalle ruspe del Genio Militare con i turisti costretti a raccogliere asciugamani ed effetti personali dalle loro stanze, prima che queste vengano travolte dalle macerie. E poi ancora, operai che lavorano senza salario per mesi, pareri delle Soprintendenze ignorati grazie a ricorsi ai TAR, pagamenti effettuati con tratte non autorizzate e quindi non protestabili, il solito gioco di appalti e sub appalti, piccole imprese artigiane strozzate dai debiti e pagate addirittura con prosciutti e mortadelle. E su tutto l ombra del riciclaggio del denaro sporco e della malavita organizzata. Sono queste alcune delle caratteristiche che disegnano il profilo della nuova imprenditoria che ha lanciato l assalto in questi anni ai tratti di costa più belli del nostro Paese. Un imprenditoria arruffona e stracciona ha soppiantato, nel tempo, le società dell Aga Khan o dei gruppi imprenditoriali del nord Italia che pure consumarono, negli anni passati, il primo sacco delle coste. E così, alle lottizzazioni in stile Costa Smeralda, agli esempi cementificatori che hanno prodotto i vari Porto Cervo e Porto Rotondo si vanno sostituendo interventi estemporanei, gestiti da società scarsamente affidabili che difficilmente riescono a portare a termine l intervento previsto e che, in molti casi, lasciano dietro di loro una costa irrimediabilmente deturpata e una scia di fallimenti in un mare di debiti. Dalla Sardegna al Salento, dalle coste siciliane a quelle calabresi, è tutto un fiorire di interventi speculativi, di lottizzazioni, di villette fronte mare pronte in pochi mesi che spesso si traducono in anni di attesa per l incauto acquirente sulla carta. E di qualche giorno fa la notizia del fuoriprogramma a base di ruspe per quanti stavano trascorrendo una vacanza acquistata all Hotel Baia delle Ginestre, sulla costa di Teulada, a ovest di Cagliari. Sotto accusa in questo caso la società Baia delle Ginestre degli Antonioli di Bormio, titolare di un hotel sul quale da tempo la Cassazione aveva emesso il suo ultimo parere: oltre metri cubi del complesso erano da abbattere perché costruiti abusivamente; 110 camere, la piscina, il ristorante, i campi da tennis, la sala congressi operavano da 10 anni senza licenza e sotto la spada di Damocle dell ordinanza di demolizione. Un altro esempio eclatante di questa nuova imprenditoria è quello offerto dal Bagaglino Country Village, un megacomplesso turistico parzialmente abusivo sorto a Stintino, proprio di fronte all isola dell Asinara. In questo caso la titolarità dell intervento fa capo all industriale bresciano Mario Bertelli, la cui società è stata dichiarata fallita dal tribunale di Brescia dopo aver massacrato la costa di Punta Su Torrione con posti letto in villette per un totale di metri cubi. Un facile rapporto con le banche, fin troppo disponibili a finanziare l impresa, un complesso di società che rende difficile ai creditori l individuazione delle responsabilità, e poi un 1

6 intrigo di sub appalti a piccole società artigiane saldate con modalità di pagamento quanto meno discutibili: si parla di cambiali, di tratte non autorizzate e quindi non protestabili, di appartamenti in permuta supervalutati, senza considerare che in alcuni casi la società capofila ha cercato la transazione offrendo ai creditori, secondo quanto riferito da un quotidiano locale, partite di biciclette e di computer, mobili per uffici e addirittura prosciutti e mortadelle. Fallimento dichiarato anche per la Crg Village, una società salentina che aveva avviato una lottizzazione sul confine demaniale a Torre Mozza, nei pressi di Ugento (LE). Ci sono voluti nove anni perché un altra società rilevasse la titolarità dell intervento portando a termine il complesso turistico su un sistema dunale attualmente Sito di Interesse Comunitario. Il lavoro della magistratura e le conclusioni della conferenze di servizi stanno invece tenendo al palo le lottizzazioni previste a sud di Gallipoli: in questo caso la società titolare dell intervento è stata costretta a cambiare denominazione sociale (prima Praia del Sole, ora Praia del Sud) e, nonostante l accordo di programma preveda un finanziamento Cipe di ben 60 miliardi, gli interventi previsti, che ricadono in parte su un area protetta regionale, sono ancora bloccati, a dieci anni dalla loro progettazione. E l elenco potrebbe continuare. Dai parcheggiatori abusivi di Porto Cesareo (LE) che, senza alcuna concessione, delimitano aree di sosta massacrando per qualche migliaio di lire a posto macchina il tratto dunale più bello della costa jonica salentina, ai datterai di Punta Campanella, una cinquantina in tutto, che ogni anno distruggono ettari e ettari di fondali dell area marina protetta armati di scalpelli e martelli pneumatici. Nessuna idea di futuro insomma, solo la pratica del mordi e fuggi, dell intervento slegato da qualsiasi disegno di sviluppo del territorio, tutto improntato al ritorno economico immediato per i soliti pochi furbi. Sotto attacco sono le aree più pregiate del nostro Paese, dalla Sardegna al Salento. Per quest ultima zona in particolare, cui abbiamo dedicato un intero paragrafo di questo dossier, si parla, non a caso, di una sorta di via albanese allo sviluppo, a sottolineare le caratteristiche di un imprenditoria più vicina alle pratiche levantine intrecciate alla malavita organizzata, piuttosto che a quelle di una classe imprenditoriale di un paese occidentale. Ma gli abusi sul mare non si limitano al cemento sulla costa e agli ecomostri. Anche quest anno abbiamo passato in rassegna i reati ambientali che si sono consumati sul territorio mare, dagli sversamenti deliberati di idrocarburi alle forme di pesca illegale, dai reati nel settore della depurazione alla pratica della privatizzazione delle spiagge, a rischio ambientali connessi con il diluvio di nuovi approdi turistici. In definitiva, tutto quanto rischia di trasformare quello che per millenni è stato conosciuto come Mare nostrum in Mare monstrum. Ai responsabili dei tanti misfatti che si sono compiuti nel corso dell ultimo anno lungo le nostre coste Legambiente ha voluto assegnare quest anno la Bandiera Nera, proprio quella dei pirati con teschio e tibie incrociate. Sono venti casi esemplari di saccheggio della costa operati da amministratori locali, società private, grossi nomi o illustri sconosciuti 2

7 accomunati da un modus operandi discutibile, spesso spregiudicato, che rischia di cambiare il profilo delle nostre coste e trasformarle in un bene disponibile solo a pochi. I numeri del mare illegale Ma veniamo ai numeri del mare illegale. Sono ben i reati accertati con un incremento del 19% rispetto allo scorso anno. Una classifica del demerito che vede al primo posto le infrazioni al codice della navigazione (8.524 infrazioni, pari al 45% del totale), seguono i reati relativi alla pesca illegale con il 26% (4.885 reati) ed infine quelli relativi all abusivismo edilizio sul demanio marittimo (2.829, pari al 15%) e quelli per scarichi abusivi e depuratori non funzionanti (2.616, pari al 14%), praticamente raddoppiati rispetto allo scorso anno. La classifica regionale in valori assoluti vede le posizioni del podio assegnate nell ordine a Sicilia (4.530 infrazioni), Campani (3.022 infrazioni) e Puglia (2.649 infrazioni). L ordine cambia totalmente se si rapportano le infrazioni ai chilometri di costa di ogni regione. In questo caso al primo posto sale il Veneto (9,3 infrazioni per chilometro di costa) seguito dalle Marche (8 infrazioni per chilometro) e dalla Campania (6,5 infrazioni per chilometro). Gli accessi negati Sono piccoli e grandi i soprusi rintracciabili lungo le coste italiane: dal grande ecomostro si passa così al cancello abusivo che impedisce l accesso ad una spiaggia pubblica. Anche sugli accessi al mare negati, una delle novità del dossier di quest anno, Legambiente ha voluto puntare un riflettore per evidenziare un malcostume, anzi un vero e proprio reato, tutto italiano. Nonostante la Cassazione, con una sentenza dello scorso febbraio, abbia decretato che nessuna proprietà privata e per nessun motivo può impedire l accesso al mare alla collettività, sono ancora numerosi i casi di privatizzazione di fatto operati da villaggi turistici, ville di privati, condomini e stabilimenti balneari. Si passa da Lerici, in Liguria, a Itri nel Lazio, da Capo d Arco sull isola d Elba a Capo Gallo in Sicilia. Anche in questo caso venti casi esemplari segnalati da Legambiente e raccolti da comunicazioni di privati cittadini, dai circoli locali e censiti durante il viaggio di Goletta Verde. Ma l elenco potrebbe continuare: per questo Legambiente ha lanciato da quest anno la campagna Liberiamo gli accessi al mare, per invitare i cittadini a segnalare gli abusi di cui sono a conoscenza. I nuovi ecomostri E intanto il cemento illegale continua a devastare le coste italiane con i reati sul demanio marittimo e i tanti ecomostri, quei casi esemplari di cemento abusivo che deturpano il paesaggio costiero. Un fenomeno che non risparmia neppure le zone dove la natura è protetta, tanto che quest anno sono state evidenziate ben 78 infrazioni nelle area marina protetta di Capo Rizzuto, 27 in quella delle Egadi e 26 nell Arcipelago della Maddalena. 3

8 La regione dove si registra più abusivismo sul demanio marittimo è la Calabria con 652 infrazioni registrate nel 2000, seguita dalla Sicilia (480 infrazioni) e Campania (416 infrazioni).al fianco di tanti episodi di illegalità perpetrati da privati e piccole imprese, ci sono i casi più eclatanti, quelli che Legambiente definisce ecomostri. Anche quest anno abbiamo voluto evidenziare 20 storie esemplari di aggressione alle coste del Belpaese, dall abusivismo nella riserva di Capo Rizzuto a quello nella Baia di Copanello, sempre in Calabria, dalle minacce speculative su Capo Rossello al sacco del Salento, dalla saracinesca di Punta Perotti allo scheletro di Punta Licosa. Vere e proprie ferite sulle nostre coste contro le quali la Goletta Verde di Legambiente lancerà, anche quest anno, i Demolition day, i blitz per fermare l abusivismo e lo scempio sulle coste. Porti a perdere Continua intanto la corsa alla costruzione di nuovi porti turistici, senza alcuna logica programmatoria che non sia quella di realizzare strutture sottoutilizzate che preludono a prossime speculazioni immobiliari o tenere aperti cantieri che garantiscano un flusso costante di denaro pubblico. E quanto accaduto in Sardegna, dove in 20 anni sono stati sperperati oltre 600 miliardi per realizzare appena 250 posti barca. In questa regione un posto barca è costato in media 240 milioni di fondi pubblici, cinque volte il costo di realizzazione di un posto barca nel Tirreno. Negli ultimi 4 anni si sono realizzati 36 porti turistici contro i 44 costruiti nei 50 anni precedenti. 35 altri progetti ( posti barca) hanno già ottenuto un sì definitivo all apertura dei cantieri, mentre altre 50 richieste (per altri posti barca) attendono il parere delle conferenze di servizi. Un vero e proprio diluvio di nuovi porti, un offerta di nuovi posti barca che non troverà sicuramente domanda se è vero che gli stessi imprenditori del settore considerano sufficiente, in molte regioni, la disponibilità di posti barca attuale. Dietro la corsa ai nuovi approdi si nascondono in realtà altrettanti progetti di speculazione immobiliare sui terreni retrostanti. E l esempio Baleari che sembra riproporsi su casi come quello di Tarquinia, nel Lazio, o di Serra Cicora, in Puglia. La spiaggia scomparsa Un metro di spiaggia ogni anno. E questo il ritmo implacabile con cui procede l erosione in gran parte della penisola. La destabilizzazione dell ambiente costiero è il risultato perverso di diversi fattori, dall intensa antropizzazione delle coste, all impoverimento dell apporto di materiale solido dai fiumi a causa dell eccessiva attività estrattiva dagli alvei. Un fenomeno che assume dimensioni drammatiche in regioni, come la Calabria con il 67% di litorali in crisi o la Campania (58% di spiagge colpite) che rischiano di perdere per sempre una delle loro principali risorse. Tra i casi più significativi vale la pena segnalare quanto avviene a Ischia, dove in quarant anni i metri quadrati di spiaggia sono passati da agli attuali , con una 4

9 riduzione percentuale del 65%. Dimezzato anche il litorale dell isola di Procida, passato dai metri quadrati degli anni 50 agli attuali Uno studio realizzato per conto dei comuni isolani ha cercato di stimare la perdita economica generata da questo fenomeno: per Ischia il mancato introito derivante dai problemi dell erosione è stato stimato in ben 147 miliardi, mentre per Procida i quattrini persi nella sabbia ammonterebbero a circa 25 miliardi. I bracconieri del mare Sono quasi le infrazioni accertate per la pesca di frodo nel nostro Paese, con il record detenuto dalla Sicilia (1.039 infrazioni), seguita da Puglia e Marche, una pratica inevitabilmente intrecciata con l attività della malavita organizzata. Secondo gli inquirenti c è la longa manus della camorra dietro i cinquanta datterai della Penisola sorrentina, ognuno dei quali preleva in media 10 kg di datteri al giorno rivendendoli a lire al kg. Un fatturato annuo di 4/5 miliardi esentasse, senza considerare i proventi della vendita al dettaglio che, in periodi particolari, può raggiungere le lire al kg. Allarme malavita anche per quanto avviene nella laguna di Venezia dove la raccolta di vongole in zone proibite intreccia la pratica della pesca di frodo con la commercializzazione di un prodotto fortemente contaminato dai veleni della laguna. Le vongole pescate abusivamente vengono immesse sul mercato con certificazione sanitaria contraffatta e, secondo dati della Guardia di Finanza, per ogni camion di vongole abusive si possono guadagnare fino a 200 milioni di lire solo dall evasione dell IVA. Ancora più impressionanti i dati che spuntano da un procedimento in corso contro 10 pescatori abusivi che in pochi mesi avevano commercializzato kg di vongole per un guadagno pari a due miliardi e mezzo di lire. Cresce infine il timore in Campania per il cosiddetto pesce all acqua pazza, quello cioè scongelato con acqua inquinata. Nel dossier sono riportati alcuni casi che si sono conclusi con il sequestro di quintali e quintali di pesce e frutti di mare scongelati con l acqua prelevata a pochi metri dalla bocca del collettore fognario. Non è un caso che, secondo i dati dell Asl, i casi di epatite in provincia di Napoli siano ritornati ai livelli della meta degli anni ottanta, dopo dieci anni di relativo calo. La depurazione può attendere Stabile, tendente al peggioramento, la situazione sul fronte della qualità delle acque e della depurazione degli scarichi: in Italia risultano vietati alla balneazione per inquinamento ben 392,4 chilometri di costa, dei quali 269,1 vietati in modo permanente; la regione con il maggior numero di coste proibite è la Campania (92,5 km). I reati per inquinamento dei mari rispetto al 1999 sono più che raddoppiati arrivando ad un totale di Il maggior numero di infrazioni riscontrate dalle forze dell ordine e dalle Capitanerie di Porto sul fronte dell inquinamento marino si registra, invece, in Calabria (535), seguita dalla Sicilia (401) e dalla Puglia (399). 5

10 A questo si aggiunge un grave deficit di depurazione. L Italia, seppure con lieve miglioramento negli ultimi anni, è caratterizzata da un grave deficit di depurazione, che oscilla dai 29 milioni di abitanti equivalenti secondo il censimento dell ISTAT, ai 41 milioni, dell indagine realizzata da Proaqua. Questo deficit di depurazione si concentra soprattutto nel Sud (con notevoli e clamorose eccezioni, a cominciare da Milano, ancora priva di impianti). La marea nera Si stima che ogni anno vengano sversate nel Mediterraneo circa un milione di tonnellate di idrocarburi, che determinano una concentrazione di catrame pari a 38 milligrammi per metro cubo, la più alta tra i bacini del Pianeta; questa situazione è determinata da un insostenibile carico di trasporti petroliferi: in un mare che costituisce lo 0,8% della superficie delle acque mondiali si svolge più del 20% del traffico mondiale marittimo di petrolio quantificabile in 360 milioni di tonnellate annue. Soltanto per ciò che riguarda il nostro Paese, nel 1999 sono state importante, secondo i dati dell Unione Petrolifera, tonnellate di greggio, con una movimentazione di circa 2 milioni di barili al giorno, il 65% dei quali è transitato attraverso i quattro maggiori porti italiani (Augusta, Cagliari, Genova e Trieste). E le emergenze sui nostri mari potrebbero ancora continuare. Dalla pesante eredità degli ordigni dei grandi conflitti mondiali a quella più recente delle bombe sganciate in Adriatico dagli aerei della Nato durante il conflitto nel Kosovo, dai veleni che il Sarno continua a scaricare nel Golfo di Napoli ai rischi ambientali connessi all attività di acquacoltura. Minacce altrettanto gravi rispetto a quelle riassunte in questa premessa, che rimandano tutte a precise responsabilità. Di fronte ai numeri del mare monstrum, come l ha ribattezzato Legambiente, la classe politica di questo paese è chiamata a scelte chiare e inequivoche, assai simili a quelle che Legambiente sollecita per quanto riguarda la lotta alla criminalità ambientale, da un lato, e la scelta strategica dell ecosviluppo dall altro: tollerenza zero nei confronti degli eco-criminali, attraverso norme più severe anche a tutela dell ecosistema marino; abbandono di scellerate politiche di cementificazione ulteriore delle nostre coste; promozione dei parchi e delle riserve marine; rilancio delle attività di pesca tradizionali, come volano economico e culturale di molte comunità locali. Riconquistare il mare di nessuno al controllo e alla legalità è l obiettivo che come Legambiente vogliamo perseguire nei prossimi anni. Accendere i riflettori su questa terra di confine, su chi ci vive, sulle economie sane che operano sul mare: anche questo farà parte dell attività di Goletta Verde di quest anno. Per un mare più pulito. E più ricco. 6

11 2. I numeri del mare illegale L assalto dei nuovi pirati continua senza sosta. I nostri mari e le nostre coste sono sempre più minacciate dall abusivismo edilizio sulle aree demaniali, dallo sversamento di scarichi civili e industriali non depurati, dalla pesca di frodo e dalle numerose violazioni alla normativa da diporto e al codice della navigazione. Lo dicono i numeri sulle illegalità compiute ai danni del mare, forniti da Arma dei carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo forestale dello Stato e regionale e Capitanerie di porto ed elaborati da Legambiente: lo scorso anno sono state le infrazioni accertate dalle forze dell ordine, le persone denunciate o arrestate e i sequestri effettuati. Rispetto ai dati presentati nel Dossier di un anno fa il numero dei reati accertati e dei sequestri compiuti è in aumento (rispettivamente dai del 1999 ai del 2000 e dai del 99 ai dello scorso anno), mentre è in diminuzione il numero delle persone denunciate o arrestate (da a 8.879). Entrando nel dettaglio dei numeri per ciascuna forza dell ordine, si segnala il forte aumento delle infrazioni accertate dalle Capitanerie di porto rispetto all anno precedente (a fronte di un aumento percentuale dei controlli dello scorso anno rispetto al 1999 pari a circa il 33%, i reati accertati sono aumentati di ben il 63%), l aumento più contenuto per ciò che concerne i risultati dell attività dell Arma dei carabinieri (4.425 reati accertati lo scorso anno rispetto ai del 99) e la flessione nei numeri riguardanti la Guardia di Finanza e il Corpo forestale dello Stato e regionale. IL QUADRO GENERALE DEL MARE ILLEGALE (2000) Arma dei Gdf** Cfs - Cfr*** Capitanerie TOTALE carabinieri* di porto Infrazioni accertate Persone denunciate o arrestate Sequestri effettuati Fonte: elaborazione Legambiente su dati delle forze dell ordine e Capitanerie di porto *: i dati dell Arma dei carabinieri si riferiscono all Operazione Mare pulito 2000 (giugno - settembre); **: i dati della Guardia di Finanza si riferiscono ai settori Pesca e Codice della navigazione ed all abusivismo su aree demaniali; ***: i dati dei Cfr si riferiscono a Sicilia e Sardegna. Disaggregando i dati nazionali a scala regionale si ottiene una classifica, per numero di reati in valore assoluto, che decreta la leadership 7

12 della Sicilia (4.530 infrazioni accertate), che scavalca la Campania (3.092), prima regione nella classifica dello scorso anno. Nella regione siciliana va segnalato l operato della Capitaneria di porto che ha rilevato reati, denunciato 845 persone e compiuto 894 sequestri. In Campania invece è stata rilevante l attività dell Arma dei carabinieri (974 infrazioni accertate, 759 persone denunciate e 154 sequestri effettuati). LA CLASSIFICA DEL MARE ILLEGALE IN ITALIA: VALORI ASSOLUTI (2000) Regione Infrazioni accertate Persone denunciate o arrestate Sequestri effettuati 1 Sicilia Campania Puglia Lazio Calabria Liguria Veneto Marche Toscana Sardegna Emilia Romagna Abruzzo Friuli Venezia Giulia Molise Basilicata Totale Fonte: elaborazione Legambiente su dati Carabinieri (Operazione Mare pulito 2000), Guardia di Finanza, Corpo forestale dello Stato e regionale e Capitanerie di porto. Considerando l incidenza dei reati accertati per chilometro di costa di ciascuna regione, la classifica cambia totalmente. Il Veneto e le Marche, che nella classifica per valori assoluti erano al settimo e all ottavo posto, salgono in prima e seconda posizione, rispettivamente con 9,31 e 8,07 infrazioni per chilometro di costa. In Veneto il settore dove si concentra il maggior numero di illeciti è, come lo scorso anno, quello della nautica da diporto (873 reati, dei quali 329 riscontrati dalla Guardia di Finanza), seguito dalla pesca di frodo (294). Nelle Marche invece è la pesca di frodo (672 infrazioni) a farla da padrona nella classifica delle diverse tipologie di reato. Seguono il codice della navigazione (con 353 reati) e l inquinamento dovuto a scarichi illegali (148). 8

13 Al terzo posto la solita Campania che vanta 6,58 reati per chilometro di costa, con infrazioni al codice della navigazione, 472 reati in materia di pesca illegale e 416 per abusivismo su aree demaniali. La regione dove si registra, infine, il minor numero di reati per chilometro di costa è la Sardegna (0,63 reati per chilometro di costa, con oltre 290 infrazioni per pesca illegale, delle quali 99 accertate dal Corpo forestale), seguita dalla Toscana e dalla Basilicata. LA CLASSIFICA DEL MARE ILLEGALE IN ITALIA: INFRAZIONI PER KM DI COSTA (2000) Regione Infrazioni accertate Km. di costa Infrazioni per Km. di costa 1 Veneto ,9 9,31 2 Marche ,07 3 Campania ,7 6,58 4 Lazio ,5 5,80 5 Emilia Romagna ,02 6 Abruzzo ,8 4,62 7 Liguria ,3 4,59 8 Molise ,4 4,01 9 Puglia ,06 10 Sicilia ,9 3,05 11 Friuli Venezia Giulia ,7 2,95 12 Calabria ,7 2,88 13 Basilicata ,2 2,22 14 Toscana ,1 1,88 15 Sardegna ,1 0,63 Fonte: elaborazione Legambiente su dati Carabinieri (Operazione Mare pulito 2000), Guardia di Finanza, Corpo forestale dello Stato e regionale e Capitanerie di porto Analizzando infine le principali categorie di reato riscontrate dalle forze dell ordine (codice della navigazione e nautica da di porto, abusivismo edilizio in aree demaniali, pesca di frodo e inquinamento), si può constatare come, anche nel 2000, il maggior numero di infrazioni abbia riguardato il codice della navigazione e la nautica da diporto: ben infrazioni accertate (erano state nel 1999), pari ad oltre il 45% del totale, 603 persone denunciate e 752 sequestri effettuati. I marinai italiani continuano quindi a non brillare in correttezza. Seguono i reati relativi alla pesca illegale, con reati (pari a circa il 26% del totale delle infrazioni accertate nei mari italiani), 648 denunciati e 752 sequestri, ed infine quelli relativi all abusivismo edilizio sul demanio marittimo (2.829, pari al 15%) e all inquinamento marino causato da depuratori non a norma e da scarichi fognari non trattati (2.616, pari a circa il 14%). Questi 9

14 ultimi sono più che raddoppiati rispetto al 1999: allora le forze dell ordine e le Capitanerie di porto avevano riscontrato infrazioni per inquinamento dei mari. I PRINCIPALI REATI (2000) Reato Infrazioni accertate Persone denunciate o arrestate Sequestri effettuati Abusivismo edilizio sul demanio Depuratori, scarichi fognari, inquinamento da idrocarburi Pesca di frodo Codice navigazione e Nautica da diporto Totale Fonte: elaborazione Legambiente su dati Carabinieri (Operazione Mare pulito 2000), Guardia di Finanza, Corpo forestale dello Stato e regionale e Capitanerie di porto 10

15 3. Le bandiere nere di Legambiente ai nuovi pirati del mare Le Bandiere nere di Legambiente sono una sorta di riconoscimento che l associazione ambientalista assegna a quei soggetti che si sono caratterizzati per iniziative ai danni del mare e della fascia costiera più in generale. Sono coloro che Legambiente individua come i nuovi pirati che, come quelli di salgariana memoria, assaltano le coste, ne depredano le risorse, inquinano i mari o compromettono irrimediabilmente il delicato ecosistema costiero. L iniziativa di Legambiente, giunta alla seconda edizione quest anno, si inserisce in un filone che ha trovato seguito anche Oltralpe. E di pochi giorni fa la notizia, sulla prima pagina del quotidiano Le Monde, dell assegnazione di 69 bandiere nere da parte di un associazione ambientalista ad altrettanti Comuni francesi. LIGURIA La fabbrica del cromo Bandiera nera alla Stoppani di Cogoleto, l azienda produttrice di cromo che da oltre un secolo continua ad inquinare il litorale con cromo, cadmio ed altri metalli pesanti. La fabbrica ha inquinato il torrente Larone a causa del dilavamento dei fanghi stoccati nella discarica di Molinetto, le falde sotterranee sono risultate inquinate con valori ben volte oltre i limiti di legge e problemi di inquinamento persistente si riscontrano anche sul mare e in atmosfera. Da tempo i Comuni di Cogoleto ed Arenzano e il Consiglio Regionale della Liguria si sono espressi per una chiusura della fabbrica. Il porto di Santa Margherita Ligure Bandiera nera all Amministrazione comunale di Santa Margherita Ligure (Ge), che ha recentemente proposto la riorganizzazione degli attuali spazi barca attraverso la realizzazione di un porticciolo all interno della baia del paese per complessivi 450 posti barca con la realizzazione di una diga sottoflutto a ridosso dello storico Castello Saraceno. Il Comune si è anche distinto nella battaglia per il restringimento dei confini del Parco di Portofino. Il cemento sul Golfo dei Poeti Bandiera nera all Autorità Portuale di La Spezia, che ha proposto la realizzazione di nuove banchine per la movimentazione di containers per un totale di metri quadrati di nuovo cemento nel golfo dei Poeti. 11

16 SARDEGNA Il naufragio di Porto Scuso Bandiera nera all Ilias Shipping Corporation, la società greca armatrice della Eurobulker IV, la carboniera russa battente bandiera cambogiana e Isole St.Vincent e Grenadine, con a bordo tonnellate di carbone affondata al largo di Portoscuso, nell arcipelago del Sulcis, un area naturalisticamente molto significativa. La nave, sprovvista di carte nautiche della zona, aveva un equipaggio misto e si incagliò l 8 settembre al largo delle coste sarde, affondando un mese dopo e inquinando la zona con 50 tonnellate di combustibile e il suo carico di carbone. Il villaggio di Stintino Bandiera nera al villaggio turistico Bagaglino Country Village di Stintino, una delle più grosse colate di cemento sulle coste sarde, di fronte all isola dell Asinara, quantificabile in 322mila metri cubi, 1400 ville per un totale di 7000 posti letto. Si tratta di un complesso turistico parzialmente abusivo che ha letteralmente sconvolto Punta Su Torrione, un area di straordinario valore naturalistico. La società costruttrice ha da poco dichiarato fallimento. CAMPANIA I pirati dei fondali Bandiera nera ai datterai di Punta Campanella. Si calcola che siano una cinquantina i bracconieri del mare che nell area marina protetta di Punta Campanella si dedicano al prelievo dei datteri di mare armati di scalpelli o martelli pneumatici. Ogni giorno possono prelevare fino a 500 kg di datteri desertificando in un anno un tratto di costa di 4-6 chilometri. Il giro d affari è stimato in circa 4 miliardi all anno. Il prelievo di datteri nel nostro paese è vietato sin dal 1988, più recentemente sono state messe al bando anche la commercializzazione e l importazione. Il depuratore fantasma Bandiera nera all Assemblea e al Consiglio d Amministrazione dell ATO (Ambito Territoriale Ottimale) 2 - Napoli - Caserta. E l organismo che avrebbe dovuto affrontare la gestione dell intero ciclo delle acque, compresa la depurazione degli scarichi, nelle due provincie con le coste più inquinate d Italia. A quattro anni di distanza dal suo insediamento l organismo non è mai entrato in funzione, non ha mai individuato gli organismi che avrebbero dovuto affrontare e gestire i diversi piani e, di conseguenza, l intero ciclo delle acque (la realizzazione di acquedotti, fognature, depuratori, la gestione degli alvei dei torrenti, ecc.). CALABRIA L assalto sulla costa degli Dei Bandiera nera al villaggio L Olivara a Parghelia, un complesso turistico che sorge lungo la Costa degli Dei, a pochi chilometri da Tropea, che ha 12

17 recentemente avviato i lavori di ampliamento del villaggio con conseguente sbancamento della collina che si affaccia sul mare. Un ulteriore colata di cemento su uno dei tratti di costa più suggestivi del litorale calabrese. SICILIA La lottizzazione della Torre delle Ciavole Bandiera nera alla Giunta comunale di Piraino (Me), che sta consentendo la realizzazione di una megalottizzazione su una collina di fronte alla Torre delle Ciavole, sulla base di un vecchio Piano Regolatore. Oltre metri cubi di alberghi e residence che andranno a stravolgere un area paesaggisticamente rilevante. Per restare in tema di nuovi pirati, a realizzare il progetto ci penserà la società Saracen Group. Il mattone selvaggio di Capo Calavà Bandiera nera al Consiglio Comunale di Gioiosa Marea (Me) che, con una maggioranza risicata, ha approvato la lottizzazione di Pantarei : metri cubi nei pressi della Rocca di Capo Calavà ponendo le basi per la distruzione di uno splendido paesaggio costiero sul fianco di un ripido pendio sulla costa settentrionale della Sicilia. Ed anche in questo caso l approvazione dell intervento avviene sulla base di un vecchio Piano regolatore, riesumato per l incapacità del Consiglio Comunale di portare a compimento la sua revisione. La sanatoria all abusivismo costiero Bandiera nera al Presidente dell Assemblea Regionale Siciliana, on. Nicola Cristaldi, e al vincitore delle elezioni regionali 2001, Totò Cuffaro. Per la volontà e la tenacia manifestata nei reiterati tentativi di porre in discussione all ordine del giorno parlamentare una legge di sanatoria per gli abusi edilizi compiuti lungo le coste della Sicilia. La distilleria dei veleni Bandiera nera alla sig.ra Antonina Bertolino, titolare dell omonima distilleria di Partinico (Pa). Pur essendo stata condannata con sentenza confermata in Cassazione per inquinamento del fiume Nocella, con conseguente inquinamento del golfo di Castellammare, sta tentando di aprire un attività industriale con le stesse caratteristiche a Campobello di Mazara, nei pressi delle Cave di Tusa, in prossimità di un sito di rilevanza naturalistica ed archeologica internazionale. PUGLIA I parcheggiatori di Porto Cesareo Bandiera nera ai parcheggiatori abusivi sulle dune di Porto Cesareo. Comune simbolo dell abusivismo edilizio selvaggio, con ben abitazioni abusive costruite nel giro di dieci anni, Porto Cesareo sta conoscendo da tempo la pratica di quanti delimitano porzioni di territorio da destinare a parcheggio abusivo sulla fascia retrodunale. Dai parcheggi si passa spesso alla 13

18 realizzazione di locali o, è un caso documentato, di un vero e proprio maneggio, spesso sulla fascia demaniale. Il tutto di fronte a una delle 16 aree protette marine nazionali del nostro Paese. I pirati del tacco Siamo nell estremo lembo orientale del Salento, Comune di Gagliano del Capo, ma gli interventi in questo caso sono parcellizzati ed eseguiti da diversi soggetti. Locali notturni, ristoranti, privati hanno realizzato una serie di interventi inglobando antichi trulli, strutture in pietra a secco e, in un caso, addirittura un sito paleontologico e archeologico di riconosciuta importanza come la Grotta delle Prazziche, ridotta ad una tavernetta con tanto di faretti sulla volta. Abusi edilizi anche a Punta Meliso, il capo di Santa Maria di Leuca, dove una società privata sta realizzando un complesso abitativo con piscine scavate nella roccia, strade d accesso al mare e parcheggi. Il sacco di Torre Miggiano Bandiera nera alla società S.I.S. srl, titolare dell intervento di edificazione sulla costa a Torre Miggiano (Comune di Santa Cesarea), in provincia di Lecce. Oltre metri cubi di piscine, ristoranti, locali ricreativi e passeggiate a mare su uno dei tratti di costa più belli della costa salentina, Sito di Interesse Comunitario. Il Colosseo di Acquaviva Bandiera nera all Amministrazione Comunale di Diso (Le), che nel corso dell ultimo anno ha completato l intervento per la realizzazione di un centro servizi pubblico, in località Acquaviva, significativamente ribattezzato il Colosseo, per le dimensioni incongrue e per la lunga serie di archi a giorno che ne caratterizzano il prospetto. Un vero e proprio ecomostro realizzato dalla mano pubblica su una delle più importanti e botanicamente interessanti gravine del litorale orientale salentino. Lo scempio di Polignano Bandiera nera al Amministrazione Comunale di Polignano a Mare (Ba) che ha recentemente approvato una delibera per la realizzazione di attrezzature sociali, pubblici esercizi ed impianti sportivi sulla Lama Monachile, lo scorcio più bello di Polignano a Mare, un area peraltro tutelata dalle norme previste all interno del Piano Urbanistico Territoriale. Il progetto prevede persino la realizzazione di un ristorante incassato nella roccia. EMILIA ROMAGNA Le dune violate Bandiera nera alla società Villa Marina dell industriale Giacobazzi, che ha chiesto e ottenuto la concessione per la costruzione di una mega-struttura balneare sulla spiaggia di Marina di Ravenna che, se realizzata, stravolgerebbe l unico tratto di spiaggia libera sulla quale si sono ancora mantenuti intatti i 14

19 cordoni dunosi. L area è tutelata paesaggisticamente e ambientalmente e ricade, in parte, in un Sito di Importanza Comunitaria. VENETO Il villaggio sui rifiuti Bandiera nera al Sindaco e l Assessore all Urbanistica di Porto Tolle (Ro). Sono i due esponenti dell amministrazione comunale che hanno promosso e sostenuto la Variante al PRG che prevede la realizzazione, in località Forti, nel mezzo del Delta del Po, di un villaggio turistico collegato alla spiaggia da un impianto a fune e collocato su un terrapieno da realizzarsi con l impiego di quasi due milioni di tonnellate di rifiuti industriali. Il tutto in un area che la normativa in vigore definisce inedificabile. LOMBARDIA Una Milano da depurare Bandiera nera al Sindaco di Milano, Gabriele Albertini. Da oltre quattro anni alla guida del capoluogo lombardo e da un anno Commissario straordinario per i problemi della depurazione della città, ma di depurare i reflui di Milano ancora non se ne parla. E l esempio più clamoroso in Europa di una metropoli che non depura le sue acque, ma purtroppo non è l unico caso italiano. Per l apertura di due dei tre cantieri per la costruzione dell impianto si è dovuto aspettare l aprile del 2001, ma nel frattempo la magistratura ne ha già bloccato uno. E intanto gli scarichi di Milano finiscono tal quali nel Lambro, confluiscono nel Po e sfociano in Adriatico. 15

20 4. E la nave va: l illegalità del popolo dei naviganti C è chi sfreccia con l acquascooter troppo vicino alla costa, chi butta l ancora nella zona di massima tutela di un area protetta marina, chi naviga senza documenti, o chi imbarca troppe persone a bordo. E questa la fotografia dell italico popolo di naviganti scattata da Legambiente sui dati forniti dalle Capitanerie di porto, dalla Guardia di finanza e dal Corpo forestale dello Stato. Il numero delle infrazioni accertate, già allarmante nel dossier dello scorso anno (erano state nel 99), è aumentato nel 2000, superando la cifra da capogiro di reati, praticamente 94,4 al giorno nel corso di un estate. Un quadro sconcertante dei marinai italiani, che non sembrano certo brillare per la loro correttezza. Una debacle a trecentosessantagradi nei confronti della tutela dell ambiente marino, del prossimo, ma anche verso se stessi, dal momento che la maggior parte delle infrazioni accertate sono proprio per una mancanza del rispetto delle più elementari norme di sicurezza. Il popolo dei naviganti continua a non rispettare il codice della navigazione e le regole della normativa da diporto. Le prime tre regioni della classifica dello scorso anno si confermano in testa anche quest anno. La Sicilia, raddoppiando il numero dei reati al codice della navigazione (dai del 99 ai dello scorso anno), sale al primo posto; seguono il Lazio (1.103) e la Campania (1.014). LA CLASSIFICA DELL ILLEGALITÀ DELLA NAVIGAZIONE IN MARE (2000) Regione Infrazioni accertate Persone denunciate o arrestate Sequestri effettuati 1 Sicilia Lazio Campania Veneto Liguria Puglia Toscana Marche Sardegna Emilia Romagna Calabria Friuli Venezia Giulia Abruzzo Molise Basilicata Totale Fonte: elaborazione Legambiente su dati delle forze dell ordine e Capitanerie di porto 16

21 Esaminando nel dettaglio le principali illegalità riscontrate dalle forze dell ordine, l infrazione che guadagna il primo posto della classifica, con il 40% delle infrazioni, è quella per mancanza di dotazioni di sicurezza, come i giubbotti salvagente, i razzi segnalatori, gli autogonfiabili. Al secondo posto, con il 35% delle infrazioni, la navigazione in zone di mare non consentite, troppo sottocosta (entro i 150 metri dagli scogli e 300 metri dalle spiagge) o nelle aree marine protette. Il 15% delle infrazioni riguarda chi non ha pagato la tassa di stazionamento, mentre il 10% è per chi trasporta un numero di persone superiore a quello consentito dalla propria imbarcazione. Per finire, un 5% punisce chi viene sorpreso a guidare senza patente. I REATI AL CODICE DELLA NAVIGAZIONE E NAUTICA DA DIPORTO (2000) Reato Numero di % infrazioni Mancanza di attrezzatura di sicurezza % (giubbotto salvagente, razzi segnalatori, autogonfiabili) Navigazione in zona non consentita % (sottocosta, aree marine protette) Mancato pagamento tassa di % stazionamento Altro (p.es. trasporto di persone non % consentito, sci nautico non regolamentare, eccesso di velocità, violazioni nell attività subacquea) Fonte: elaborazione Legambiente su dati delle Capitanerie di porto 17

22 5. Liberiamo gli accessi al mare Un sentiero crollato e le recinzioni costruite dai privati rendono ormai impossibile l accesso alla Spiaggia di Galenzana all Isola d Elba. Un cancello di ferro sbarra l ingresso alla spiaggia della Vedova in pieno Parco regionale del Conero, vicino Ancona. Un biglietto d ingresso obbligato regolamenta l ingresso all ex-spiaggia libera delle Scissure vicino Gaeta. Un club privato sbarra la deliziosa spiaggetta di Copanello in Calabria. Sono questi alcuni dei casi più eclatanti di violazione al diritto di accedere liberamente alle spiagge e alle coste. Una disputa che da anni oppone da una parte ambientalisti e comitati di cittadini che rivendicano il diritto alla spiaggia, dall altra proprietari di residence, di villaggi vacanze, di stabilimenti balneari e di ville con annessa spiaggia privatizzata. Nonostante nel mese di febbraio la Corte di Cassazione, con la sentenza per il caso dello Sbarcatello all Argentario abbia definitivamente messo fine alla lunghissima querelle dei liberi accessi al mare, dichiarando che nessuna proprietà privata e per nessun motivo può impedire l accesso al mare alla collettività se la proprietà stessa è l unica via per raggiungere una determinata spiaggia sono ancora molti i casi di privatizzazone di fatto che impediscono ai cittadini di usufruire liberamente di spiagge, cale e scogliere, anche se queste appartengano al demanio statale è sono quindi funzionalmente destinate alla pubblica fruibilità. All inizio della stagione balneare arriva dunque la denuncia di Legambiente per segnalare alcuni casi esemplari raccolti attraverso le comunicazioni di privati cittadini, dei circoli locali di Legambiente e durante il viaggio di Goletta Verde, la campagna estiva dell associazione ambientalista. Vediamo nel dettaglio quali sono. LIGURIA 1) Lerici, la spiaggia libera è attigua allo stabilimento "Eco del mare". Il vecchio sentiero che conduceva alla spiaggia libera è franato circa 40 anni fa. L'unico accesso alla spiaggia libera è quello che attraversa lo stabilimento balneare e richiede il pagamento di un biglietto; TOSCANA 2) Cala dei Frati (Portoferraio), L accesso pubblico è stato chiuso alcuni anni fa con un reticolato dai proprietari di alcune abitazioni. La spiaggia, vicinissima al centro di Portoferraio, non è raggiungibile via terra; 3) Ortano (Rio Marina) l accesso pubblico alla spiaggia è stato privatizzato da un villaggio turistico. Questa era la spiaggia di Rio nell Elba (paese collinare) e gli abitanti ci tenevano piccole imbarcazioni per la pesca e il diporto. Fortissima la protesta degli abitanti di Rio nell Elba che chiedono la libertà di accesso negata dal Residence; 18

23 4) Spiaggia di Galenzana (Campo nell Elba) a un chilometro dal centro storico di Marina di Campo è ormai praticamente irraggiungibile: il sentiero pubblico di accesso sugli scogli è crollato e il retrospiaggia è chiuso da staccionate e reti innalzati recentemente da privati; 5) Capo d Arco (Rio Marina), un villaggio per VIP e una sbarra impediscono l accesso all unica strada che porta alla spiaggia. Questo tratto di costa e la spiaggia sono praticamente sconosciuti agli elbani. MARCHE 6) Ancona, in località la Vedova, lungo il tratto costiero a sud di Ancona all interno della riserva naturale del Parco regionale del Conero, il sentiero che collegava la strada provinciale alla sottostante battigia è stato sbarrato da un cancello metallico. LAZIO 7) Gaeta, alla spiaggia libera delle Scissure, una delle più suggestive del sud pontino, si accede pagando il biglietto d ingresso. La privatizzazione è stata effettuata dai comproprietari del terreno sovrastante che hanno sbarrato l unica stradina pedonale di accesso al mare. Un cartello all ingresso vieta tassativamente di portare sulla spiaggia ombrelloni, sdraia e quanto altro, forniti ovviamente dietro pagamento dai gestori dell attività illegale; 8) Itri, anche la spiaggia comunale di Itri, tra Sperlonga e Gaeta, è stata privatizzata impedendo il libero accesso al mare dei bagnanti. Ai sentieri naturali sono stati sostituiti scalette in cemento, terrazzamenti, lucchetti e cancelli spesso del tutto abusivi, per poter accedere alla spiaggia bisogna pagare la discesa. CAMPANIA 9) Vico Equense, uno stabilimento balneare con un muro senza varchi, come invece sarebbe previsto dalla concessione comunale, impedisce l accesso alla spiaggia libera; 10) la spiaggia "Venione" di Nerano (Massa Lubrense) è diventata un bene esclusivo di poche persone che abitano in un complesso edilizio con tanto di cancello accuratamente sorvegliato da un guardiano; 11) Napoli, Posillipo, lungo quasi tutto il litorale di Posillipo l'accesso all'arenile è di fatto negato. Eppure, la legge demaniale, prevede un tratto di spiaggia libero, vale a dire di tutti, che invece è vietato perché mancano gli accessi. Invece cancelli, cancelletti e catene delle ville private sbarrano l accesso all arenile. 19

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