IL FUMO NEI LUOGHI DI LAVORO
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- Francesca Pieri
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1 Sezione Abruzzo Nucleo Provinciale di L Aquila IL FUMO NEI LUOGHI DI LAVORO La consulenza del Medico Competente e del RSPP Il ruolo del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione Maurizio Ardingo Coordinatore Provinciale AIAS L Aquila
2 Fumo nei luoghi di Lavoro ai sensi del D.Lgs. n. 626/94 Titolo VII-bis Il mio intervento è articolato nella fase temporale dal giugno al 10 gennaio 2005 illustrando le modalità operative e le relative competenze tecniche del RSPP all interno dei luoghi di lavoro giugno 2002 data certa fumo passivo = cancerogeno 10 gennaio 2005 entrata in vigore legge 3 del
3 Nel giugno del 2002 ci furono le conclusioni dello studio IARC Il fumo passivo classificato come sostanza cancerogena di Gruppo I per l essere umano. Nel giugno del 2002 è entrato in vigore il D.Lgs. n. 25 del 2002, recependo la direttiva europea n. 24 del 1998, e modificando il D.Lgs. 626/94, introducendo il Titolo VII-bis 3
4 Nel periodo temporale preso in riferimento, ci siamo trovati con situazioni nelle quali nei luoghi di lavoro era *consentito/permesso fumare quindi presenza di sostanze contenute nel fumo di sigaretta quindi esposizione da agenti chimici pericolosi * Il divieto di fumare, con la precedente legislazione, trovava applicazione solo nei luoghi di lavoro pubblici aperti al pubblico e nei luoghi specificamente indicati nella Legge 11 novembre 1975 n
5 con la scenario tecnico-legislativo appena illustrato, viene introdotto in tutte le aziende ed enti pubblici la presenza del Rischio Chimico nei luoghi di lavoro Occorre pertanto integrare il Documento di Valutazione Rischio capitolo Rischio Chimico, individuando preliminarmente l eventuale presenza di agenti chimici pericolosi e valutarne i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori ai sensi dell art. 72 quarter - quinquies- sexies. 5
6 Stiamo parlando di rischio chimico per esposizione da fumo passivo pertanto è da verificare tecnicamente come e quando una persona involontariamente respira il fumo di tabacco consumato da altri. In questo caso il non fumatore non fumatore respira il fumo prodotto dalla combustione della sigaretta più quello che è stato prima inalato e successivamente espirato dai fumatori. 6
7 Gli studi ci dicono: che il fumo è il principale inquinante dell aria che respiriamo negli ambienti confinati; ci sono almeno 15 milioni di persone catalogate come fumatori passivi; il 52% dei bambini nel secondo anno di vita è abitualmente esposto al fumo passivo, il 38% degli esposti ha almeno un genitore che fuma in casa. da una stima (ISTAT) gli italiani che vivono con fumatori sono circa il 27%. 7
8 valutarne il rischio, diventa difficile come si fa a ridurre al minimo il numero dei lavoratori che sono o potrebbero essere esposti? come si fa a ridurre al minimo della quantità di agenti presenti sul luogo di lavoro? appunto come fare? 8
9 Gli agenti chimici pericolosi sono definiti ai sensi dell art. 72-ter comma 1 1) agenti chimici classificati come sostanze pericolose ai sensi del D.Lgs. 52/97 2) agenti chimici classificati come preparati pericolosi ai sensi del D.Lgs. 285/98 3) agenti chimici che, pur non essendo classificabili come pericolosi, in base ai punti 1) e 2), possono comportare un rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori a causa di loro proprietà chimico-fisiche, chimiche, tossicologiche e/o nel modo in cui sono presenti sul luogo di lavoro,.. 9
10 E indubbio che il fumo di sigaretta (e di altri derivati del tabacco) rientra tra gli agenti chimici pericolosi (definiti dall art. 72-ter, comma 1, numero 3) accertato ciò 10
11 essendo il ruolo del RSPP di supporto tecnico al datore di lavoro, occorre dare delle risposte tecniche alla tematica del fumo passivo presente nei luoghi di lavoro. come? mediante la valutazione del Rischio Chimico, applicando quelle che sono le regole certe di una valutazione del rischio, all interno di una azienda, con presenza di sostanza e/o preparato pericoloso, quindi cancerogeno. 11
12 Applicazione anomala della scheda di valutazione del Rischio Chimico Tipo di Sostanza/Preparato: Fumo di Sigaretta e di altri derivati del tabacco Classificazione: Agente cancerogeno categoria I - IARC Composti gassosi presenti : monossido di carbonio, ammoniaca, formaldeide, ossidi di azoto, benzene, metilammina e dimetilammina, acido formico, acido acetico, toluene, etc. Composti solidi presenti nelle polveri: benzo(a)pirene, anatabine, fenoli, catecoli, anilina, 2-toluidina, 2-naftilammnina, etc. (sottolineati vengono indicati alcuni dei cancerogeni presenti) 12
13 Attività associata: La presenza di fumo di sigaretta attivo non è legata ad alcuna attività produttiva bensì ad abitudini di vita del personale dipendente. - abitudine di vita (fumo attivo) - presenza di fumatori nel luogo di lavoro (fumo passivo) Mansione/i interessate: tutte,ove non previsto in maniera esplicita un divieto di fumo per motivi legati alla prevenzione incendi e/o ai sensi della Legge 11 novembre 1975, n. 584 e della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 dicembre
14 Quantità utilizzata: non valutabile; una indicazione quantitativa della presenza del fumo di sigaretta, per la peculiarità e diversificazione delle situazioni, non è riportabile. Modalità di esposizione: inalazione Frequenza di esposizione: variabile secondo le circostanze Scheda di sicurezza: non applicabile; per quanto riguarda le caratteristiche del fumo di sigaretta; per la tipologia dei composti presenti, per la capacità degli stessi di penetrare nell organismo e per le diverse vie di assorbimento. 14
15 Conclusioni valutazione rischio chimico: Il fumo di tabacco contiene: sostanze chimiche presenti: n 4000 circa, alcune delle quali dotate di marcate proprietà irritanti; sostanze sospettate o riconosciute cancerogene: n 60 circa, tutte con possibile causa di cancro i risultati della valutazione del rischio da agenti chimici hanno dimostrato che in base alla tipologia, alla quantità degli agenti in gioco ed alle modalità e frequenza di esposizione è presente presso i Luoghi di lavoro un rischio classificato: Moderato / Non Moderato 15
16 Quali i Programmi di interventi da attuare? La presenza in un luogo di lavoro di un agente cancerogeno implica la necessità di adottare misure tecniche, organizzative e procedurali atte ad eliminare o almeno ridurre l esposizione dei lavoratori, così come previsto dall articolo 3 (Misure generali di tutela) e dall articolo 4 (Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto) del D.Lgs. 626/94. 16
17 Ho estremizzato il concetto di valutazione del rischio e giocato nel metodo di applicazione, le conclusioni tecniche-scientifiche però sono reali e vere. In presenza di fumo passivo in azienda il Rischio Chimico è: Moderato / Non Moderato 17
18 Altro aspetto rilevante: Nel periodo temporale preso in riferimento al giugno 2002 sono presenti alcune Sentenze che destano ansie ed apprensione sia ai datori di lavoro che al RSPP e MC 18
19 Sentenza Corte Costituzionale del 11 Dicembre 1996 n. 339 che ha affermato due principi: a) il datore di lavoro ha l obbligo di tutelare i dipendenti dal fumo passivo; b) il diritto alla salute prevale sul libero comportamento di fumare. 19
20 Sentenza primo grado Il giorno 1 marzo 2002 è stata emessa la sentenza della causa intentata contro due dirigenti di una grande azienda di Milano, che i giudici hanno ritenuto responsabili per la mancata tutela ambientale di una dipendente deceduta per un attacco d'asma acuto, durante la pausa pranzo di un giorno lavorativo nel settembre Il tribunale ha condannato in primo grado due dirigenti a 3 mesi con la condizionale, riconoscendo l'esposizione al fumo passivo come concausa nel decesso di una impiegata. I giudici hanno ritenuto responsabili due dirigenti per la mancata tutela ambientale 20
21 L unico modo per adempiere all art.72sexies,comma1 che recita : Il datore di lavoro, sulla base dell attività e della valutazione dei rischi, (di cui all art. 72-bis), provvede affinché il rischio sia eliminato o ridotto come.. applicando e facendo rispettare in tutti i luoghi dell azienda il divieto di fumo, 21
22 solo oggi con l entrata in vigore della Legge n 3 del e con i chiarimenti della Circolare del Ministero della Salute del 17 dicembre 2004 il divieto di fumo è stato esteso in tutti i locali chiusi, pubblici e privati, stabilendo il principio che non fumare, nei locali chiusi, è la regola. 22
23 con l applicazione della legge, di fatto viene eliminato il Rischio Chimico derivante da fumo di sigaretta e di altri derivati del tabacco all interno dei luoghi di lavoro 23
24 ..e per gli RSPP sono terminate le competenze tecniche..rimangono gli aspetti di consulenza nei confronti del D.L. (se richiesti) nell applicazione della Legge n 3 24
25 Divieto di Fumo nei luoghi di Lavoro ai sensi della Legge 16 gennaio 2003 n 3 art. 51 Circolare interpretativa del Ministero della Salute del 17 dicembre bre
26 Legge 16 gennaio 2003 n 3 Art. 51 (Tutela della salute dei non fumatori) 1. E' vietato fumare nei locali chiusi, ad eccezione di: a) quelli privati non aperti ad utenti o al pubblico; b) quelli riservati ai fumatori e come tali contrassegnati. di certo non è stata chiarificatrice 26
27 Circolare interpretativa del Ministero della Salute del 17 dicembre 2004 Il divieto di fumare trova applicazione non solo nei luoghi di lavoro pubblici, ma anche in tutti quelli privati, che siano aperti al pubblico o ad utenti. Tale accezione comprende gli stessi lavoratori dipendenti in quanto "utenti" dei locali in cui prestano la loro attività lavorativa. Il divieto di fumare si applica anche negli studi professionali e negli uffici aperti unicamente ad utenza interna. 27
28 Quali le competenze in azienda Il datore di lavoro impone il divieto di fumo e ne garantisce il rispetto riporta la decisione e le modalità di attuazione in azienda.(resta comunque il garante del rispetto del divieto, altrimenti è culpa in vigilando sono previste sanzioni penali a carico del datore di lavoro, dirigenti e preposti e MC, che vanno dall arresto da tre a sei mesi o con l ammenda da 1.549,00 Euro a 4.131,00 Euro 28
29 Assegnazione dei compiti a cura del Datore di Lavoro NOMINA 29
30 1 Individuazione dei locali in cui viene imposto il divieto di fumo ; 2 Individuazione delle metodologie di accertamento di violazione, conforme alle nuove norme sul divieto di fumo; 3 Designazione degli incaricati per l accertamento della violazione ; 30
31 4 Segnalare con appositi cartelli il divieto di fumo nei locali dell azienda, azienda, indicando i responsabili del controllo; 5 individuazione di una Politica Politica Aziendale inerente il Fumo Passivo e darne evidenza nelle procedure di attuazione dell eventuale eventuale SGS 31
32 Considerazioni.. con l equivalenza Utente = Lavoratore (circolare interpretativa del ) il divieto di fumo è esteso di fatto in tutti i locali chiusi, pubblici e privati, per gli RSPP sono terminate le competenze tecniche, ma è anche vero che non può venir meno l impegno morale-socialeculturale da consulente del Datore di Lavoro di far comprendere e quindi rispettare una Legge che di sicuro se applicata aumenta il grado di civiltà all interno dell azienda. 32
33 Constatazioni.. Un rapporto comparso su un autorevole rivista *medica internazionale, ha preso in esame l efficacia degli interventi per la riduzione dell esposizione al fumo e al fumo passivo. Il rapporto ha concluso che i divieti e le limitazioni del fumo nei luoghi di lavoro e nei locali aperti al pubblico, tramite leggi e regolamenti, sono fortemente raccomandati in quanto si è dimostrata la capacità di ridurre l esposizione al fumo passivo e di ridurre notevolmente il numero di sigarette fumate quotidianamente. * il New England Journal of Medicine (Schroeder SA. Tobacco Control in the Wake of the 1998 Master Settlement Agreement. N Engl J Med ;3: ) 33
34 È anche vero che il proibizionismo da solo non basta, in quanto non educativo, parallelamente devono essere sviluppate idonee azioni di sensibilizzazione improntate sul cambio delle abitudini di vita, disassuefazione dal fumo, rispetto reciproco e buon senso; 34
35 .è pertanto auspicio di tutti avere luoghi di lavoro salubri e privi di inquinanti derivanti da Fumo Passivo diventa invece un dovere morale e sociale, nel 21 secolo, provare a diminuire la primaria causa di morte prematura derivante del fumo di tabacco. 35
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