MODULO 1.UNITA DIDATTICA 16 ALUNNI BES STRATEGIE DI INTERVENTO PERSONALIZZATO. Cinzia Mion

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1 MODULO 1.UNITA DIDATTICA 16 ALUNNI BES STRATEGIE DI INTERVENTO PERSONALIZZATO Cinzia Mion 1

2 SINTESI NORMATIVA Direttiva ministeriale del 27-DICEMBRE 2012 Strumenti d intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l inclusione scolastica Circolare ministeriale n 8 del 6 marzo 2013 Strumenti di intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l inclusione scolastica Nota n 1551 del 27 giugno 2013 :Piano Annuale per l Inclusività- Nota n 2563 del 22 novembre 2013 Strumenti di intervento per alunni BES. Chiarimenti. 2

3 QUADRO ITALIANO DELL INCLUSIONE SCOLASTICA L Italia è stato il primo Paese in Europa (L.517/1977) ad introdurre l integrazione scolastica per alunni con disabilità, perfezionata poi con la L.104/1992, e con il recente provvedimento delle Linee Guida del 4 agosto L.170/2010 relativa all inclusione scolastica degli alunni con DSA ( disturbi specifici di apprendimento:dislessia, disgrafia, discalculia e disortografia) e le relative Linee Guida del 12 luglio Ora, con questa nuova direttiva sui BES, il Ministero avvia processi di inclusione anche a quegli alunni che non siano certificabili, né con disabilità, né con DSA, ma che abbiano difficoltà di apprendimento dovute a svantaggio personale, familiare e socio-ambientale. 3

4 DELEGA ALLA SANITA INVECE CHE ALLA DIDATTICA Oggi in Italia il 30% dei bambini risultano diagnosticati con DSA. Ci conforta il fatto che, assieme a noi, uomini e donne di scienza ed esperienza, istituti scientifici e associazioni culturali stiano sollevando dubbi su questo strano fenomeno di diagnosi di massa e sulla delega alla Sanità, invece che alla Didattica. Tale delega con annessa diagnosi non necessaria crea un danno incredibile. In Italia la didattica non si è ripensata a sufficienza.. Ci sono studi scientifici che dimostrano come si stia diffondendo sempre più l incomprensione linguistica (De Mauro) e questa non è una malattia degli studenti quanto una carenza della Didattica e della Metodologia. 4

5 CENTRALITA DELLA SCUOLA Negli ultimi anni c è stata sempre più una maggiore deresponsabilizzazione. Il problema è che oggi la certificazione deresponsabilizza la famiglia dal proprio ruolo educativo; deresponsabilizza la scuola dal proprio ruolo didattico e deresponsabilizza i bambini dal doversi impegnare e sforzare, trasformando la normale difficoltà che ciascuno prova nel vivere e nello studiare in un impedimento dovuto alla malattia psichica. Questo fa sì che ogni piccola difficoltà venga vissuta come uno disturbo psichico, una montagna da scalare, con l aiuto dello strumento compensativo o peggio del farmaco. 5

6 IL CONCETTO DI BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI CERCA DI AFFERMARE LA CENTRALITA DELLA DIDATTICA Il concetto di Bisogni Educativi Speciali (BES) si basa su una visione globale della persona che si rifà a quella del modello ICF (International Classification of Functioning, disability and health ) della classificazione internazionale del funzionamento, disabilità e salute fondata sul profilo di funzionamento e sull analisi del contesto, come definito dall Organizzazione Mondiale della Sanità.(OMS,2001). Passare dal concetto di difficoltà a quello di bisogno indica la responsabilità di rispondere alla necessità formativa. 6

7 QUALI SONO I BES Per BES si intendono esattamente: -alunni con disabilità -alunni con DSA Alunni con svantaggio socioeconomico,linguistico, culturale A tutte queste tipologie la Direttiva estende i benefici della L.170/10, vale a dire le misure compensative e dispensative. 7

8 CERTIFICAZIONE, DIAGNOSI, IDENTIFICAZIONE La CERTIFICAZIONE è riferita alla Disabilità (servizi NPI-ULSS) La DIAGNOSI è riferita a DSA-ADHD e situazione limite disturbi evolutivi (servizi NPI-ULSS) L IDENTIFICAZIONE è riferita a situazioni di disagiosocio-educativo rilevanti (Consigli di classe- Team docenti) 8

9 PROBLEMATICHE -deficit di linguaggio -deficit delle abilità verbali -deficit della coordinazione motoria -deficit dell attenzione -iperattività -funzionamento intellettivo limite (borderline) -svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale 9

10 DAL PARADIGMA DELL INTEGRAZIONE AL PARADIGMA DELL INCLUSIONE L attenzione si sposta dalle procedure della certificazione alla rilevazione dei bisogni di ciascun studente che delinea e precisa la strategia inclusiva della scuola italiana al fine di realizzare appieno il diritto all apprendimento per tutti gli alunni e gli studenti in situazione di difficoltà (C.M.6 marzo 2013). Diventa fondamentale il ruolo dell azione didattica ed educativa e quindi il dovere di tutti i docenti di realizzare la personalizzazione del processo formativo di ogni alunno, anche attraverso l utilizzo, quando necessario, di misure e strumenti dispensativi. 10

11 INDIVIDUALIZZAZIONE O PERSONALIZZAZIONE? L individualizzazione è finalizzata ad assicurare a tutti gli studenti le competenze comuni (o di base) del curricolo, attraverso una diversificazione dei percorsi di apprendimento. La personalizzazione ha lo scopo di permettere ad ogni studente di sviluppare le proprie peculiari potenzialità intellettive, diverse per ognuno, tramite la differenziazione degli itinerari d apprendimento. (M.Baldacci: Personalizzazione o individualizzazione?,erikson, Trento, 2005) La scuola ha il compito di assicurare entrambe queste modalità didattiche attraverso la loro integrazione (et-et non aut-aut) 11

12 ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE Centri Territoriali di Supporto (CTS) istituiti presso le Scuole POLO (almeno una per provincia) Nella direttiva però si raccomanda che i CTS non possono ignorare l esistenza dei GLIR (gruppi di lavoro regionali per l Inclusione Scolastica degli Alunni con Disabilità) introdotti dalle Linee Guida del 4 agosto 2009; -dei GLIP (gruppi a livello Provinciale) -dei GLHI (gruppi di lavoro Handicap di Istituto) introdotti dall articolo 15 della Legge 104/92. Questi raccordi devono essere determinanti per dare coerenza a tutto il sistema organizzativo. 12

13 PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO (PDP) La direttiva, mentre per gli alunni con disabilità e con DSA richiede certificazioni dalle ASL, per quanto attiene i casi di svantaggio ritiene comunque obbligatoria la formulazione di un Piano Didattico Personalizzato. Dovendosi applicare a questi casi le misure compensative e dispensative previste dalla L.170/10, i Consigli di classe dovranno disporre di una documentazione clinica certa e formulare considerazioni di carattere psicopedagogico e didattico al fine di evitare contenziosi con altri alunni ai quali tali benefici non vengano concessi. 13

14 CHIARIMENTO Molti sindacati e docenti avevano protestato per il proliferare di PDP per cui il MIUR è intervenuto con una nota n 2563 del 22 novembre 2013 di chiarimento. nel caso di difficoltà non meglio specificate, soltanto quando nel Consiglio di Classe (nelle scuole secondarie) o di team docenti (nelle scuole primarie) si concordi di valutare l efficacia di strumenti specifici questo potrà comportare l adozione e la compilazione del Piano Didattico Personalizzato, con eventuali strumenti compensativi o dispensativi. Viene perciò data la massima autonomia di giudizio ai docenti. 14

15 ALUNNI DI CITTADINANZA NON ITALIANA Anche per gli alunni di questa tipologia c era il rischio di un eccesso di PDP La circolare n 8 già aveva spiegato che per questa tipologia di utenza era sufficiente organizzare interventi didattici relativi all apprendimento della lingua e solo eccezionalmente di un Piano Didattico Personalizzato. Si tratta soprattutto di alunni neo arrivati in Italia ultratredicenni, provenienti da Paesi di lingua non latina oppure ove siano chiamate in causa altre problematiche. Tali interventi hanno comunque natura provvisoria. 15

16 GLI (gruppo di lavoro per l inclusività) La direttiva chiedeva che il il GLI doveva occuparsi oltre che della disabilità anche dei BES. La nota di chiarimento specifica che il GLI possa riunirsi anche per sezioni distinte, a seconda che si tratti di alunni con disabilità (soggetti già previsti dalla normativa) oppure di alunni con DSA o altri BES, in cui non necessita la presenza né degli operatori sanitari né degli insegnanti di sostegno Nulla è innovato per quanto riguarda i Gruppi di lavoro Interistituzionali (GLIP) previsti dalla norma primaria (art.15 Legge 104/92). PREVALENZA VALUTAZIONI PEDAGOGICHE E RISPETTO PER L AUTONOMIA 16

17 RAGIONI PER LO SVILUPPO DELL EDUCAZIONE INCLUSIVA A) ragione educativa: le scuole inclusive devono sviluppare delle metodologie di insegnamento capaci di rispondere alle differenze individuali a beneficio di tutti i bambini. B) ragione sociale e di cittadinanza : le scuole inclusive sono in grado di cambiare gli atteggiamenti nei confronti della diversità e sono la base per la creazione di una società giusta e priva di discriminazioni. C) ragione economica: è meno costoso costruire e mantenere delle scuole che educano gli alunni tutti insieme piuttosto che creare un sistema complesso di scuole differenti e specializzate secondo i diversi gruppi di bambini. 17

18 IL D.S E I BES La formazione Investire sugli insegnanti e valorizzarli per il cambiamento Necessità di formare figure intermedie competenti anche attraverso lavori di ricerca-azione, gruppi di studio,ecc. Investire molto sulla formazione dei docenti per creare competenze pedagogico-didattiche, traducibili in azioni trasversali e quotidiane, sollecitando la loro motivazione alla padronanza e non solo alla prestazione,evitando così attese e risposte da parte dei servizi. 18

19 DIDATTICA INCLUSIVA La classe comunità che apprende (dalle indicazioni al paragrafo Ambiente di apprendimento ) Una comunità è un contesto ricco di risorse multiple e dislocate che vengono messe a disposizione di tutti. Prevista anche la comunità professionale di docenti 19

20 DIDATTICA INCLUSIVA. (Approccio socioculturale vigotskiano) Dall ambiente di apprendimento nelle Indicazioni nazionali per il primo ciclo : -incoraggiare l apprendimento collaborativo -l aiuto reciproco -l apprendimento tra pari -l apprendistato cognitivo 20

21 PROSOCIALITA La prosocialità è un comportamento teso ad attivare e realizzare o a migliorare il benessere di una o più persone e/o a ridurre lo stato di sofferenza in assenza di pressioni esterne o di esclusivi obblighi di ruolo. I bambini e le bambine ne sono naturalmente e precocemente portatori : gli adulti dovrebbero rinforzare la prosocialità sia nelle femminucce che nei maschietti (propedeutica all etica della cura ed all insegnamento reciproco) 21

22 COSTRUIRE COMPETENZE PROSOCIALI DEGLI ALUNNI Rafforzare la capacità di collaborare in vista di una meta comune. Sviluppare la fiducia nelle proprie capacità. Rafforzare la fiducia reciproca, la simpatia e la disponibilità a collaborare. Comprendere, condividere, aiutare e cooperare con gli altri. Migliorare la relazione tra gli alunni (alfabetizzazione emotiva) 22

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