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1 D. Notarbartolo, Italiano secondo le Indicazioni nazionali Grammatica, in S. Ferreri e D. Notarbartolo, Insegnare e apprendere italiano - Lessico e Grammatica - con le Indicazioni Nazionali, Giunti (e-book) novembre 2015 PER ACCEDERE AL TESTO DELLA VOCE CERCATA CLICCARE SULLA VOCE DEL SOMMARIO GLOSSARIO GRAMMATICALE Sommario argomento del verbo:... 2 aspetti comunicativi e pragmatici del linguaggio:... 2 cambio di categoria:... 2 categorie del lessico:... 2 coesione:... 2 coesione morfosintattica:... 2 circostanziale:... 2 coerenza:... 3 concordanza nominale:... 3 concordanza verbale:... 3 connettivi testuali:... 3 coreferente:... 3 deittico:... 3 determinante:... 3 finalità comunicativa:... 4 funzione sintattica:... 4 inclusione (o subordinazione):... 4 morfosintassi:... 4 modificatore:... 4 omologo:... 4 predicato:... 4 predicazione:... 5 prototipo:... 5 reggenza:... 5 relazioni logico-semantiche e logico-sintattiche:... 5 sostituzione:... 5

2 subordinazione:... 6 testa del gruppo:... 6 testuale (linguistica):... 6 variabile (come aggettivo e come nome):... 6 argomento del verbo: nella grammatica valenziale, è l elemento (solitamente un gruppo nominale) necessario al verbo per avere senso, cioè il soggetto e gli altri elementi obbligatori: in termini tecnici, la valenza lasciata aperta dal verbo (aspettativa di completamento) richiede di essere occupata da un argomento (es. abita = qualcuno abita in un certo posto). aspetti comunicativi e pragmatici del linguaggio: sono aspetti del linguaggio che riguardano l intenzione degli interlocutori e l effetto del contesto in cui avviene lo scambio. Sono aspetti comunicativi quelli che riguardano la collocazione dell enfasi informativa (es. la differenza fra Domani arriva Luca e Luca arriva domani, oppure la frase marcata come Il caffè lo prendo amaro), o il riferimento al nuovo e al dato (es. la differenza fra c era una volta un re e il re); è un aspetto pragmatico l uso delle espressioni > deittiche (es. l avverbio qui, comprensibile solo in situazione). cambio di categoria: una parola può cambiare categoria lessicale per effetto della derivazione senza suffisso (es. è corsa verbo > la corsa nome); nella derivazione con suffisso una stessa base può dare origine a parole di diverse categorie (es. dolce aggettivo >verbo addolcire> nome dolcezza). categorie del lessico: sono le parti del discorso, in quanto sottocategorie esistenti nel lessico di una lingua, che si distribuiscono nella catena sintattica secondo alcune costanti. coesione: i fenomeni di coesione in generale riguardano i legami linguistici che evidenziano l unità testuale, come la ripresa a distanza dei referenti attraverso sinonimi o pronomi, e la connessione attraverso connettivi (es. Ilnostro cane ha abbaiato tutta la notte. Maledicendo Arcibaldo, ci siamo limitati a prendere la sua cuccia, e a spostarla in garage: ma lui si è offeso, c era un animale predatore, e un lupo da guardia espertocome lui era stato messo in condizione di non poter fare il suo mestiere). coesione morfosintattica: riguarda fenomeni strettamente morfosintattici, come le reggenze o la concordanza di genere e numero, che fanno da collante nella frase e nel testo(es. La nostra maestra è arrivata e si è seduta. Subito quando l abbiamo guardata abbiamo capito che non era contenta). circostanziale: nella grammatica valenziale, è l elemento della frase (un gruppo nominale o un avverbio) non necessario al senso del verbo, ma che costituisce uno scenario in cui l evento del verbo avviene,

3 una circostanza di contesto, una informazione aggiuntiva (es. oggi piove; il micio dorme sulla poltrona). coerenza: è considerata la caratteristica fondamentale del testo, consistente nel legame di significato fra le sue parti: comprende non solo l unitarietà del tema di cui il testo tratta, ma anche la progressione tematica e la identificabilità dello scopo della comunicazione. Può esprimersi linguisticamente attraverso congiunzioni e altri connettivi (es. Per questi motivi ho deciso di stare a casa), ma può anche essere affidata all inferenza (es. Vieni a tavola? Non ho fame, grazie). concordanza nominale: è uno dei nessi sintattici che legano fra di loro le parti nominali (nome, articolo, aggettivo, pronome, participio) attraverso la condivisione di genere e numero. Può essere all interno del gruppo nominale (es. il gatto nero) o a distanza come per il pronome e il suo antecedente, la parte nominale e il soggetto, il soggetto e il predicato, o addirittura tra frasi diverse (es. vedo Maria e la invito; Maria è simpatica; Maria è arrivata). concordanza verbale: è il nesso sintattico che lega fra di loro il soggetto e il verbo della predicazione attraverso la condivisione del numero (I nonni partono per il mare). Ha tutte le persone del verbo: 1,2,3 singolare e 1,2,3 plurale (tu parti, noi partiamo). È il criterio univoco per il riconoscimento del soggetto (A me piacciono i dolci). connettivi testuali: le congiunzioni, gli avverbi, le locuzioni avverbiali o di altro genere, alcuni verbi, i segni di interpunzione,quando hanno la funzione di segnalare legami fra le parti di un testo(es. tutt a un tratto ho visto il mio amico; questo fatto ha causato molte conseguenze). Si utilizza questa denominazione più ampia per identificare una funzione sintattico-testuale e non una categoria lessicale. coreferente: si dice di un pronome quando ha la funzione di richiamare un elemento del testo che precede o segue, in funzione di segnale di coesione (es. ho visto Lucio e gli (a Lucio) ho detto tutto; un bambino con cui (con il bambino) gioco volentieri), diversamente dal pronome in funzione di > deittico. deittico: si dice di un pronome (ma anche di altro elemento, per es. l avverbio) che si riferisce a un elemento presente nella comunicazione o nel contesto, e che può essere interpretato solo in quella situazione comunicativa (es. siamo noi i suoi alunni; vieni qui; ieri è piovuto), diversamente dal pronome in funzione di > coreferente. determinante: nel gruppo nominale, è l elemento che serve a identificare il nome (quantificarlo, presentarlo come noto o non noto, inserirlo nello spazio o rispetto a un possessore ); hanno funzione di determinanti gli articoli e gli aggettivi determinativi possessivi, numerali, indefiniti ecc. (es. un libro, il miolibro, questi libri, alcuni libri ).

4 finalità comunicativa: è una delle finalità del linguaggio insieme a quella cognitiva, che consente di ragionare e riformulare i pensieri. Consente lo scambio fra interlocutori diversi (contenuti, intenzioni, riferimenti alle esperienze condivise). Alla finalità comunicativa si riferiscono gli > aspetti comunicativi e pragmatici del linguaggio. funzione sintattica: si dice a proposito delle classi di parole e dei gruppi sintattici, e coincide in parte con la collocazione reciproca degli elementi in una frase. Si parla per esempio di funzione di nome : è la funzione svolta da altre parti del discorso che non sono nome quando svolgono la stessa funzione del nome (come pronome, sostantivato, frase), per fare da soggetto o da complemento, o per predicare come parte nominale (es. tutti capiscono; lavorare stanca; che tu sia qui mi fa piacere). La funzione di preposizione può essere svolta da altre parti del discorso (come avverbi o aggettivi) quando reggono nomi e formano un gruppo nominale preposizionale (es. lungo il fiume; sotto il tavolo), ecc. inclusione (o subordinazione): è uno dei nessi sintattici, consistente nel formare un sintagma complesso che ha per testa la testa del sintagma maggiore. Nell es. [i bambini (di Maria)] giocano il verbo al plurale giocano salta il gruppo incluso di Maria: la concordanza del verbo con il nome-soggetto maggiore dimostra che il gruppo incluso non altera la natura del gruppo includente. Riferito al periodo, l inclusione consente a una frase principale di includere una subordinata al suo interno in posizione di argomento o di circostanziale o di attributo (es. [(per la pioggia) non esco] > [(poiché piove) non esco]). morfosintassi: alcuni fenomeni, pur avendo come oggetto le classi di parole, non possono essere spiegati solo alla luce della morfologia. E fenomeno morfosintattico il fatto che una classe di parole assuma nella catena della frase la funzione di un altra (es. lungo il fiume: lungo è aggettivo ma svolge la funzione sintattica di preposizione). modificatore: nel gruppo nominale, l elemento, solitamente posto a destra del nome, che restringe il significato rispetto ad altri possibili significati, con la funzione implicita di negare altre possibilità; può essere un aggettivo, un complemento del nome o una subordinata relativa esplicita o implicita (es. il vestito verde (non quello blu); la gonna di lana (non quella di seta); il libro di Giorgio (non quello di Giulio); le matite che ho preso in cartoleria (non quelle che ho preso al supermercato), la frutta venduta al mercato (non quella venduta nel negozio) ecc.). omologo: significa che ha la stessa funzione ; sono terminazioni omologhe per es. quelle di genere e numero fra articolo aggettivo e nome, anche se non sono uguali (es. un tema lungo); possono essere omologhi due gruppi di diversa natura che svolgono la stessa funzione (es. uno complemento e uno aggettivo entrambi modificatori: la pietra preziosa / la pietra di grande valore). predicato: si dice del verbo predicativo, una parola semanticamente piena (es. dormire, leggere, regalare, trasportare ecc.) capace di costruire intorno a sé una scena di senso compiuto attraverso >

5 argomenti obbligatori, ed è chiamato solitamente predicato verbale. Per il cosiddetto predicato nominale la predicazione è affidata a un nome o a un aggettivo (sempre parole piene) e non al verbo, quindi si parlerebbe più precisamente di predicazione nominale in quanto il verbo di modo finito, in questo caso la copula, non predica. predicazione: è quello che viene detto del soggetto; può essere realizzata dal verbo predicativo e dagli argomenti obbligatori retti dal verbo, escluso il soggetto (es. trasporta il latte dalle stalle al caseificio); oppure dal nome o dall aggettivo in funzione predicativa, anche con eventuali complementi del nome o dell aggettivo, appoggiato morfologicamente al verbo copulativo (es. sembra bisognoso di affetto); nel caso della doppia predicazione predicano insieme un verbo predicativo e un nome o aggettivo (es. è arrivato stanco). prototipo: nella categorizzazione degli oggetti, l oggetto di una categoria che più fa da punto di riferimento per la categoria, tanto che viene riconosciuto più facilmente per la chiarezza dei tratti essenziali, diversamente da quello i cui tratti sono più sfumati per la presenza di caratteristiche accidentali. Applicato alle classi di parole, il nome di persona animale o cosa ha caratteri prototipici che lo rendono riconoscibile per primo, mentre il nome derivato da verbo è meno riconoscibile (es. sedia / riscaldamento); il verbo che indica azione ha caratteri prototipici più del verbo di non azione (es. correre / annoiarsi). reggenza: è uno dei nessi sintattici che stabilisce la dipendenza di un elemento da un altro perché un elemento seleziona una certa parola e non altre. Per esempio la preposizione (anche una parola in funzione di preposizione) seleziona la categoria del nome e forma un gruppo nominale preposizionale (es. per la fretta; dopo cena); il verbo seleziona la categoria del gruppo nominale argomento (es. riportare il libro in biblioteca); la congiunzione subordinante seleziona un verbo e a volte anche il modo (es. nonostante piova). relazioni logico-semantiche e logico-sintattiche: si parla di relazioni per indicare elementi che si trovano tutti nello stesso rapporto (soggetto, oggetto, oggetto indiretto) rispetto al verbo della frase. Il termine complemento che si usa di solito oltre a escludere la relazione di soggetto, non segnala il fatto che un elemento può essere identificato solo in relazione all insieme della frase e al lessico. Sono relazioni logico-semantiche quelle che dipendono dalla conoscenza del lessico e dall enciclopedia personale (es. vestito di seta: indica una relazione vestito-materia solo se si conosce che cosa è la seta), mentre sono relazioni logico-sintattiche quelle che dipendono anche dalla struttura sintattica della frase (es. il soggetto dà il numero al predicato; l oggetto diventa soggetto della frase passiva). sostituzione: è il principio per cui a parità di funzione in una certa posizione può trovarsi una classe di parole oppure un altra, o un gruppo invece di un altro, a prescindere dalla sua natura (es. un sostantivato può occupare la posizione di un nome: (il lavoro) stanca > (lavorare) stanca; un gruppo complesso può occupare la posizione di un gruppo semplice: (la rosa (sul balcone (della nonna))) è fiorita = (la rosa) è fiorita). Il principio della sostituibilità è uno dei criteri per il riconoscimento dei gruppi sintattici.

6 subordinazione: v. inclusione. testa del gruppo: in un sintattico è il membro dominante (testa nel senso di capo ): nel gruppo nominale è il nome, che dà genere e numero agli altri partecipanti al gruppo come l articolo o l aggettivo (es. la mia migliore amica), e può essere testa anche rispetto a un altro gruppo (es. l amica di mia sorella); nel gruppo del predicato è il verbo in funzione di predicato che regge i suoi argomenti (es. compra il giornale). testuale (linguistica): è una parte della linguistica che studia le regole compositive e i fenomeni che travalicano il limite della frase o sono connessi alla collocazione di una frase in un testo. Sono fenomeni riguardanti la testualità la collocazione dei connettivi e la punteggiatura in funzione segmentatrice e sintattica, i fenomeni linguistici che presiedono a coerenza, coesione e intenzionalità; possono farne parte anche alcuni aspetti pragmatici come le regole del testo parlato. variabile (come aggettivo e come nome): si dice variabile (come aggettivo) una classe di parole che ammette più forme di parola (es. i nomi possono avere singolare e plurale, gli aggettivi il maschile e il femminile, i qualificativi anche il grado ecc.), e di conseguenza ha una morfologia (studio delle forme). Le parti variabili del discorso sono soggette a flessione: declinazione e alterazione per le parti nominali e coniugazione per il verbo. La flessione dipende dall esistenza di una variabile astratta (come nome), cioè di una categoria che può assumere diversi valori all'interno di un insieme (es. il numero che in italiano può essere singolare o plurale); sono categorie variabili in questa accezione il numero, il genere, il tempo, il modo, la diatesi, la persona.

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