II Congresso GeoSed Associazione Italiana per la Geologia del Sedimentario

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1 II Congresso GeoSed Associazione Italiana per la Geologia del Sedimentario Escursione pre-congresso Le mammalofaune della campagna romana: biocronologia, paleoambienti M.R. Palombo Roma, 22 settembre 2004

2 Le mammalofaune della campagna romana: biocronologia, paleoambienti Maria Rita Palombo Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Roma La Sapienza IGAG CNR, Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria, Sezione di Roma La Sapienza Istituto Italiano di Paleontologia Umana, Roma. mariarita.palombo@uniroma1.it Fin dal XIX secolo, la Campagna Romana è stata oggetto di ricerche e studi scientifici a carattere geologico e paleontologico e numerose sono state le segnalazioni di resti fossili di vertebrati, in particolare di mammiferi, nei dintorni di Roma e nella stessa area urbana. Purtroppo, gran parte del materiale recuperato nell 800 e agli inizi del 900 è andato perduto e molto di quello ancora presente in istituti scientifici e universitari reca solo sommarie indicazioni circa la località di ritrovamento e/o il contesto stratigrafico cui i resti appartenevano. Per di più, le pubblicazioni di molti dei vecchi autori non sono corredate da adeguate indicazioni stratigrafiche o da illustrazione dei resti, cosicché non solo il riferimento cronologico, ma anche l identificazione dei reperti delle antiche collezioni può presentare notevole incertezza. Tali considerazioni sono particolarmente valide per il gran numero di resti scoperti nell attuale area urbana, per i quali è quasi impossibile un qualsiasi controllo stratigrafico. La documentazione, tuttavia, è ricca e le scoperte effettuate agli inizi del XX secolo e negli ultimi decenni hanno consentito da un lato di ampliare notevolmente le conoscenze relative alle faune a grandi mammiferi della Campagna Romana, dall altro di precisare il loro inserimento biocronologico. I dati attualmente disponibili consentono di identificare faune locali a grandi mammiferi (local faunal assemblages, LFAs) attribuibili alle unità faunistiche (UFs) proposte per l Italia (Gliozzi et al.; Palombo, in press) per l intero arco cronologico del Pleistocene (Fig. 1, Tab. 1). Fig. 1. Localizzazione dei principali siti con resti di mammiferi della Campagna Romana e dell area urbana di Roma: 1, Sant Oreste; 2, Monte Mario; 3, Castel San Pietro; 4, Sedia del Diavolo; 5, Saccopastore; 6, Morlupo; 7, Fara Sabina; 8, Redicicoli; 9, Riano; 10, Capena; 11, Cava nera Molinario; 12, Tor di Quinto; 13, Ponte Molle ; 14, Palombara; 15, Via dei Fori Imperiali; 16, Grotta Polsini; 18, Torre in Pietra; 19, La Polledrara di Cecanibbio; 20, Castel di Guido; 21 Collina Barbattini; 22, GRA km 2 e 3; 23, Cerveteri; 24, Magianella; 25, Malagrotta; 26, Campo di Merlo; 27, Cava Rinaldi; 28, Casal di Selce; 29, Muratela di Mezzo; 30, Cretone; 31 Fontignano; 32, San Cosimato; 33, Vitinia; 34, Palidoro. 2

3 Età a mammiferi Villafranchiano - Villafranchiano superiore (Pleistocene Inferiore pro parte) Al margine settentrionale della Campagna Romana, lungo la costa Tirrenica, è stato recentemente individuato in depositi lagunari (Monte Riccio, Tarquinia; Fig. 2), un accumulo a mammiferi (LFA = local faunal assemblage), attualmente ancora in studio, che costituisce l insieme più ricco e diversificato fino ad ora noto nel Pleistocene inferiore dell area laziale (Mazzini et al., 2000, Palombo dati inediti). Mazzini et al. (2000) hanno riferito la LFA all UF del Tasso, essenzialmente in base all associazione di Hippopotamus ex gr. H. antiquus con Equus stenonis e Pseudodama nestii (= Axis nestii, secondo la revisione sistematica di Di Stefano & Petronio 2003). Nella LFA sono segnalati, fra gli altri, anche Canis etruscus (Fig. 3) e Vulpes cf. V. alopecoides. Fig. 2. Panoramica della sezione di Monte Riccio (Tarquinia) (da Mazzini et al., 2000, modificato). La presenza di questi taxa confermerebbe l attribuzione cronologica della LFA tuttavia, in base a recenti revisioni (Napoleone et al., 2003), i resti di ippopotamo del Valdarno proverrebbero in realtà da livelli più recenti di quelli contenenti le associazioni riferite all UF del Tasso. Hippopotamus ex gr. H. antiquus, segnalato per la prima volta in Europa a Venta Micena (Martinez-Navarro, 1991), è peraltro sicura- mente presente in Italia nella LFA di Colle Curti, che proviene da livelli calibrati con la base dell evento di Jaramillo (Coltorti et al., 1998), località tipo del Galeriano inferiore (sensu Gliozzi et al., 1997). Allo stato attuale delle conoscenze e sulla base dei taxa identificati, l attribuzione della LFA di Monte Riccio ad un tardo Villafranchiano superiore non può essere esclusa. Fig. 3. Canis cf. C. etruscus, acropodio in connessione anatomica (Monte Riccio, Tarquinia) (da Mazzini et al., 2000, modificato). 3

4 Uno scheletro incompleto di Hippopotamus ex gr antiquus (paratipo della specie H tiberinus, Mazza, 1991) (Fig. 4) è stato trovato alle pendici del Monte Soratte (Sant Oreste) (Fig. 1) in livelli di chiusura del ciclo marino, probabilmente correlabili con i termini più recenti della Formazione di Monte Mario (Caloi et al., 1980). Sembrerebbe quindi confermata la presenza nella Campagna Romana di questo taxon nel tardo Pleistocene inferiore. Fig. 4. Hippopotamus ex gr. H. antiquus (Sant Oreste, Roma). Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza. Al tardo Villafranchiano superiore (UF di Pirro), possono essere ascritti anche i resti rinvenuti nei depositi lacustri del giacimento di Capena (Media Valle del Tevere, Roma) (Fig. 1) (Petronio, 1979). Si tratta di scheletri in connessione anatomica di un bovide considerato tipico di questa unità faunistica, Bison (Eobison) degiuli (Masini, 1989) (Fig. 5), e di due cervidi, un maschio ed una femmina, attribuiti a Pseudodama eurygonos (Azzaroli) (= Axis eurygonos, secondo Di Stefano & Petronio, 2003). Fig. 5. Bison (Eobison) degiulii (Capena, Roma). Museo di Paleontologia dell Università di Roma «La Sapienza». L esemplare di Capena è caratterizzato da palchi con pugnale basale che si inserisce con un angolo fortemente ottuso al di sopra della rosetta, ma con asta priva del pugnale mediano e forcella a due punte ben sviluppate (Fig. 6). 4

5 Fig. 6. Pseudodama eurygonos (= Axis eurygonos secondo Di Stefano & Petronio, 2003) (Capena Roma). A sinistra: Scheletro montato nel Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza ; a destra, particolare del cranio e della base dei palchi (da Petronio, 1979, modificato). Fra i resti villafranchiani provenienti dall area urbana, vale la pena di segnalare un molare di Mammuthus meridionalis (= Elephas antiquus in Ponzi, 1878) (Fig. 7), trovato nelle sabbie marine affioranti nella parte più alta della sequenza di Monte Mario (Fig. 1). Fig. 4 Capena (Roma), Bison (Eobison) degiulii. Scheletro montato nel Museo di Paleontologia dell Università degli studi di Roma «La Sapienza» Fig. 7. Mammuthus meridionalis. Porzione posteriore di penultimo (?) molare in norma occlusale (Monte Mario, Roma) (da Ambosetti e Bonadonna, 1967, modificato). 5

6 Nella letteratura dell 800 e del 900, sono ricorrenti citazioni di tipici taxa villafranchiani trovati in depositi dell attuale area urbana o dei dintorni di Roma (ad esempio Machairodus, Canis etruscus, Equus stenonis, Sus strozzii, Eucladoceros, Leptobos, Gazella borbonica etc, (cf inter alios Portis, ; Ambrosetti & Bonadonna, 1967; Caloi & Palombo, 1988). Nella maggior parte de casi si tratta di segnalazioni per le quali è impossibile verificare l attendibilità del dato, poiché molti di questi reperti sono andati perduti. Sembra, tuttavia, trattarsi per lo più di identificazioni erronee, non compatibili con i dati stratigrafici della presunta zona di provenienza. Nella Campagna Romana, le LFAs del Villafranchiano superiore sono quindi poco conosciute ed è difficile documentare quel rinnovo che, in Italia, porta dai complessi faunistici arcaici degli inizi del Pleistocene inferiore a quelli moderni, strutturalmente rinnovati, del Pleistocene medio (Palombo, in stampa). Età a mammiferi Galeriano (Pleistocene Inferiore terminale - Pleistocene Medio inferiore) Nel tardo Pleistocene inferiore, il variare del clima e dei paleoambienti favorirono il graduale modificarsi delle faune: da un lato vari taxa villafranchiani, soprattutto erbivori, progressivamente scomparvero o divennero rari e documentati in modo discontinuo, dall altro comparvero nuovi taxa o immigrati dall Asia e dall Europa centrale, o evolutesi in loco da specie preesistenti. Le modalità di diffusione variano da taxon a taxon e vari fattori fanno sì che i nuovi immigrati, molti dei quali destinati a persistere nel Pleistocene medio, giungano in tempi differenziati nell Italia peninsulare, affiancandosi ad un nucleo variabile di taxa villafranchiani persistenti. Ne consegue che, all incirca in epoca corrispondente all evento di Jaramillo, vengono a configurarsi complessi faunistici denominati da vari autori faune di transizione, già attribuite al Villafranchiano superiore (cfr. Palombo, in stampa con riferimenti bibliografici). Secondo lo schema biocronologico proposto per le mammalofaune italiane da Gliozzi et al. (1997), l evento che contraddistingue l avvento della MA Galeriano è la comparsa di Praemegaceros verticornis. Il taxon è segnalato in Italia per la prima volta a Colle Curti (Marche) (UF di Colle Curti) in livelli calibrati con la base del subcrono di Jaramillo (Coltorti et al.,1998). Le così dette faune di transizione sarebbero quindi ascrivibili al Galeriano inferiore. Tuttavia, vari dati (analisi multivariate basate sul grado di somiglianza di faune locali o sull ordinamento temporale di bioeventi di comparsa e scomparsa; analisi di struttura dei complessi faunistici, indici di rinnovamento, Palombo 2004, in press) consentono di individuare, almeno a livello operativo, due insiemi faunistici che possono essere considerati come biocroni di alto rango: il complesso delle faune arcaiche (AFC), che riunisce le LFAs italiane dal Pliocene medio a tutto il Pleistocene inferiore (Villafranchiano ed Galeriano inferiore), ed il complesso delle faune moderne (MFC), che riunisce le LFAs del Pleistocene medio (Galeriano medio, superiore e Aureliano inferiore) (Palombo, in stampa). Questa separazione trova conferma riorganizzazione della struttura delle paleocomunità a grandi mammiferi, in cui si registra una netta predominanza di forme adattate ad ambienti aperti o con scarsa copertura boschiva (Palombo & Mussi, 2001). Il cambiamento strutturale è da porre in relazione con le modificazioni globali del clima (l'ampiezza delle oscillazioni aumenta sensibilmente e la periodicità dei cicli passa dai 6

7 precedenti a circa anni), che segnano il passaggio tra Pleistocene inferiore e Pleistocene medio (sensu Cita & Castradori, 1995). Queste evidenze suggeriscono di rivedere la definizione dell Età a Mammiferi Galeriano (Palombo, 2004; Palombo, in stampa). Nel Pleistocene medio inferiore compaiono, in fasi successive, pachidermi (Elephas antiquus, Mammuthus trogontherii, Stephanorhinus kirchbergensis, Stephanorhinus hemitoechus ), cervidi di piccola, media e grande taglia (Capreolus capreolus, Cervus elaphus, Dama clactoniana, Megaloceros savini e Praemegaceros solilhacus), bovidi di grande (Hemibos galerianus, Bos primigenius) e media taglia (Hemitragus bonali, Ovis ammon antiqua) e grandi carnivori (Crocuta crocuta, Hyaena prisca, Ursus deningeri, Panthera leo). Alcuni tra questi taxa sono destinati a sopravvivere anche nel Pleistocene medio superiore ed oltre. D altro canto, i grandi carnivori di tradizione villafranchiana (Pachicrocuta brevirostris, Homotherium latidens), gli ultimi cervidi del gruppo di Pseudodama e forse Mammuthus meridionalis sono presenti solo nelle LFAs più antiche, mentre altri taxa, quali Hemibos galerianus (Martinez-Navarro & Palombo, 2004) e Hyaena prisca, sembrano caratterizzare con la loro presenza brevi intervalli temporali. Ne risulta che le faune del Galeriano medio presentano un maggior grado di affinità tassonomica con le successive faune dell Aureliano inferiore, che con i precedenti complessi faunistici del Galeriano inferiore (Palombo et al., 2003; Milli et al., 2004; Palombo, 2004, in stampa). Fig. 8. Sezione stratigrafica SW-NE della valle del Tevere nell area urbana (da Blanc et al., 1955, modificato). La freccia indica le ghiaie di Recicicoli. 7

8 Nella Campagna Romana resti di mammiferi riferibili ad un tardo Pleistocene inferiore ( Canis etruscus, Dama nesti, Leptobos etruscus, Equus cf. Stenonis, Hippopotamus amphibius, Rhinoceros sp., Elephas sp., Blanc et al., 1955, pag. 156), vennero recuperati da A.C. Blanc negli anni 50 alla periferia Nord dell area urbana. I resti provengono da un livello di ghiaie situato al di sotto del piano di campagna e messo in luce in una cava aperta nella tenuta Redicicoli (Buffalotta), poi colmata da materiale di riporto. Le ghiaie fluviali con intercalazioni di argilla lacustre, poggiano su argille a filliti con essenze arcaiche (Tsuga e Carya) (Blanc et al., 1955), facenti parte di un complesso sedimentario depostosi in una fase precedente il Pleistocene medio (Fig. 8). Fig. 9. Mammuthus meridionalis. Penultimi molari superiore (in alto) ed inferiore (in basso) in norma occlusale (Redicicoli, Buffalotta, Roma). La LFA di Redicicoli annovera sia taxa Villafranchiani, Mammuthus meridionalis (Fig. 9), sia taxa a lunga persistenza, segnalati in LFAs del tardo Villafranchiano e del Galeriano medio, quali Equus altidens, Hippopotamus ex gr. H. antiquus e Pseudodama sp. (= Axis eurygonos, Di Stefano & Petronio 2003) o a questi affini (Bison sp. aff. B. schoetensacki, Megacerini indet), sia taxa presenti nel Pleistocene medio (Stephanorhinus hundsheimensis). Sono inoltre segnalati resti di un bovide ritenuto affine a Bison (Eobison) degiulii (Caloi & Palombo, 1995), specie presente nelle LFAs di Pirro e Colle Curti. La LFA di Redicicoli è stata riferita all UF di Colle Curti da Caloi & Palombo (1995,1997). In seguito, Di Stefano et al. (1998) ipotizzano l esistenza a Redicicoli di due distinti livelli fossiliferi e di due LFAs, che attribuiscono alle UFs di Pirro (LFA di Redicicoli1 con Bison degiulii, Equus aff. Equus altidens, Mammuthus meridionalis ssp) e di Isernia (LFA di Redicicoli 2 a Praemegaceros aff P. solilhacus, Stephanorhinus hundsheimensis, Bison schoetensacki). In realtà la LFA di Redicicoli proviene da un unico livello, come deducibile anche da appunti autografi inediti di A.C. Blanc. Inoltre, i resti dei bovidi di maggior taglia di Redicicoli non mostrano i caratteri tipici di Bison schoetensacki e quelli di minor mole presentano alcune differenze, sia morfologiche sia dimensionali, rispetto al tipo della specie B. (Eobison) degiuli (Palombo, dati inediti). Da osservare, infine, come megacerini comprendenti forme ad arti snelli, quale il taxon presente a Redicicoli, siano segnalati in vari giacimenti tardo villafranchiani o degli inizi del Galeriano in Europa occidentale [p.e. Eucladoceros giuli di Untermassfield (Kahlke, 1997) e Atapuerca, (Van der Made, 1999); Praemegaceros aff P. solilhacus di Venta Micena (Menendez, 1987)], in Georgia ("Ortogonoceros" sp. di Akalkalaki, Vekua,1987), e nel vicino oriente ( Megaceros sp di Oubeidieyeh, Geraads, 1986) e come questo carattere sia probabilmente da considerarsi ecofenotipico nell ambito di forme del gruppo di P. obscurus/verticornis. 8

9 Galeriano medio, UFs di Slivia+Ponte Galeria e Isernia (Pleistocene medio inferiore; MIS ~24-14) Secondo lo schema proposto da Gliozzi et al. (1997), il Galeriano medio comprenderebbe le UFs di Slivia ed Isernia. Petronio & Sardella (1998) hanno proposto l introduzione dell UF di Ponte Galeria, più recente di quella di Slivia e più antica di quella di Isernia, sulla base della presenza nella LFA Slivia di Mimomys savini e di carnivori villafranchiani (Pachicrocuta brevirostris e Panthera gombazsoegensis), di quella di P. verticornis, Megaloceros savini, H. galerianus nella LFA di Ponte Galeria e di Praemegaceros solilhacus, Dama clactoniana e di Arvicola cantianus nella LFA di Isernia. Tuttavia, considerando la dubbia attribuzione tassonomica di vari erbivori presenti nella LFA locale di Slivia (Bon et al., 1992) e la scarsità di dati circa i micromammiferi ed i carnivori nelle ghiaie e sabbie della Sequenza PG2 di Ponte Galeria (Milli, 1997), non si può escludere che le due faune appartengano ad uno stesso complesso faunistico (Milli & Palombo, 2004; Palombo, 2004). Nella Campagna Romana, due roditori boreali, Prolagurus pannonicus ed una forma affine a Predicrostonix (Kotsakis et al., 1992), sono segnalati a Fontignano (Roma) (Fig. 1) nelle argille ad Helicella, affioranti alla base della Formazione di Ponte Galeria (Sequenza PG1, Milli 1997). Le argille contengono anche molluschi terrestri che indicano condizioni climatiche fredde (LFA Ponte Galeria 1), cadono in un intervallo a polarità inversa, precedente l inversione paleomagnetica Matuyama/ Bruhnes Marra et al., 1998) e sono state correlate con lo stadio isotopico 22 (Kotsakis et al.,1992); L insieme di resti della fauna classica di Ponte Galeria (LFA Ponte Galeria 2, Tab. 1, Fig. 1) (Ambrosetti, 1967), ascrivibile all UF di Slivia/Ponte Galeria, proviene dalle sabbie e ghiaie di spiaggia sottostanti i depositi lagunari a Venerupis senescens (HST della Sequenza PG2, Milli 1997) della formazione di Ponte Galeria (Conato et al., 1980). Dati stratigrafici (Milli, 1997) e datazioni assolute (Marra et al., 1998) concorrono nell indicare per questi depositi un età compresa tra circa 750 e circa 650 ka. Fig. 10. Palchi di Praemegaceros verticornis, (Ponte Galeria, Roma) (da Ambrosetti 1967, modificato). 9

10 I resti di vertebrati sono stati raccolti fin dalla seconda metà del secolo scorso in livelli affioranti in cave attive nelle aree a sud-ovest di Roma di Ponte Galeria, Magliana, via della Pisana, Fosso di Malafede, Vitinia etc. I taxa riconosciuti annoverano un solo carnivoro Crocuta crocuta (Sardella, 2004) e vari erbivori fra i quali persiste Pseudodama sp (= Axis eurygonos secondo Di Stefano & Petronio 2003), cui si affianca C. elaphus acoronatus, mentre i cervidi di maggior mole sono caratterizzati dall associazione di P. verticornis (Fig. 10,11) con M. savini. Fig. 11. Praemegaceros verticornis, frammento di emimandibola sinistra con P 4 -M 3 (Ponte Galeria, Roma). Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza. Sono inoltre presenti Equus altidens, Stephanorhinus hundsheimensis, Hippopotamus antiquus. Caratteristica ed esclusiva la presenza di Hemibos galerianus (Fig. 12). La specie, di grande mole, caratterizzata da corna a sezione triangolare, con carena posteriore, costituisce la prima segnalazione in Europa di un bovide di origine indiana (Martinez Navarro & Palombo, 2004). Tra gli elefanti compare Mammuthus trogontherii (Fig. 13), che forse si affianca agli ultimi M. meridionalis (Palombo & Ferretti, 2004). La persistenza di questa specie, così come l effettiva presenza di Elephas antiquus, in questi depositi deve essere tuttavia confermata. Fig. 12. Hemibos galerianus, cranio incompleto olotipo della specie (Ponte Galeria, Roma) (da Martinez-Navarro & Palombo, 2004, modificato). Fig. 13. Mammuthus trogontherii, penultimo molare superiore in norma occlusale (Ponte Galeria, Roma). Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza. 10

11 Alla UF di Slivia+Ponte Galeria è riferibile anche un cranio di Mammuthus cf. M. trogontherii scoperto nel 1955 in un livello di sabbie prive di prodotti vulcanici in località Monte Spaccato (km 3 del G.R.A.). Il cranio (Fig. 14), danneggiato durante le fasi di recupero, appartiene ad un individuo giovane-adulto di mole relativamente piccola, di sesso femminile, con penultimi molari molto usurati, che hanno morfologia simile a quella degli esemplari di M. trogontherii di Süssenborn di pari usura (cfr. Palombo & Ferretti, 2004). Fig. 14. Mammuthus cf M. trogontherii. A) Cranio in norma laterale; B) cranio in norma frontale, le difese sono probabilmente ruotate all interno degli alveoli; C) Penultimo molare destro in norma occlusale G.R.A. Km 3 (Monte Spaccato). Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza. 11

12 Nella LFA di Ponte Galeria 2 i pachidermi (rinoceronti, ippopotami ed elefanti) sono dunque ben rappresentati ed i taxa di grande mole sono nettamente dominanti; prevalgono le forme di prateria/savana, ma sono presenti anche taxa che prediligono zone arborate o a moderata copertura. E quindi possibile che la bassa Campagna Romana ospitasse ambienti diversificati, in grado di supportare una considerevole biomassa di erbivori, in prevalenza pascolatori o a dieta intermedia. Dai livelli lacustrini e di spiaggia corrispondenti al HST della Sequenza PG3 (Milli, 1997) provengono resti di vertebrati (LFA di Ponte Galeria 3). La LFA (Tab.1, Fig. 1) comprende, oltre a vari grandi mammiferi (proboscidati, equidi, rinoceronti, ippopotami, cervidi), Arvicola cantianus, Allocricetus bursae, uccelli e rettili (Sardella et al., in stampa). Fig. 15., Hyaena prisca, ferino inferiore in norma labiale (a sinistra) e occlusale (a destra) (G.R.A. Km 2, Roma). Da Caloi & Palombo (1986), modificato. L insieme dei resti è probabilmente riferibile all UF di Isernia, così come lo sono la LFA dei livelli lacustri affioranti al km 2 del G.R.A. (Meles cf. meles, Hyaena prisca (Fig. 15), Dama cf. D. clactoniana, Bovidae indet., Caloi & Palombo, 1986), nonché il cranio incompleto di Ovis ammon antiqua (Fig. 16) (Portis, 1917; Palombo & Cregut in preparazione), e vari resti, fra cui un cranio deformato, di Hippopotamus ex gr H. antiquus (tipo della specie H tiberinus, Mazza, 1991) provenienti dalla via Portuense (Bonadonna, 1965) (Fig. 17). Fig. 16. Ovis ammon antiqua, cranio in norma laterale (a), occipitale (b), postero-superiore (c) (Magliana, Roma). Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza. Fig. 17. Hippopotamus ex gr H. antiquus (= H. tiberinus in Mazza, 1991), cranio in norma laterale ferino inferiore in norma laterale (Via Portuense, Roma). 12

13 Taxa galeriani sono presenti anche fra i resti faunistici delle vecchie collezioni raccolti nelle ghiaie con prodotti vulcanici di Ponte Molle (Ponte Milvio), un tempo affioranti nell area urbana. Nel loro insieme, tuttavia, i taxa identificati, fra cui Pseudodama sp (= Axis eurygonos secondo Di Stefano & Petronio 2003) e Cervus elaphus acoronatus (Fig. 18), coprono un intervallo cronologico che va dal Pleistocene medio inferiore all Olocene (cfr. Capasso Barbato et al., 1998) ed è quindi difficile configurare i singoli complessi faunistici. Fig. 18. Cervus elaphus acoronatus, cranio incompleto e palchi in norma frontale (Ponte Molle, Roma). Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza. Infine, nell area urbana (Monte Antenne, Villa Glori, Val Melaina, Parioli etc), vari resti, in prevalenza Elephas antiquus, Stephanorhinus sp, Hippopotamus sp. e Bos primigenius, sono stati segnalati nei depositi riferiti al così detto Parioliano (sensu Ambrosetti et al., 1972; Ambrosetti & Bonadonna, 1967; Caloi & Palombo,1988). Galeriano superiore La presenza di resti faunistici attribuibili all UF di Fontana Ranuccio è documentata dal ritrovamento di un taxon considerato caratteristico ed esclusivo di questa unità, Cervus elaphus eostephanoceros (Fig. 19), nei livelli vulcanici affioranti a Cava Nera Molinario (Di Stefano & Petronio, 1993; Caloi & Palombo, 1995). Altri sporadici resti sono ricordati in letteratura come provenienti da livelli intercalati al tufo giallo della via Tiberina oppure ai tufi varicolori di Sacrofano, depostisi in fasi correlabili rispettivamente con lo stadio isotopico 14 e 13 della scala oceanica delle paleotemperature (Marra & Rosa, 1995; Karner et al., 2001). Altri resti di vertebrati provengono da alcuni dei già citati depositi attribuiti al Parioliano (sensu Ambrosetti et al., 1972; Caloi & Palombo, 1988; Di Stefano et al., 1998). 13

14 Fig. 19. Cervus elaphus eostephanoceros, palco in norma laterale (Cava Nera Molinario, Roma). Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza. Sempre nell attuale area urbana, macroresti vegetali, ossa di elefante in parziale connessione anatomica e vari resti di cervidi (Meli, 1882) furono recuperati alla base della bancata di tufo lionato (datata a 360 ka circa, De Rita et al., 1995; Karner et al., 2001; Palombo et al., 2004), messa in luce in una cava attiva a Sedia del Diavolo. La quasi totalità dei resti di vertebrati è andata perduta, fanno eccezione due crani di cervidi (Cervus elaphus ssp) attualmente conservati presso il Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza. Si tratta di due individui di sesso femminile per i quali non è possibile verificare l appartenenza o meno a C. elaphus eostephanoceros (Caloi et al., 1980, Di Stefano et al., 1998). Anche nell area a nord di Roma, sono stati segnalati vari resti di vertebrati; particolarmente interessante per le sue caratteristiche tafonomiche, il giacimento ad Elephas antiquus, Bos primigenius, cervidi (? Cervus elaphus) e rari manufatti litici, individuato nel 1998 nei pressi di Palombara Sabina, in un livello piroclastico pedogenizzato, databile a circa 500 ka (Manni et al., 2000) (Fig. 21). Resti di E. antiquus, C. elaphus e B. primigenius sono stati trovati nel 2000 in depositi piroclastici del complesso vulcanico dei Sabatini affioranti nell area nord est di Roma (Morlupo). I resti di sé non sono significativi dal punto di vista biocronologico, ma vincoli e correlazioni tefrostratigrafiche consentono di datare questa piccola LFA a circa ka (Sottili & Celletti, 2001). Possono, infine, essere ascritti all UF di Fontana Ranuccio anche gli sporadici resti (Stephanorhinus sp, cervidi (? Dama sp, Cervus cf C. e. eostephanoceros), Bos primigenius, Castor fiber) rinvenuti nei depositi della Formazione di San Cosimato (Conato et al., 1980). Un cranio di ippopotamo, che presenta sensibili analogie con Hippopotamus amphibius proviene da depositi del Pariolino affioranti a Tor di Quinto (Fig. 20). Nella Campagna Romana, la documentazione di faune o resti sicuramente riferibili all UF di Fontana Ranuccio è quindi scarsa e la maggior parte dei taxa riconosciuti (E. antiquus, Equus sp, Stephanorhinus sp, Bos primigenius) hanno per lo più lunga distribuzione cronologica. Viene comunque confermata la presenza di una forma Fig. 20. Hippopotamus ex gr H. amphibius, cranio in norma laterale (Tor di Quinto, Roma). Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza. arcaica di cervo nobile a corona completa e di un ippopotamo affine alla specie attuale. 14

15 Fig. 21. Panoramica della paleosuperficie (in alto) e planimetria della superficie di scavo (in basso), del giacimento rinvenuto presso Palombara Sabina, Roma (Traversa Osteria-Moricone). Modificata da Manni et al. (2000). 15

16 Età a Mammiferi Aureliano (Pleistocene Medio superiore e Superiore) Le mammalofaune italiane del Pleistocene medio superiore sono numerose, spesso ricche sia in numero di specie sia in resti e, in molti casi, provengono da giacimenti di notevole interesse archeologico. La Campagna Romana costituisce l area in cui si ha la maggior concentrazione di tali siti, tant è vero che per l età a mammiferi che raggruppa le faune postgaleriane del Pleistocene medio e superiore, introdotta dai paleontologi italiani, e stato proposto il nome di Aureliano, dal nome della via Aurelia (Gliozzi et al., 1997). Nella Campagna Romana, LFAs dell Aureliano inferiore provengono da livelli fossiliferi facenti parte di depositi riferibili a due distinte unità deposizionali, correlabili con fasi di risalita e di alto stazionamento del livello marino e separate da e/o chiuse da superfici di erosioni connesse a fasi di abbassamento relativo del livello marino (Milli 1997; Caloi et al.,1998; Palombo et al., 2003; Milli & Palombo, 2004). Le due unità denominate Formazione Aurelia (sezione tipo Torre del Pagliaccetto, Malatesta, 1978; Conato et al.,1980) e Formazione di Vitinia (Conato et al., 1980) e ridefinite come sequenze deposizionali di quarto ordine da Milli (1992, 1997) si sviluppano durante gli intervalli temporali compresi tra lo stadio isotopico 10 ed il 9 e tra lo stadio 8 ed il 7. Per le rispettive faune erano state proposte le UFs di Torre in Pietra (Caloi & Palombo 1990) e di Vitinia (Caloi & Palombo, 1995), la seconda caratterizzata essenzialmente dalla comparsa e dall abbondanza di una sottospecie arcaica del daino moderno: Dama dama tiberina (Fig. 22). Questo taxon è abbondante anche in LFAs dell area urbana di Roma, quali Sedia del Diavolo 2 e Monte delle Gioie (Tab. 1) che provengono dai depositi dei terrazzi della bassa valle dell Aniene (Fig. 1). Fig. 22. Dama dama tiberina (= Dama quirinus), cranio incompleto e palchi in norma, frontale (Ponte Molle, Roma). Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza. 16

17 L analisi di nuovi affioramenti e nuove datazioni radiometriche hanno imposto una reinterpretazione della stratigrafia di questi giacimenti ed hanno portato ad una diversa attribuzione cronostratigrafica dei depositi fossiliferi a Dama dama tiberina di Sedia del Diavolo 2 e Monte delle Gioie. Infatti i livelli fossiliferi, già correlati da Caloi et al. (1998) con i depositi della Formazione di Vitinia e con lo stadio isotopico 7, sono sottostanti un livello piroclastico datato a 285 ± 1 ka ( Karner et al., 2001). I livelli a fauna si sono quindi deposti in un intervallo di tempo all incirca compreso tra 355 and 285 ka e devono essere correlati con la Formazione Aurelia. Ne consegue che i bioeventi utilizzati per la definizione dell Unità Faunistica di Vitinia vanno predati e che i complessi faunistici del Pleistocene medio-superiore della zona costiera laziale, rinvenuti in livelli delle Formazioni Aurelia e di Vitinia (ovvero nei depositi delle sequenze deposizionali di quarto ordine PG6 e PG7 di Milli, 1997) devono essere riferiti all unità faunistica di Torre in Pietra (Palombo et al., 2004). Quest ultima, nella sua nuova accezione, viene così definita sulla base della comparsa di Canis lupus (Fig. 23), Ursus spelaeus, Megaloceros giganteus, Dama dama, dalla persistenza di Dama clactoniana e dall associazione caratteristica di Elephas antiquus, Bos primigenius e cervidi. Fig. 23. Canis lupus, cranio con mandibola in norma laterale (La Polledrara di Cecanibbio, Roma). Per gentile concessione della Soprintendenza Archeologica di Roma. 17

18 Aureliano inferiore (Unità Faunistica di Torre in Pietra) Con la fine del Galeriano, la struttura globale delle associazioni a grandi mammiferi cambia progressivamente in composizione tassonomica, ricchezza di specie, diversità, nonché in struttura trofica e nella percentuale di taxa che abitano diversi ambienti (Palombo & Mussi, 2001; Palombo 2004). La maggior parte dei grandi erbivori galeriani scompare, aumenta per contro la percentuale dei taxa di media mole e i complessi faunistici denotano sempre più un carattere moderno. Questo rinnovo avviene parallelamente alle significative variazioni climatiche che, nell area mediterranea, si registrano già a partire dallo stadio isotopico 11, quando gli interglaciali tendono a diventare via via più miti ed aumenta il tasso di umidità (Vergnaud-Grazzini et al., 1990). La percentuale dei taxa che prediligono ambienti aperti diminuisce a favore di specie che vivono in ambienti più o meno forestati, decresce la percentuale dei pascolatori, mentre aumentano in proporzione le specie a dieta intermedia. La ricchezza tende ad aumentare e l aumento di biodiversità è da porre anche in relazione con la presenza di piccoli carnivori nonché di specie di ambiente arido e aperto, che presumibilmente fanno la loro comparsa durante le fasi di deterioramento climatico. Le LFAs più rappresentative dei livelli fossiliferi della Formazione Aurelia o di depositi a questi correlabili, sono quelle di Torre in Pietra 1, Malagrotta, Cava Rinaldi (livelli superiori), La Polledrara di Cecanibbio,, Castel di Guido Km 19 and 20, Collina Barbattini, Sedia del Diavolo, Monte delle Gioie, Prati Fiscali, Riano Flaminio (Caloi et al., 1998; Palombo et al., 2003 con bibliografia; Palombo et al., 2004) e Cretone (Di Canzio et al., 2003) (Tab. 1, Fig. 1). Le LFAs sono per lo più caratterizzate dall associazione di Elephas antiquus, e Bos primigenius (Fig. 24), di grande taglia, accompagnati da cervidi. Fra questi ultimi il più frequente è Cervus elaphus 'rianensis', cui si associano Dama clactoniana (Fig. 25) e, più raramente, Capreolus capreolus nonché la specie di nuova comparsa Megaloceros giganteus. Fig. 24. Bos primigenius, l esemplare completo proviene da Grotte Santo Stefano (Viterbo) Il cranio, deformato, visibile alla base dello scheletro, è stato sostituito con un cranio proveniente da depositi del Pleistocene medio superiore affioranti lungo via dei Prati Fiscali. Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza. 18

19 Fig. 25. Riano, Dama clactoniana. Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza. Equus ferus è presente con una forma robusta e di grande mole e fra i rinoceronti, sono segnalate sia specie di ambiente aperto (Stephanorhinus hemitoechus), sia arborato (S. hundsheimensis e S. kirchbergensis). Completano l elenco faunistico l ippopotamo e il cinghiale. Fra i carnivori sono segnalati per la prima volta alcuni musteli, Ursus spelaeus e Canis lupus, e sono presenti, se pur rari, carnivori di grande taglia quali Panthera spelaea e Panthera pardus (Fig. 26), mentre, apparentemente, manca Crocuta crocuta. Il carattere globale della fauna suggerisce condizioni climatiche da miti a fresche e ambienti anisotropi: lungo la costa predominavano probabilmente aree prative, poco arborate, e ambienti chiusi aridi di macchia mediterranea, mentre nelle valli interne le foreste decidue erano più estese, specie quando il clima diveniva più umido. Fig. 26. Panthera pardus, cranio in norma laterale (Prati Fiscali, Roma) (da Kotsakis & Palombo, 1979, modificato). 19

20 Nella LFA di Sedia del Diavolo2, è presente anche Equus hydruntinus (un molare trovato nelle ghiaie ricche di prodotti vulcanici, che hanno restituito la maggior parte dei resti). La presenza di questo taxon indica la presenza di estesi spazi aperti e condizioni climatiche aride. Condizioni climatiche più fresche dell attuale troverebbero conferma nella presenza di un avifauna fredda, costituita peraltro da specie di passo (Cygnus beviky e Branta leucopsis, Fig. 27a, b), trovata nelle sabbie travertinose che a Monte delle Gioie, così come a Sedia del Diavolo, seguono in continuità le ghiaie già attribuite da Blanc (1955) al Nomentano ed attualmente correlate con lo stadio isotopico 9 (Palombo et al., 2003). Fig. 27a.. Ghiaie a Cygnus beviki (Monte delle Gioie). Da Blanc (1955), modificato. Fig. 27b. Femore di Cygnus beviki (Monte delle Gioie). Da Blanc (1955), modificato. Fig. 28. Castel di Guido, particolare dell area di scavo. Da Anzidei et al. (2004) modificato. La lista faunistica delle LFAs ascritte all UF di Torre in Pietra varia però da sito a sito in funzione del contesto deposizionale e di fattori tafonomici (vedi Milli & Palombo, 2004), mentre l influenza antropica sembra aver avuto minor rilevanza per la caratterizzazione degli accumuli. E. antiquus, e Bos primigenius sono i taxa più frequenti, nettamente dominanti a Castel di Guido e a La Polledrara di Cecanibbio (Fig. 20

21 28, 29, 30). Nella LFA di Sedia del Diavolo 2, invece, E. antiquus è raro e prevalgono i resti di Bos primigenius (64% contro il 21% del daino). C. elaphus è abbondante a Torre in Pietra e Riano (Fig. 31), scarso alla Polledrara e a Collina Barbattini. In quest ultimo sito è particolarmente frequente Dama clactoniana cui si associa una forma di taglia più piccola. I daini mancano invece a La Polledrara, Castel di Guido e Torre in Pietra. In queste due ultime LFAs è segnalato anche M. giganteus. I resti di ippopotamo, anche in contesti ambientali e deposizionali apparentemente idonei, sono in genere poco abbondanti, come a Castel di Guido, o assenti, come a La Polledrara. Equus ferus è ben rappresentato a Torre in Pietra 1. I resti di carnivori sono per lo più rari. Le principali LFAs dell UF di Torre in Pietra riferibili allo stadio isotopico 7 (Cerveteri, Torre in Pietra, Vitinia 3, Casal de Pazzi, Caloi et al., 1998; Palombo et al., con bibliografia; Palombo et al., 2003) (Tab. 1; Fig. 1) sono in genere caratterizzate dall abbondanza di resti di Dama dama tiberina cui si associa un cervo elafo simile alle forme moderne. Il daino è la specie dominante nelle LFAs di Vitinia 3 e di Torre in Pietra 2. Fig. 29. La Polledrara di Cecanibbio, particolare dell area di scavo musealizzata; in primo cranio cranio di Elephas (Palaeoloxodon) antiquus. Per gentile concessione della Soprintendenza Archeologica di Roma. 21

22 Fig. 30. Elephas (Palaeoloxodon) antiquus (Riano, Roma). Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza. Fig. 31. Cervus elaphus rianensis (Riano, Roma). Museo di Paleontologia dell Università di Roma La Sapienza. 22

23 Alle fasi di deterioramento climatico che chiudono lo stadio 7 potrebbero essere correlati i depositi affioranti al km 7,8 e 8 della via Flaminia dai quali provengono un cranio (Fig. 32) ed uno scheletro incompleto di Mammuthus (= Mammuthus chosarichus, Kotsakis et al., 1978), caratterizzati da grande mole, alcuni tratti del cranio confrontabili con quelli dei Mammuthus primigenius più arcaici, ma caratteri della mandibola e degli ultimi molare, specie gli inferiori, che rientrano nel campo di variabilità di Mammuthus trogontherii (vedi Palombo & Ferretti, 2004 per una discussione). Nei limi travertinosi che al km 8 seguono in continuità i livelli da cui proviene l elefante, è presente una malacofauna dulcicola indicante clima temperato-fresco e ambiente a scarsa copertura boschiva (Esu, 1982). TRN Fig. 32. Panoramica dell affioramento al Km 7,8 della Via Flaminia (Roma) da cui provengono un cranio ed uno scheletro incompleto di Mammuthus: TRN = Tufo rosso a scorie nere; la freccia indica i depositi fossiliferi poggianti in discordanza contro il TRN. A destra: Mammuthus ex gr. M, chosaricus -M. primigenius. Cranio in norma laterale (a) e frontale (b) (Da Palombo, 1972, modificato). 23

24 Aureliano superiore Durante il Pleistocene superiore sono individuabili nel Lazio, come nel resto della penisola, due complessi faunistici. Il più antico comprende le associazioni ascrivibili alle oscillazioni dello stadio 5 ed è caratterizzato dalla predominanza di taxa di ambiente temperato-caldo e dalla persistenza di forme di tradizione medio-pleistocenica, quali i pachidermi. Il più recente, è caratterizzato dalla progressiva estinzione di questi taxa, dalla diffusione di specie legate a condizioni climatiche più rigide (Mammuthus primigenius, Coelodonta antiquitatis) e dall espandersi verso valle dell areale delle specie montane (Caloi & Palombo, 1994). Nella Campagna Romana è riferibile allo stadio 5, la sequenza sedimentaria del terrazzo più basso dell'aniene, messa in luce nella prima metà del secolo scorso nella cava di ghiaia di Saccopastore e dalla quale provengono i crani umani riconducibili a forme arcaiche di Neardertaliani (Blanc, 1939, 1948) (Fig. 33, 34). I resti di mammiferi provengono dai livelli di ghiaie a stratificazione incrociata sottostanti e soprastanti la lente limosa con molluschi terricoli di ambiente montano, al letto ed al tetto della quale sono stati scoperti i due crani umani. Nel loro insieme i taxa presenti in questi due livelli fossiliferi della cava di Saccopastore indicherebbero condizioni climatiche temperate, e potrebbero quindi corrispondere a due oscillazioni climatiche, rispettivamente temperato-umida e più fresca, intervallate da un episodio di variazione termica negativa, forse correlabili con le due punte del sottostadio 5c; per i livelli inferiori, tuttavia, non può essere escluso un riferimento alla parte finale del sottostadio 5e (Caloi et al., 1996). Fig. 33. Panoramica della cava di Saccopastore come si presentava negli anni 30. Per gentile concessione del Museo di Antropologia dell Università di Roma La Sapienza. 24

25 Fig. 34. Cranio Saccopastore 1 (Saccopastore, Roma). Da Passatello (1983), modificato. La miglior documentazione paleontologica di faune dell ultimo glaciale si ha nel sito di Palidoro (costa tirrenica a ovest di Roma) (Cassoli 1977), dove i livelli a fauna e industria epigravettiana evoluta si sono deposti in un intervallo compreso fra circa 16 e 14 ka, durante una fase climatica relativamente umida e temperata, preceduta e seguita da momenti di clima più rigido. Le specie dominanti sono Equus hydruntinus, Cervus elaphus e Bos primigenius; nei livelli sommitali è segnalata Capra ibex. A fasi più avanzate dell ultimo glaciale è attribuibile la LFA ricca e diversificata dei livelli antropici di grotta Polesini (Ponte Lucano, pendici dei Monti Tiburtini) (Radmilli, 1974) nella quale è segnalato anche Gulo gulo. Il cervo è nettamente dominante in tutti i livelli e costituisce circa i due terzi delle specie cacciate. Sulla base delle fluttuazioni percentuali dei resti di ungulati, Sala (1983) ritenne di poter riferire i vari livelli alle fasi di Bolling, Drya 2, Allerod e Dryas 3. La presenza di Emys orbicularis nei livelli più alti della sequenza, unitamente all abbondanza del capriolo e del linguale, suggerirebbe condizioni climatiche più miti. Ad una fase fredda del Tardiglaciale può essere riferita anche la LFA ad equidi dominanti di Tor Vergata (Roma) (Cazzella & Moscoloni, 1984). 25

26 Riferimenti Bibliografici Ambrosetti P.,1967. Cromerian fauna of the Rome area. Quaternaria, 9, Ambrosetti P., Azzaroli A., Bonadonna F.P., Follieri M., A scheme of Pleistocene chronology for the Tyrrhenian side of central Italy. Bollettino della Società Geologica Italiana, 91, Anzidei A.P., Gioia P, Mussi M., 2004.Uomini ed elefanti nel territorio romano: una lunga convivenza. In Gioa P. (ed.) Elefanti a Roma, Palombi Editore, Bergamin L., Carboni M.G., Di Bella L., Marra F., Palagi I., Stratigraphical and paleoenvironmental features of the Pleistocene sediments of M. Mario (Rome). Eclogae Geologie Helvetia, 93, Blanc A.C.,1938. Sulla posizione della grotta del Monte delle Gioie nella valle dell'aniene. Bollettino della Società Geologica Italiana, 57, Blanc A.C., Il giacimento musteriano di Saccopastore nel quadro del Pleistocene Laziale. Rivista di Antropologia, 32, Blanc C.A., Notizie sui ritrovamenti e sul giacimento di Saccopastore e sulla sua posizione nel Pleistocene laziale. Palaeontogica Italiana 47, Blanc A.C.,1955. Ricerche sul Quaternario Laziale. 3. Avifauna artica, crio-turbazioni e testimonianze di soliflussi nel Pleistocene medio-superiore di Roma e di Torre in Pietra. Il periodio glaciale Nomentano, nel quadro della serie di glaciazioni riconosciute nel Lazio. Quaternaria, 2, Blanc A.C., Lona F., Settepassi F.,1955. Ricerche sul Quaternario Laziale. 1. Una torba ad Abies, malacofauna montana e criosedimenti nel Pleistocene inferiore di Roma. Il periodo glaciale Cassio. Quaternaria, 2, Bon M., Piccoli G., Sala B.,1992. La fauna pleistocenica della breccia di Slivia (Carso triestino) nella collezione del Museo Civico di Storia Naturale di Triestre. Atti Museo Civico di Storia Naturale, 44, Bonadonna F.P Resti di Hippopotamus amphibius L. Nei sedimenti del Pleistocene medio inferiore della via Portuense (Roma). Bollettino Servizio Geologico Italiano, 84, Caloi L., Palombo M. R.,1978. Anfibi, rettili e mammiferi di Torre del Pagliaccetto (Torre in Pietra, Roma). Quaternaria, 21, Caloi L., Palombo M. R., Resti di mammiferi in livelli del Pleistocene medio inferiore affioranti al Km 2 del G.R.A. (Roma). Bollettino Servizio Geologico Italiano, Caloi L., Palombo M. R.,1986. Le mammalofaune plio-pleistoceniche dell' area laziale: problemi biostratigrafici ed implicazioni paleoclimatiche. Memorie Società Geologica Italiana, 35, Caloi L., Palombo M. R., Osservazioni sugli equidi italiani del Pleistocene medio inferiore. Geologica Romana, 26, Caloi L., Palombo M.R.,1992. Le faune a grandi mammiferi del Pleistocene superiore dell Italia centrale; biostratigrafia e paleoambiente. Bollettino Servizio Geologico Italiano, 111, Caloi L., Palombo M. R.,1994. Biocronologia e Paleoecologia della mammalofaune del Pleistocene medio dell'italia centrale. Studi Geologici Camerti, vol. spec B, Caloi L., Palombo M. R.,1996. Latest Early Pleistocene mammal faunas of Italy, biochronological problems. Il Quaternario, 8, Caloi L., Palombo M. R.,1997. Biochronology of large mammals of Italian peninsula in the Early and Middle Pleistocene. Hystrix, 9, 3-12 Caloi L., Manzi G., Palombo M.R., Saccopastore, Roma: problemi di cronologia e di interpretazione del sito. Atti XIII Congresso Società Paleontologica Italiana, Parma, Settembre, 80. Caloi L., Palombo M. R., Petronio C., La fauna quaternaria di Sedia del Diavolo (Roma). Quaternaria, 22, Caloi L. Palombo M. R., Zarlenga F.,1998. Late Middle Pleistocene mammals faunas of Latium; stratigraphy and environment. Quaternary International, 47/48, Capasso Barbato L., Di Stefano G., Petronio C., Sardella R., Pleistocene mammal Faunas from Ponte Molle (Rome). Quaternary International, 47/48, Cassoli P.F., Upper Paleolithic Fauna at Palidoro (Rome): 1955 Excavation. Quaternaria, 19, Cazzella A., Moscoloni M Tracce di insediamento del Paleolitico superiore a Tor Vergata (Roma). Atti XXIV Riunione Scientifica I.I.P.P., Firenze 1982, Cita M.B., Castrodori D.,1995. Rapporto sul workshop Marine sections from the Gulf of Taranto (southern Italy) usable as potential stratotypes for the GSSP of the Lower, Middle and Upper Pleistocene (29 Settembre - 4 Ottobre 1994). Bollettino Società Geologica Italiana, 114,

27 Clerici E.,1893. Notizie intorno alla natura del suolo di Roma. Rendiconti Reale Accademia Lincei, 2, Coltorti M., Albianelli A., Bertini A., Ficcarelli G., Laurenzi M.A., Napoleone G., Torre D., The Colle Curti mammal site in the Colfiorito area (Umbria-Marchean Apennine, Italy): geomorphology, stratigraphy, paleomagnetism and palynology. Quaternary International, 47/48, Coltorti M., Corrado S., Di Bucci D., Marzoli A., Naso G., Peretto C., Ton-That T., Villa I., New chronostratigraphical and palaeoclimatic data from the Isernia La Pineta site. INQUA-SEQS Meeting, The Plio-Pleistocene boundary and the Lower-Middle Pleistocene transition: type areas and sections. Bari Conato V., Esu D., Malatesta A., Zarlenga F.,1980. New data on the Pleistocene of Rome. Quaternaria, 22, De Rita D., Faccenna C., Funiciello R., Rosa C., Stratigraphy and volcano-tectonics. In: Trigila R. (Ed.), The Volcano of the Alban Hills. Tipografia S.G.S., Di Canzio E., Bedetti C., Petronio C., Sardella R Middle Pleistocene vertebrate fauna from Cretone. Bollettino Società Paleontologica Italiana, 42, Di Stefano G., Petronio C.,1993. A new Cervus elaphus subspecies of Middle Pleistocene. Neues Jahrbuch für Geologie und Paläontologie, Abhandlungen, 190, Di Stefano G., Petronio C., Systematics and evolution of the Eurasian Plio-Pleistocene Cervinae (Artiodactyla, Mammalia). Geologica Romana, 36, Di Stefano G., Petronio C., Sardella R., Biochronology of Pleistocene mammal faunas from Rome urban area. Il Quaternario, 11, Esu D., Comparsa delle malacofaune continentali di clima freddo nel Pleistocene dell' Italia centrale. Geografia Fisica e Dinamica Quaternaria, 5, Geraads D., Le ruminants du Pléistocène d Oubeidiyeh - Mèmoires et travaux de reserches francais de Jèrusalem, 5, Gliozzi E., Abbazi L., Ambrosetti P., Argenti P., Azzaroli A., Caloi L., Capasso Barbato L., Di Stefano G., Esu D., Ficcarelli G., Girotti O., Kotsakis T., Masini F., Mazza P., Mezzabotta C., Palombo M.R., Petronio C., Rook L., Sala B., Sardella R., Zanalda E., Torre D., Biochronology of selected Mammals, Molluscs, Ostracods from the Middle Pliocene to the Late Pleistocene in Italy. The state of the art. Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia, 103, Kahlke H.D.,1997. Die Cerviden-Reste aus dem Unterpleistozän von Untermassfeld. In: Kahlke R.D. (Ed.), Das Pleistozän von Untermassfeld bei Meiningen (Thüringen). Bereich Quatärpaläontologie Weimar, 40, Karner D.B., Marra F., Renne P.R., The history of the Monti Sabatini and alban Hills volcanoes: groundwork for assessing volcanic-tectonic hazards for Rome. Journal of Volcanology and Geothermal Research, 107, Kotsakis T., Esu D., Girotti O., A post-villafranchian cold event in central Italy testified by continental Molluscs and Rodents. Bollettino Società Geologica Italiana, 111, Kotsakis T., Palombo M.R., Un cranio di Panthera pardus del Pleistocene medio superiore di Monte Sacro (Roma). Geologica Romana, 18, Kotsakis T., Palombo M.R., Petronio C., Mammuthus chosaricus e Cervus elaphus del Pleistocene superiore della Via Flaminia (Roma). Geologica Romana, 17, Malatesta A., La serie di Torre del Pagliaccetto ed il bacino di Torre in Pietra. Quaternaria, 20, Manni, R., Margottini, S., Palladino, D., Palombo, M.R.,, Zarattini, A., Scavo e recupero di resti di Elephas (Palaeoloxodon) antiquus Falconer and Cautley nei pressi di Palombara Sabina (Roma). Atti 2 Congresso di Archeozoologia (Asti, 1997). Abaco Edizioni, Bologna, pp Manzi G., Palombo M.R., Caloi L., Mallegni F., Transitions in human evolution and faunal changes during the Pleistocene in Latium. In: Cavaretta G., Gioia P., Mussi M., Palombo M.R. (Eds.), The World of Elephants, pubbl. CNR, Roma, Marra F., Rosa C., Stratigrafia e assetto geologico dell area romana. Memorie Descrittive Carta Geologica d Italia, 50, Marra F., Rosa C., De Rita D., Funiciello R., Stratigraphic and tectonic features of the Middle Pleistocene sedimentary and volcanic deposits in the area of Rome (Italy). Quaternary International, 47/48, Martinez Navarro B., Revision sistematica y estudio quantitativo de la fauna de macromamifero del yacimiento de Venta Micena (Orce, Granata). Thesis Doctoral. Universitat autonoma de Barcelona. 27

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