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1 N 06 Anno: 2009 Mese: Novembre/Dicembre, Periodicità: bimestrale Poste Italiane S.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n 46) art. 1, comma 1, CNS Trento Taxe Percue diritto e formazione Rivista del Consiglio Nazionale Forense e 6 Consiglio Nazionale Forense Periodico per la formazione e l aggiornamento degli Avvocati Diritto e formazione ANNO III n Futurgest Edizioni Essere indipendenti: Giorgio Ambrosoli Il crack Lehman Brothers Le SS.UU. sul dies a quo delle indagini preliminari P.A. e danno da ritardo Il futuro dei giovani avvocati La formazione linguistica dell'avvocato Il legal marketing Gli obblighi dell'antiriciclaggio

2 Diritto e formazione Direzione Gli autori di questo numero Diritto e formazione Diritto e formazione Alarico Mariani Marini Roberto Chieppa Comitato di direzione Maurizio Paganelli (Coordinatore) Alessandro Barca Amelia Bernardo David Cerri Fabio Cintioli Claudio Contessa Vincenzo Lopilato Francesco Macario Giovanni Pascuzzi Ubaldo Perfetti Maria Rosaria San Giorgio Giuseppe Santalucia Pierluigi Tirale Comitato Scientifico Guido Alpa Vincenzo Carbone Alberto de Roberto Adelino Cattani Sergio Chiarloni Giuseppe Conte Giovanni Iudica Cesare Mirabelli Stefano Racheli Gastone Andreazza Magistrato David Cerri Roberto Chieppa Consigliere di Stato Giuseppe Colavitti Vincenzo Comi Giuseppe Conte Prof. ordinario di Diritto privato Claudio Contessa Consigliere di Stato Lucio Cricrì Angelo D'Alessandro Fabio Maria Ferrari Mara Magagna Alarico Mariani Marini Marina Perrelli Magistrato Giulio Ramaccioni Giulia Rizza Docente in tecniche informatiche Maria Rosaria San Giorgio Consigliere di Cassazione Giuseppe Santalucia Magistrato Stefano Tenca Magistrato Giovanni Vaglio Vincenzo Zeno Zencovich Professore di Diritto comparato Rivista bimestrale del CNF per la formazione e l aggiornamento degli avvocati Direttore responsabile: Filippo Galli Redazione: redazione@dirittoeformazione.it Composizione e layout interno: f u tu r g e s t Logo e copertina: Marco Tortoioli Ricci Reg. n. 270 Tribunale di Rovereto del 6/03/2007 Iscrizione al ROC nr del 02/05/2007 Numero 6/2009 chiuso in redazione il 28/12/2009 in distribuzione dal 11/01/2010 I contributi pubblicati in questa rivista potranno essere riprodotti dall Editore su altre proprie pubblicazioni, in qualunque forma Pubblicità inferiore al 45% Casa Editrice Futurgest srl, Rovereto (TN), via Maioliche 57H tel fax vendite@futurgest.it web: Condizioni di abbonamento Abbonamento annuo Italia per 6 fascicoli: 90,00 (l abbonamento decorre dalla data di sottoscrizione) Prezzo di un singolo fascicolo: 20,00 (escluse le spese di spedizione postale) Le richieste di abbonamento, le comunicazioni per le variazioni di indirizzo e gli eventuali reclami per mancato ricevimento di fascicoli vanno indirizzati a Futurgest srl - Ufficio Diritto e formazione, Via Maioliche 57H, Rovereto (TN), Tel , Fax , vendite@futurgest.it Il pagamento può essere effettuato direttamente all Editore seguendo le indicazioni che trovate nel modulo di abbonamento in terza di copertina. I fascicoli non pervenuti all abbonato devono essere reclamati al ricevimento del fascicolo successivo. Dopo tale termine si rispediscono, se disponibili, contro rimessa dell importo relativo. Per ogni effetto l abbonato elegge domicilio presso la Casa editrice. Pubblicità: Futurgest srl Ufficio Diritto e Formazione, Via Maioliche 57H, Rovereto (TN), Tel , Fax , vendite@futurgest.it Eligio Resta Umberto Vincenti Vincenzo Zeno Zencovich Tipografia: La grafica srl Mori (TN), Via Matteotti 16

3 Sommario III Editoriale Essere indipendenti Giorgio Ambrosoli trent anni dopo di Alarico Mariani Marini 805 Giurisprudenza e diritto civile Il punto su... il diritto civile di Maria Rosaria San Giorgio 811 L acquisto mortis causa condizionato alle nozze dell istituito (Commento a Cass. civ., Sez. II, 15 aprile 2009, n. 8941) di Mara Magagna 820 Crack Lehman Brothers: procedure concorsuali internazionali e trust interno di Angelo D Alessandro 827 penale Il punto su... il diritto penale di Giuseppe Santalucia e Lucio Cricrì 832 L insindacabilità del dies a quo del termine di durata delle indagini preliminari (Commento a Cass. pen., Sez. Un., 24 settembre 2009, n ) di Gastone Andreazza 844 La truffa volta al conseguimento di un pubblico impiego: (molte) luci ed (alcune) ombre di un excursus giurisprudenziale in parte ancora incompiuto di Fabio Maria Ferrari 854 amministrativo Il punto su... il diritto amministrativo di Roberto Chieppa 862 L evoluzione giurisprudenziale e normativa del danno da ritardo di Marina Perrelli 871

4 IV L assunzione del pubblico dipendente tra il giudice ordinario e il giudice amministrativo di Stefano Tenca 881 europeo Il punto su... il diritto comunitario di Claudio Contessa 889 Il caso Punta Perotti : proprietà privata e diritti umani fondamentali di Giulio Ramaccioni 904 Deontologia e processo disciplinare Processo disciplinare di Maria Rosaria San Giorgio e Vincenzo Comi 915 Metodologia e didattica della formazione L avvocatura e i giovani nella società dei prossimi decenni. Il rinnovamento della cultura giuridica e il futuro dei giovani avvocati di Giuseppe Conte 923 La formazione linguistica dell avvocato di Vincenzo Zeno Zencovich 942 Professione e cultura Professioni legali e innovazione Il legal marketing di Giovanni Vaglio e Giulia Rizza 949 Antiriciclaggio e obblighi degli ordini professionali di Giuseppe Colavitti 955 Diario di un podestà antifascista Giovanni Gelati, Salomone Belforte & C., Livorno, 2009 Recensione a cura di David Cerri 960

5 805 Essere indipendenti Giorgio Ambrosoli trent anni dopo di Alarico Mariani Marini L indipendenza dell avvocato è una condizione imprenscindibile perché egli possa svolgere, in modo coerente alla funzione, i compiti che gli ordinamenti costituzionale e comunitario gli assegnano. Sono i compiti indicati nel preambolo del Codice di deontologia degli avvocati europei del 1988 e in quello del Codice deontologico forense italiano, richiamati nelle raccomandazioni del Consiglio d Europa e del Parlamento Europeo, e sanciti dai principi delle NN.UU. sul ruolo degli avvocati. è infatti evidente che la salvaguardia dei diritti dell Uomo nei confronti dello Stato e degli altri poteri, come recita il Codice di deontologia del CCBE ed ora anche l art. 7 del Codice deontologico forense, può essere realizzata dall avvocato soltanto a condizione che rispetto a tali poteri egli difenda la sua piena indipendenza. In astratto nessuno mette in dubbio che debba essere così, in concreto non sempre è così, ed oggi l immagine che l avvocatura proietta nell opinione pubblica attraverso le cronache quotidiane trasmette il messaggio che così non è. Sulla effettività della condizione di indipendenza dell avvocato, sulla commistione di ruoli politici, istituzionali e professionali, sulla consuetudine invalsa di frequentare le anticamere del potere, è quindi necessaria una riflessione all interno della professione, considerate anche la situazione eticamente non esaltante che sta vivendo il paese e la crisi dei ruoli in atto nella società liquida dominata dall economia e dal mercato. L indipendenza dell avvocato è inoltre speculare all indipendenza della magistratura, che è ordine autonomo e indipendente da ogni potere (è scritto all art. 104 della Costituzione, ma è bene ripeterlo).

6 806 Editoriale I due ruoli, pur su piani diversi, concorrono all attuazione della giurisdizione e del principio del giusto processo che è la condizione per la tutela effettiva dei diritti fondamentali. Difendere l indipendenza della magistratura significa quindi anche dare effettività all indipendenza dell avvocatura. Sorprende quindi l applauso con il quale, anche in recenti occasioni, platee di avvocati hanno accolto giudizi di politici non sempre trasparenti rispetto a quei principi costituzionali. In verità non è sempre stato così; vi sono precedenti di segno diverso, purtroppo lontani. Un esempio: 1973, Perugia. Al Congresso Nazionale degli Avvocati alcuni vertici della magistratura e dell avvocatura e un ottuagenario Alfredo De Marsico propongono una condanna del cosiddetto giudice politico (si trattava in particolare del nuovo giudice del lavoro) sulla quale ottenere l adesione della massima assise dell avvocatura. Il disegno fallisce per la vivace reazione della platea congressuale e di ciò la stampa darà resoconti di inusuale ampiezza. Al Congresso Natalini Irti, uno dei relatori, interviene sul ruolo dell avvocato e ripropone la scelta di sempre: avvocato garante o avvocato servente. è una scelta anche oggi attuale in ogni settore della società, alla quale ci richiama il ricordo della tragica sorte di Giorgio Ambrosoli. La ripropone il figlio Umberto, anch egli avvocato, in un suo libro (Qualunque cosa succeda, Sironi ed., 2009) nel quale rievoca a distanza di trent anni la figura del padre, assassinato nel 1979 per non essersi piegato alle pressioni e alle minacce del bancarottiere Michele Sindona, favorite da protezioni, omissioni e complicità di settori istituzionali e politici collusi con la P2, con la mafia e con ambienti della finanza. Giorgio Ambrosoli, come è noto, era un libero avvocato al quale la Banca d Italia aveva affidato l incarico di commissario liquidatore

7 Essere indipendenti. Giorgio Ambrosoli trent anni dopo 807 della Banca Privata Italiana, oggetto di un disperato tentativo di salvataggio a spese dello Stato da parte del Sindona già incriminato per bancarotta negli USA. Ambrosoli, avvocato serio e corretto, liberale di vecchio stile, aveva scelto il ruolo di garante degli interessi della collettività e della legalità e quindi dello Stato, ma, come ha scritto Corrado Stajano, si era trovato lo Stato nemico. Stajano, nel suo libro Un eroe borghese (Einaudi, 1991) aveva descritto la scandalosa vicenda politico-giudiziaria che nell arco di cinque lunghi anni aveva visto Ambrosoli, isolato, nella indifferenza generale, in condizioni di grande difficoltà condurre a termine l incarico con rigore, coraggio ed esemplare etica professionale sino all esito mortale per mano di un killer pagato dal Sindona. Ora il figlio Umberto ripercorre la tragica storia del padre incorniciandola con levità nel clima degli affetti familiari, e arricchendola di notazioni tratte dall agenda-diario di Giorgio Ambrosoli che ci accompagnano passo passo lungo le fasi tormentate della ricostruzione delle frodi commesse dal Sindona in danno dei risparmiatori, e delle insidie e degli ostacoli disseminati dall Italia ufficiale lungo il percorso commissariale, con le sole eccezioni della Banca d Italia e dei magistrati della Procura milanese. Colpisce, non tanto lo sfondo di complicità e indifferenza al crimine ai più alti livelli che, come nota l autore, dopo trent anni sopravvive immutato con la sola aggiunta di una maggiore sfrontatezza, quanto l isolamento totale, assoluto, compatto nel quale Giorgio Ambrosoli fu lasciato da tutti nonostante gli avvertimenti e le minacce di morte, fino alla sera in cui, solo e inerme, rientrando a casa trovò ad attenderlo la rivoltella del sicario. Nel 1991, letto il libro di Stajano, in un articolo titolato appunto La solitudine dell avvocato, ci chiedevamo perchè Ambrosoli fu lasciato solo e privo di quella solidarietà che quanto meno l Avvocatura avrebbe dovuto dargli coinvolgendo l opinione pubblica dell Italia sana e onesta in difesa di un avvocato indipendente e garante degli interessi di tutti.

8 808 Editoriale Certo, dopo l assassinio, la figura di Ambrosoli è stata rievocata anche nell avvocatura in molte occasioni, e di recente dal Consiglio Nazionale Forense a Roma alla presenza del figlio Umberto, ed è giusto che sia così. Ma prima? Non si tratta di ricercare caso per caso come in singoli contesti si sarebbe potuto agire, perchè il problema è a monte, è di carattere generale, e sta tutto e interamente in quella scelta tra avvocato garante e avvocato servente. Se si sceglie di essere garanti della società tutto ne discende facilmente, in primo luogo all interno dell avvocatura. Gli avvocati in grandissima parte sono cittadini che assolvono individualmente con dignità e responsabilità la loro funzione, ma l avvocatura è un corpo composito, numeroso e vario come la società in cui si rispecchia. Vi è di tutto ed oggi, più che in passato, vi sono avvocati serventi che non corrono certo rischi fatali, pessimo esempio di spregiudicatezza e servilismo per i giovani e pessima immagine della professione agli occhi del cittadino. Attorno ad essi l indifferenza della categoria, lo sguardo svogliato di istituzioni e associazioni forensi, la comodità del conformismo e la prudente ambiguità del non compromettersi. L avvocatura come corpo sociale ha sempre evitato di riconoscersi in un centro di responsabilità civili ed etiche che abbia la capacità di tenere insieme le sue molte anime e dare concretezza e significato ad una sua presenza nella società. Questa mancanza è visibile nelle molte rappresentanze di categoria, troppo spesso ripiegate su interessi settoriali e gelose dei propri piccoli spazi ed anche su velleitarismi pseudopolitici, come la stravagante proposta con la quale da qualche parte si chiede di riformare la Costituzione per fare dell avvocato un soggetto costituzionale. Ne derivano una autoreferenzialità ed una permanente crisi di rappresentatività che sopravvivono a occasionali unità basate su precari equilibri tra contrapposte rivendicazioni. Se, dunque, l individualismo è regola, le virtù silenti dei singoli e le celebrazioni dell eroismo dei colleghi Croce e Ambrosoli non sono da

9 Essere indipendenti. Giorgio Ambrosoli trent anni dopo 809 sole sufficienti ad esprimere una posizione politica indipendente in difesa dei diritti e delle libertà di tutti. Bisogna tener conto di questo sfondo quando ci si chiede perchè l avvocatura non reagisca nei confronti del potere, in ogni sua incarnazione, quando viola diritti umani fondamentali o sconfina nell illegalità, e perché non riesca a proiettare sulla società una presa di responsabilità operosa sui problemi generali del diritto e dei diritti, della giustizia della legge e delle leggi ingiuste. Questa è infatti la condizione essenziale perché la professione di avvocato nel suo insieme incarni nei fatti la sua indipendenza da ogni potere e rivesta con dignità un ruolo di garante nella società democratica (che non consiste soltanto nel difendere in modo tecnicamente ed eticamente corretto il cliente che ti paga), e valorizzi quel profilo pubblicistico nel quale risiede la sua specificità. Certo, Giorgio Ambrosoli, vittima designata senza difesa, nella sua solitaria indipendenza, ha mostrato un grande e sofferto coraggio, ed un esemplare consapevolezza dei doveri professionali e morali che tanto più rifulgono oggi in epoca di dilagante mediocrità morale e civile. è dunque doveroso che ciascuno dia concretezza al suo messaggio per trasmetterlo ai giovani che intraprendono la professione nelle Scuole dell avvocatura ed anche nelle Università, ancora troppo lontane da quel diritto che si fa giustizia nei casi della vita, e per raccogliere l anelito di speranza che anima le pagine che un figlio avvocato ha dedicato a suo padre, ma anche e soprattutto a tutti noi.

10 922 Metodologia e didattica della formazione e

11 942 La formazione linguistica dell avvocato di Vincenzo Zeno Zencovich Osservare che in una società globalizzata l avvocato abbia necessità di conoscere lingue diverse dalla propria per svolgere più efficacemente la propria attività professionale è fin troppo banale. Quando però, si tenti di rispondere alle domande sul quando, come e cosa gli esiti sono assai meno scontati e richiedono una riflessione più puntuale. Dalla scuola all iscrizione all università 1. In teoria durante la sua formazione scolastica ogni studente dovrebbe seguire corsi di lingua per circa 10 anni, fra elementari, medie inferiori e medie superiori. Se si vuole misurare l assai poco lusinghiero tasso di efficienza del nostro sistema educativo è sufficiente valutare operazione assai semplice e soprattutto uguale in tutto il mondo il tasso di apprendimento linguistico. Ovviamente sarebbe futile addossare la scarsa propensione dell avvocato italiano verso le lingue alle disfunzioni del sistema scolastico. Piuttosto occorre sottolineare che da tempo gli studi sull età evolutiva hanno individuato nella prima adolescenza il limite entro il quale una lingua straniera può essere appresa non solo più facilmente ma con risultati fonetici e sintattici più soddisfacenti. Successivamente l accento di origine ed i modelli di costruzione delle frasi peseranno in modo significativo, anche a fronte di una ricchezza di vocabolario e di buona conoscenza delle regole grammaticali. Con quali conoscenze linguistiche, dunque, ci si iscrive ad una facoltà di giurisprudenza? Alcuni dati possono essere utili: in occasione dei test di accesso alla Facoltà di Giurisprudenza dell Università di Roma Tre per gli a.a. 2007/08 e 2008/09 i candidati hanno anche sostenuto una prova di posizionamento linguistico con i seguenti risultati: 2007 Candidati: 1280 Livello B1: 408 (32%) Livello A2: 283 (22%) Livello A1: 276 (22%) Principianti assoluti: 313 (24%) 2008 Candidati: 1504 Livello B1: 438(29%) Livello A2: 281 (19%) Livello A1: 315 (21%) Principianti assoluti: 470 (31%)

12 La formazione linguistica dell avvocato 943 La diminuzione delle percentuali sui livelli più elevati e l aumento dei principianti assoluti è da ricondursi all aumento dei candidati che hanno sostenuto il test. Tuttavia, avendo la facoltà un numero programmato di 1200 iscrizioni l anno è da ritenere che un numero elevato di livelli più bassi non si sia iscritto. È opportuno che i livelli indicati corrispondono a quelli definiti dal CEFR (Common European Framework of Reference of Languagues). Il livello B1 viene qualificato come intermedio, quello A2 come pre-intermedio e quello A1 come principiante. È importante rimarcare come tali livelli sono stati fissati dal Consiglio d Europa e le metodologie di accertamento sono comuni a tutta l Europa. I risultati, dunque, presentano un elevato livello di attendibilità. Nel valutarli, peraltro, occorre tenere presente che il campione romano è, sotto il profilo culturale, decisamente privilegiato, rispetto a quello di altre città italiane, per via della vocazione cosmopolita della capitale che crea un clima ambientale di maggiore apertura, e del fatto che, ad analizzare quelli che effettivamente si iscrivono alla facoltà di giurisprudenza, l 85% proviene da un liceo (50% classico, 35% scientifico), il che dovrebbe comunque avere un rilievo sulla formazione linguistica (il latino ed il greco saranno sì lingue morte ma abituano allo studio della grammatica, della sintassi e della letteratura in una lingua diversa dalla propria). 2. Com è noto, la creazione della laurea magistrale a ciclo unico in giurisprudenza prevede che lo studente acquisisca adeguate conoscenze e consapevolezza del linguaggio giuridico di almeno una lingua straniera. Peraltro la declaratoria non indica livelli da raggiungere né la tabella allegata stabilisce il numero minimo di crediti che ciascun corso di laurea deve assegnare alla formazione linguistica. Di certo essi devono essere sottratti dai miseri 84 CFU lasciati all autonoma determinazione della facoltà, essendo 216 CFU vincolati per legge. Ciò rende assai aleatorio e variabile l impegno linguistico degli studenti. Per un verso dipenderà da ciascuna facoltà decidere quanti crediti (1, 5, 10?) attribuire alla formazione linguistica. Per altro è evidente che meno sono i crediti assegnati e dunque minore è il numero di ore dedicate all argomento minori saranno le possibilità di raggiungere l obiettivo delle adeguate conoscenze. Inutile, poi, aggiungere che stante la natura precettiva e non descrittiva del diritto, esso è in primo luogo convenzione linguistica. Nel diritto le parole sono (quasi) tutto e dunque se si cambia lingua si cambia (quasi) tutto. Di qui una elevata complessità del linguaggio giuridico, che si configura come uno dei più ricchi linguaggi c.d. settoriali, oltretutto dotato di una storia almeno bimillenaria. Per intendersi c è un enorme e incommensurabile diversità fra l inglese giuridico e l inglese economico (oppure medico, ingegneristico, matematico ecc.). In questo ultimo caso ogni termine solitamente trova una traduzione italiana e dunque si pongono essenzialemnte questioni di traduttologia. Nel primo ogni termine racchiude un complesso di concetti di cui assai raramente si trova un equivalente italiano. E le cose non cambiano molto con riguardo alla grande tradizione della cultura giuridica tedesca. Dunque lo studente deve prima avere una buona conoscenza di base di una lingua straniera, poi deve studiare la lingua giuridica, e con essa le peculiarità del sistema giuridico. È intuibile come ciò renda assai problematico che lo studente con la semplice dotazione ministeriale possa raggiungere l obiettivo che gli viene assegnato. Servirebbero ser- Durante i corsi universitari

13 944 Metodologia e didattica della formazione vono molte più occasioni formative, di cui quella che sta maggiormente prendendo piede è la organizzazione di corsi di diritto in lingua straniera. Il principale vantaggio di tali iniziative è che esse sono in grado di coinvolgere, già prima della laurea, un elevato numero di studenti in un esperienza curriculare, in cui la lingua straniera viene concretamente utilizzata per apprendere ed esprimere concetti giuridici. La principale difficoltà è che sposta l attenzione dal contenuto del corso alle metodologie didattiche adottate che richiedono una necessaria frequenza costante alle lezioni, una attiva partecipazione in aula, un impegno assai maggiore di docenti e discenti. Come si vede siamo ancora alla fase universitaria. Le statistiche ci dicono che solo un ristretto numero dei laureati effettivamente si avvierà con convinzione verso l avvocatura e in concreto la eserciterà. Dopo l università 3. Quale che sia stata la formazione linguistica acquisita a scuola o nei corsi di laurea, lo studio di una o più lingue straniere si frantuma con il conseguimento del titolo ed è lasciato all iniziativa individuale. Certamente pesa la articolazione della pratica forense, formalmente vocata alla formazione di patrocinatori, ma in concreto aggirata con espedienti poco commendevoli da parte sia di avvocati che di praticanti. Non è questa la sede per discuterne, né la riforma dell accesso alla professione di avvocato può ruotare attorno alla formazione linguistica. È sufficiente osservare che nell attuale struttura pratica forense, esame scritto su due grandi aree della pratica ed esame orale ridicolamente modellato su un ripasso delle materie universitarie non c è nessuno spazio per la formazione linguistica. E non c è neppure senso che ve ne sia. Ad osservare le cose con realismo si constata la creazione di due percorsi: uno ufficiale, nel quale non viene rappresentata alcuna esigenza linguistica; uno pratico nel quale la formazione linguistica diviene essenziale per lo svolgimento della professione. In questo secondo percorso la conoscenza dell inglese diviene scriminante per l accesso alle fasce alte della professione forense. In termini assai pratici contano molto di più le capacità espressive che non il percorso universitario. Un eccellente laureato di una eccellente facoltà dunque qualcuno che si è ben meritato il suo 110 e lode verrà senza nessun dubbio sopravanzato dal laureato di ben più modesto curriculum e provenienza ma che ha una buona conoscenza della lingua straniera. L acquisizione poi di un titolo post-laurea straniero diventerà assolutamente prevalente sui titoli nazionali (master, scuola per professioni legali, scuola di specializzazione, addirittura dottorato di ricerca) non tanto per il contenuto di quanto si è appreso, bensì per le abilità linguistiche. In sintesi le università italiane sformano eccellenti laureati è un dato di fatto e uno schiaffo alle prefiche del declino italiano ma questi hanno un modestissimo accesso alla professione forense organizzata su base imprenditoriale e meritocratica in mancanza di adeguate conoscenze linguistiche. Ciò comporta anche una segmentazione degli studi legali. Quelli che abitualmente, per il fatto di essere inseriti in una rete di analoghe strutture dislocate in Europa e nel mondo, utilizzano abitualmente l inglese come lingua veicolare nelle comunicazioni interne e con gran parte dei clienti. E quelli che non utilizzano, se non molto occasionalmente, lingue straniere nella interlocuzione fra colleghi e con i clienti.

14 La formazione linguistica dell avvocato 945 Peraltro si noti che negli studi del primo tipo, l inglese finisce per essere utilizzato anche quando l affare è quasi tutto italiano : è sufficiente infatti che uno solo dei destinatari dei costanti flussi di posta elettronica sia straniero per imporre l adozione della lingua veicolare. Beninteso ciò avviene prevalentemente nelle aree del diritto dell economia (poco importa se civile, commerciale, amministrativo, penale). Ma si estende in ambiti di crescente rilievo in società globali ed inter-connesse: il diritto di famiglia, quello del lavoro, l immigrazione, il diritto penale trans-nazionale. In particolare non si può fare a meno di segnalare come il crescente giorno dopo giorno sviluppo del diritto basato sul terzo pilastro del Trattato dell Unione Europea (cooperazione in materia di giustizia e di polizia) implica la necessità di interloquire con clienti, colleghi, autorità amministrative e anche giudiziarie di altri paesi europei. L importanza della formazione linguistica nella professione legale odierna risulta evidente da alcuni indicatori di mercato estremamente significativi. Il primo è, come si è visto, il notevole flusso di laureati italiani verso esperienze post-laurea all estero. Non è un caso che la destinazione preferita in termini numerici, è il Regno Unito, non tanto per la qualità intrinseca dei corsi offerti (molti sono decisamente inferiori a quelli universitari offerti da nostri docenti che, oltretutto, hanno una reputazione internazionale ed una visione non provinciale) quanto per il fatto che sono svolti in inglese. E così come il monolinguismo deprezza un eccellente titolo italiano, l inglese rivaluta un modesto titolo straniero. Il secondo indicatore è il proliferare di corsi di inglese giuridico per la maggior parte organizzati da soggetti privati, e, più raramente, da istituzioni pubbliche. Non è possibile esprimere un giudizio sul merito di tali iniziative spesso di durata assai variegata e con programmi non facilmente reperibili. D altronde non è questa la sede per tale genere di valutazioni. Piuttosto emerge che se il mercato delle professioni legali richiede talune abilità di cui vi è scarsità, vi è qualcuno, sempre nel mercato, che lo offre. E poiché né l esame d avvocato lo richiede, né gli Ordini lo possono imporre, la formazione linguistica dell avvocato italiano avviene completamente al di fuori di ogni indirizzo. Si potrebbe anche ritenere che è bene anzi meglio che sia così. Ma forse anche constatare che ciò comporta una significativa rinuncia ai propri compiti. 4. A voler prefigurare un ruolo più attivo degli Ordini in materia si possono ipotizzare diverse strade, pur in assenza di specifiche disposizioni normative che impongano all avvocato di possedere adeguate conoscenze linguistiche. (a) La prima, e più semplice, è quella di stipulare convenzioni con organismi riconosciuti e certificati perché assicurino corsi più o meno intensivi di lingua giuridica nelle diverse materie. La qualità dei soggetti erogatori non può essere data per automatica. Il livello di improvvisazione e, talvolta, pressapochismo è molto elevato in un area che è invece di alta specializzazione. Vi è poi una notevole presunzione da parte di chi abbia fatto qualche soggiorno all estero di poter insegnare il diritto di quel paese, in quella lingua. Come pure è del tutto insufficiente una buona preparazione nella glottodidattica per soddisfare le esigenze del professionista legale. (b) La seconda, più onerosa, soluzione consiste nell organizzare tali corsi direttamente nel paese la cui lingua ed il cui diritto si vuole imparare. Anche qui, ovviamente, valgo- Il ruolo del CNF e degli Ordini

15 946 Metodologia e didattica della formazione no le esigenze di verifica sulla qualità dei soggetti chiamati ad impartire i corsi. (c) Una terza soluzione, non alternativa, potrebbe essere quella di costituire dei gemellaggi con Ordini professionali di altri paesi e organizzare tali attività congiuntamente. Il coinvolgimento di organismi rappresentativi stranieri oltre che validante la qualità dei corsi, avrebbe anche la funzione di incentivare la formazione di una avvocatura europea. All interno di questi accordi è possibile immaginare corsi non solo nel paese straniero, ma anche a casa nostra. È improbabile che un numero elevato di avvocati stranieri vogliano imparare l italiano ed il suo diritto. Ma la straordinaria bellezza del nostro paese è tale da poter attrarre legali di altri paesi che in cambio di un soggiorno di relax in Italia sono disposti ad impegnare alcune ore della loro giornata nell insegnamento delle specifiche del proprio sistema giuridico, eventualmente anche in un rapporto ben noto nella formazione linguistica chiamato tandem in cui due persone, abbinate, apprendono l una dall altra. (d) In ogni caso un compito si impone al CNF: elaborare linee guida di deontologia professionale nei rapporti con colleghi e clienti stranieri. Oltre alla specifica previsione di cui all art. 4 del codice deontologico (relativo allo svolgimento di attività all estero e attività in Italia dello straniero), va tenuto presente l obbligo (evoluzione di quanto previsto dall art. 12: L avvocato non deve accettare incarichi che sappia di non poter svolgere con adeguata competenza ) di non assumere incarichi laddove non si sia in grado di comunicare adeguatamente nella loro lingua con l avvocato o con l assistito. Vi sono inoltre le specificità della nostra deontologia (sulla pubblicità, sugli onorari) e del nostro processo (il divieto di contatto con i testimoni) che devono essere adeguatamente illustrate. conclusioni Come si vede la formazione linguistica dell avvocato italiano apre prospettive che vanno ben oltre il mero arricchimento culturale e professionale, e tocca il futuro della professione in un mercato quello dei servizi giuridici sempre più competitivo e transnazionale.

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