Barche all'estero, grazie Italia!

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1 Sintesi della ricerca Febbraio 2014 Ricerca realizzata grazie al contributo della 1

2 - Sintesi Sintesi della metodologia di ricerca La ricerca ha avuto come obiettivo principale quello di analizzare gli effetti economici del Decreto Monti, delle sue successive modiche e dell inasprimento dei controlli fiscali, sul sistema economico marittimo italiano e sul suo indotto partendo dai primi effetti del citato provvedimento. Abbiamo intervistato aziende e responsabili di porti delle regioni Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sardegna. In particolare ci si è proposti di esaminare il danno economico individuare gli ambiti sia economici che geografici maggiormente colpiti individuare gli operatori economici interessati dal fenomeno individuare possibili correttivi Per ciascuna direttrice l analisi ha riguardato sia approfondimenti di tipo documentale (analisi bibliografica ed analisi dei principali dati economici del comparto) sia un indagine empirica su un campione di aziende e porti. L analisi documentale ha preso in considerazione: rapporti di ricerca; pubblicazioni; informazioni ricavate da banche dati anche on line. La rilevazione seguente è stata effettuata su un campione rappresentativo di ciascun comparto e soggetto oggetto di indagine: dati riguardanti porti nazionali; dati riguardanti porti europei; associazioni di settore L analisi qualitativa Già grazie alle prime rilevazioni dell analisi documentale, si è potuto procedere all analisi qualitativa che è stata condotta mediante un questionario di venti domande- La ricerca qualitativa ha realizzato un Focus sui porti delle regioni del Lazio e della Campania, regioni unite nel rilancio dell economia del mare dal Protocollo d intesa «Regio Prima Latium et Campania», siglato dalle Camere di Commercio di Caserta, Latina, Napoli, Roma e Salerno. A queste è stata aggiunta la regione Puglia Le tre regioni rappresentano un campione significativo: rivestono un ruolo di rilievo nel settore con un quinto di produzione e servizi. In particolare, le aziende campane e laziali che lavorano nella cantieristica navale sono il 16,5% del panorama italiano il 18,7% nei trasporti marittimi con circa 14 milioni di passeggeri. Inoltre nelle dette regioni si trova il 16,3% dei posti barca italiani. Ricerca realizzata grazie al contributo della 2

3 Per quanto riguarda gli attori chiave del settore sono stati intervistati: Cantieri, Mediatori marittimi, Imprese di costruzione e di gestione di porti e di infrastrutture portuali. Sintesi dei dati finali Il fatturato complessivo del settore della nautica, ammonta a , derivante per da produzione nazionale (83,3%) e per dalla vendita di prodotti di importazione (16,7%). La ripartizione del fatturato complessivamente generato dall industria nautica è notevolmente sbilanciata a favore della cantieristica (53%); seguono i valori relativi alla vendita di accessori (31%), motori (10%) e fatturato relativo a erogazione di servizi di refitting, riparazione e rimessaggio (7%). Dall analisi effettuata si evince che il problema del settore è per il 50% legato alla crisi economica e per il restante 50% dai provvedimenti governativi. Rispetto al 2008, il fatturato del 2012 dell intero comparto nautico è stato inferiore del 60 per cento. Se cinque anni fa quattro quinti delle barche da diporto prodotte in Italia si vendevano nel mercato domestico, oggi se ne esportano l 85 per cento. Tale dato è confermato dal 80% degli intervistati. Secondo la ricerca il settore nautico è in discesa: contratti di ormeggio annuali -26%, ormeggi in transito -34%, ricavi per gli ormeggi a gestione pubblica -39%, spesa complessiva dei diportisti sul territorio -56%, posti barca rimasti vuoti 36mila (questo dato, da solo, significa 10mila posti di lavoro in fumo), fatturato del settore charter -21%. Inoltre nel 2012 la spesa complessiva dei diportisti stanziali nei marina (spesa annua per la barca, servizi portuali, carburanti, acquisto di accessori e componenti per la barca, manutenzione e alaggio, trasporti, ristorazione, shopping, attività di intrattenimento e cultura), è scesa del 56% rispetto al Più pesante il crollo della spesa relativa alle navi da diporto: -73%. La flessione è generalizzata su tutto il territorio nazionale e le rarissime eccezioni sono costituite per lo più da nuove strutture in fase di avviamento che hanno praticato forti ribassi o addirittura ormeggio gratuito per l anno in corso contro il pagamento dell ormeggio per l anno seguente. Questi dati validi per il 2012 sono stati confermati per il Nel corso del 2013 le previsioni sono state un po meno negative anche se tali previsioni potrebbero essere ancorate ad una speranza di ripresa tenuto conto dei disservizi dei porti Ricerca realizzata grazie al contributo della 3

4 concorrenti o, come è stato annunciato per la Grecia, l introduzione di una tassa di stazionamento. Ad oggi si è purtroppo registrata la fuga di decine di migliaia di diportisti: tutte barche che non sono più rientrate arricchendo i porticcioli di Francia, Corsica, Croazia, Slovenia, Turchia, Spagna Grecia e Malta. Con tale provvedimento infatti è aumentata la pressione fiscale. Figura Porti verso i quali sono andati i diportisti Fonte:elaborazioni su dati Ricerca La situazione che si evince dall analisi documentale appare drammatica vista l emorragia delle presenze dei natanti nei nostri porti: dal luglio 2011 al luglio 2012 gli stanziali precipitano in media del 26%, quelli in transito crollano del 33%. I picchi negativi per i posti barca stanziali si concentrano in Emilia Romagna (-40%), Sicilia (-33%), Friuli Venezia Giulia (- 31%), Toscana e Liguria (-28%). Secondo i dati, l area che soffre di più è l Alto Adriatico che complessivamente segna un - 30%. Ancora più critica la situazione se si guarda alla domanda dei posti in transito che crolla del 48% solo nelle prime quattro regioni per numero di posti barca e offerta turistica di pregio, cioè Liguria, Sicilia, Sardegna e Toscana. La situazione ligure segna un -75% di transiti, dato pesantemente negativo. Non va meglio, comunque, guardando altre singole regioni come Marche (-41% di barche in transito), Sicilia (-40%) e Sardegna (-38%). Tra le cause della minore affezione dei diportisti ci sono: - ECCESSIVA BUROCRAZIA (indicata dal 70% degli intervistati) per quanto riguarda la costruzione di nuovi posti barca; Ricerca realizzata grazie al contributo della 4

5 - CONTROLLI FISCALI AGGRESSIVI ED ECCESSIVI sulla clientela giudicati eccessivi per il mantenimento della clientela (51%) e per l'attrazione di nuovi clienti (35%). A rendere ancora più pesante la situazione è il sempre maggior costo del carburante che ha contribuito, in maniera determinante, al crollo del 50% della vendita del carburante stesso. Per il settore si tratta di una batosta pesante. L Italia ha oltre ormeggi e il crollo di transiti e presenze stanziali, può comportare la perdita di almeno posti di lavoro in tempi brevissimi. La gestione degli ormeggi ha subito un calo di fatturato compreso tra il 5% e l 8%, al quale si aggiunge il -10% del Il fatturato medio di un porto turistico italiano è di circa 2 milioni che, moltiplicati per le 500 basi nautiche nazionali, fa un miliardo. Su questa cifra i servizi incidono per circa 300 milioni. Il calo, negli ultimi due anni, è stato del 30%, quindi i servizi hanno perso circa 90 milioni. I restanti 700 milioni arrivano dai ricavi degli ormeggi e, in due anni, hanno perso tra il 15% e il 18%. Dall indagine effettuata emerge una situazione del settore nautico, a dir poco tragica, mitigata solo da una flebile speranza, legata alle previsioni del Fondo Monetario Internazionale, che ha indicato il PIL italiano in crescita dello 0,7% a partire dal Ricerca realizzata grazie al contributo della 5