Lc 7,1-11 IL FIGLIO DELLA VEDOVA DI NAIN

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1 Lc 7,1-11 IL FIGLIO DELLA VEDOVA DI NAIN Introduzione - Negli incontri precedenti (cfr. gruppi di ascolto del vangelo) abbiamo meditato su Gesù come colui che ci dà il pane materiale (moltiplicazione dei pani); ci dà il pane del perdono (la peccatrice perdonata); ora Gesù come colui che ci dà il pane della vita che sconfigge anche la morte. - Questo racconto evangelico si trova soltanto in Luca e mostra una certa somiglianza con due racconti dell Antico Testamento, uno riguardante il profeta Elia (che fa risuscitare il figlio della vedova di Zarepta 1 Re 17,17-24) e l altro il profeta Eliseo (che fa risuscitare il diglio della Sunammita: 2 Re 4,18-37). - Questo episodio evangelico vuole da una parte mettere in luce la vittoria di Gesù sulla morte, per cui Gesù è veramente, a pieno titolo, il Signore (è significativo che l evangelista, Luca, chiami qui per la prima volta Gesù con il titolo di Signore: secondo lui questo episodio lo rivela pienamente: Gesù è davvero il Signore, l autore della vita; dall altra, mettere in luce la bontà di Dio che si china su chi è più piccolo e povero: qui è solo un ragazzo e, poi, è morto, e quindi è il più povero tra tutti, privo anche della vita. - L episodio vuole dare speranza anche in quelle situazioni in cui saremmo tentati di non averne più. Il testo [11]In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. [12]Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. [13]Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: <<Non piangere!>>. [14]E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: <<Giovinetto, dico a te, alzati!>>. [15]Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. [16]Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: <<Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo>>. [17]La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione. Lectio [11]In seguito si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. - Gesù con i suoi discepoli è in cammino. Giunge a Nain, un villaggio a 10 km a sud-est di Nazaret, distante da Cafarnao una giornata di cammino. Gesù viene da Cafarnao. - Tra l altro, Nain è molto vicino a Sunen, un villaggio nel quale già Eliseo aveva risuscitato un morto. Davvero Gesù si pone in continuità e viene a dare compimento alle Scritture. 1

2 [12]Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. - Proprio quando arriva, vede uscire dalla cittadina un corteo funebre: c è molta gente perché viene accompagnato al sepolcro un giovane ragazzo. - Alle porte della città si incontrano due cortei: il corteo guidato da Gesù, con i discepoli, con la gente che lo segue; il secondo corteo composto da un morto, sua madre e molta gente della città. Il primo corteo sta entrando in città, il secondo sta uscendo. Nel primo corteo è la morte che fa da signore ; nell altro c è Gesù, che è il Signore della vita. - Ad accompagnare il ragazzo anche la madre: una donna ferita dal dispiacere e segnata da una grande solitudine per la perdita del marito prima, per la perdita dell unico figlio, ora. È veramente una poveretta, senza diritti e senza identità, e nell impossibilità anche di acquistarne dal momento che non ha nessuna discendenza. Nel racconto questa donna non pronuncia alcuna parola. Ha solo lacrime da versare. Questa donna è il volto del dolore: del dolore che lascia senza parola, che sembra vanificare ogni speranza. [13]Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: <<Non piangere!>>. - Qui si riferisce che cosa fa Gesù nei confronti di questa donna. Sono molto eloquenti i verbi: vedendola, ebbe compassione, disse, accostatosi, toccò, disse, lo diede alla madre. Questi verbi mettono in luce la distanza che c è tra Gesù e gli idoli vuoti che non vedono, non provano alcun sentimento, non camminano (Sal 115,5ss): Gesù è il Dio vivente, colui che vede, prova compassione, si fa vicino. - Luca chiama qui, per la prima volta, intenzionalmente Gesù con il titolo di Signore. Questo titolo, intenzionale, allude espressamente alla divinità di Gesù: è il titolo abituale con cui la Chiesa primitiva nomina Gesù dopo la risurrezione. Quando Luca scrive il Vangelo Gesù è già risorto, vive in una comunità che vive nella fede del risorto che l accompagna. Ora, Luca, ritornando con gli occhi della fede su questo episodio è in grado di leggerlo in tutto il suo significato. - Da notare che questi verbide versetto (Gesù che vede, si commuove e si fa avanti ) richiamano il samaritano e il Padre del figliol prodigo. Sono verbi che delineano i tratti fondamentali del volto misericordioso di Dio. Nella misura in cui scopriamo il volto autentico di Gesù noi, anche davanti al male, riusciamo a non essere preda della paura e a rimanere nella fiducia. [14]E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: <<Giovinetto, dico a te, alzati!>>. - Questa è la parola più insensata che si potrebbe dire a un morto: ordinargli di tornare a vivere. Ma la parola del Signore è una parola creatrice; è la parola che dal nulla ha creato tutte le cose chiamandole all esistenza. Dio è capace di suscitare la vita anche dalla morte. Questa è la potenza della fede che opera per la salvezza di ogni uomo. - Da notare che Gesù a differenza dei profeti Elia e Eliseo che hanno pregato per ottenre il miracolo, Gesù invece dice con grande autorità: Io dico a Te. [15]Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. - Nel Benedictus noi ripetiamo quelle parole: Verrà a visitarci dall alto un sole che sorge per rischiarare coloro che stanno nelle tenebre e nell ombra della morte. Gesù sta proprio realizzando queste parole. 2

3 - Gesù rivelandosi come il Signore della vita che vince colui che ha della morte il potere, cioè il diavolo (Eb 2,14), ci libera dalla paura della morte che è propria di tutti gli uomini e che proprio per timore della morte sono soggetti a schiavitù per tutta la vita (Eb 2.15). - Sono interessanti tutte e tre le affermazioni del versetto: o Il morto si leva a sedere sopra la bara: è il segno della vittoria trionfale sul male. o Incominciò a parlare: il parlare è segno di apertura alla relazione, a cui si oppone la solitudine estrema della morte che rende impossibile la comunicazione. o Ogni madre vuole generare per la vita, non per la morte. Questa madre si vede in modo insperato restituire il figlio che credeva perduto per sempre da Gesù. In queste parole c è un evidente richiamo al rito del Battesimo: l uscita dall acqua, simbolo della rinascita spirituale; l apertura delle labbra (effatà); la consegna alla Chiesa simoboleggiata nella madre. Gesù, il Signore, arricchisce la Chiesa di nuovi figli. S. Agostino dopo la conversione si è riconosciuto in questo giovanetto risuscitato e commentò la frase Ed egli lo diede a sua madre interpretando La Chiesa è la madre. [16]Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: <<Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo>>. [17]La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione. - Il versetto ci riferisce le reazioni davanti all accaduto. Tre reazioni o Il timore: è lo sbalordimento che invade l uomo quando è spettatore dell impossibile che Dio viene realizzando nella nostra storia. È timore riverenziale, pieno di rispetto per Dio. o La lode a Dio: a motivo della sua bontà, per il fatto di aver fatto sorgere un grande profeta in mezzo al popolo di Israele. Queste parole richiamano le parole del Benedictus che parlano della venuta del sole che porterà a tutti salvezza. o La diffusione della notizia: la fama si diffonde non solo in Galilea, ma anche nella Giudea. Ciò ce è accaduto ha fatto grande notizia. La Parola sul Signore inizia la sua corsa verso tutti così da suscitare la fede che può far passare dalla morte alla vita.. 3

4 Per la meditazione personale 1. <<Giovinetto, dico a te, alzati!>>. - Credo davvero che questa parola Alzati sorgi sia il cuore di questo episodio evangelico. Parola che ritorna anche più sotto in riferimento a Gesù: è sorto, quasi preannuncio della risurrezione. - Questa parola ci rimanda al mistero della Risurrezione che è il centro della fede cristiana (1 Cor ): questo testo ci invita a contemplare il mistero fondamentale della nostra fede che offre una speranza davanti al male più radicale: la morte. Proprio la morte diventa il luogo in cui si manifesta la vita per eccellenza, quella che solo Dio sa dare. 2. Possiamo guardare a Gesù. a. dico a te - Qui lo contempliamo nella sua divinità e autorevolezza. Egli è il Signore della vita che è passato nella morte per risorgere alla vita definitiva. - Gesù vuole rendere partecipi anche noi di questo passaggio. Ce lo ha comunicato per la prima volta nel Battesimo; ce lo rinnova nel sacramento della riconciliazione. Lo riviviamo ogni volta che celebriamo l Eucaristia. Vivere già ora nella vita di Cristo fino al giorno in cui ci sarà dato in modo definitivo. - b. [13]Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: <<Non piangere!>>. - Qui possiamo contemplare invece la profonda umanità di Gesù. Gesù è anche vero uomo. La potenza di Dio opera, ma senza passare sopra alla nostra sofferenza. Dunque, la vita umana fa il suo tragitto, con le sue vicissitudini, le sue prove; eppure, la potenza di Dio è capace di inserirsi e di far trionfare in essa la vita: Chi crede in me, anche se muore, vivrà. Si muore e tuttavia si vive. La risurrezione di questo ragazzo rimanda alla vera risurrezione quella capace di restituire non a una vita che è ancora destinata a perire, ma a una vita senza fine. 3. Possiamo pensare a noi identificandoci nei vari personaggi del testo. a. facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. - Possiamo identificarci anzitutto nei discepoli, in questa folla, cioè nel corteo che accompagna di Gesù. Un corteo di vita. Essere cristiani vuol dire partecipare a questo corteo di vita, testimone della speranza. Un corteo che non può mancare sulla strada dell uomo, per tenere viva la memoria di Gesù Signore della vita, ma anche per dare speranza a questo mondo. b. veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. - Possiamo identificarci anche in questo secondo corteo. Ricordare tutte quelle circostanze che siamo stati toccati direttamente o indirettamente dal mistero della morte. Possiamo pensare a quali sentimenti ci hanno animato: pensieri tristi di smarrimento o pensieri 4

5 consolanti di speranza. Forse dobbiamo riconoscere che è difficile far entrare la fede in tutte le pieghe della nostra vita. Abiamo bisogno di chiedere aiuto al Signore per questo., c. madre vedova - Possiamo identificarci in questa vedova o sia nel momento in cui è prostrata dal dolore per la perdita del proprio figlio Nel dolore di questa donna possiamo ritrovare la somiglianza con certe nostre situazioni di povertà, solitudine e abbandono. o sia nel momento in cui è consolata da Gesù che glielo restituisce vivo. Nella consolazione di questa donna possiamo ritrovare la somiglianza con quelle esperienze di consolazione con cui il Signore ha cambiato in gioia le nostre lacrime. d. figlio unico <<Giovinetto, dico a te, alzati!>>. - Possiamo infine identificarci nel giovinetto morto e risuscitato e sentire rivolte a noi le parole rivoltegli da Gesù. Per ciascuno, il Signore ha una parola personale e irripetibile: "A te, dico!". Dio non ci ha fatto in serie; ognuno di noi è qualcosa di assolutamente originale. Questa è la nostra dignità: Dio mi vuole così come sono, per me stesso. Ha dunque a cuore la mia vita così com è, il mio cammino, anche se a me appare poco interessante povero, modesto. Dio sa dove vuole condurre la mia storia e non vuole cambiarla con nessun'altra. Non vuole barattarci con nessuno perché il nostro valore è definitivo e irrevocabile. E importante riuscire a cogliere nella preghiera, magari per un solo istante, la bellezza di queste parole: "A te dico!". "Signore, davvero a me?". "Sì, proprio a te". Davvero, Signore, tu che sei così grande, infinito, tu che hai creato l'universo, che vivi da sempre e per sempre, mi dici questa parola?". "Sì, a te e per te!". E, poi, nella preghiera, possiamo sentire rivolto a noi il comando: "Alzati", risorgi. Questa parola Dio l ha detta su ciascuno di noi quando ci dato la vita infondendo in noi l'anima, l ha ripetuta con amore, al momento del Battesimo". Nel battesimo, infatti, ci ha detto: "Risorgi, vivi la vita di Cristo, vivi una vita nuova, esprimi la potenzialità della tua vita". Queste parole risuonano ogni volta che riceviamo il sacramento della riconciliazione. Così commenta sant Ambrogio riferendosi alla rinascita resa possibile dal sacramento del perdono: Risorgerai in mezzo al corteo funebre, sarai sottratto al sepolcro, si fermeranno quei sinistri esecutori del tuo funerale, comincerai a dire le parole proprie della vita, tutti saranno presi da timore; inoltre, glorificheranno Dio, perché ci hai donato rimedi tanto grandi per sfuggire alla morte (s. Ambrogio). 5

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