Infortuni sul lavoro malattie professionali e patologie lavoro correlate. Dott. Michetti Giustino 2016

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1 Infortuni sul lavoro malattie professionali e patologie lavoro correlate 1 Dott. Michetti Giustino 2016

2 Definizioni tratte dal T.U. (art. 2) a) «lavoratore»: Persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un attività lavorativa nell ambito dell organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari. Al lavoratore così definito è equiparato: il socio lavoratore di cooperativa o di società, anche di fatto, che presta la sua attività per conto delle società e dell ente stesso; l associato in partecipazione di cui all articolo 2549, e seguenti del codice civile; il soggetto beneficiario delle iniziative di tirocini formativi e di orientamento di cui... l allievo degli istituti di istruzione ed universitari e il partecipante ai corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici, ivi comprese le apparecchiature fornite di videoterminali (ecc....) 2

3 Definizioni tratte dal T.U. (art. 2) b) «datore di lavoro»: il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l assetto dell organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell organizzazione stessa o dell unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. Nelle pubbliche amministrazioni... per datore di lavoro si intende il dirigente al quale spettano i poteri di gestione, ovvero il funzionario non avente qualifica dirigenziale, nei soli casi in cui quest ultimo sia preposto ad un ufficio avente autonomia gestionale,... e dotato di autonomi poteri decisionali e di spesa. (...) AUTONOMO POTERE DECISIONALE E DI SPESA Art del Cod. Civile - Imprenditore E' imprenditore chi esercita professionalmente un'attività economica organizzata (2555, 2565) al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi (2135, 2195). 3

4 Soggetti coinvolti e responsabilità Obblighi in carico a: Datore di lavoro e Dirigenti (stesso piano) Preposti Lavoratori Medico Competente Progettisti (art. 22) Fabbricanti e Fornitori (art. 23) Installatori (art. 24) Il dirigente è colui il quale assomma in sé poteri, funzioni e responsabilità tali da poter essere considerato, a tutti gli effetti, l alter ego" del datore di lavoro, mentre il preposto svolge solo funzioni di controllo e sorveglianza con poteri (e, di conseguenza, responsabilità) più contenuti. Obblighi del datore di lavoro e del dirigente (art. 18) 1. Il datore di lavoro, che esercita le attività di cui all articolo 3, e i dirigenti, che organizzano e dirigono le stesse attività secondo le attribuzioni e competenze ad essi conferite, devono: (...) 4

5 Obblighi delegabili: Delega vs incarico DELEGA Trasferimento di funzioni/poteri e responsabilità (solo di obblighi delegabili) Condizioni di validità: giustificata, espressa, formale, circostanziata (data e compiti specifici), accettata, effettiva, finanziariamente autonoma, a persona idonea NOMINA DI PREPOSTO (INCARICO) Assegnazione di compiti (controllo e sorveglianza, attuazione delle misure di sicurezza, informazione dei lavoratori, vigilanza sull uso dei DPI, sorveglianza su rischi imprevisti,manutezione e controlli sulle macchine) Assenza di potere/obbligo di predisporre mezzi e strutture 5

6 Obblighi del datore di lavoro non delegabili (art. 17) 1. Valutare in modo esplicito e documentato il livello di sicurezza in cui si svolge il lavoro nella sua azienda VALUTAZIONE DEI RISCHI e DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI (DVR) 2. Individuazione di figure professionali coinvolte nel mantenimento e nel programma di miglioramento dello stato di sicurezza in azienda addetti al SERVIZIO PREVENZIONE E RESPONSABILE (RSPP) PROTEZIONE e suo MEDICO COMPETENTE (sorveglianza sanit.) 6 RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA (non richieste qualifiche particolari)

7 Le modalità operative Precetti a struttura elastica (PRECETTI PRESTAZIONALI) si limitano a prevedere il risultato prevenzionale che si vuole raggiungere, lasciando al debitore di sicurezza la scelta del modo in cui raggiungere il risultato ANALISI DEI RISCHI SICUREZZA INTEGRATA Misure di prevenzione soggettiva ad integrazione 7

8 La metodologia di valutazione dei rischi Analisi/Progettazione delle condizioni di lavoro Rilevazione dei pericoli Individuazione delle misure di sicurezza STIMA DEI RISCHI Risk Assessment VALUTAZIONE DEI RISCHI Risk Management Riesame sistematico dei rischi presenti e loro esplicitazione con la 8 finalità di individuare e mettere in atto misure di prevenzione e di protezione

9 Terminologia (1) Danno (harm) : lesione fisica e/o danno alla salute, ai beni, all ambiente Pericolo (hazard) : qualsiasi fonte di danno ( an inherent physical or chemical characteristic that has the potential for causing harm secondo l American Institute of Chemical Engineers AICHE) Evento pericoloso : evento che può causare un danno Rischio : attualizzazione di un pericolo attraverso la combinazione dei due elementi Gravità del danno che il pericolo può causare Probabilità che il danno si verifichi 9

10 Terminologia (2) Valutazione del rischio : valutazione globale della probabilità e della gravità di possibili lesioni o danni in una situazione pericolosa per stabilire se è necessario adottare contromisure Misure di sicurezza : mezzi che eliminano il pericolo o riducono il rischio Rischio residuo : rischio che sussiste dopo l introduzione di misure di sicurezza 10

11 Definizione di Pericolo / Rischio PERICOLO / SITUAZIONE PERICOLOSA (sorgente di ogni possibile danno) DANNO DANNO DANNO. RISCHIO (funzione di Gravità e Probabilità del Danno) Identificazione dei Pericoli Stima dei Rischi Un Pericolo può essere all origine di più di un evento dannoso e quindi di più rischi allo stesso tempo. Ad esempio, lo stoccaggio di materiale infiammabile e tossico quando brucia può dare luogo ad un incendio, dagli effetti più o meno localizzati, ma anche ad una nube tossica, che, diffusa in atmosfera, può avere effetti al di fuori 11 dello stabilimento e sull ambiente.

12 I fattori di Rischio Il rischio è funzione di: Gravità o Severità dell evento dannoso Probabilità GRAVITA del possibile danno natura dell entità che viene aggredita (salute, beni, ambiente) reversibilità / irreversibilità del danno estensione del danno RISCHIO PROBABILITA che il danno si manifesti frequenza e durata di esposizione al pericolo probabilità che si verifichi un evento pericoloso possibilità di evitare o ridurre il danno (velocità del fenomeno, poss. di fuga, esperienza) 12

13 Rating dei Rischi per la prioritizzazione degli interventi di miglioramento R = G x P Le curve a pari Livello di Rischio sono quindi delle iperboli equilatere P A Rischio crescente Ai due punti A e B è associato lo stesso rischio B G Nulla vieterebbe, in linea di principio, di utilizzare altre funzioni! 13

14 Strategie di riduzione del rischio Protezione Prevenzione P Rischio crescente G 14

15 Rating dei Rischi Ma come si associa alla Gravità un valore numerico? Problema: la Gravità del danno deve essere quantificata in modo omogeneo anche se si riferisce a danni che possono essere di natura molto diversa. A tale scopo, essa viene generalmente classificata in categorie, per esempio da 1 a 4: I. Catastrofica : morti, disastro, danno ambientale gravissimo II. Critica : danni fisici gravi, malattie professionali, danno rilevante al sistema produttivo o all ambiente III. Marginale : danni fisici lievi, danni limitati al sistema produttivo o all ambiente IV. Irrilevante : meno che marginale 15

16 Rating dei Rischi Lo stesso metodo è applicato alla Probabilità o Frequenza con la quale il danno potrà manifestarsi: A. Alta : ad alta probabilità, accadrà quasi sicuramente durante la storia futura del sistema (macchina, processo, impianto, ecc.) B. Media C. Bassa D. Remota : improbabile ma possibile N.B. : in tutto ciò è evidente che è necessario usare buon senso e il raggiungimento di un comune consenso tra persone dotate di esperienza in merito. 16

17 Matrice dei Rischi Alta Media Bassa Remota P IV Misure di Sicurezza protettive III Misure di Sicurezza preventive II I G Rischio Trascurabile Rischio Basso : è accettabile un Rischio residuo Rischio Medio va eliminato o migliorato Rischio Alto situazione inaccettabile 17

18 espressa ad esempio in numero di volte in cui il danno può L'APPROCCIO ALLA VALUTAZIONE DEI RISCHI Indice di rischio. La stima dell'entità dell'esposizione o indice di rischio, consiste nella determinazione di una funzione matematica tipo R= f (M,P) R= magnitudo del rischio M=magnitudo delle conseguenze (o danno) espressa ad esempio come una funzione del numero di soggetti coinvolti in quel tipo di rischio e del livello di danni ad essi provocato P= probabilità o frequenza del verificarsi delle conseguenze 18

19 Tabella Scala delle probabilità (P) Valore Livello Definizioni / Criteri 4 Altamente probabile Esiste una correlazione diretta fra la mancanza rilevata e il verificarsi del danno ipotizzato per i lavoratori. Si sono già verificati danni per la stessa mancanza rilevata nella stessa azienda o in azienda simile o in situazioni operative simili (consultare le fonti di dati su infortuni e malattie professionali, dell azienda, dell USSL, dell ISPESI, etc.). Il verificarsi del danno conseguente la mancanza rilevata non susciterebbe alcuno stupore in azienda. 3 Probabile la mancanza rilevata può provocare un danno, anche se non in modo automatico e diretto. E noto qualche episodio in cui alla mancanza ha fatto seguito un danno. Il verificarsi del danno ipotizzato, susciterebbe una moderata sorpresa in azienda. 2 Poco probabile La mancanza rilevata può provocare un danno, solo in circostanze sfortunate di eventi. Sono noti solo pochissimi episodi già verificatesi. Il verificarsi del danno ipotizzato susciterebbe grande sorpresa La mancanza rilevata può provocare un danno, solo in circostanze 1 Improbabile sfortunate di eventi poco probabili, indipendenti. 19 Non sono noti episodi già verificatisi. Il verificarsi del danno susciterebbe incredulità.

20 Tabella Scala dell entità del danno (D) Valore Livello Definizioni / Criteri 4 Gravissimo Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti letali o di invalidità totale. Esposizione cronica con effetti letali e/o totalmente invalidanti. 3 Grave 2 Medio 1 Lieve Infortunio o episodio di esposizione acuta con effetti di invalidità parziale. Esposizione cronica con effetti irreversibili e/o parzialmente invalidanti. Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità reversibile. Esposizione cronica con effetti reversibili. Infortunio o episodio di esposizione acuta con inabilità rapidamente reversibile. esposizione cronica con effetti rapidamente reversibili. 20

21 L'APPROCCIO ALLA VALUTAZIONE DEI RISCHI Matrice del rischio Altamente probabile probabile Poco probabile (P) improbabile Lieve Medio Grave gravissimo Scala del Danno(D) 21

22 L'APPROCCIO ALLA VALUTAZIONE DEI RISCHI Criteri per definire priorita e programmazione degli interventi di protezione e di prevenzione da adottare R > 8 Alto rischio Azioni correttive indilazionabili R tra 4 e 8 R tra 2 e 3 R = 1 Medio rischio Azioni correttive necessarie da programmare con urgenza Basso rischio Azioni correttive/migliorative da programmare nel breve-medio termine Rischio non significativo Azioni migliorative da valutare in fase di programmazione 22

23 VALUTAZIONE DEI RISCHI In ogni valutazione dei rischi e nelle successive operazioni destinate ad eliminarli, come pure nella messa in atto delle misure di controllo, è essenziale che i rischi non siano semplicemente "spostati" la soluzione di un problema non deve crearne altri!!!!! 23

24 VALUTAZIONE DEI RISCHI Il rischio non deve essere trasferito in un altro settore. Montare doppi vetri sulle finestre di un ufficio per ridurre il rumore proveniente dall'esterno sarebbe poco conveniente se non si si provvedesse alla realizzazione di un sistema adeguato di ventilazione. Lo scarico di un impianto di ventilazione di sostanze tossiche deve essere montato in modo tale che la sua uscita non comporti rischi per altre zone di lavoro o per il pubblico. 24

25 La Valutazione dei Rischi VALUTAZIONE DEI RISCHI PREVENZIONE DAI RISCHI PROFESSIONALI INFORMAZIONE DEI LAVORATORI FORMAZIONE DEI LAVORATORI 1) IDENTIFICARE I PERICOLI 2) IDENTIFICARE PERSONE ESPOSTE 3) VALUTARE I RISCHI 4) VERIFICARE POSSIBILI SOLUZIONI 5) DEFINIRE PRIORITÀ INTERVENTI 6) EFFETTUARE INTERVENTI 7) DOCUMENTARE ATTIVITÀ 8) REVISIONARE PERIODICAMENTE GLI INTERVENTI EFFETTUATI 25

26 26 Gli infortuni sul lavoro

27 Infortuni sul lavoro Infortunio Dal latino fors (sorte, destino) e in (avverso, contrario) Caratteristiche dell infortunio Evento: non voluto ad accadimento improvviso 27 dell organismo umano in occasione del lavoro

28 Definizione di Infortunio sul lavoro NOTE (art. 2, D.P.R. 30 giugno 1965, n Testo unico delle disposizioni per l assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali): Alterazione dell organismo per causa violenta in occasione di lavoro, da cui sia derivata la morte o un inabilità permanente al lavoro, assoluta o parziale, ovvero un inabilità temporanea assoluta che comporti l astensione del lavoro per più di tre giorni Il requisito della "occasione di lavoro" sussiste ogni qualvolta l'infortunio sia collegato con un nesso causa-effetto - sia pure indiretto e mediato - con l'attività lavorativa. Per inabilità permanente si intende l annullamento o la riduzione per tutta la vita della capacità lavorativa. 28 Per inabilità temporanea si intende la riduzione della capacità lavorativa per un periodo determinato.

29 INABILITA Si distinguono: inabilità permanente assoluta: la conseguenza di un infortunio che tolga completamente e per tutta la vita l'attitudine al lavoro; inabilità permanente parziale: la conseguenza di un infortunio che diminuisca in misura superiore al 15% e per tutta la vita l'attitudine al lavoro; inabilità temporanea assoluta: la conseguenza di un infortunio che impedisca totalmente e di fatto per più di tre giorni di assenza dal lavoro. 29

30 Definizione di Malattia Professionale Malattia causata esclusivamente o prevalentemente da sostanze nocive o da determinati lavori nell esercizio dell attività professionale Conseguenza di un ambiente di lavoro nocivo Provocata da meccanismi lesivi diluiti nel tempo 30

31 Definizione di Malattia Professionale Si può definire come lo stato di aggressione dell'organismo del lavoratore - eziologicamente connessa all'attività lavorativa - associata ad una definitiva alterazione dell'organismo stesso comportante una riduzione della capacità lavorativa. PROVA DEL NESSO EZIOLOGICO: elenchi delle malattie professionali contenute nelle tabelle allegate al D.P.R. n. 1124/1965, D.P.R. 336/94. Per le malattie diverse da quelle tabellate ovvero riconducibili a lavorazioni diverse da quelle descritte in tabella (o manifestatesi oltre i termini ivi indicati), spetta al lavoratore dimostrare "la causa di lavoro". 31

32 INFORTUNIO vs MALATTIA PROFESSIONALE La distinzione tra infortuni e malattie professionali assume notevole rilevanza in quanto: le forme di tutela previdenziale sono separate e distinte; esistono norme differenti relativamente al periodo di conservazione del posto ed all'ammontare del trattamento economico; 32

33 CLASSIFICAZIONE E STATISTICHE DEGLI INFORTUNI La classificazione è uno strumento di audit della sicurezza. Possibili classificazioni in base a : Gravità Indennizzabilità Forma Agente materiale Natura e sede della lesione. 33

34 Classificazione degli infortuni secondo la gravità e l indennizzabilità infortuni-medicazione: permettono ai lavoratori infortunati di riprendere il lavoro dopo medicazione della lesione subita; infortuni in franchigia: l abbandono dei lavoro da parte del lavoratore è limitato al periodo di franchigia o di non indennizzabilità (3 giorni) da parte dell Istituto Assicuratore (INAIL); infortuni indennizzabili comportando una assenza dal lavoro superiore al periodo di franchigia, sono indennizzati da parte dell Istituto Assicuratore. Infortuni a carico del datore di lavoro 34

35 Classificazione degli infortuni secondo la gravità e l indennizzabilità Infortuni denunciati Indennizzati temporanei permanenti mortali Non indennizzati Per franchigia Per altre cause 35

36 IL REGISTRO INFORTUNI (art. 4, c.5, lett.o D.Lgs. 626/94) Il datore di lavoro ha l obbligo di annotare su di un apposito registro gli infortuni che comportano l assenza dal lavoro per più di un giorno. Il registro deve essere conservato sul luogo di lavoro a disposizione dell organo di vigilanza. Il datore di lavoro ha inoltre l obbligo di denunciare gli infortuni indennizzabili all INAIL. 36

37 Classificazione degli infortuni secondo modalità di accadimento, cause e conseguenze forma: modalità di verificarsi dell infortunio a contatto con oggetti sostanze o altri fattori lesivi; Caduta di persone Caduta di oggetti Calpestamento di oggetti, urto contro oggetti o da parte di oggetti Esposizione o contatto con elettricità Esposizione o contatto con sostanze dannose e radiazioni 37...

38 Classificazione degli infortuni secondo modalità di accadimento, cause e conseguenze agente materiale: elemento causa dell infortunio; Macchine Mezzi di trasporto e di maneggio Materiali, sostanze, radiazioni Ambiente di lavoro Altri agenti Agenti materiali non classificabili per mancanza di dati natura e sede della lesione Fratture Lussazioni Storte o slogature Commozioni o altri traumi interni Amputazioni... Cranio Occhi Faccia Collo Cingolo toracico... individuazione dei mezzi di protezione!! 38

39 STATISTICHE INFORTUNI e INDICI Le statistiche degli infortuni permettono di verificare l'andamento infortunistico di un tipo di attività, una tipologia di azienda, di un comparto industriale o di un gruppo di lavorazioni. Le rilevazioni sistematiche sugli infortuni permettono di tracciare linee di tendenza che non possono essere attribuite a pura e semplice casualità. Per ottenere delle statistiche di infortunio omogenee e confrontabili è necessario standardizzare la metodologia di calcolo. La necessaria omogeneizzazione è ottenuta attraverso due indici infortunistici: l'indice di frequenza e l'indice di gravità. 39

40 Indice di frequenza If: rapporto tra il numero di infortuni ed il numero di ore lavorative svolte dagli assicurati INAIL (misura dell'esposizione al rischio) I f H N 10 6 H = numero di ore lavorate nel periodo nel complesso N = numero infortuni (t + p + m) t = numero di infortuni temporanei p = numero di infortuni permanenti m = numero di infortuni mortali 40

41 Indice di gravità Ig rapporto fra la misura della durata dell'inabilità (giorni persi per infortunio) ed una misura dell'esposizione al rischio (numero di ore lavorative svolte) S 10 G m 6000 g 100 H I g 3 G = somma delle giornate di invalidità temporanea λ/g = rapporto medio tra le giornate lavorative ed il numero totale di giorni del periodo (normalmente per un anno λ /g è = 300/365 = 0,823) S = somma dei gradi percentuali di invalidità permanente 6000 = n. di giornate che il lavoratore avrebbe potuto lavorare fino al pensionamento (20 [anni] * 300 [giorni] 41

42 COSTI DIRETTI Premi assicurativi versati Spese sostenute per l infortunato (medicinali, servizio infermeria, assistenza medica) COSTI INDIRETTI Ore lavorative perse per il soccorso dell infortunato Perdite di produzione per arresto del processo produttivo Danni a materiali, macchine, impianti, attrezzature Minore rendimento di chi sostituisce l infortunato Minore rendimento dell infortunato alla ripresa del lavoro (per inabilità temporanea o permanente) 42

43 Enti ed organi con funzione consultiva In materia sanitaria: Consiglio Sanitario Nazionale Istituto Superiore di Sanità In materia tecnica: RUOLO DELLE ISTITUZIONI PUBBLICHE CNR RINA Enti ed organi con funzione di indirizzo e di coordinamento ASL Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco Ispettorato del lavoro Enti ed organi con funzione di vigilanza ed omologazione ISPESL INAIL Organismi Notificati 43

44 44 Il Processo di Valutazione del Rischio

45 Definizione di Pericolo / Rischio PERICOLO / SITUAZIONE PERICOLOSA (sorgente di ogni possibile danno) DANNO DANNO DANNO. RISCHIO (funzione di Gravità e Probabilità del Danno) Identificazione dei Pericoli Stima dei Rischi Un Pericolo può essere all origine di più di un evento dannoso e quindi di più rischi allo stesso tempo. Ad esempio, lo stoccaggio di materiale infiammabile e tossico quando brucia può dare luogo ad un incendio, dagli effetti più o meno localizzati, ma anche ad una nube tossica, che, diffusa in atmosfera, può avere effetti al di fuori 45 dello stabilimento e sull ambiente.

46 La metodologia di valutazione dei rischi Analisi/Progettazione delle condizioni di lavoro Rilevazione dei pericoli Individuazione delle misure di sicurezza STIMA DEI RISCHI Risk Assessment VALUTAZIONE DEI RISCHI Risk Management Riesame sistematico dei rischi presenti e loro esplicitazione con la 46 finalità di individuare e mettere in atto misure di prevenzione e di protezione

47 Riferimento Principale: UNI EN ISO :2007 Safety of machinery - Risk Assessment - Part 1: Principles UNI EN 1050:1996 La norma presenta una metodologia generale per identificazione dei pericoli (Hazard Identification) stima dei rischi associati a tali pericoli (Risk Estimation) valutazione dei rischi (Risk Evaluation o Risk Assessment) e a fronte di quest ultima: eventuali azioni da intraprendere per eliminare i pericoli o ridurre i rischi 47 N.B.: l ambito di applicazione è limitato alle Macchine, ma la generalità del metodo ne consente l estensione a sistemi più

48 Definizioni [UNI EN ISO :2007 Safety of machinery - Risk Assessment - Part 1: Principles ] UNI EN 1050:1996 Danno: effetto negativo su uomini, beni materiali o ambiente Pericolo: evento che può causare danno Misure di sicurezza: mezzi che eliminano pericolo o riducono il rischio Rischio residuo: rischio non eliminato dall introduzione di misure di sicurezza 48

49 Fasi del processo di Valutazione dei Rischi secondo UNI EN ISO :2007 START Risk assessment Risk Analysis Processo iterativo per ogni pericolo e per ogni rischio Determinazione dei limiti della macchina Identificazione dei pericoli Stima dei rischi Valutazione dei rischi Macchina Sicura? SI STOP NO Verifica dell intro -duzione di nuovi pericoli Misure di Sicurezza N.B. : nella norma, la valutazione del raggiungimento degli obiettivi di sicurezza è del tutto qualitativa 49

50 Definizione dei limiti della Macchina / Sistema per l identificazione dei pericoli (UNI EN 14121) Fasi di vita: Trasporto / Immagazz. Installazione Avviamento Operatività Manutenzione Dismissione t Oltre che limite fisico Interazioni con le persone Livello di Eventuale formazione esposizione degli di terzi ai utilizzatori pericoli (in fase di Modo d uso: valutazione dei rischi) Uso e funzionamento corretti (secondo le istruzioni fornite e le applicazioni descritte) Usi prevedibili/scorretti ragionevolmente prevedibili 50 condizioni di malfunzionamento

51 Interventi possibili Eliminazione del pericolo Misure di sicurezza Riduzione del Rischio M. Preventive: agiscono sulla Probabilità del danno M. Protettive: agiscono sulla Gravità del danno 51

52 Esempio dall Appendice A della UNI EN pericolo di natura elettrica 2.1 contatto corporeo con elementi sotto tensione (possibile danno) Identificazione del Pericolo dovrà seguire. stima del rischio (Gravità nota, è necessario valutare la Pr.) valutazione e se non si ritiene sufficiente la sicurezza contromisure da adottare (isolamento, involucri) 52

53 Gli obiettivi della valutazione dei rischi Tendere a: eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico Ammissione del RISCHIO RESIDUO MISURE DI PROTEZ. COLLETTIVE / INDIVIDUALI INFORMAZIONE / FORMAZIONE / ADDESTRAMENTO CONTROLLO SANITARIO MISURE DI PRIMO SOCCORSO E DI EMERGENZA 53

54 SE TROVO QUELLO CHE HA INVENTATO IL TESTO UNICO NON TI DICO CHE COSA GLI FAREI!!! Perché tutte queste leggi sulla sicurezza? perché lo richiede il sistema economico europeo, giustamente imperniato su di una pari competitività delle aziende che non pregiudichi in alcun modo la salute e la sicurezza sul lavoro perché ogni anno, in Italia si verificano ancora circa morti, di infortuni sul lavoro e nuove malattie professionali con costi sociali elevatissimi 54

55 Costi sociali degli infortuni AL GIORNO = da a 1 Milione e mezzo di vecchie Lire (da circa 260 a circa 775 ) ALL ANNO = 3 % Del PIL sul totale inf. = miliardi di vecchie Lire (circa 28 miliardi di ) + COSTI DIRETTI E INDIRETTI PER LE AZIENDE 55

56 Ogni infortunio ha un costo per l azienda, che poi ricade sul lavoratore e/o sulla società Costi diretti Pagamento della retribuzione dei giorni in franchigia Integrazione dell indennità per assicurazione sociale Aumento del premio INAIL Risanamento e messa a norma di macchine, impianti, strutture o ambientali, ecc. Costi indiretti Carico amministrativo Conflittualità Minor rendimento complessivo e Tempi morti (es. ispezioni) Spese e tempo dedicato per aspetti legali Spese per eventuali risarcimenti Perdita di immagine, ecc. 56

57 L infortunio o la malattia Possono avere conseguenze: Mortali Gravi ed irreversibili Gravi e reversibili Lievi e reversibili 57

58 MALATTIA La malattia professionale è un alterazione dell organismo che determina la morte o l inabilità totale o parziale, permanente o temporanea. Si parla di malattia professionale quando: si contrae per l esposizione a determinati rischi causati dal lavoro; il rischio agisce in modo prolungato nel tempo. Le malattie riconosciute come professionali, sono per la maggior parte elencate in due tabelle approvate con provvedimenti legislativi (DPR 1124/1965 e DM 18/04/1973) Anche per la malattia, sono 3 le condizioni base: L ESPOSIZIONE, in OCCASIONE DI LAVORO, e la MALATTIA TABELLATA, da cui derivi la morte o un inabilità lavorativa permanente o temporanea 58

59 INFORTUNIO E MALATTIA Elemento CIRCOSTANZIALE CONSEGUENZ A Elemento DETERMINANTE Elemento CONSEQUENZIALE CAUSA VIOLENTA LESIONE TEMPO RAPIDO OCCASIONE DI LAVORO INABILITÀ O MORTE INFORTUNIO AZIONI NOCIVE ESPOSIZIONE TEMPO LUNGO OCCASIONE DI LAVORO INABILITÀ O MORTE MALATTIA PROFESSIONALE

60 Requisito dell OCCASIONE DI LAVO La nozione di Occasione di Lavoro impone che fra l attività lavorativa prestata dall infortunato e l incidente vi sia un rapporto, anche indiretto, di causa-effetto, ovvero causato dal lavoro o accaduto sul luogo di lavoro durante l orario di lavoro L esistenza dell infortunio è riconosciuta quando il lavoratore è stato esposto a: 1 RISCHIO SPECIFICO (al quale è sottoposto solo l assicurato INAIL per l attività specifica) 2 RISCHIO AMBIENTALE (riconducibile all ambiente di lavoro o determinato nello spazio lavorativo, comunque oggettivamente dimostrabile) 3 RISCHIO GENERICO AGGRAVATO (rischio al quale sono sottoposti tutti ma aggravato dall attività lavorativa es. impiegato bancario in caso di rapina) 4 anche quando è riconducibile mediante un rapporto di SUCCESSIONE e CONSEGUENZA (nesso causa-effetto indiretto e mediato come, per esempio, colui che è rimasto ferito, in occasione di una rapina, mentre acquistava materiale necessario alla produzione) 60

61 Però, aspettare l evento dannoso per intervenire è sbagliato! BISOGNA AGIRE PRIMA! In pratica, è necessario adottare sistemi d intervento sul rischio basati sulla PREVENZIONE e PROTEZIONE Alla base di questi due aspetti, tra l altro obbligatoriamente previsto dalla normativa in vigore, c è l approntamento del sistema per LA VALUTAZIONE DEI RISCHI 61

62 LE MALATTIE PROFESSIONALI 62

63 LA MALATTIA PROFESSIONALE Evento morboso caratterizzato da un progressivo deterioramento della salute del lavoratore causato da agenti patogeni che si producono nel corso della lavorazione o che dipendono dall organizzazione del lavoro o che derivano dalle condizioni degli ambienti in cui si svolge l attività lavorativa. A differenza dell infortunio la causa lesiva non agisce in un breve periodo di tempo, ma in maniera più diluita 63 nel tempo

64 LA MALATTIA PROFESSIONALE La tutela nasce nel 1929 ed è estesa al lavoro agricolo nel 1958 Nasce con il sistema della tabella, determinato dalla necessità di ovviare alle difficoltà insite nella definizione di malattia professionale Necessità di un nesso causale diretto e determinante: non basta l occasione di lavoro Ambito di applicazione limitato: solo a chi è64 assicurato anche contro gli infortuni sul

65 Malattie professionali più frequenti Svezia, Finlandia, Francia, Spagna, Lussemburgo, Belgio: Malattie Muscolo Scheletriche Grecia: Malattie della pelle Germania, Italia, Austria: Sordità 65

66 Evoluzione nel tempo delle patologie da lavoro Alte dosi (rischi specifici, esclusivi) Quadri clinici acuti o cronici ben definiti, esclusivi e/o specifici dell ambiente di lavoro, con chiaro rapporto dose effetto Basse dosi (molteplicità dei rischi) Quadri clinici funzionali (cronici) sfumati, aspecifici, a eziologia spesso multifattoriale, non facilmente correlabili in via diretta con i fattori occupazionali. INTERAZIONE CON FATTORI EXTRAPROFESSIONALI Riduzione carico ambientale (inquinanti) ed energetico (lavori usuranti) Moltiplicazione dei rischi a potenziale ridotto e dei fattori di stress Invecchiamento dei lavoratori, ambiente e stile di vita 66

67 Malattie da lavoro Patologie derivate da lavorazioni industriali, commerciali o agricole in cui il ruolo eziologico dei fattori di rischio professionale è chiaramente definito e nella maggior parte dei casi esclusivo. Malattie tabellate Riconoscimento da parte dell INAIL come malattie da lavoro Malattie non tabellate Onere del lavoratore a dimostrare il nesso tra malattia e lavoro Ipoacusia da rumore Pneumoconiosi Intossicazioni (Pb, Cd) Dermatiti Dermatiti (DIC, DAC) Angioneurosi da vibrazioni Asma professionale Alcune neoplasie: Angiosarcoma epatico da VCM Vescica da amine aromatiche Mesotelioma da Asbesto 67

68 Malattie correlate al lavoro Patologie il cui ruolo eziopatogenetico dei fattori di rischio occupazionali è più incerto Fattori concasuali in un contesto eziologico multifattoriale anche di origine non professionale: ambiente di vita, stile di vita, fattori genetici PATOLOGIE AD EZIOLOGIA MULTIFATTORIALE DI TIPO CRONICO-DEGENERATIVO Ipertensione arteriosa, Cardiopatia ischemica BPCO Sindromi osteoarticolari Sindromi neurovegetative e psicosomatiche 68 Neoplasie

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