La radioattività naturale: rischi per la popolazione e l ambiente

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1 ARPA Rivista N. 1 Gennaio-Febbraio 2004 G. NALDI Speciale radioattività naturale La radioattività naturale: rischi per la popolazione e l ambiente "L'attività del CTN_AGF in tema di radioattività naturale" Dal seminario del 17 dicembre Roma Il D.Lgs n. 230 del 17 marzo 1995 come modificato dal D.Lgs n. 241 del 26 maggio 2000, derivante da Direttive europee, introduce nel nostro ordinamento norme in materia di prevenzione e protezione della popolazione, dei lavoratori e dell'ambiente per il controllo delle esposizioni a sorgenti radioattive di origine naturale. In assenza di specifici eventi (quali esplosioni nucleari o incidenti) la maggior parte dell'esposizione della popolazione a radiazioni ionizzanti è infatti di origine naturale, la cui principale componente è dovuta ai prodotti di decadimento del radon, gas radioattivo naturale inserito dall'oms nel gruppo 1, nel quale sono classificate le sostanze per le quali vi è evidenza di cancerogenicità. Situazioni particolari riguardano le attività lavorative con usostoccaggio di materiali, o produzione di residui, contenenti radionuclidi naturali (NORM: Naturally Occurring Radioactive Materials) che possono essere responsabili di esposizioni non trascurabili per i lavoratori e per la popolazione. Il Seminario, organizzato dal CTN_AGF (Centro tematico nazionale Agenti fisici) a Roma il 17 dicembre 2003, con il coordinamento scientifico di Arpa Emilia-Romagna e di Apat, ha rappresentato l'occasione per presentare le iniziative svolte e avviate in materia, nell'ambito del CTN_AGF. In collaborazione con Apat, pubblichiamo un ampio servizio con una sintesi dei lavori. RE P U BBLICA I TA L I A N A APAT Agenzia per la Protezione dell Ambiente e per i Servizi

2 Speciale radioattività naturale ARPA Rivista N. 1 Gennaio-Febbraio Il 31 agosto 2000 è stato pubblicato sul Supplemento ordinario 140 L alla Gazzetta Ufficiale n. 203 il D.Lgs n. 241 del 26 maggio 2000 Attuazione della direttiva 96/29/Euratom in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti. Il decreto recepisce la direttiva attraverso una serie di modifiche e integrazioni del D.Lgs 230/95 che risulta pertanto avere un nuovo titolo: Attuazione delle direttive 89/618/ Euratom, 90/641/Euratom, 92/3/Euratom e 96/29/Euratom in materia di radiazioni ionizzanti. Oltre a diverse innovazioni, è stata adottato un corpo normativo che riguarda la possibile esposizione e la relativa protezione della popolazione e dei lavoratori, da rischi derivanti dall esposizione dovuta ad attività lavorative con particolari sorgenti naturali di radiazioni. Le disposizioni del Capo III-bis si applicano infatti alle attività lavorative nelle quali la presenza di sorgenti di radiazioni naturali conduce a un significativo au-mento dell'esposizione dei lavoratori o di persone del pubblico, che non può essere trascurato dal punto di vista della radioprotezione. Sono previsti sei casi di applicazione: a. attività lavorative durante le quali i lavoratori e, eventualmente, persone del pubblico sono esposti a prodotti di decadimento del radon o del toron o a radiazioni gamma o a ogni altra esposizione in particolari luoghi di lavoro quali tunnel, sottovie, catacombe, grotte e, comunque, in tutti i luoghi di lavoro sotterranei b. attività lavorative durante le quali i lavoratori e, eventualmente, persone del pubblico sono esposti a prodotti di decadimento del radon o del toron, o a radiazioni gamma o a ogni altra esposizione in luoghi di lavoro diversi da quelli di cui alla lettera a) in zone ben individuate o con caratteristiche determinate c. attività lavorative implicanti ARCHIVIO APAT Aspetti normativi sulla radioattività naturale l'uso o lo stoccaggio di materiali abitualmente non considerati radioattivi, ma che contengono radionuclidi naturali e provocano un aumento significativo dell'esposizione dei lavoratori e, eventualmente, di persone del pubblico d. attività lavorative che comportano la produzione di residui abitualmente non considerati radioattivi, ma che contengono radionuclidi naturali e provocano un aumento significativo dell'esposizione di persone del pubblico e, eventualmente, dei lavoratori e. attività lavorative in stabilimenti termali o attività estrattive non disciplinate dal capo IV f. attività lavorative su aerei per quanto riguarda il personale navigante. In questa nota si tralascia, per la particolarità del caso, l esposizione in volo del personale navigante. Il decreto fissa dei livelli di azione e assegna compiti agli esercenti dei luoghi di lavoro, ma anche alle amministrazioni locali (Province, Regioni, Agenzie regionali e delle Province autonome per la protezione dell ambiente, Organi del Ssn), nazionali (Ministero del Lavoro), Enti nazionali (Apat e Ispsel) relativa- mente all abilitazione degli organismi che effettuano le misure. Sono state individuate nell'allegato I-bis le attività soggette, di cui ai punti c) e d): a. Industria che utilizza minerali fosfatici e depositi per il commercio all ingrosso di fertilizzanti b. Lavorazione di minerali nella estrazione di stagno, ferro-niobio da pirocloro e alluminio da bauxite c. Lavorazione. di sabbie zirconifere e produzione di materiali refrattari d. Lavorazione di terre rare e. Lavorazione ed impiego di composti del torio, per quanto concerne elettrodi per saldatura con torio, produzione di lenti o vetri ottici e reticelle per lampade a gas f. Produzione di pigmento al biossido di titanio g. Estrazione e raffinazione di petrolio ed estrazione di gas, per quanto concerne presenza e rimozione di fanghi e incrostazioni in tubazioni e contenitori. In tab. 1 sono riportati i principali livelli di azione definiti dal decreto. Relativamente ai punti a) e b), le misure di radon possono essere effettuate da organismi idoneamente attrezzati, per i quali il decreto prevede un sistema di abilitazione ad oggi non ancora attuato; pertanto nelle more del sistema di abilitazione qualsiasi organismo idoneamente attrezzato può effettuare le misure. Per i punti c), d), e) le valutazioni dosimetriche sono affidate all esperto qualificato. Per le attività di cui ai punti a) e b), nel caso sia superato il livello di azione, si rende necessario l intervento di un esperto qualificato per la valutazione di un secondo livello di azione in termini di dose efficace. Il datore di lavoro non è tenuto a porre in essere azioni di rimedio ove tale dose non sia superiore a 3 msv/anno. Tale disposizione non si applica agli esercenti di asili nido, scuole materne e scuole dell obbligo. A tale proposito è, inoltre, definito un fattore convenzionale di conversione tra dose efficace ed esposizione a concentrazione di radon pari a Sv/Bq h m-3. Gli esercenti dei luoghi di lavoro che rientrano nel campo di applicazione del decreto sono responsabili della verifica della concentrazione di radon per i punti a), b) entro il 28 febbraio 2004 e della dose efficace per i punti c), d), limitatamente a quelli definiti

3 ARPA Rivista N. 1 Gennaio-Febbraio 2004 Categorie Livelli di Azione a) Concentrazione di attività di radon Lavoratori e eventualmente 500 Bq/m 3 media in un anno persone del pubblico 3 msv /a b) Concentrazione di attività di radon Lavoratori e in caso persone 500 Bq/m 3 media in un anno del pubblico 3 msv /a ARCHIVIO LINEA EDITORIALE c) Dose efficace annuale Lavoratori 1 msv/a (escluso il contributo del radon dovuto alle caratteristiche ambientali, Persone del pubblico 0.3 msv/a che ricade nei casi precedenti) d) Dose efficace annuale Lavoratori 1 msv/a (escluso il contributo del radon dovuto alle caratteristiche ambientali, Persone del pubblico 0.3 msv/a che ricade nei casi precedenti) 21 e) Dose efficace annuale Lavoratori 1 msv/a (incluso il contributo del radon dovuto alle caratteristiche ambientali per le terme) Tab. 1 Principali livelli di azione per esposizione alla radioattività naturale nei luoghi di lavoro. attualmente dal Decreto, ed e) entro il 31 agosto Nel caso siano superati i livelli di azione l esercente ha l obbligo di porre in essere azioni di rimedio idonee a ridurre le grandezze di riferimento al di sotto dei livelli di azione, entro tre anni da quando ne è venuto a conoscenza. Ove, nonostante l'adozione di azioni di rimedio, le grandezze misurate risultino ancora superiori al livello prescritto, l'esercente adotta ulteriori provvedimenti previsti per la protezione dei lavoratori e della popolazione. In caso di superamento dei livelli di azione, gli esercenti inviano una comunicazione alle Agenzie per la protezione dell ambiente regionali e delle Province autonome competenti per territorio, agli organi del Servizio sanitario nazionale competenti per territorio e alla Direzione provinciale del lavoro che provvederà a trasmetterle al Ministero del lavoro e della previdenza sociale che a sua volta provvederà a tenere un registro nazionale. Il decreto ha istituito un apposita Sezione speciale per le esposizioni a sorgenti naturali di radiazioni della Commissione tecnica per la sicurezza nucleare e la protezione sanitaria che ha i principali compiti di: - elaborare linee-guida sulle metodologie e tecniche di misura più appropriate per le misurazioni di radon e toron in aria e sulle valutazioni delle relative esposizioni - elaborare criteri per l'individuazione di zone o luoghi di lavoro con caratteristiche determinate ad elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di radon - elaborare criteri per l'individuazione nelle attività lavorative di cui alle lettere c), d) ed e) dell'articolo 10-bis delle situazioni in cui le esposizioni dei lavoratori, o di gruppi di riferimento della popolazione, siano presumibilmente più elevate e per le quali sia necessario effettuare le misurazioni per la valutazione preliminare di cui all'articolo 10-ter, comma 3, nonché linee guida sulle metodologie e tecniche di misura appropriate per effettuare le opportune valutazioni - formulare proposte di adeguamento della normativa vigente in materia - formulare proposte ai fini della adozione omogenea di misure correttive e di provvedimenti e volte ad assicurare un livello ottimale di radiopro- tezione nelle attività disciplinate dal presente capo - fornire indicazioni sui programmi dei corsi di istruzione e di aggiornamento per la misura del radon e del toron e per l'applicazione di azioni di rimedio. La Sezione speciale della Commissione tecnica si sarebbe dovuta insediare entro il 28 febbraio 2001 e completare i lavori relativi ai primi due punti entro un anno dal suo insediamento e quelli relativi al terzo punto entro due anni. Ad oggi la Sezione speciale non è stata costituita. Un discorso a parte merita il trattamento di quelle situazioni derivanti da attività che sarebbero ricadute nel campo di applicazione del decreto, ma che non sono più in atto, per le quali potrebbe sussistere una possibilità di esposizioni non trascurabili. Si fa riferimento ad esempio ad attività passate che hanno prodotto residui di lavorazioni di materie naturali che contengono materiali radioattivi e che sono stati depositati in discariche o in altre forme di deposito, senza valutazioni di dose perché, in passato, non dovute. Si tratta in questi casi di attuare, se ritenuto necessario dagli organi deputati, un intervento ai sensi dell art bis del Decreto. Ai fini della decisione in ordine all'eventuale attuazione di un intervento, è necessario (articolo 115-bis) che sia dimostrato, in primo luogo, che con l intervento si ottiene un beneficio netto in termini di detrimento sanitario in confronto con i danni e costi dell'intervento stesso. In particolare è richiesto che la diminuzione delle dosi dovute alle radiazioni ionizzanti sia tale da giustificare costi e danni, inclusi quelli sociali, dell intervento. Una volta stabilita la necessità di un intervento, è quindi necessario ottimizzare tipo, ampiezza e durata dell intervento per rendere massimo il vantaggio legato alla riduzione del detrimento sanitario, dopo aver dedotto il danno connesso con l intervento. Ai lavoratori impegnati nell intervento si applicano le norme vigenti di tutela, previste per i lavoratori nel Capo VIII del decreto. Giancarlo Torri Responsabile Apat del CTN_AGF torri@apat.it Luciano Bologna Servizio Radioprotezione Apat, Roma - bologna@apat.it

4 Speciale radioattività naturale ARPA Rivista N. 1 Gennaio-Febbraio 2004 L attività del Centro tematico nazionale Agenti fisici in tema di radioattività naturale 22 IL PROGETTO CTN La principale finalità del Progetto Centri tematici nazionali, nato nella seconda metà del 1998, così come stabilita dal Programma di sviluppo del sistema nazionale di osservazione e informazione ambientale, è fornire supporto all Apat per l attuazione dei compiti che la legge istitutiva le affida in materia di raccolta e gestione dei dati e delle informazioni ambientali e di controllo, e, in particolare, il supporto operativo per: - l espletamento dell attività di formazione delle regole generali per il monitoraggio/controllo ambientale, al fine di favorire l integrazione territoriale e tematica delle informazioni, in linea con lo sviluppo di attività analoghe nel contesto comunitario - il monitoraggio delle attività di alimentazione della base conoscitiva a livello nazionale; - la elaborazione delle proposte di indici ed indicatori ai fini della conoscenza delle singole problematiche ambientali, nonché delle metodiche di acquisizione ed elaborazione dei dati. Il supporto fornito dai CTN per svolgere tali attività deve anche favorire l omogeneizzazione del linguaggio e delle procedure nell intero sistema Apat/Arpa/Appa. Il progetto CTN è una delle due direttrici del progetto generale di costruzione del Sistema informativo ambientale, essendo l altra costituita dai Punti focali regionali (PFR). L articolazione del sistema prevede per i CTN il ruolo di definizione dei contenuti e delle regole (tipologia delle informazioni, procedure, formati) e di supporto tematico ai terminali operativi costituiti dai PFR. In altri termini, i PFR dovrebbero raccogliere e trasmettere all Apat, col supporto dei CTN ciascuno per i temi di competenza, i dati ambientali organizzati secondo le modalità di rappresentazione dell ambiente codificate dai CTN stessi. Lo schema riproduce a livello nazionale quello generale impostato dalla Agenzia europea, in cui i CTN corrispondono agli ETC (European Topic Center), i PFR corrispondono ai NFP (National Focal Point), e la rete informativa nazionale Sinanet corrisponde alla rete europea Eionet (European Information Observation Network) (Fig. 1). L ORGANIZZAZIONE ATTUALE ELEATTIVITÀ DEI CTN Il progetto Centri tematici nazionalisi compone di sei linee progettuali tematiche: CTN_ACE (Atmosfera, Clima, Emissioni in aria), CTN_AGF (Agenti Fisici), CTN_AIM (Acque Interne e Marino costiere), CTN_NEB (Natura e Biodiversità), CTN_- RFM (Rifiuti e Flussi di Ma-teriali), CTN_TES (Territorio e Suolo); ogni linea tematica è realizzata da una compagine di soggetti. I soggetti che partecipano alle compagini dei CTN sono le Agenzie ambientali e le Istituzioni principali di riferimento (IPR), vale a dire Istituti ed Enti pubblici con competenze specialistiche rilevanti a livello nazionale e internazionale sul-le tematiche di competenza dei CTN. Ciascuna compagine è articolata secondo lo schema seguente, riportato in fig. 2: - Il Gruppo-Leader, costituito dal leader e dai due co-leader (tre per il CTN_TES), responsabile della realizzazione del CTN. Il ruolo di leader/co-leader è ricoperto da Arpa/Appa. - I Partner operativi sono responsabili della realizzazione di specifiche linee di attività (task) individuate e finanziate nell ambito dei programmi annuali di attività del CTN. Tale ruolo è ricoperto da Arpa/Appa e da Istituzioni principali di riferimento (IPR). - I Partner consultivi partecipano al processo di condivisione e verifica dei prodotti e dei Fig. 1 APAT Agenzia Protezione dell'ambiente e Servizi Tecnici IPR Istituzioni Principali di Riferimento UNIONCAMERE AUTORITA' DI BACINO AUTORITA' DI PARCO IGM ISTAT Sinanet, Sistema italiano di informazione ambientale. servizi realizzati dal sistema dei CTN. Tale ruolo è principalmente svolto dalle Istituzioni principali di riferimento. - I Referenti tematici sono il riferimento di ciascuna Arpa/- Appa nel CTN, devono essere informati dei programmi e degli esiti delle attività del Centro tematico e assicurare il contributo consultivo delle rispettive Agenzie sui prodotti dei CTN, principalmente nei casi degli strumenti operativi (linee guida, manuali, applicativi, ecc.). I Partner consultivi, in quanto IPR con competenze specifiche sulle tematiche CTN, e i Referenti Tematici, laddove nominati da Arpa/Appa, che pur non partecipando al Centro tematico in qualità di Partner operativo, possiedono particolari competenze su aspetti delle tematiche del CTN, rappresentano i referenti d eccellenza su specifici temi e costituiscono il Pool of Expertise del CTN; essi possono essere coinvolti nei Gruppi di lavoro a termine organizzati nell ambito del CTN per realizzare specifiche task. Per il triennio Arpa Emilia-Romagna fa parte del Gruppo Leader del CTN_AGF ed è pertanto responsabile della MAT Ministero Ambiente e Tutela Territorio PFR ARPA/APPA/SIRA.. CTN Centrui Tematici Nazionali ARPA/APPA realizzazione del progetto insieme ad Arpa Umbria e Appa Bolzano. Le attività programmate dai CTN fanno riferimento a dieci obiettivi generali, la cui definizione sintetica è la seguente: - Gestione CTN e coordinamento (OB01) - Supporto alle attività tecniche dell APAT (OB02) - Rassegna della domanda di informazione (OB03) - Sistema di indici e indicatori (OB04) - Censimento delle sorgenti di dati (OB05) - Raccolta, adeguamento e integrazione delle informazioni (OB06) - Reti di monitoraggio (OB07) - Standard di qualità ambientale (OB08) - Osservatorio dei modelli (OB09) - Reporting ambientale (OB10). Il Decreto del Ministero dell Ambiente con cui sono definite le modalità di ripartizione e di erogazione dei fondi di cui all art. 2 della legge n. 93/2001, individua per i CTN: - il 2002 come anno di definizione del piano di programmazione - nel triennio l intervallo di tempo in cui si dovranno svolgere le attività

5 ARPA Rivista N. 1 Gennaio-Febbraio 2004 ARCHIVIO APAT Fig. 2 Organizzazione del CTN. - in ,00 Euro l importo finanziario stabilito per il loro finanziamento. L ATTIVITÀ DEI CTN NEL TRIENNIO Sicuramente l attività che più ha impegnato i sei CTN nel primo triennio è stata l individuazione, la raccolta dati, l elaborazione degli indicatori per le diverse tematiche. Nell anno 1999 ci si è infatti concentrati sulla conoscenza dello stato dell arte circa i molteplici aspetti delle tematiche ambientali di competenza, attraverso rassegne su legislazione e normativa, indici e indicatori, linee guida sulle modalità dei controlli, intercalibrazioni ed interconfronti, metodologie di bonifica e qualificazione dei dati, modellistica previsionale, effetti e standard di qualità. Negli anni 2000 e 2001 ci si è quindi concentrati su alcuni PARTNER CONSULTIVI E REFERENTI TEMATICI PARTNER OPERATIVI GRUPPO LEADER argomenti chiave, quali l individuazione dei set tematici di indicatori, la redazione di manuali preliminari per la costruzione degli indicatori di esposizione della popolazione agli agenti inquinanti (ad es. rumore e campi elettromagnetici), lo sviluppo di linee guida tematiche. Nel merito degli obiettivi del CTN Agenti fisici è necessario sottolineare come la rappresentazione per indici e indicatori, abbastanza ben codificata in alcune problematiche ambientali (p.e. l inquinamento atmosferico), fosse quasi completamente sconosciuta per i temi di questo CTN e come, per conseguenza, sia stata importante l azione del CTN stesso. Il primo triennio di attività dei CTN è stato in parte condizionato, oltre che dalla mancata attivazione dei PFR, dal notevole ritardo nella istituzione di tutte le Agenzie regionali. Quando il progetto è partito solo nove Agenzie erano operative e su di esse è stata basata la prima configurazione di compagini attuative. LINEE PROGRAMMATICHE DEI CTN PER IL TRIENNIO Gli obiettivi definiti nel primo programma triennale dei CTN continuano in generale a mantenere una loro validità. I programmi di attività dei CTN del triennio devono tener conto del lavoro svolto nel primo triennio e dei risultati conseguiti, nonché delle iniziative avviate che devono essere perseguite e completate; devono altresì prevedere: - le iniziative per il completamento della implementazione degli strumenti di supporto alle attività conoscitive in campo ambientale e in particolare a supporto del sistema agenziale - il supporto e l assistenza tecnica all avvio e alla piena operatività dei Punti focali regionali (PFR) - il supporto all Apat per la partecipazione alla Rete europea di osservazione e informazione ambientale Eionet e in particolare per la partecipazione negli European Topic Centre (ETC) - il reporting ambientale tematico e intertematico di livello nazionale e sopranazionale - la diffusione e formazione nell ambito del sistema agenziale degli strumenti operativi realizzati dal CTN (manuali, linee guida, banche dati ) - la diffusione dei prodotti realizzati tramite il sito web sinanet ( - la valutazione della esigenza di attività e strumenti conoscitivi derivanti da nuove normative - le attività di coordinamento con gli altri CTN. T21: Radiazioni ionizzanti T22: Campi elettromagnetici T23: Inquinamento luminoso T24: Rumore e vibrazioni Le linee di attività più significative sviluppate dal CTN_AGF sul Tema NORM (Naturally Occurring Radioactive Materials) sono le seguenti: - è stata creata una banca dati delle attività lavorative interessate dal problema dei NORM, contenente le informazioni necessarie per caratterizzarne la pressione ambientale, e ne è stato avviato il popolamento; la banca dati va completata, bonificata e aggiornata - vanno ultimate le valutazioni di impatto ambientale (dosi individuali e collettive alla popolazione), possibilmente anche attraverso la realizzazione di campionamenti e misure mirati per quelle matrici e su quei radionuclidi rispetto ai quali vi è assenza/carenza di informazioni. Le linee di attività più significative sviluppate dal CTN_AGF sul Tema radon sono le seguenti: - è stata avviata un attività funzionale alla strutturazione di una banca dati delle misure di radon indoor - si sono definite Linee guida per le misure di radon in ambienti residenziali - è stata avviata un attività di supporto funzionale all individuazione dei criteri per la identificazione delle aree soggette a rischio radon, ovvero in cui vi è maggiore probabilità di elevate concentrazioni di radon - è stata condotta una rassegna ed analisi dei modelli per la valutazione del rischio da esposizione al radon per la popolazione. 23 IL CTN AGENTI FISICI E LE LINEE DI ATTIVITÀ IN TEMA DI RADIOATTIVITÀ NATURALE Con riferimento alla classificazione tematica standard Sinanet, i temi ambientali di cui deve occuparsi il CTN sono i seguenti: Roberto Sogni Sezione provinciale di Piacenza Arpa Emilia-Romagna rsogni@pc.arpa.emr.it

6 Speciale radioattività naturale ARPA Rivista N. 1 Gennaio-Febbraio Misure di radioattività: determinazione di α e β emettitori nelle acque potabili 1. INTRODUZIONE La concentrazione di radioattività nelle acque potabili è stata recentemente inserita tra gli indicatori di stato prioritari proposti da Apat per il tema della radioattività ambientale. Inoltre, alcune raccomandazioni e direttive europee emanate nel corso degli ultimi anni richiamano esplicitamente la necessità di impostare una rete di controlli che consenta di verificare la dose impegnata alla popolazione a seguito del consumo di acqua potabile, considerando il contributo non solo dei radionuclidi di origine artificiale ma anche di quelli di origine naturale. La pianificazione di un programma di controllo del contenuto di radioattività dell acqua potabile persegue normalmente due obiettivi diversi: 1. individuare situazioni di contaminazione da radionuclidi artificiali ed eventuali variazioni nel tempo del contenuto di radioattività 2. ricostruire la distribuzione della concentrazione di radionuclidi, anche naturali, nelle acque utilizzate a scopo potabile, e stimare la dose alla popolazione. Il primo obiettivo è legato essenzialmente a una logica di controllo della contaminazione da radionuclidi artificiali e può essere raggiunto mediante monitoraggio periodico di un singolo punto-rete e analisi per spettrometria gamma di campioni opportunamente preconcentrati. Il secondo obiettivo discende dalla necessità di implementare i controlli previsti dal D.L.vo 31/01 sulla qualità delle acque destinate al consumo umano [1] anche per quanto riguarda il contenuto di radioisotopi naturali. Richiede pertanto l impiego di tecniche in grado di evidenziare la presenza di tutti i radionuclidi naturali che possono portare un contributo rilevante alla dose totale e che comportino un pretrattamento del campione rapido ed agevole in modo da renderle realmente applicabili ad estese campagne di misura. 2. MISURE PER SPETTROMETRIA GAMMA La tecnica di prelievo, pretrattamento e misura è ampiamente consolidata: un sistema di alimentazione invia direttamente ed in continuo l acqua potabile di rete ad una colonna contenente resine a scambio ionico a letto misto (resine cationiche e anioniche), che trattengono le specie ioniche in soluzione [2]. Al termine del periodo di campionamento (normalmente un mese) la resina viene essiccata in corrente d aria, trasferita in un contenitore di Marinelli ed analizzata mediante spettrometria gamma ad alta risolu- zione. Nelle condizioni analitiche normalmente utilizzate (quantità di resina: 1 litro, volume d acqua percolata: 250 litri c.a., rivelatore: HPGe con efficienza relativa pari al 30%, durata della misura spettrometrica: 4000 minuti) la sensibilità per i radionuclidi artificiali è dell ordine della frazione di mbq/kg. La minima attività rivelabile per i principali radionuclidi naturali è invece solitamente più elevata a causa dell interferenza con il fondo naturale di radiazione; è tuttavia sufficiente a determinare, in molti casi, le concentrazioni effettivamente presenti. Vengono riportati in tabella 1 le minime attività rivelabili tipiche (MAR), riferite a queste condizioni di misura, per i principali radionuclidi naturali alfa o beta emettitori presenti nelle acque e i risultati medi ottenuti (± deviazione standard) per le misure effettuate mensilmente dall Arpa Lombardia sull acqua di rete della sede di Milano dal Occorre osservare che la stima delle concentrazioni di 226Ra sulla base della misura dei prodotti di decadimento 214Pb e 214Bi è da ritenersi indicativa, in quanto non è garantita l impermeabilità al radon del contenitore di Marinelli e quindi l esistenza delle condizioni di equilibrio tra 226Ra e 222Rn. 3. METODI RADIOCHIMICI Per la determinazione dei più importanti parametri radiometrici relativi alle acque potabili (attività alfa e beta totale, concentrazione di trizio, isotopi dell uranio, isotopi del radio, radon e suoi discendenti a vita lunga) sono individuabili in letteratura diversi metodi di separazione radiochimica e misura. Alcuni di questi sono stati oggetto di normazione da parte di organismi internazionali (ISO) o nazionali. Una rassegna ragionata dei principali metodi normati è in preparazione da parte di un gruppo di lavoro CTN- AGF e sarà pubblicato prossimamente all interno della Guida tecnica sulle misure di radioattività ambientale. Le procedure normate, tuttavia, sono per lo più piuttosto laboriose e poco adatte ad estese campagne di monitoraggio. L Arpa Lombardia ha perciò messo a punto metodiche basate sulla tecnica di conteggio in scintillazione liquida che richiedono un trattamento preliminare del campione semplice e rapido. Questi metodi, che sono stati oggetto di validazione interna per confronto con le tecniche normate e hanno fornito ottimi risultati in interconfronti internazionali, sono descritti in dettaglio in pubblicazioni Radionuclide Determinato per M.A.R. Media misure misura diretta di (mbq/kg) mensili (mbq/kg) 40K 40K 3,5 52 ± 7 238U 234Th ± U 235U 0,4 2,5 ± 0,4 226Ra 214Pb, 214 Bi 0,6 1,1 ± 1,2 228Ra 228Ac 1 1,2 ± 0,3 210Pb 210Pb 70 1,2 ± 0,3 Tab. 1 - Spettrometria gamma ad alta risoluzione. specifiche consultabili sul sito web dell Arpa Lombardia ( download/agenti fisici) e sono brevemente riassunti di seguito Determinazione dell attività alfa e beta totale La concentrazione di attività alfa e beta totale è determinata mediante conteggio in scintillazione liquida, con discriminazione alfa/beta, di campioni preconcentrati; la tecnica di misura è applicabile a tutte le acque potabili con contenuto di sali inferiore a 500 mg/l e presenta, rispetto al conteggio alfa totale e beta totale del residuo secco del campione (metodi ISO 9696 e 9697), il vantaggio di una maggiore rapidità di esecuzione Determinazione della concentrazione di 222Rn La concentrazione di 222Rn è misurata con il metodo del conteggio in scintillazione liquida di campioni in doppia fase, aggiungendo cioè il campione d acqua ad un liquido scintillante immiscibile ad esso all interno della fiala di scintillazione, prestando particolare attenzione nella fase di prelievo al fine di evitare perdite di radon dal campione. Il radon, per breve agitazione, viene estratto in modo quantitativo e selettivo dal liquido scintillante. La sensibilità analitica, nelle condizioni tipiche di misura, è dell ordine di 0,25 Bq/kg. Il metodo analitico offre sensibilità analitiche decisamente più elevate rispetto alla spettrometria gamma ed ha una ripetibilità migliore rispetto alla tecnica emanometrica Determinazione della concentrazione di 226Ra Il radio viene misurato indirettamente attraverso il 222Rn. Una porzione del campione preconcentrato per la determinazione dell attività alfa/beta totale viene trasferito in una fiala per scintillazione contenente lo stesso liquido scintillante descritto in 3.2. La misura viene effettuata dopo tre settimane circa per permettere l instaurarsi dell equilibrio secolare con il 222Rn Determinazione della concentrazione degli isotopi dell uranio Il campione d acqua, acidificato e concentrato per lenta evaporazione, viene estratto con un liquido scintillante immiscibile all acqua e contente acido etil-esil-ortofosforico (HDEHP) che complessa l uranio e permette il suo trasferimento nel liquido scintillante stesso. Il campione viene misurato per scintillazione liquida; particolari accorgimenti permettono di ottenere uno spettro sufficientemente risolto rispetto alle emissioni degli isotopi 234U e 238U di cui è possibile determinare il rapporto per deconvoluzione spettrale Misura di altri radionuclidi per scintillazione liquida La determinazione del trizio in acqua (presente come HTO) è descritta nella norma ISO 9698, che prevede la distillazione del campione, la sua miscelazione con liquido scintillante e successiva misura per scintillazione liquida. La determinazione del 228Ra con questa tecnica è più complessa; in letteratura sono indicate diverse procedure che tuttavia presentano difficoltà e tempi di esecuzione decisamente superiori alle altre procedure descritte. La stessa cosa vale per i figli a vita lunga del 222Rn, 210Pb e 210Po, nonchè per l isotopo artificiale 90Sr. Attualmente l Arpa Lombardia sta valutando la competitività del metodo di conteggio per scintillazione liquida per tutti questi radioisotopi rispetto alle metodologie tradizionali Prestazioni analitiche della scintillazione liquida Le prestazioni analitiche ottenute con uno strumento ultra-low level per scintillazione liquida dotato di discriminazione alfa/beta e con l impiego delle procedure sopra descritte sono riassunte nella tabella COMMENTI E CONCLUSIONI Il controllo del contenuto di radioatti- P

7 ARPA Rivista N. 1 Gennaio-Febbraio 2004 Misure di radioattività: determinazione α e β totale su Grafico 1: attività particolato atmosferico oggi α totale - crescita del Po INTRODUZIONE Le misure di radioattività α e β totale su particolato atmosferico sono forse una delle più datate tipologie di misurazione e valutazione della radioattività ambientale. Infatti, le prime evidenze della contaminazione ambientale causata dalle esplosioni nucleari in atmosfera durante i primi decenni della guerra fredda furono ottenute mediante misure di radioattività β totale. L estrema semplicità e i costi contenuti della strumentazione (possono essere sufficienti un modesto campionatore di particolato e un rivelatore Geiger- Mueller a finestra sottile) hanno permesso una diffusione rapida di questa tecnica di misura e la raccolta di una notevole messe di dati. Con l avvento di strumentazione più sofisticata che consente di ottenere informazioni di tipo spettrometrico, la centralità di questo tipo di misure è andata progressivamente riducendosi, fino ad arrivare ai nostri giorni, in cui la permanenza di questo tipo di misure è spesso giustificata più da ragioni di natura tradizionale (necessità di non interrompere una lunga serie storica di dati), piuttosto che da argomentazioni scientifiche. In questa breve nota si cercherà, individuando alcuni particolari ambiti di studio, di mettere in evidenza invece le ragioni tecnico scientifiche che suggeriscono di non abbandonare completamente queste tecniche di misura. LE MISURE SUL PARTICOLATO ATMOSFERICO Le misure α e β totale su particolato atmosferico sono una tecnica di indagine radiometrica piuttosto grossolana ma che può fornire, a certe condizioni, risultati molto interessanti. Il problema principale è, ovviamente, quello dell interferenza della radioattività naturale a vita breve, derivante dalle famiglie radioattive dell U-238 e del Th-232, e in particolare da radon e toron e dai loro prodotti di decadimento. Il forte segnale dovuto a questi radionuclidi naturali tende a mascherare qualsiasi altro contributo, a meno di attendere fino al completo decadimento (circa 5 giorni). I radionuclidi responsabili di tale fenomeno sono essenzialmente: Serie dell U-238: Pb-214, Bi-214 (β) - Po-218, Po-214 (α) Serie del Th-232: Pb-212, Bi-212, Tl-208 (β) Po-216, Po-212 (α) Per questo motivo, gran parte dei protocolli di misura per le misure α e β totale prevedono una misura ritardata rispetto al prelievo di circa 5 giorni. In tal modo è possibile apprezzare, misurando la radioattività α residua a vita lunga, il contributo di quei ra-dionuclidi che decadono molto lentamente. Tale pratica, se applicata in particolare alla ra-dioattività α può essere di grande aiuto per la stima di eventuali contributi di origine artificiale. Le misure β totali, eseguite secondo tali protocolli hanno sensibilità dell ordine del mbq/m 3, mentre quelle α totali anche un ordine di grandezza in meno. Tali risultati possono essere ottenuti con strumentazione assai poco sofisticata: è infatti sufficiente una pompa che aspiri (in un giorno) circa 100 m 3 e un rivelatore anche di modesta efficienza (può bastare anche un Geiger a finestra sottile, con efficienza α del 15% e β del 25%) che operi con un tempo di conteggio adeguato ( secondi). Benché le misure β mantengano una loro significatività, sono le α quelle che microbq/m giorni forniscono delle informazioni altrimenti non facilmente reperibili. Infatti, misure α totale correttamente eseguite (attendendo il decadimento a vita breve e dopo una caratterizzazione del fondo del sito) sono in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze di radioprotezione della popolazione nei confronti di sospette contaminazioni da emettitori α. Un altra interessante applicazione delle misure di radioattività α in atmosfera riguarda il monitoraggio del Po- 210 (e, indirettamente, del Pb-210). Non vi sono, al momento, molti dati di punto zero nel nostro Paese. Il monitoraggio del Po-210 può essere fatto infatti tramite misure molto ritardate di campioni di particolato atmosferico. Ipotizzando infatti che l attività α depositata sul filtro sia dovuta, una volta decaduta la radioattività a vita breve, a radionuclidi a lunga emivita o in equilibrio secolare con radionuclidi a lunga emivita, cioè principalmente: U-238, Th-234, Th-230, Ra-226 le variazioni significative sul medio periodo sono attribuibili al solo Po-210 (t 1/2 =138 giorni), proveniente dal decadimento del Pb-210 (t 1/2 =22.3 anni). E quindi possibile, anche con una semplice misura α totale, stimare le concentrazioni atmosferiche di Pb-210 e Po-210. Questo tipo di misure può essere molto utile per caratterizzare l esposizione a NORM, attorno, ad esempio, installazioni industriali che manipolano sostanze ad elevato contenuto di radioattività naturale. Nel grafico 1 è descritto l accrescimento teorico dell attività α totale su un filtro di particolato atmosferico prelevato tramite la filtrazione di circa 100 m 3 d aria. I dati riportati sono ovviamente indicativi e andranno verificati con opportune campagne di misura sperimentali, attualmente in corso. E comunque interessante notare l andamento dell attività che presenta un ampio massimo, circa 600 giorni dopo il campionamento. Mauro Magnoni Centro regionale radiazioni ionizzanti e non ionizzanti Arpa Piemonte m.magnoni@arpa.piemonte.it 25 P vità delle acque richiede una riflessione preliminare sulla scelta della metodica analitica più opportuna; ciò in relazione sia alla dimensione della campagna che ai parametri analitici ed ai limiti di sensibilità desiderati. Sotto opportune ipotesi, la spettrometria gamma è uno strumento analitico adatto non solo al controllo della contaminazione da artificiali, ma anche alla stima della dose impegnata da radionuclidi naturali. Non è tuttavia Radionuclide Dimensioni Tempi di M.A.R. del campone conteggio (mbq/kg) (kg) (min) 3H α totale β totale Rn Ra U totale Tab. 2 - Scintillazione liquida ultra-low level. applicabile a campagne di misura spazialmente estese. In questi casi, la misura mediante scintillazione liquida del contenuto di attività alfa e beta totale è uno strumento rapido ed efficace e consente di stimare la dose alla popolazione attraverso l utilizzo di valutazioni indipendenti sul contributo relativo degli isotopi dell uranio e del radio all attività alfa e beta totale. Alcune di queste procedure sono attualmente all esame di un gruppo di lavoro UNI per il loro recepimento come metodi normati. Maurizio Forte Dipartimento provinciale di Milano Arpa Lombardia m.forte@arpalombardia.it REFERENZE [1] Decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31 Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alle acque destinate al consumo umano; Supplemento ordinario alla GU n. 52, 3 marzo [2] Metodo di campionamento dell acqua potabile di rete mediante arricchimento su resine a scambio ionico in Manuale emergenze radiologiche su vasta scala, Arpa Lombardia 2003.

8 Speciale radioattività naturale ARPA Rivista N. 1 Gennaio-Febbraio Indicatori per la radioattività naturale: radon e NORM PREMESSA Se lo schema DPSIR è ormai comunemente utilizzato nelle materie ambientali, non si può dire altrettanto nei confronti delle problematiche legate ad agenti fisici quali radiazioni ionizzanti, ed in particolare per ciò che concerne la radioattività naturale e i cosidetti NORM. Tale sigla è l acronimo di Naturally Occurring Radioactive Materials, ovvero quei materiali, abitualmente non considerati radioattivi, ma che contengono radionuclidi naturali in concentrazioni superiori alla media. I NORM possono costituire la materia prima, il prodotto o il residuo della lavorazione di talune attività industriali nel corso delle quali i radionuclidi possono concentrarsi ulteriormente fino a raggiungere livelli non trascurabili. Data l attuale carenza e insufficiente organicità dei dati disponibili, per approfondire l argomento è opportuno innanzitutto individuare gli indicatori appropriati, cioè i parametri più rilevanti dal punto di vista informativo. INDIVIDUAZIONE DEGLI INDICATORI Sulla base di una notevole rassegna, svolta dal CTN-AGF, delle principali attività industriali che comportano nell ambito del complessivo ciclo produttivo (dal prodotto di input al rifiuto) la presenza di NORM, sono stati individuati indicatori volti a quantificare le alterazioni sull ambiente dovute alle diverse fasi produttive e sono stati classificati secondo lo schema DPSIR. I fattori strutturali possono essere in prima approssimazione tutte quelle installazioni produttive che afferiscono alle seguenti attività: lavorazione del minerale di ferro nelle acciaierie a ciclo integrale, lavorazione delle sabbie zirconifere e produzione di refrattari, lavorazione dei minerali fosfatici, estrazione di gas e di petrolio, produzione di energia elettrica (centrali a carbone). Altri fattori strutturali possono essere tutte quelle installazioni (discariche, depositi, magazzini,...) destinate a detenere a tempo determinato o indeterminato quantitativi di NORM. Pertanto, l effettiva driving force (causa primaria) potrà essere determinata dal numero di installazioni o impianti dislocati su un unità territoriale, opportunamente pesati per il proprio carico di lavoro. Per ogni causa primaria si individuano gli indicatori di pressione, che quantificano l entità dell azione della causa primaria sull ambiente immediatamente circostante. Tale concetto può essere altrimenti espresso in termini di azione a corto raggio delle emissioni prodotte da qualunque installazione. Il rilascio di radionuclidi verso l esterno, ossia la pressione sull ambiente, sotto forma di rifiuti, effluenti liquidi o gassosi può, in teoria, avvenire in tutte le fasi operative del processo produttivo e pertanto influenzare le diverse matrici disponibili. Per ciascun indicatore di pressione occorre stabilire: - la matrice in cui ciascun radionuclide è da ricercare - la grandezza fisica che quantifica la presenza del radionuclide nella matrice oppure: - la matrice a cui viene riferito l indicatore indipendentemente dal radionuclide (per le misure di dose o di attività α totale, β totale, α β totale). Gli indicatori di stato, per contro, quantificano le alterazioni sull ambiente ad "ampio raggio" ed, eventualmente, a "lungo termine" (ossia anche quando la pressione è venuta meno, esempio per la chiusura di una centrale a carbone). Tali alterazioni hanno luogo essenzialmente attraverso processi di trasporto e diffusione (translocazione) degli agenti inquinanti, adeguatamente descrivibili a mezzo di modelli matematici ed informatici. Gli indicatori di stato si possono riferire ad acque di fiumi, laghi, mari, a sorgenti, falde sotterranee, alimenti, acque potabili, aria, suoli, flora e fauna, e, come nel caso degli indicatori di pressione, ne vanno individuate le matrici di studio e le relative metodiche di analisi. La struttura generale proposta di un indicatore di stato è pertanto: presenza di materiale radioattivo nell ambiente. Gli Indicatori di impatto invece quantificano gli effetti negativi provocati dall alterazione dello stato (state) sull ambiente e sulla qualità della vita, nonché le conseguenze sul piano sanitario (concetto di "detrimento" - ICRP26). È verosimile che il passaggio da indicatore di stato ad indicatore di impatto segni il confine di competenze tra le problematiche a carattere ambientale e quelle a carattere sanitario. Un indicatore di impatto può consentire di quantificare il numero di persone esposte alle azioni "a corto raggio", "ad ampio raggio", "a lungo termine". Le vie più significative di irradiazione sono l ingestione di cibi contaminati, l inalazione e l irradiazione esterna. A tale proposito esistono grandezze protezionistiche relative alla popolazione quali la dose efficace collettiva (committed collective effective dose UNSCEAR96). Tali grandezze protezionistiche rappresentano essenzialmente la somma delle dosi ricevute dagli individui del gruppo di popolazione preso in esame e bene descrivono pertanto l entità dell impatto di una determinata alterazione ambientale sull uomo. Indicatori correlati sono tutti quelli di origine epidemiologica. Quantificano infine il numero di soggetti esposti all azione dei naturali agenti (es. Radon). La definizione generale di un indicatore di impatto è pertanto: dose efficace collettiva. In ultima analisi vengono introdotti gli indicatori di risposta. Essi sono sostanzialmente volti al miglioramento delle condizioni di vita, ottenibili attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie (azione sulle driving forces) ed il rispetto di limiti imposti dalle normative relativamente ai rilasci pianificati (limitazione delle pressures). La stessa disciplina indicata con il nome di radioprotezione, intesa come insieme di principi coinvolgenti nozioni appartenenti ai settori della fisica, della biologia, della medicina, della chimica, dell economia e volta ad assicurare la protezione degli individui e della progenie, può essere considerata una risposta dettata da organismi sovranazionali quali l ICRP. La struttura generale di un indicatore di risposta è pertanto: - monitoraggio - provvedimenti normativi e tecnici. Nella tab. 1 sono riportati i fattori strutturali individuati nella più ampia accezione possibile: produzione dell acciaio, utilizzo di materiali zirconiferi, utilizzo di materiali fosfatici, produzione di energia elettrica (centrali a carbone), attività estrattive di gas e petrolio. Relativamente a ciascun fattore strutturale si sono indicati possibili indicatori di driving force e di pressure. Gli indicatori proposti relativi a state e ad impact, secondo quanto espresso nei precedenti paragrafi, risultano svincolati dai fattori strutturali, dovendo descrivere effetti ad ampio raggio ed a lungo termine sull ambiente e sull uomo. Si sono infine indicati alcuni possibili indicatori di response. Questi ultimi sono nuovamente riferiti ai fattori strutturali. L obiettivo delle responses, come già espresso, è infatti quello di agire specificamente e direttamente sulle driving forces e sulle pressures al fine di ottenere concreti miglioramenti dello stato ambientale e minore impatto sulla salute umana. Stefano Maggiolo Dipartimento di Genova Arpa Liguria stefano.maggiolo@arpal.org ARCHIVIO APAT

9 ARPA Rivista N. 1 Gennaio-Febbraio 2004 Tabella. 1: Indicatori proposti per i NORM, per tipologie di attività rilevanti PRODUZIONE DELL ACCIAIO UTILIZZO DI MATERIALI UTILIZZO DI MATERIALI PR. ENERGIA ELETTRICA ATTIVITA ESTRATTIVE DI ZIRCONIFERI FOSFATICI CENTRALI A CARBONE GAS E PETROLIO D P Numero e localizz. di impianti Numero e localizz. di impianti Numero e localizz. di impianti Numero e localizz. di centrali Numero di impianti a ciclo integrale di macinazione di trattamento rocce fosfatiche termoelettriche a carbone di estrazione olio / kmq Numero e localizz. di impianti Numero e localizz. impianti di Numero e localizz. di impianti Energia prodotta Numero di impianti di di sinterizzazione produzione refrattari che di produzione acido fosforico con carbone/ anno trattamento olio / kmq Acciaio prodotto / anno utilizzano materiali zirconiferi Numero e localizz. di impianti Quantità di carbone Numero di impianti Numero e localizz. di impianti di produzione fertilizzanti utilizzata/ anno di estrazione gas / kmq di produzione ceramiche Numero e localizz. di impianti Numero di impianti che utilizzano materiali zirconiferi di stoccaggio fosfogessi di trattamento gas / kmq Numero e localizz. di impianti Rifiuti tecnologici di stoccaggio sabbie zirconifere prodotti / anno Attività totale* nelle polveri Attività totale Attività totale Attività totale Attività totale prodotte / anno nelle polveri stoccate / anno nelle polveri stoccate / anno nelle polveri** stoccate / anno nei fanghi prodotti / anno Attività totale* Attività totale nel particolato Attività totale rilasciata Attività totale Attività totale nei nei gas emessi / anno emesso / anno in scarichi liquidi / anno nel particolato emesso / anno residui da pulizia impianti / anno Attività totale* nelle scorie Attività totale nei fanghi Attività totale* Attività totale Attività totale negli prodotte / anno prodotti / anno nei fumi emessi / anno nei fanghi prodotti / anno scarichi liquidi*** / anno Attività totale* nei fanghi Attività totale* Produzione di rifiuti solidi Attività totale* Produzione di rifiuti tecnologici prodotti / anno nei fumi emessi / anno contaminati nei fumi emessi / anno solidi contaminati Attività totale* nel catrame Produzione di Quantità Produzione di rifiuti solidi prodotto / anno rifiuti solidi contaminati di prodotto finito / anno contaminati 27 S Concentrazione di attività di 210 Pb nel muschio Concentrazione di attività di radioisotopi in prodotto finito Concentrazione di attività di radioisotopi in aria Concentrazione di attività di radioisotopi nel suolo Concentrazione di attività di radioisotopi nelle acque superficiali, nell acqua di mare, nell acqua di falda, nelle acque potabili Concentrazione di attività di radioisotopi nei bioindicatori Concentrazione di attività di radioisotopi nel latte e negli altri alimenti Concentrazione di attività di radioisotopi nei sedimenti marini, fluviali e nel detrito minerale organico Concentrazione di attività di radioisotopi nelle deposizioni umide e secche Concentrazione di attività di radioisotopi nel particolato I Dose gamma ambientale indoor Dose gamma ambientale outdoor Dose collettiva Dose individuale per gruppi critici R Monitoraggio ambientale Monitoraggio Monitoraggio Monitoraggio Monitoraggio Smaltimento residui controllato Uso materiali alternativi Accorgimenti tecnici Conversione impianto e architettonici BIBLIOGRAFIA A European System of Environmental Pressure Indices. Arpa Emilia-Romagna Rete di controllo della radioattività ambientale nella Regione Emilia-Romagna (anno 1995). Brambilla G., Cammarrota M., Lombardi L., Marzi C., Piendibene C. - Gli indicatori come strumento di valutazione del rumore in ambiente urbano. Proposta di metodologie. AGF-T-RAP-00-05, Raccolta preliminare dei dati sulle fonti di pressione ambientale relative ai NORM, Documento CTN-AGF. AGF-T-RAP-00-13, Sviluppo di criteri per la realizzazione della banca dati delle fonti di pressione ambientale relative ai NORM, Documento CTN- AGF. DL 17 marzo 1995, n DL 26 maggio 2000, n EEA - EU State of the Environment Agency - Guidelines for data collection and processing. Enea Rapporto annuale 1982 sulla radioattività ambientale in Italia vol. II. Eurostat Towards environmental pressure indicators for the EU first edition Eurostat s methodology sheets 16/2/98. Trotti F. et al. Preliminary identification of work activities involving NORM in Italy, NORM III (Bruxelles settembre 2001). ICRP 65 [ICRP Principles for limiting exposure of the public to natural sources of radiation Publication 39, Pergamon Press. Oxford, 1983 (*)]. Maggiolo S. - Relazione preliminare sullo stato dei controlli ambientali in Liguria. OAK Ridge Reservation OECD - Environmental indicators. Pelliccioni M. Fondamenti fisici della radioprotezione. Schwarz J. Ecologia nell edilizia. Indicazioni per la scelta di materiali edili.

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