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1 Ultimi peccati del Cigno di Pesaro 221 Alla ricerca delle radici psicoanalitiche del Cinema Italiano d Autore Conversazione con il Regista Roberto Andò: L uomo con la macchina da presa psicoanalitica a cura di, Roma Roberto Andò è il più giovane dei Registi da me finora intervistati per questa ricerca sulle radici psicoanalitiche del Cinema Italiano d Autore. È appena cinquantenne, questo coltissimo intellettuale palermitano trasferitosi a Roma, con alle spalle un curriculum denso, variopinto e affascinante. Come regista cinematografico ha realizzato tre interessantissimi film, che sono intriganti e appassionanti sia dal punto di vista artistico che da quello psicoanalitico. Ecco la ragione per la quale ho cercato questa conversazione, che, supportata dalla mediazione di due cari amici, Silvio Orlando e Stefano Sabelli, che qui ringrazio, si è potuta realizzare in un atmosfera di simpatia e armonia, nonché di amabile e totale disponibilità di tempo e documentazioni da parte del Nostro Intervistato. Roberto Andò ha collaborato giovanissimo come assistente alla regia di colossi del cinema come Francesco Rosi e Federico Fellini, per gli italiani, e con miti della Fabbrica dei Sogni americana come Francis Ford Coppola e Michael Cimino. Dall età di vent anni ha cominciato ad alternare regie teatrali e cinematografiche. Ricordo fra i suoi spettacoli teatrali La Foresta radice labirinto (da un testo inedito di Italo Calvino, con musiche di F. Pennisi e scene di R. Guttuso); La sabbia del sonno, (azione per musica e film su musiche di Luciano Berio e Marco Betta); Le esequie della luna, ispirata a un testo di Lucio Piccolo; La madre invita a comer, opera di L. De Pablo; Mittersil 101 dedicato al compositore viennese Webern. Nel 1994

2 222 firma con Daniele Abbado e Nicola Sani l opera multimediale Frammenti sull Apocalisse, interpretata da Moni Ovadia (Festival Roma-Europa). Con Ovadia stringe un intenso sodalizio artistico da cui sfoceranno Diario ironico dall esilio e Il caso Kafka (Piccolo teatro di Milano), Le storie del Signor Keuner di Brecht, e Shylock, ovvero il mercante di Venezia in prova, da William Shakespeare (2009). Tra il 1994 e il 1998 dirige i video: Robert Wilson/Memory Loss; Per Webern , 1945: Vivere è difendere una forma; Ritratto di Harold Pinter. Tutti e tre i lavori sono stati presentati alla Mostra del Cinema di Venezia e nei maggiori festival del mondo. Nel 1995 presenta alla Mostra del Cinema di Venezia uno speciale lungometraggio, oscillante tra il documentario e il saggio, dal titolo Diario senza date, interpretato da Bruno Ganz, del quale esiste anche il testo letterario da lui stesso redatto. L opera lirica lo appassiona tanto che si cimenta nella regia sia del Flauto magico di Mozart (una messinscena memorabile del 2001, a detta di tutti i fortunati spettatori del teatro Massimo di Palermo) che, sempre nello stesso anno, della Norma di Bellini al Teatro Regio di Parma; poi è regista del Tancredi di Rossini al San Carlo di Napoli nel Ha inoltre curato la regia de Le Martyre de Saint Sebastien di Gabriele d Annunzio e Claude Debussy, sempre al Teatro Massimo di Palermo nel 1999, dove ha anche curato la messa in scena del trittico Der Kaiser Von Atlantis, i Kindertotenlieder e Il sopravvissuto di Varsavia (da Ulmann, Mahler e Schoenberg), con Harvey Keitel nel ruolo del narratore. Nel 2007 al Regio di Torino è incaricato della regia di Oedipus Rex di Stravinskij e di Cavalleria Rusticana di Mascagni, con le scene di Mimmo Paladino; e L Enfant et les sortilèges, di Maurice Ravel (2008), Il Castello di Barbablù, di Bela Bartok (2008), Die Winterreise, di Franz Schubert (2009). Il suo eclettismo lo porta a firmare parecchie regie teatrali. Dopo essere stato direttore artistico della sezione Teatro e Cinema delle Orestiadi di Ghibellina, dal 1990 al 1995 ha diretto il Festival di Paler-

3 L uomo con la macchina da presa psicoanalitica 223 mo sul Novecento. Nel 2001 ha messo in scena a Palermo La Stanza di Pinter e sempre dello stesso autore a Parma ha curato Anniversario. Con Pinter stringe legami di amicizia e di stima reciproca tanto che il famosissimo drammaturgo inglese gli concede i diritti per la rappresentazione in Italia di Old Times (con Umberto Orsini, Greta Scacchi e Valentina Sperlì) unico regista a poter riportare in Italia questo testo dopo la contestata regia del 1972 di Visconti, quando Pinter disconobbe la mise en scene del grande Luchino; nel 2008 Proprio come se nulla fosse avvenuto, da Anna Maria Ortese (regia teatrale della quale parlerà nell intervista) e Il Dio della carneficina, di Yasmina Reza nel Ha diretto finora soltanto tre film (ma che films!), e mi domando come abbia fatto, con tutti gli impegni che ha avuto come regista d opera, di teatro e come direttore artistico. I tre film sono Il manoscritto del Principe, prodotto da Giuseppe Tornatore, che è il suo film di esordio nel 1999; Sotto falso nome, il suo secondo lungometraggio (2004), e nel 2006 ha realizzato Viaggio segreto, ispirato al romanzo Ricostruzioni di Josephine Hart. La nostra lunga, piacevole e nutriente chiacchierata si mette in moto sul ricordo di Francesco Orlando, scomparso a 76 anni proprio pochi giorni fa. Abbiamo motivi diversi ma comuni per dolerci della scomparsa di questo insigne intellettuale, per me autore di ghiotti e dotti libri tesi come corde funamboliche e magiche tra letteratura e psicoanalisi; per Andò, che lo ha conosciuto personalmente, è la perdita di un amico, il personaggio ispiratore del suo primo film, con il quale ha anche realizzato una memorabile intervista contenuta negli extra del dvd del Manoscritto del Principe, conversazione filmata che ho visto e rivisto nei giorni scorsi, ammaliato dalle sue dichiarazioni, e sinceramente toccato dal racconto in prima persona della vera storia dei suoi dolorosi rapporti con il Principe di Lampedusa, e trasportato dalle sue vicissitudini umane e professionali, compreso l ambiguo

4 224 rapporto con la moglie di lui, la psicoanalista Principessa Alessandra Wolff detta Licy, che sicuramente gli ha dato il la per la passione freudiana. : Questa lunga intervista filmata potrebbe considerarsi quasi un testamento spirituale e artistico del professore Francesco Orlando, non crede? Roberto Andò: Pensi che per Orlando era così vivo il ricordo di quegli anni, e del vissuto, che a un certo punto si è messo a piangere, e questo è un pezzo che poi ho tagliato. Lui non aveva ancora pubblicato l unico romanzo che ha scritto, La doppia seduzione. Me ne aveva parlato, mi aveva dato molti dettagli della sua vita privata, ma io ho fatto opera di pura immaginazione abbastanza vicina alla realtà, cosa di cui mi sono accorto quando ho letto il libro, mostrando nel film questo testo, e anche immaginando la lettera che gli avrebbe scritto Lampedusa, che poi ha visto la luce appena nel febbraio di quest anno. Ricorda quando lui racconta nella mia video-intervista il sogno in cui gli viene attribuito il ruolo del boia? Bene, questo rimanda ai suoi rapporti con il Principe. In fondo questo romanzo rappresenta il tema della sua vita, affronta l omosessualità che lui non ha mai voluto esibire, e che era una preoccupazione secondo me infondata. A.C.: Un po come fece Forster per Maurice, tenuto nel cassetto e pubblicato per suo espresso volere solo dopo la sua morte R.A.: Sì, ma per Forster c era una legittimità storica che per Orlando francamente non esisteva e secondo me l ha pubblicato troppo tardi, e tornandoci su, e così forse si perde l incanto di quegli anni A.C.: Pensiamo allora al coraggio di Gore Vidal che ha invece pubblicato appena ventenne La Statua di sale (crudamente autobiografico ed elegantemente gay), e in

5 L uomo con la macchina da presa psicoanalitica 225 fondo gli anni erano gli stessi, anzi antecedenti R.A.: Infatti nel film ho dovuto censurare molto questo aspetto, che pero è esploso lo stesso! A.C.: Si percepisce anche, quasi foscamente nel Suo film l omosessualità della Principessa, quella nascosta del Principe e naturalmente quella del giovane Marco R.A.: Ho cercato di attenermi alla corrispondenza stilistica enunciata dal Principe tra scrittori magri e scrittori grassi io volevo essere magro perciò è tutto giocato sulla reticenza, sul non detto. Poi è venuta fuori una amichevole controversia sulle pagine dei giornali tra me e Orlando, la sorella si era risentita tutte cose che succedono quando si mette in un opera la figura di un personaggio ancora in vita Io ho risposto che quando un personaggio vero entra in un film di finzione, diventa un personaggio d invenzione, tanto è vero che lo chiamo Marco Paci e non Francesco Orlando. Insomma il Glenn Gould di Thomas Bernard non è un personaggio vero, è un fantasma. Così come nel libro (e nel film) The Hours Virginia Woolf diventa un personaggio che viene passato al filtro di uno scrittore, di un autore. A.C. : La lista è lunga: mi viene in mente il Cole Porter di Michael Curtiz, che nel film Notte e dì è rappresentato come un gioioso eterosessuale mentre, sebbene nella realtà sposato (con una omosessuale!) Porter era assolutamente omosessuale, e così per Valentino l attore, che prese moglie forse costretto dalla Casa di Produzione, per avvalorare il personaggio del Grande Seduttore! Si capisce bene però nel suo film che Lei prende le parti di Marco Paci, alias Orlando. R.A.: Sicuramente! A.C.: Mi ha colpito anche la storia che lui sarebbe stato

6 226 il Robespierre della situazione, che avrebbe loro tagliato la testa, (ai principi), mentre lui candidamente confessa che votava Saragat ed era di idee socialdemocratiche Ma più del Principe stupisce la presa di posizione compatta e crudele della Licy, che era una psicoanalista... R.A.: Molto sui generis Sa che ho conosciuto un suo allievo, Francesco Corrao, sul quale ho pubblicato un libretto, Il maestro e i porcospini? A.C. : Sì, ho letto che Corrao è stato per Lei un incontro fondamentale, come Lei dice, di quelli che se ne fanno uno o due in tutta la vita Mi dica di questo libro R.A. : Il libro è stato pubblicato da una grande fotografa di mafia, Letizia Battaglia, che intraprese le Edizioni della Battaglia. Avevo fatto nel tempo delle conversazioni con lo psicoanalista Corrao, alcune pubblicate sul Giornale di Palermo, e la moglie mi chiese, dopo la sua morte, di farne una pubblicazione, così lo stampò Letizia. In questi incontri io lo sollecitavo su vari temi come Palermo, la sua fantasiosità, e anche sulla Principessa. Nei nostri dialoghi veniva fuori molto più di se stesso che nei seminari ufficiali. Corrao era l unico che la difendeva (la Principessa), affermando che la sua conoscenza di Freud era di prima mano al contrario del figlio adottivo Gioachino, che aveva con lei un rapporto pessimo. Ho anche un racconto gustoso di un famoso avvocato di Palermo, l avvocato delle lotte contadine, che fu incaricato dalla Licy di far causa a Feltrinelli, perché il libro era già uscito con grande successo in Italia e all estero, e lei non aveva ricevuto neanche un quattrino. L avvocato vince la causa, e lei pretende di avere in contanti da Feltrinelli il denaro. Così l avvocato arriva da lei con i soldi nella casa in via Butera. Lei era dèlabrè, pelliccia lunga e guanti, col cagnolino, e appena lui fa per andar via dopo aver consegnato il borsone con i soldi, gli fa: Bene, bene, Sorgi (que-

7 L uomo con la macchina da presa psicoanalitica 227 sto il nome dell avvocato), ma non vorrà mica che lo conti io il denaro! Orlando mi raccontava che lui ebbe incautamente il desiderio di fare con lei l analisi. Ora, se da un lato ha toccato con lei un punto sensibile l omosessualità si è portato anche tutta la vita questa ossessione catalogatrice, e anche il suo metodo di usare Freud per togliere spazio al mistero e in definitiva, invece, nutrendosene. Egli lo faceva in maniera quasi iperbolica e per loro, i principi, da borghese, inquadrato nello studio. Ma questo era l aspetto prodigioso di Orlando, che io considero uno dei più grandi intellettuali italiani dei nostri tempi. A.C.: I suoi libri sono delle vere leccornie, per gli studiosi di letteratura e psicoanalisi, vere e proprie incursioni psicoletterarie nella Fedra di Racine e nel Misantropo di Molière, anche se con qualche boccone difficile da digerire, tra Gli oggetti desueti nelle immagini in letteratura e Illuminismo, Barocco e Retorica freudiana. Chiunque si occupi di psicoanalisi e letteratura non può ignorare la sua trilogia cominciata con Per una teoria freudiana della letteratura.. R.A.: Ho assistito a vari cicli di lezioni da lui tenute, e proprio in un seminario da me organizzato a Palermo, incentrato sul Gattopardo, egli saldò i conti con Lampedusa; è stato poi pubblicato da Einaudi, e si intitola L intimità e la storia. In questo saggio, sottotitolato Lettura del Gattopardo, riesamina il romanzo restituendolo al moderno, demolisce la critica che lo etichetta come ottocentesco, e lo risistema tra i veri capolavori del 900 accanto a Joyce, la Woolf. Il suo modello era la giornata del Principe, e il suo discorso contrasta anche la applicazione marxista, un po meccanica, che lo vede come un reazionario, mentre Orlando dimostra che è un uomo del movimento, non dell immobilità. La famosa frase di Tancredi lui non la condivide, per lui è un asserzione disperatamente tragica, quel bisogna che tutto cambi, affin-

8 228 ché tutto resti com è. Ho capito che Lampedusa aveva scelto Orlando come unico allievo perché aveva, come lui, il vizio della letteratura, il professionismo, e così le lezioni aveva deciso di farle a lui e a nessun altro, anche se ogni tanto queste chiacchierate letterarie si allargavano ad altri fedeli. Poi Lampedusa fece a Orlando una vera carognata: gli rifiutò il dattiloscritto delle lezioni che furono invece consegnate a Gioachino, e per giunta Francesco subì anche l onta della menzogna, perché il Principe gli disse che le aveva bruciate! A.C.: Il ritratto del Principe che viene fuori dal Suo bellissimo film me lo ha reso decisamente antipatico. Ma forse è giusto così, non conviene troppo idealizzare i propri miti letterari e qualunque mito in genere. Lei dunque ha contribuito a questa decostruzione del personaggio Lampedusa per restituirci il personaggio-uomo. Mi incuriosisce il rapporto con la moglie, che in fondo era una psicoanalista penso a quel libricino di sue Lettere a Licy, così tenero e giovanile, nonostante i due non fossero proprio di primo pelo, e poi penso alla secca e lapidaria definizione dell amore nel Gattopardo: fuoco e fiamme per un anno, cenere per trenta! R.A.: Corrao mi disse che lui era impotente A.C.: Nel Suo film infatti s intravede la grande solitudine, quasi onanistica dei due coniugi, e si percepisce invece il forte rapporto che lega il Principe all allievo prediletto che poi sarà quello tradito a favore dell altro contendente studioso aristocratico, che sarà poi adottato legalmente. Ho trovato assai realistico anche nel film l incontro di Marco Orlando con Lucio Piccolo interpretato da un somigliantissimo Leopoldo Trieste, tanto nella parte che sembra proprio il poeta quando commentando le poesie del giovane, dice: Non c è ombra, non c è mistero, non c è follia, ecco, nelle sue poesie. La poesia è un messaggio in bottiglia. Noi siciliani abbiamo talmente pu-

9 L uomo con la macchina da presa psicoanalitica 229 dore di esistere che preferiamo tacere. Quando rompiamo questo silenzio deve esserci qualcosa da dire... E il Marco del film, deluso, lo lascia solo mentre pontifica e se ne va a fare un bagno in mare! R.A.: Io ho amato molto Lucio Piccolo Lo considero il poeta che meglio abbia interpretato Palermo. Intorno ai diciotto anni ebbi una vera infatuazione intellettuale per lui, tanto che mi ero messo in testa di fare un film sul poeta. A.C.: Infatti nel Suo libro Diario senza date o della delazione si parla a lungo del cugino di Lampedusa, e mi ricordo la descrizione letteraria fattane da Giorgio Bassani nel 1954 che lo descriveva a San Pellegrino Terme (dove era accompagnato da Lampedusa) più che cinquantenne, distratto e timidissimo come un ragazzo, in attesa della presentazione di Montale. R.A.: Attraverso Piccolo conobbi Leonardo Sciascia che posso definire senz altro il mio maestro, il mio Lampedusa. Sciascia aveva la capacità straordinaria ed encomiabile di parlarti come se fossi sempre allo stesso suo livello, caratteristica che è appannaggio soltanto dei grandi, secondo me. Ricordo la sua mitezza d animo, la bravura della persona che riesce sempre a metterti sul tuo stesso piano, e ti può insegnare tutto A.C.: Le chiedo ora di parlarmi di Viaggio segreto che come film, il suo terzo e ultimo finora, è quello che mette in scena proprio uno psicoanalista. Ha avuto un forte effetto su di me la frase che dice Leo lo psicoanalista: Mentre i miei pazienti ricordano, io dimentico che è qualcosa che appartiene davvero alla vita personale e segreta dello psicoanalista, a uno dei suoi peccati capitali. Per questo mi basta soltanto pensare alla totalità con la quale il mio maestro Aldo Carotenuto si dedicava ai suoi pazienti, in un tentativo di annullarsi quasi nel suo lavo-

10 230 ro, dimenticando tutto le sue preoccupazioni personali. R.A.: Come saprà, questo film mi è stato ispirato dal libro di Josephine Hart, dal titolo Ricostruzioni. Lei è una scrittrice notevolissima, e sicuramente ricorderà un altro film tratto da un suo libro, Il danno per la regia di Louis Malle. Questa autrice è una donna che secondo me è stata a sua volta danneggiata chissà come, però ha trovato da ciò un ispirazione per la sua scrittura. A.C.: Sì, ricordo bene, anche, negli extra contenuti nel dvd del film, le parole che la Hart Le dedica di apprezzamento per la sua opera di trascrizione sullo schermo del romanzo.. R.A.: Dopo questo film sono stato molto sollecitato e invitato da psicoanalisti a parlarne, perché mi riconoscevano una descrizione veritiera del loro lavoro. Anche Massimo Fagioli che sebbene la vedesse a suo modo, e cioè come la crisi dello psicoanalista freudiano lo ha trovato bellissimo. A.C.: Le confesso che sono stato molto attratto dal Suo modo di connettere cinema, letteratura e psicoanalisi. Ho vissuto una forte commozione e un totale coinvolgimento quando nel film viene citato il poeta Yeats dal sacerdote interpretato da un magnifico Roberto Herlitzka, che ci ricorda che le intense passioni ci distruggono la vita, nello stesso tempo in cui ce ne svelano la plenitudine e la bellezza. Non vorrei fare interpretazioni eccessive ma mi sembra che con questo film è come se Lei chiudesse un discorso e risolvesse i conti con Suo padre e il complesso paterno il fim è infatti dedicato a Sua madre e alla memoria di Suo padre R.A.: Si tratta in realtà di una dedica complessa, perché rimanda proprio all ultima conversazione che ho avuto con mio padre e fa un po da specchio a quella che c è nel

11 L uomo con la macchina da presa psicoanalitica 231 film, tra Leo lo psicoanalista e il padre, un giudice che per salvare il futuro della figlia si addossa una colpa che non ha. Vede, io sono perfettamente d accordo con Bertolucci che di psicoanalisi e cinema se ne intende che dice che il cinema è una continua postilla meravigliosa, interminabile alla scena primaria. Noi registi abbiamo questo voyeurismo che rimanda alla famosa scena individuata da Freud. Da un lato infatti il mio film riguarda una storia familiare, dall altro è in fondo un film sul cinema. A.C.: È fantastico scoprire quanti strati sottili e delicati si celano dietro la magia del cinema, e del Suo cinema, in particolare. Ho trovato straordinaria anche la sorella dello psicoanalista interpretata dalla bellissima e lunare Valeria Solarino, (un ossimoro tra interpretazione e cognome che non mi dispiace) e la scelta di mettere in scena un vero regista, Kusturica, un artista passionale e di enorme talento, che interpreta il fidanzato pittore-scultore. E mi piace il suo personaggio che, esule, dice una battuta fondamentale sulla memoria e il suo contrario: L oblio è l unico modo per sopravvivere nel mio Paese. A proposito della sopravvivenza in un paese difficile, il discorso cade sulla città di Palermo, dove Roberto è nato e vissuto per tutto il tempo della Sua crescita artistica e dove torna spesso, con la sofferenza di chi vorrebbe trasformarla in un luogo migliore, e la delusione di chi si sente tradito da un amante adorata. Ricorda i tempi di Falcone e Borsellino e la realizzazione del suo film Diario senza date. Andò dice che dopo l assassinio dei due magistrati, la città di Palermo si era come stretta insieme per elaborare questo lutto. Anche in questo film, gli faccio notare, ha inserito uno psicoanalista e la sua paziente con questa ansia desiderio di andare via, di fuggire da Palermo A.C.: Il Suo uso della psicoanalisi mi sembra anche qui appropriato e amplificativo di un problema inconscio

12 232 che non è soltanto della città o della sua cultura ma anche di ogni singolo. Ma torniamo all affermazione di Bertolucci che insiste sul fatto che nel cinema c è sempre un ritorno alla scena primaria R.A.: Ecco, si tratta secondo me di riempire una scena dove noi non eravamo previsti essere presenti A.C.: Mi viene in mente che succede una cosa contemporanea in analisi e nel film: i genitori sono colpevoli e autori della scena primaria. Insomma anche se adoriamo l innamoramento, e cerchiamo disperatamente l amore da adulti, lo vediamo da piccoli come un crimine se a farlo sono i nostri genitori. In questo senso mi piace molto quello che Lei dice a proposito della Sua vocazione cinematografica R.A.: Sì. Posso confessare che il cinema per me è nato dal desiderio e dal crimine. Non ci sono altri temi, il resto sono piccoli corollari. Pensi infatti alla madre interpretata dalla Gerini nel film Viaggio segreto, così incauta da provocare un crimine A.C.: Infatti è proprio lei a provocare la figlia innocente, che teme che la madre voglia fare del male al padre, nella scenata di gelosia a cui i due fratelli assistono, con i genitori nudi, che hanno forse appena fatto l amore. E così la piccola uccide la madre con il fucile col quale giocavano nascostamente tra amici. Vogliamo precisare ora perché parla di crimine a proposito della passione cinematografica? Quando prima ha parlato di crimine ho pensato al film Peeping Tom, cioè la macchina da presa che uccide. Ma non mi sembra si tratti di questo. È forse una macchina che vuole scoprire, è qualcosa che ha a che vedere con Hitchcock? R.A.: Sì, penso che sia legato al fatto che con l occhio, con lo sguardo puoi scoprire i crimini, anche i crimini del

13 L uomo con la macchina da presa psicoanalitica 233 cuore. È quello che spesso ribadisco, forse a me stesso: mi interessa che la macchina da presa segua i movimenti del cuore. Per esempio nel Manoscritto del Principe la macchina da presa segue il labirinto di interni in cui ognuno cerca di acciuffare un immagine dell altro, ma entrambi se la consegnano in ritardo. L immagine che mi viene in mente della macchina da presa è simile allo scudo di Perseo, col quale l eroe si difende per sconfiggere lo sguardo di Medusa. L uso di questo scudo per me è la prima idea della macchina da presa. Affrontare qualcosa che non puoi affrontare, che sai che ti potrebbe uccidere, e allora questa idea di lustrare lo scudo e di farlo diventare riflettente e utilizzarlo come si utilizza in un carrello, in un dolly mi affascina: con questa visione indiretta il carrello arretra e finalmente lei, la Medusa, si vede. Questa è la potenza della macchina da presa. E l immagine è legata alla macchina da presa e a qualcosa che lei può scoprire, o il desiderio o il crimine. A.C.: Come nella Finestra sul cortile di Hitchcock R.A.: Ma pensiamo anche a M di Fritz Lang C è sempre insomma una componente legata allo sguardo, per sapere qualcosa che gli altri non sanno. A.C.: Potremmo dire allora cinematograficamente, ma anche psicoanaliticamente che la scena primaria è così: se non l abbiamo vista ce la immaginiamo, se non ce la immaginiamo, qualcuno ce la racconta e allora cominciamo a fantasticarci Parliamo ora del suo incontro con la psicoanalisi. R.A.: L incontro con Francesco Corrao era legato a un problema familiare A.C.: Mi piacerebbe citare quello che scrive nel suo libro Diario senza date o della delazione : La mia pena mi aveva fatto incontrare un giorno un uomo dedito alla

14 234 cura della psiche e immagino si tratti proprio di lui, vero? R.A.: Certamente. A.C.: Continuo a citare dal suo Diario: Ero difficile, non smussavo, il dolore mi trascinava con sé, per un lungo periodo sembrava che nulla avesse diritto all esistenza fuorché quel gorgo che toglie energia. Il mio dolore era una persona molto amata annientata da un indecifrabile buio. Volevo aiutarla. Lo incontravo per parlare di lei. Lo ascoltavo. La sua voce mi piacque tanto che la incapsulai in un nastro magnetico. Era un grand uomo e uno straordinario terapeuta. R.A.: È così, lo confermo. Fu proprio questo psicoanalista che mi rivelò il viscido ingombro della città malata che è Palermo, il terzo che ti cammina accanto, l indesiderato che a Palermo ti sta sempre addosso, pronto a derubarti delle meraviglie della vita: il ciclope panottico in cui si specchia miticamente l osservare e l essere osservati, la propria diffidenza e quella degli altri, la spia che liturgicamente tira le fila di una vita immobile, congelata dallo sguardo che si spalanca placato nel proprio orrore, senza agire, per puro gusto del ricatto, senza morale, per puro desiderio di ostruire il passaggio. A.C.: Nasce così il suo odio-amore per Palermo, la città natale, che nel suo diario cinematografico potrebbe giovarsi della definizione che da La Capria di Napoli : un posto che ti ferisce a morte o ti addormenta R.A.: Fu proprio Corrao a rivelarmi la costanza di un progetto nella malattia mortale della città, nel suo spreco. L ostruzionismo come unica vocazione e lungimiranza, come unica tela da tessere Per questo, lì, non era possibile resistere.

15 L uomo con la macchina da presa psicoanalitica 235 A.C.: Infatti Lei ha scritto: Sono nato e cresciuto in una città morta. Posso dire questa enormità perché una città Palermo, ad esempio ha comunque una sua possibilità di rimanere quello per cui è nata, cioè una dimora, anche quando fisicamente le cose che la compongono le case, le strade, l eco monumentale del suo passato, il bilancio tra ciò che potrebbe perdersi e il bagliore del futuro si sbriciolano come le ossa, la calce, il gesso. R.A.: Sa che qualcuno ha notato che nei miei film ci sono due costanti: la psicoanalisi e i cimiteri? Uno studente ha fatto una tesi notando appunto queste due coincidenze, da Diario senza date, al Manoscritto, e ancora in Sotto falso nome e poi in Viaggio segreto A.C.: Questo non fa che confermare la tesi di Hillman, che propugna che quando sogniamo ci rechiamo nel mondo dei morti, e se il film è un sogno realizzato dal regista, anche in questo non possono mancare cimiteri e psicoanalisi! Sono troppo indiscreto se Le chiedo se e con chi ha fatto l analisi? R.A.: Io non ho fatto l analisi o meglio, non ancora! A.C.: Eppure si direbbe di sì, basandosi sul grande interesse e la viva passione con cui ne parla da intellettuale e da regista R.A.: In realtà questa frequentazione con Corrao, e anche altre occasioni di confronto con esperti della psiche hanno sviluppato in me una sorta di alfabeto. Però devo confessare che una volta ho fatto una prova non con Corrao, perché c era un legame troppo amichevole A.C.: Si direbbe molto influenzato o attratto dal lato junghiano

16 236 R.A.: A me interessa molto il campo junghiano, che mi sembra fascinoso e a cui mi sento molto aperto A.C.: Forse il cinema per Lei (ma anche tutta la sua attività artistica) rappresenta il suo viaggio psicoanalitico. Mi sembra che quattro aspetti caratterizzino il Suo cinema: il desiderio, il segreto, l inconscio e il crimine. R.A.: A proposito dell analisi, lo sa che poi Orlando fece davvero un analisi con la Principessa, che cercava di curargli l omosessualità, cosa che viene appena accennata nel film, in una sola scena. A.C.: Oggi è davvero inconcepibile, dato che l omosessualità non è più considerata patologica. Ma erano tempi lontani, e anche la psicoanalisi è passata attraverso questo errore clinico e forse lo ha anche fomentato nell opinione comune, che è dura a morire, anche oggi. Come Le è venuta l idea per il film Sotto falso nome? R.A.: C è un romanzo di Moravia che mi aveva molto incuriosito, tutto ambientato a Capri, Avevo in mente una storia ambientata a Capri e poi con il mio sceneggiatore, Salvatore Marcarelli, che è bravissimo A.C.: Deve stimarlo molto, dato che tutti e tre i Suoi film sono stati scritti in collaborazione con lui R.A.: Ecco, lui ha fatto un analisi che definirei interminabile! A.C.: Secondo me, l analisi è interminabile in questo senso, che anche quando si è finito di recarsi dal proprio analista, il lavoro continua da soli, ma è in realtà sempre la coppia analitica che continua ad elaborare; non è un caso che spesso si continua a sognare il proprio terapeuta, anche dopo anni, facilmente fino alla fine della propria vita, anche se il proprio analista è morto, si continua a

17 L uomo con la macchina da presa psicoanalitica 237 portarlo con noi, in noi, come il nostro referente stabile dell inconscio. Ma torniamo a Marcarelli R.A.: Eravamo entrambi assistenti di Fellini per E la nave va e ci siamo conosciuti sul set. Poi lui ha deciso di non fare più il regista e di dedicarsi alla scrittura, Io sono rimasto invece un po schizofrenico, diviso tra scrittura e regia. Ho immaginato la storia di questo scrittore che trova la sua ubiquità nella sessualità, ha un incontro erotico con una sconosciuta che nota sulla barca, e poi si accorge che è la futura sposa del figliastro, alle nozze del quale si sta recando, a Capri, appunto. Gran seduttore, uomo di fascino, si trova imbrigliato in questa rete, dove ho inserito un mistero che li lega, in quanto lei è la figlia di un suo amico, morto, al quale lui ha sottratto il primo romanzo che gli dà il successo. A un certo punto mi sono recato perfino da Harold Pinter, che è stato mio amico, per chiedergli un parere A.C.: Ho visto infatti il ritratto filmico che gli ha dedicato, così penetrante e confidenziale, in cui si avverte la vostra amicizia, con Pinter che racconta storie della sua infanzia e della sua iniziazione letteraria, e l emozionante poesia che declama dedicata alla moglie Antonia Frazer R.A.: Avevo spedito la sceneggiatura scritta con Marcarelli a Pinter e lui, dopo averla letta, mi disse che la trovava bellissima e mi invitò a parlarne a Londra. Una volta da lui, mi rassicurò che non c era nulla da cambiare, soltanto mi consigliò di chiarire bene quale tipo di scrittore fosse il protagonista, insomma di immaginare proprio il tipo di romanzo che aveva scritto e quelli che scriveva. E aveva ragione. Così insieme a Marcarelli decidiamo di dare un identità precisa allo scrittore, e trovai un modello ideale in Romain Gary, un romanziere la cui vita e opera meriterebbero un film a parte. Questo scrittore ha vinto il Prix Goncourt per il libro La Promessa dell alba, ma poi lo ha vinto nuovamente sotto pseudonimo,

18 238 come Emile Ajar, che in francese vuol dire brace. Ha sposato Jean Seberg la protagonista di Bonjour tristesse di Otto Preminger e À bout de souffle di Godard che morirà suicida. Anche lui è morto suicida a 66 anni, descrivendo la sua morte in un ennesimo libro. E in questa faccenda di mistificazione c è la figura del nipote che viene istruito a recitare la parte dello scrittore secondo un copione stabilito da Gary, e ancora la ribellione di questo falso scrittore, che a un certo punto non rispetta più i patti e comincia a fare dichiarazioni non concordate; e ancora la cosa buffa della critica, che loda il finto autore accusando di vecchiume il vero autore. Sotto falso nome è un po ispirato a Gary. Era un uomo fascinosissimo, un teorizzatore del fatto di essere plurale, e che la sessualità e la scrittura sono gli unici metodi, il viatico verso l ambiguità. Ecco qui che ricompare l ossessione, un po mia e un po di Marcarelli verso il segreto, l ambiguità. A.C.: La storia della letteratura contemporanea è in effetti piena di storie simili. Anche Paul Auster, dopo il suo successo, ha confessato di aver lavorato come ghost writer per altri, per non parlare della vicenda tragica di Jerzy Kosinski, che ha scritto l indimenticabile Presenze, da cui è stato tratto Oltre il giardino di Hashby, ma poi ha compiuto l azione esecrabile di copiare da manoscritti inediti inviatigli da esordienti R.A.: Sì, conoscevo anche queste storie. Insomma il tutto ha contribuito alla realizzazione del film. In realtà poi quest opera ha ingenerato degli equivoci A.C.: C è anche l ambiguità, la scelta di un diverso finale, che si trova naturalmente solo del dvd R.A.: Ho cambiato infatti la conclusione del film al montaggio, perché ho capito che solo al montaggio riscrivi il film, mentre fino a quel momento ero occupato solo alla scrittura. Ho stranamente provocato la confusione

19 L uomo con la macchina da presa psicoanalitica 239 che lei potesse essere la figlia dello scrittore A.C.: Infatti io ho capito proprio così! Ma non è strabiliante ugualmente? R.A.: Certo! Nella mia intenzione lei è la figlia dell amico dello scrittore, ma non posso negare la lettura di chi ha visto in lei la figlia dello stesso, rimane insomma una ambiguità polanskiana, pensando a L inquilino del terzo piano A.C.: Trovo formidabili la scelta e l interpretazione di Daniel Auteuil R.A.: Appena mi si è chiarito il personaggio, non ho avuto dubbi, lui abita questa storia da sempre, lo avevo visto nel film Un cuore in inverno di Claude Sautet, un regista che ho frequentato nell ultimo periodo della sua vita, un regista immenso! Grazie a Sautet ebbi anche la fortuna, la coincidenza di incontrare Michel Bouquet, il protagonista del Manoscritto del Principe. Mi spiace che Sotto falso nome non sia stato molto capito. I critici in realtà non sanno dove collocarmi, pur riconoscendo che sono un regista colto, ma si sono domandati su Falso nome che film è? Francese, italiano, genere psicologico, un noir? Sicuramente è stato un film disturbante come disturbante è stato Viaggio segreto. Deve sapere che catalizzo una certa quantità di maniaci, che mi scrivono, a volte anche lettere preoccupanti, per esempio quello che ha sconvolto molto in Viaggio segreto è il tema dell incesto, che nel libro della Hart veniva evocato molto più in primo piano, e invece nel mio film è più sul piano simbolico A.C.: Ma il film parla soprattutto, secondo il mio parere, di una rinuncia straziante, di un padre che rinuncia per sempre ai figli pur di salvare la vita e l integrità psichica della figlia, inconsapevole assassina della madre. Un

20 240 sacrificio assurdo, ma scelto in mezzo a due mali insanabili, la probabile follia o destabilizzazione della bambina da grande e il silenzio, l assenza, la perdita del padre che si addossa la colpa e anche un odio immeritato da parte della figlia; il padre sceglie di immolarsi, prevedendo che la sua scelta lo renderà inviso per sempre alla figlia, ma preferisce così invece di una sicura, futura follia o un infernale senso di colpa incurabile della donna. Non a caso, credo, il figlio è quasi obbligato a scegliere un mestiere fatto di ascolto e cura, che cerca di dimenticare la tragedia originaria analizzando la memoria degli altri. R.A.: C è secondo me nel film una dimensione che non è raccontabile verbalmente. A.C.: È merito della psicoanalisi averci fatto capire che determinati aspetti devianti o tabù, come una volta era per l omosessualità e come ancora giustamente è per l incesto non hanno bisogno di essere agiti per esistere a livello simbolico nell amicizia tra uomini o fra donne è sempre presente una componente omosessuale ma spesso simbolica, senza necessità o desiderio di essere agìta. Così l atteggiamento incestuoso può essere un modo per capire e leggere alcuni rapporti tra genitori e figli, tra fratelli, e magari per curarli, non soltanto per deriderli o criminalizzarli, sempre che si mantengano su piani simbolici e non reali. Due fratelli che si vogliono bene naturalmente sviluppano aspetti che possono apparire incestuosi, ma sono spesso soltanto l espressione di un forte legame di sangue, di amicizia, di complicità e poi l incesto è già meritevole di attenzione quando assume aspetti simbolici, ed essere quindi forzatamente riparatorio e protettivo, come nel caso dei due fratelli del suo film Viaggio Segreto. Potrei sapere che rapporto ha con il mondo dei sogni? R.A.: Abbastanza complesso, perché per un certo numero di anni non ho fatto nulla per cercare di ricordar-

21 L uomo con la macchina da presa psicoanalitica 241 li. Da un po di tempo invece si è riattivato un rapporto molto proficuo. E credo anche che abbia influenza sui miei nuovi progetti, con quello che voglio realizzare adesso. Ora che ci penso, recentemente ho messo in scena a Napoli un testo di Anna Maria Ortese, tratto da Il mare non bagna Napoli, in uno spazio molto particolare e la costruzione è venuta fuori proprio da un sogno. A.C.: Che cosa aveva sognato? R.A.: Persone sconosciute, come fossero in attesa con la valigia, e un luogo che io identifico a Palermo, dove c era il mercato ortofrutticolo, legato per me alla mia infanzia, dove mi sono recato due, tre volte, e mi fece molta impressione, perché vi regnava un ordine con caos e tra queste persone c erano anche dei volti familiari e di amici, tutti con la stessa posizione, di attesa, con la valigia e in questa istallazione che ho fatto c era un posto sempre bagnato, e ho mostrato Napoli con 100 persone in scena e poi c erano gli artisti, la Bonaiuto che interpretava la Ortese, c era un autobus Io ho preso dal romanzo un pezzo in cui lei commenta Napoli dal finestrino dell autobus, e dice che Napoli è una città morta e si anima da questa parola la sospensione in cui versa Napoli, tra il vivo e il morto, che secondo me è il carattere del Sud. Allora con il mio consueto scenografo, lo definirei il mio complice, abbiamo ideato uno scenario con delle isole, come fossero delle piscine, e tutti i personaggi erano installati, come quadri, in queste piscine. Per esempio c era un salotto e ancora un bigliardino, un gruppo con i bagagli, una era mia madre con le valigie Insomma il teatro ti consente di attuare una sintesi assoluta, mentre il cinema questo lo dice Bertolucci deve desiderare il pubblico. Infatti Bernardo ha proprio ragione quando dice che non ci si può lamentare perchè la gente non va più al cinema, se i film sono fatti senza desiderio. Invece secondo me il teatro ha una capacità visionaria diversa, ha un rapporto davvero immediato con la morte,

22 242 è il luogo per me dove ritorna la morte, e quindi in definitiva fai sempre un dialogo fra i vivi e i morti, a teatro. Per tornare al sogno: mi ha dato proprio la struttura, l edificio di questo spettacolo! A.C.: Nel Suo film-documento dedicato a Robert Wilson ho notato un forte interesse per la psicopatologia professionale di questo formidabile regista-attore, con la Sua macchina da presa che si addentra negli aspetti malati che attraggono l artista. R.A.: Wilson da giovane aveva seri problemi di linguaggio e deambulazione e la Bird-Hoffman è la terapeuta che lo ha aiutato a guarire. Pensi che Bob ha iniziato come terapeuta di malati terminali! Infatti nel mio film dice: sono una persona cieca, sorda e muta quelle che mi hanno insegnato a vedere, ad ascoltare e parlare! A.C.: L esperienza della regia teatrale ed operistica fanno di Lei un professionista completo, un vero uomo europeo, con un respiro internazionale, di cui sono prova le Sue realizzazioni artistiche e sono sicuro che questa ubiquità, intercambiabilità, questa elasticità, giovino a qualunque impresa che voglia affrontare R.A.: Nel mondo italiano c è una grande difficoltà: chi fa cinema non ha rapporti col teatro. Oggi forse gli attori italiani lo capiscono, ma in Inghilterra, in America, non c è grande attore che non faccia del teatro. Forse il problema risiede anche nel fatto che l italiano è una lingua letteraria, invece l inglese shakespeariano è quello che si parla negli autobus, la distanza tra Shakespeare e Pinter è minima Pirandello è difficile, e Alfieri ancora di più Se ci pensa in Italia solo Visconti e Zeffirelli hanno avuto grandi frequentazioni teatrali, ma in Italia credo che soltanto Mario Martone e io lo facciamo, e si sta convincendo anche Marco Tullio Giordana. Francesco Rosi invece soffre quando fa teatro, si capisce che lo fa in attesa di

23 L uomo con la macchina da presa psicoanalitica 243 fare un film invece per me, che sono nato artisticamente schizofrenico e penso che il cinema sia una forma di vita, si confonde davvero in un modo perverso con la vita. A.C.: Io penso la stessa cosa di chi non conosce l ipnosi o non sa interpretare i sogni e fa lo psicoanalista, perché è uno psicoanalista a metà. Ma penso anche che sia ora di liberare la mia delicata preda dopo tre ore e mezzo di piacevolissima conversazione. Andò mi ha raccontato molte altre gustose storie di cinema e teatro che non possono rientrare in questa ricerca specifica e mi sono rassegnato, a malincuore, a eliminarle, conservandole però preziosamente nel ricordo. Ho apprezzato la solida cultura e soprattutto la passione cinematografica e teatrale di quest uomo che riconosce di essere stato da giovane un lettore precoce e furioso. Gli chiedo in prestito, allora, per congedarmi da Lui, e ora dai Lettori, un aforisma delizioso, tratto dal suo video su Bob Wilson: Non possiamo mai dare inizio a qualcosa, non possiamo mai finire qualcosa, perché tutto è parte di un unica cosa. Post-scriptum ad uso (non esclusivo) degli addetti ai lavori. Nelle settimane seguenti questo colloquio mi sono messo all opera per trascrivere l intervista. Appena terminato, incontro delle farfalle di sincronicità amica. Una prima volta a Siena, dove mi reco per il debutto di un opera musicale sulla vita di Anaïs Nin creata da Louis Andriessen: mi incuriosisce, in piazza del Palio, una mostra del pittore Bruno Caruso (!) di soli ritratti, e trovo quadri raffiguranti il Principe di Lampedusa, Lucio Piccolo, Leonardo Sciascia, il giudice Cesare Terranova, tutti personaggi di cui abbiamo parlato con Andò. Pochi giorni dopo, in una lunga notte di scrittura, nel concedermi una pausa di televisione, incappo in un documentario girato sulla figura dell artista Letizia Battaglia, l editrice siciliana del libro scritto dal Nostro regista sullo

24 244 psicoanalista Corrao, citato nel nostro colloquio. Infine, ritrovo come per incanto, dopo averlo cercato disperatamente per settimane, in una valigia dove si era nascosto, il libro di Francesco Orlando, l ultimo, La doppia seduzione, che mi era giunto per posta inviatomi da un amico carissimo, appena uscito, e poco tempo prima che sapessi della possibilità di intervistare l uomo con la macchina da presa psicoanalitica. Tre soffici battiti d ala incoraggianti per arrivare felici in stampa. Abstract Conversazione con il Regista Roberto Andò. L uomo con la macchina da presa psicoanalitica Nel colloquio con il regista Roberto Andò l intervistatore prosegue la sua ricerca sulle radici psicoanalitiche del cinema italiano d autore. Sebbene l artista abbia realizzato finora soltanto tre film (ma moltissime regie teatrali e operistiche), la sua figura è di grande rilievo, in quanto ognuno dei tre film contiene richiami, ispirazioni e contatti con l inconscio. Nell opera Viaggio segreto il protagonista è proprio uno psicoanalista, e questa scelta provoca un insieme di riflessioni profonde e veritiere sul mestiere del terapeuta. Ne Il Manoscritto del Principe viene svelata una storia di intrecci sentimentali ed emotivi, sospesi tra vita e letteratura, con la rievocazione dell autore del Gattopardo, la moglie psicoanalista Alexandra Wolff, e il più importante studioso italiano di letteratura e psicoanalisi, Francesco Orlando, recentemente scomparso. In Sotto falso nome è sottesa una ricerca sul mistero, l ambiguità, e i crimini del cuore che coinvolgono uno scrittore, che imbastisce una relazione amorosa con la moglie del figliastro, che potrebbe anche essere sua figlia, ma anche l erede di un amico morto, la cui storia è all origine del suo successo. Conversatore amabile e generoso di notizie, questo colto intellettuale palermitano, ma vero uomo europeo, si racconta qui soprattutto per la sua passione per cinema e inconscio.

25 L uomo con la macchina da presa psicoanalitica 245 Parole chiave: cinema e psicoanalisi radici psicoanalitiche cinema italiano d autore Conversation with Film Director Roberto Andò. The Man with the Psychoanalytical Cine-Camera In this interview with film director Andò, continues his research on the psychoanalytical roots of classical Italian cinema. Although Andò has up to the present directed only three films (but many theatrical and opera productions), his stature is already considerable in our context, in that each of those films contains references, inspiration and contact with the unconscious. In Viaggio segreto, the leading character is in fact a psychoanalyst, and this choice results in a number of deep and veracious reflections on the profession of therapist. Il Manoscritto del Principe, recounts a story of sentimental and emotional intrigue, suspended between life and literature, with an evocation of the author of Il Gattopardo, his psychoanalyst wife, Alexandra Wolff, and the most important Italian expert of literature and psychoanalysis, the recently deceased Francesco Orlando. In Sotto falso nome, the theme is the mystery, the ambiguity and the crimes of passion which involve a writer, who plans a relationship with the wife of his stepson, who could also be his daughter, as well as the heir of a dead friend whose story is the inspiration responsible for his success. A pleasant conversationalist, generous of information, this refined intellectual of Palermo, who is at the same time a true European, reveals here above all his passion for cinema and the unconscious. Keywords: cinema and psychoanalysis psychoanalytical roots of classical Italian cinema : per le note bio-bibliografiche e professionali vedi all articolo I Nove peccati capitali degli psicoanalisti in questo numero del Giornale Storico.

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