Come nasce un colore? Dalla luce che colpisce l'ogge/o osservato, fondamentalmente. La luce come la si intende solitamente è bianca, in quanto
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- Erica Pisano
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1 Come nasce un colore? Dalla luce che colpisce l'ogge/o osservato, fondamentalmente. La luce come la si intende solitamente è bianca, in quanto composta da tu/e le frequenze dello spe/ro visibile. La luce è un onda ele/romagne?ca che viaggia nel vuoto alla velocità di trecentomila Km/s La luce si riferisce alla porzione dello spe/ro ele/romagne?co visibile percepibile dall occhio umano ed è approssima?vamente compresa tra i i 400 e 700 nm di lunghezza d onda.
2 Come fa l'occhio umano a percepire i colori? L'occhio umano è composto da varie par? La luce, res?tuita filtrata dall'ogge/o che s?amo osservando, va a colpire il cristallino, che è una lente (si, come quella della macchina fotografica) che concentra e gira l'immagine, che così verrà proie/ata sulla re?na, situata sul fondo oculare. La re?na è composta da milioni di rice/ori, chiama? CONI e BASTONCELLI.
3 I coni si occupano della percezione del colore: ne esistono di tre?pi, specializza? nella ricezione del verde, del rosso e del blu, e in tu/o sono circa 6 milioni per occhio e sono situa? al centro della re?na. I bastoncelli invece sono più abili nelle situazioni in movimento, ma anche quando c'è una scarsa luminosità diffusa: sono nelle zone periferiche della re?na. Oltre i coni e i bastoncelli, abbiamo i rice/ori del nervo owco, che avrà poi il compito di portare il segnale ricevuto dai coni fino al cervello, dove poi verrà girato e trado/o in quella che è la nostra visione finale.
4 Il funzionamento di una fotocamera reflex è molto simile a quello dell occhio umano. Nell occhio umano l iride funge da diaframma aprendo e chiudendo la pupilla che ne decide il passaggio di luce, ed infine l immagine viene trasmessa alla re?na.
5 In una fotocamera reflex come possiamo vedere la luce entra dall obiewvo (punto 1) ed a/raversa il diaframma (punto 2). Il diaframma è il componente che perme/e di decidere la quan?tà di luce entrante nell obiewvo, formato da alcune lamelle che si aprono e chiudono. Gli step di apertura del diaframma si chiamano stop o numeri f, ed ogni step è calcolato per raddoppiare o dimezzare la quan?tà di luce entrante.
6 Come possiamo vedere nell esempio sopra riportato, se un diaframma f2,8 fa passare il 100% di luce, un diaframma f4 ne fa passare la metà La sequenza dei valori di numeri f è una progressione geometrica di ragione radice di 2 standardizzata nel 1905 ai valori: f/1 f/1,4 f/2 f/2,8 f/4 f/5,6 f/8 f/11 f/16 f/22 f/32 f/ 45 f/64.
7 Dopo esser passata dal diaframma, la luce raggiunge il gruppo owco (punto 3) fino ad arrivare allo specchio (punto 4). Lo specchio è un disposi?vo meccanico che si alza quando si preme completamente il pulsante di sca/o, e perme/e anche di avere una maggior protezione del sensore che non viene esposto dire/amente finché non si sca/a.
8 La luce riflessa dallo specchio finisce nel penta specchio o penta prisma (punto 5) che perme/e la visione dell immagine dire/amente nel mirino owco. Quando si preme leggermente il pulsante di sca/o (a metà corsa), viene awvato il motore di autofocus dell obiewvo (se presente). L'autofocus (o AF) è un automa?smo che applicato ai sistemi owci (?picamente, obiewvi fotografici) perme/e di o/enere automa?camente la messa a fuoco su un sogge/o. I sistemi di autofocus semplici si basano su un singolo sensore di messa a fuoco. Quelli avanza?, invece, consistono in un gruppo di sensori.
9 Se il nostro obiewvo non è dotato di autofocus interno, se disponibile nella fotocamera, viene usato il motore autofocus interno del corpo macchina che, u?lizzando il riflesso dello specchio, me/e a fuoco l immagine automa?camente (punto 6) rendendo qualsiasi obiewvo dotato di autofocus.
10 Dopodiché, premendo completamente il pulsante di sca/o, lo specchio si alza e l o/uratore ( punto 8 ) si apre per il tempo impostato nelle modalità di sca/o, lasciando che la luce colpisca dire/amente il sensore (punto 7) che andrà a salvare l immagine nella memory card. Nelle fotocamere compa/e e nelle bridge, al contrario delle entry level (reflex) non è presente lo specchio, ed il mirino (dove presente) è di?po ele/ronico.
11 Il sensore ha il compito di ricevere la luce ed è diviso in tan?ssimi quadra?ni (fotosi?) che ricevono i fotoni e li convertono in un valore numerico, quest ul?mo sarà le/o da un chip è trasformato in immagini. Il sensore da solo non ha capacità di discriminare i colori, cioè esso è equivalente ad una pellicola in bianco e nero e quindi, per o/enere immagini a colori viene ricoperto con una scacchiera di filtri colora? che prende il nome di matrice di Bayer (spesso indicata con l'acronimo CFA derivante dal termine inglese Color Filter Array) che serve a des?nare il colore di ogni fotosito tra i tre colori disponibili: verde, rosso, blu. Il numero dei quadra?ni verdi è doppio rispe/o agli altri, perché il nostro occhio è più sensibile a questo colore.
12 A differenza del metodo fotografico tradizionale, che prevede la ca/ura di luce e colori da parte di un emulsione chimica stesa su una pellicola, le fotocamere digitali (ma anche le videocamere) u?lizzano un par?colare disposi?vo ele/ronico denominato sensore d immagine, che nella stragrande maggioranza dei casi è proprio il sensore CCD o CMOS. Ques? sensori di forma quadrata o re/angolare e di dimensioni che raramente superano 1 o 2 cen?metri di lato, sono forma? da cen?naia di migliaia o addiri/ura milioni di microscopici componen? sensibili alla luce. Durante l effe/uazione di una ripresa, la luce che colpisce ogni microcomponente del sensore viene trasformata in energia; ad una maggiore intensità luminosa corrisponde una più alta carica emessa dal componente.
13 In seguito, l insieme dell energia emessa da ogni singolo componente del sensore viene trasferita in un circuito che si occupa di misurare le singole le/ure, conver?rle in una serie di numeri e in seguito memorizzarli. Ques? numeri verranno poi usa? dal computer per trasformarli in un immagine da mostrare sullo schermo del monitor o da inviare ad una stampante per la stampa della foto digitale su carta. Ogni immagine digitale è composta a sua volta da un numero di piccolissimi quadra?ni (o più raramente re/angolini) che formano la fotografia vera e propria. I quadra?ni in ques?one sono denomina? elemen? dell immagine o, nei termini tecnici normalmente in uso, pixel.
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