Normativa sismica. 3.1 Evoluzione della normativa sismica

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1 3 Normativa sismica Evoluzione della normativa sismica I primi provvedimenti legislativi risalgono al 1917, allorché con D.L. Lgt. n. 1399/ 1917 fu approvato il T.U. delle leggi emanate in conseguenza del terremoto che aveva distrutto nel dicembre 1908 le città di Messina e Reggio Calabria (Fig. 5.14), che, parimenti al successivo R.D.L n. 11/1933 recante «Nuovi provvedimenti in materia di terremoti» con riferimento anche ai terremoti del maggio 1914 (Avezzano), dell agosto 1926 (Italia centrale) e del marzo 1930 (Irpinia), contemplava l ammontare e le forme di contributi «per i lavori di riparazione, ricostruzione o nuova costruzione» a favore dei Comuni colpiti dai citati eventi sismici. Le località di appartenenza di questi ultimi erano state classificate in 1 a e 2 a categoria, in rapporto alla portata dei loro effetti distruttivi, a mezzo di elenchi disposti con decreti dell allora Ministero per i lavori pubblici, di concerto con quello degli Interni, sentito il Consiglio superiore dei ll. pp. Con regio decreto legge n. 2105/1937, sostitutivo dei precedenti R.D.L. n.ri 640 e 1445 del 1935, furono emanate «Norme tecniche di edilizia con particolari prescrizioni per le località colpite dai terremoti» disciplinanti nelle disposizioni generali (artt. 7-60) le nuove costruzioni (parte I), le ricostruzioni (parte II), le riparazioni organiche (parte III) e le sanzioni-azioni-procedimenti (parte IV) degli interventi ricadenti nelle località classificate sismiche, con specificazione delle norme da applicarsi per i Comuni appartenenti alla 1 a o alla 2 a categoria, oltre alle «Norme tecniche di buona costruzione» per tutti i Comuni «non colpiti da terremoti» (artt. 3-6 del R.D.L.). Le vecchie norme del R.D.L. in parola n. 2105/1937 contenevano sia alcune disposizioni con riflesso sull organizzazione urbanistica dell edificato, che disposizioni di natura edilizia per le nuove costruzioni e per gli interventi su quelli esistenti, improntate, essenzialmente, a criteri di carattere empirico per il dimensionamento geometrico per le strutture in muratura, ed ai sistemi intelaiati da proporzionarsi in modo da resistere a sollecitazioni di compressione, trazione, flessione e taglio derivanti sia da carichi verticali che orizzontali; tali disposizioni erano entrambe specificate per le due categorie sismiche previste per i vari Comuni classificati a rischio di terremoti, individuate nell elenco riportato all art. 61 del R.D.L. n. 2105/1937, convertito con legge n. 710/1938, modificata con la successiva legge n. 1393/1940. In seguito intervennero tutta una serie di decreti ministeriali che estendevano i benefici e le provvidenze a favore di altri Comuni, in occasione di nuovi terremoti, senza che ciò significasse una riclassificazione sismica dei Comuni italiani, tant è che, ad esempio, con il D.M per la Provincia di Ascoli Piceno venivano compresi nell elenco dei Comuni ammessi ai benefici previsti per quelli colpiti dal terremoto del 3 ottobre 1943, ben 58 Comuni ascolani, mentre per tale Provincia non

2 Parte Prima - Inquadramento della normativa per le costruzioni 104 compariva alcuna località sismica tra quelle individuate dal sopra richiamato regio decreto legge n. 2105/1937, a dimostrazione che ancora all epoca la sismicità dei territori comunali veniva stabilita solo a posteriori, una volta constatati i danni dei terremoti sopravvenuti. Una nuova disciplina organica, sostitutiva della precedente legge n. 710/1938, di conversione con modificazioni del Regio decreto legge n. 2105/1937 fu istituita solo 25 anni dopo, con la legge n. 1684/1962, recante «Provvedimenti per l edilizia, con particolari prescrizioni per le zone sismiche». Tale legge, poi abrogata dalla legge n. 64/1974, conteneva sia disposizioni generali applicabili in tutti i Comuni del territorio nazionale (Titolo I nel testo integrato dalla successiva legge n. 1224/1964), sia «Norme per le località sismiche di prima e seconda categoria» (Titolo II), con la precisazione che le disposizioni generali riguardavano sia le «costruzioni di edilizia ordinaria» (da intendersi, secondo apposita circolare dell allora Ministero LL.PP.: «oltre alle case di abitazioni, le costruzioni destinate, in genere, ad ospitare, non necessariamente in modo continuativo, comunità di persone, come uffici pubblici, scuole, ospedali, etc.) che quelle «speciali» (ponti, viadotti e costruzioni con prevalente sviluppo verticale), solo se queste ultime non fossero state disciplinate da apposite leggi. Dalle disposizioni generali predette emerge la cultura, prevalente all epoca, del modo d intendere la sicurezza dell edificato, consistente nella convinzione che essa poteva essere perseguita con una serie di regole edilizie e con l osservanza delle classiche «buone regole dell arte del costruire», riservando i metodi costruttivi antisismici, da intendersi come aggiuntivi, alle sole località dichiarate sismiche esclusivamente sulla base di terremoti più o meno distruttivi pregressi o sopraggiunti, a livello locale. Si riteneva pertanto sufficiente, a fini preventivi, il conseguimento della sicurezza per le altre località attraverso le sole regole del buon costruire, prescindendosi, quindi, dall evenienza di nuovi terremoti per queste ultime, secondo l inattendibile presupposto che la sismicità dei luoghi fosse deducibile soltanto dalla storia sismica locale. Con la legge n. 64/1974 la normativa antisismica muta qualitativamente in modo essenziale. Essa è rimasta tuttora in vigore in quanto letteralmente recepita dal T.U. per l edilizia (D.P.R. n. 380/2001 modificato e integrato dal D.Lgs n. 301/2002), relativamente alle norme tecniche edilizie (Parte II), mentre nel frattempo si sono profondamente evolute le relative norme applicative della legge. Le norme, di livello nazionale, intervenute dopo il 1974 e prima dell Ordinanza P.C.M. n. 3724/2003 hanno riguardato le norme tecniche applicative emanate con decreti ministeriali (D.M , modificato dal D.M , modificato, a sua volta, dal D.M , dal D.M , dal D.M e da ultimo dal D.M , a sua volta modificato dal D.M ; nonché i D.M , D.M , DM , D.M ), e una serie di Circolari ministeriali dell ex Ministero Lavori Pubblici, (n del ; n dell ; n /1988, n. 156 aa.gg./stc del , n. 65/AA.GG. del ,

3 Ordin. P.C.M. n del ); mentre altri decreti ministeriali applicativi hanno riguardato le opere di sostegno delle terre e quelle in fondazione (D.M , circolari n.ri e 218/34/3 del e del Nelle norme del periodo va compresa la legge n. 219/1981, che, sebbene emessa a seguito del terremoto dell Irpinia e Basilicata del novembre 1980, previde, all art. 10, «istruzioni tecniche per la riparazione e il consolidamento degli edifici», seguita parimenti da circolari, tra cui, la n del 30 luglio 1981, inerente la normativa tecnica per la riparazione ed il rafforzamento degli edifici danneggiati dal sisma. Nel 2003, dopo studi e approfondimenti in materia di rischio sismico da parte del Consiglio Superiore del lavori pubblici e del Dipartimento della protezione civile, interviene la nuova normativa costitituita dall Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n Normativa sismica dell Ordinanza n. 3274/2003 L Ordinanza P.C.M. n. 3274/2003 e successive integrazioni e modificazioni si differenzia dai precedenti decreti attuativi della tuttora vigente legge sismica n. 64/1974 (ripresa dal T.U. per l edilizia, Parte II), non solo per alcuni specifici aspetti normativi, bensì per l influenza che il rinnovato contesto legislativo di riforma, di decentramento e di esemplificazione delle attribuzioni della pubblica amministrazione (a partire dalla legge n. 59/1997), improntata al principio di sussidiarietà, ha prodotto sull impostazione di tale provvedimento. È perciò opportuno esaminare l Ordinanza sotto questo aspetto anche per capire le modalità con cui si è proceduto alla sua emanazione, alla sua successiva integrazione e alle ragioni del rinvio pluriennale della sua attenzione. Secondo l articolo 83 del T.U. per l edilizia, la potestà normativa in materia sismica dello Stato e delle Regioni muta sostanzialmente, in quanto allo Stato spetta l emanazione delle norme tecniche e dei relativi aggiornamenti per le costruzioni in zone sismiche e la definizione dei criteri generali per l individuazione delle zone sismiche e dei relativi valori differenziati da prendere a base per la determinazione sismica, da emanare con decreti del Ministro delle infrastrutture ed i trasporti, di concerto con il Ministro degli interni, sentiti il Consiglio nazionale dei LL.PP., il Consiglio nazionale delle ricerche e la Conferenza unificata (ossia la Conferenza Stato-Regioni riunita congiuntamente con la Conferenza Stato-Città ed autonomie locali ex D.Lgs. n. 281/1997). Alle Regioni competono: la classificazione delle zone e dei Comuni sismici, sulla base (evidentemente) dei citati criteri generali fissati dalla Stato, l aggiornamento degli elenchi di tali zone da classificarsi a rischio sismico, nonché l attribuzione ad esse degli eventuali nuovi gradi di sismicità. Ciò in piena conformità con il disposto del D.Lgs. n. 112/1998, che contempla tra le materie mantenute allo Stato, solo la predisposizione della normativa tecnica nazionale per le opere in cemento armato e in acciaio e le costruzioni in zona sismica (art. 54, co. 1, lett. c) e la fissazione dei criteri generali per l individuazione delle zone sismiche (art. 93, co. 1, lett. g).

4 Parte Prima - Inquadramento della normativa per le costruzioni Classificazione sismica In applicazione del sopracitato articolo 83, nel marzo 2003, è stata emanata l Ordinanza P.C.M. n del 20/3/2003 (modificata e integrata da altri provvedimenti, tra cui, da ultimo, l O.P.C.M. n. 3431/2005) disciplinante i Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica per il territorio nazionale, riportati all allegato I di tale Ordinanza, in uno con l individuazione, formazione e aggiornamento degli elenchi delle zone sismiche (con validità in via provvisoria, nelle more dei provvedimenti di competenza delle Regioni), e le nuove norme tecniche contenute negli annessi Allegati 1. Per comprendere la portata di simili criteri occorre soffermarsi sulle considerazioni svolte nella premessa alla proposta di riclassificazione elaborata dal Dipartimento della Protezione Civile. Secondo tale premessa, scopo della classificazione sismica è quello di definire, tramite la suddivisione in zone omogenee del territorio nazionale, le azioni sismiche di progetto che portino ad una sostanziale uniformità sia nei riguardi del livello di danno accettabile per sismi di modesta severità (con ricorrenza di circa 70 anni), sia nei riguardi della sicurezza nei confronti di eventi di eccezionale severità (con ricorrenza superiore ai 500 anni), che possono mettere a rischio la pubblica incolumità, esplicitando, in tale modo, la filosofia della duplice verifica al danno e al collasso, implicitamente presente nella normativa sismica italiana. La pericolosità sismica dei vari siti (scaturente sia dalla probabilità dell evento, sia dall intensità del terremoto, sia dalla vulnerabilità strutturale dell edificato) essendo molto diversa e variabile nei territori delle varie Regioni, comporta la necessità di disporre di una normativa generale quanto più possibile omogenea ed efficacemente applicabile, ancorata ai concetti di rischio sismico medio accettabile e di costanza del valore di tale rischio su tutto il territorio nazionale, escludendosi, comunque, la previsione di un rischio sismico nullo. La variabilità del rischio sismico rende però di difficile applicazione il concetto di costanza dello stesso per l intero territorio nazionale, per cui si è preferito surrogare tale concetto con l altro del rischio sismico accettabile, ossia prevedendo un livello di rischio inferiore ad un valore massimo prefissato. Il progresso nel campo scientifico e nell elaborazione dei dati sui terremoti sta rendendo più aderente alla reale sismicità la zonazione sismica del territorio nazionale, secondo una duplice classificazione, da utilizzare, per le verifiche finalizzate al contenimento dei danni, l una relativa al collasso e l altra relativa al danneggiamento delle strutture degli edifici. Da tale impostazione è scaturita la suddivisione del territorio nazionale in 4 zone, con individuazione sia di quelle riferite ai terremoti di eccezionale intensità, ai fini 1 A. Monaco - R. Monaco, Urbanistica e rischio sismico, Sistemi Editoriali, 2005.

5 delle verifiche al collasso, sia di quelle riferite ai terremoti più frequenti di media intensità, ai fini delle verifiche dei possibili danni. Di conseguenza le Regioni, nell ambito delle nuove competenze in materia, dovranno determinare, in sede di classificazione sismica dei propri Comuni, la loro appartenenza alle quattro zone previste, sia ai fini del collasso che ai fini del danno, ben potendo effettuare autonomamente proprie analisi e valutazioni in rapporto alle caratteristiche geotettoniche del territorio regionale e alla storia sismica locale, ove s intenda perseguire un grado maggiore di sicurezza antisismica rispetto a quella minima inderogabile, garantita dai principi generali posti a base dei criteri della normativa nazionale, oltre a perseguire una più efficace ed aderente valutazione della sismicità per i Comuni di grande estensione attraverso la microzonizzazione. I criteri generali contenuti in tale proposta possono così sintetizzarsi: garantire lo stesso livello di sicurezza per le costruzioni rispetto allo stato limite ultimo di collasso e allo stato limite di danno; basare la classificazione sulla base della pericolosità; prevedere, per ciascuno dei due predetti stati limiti, quattro zone sismiche di Categoria 1, 2, 3 e 4 in rapporto all intensità sismica di riferimento, definita in termini di accelerazione di picco rapportata al suolo di riferimento ; un determinato luogo può appartenere a due categorie sismiche diverse, ai fini della pericolosità, in relazione alla classificazione rispetto al danno ed al collasso; per l individuazione dell appartenenza di un sito ad una delle 4 zone sismiche relative allo stato limite di danno ci si può basare sul punto della curva di pericolosità avente una probabilità di superamento del 50% in 50 anni corrispondente ad un periodo medio di ritorno di 72 anni nell ipotesi di eventi poissoniani, garantendo che l accelerazione di picco di progetto sia non inferiore a quella connessa con la probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, corrispondente ad un periodo medio di ritorno di 475 anni nell ipotesi di eventi poissoniani ; l accelerazione da assumere come riferimento per la classificazione è quella con periodo medio di ritorno di 475 anni; la zonazione sismica riguarda di norma l estensione dei territori comunali, che, se eccessiva, comporterà l eventuale necessità della loro divisione in microzone; la pericolosità sismica deve scaturire da dati aggiornati sulle sorgenti sismogenetiche anche esterne ai confini regionali, garantendo continuità nella classificazione da parte delle Regioni confinanti, con particolare attenzione ai casi in cui si possono avere per Comuni limitrofi scarti di classificazione di più classi sismiche. 107

6 108 Secondo la predetta proposta le 4 accelerazioni convenzionali di picco del terreno e di quelle cui ancorare lo spettro di risposta, caratterizzanti le 4 zone, sono rispettivamente: a) per lo stato limite di danno accelerazione categoria sismica accelerazione spettro di risposta 0,13 g S1-1 0,17 g - 0,13 g 0,10 g 2 0,13 g 0.07 g 3 0,07 g 0,04 g NC 0,04 g b) per lo stato limite di collasso accelerazione categoria sismica accelerazione spettro di risposta 0,36 S1-1 0,45 g - 0,36 g 0, g 0,18 3 0,18 g 0,09 NC 0,09 g Parte Prima - Inquadramento della normativa per le costruzioni Qualsiasi classificazione di zone sismiche di fonte nazionale (provvisoria) o di fonte regionale (definitiva, ancorché adeguabile nel tempo, per quanto previsto dal T.U. per l edilizia) resta in ogni caso di tipo convenzionale, in quanto il criterio di classificare le zone per ambiti amministrativi dei Comuni o per comprensori sismicamente omogenei di più Comuni ha il limite oggettivo nella natura di provvedimento con caratteristiche meramente amministrative, del tutto avulso dalla variabile fisicità dei terremoti, che, naturalmente, prescindono dai confini amministrativi dei Comuni. La necessità di rendere la classificazione sismica quanto più aderente possibile alla reale effettualità di simili eventi ha indotto ad incrementare le zone sismiche, dalle 3 categorie già previste in precedenza alle attuali cinque categorie (super prima, prima, seconda, terza e non classificata), prevedendosi, nella fase transitoria, che le prime due categorie (super prima e prima) siano assimilate alla zona sismica con S=12, la seconda categoria alla zona con S=9, la terza categoria alla zona con S=6 e la categoria NC alle restanti zone non classificate. L originaria impostazione di tale proposta di riclassificazione prende corpo (con variazioni) nei «criteri» allegati all Ordinanza P.C.M. n. 3274/2003, che contemplano: i valori delle accelerazioni orizzontali a g /g per ciascuna delle 4 zone sismiche previste; l individuazione, per ciascuna delle predette nuove zone dei seguenti valori di accelerazione di picco orizzontale (a g /g), sia di ancoraggio dello spettro di

7 risposta elastica, sia in rapporto alla probabilità di superamento del 10% in 50 anni: 109 Zona Accelerazione orizzontale con probabilità Accelerazione orizzontale di ancoraggio dello di superamento pari al 10% in 50 anni spettro di risposta elastico (Norme Tecniche) (a g /g) (a g /g) 1 > ,35 2 0, ,25 3 0,05-0,15 0,15 4 < 0,05 0,05 l utilizzo, per la valutazione di a g, di metodologie di livello qualitativo internazionale, aggiornando i relativi valori periodicamente in relazione all evoluzione delle metodologie di stima della pericolosità sismica, e comunque ad intervalli temporali non superiori a cinque anni; i dati di base (sorgenti sismogenetiche, leggi di attenuazione del moto del suolo, etc.) da utilizzare vanno aggiornati in permanenza; le elaborazioni vanno verificate secondo le procedure in uso nel sistema scientifico internazionale; il passaggio fra zone sismiche territorialmente contigue deve avvenire sempre in modo graduale, sia all interno della medesima Regione che al confine tra Regioni diverse; l eventuale sottozonizzazione del territorio dello stesso Comune va rapportata alle particolari caratteristiche geolitologiche e geomorfologiche presenti. La classificazione riportata nell allegato 1 dell Ordinanza in questione va intesa come proposta di riclassificazione di prima applicazione, frutto delle conclusioni cui era pervenuta la Commissione nazionale di previsione e prevenzione dei grandi rischi nel 1997, che le Regioni possono utilizzare come elaborato di riferimento per le nuove classificazioni di livello regionale di loro competenza, con la specificazione che nel caso di presenza in tale riclassificazione di Comuni in classe meno elevata rispetto a precedenti classificazioni in classe più elevate, la categoria da considerare è quella con rischio più elevato. La classificazione in questione è di tipo innovativo, in quanto alla precedente suddivisione nelle tre categorie (I, II, e III), si sostituisce la previsione per l intero territorio nazionale di 4 tipologie di zone a rischio sismico. Infatti, alle pregresse tre categorie (ora zone) si aggiunge una quarta zona, definita a rischio lieve, costituita dai territori in precedenza mai classificati e non compresi nelle prime tre zone, secondo un validissimo criterio teso ad evitare le forti disomogeneità presenti nella precedente previsione normativa tra aree territoriali omogenee e tra gli stessi Comuni contigui. Inoltre, si prevede che l individuazione delle zone deve tenere conto di un elaborato di riferimento compilato a livello nazionale, secondo principi di omogeneità degli effetti dei fenomeni sismici, e che le zone di uno stesso Comune possano essere

8 110 classificati in sottozone a diversa intensità sismica in relazione ad analisi geolitologiche locali in proiezione sismica. Dalla nuova classificazione sismica è derivato che: 349 nuovi Comuni, già classificati in II categoria, sono stati inclusi nella zona 1; 177 nuovi Comuni, o appartenenti alla III categoria o mai classificati (n. 88) sono stati inseriti in zona 2; mentre sono stati inseriti ex novo nella terza zona 1617 nuovi Comuni, non classificati in precedenza. Essa, tuttavia, in rapporto alle nuove competenze regionali, in materia di classificazione, è di natura provvisoria. Ai fini dell applicabilità del provvedimento, l art. 2 dell Ordinanza prevede: per le opere i cui lavori siano già iniziati e per le opere pubbliche già appaltati o i cui progetti siano stati già approvati alla data di entrata in vigore dell Ordinanza (23/10/2005), possono continuare ad applicarsi la norme tecniche e la classificazione sismica vigenti ; per il completamento degli interventi di ricostruzioni in corso continuano ad applicarsi le norme tecniche vigenti ; con salvezza degli edifici di interesse strategico (ai fini della sicurezza e della protezione civile) e delle opere infrastrutturali, in tutti i restanti casi la progettazione potrà essere conforme a quanto prescritto dalla nuova classificazione sismica, con la possibilità per non oltre 18 mesi (termine originario, poi prolungato fino al 23 ottobre 2005 con successive Ordinanze), di continuare ad applicare le norme tecniche vigenti. 3.4 Norme tecniche dell Ordinanza 3274 Parte Prima - Inquadramento della normativa per le costruzioni Le norme tecniche, che stabiliscono i requisiti di sicurezza (stato limite ultimo - SLU), i criteri di protezione nei confronti del danno (stato limite del danno - SLD) e i criteri di progettazione, di adeguamento e di verifica allo stato limite delle strutture, sono contenute negli allegati 2 (edifici), 3 (ponti) e 4 (opere in fondazione e di sostegno) dell Ordinanza P.C.M. n. 3274/2003, come modificata e integrata dall Ordinanza P.C.M. n. 3431/2005, e precisamente: le Norme tecniche per il progetto, la valutazione e l adeguamento sismico degli edifici (alleg. 2); le Norme tecniche per il progetto sismico dei ponti (alleg. 3); le Norme tecniche per il progetto sismico di opere in fondazione e di sostegno dei terreni (alleg. 4); Per i contenuti di tali norme si rinvia al CD allegato al presente volume. Vale la pena sottolineare, di nuovo, che il punto del D.M. 14/9/2005 (capitolo 5.7: Particolari prescrizioni per la progettazione in presenza di azioni sismiche) prevede che il committente ed il progettista, di concerto, possono decidere di fare riferimento a specifiche indicazioni contenute in codici internazionali, nella letteratura tecnica consolidata (si veda il Capitolo 12 della Parte Seconda) o negli Allegati 2 e 3 dell Ordinanza 3274/2003, nel rispetto dei livelli di sicurezza stabiliti nel Testo uni-

9 tario. Il ricorso ai metodi di calcolo previsti dagli Allegati 2 e 3, dunque, è facoltativo, mentre per il progetto sismico di opere di fondazione e di sostegno dei terreni (oggetto dell Allegato 4) dal 23 ottobre 2005 occorre far riferimento al capitolo 7 del D.M. 14/9/2005. L articolazione delle norme dell Ordinanza, si può sinteticamente e significativamente dedurre dall indice dei tematismi oggetto di disciplina, di seguito riportato. 111 NORME TECNICHE PER IL PROGETTO, LA VALUTAZIONE E L ADEGUAMENTO SISMICO DEGLI EDIFICI (Allegato 2 dell O.P.C.M. 3274/2003) 1. Oggetto delle norme 2. Requisiti di sicurezza e criteri di verifica Sicurezza nei confronti della stabilità (stato limite ultimo slu) Protezione nei confronti del danno (stato limite di danno sld) Soddisfacimento dei requisiti Prescrizioni relative ai terreni di fondazione Livelli di protezione antisismica 3. Azione sismica Categorie di suolo di fondazione Calcolo dell azione sismica Zone sismiche Descrizione dell azione sismica Spettro di risposta elastico Spostamento e velocità del terreno Spettri di progetto per lo stato limite ultimo Spettro di progetto per lo stato limite di danno Impiego di accelerogrammi Combinazione dell azione sismica con le altre azioni 4. Criteri generali di progettazione Sistemi costruttivi Distanze ed altezze Caratteristiche generali degli edifici Regolarità Elementi strutturali secondari Modellazione della struttura Analisi Aspetti generali Analisi statica lineare Analisi dinamica modale Analisi statica non lineare Generalità Legame forza-spostamento generalizzato Sistema bilineare equivalente Risposta massima in spostamento del sistema equivalente Conversione della risposta equivalente in quella effettiva dell edificio Analisi dinamica non lineare Combinazione delle componenti dell azione sismica Fattori di importanza Valutazione degli spostamenti Considerazione di elementi non strutturali Impianti Verifiche di sicurezza Stato limite ultimo Generalità Resistenza Duttilità e capacità di spostamento Fondazioni Giunti sismici Diaframmi orizzontali Stato limite di danno. 5. Edifici con struttura in cemento armato Principi generali Caratteristiche dei materiali Conglomerato Acciaio Tipologie strutturali e fattori di struttura Tipologie strutturali Fattori di struttura Dimensionamento e verifica degli elementi strutturali Travi Sollecitazioni di calcolo Verifiche di resistenza Pilastri Sollecitazioni di calcolo Verifiche di resistenza Nodi trave-pilastro Definizioni Verifiche di resistenza Diaframmi orizzontali Verifiche di resistenza Pareti Sollecitazioni di calcolo Verifiche di resistenza Travi di collegamento Particolari costruttivi Generalità Travi Limiti geometrici Armature longitudinali Armature trasversali Pilastri Limiti geometrici Armature longitudinali Armature trasversali Nodi trave-pilastro Limiti geometrici Armature Pareti Definizione e limiti geometrici Armature Travi di collegamento Requisiti addizionali per edifici con tamponamenti in muratura Criteri generali Irregolarità provocate dai tamponamenti Effetti locali Limitazioni dei danni ai tamponamenti Edifici con struttura prefabbricata Oggetto della norma Tipologie strutturali e fattori di struttura Collegamenti Dimensionamento dei collegamenti Strutture intelaiate Strutture a pilastri isostatic EDIFICI IN ZONA 4 6. Edifici in acciaio Generalità Premessa Principi di progettazione Materiali Tipologie strutturali e fattore di struttura Tipologie strutturali Criteri di dimensionamento Fattore di struttura Analisi strutturale Regole di progetto e di dettaglio per strutture dissipativi Generalità Regole di progetto Regole di dettaglio per tutte le tipologie strutturali

10 Parte Prima - Inquadramento della normativa per le costruzioni 112 Parti compresse delle membrature Parti tese delle membrature Collegamenti in zone dissipative Fondazioni Diaframmi e controventi orizzontali Regole di dettaglio per le strutture intelaiate Classi di duttilità Requisiti comuni alle due classi di duttilità Telai a bassa duttilità Telai ad alta duttilità Regole di dettaglio per i controventi concentrici Classi di duttilità Requisiti comuni alle due classi di duttilità Controventi concentrici a bassa duttilità Controventi concentrici ad alta duttilità Regole di dettaglio per i controventi eccentrici Definizione di link Resistenza ultima dei link Classi di duttilità Requisiti comuni alle due classi di duttilità Controventi eccentrici a bassa duttilità Controventi eccentrici ad alta duttilità Dettagli costruttivi Strutture a mensola o a pendolo invertito Strutture intelaiate controventate Regole specifiche per le strutture in zona 4 7. Edifici in struttura composta acciaio-calcestruzzo Generalità Premessa Principi di progettazione Materiali Calcestruzzo Acciaio per armatura Acciaio strutturale Tipologie strutturali e fattore di struttura Tipologie strutturali Criteri di dimensionamento Fattori di struttura Analisi strutturale Generalità Rigidezza della sezione trasversale composta Criteri di progetto e dettagli per strutture dissipative Generalità Criteri di progetto per le strutture dissipative Regole per le membrature Generalità Travi composte acciaio-calcestruzzo La larghezza efficace Colonne composte completamente rivestite di calcestruzzo Colonne composte parzialmente rivestite di calcestruzzo Colonne composte riempite di calcestruzzo Regole specifiche per strutture intelaiate Analisi strutturale Regole di dettaglio per travi e colonne Collegamenti trave-colonna Regole specifiche per travi progettate senza considerare l azione composta Regole specifiche per le strutture con controventi concentrici Regole specifiche per le strutture con controventi eccentrici Analisi strutturale I link nei telai composti Membrature che non contengono link Regole specifiche per le strutture in zona 4 8. Edifici con struttura in muratura Regole generali Premessa Materiali Modalità costruttive e fattori di struttura Criteri di progetto e requisiti geometrici Metodi di analisi Generalità Analisi statica lineare Analisi dinamica modale Analisi statica non lineare Analisi dinamica non lineare Verifiche di sicurezza Principi di gerarchia delle resistenze Fondazioni Edifici semplici Edifici in muratura ordinaria Criteri di progetto Verifiche di sicurezza Pressoflessione nel piano Taglio Pressoflessione fuori piano Particolari costruttivi Edifici in muratura armata Criteri di progetto Verifiche di sicurezza Pressoflessione nel piano Taglio Pressoflessione fuori piano Particolari costruttivi Edifici in zona 4 9. Edifici in legno 10. Edifici isolati Scopo Definizioni e simboli Requisiti generali e criteri per il loro soddisfacimento Caratteristiche e criteri di accettazione dei dispositivi Isolatori elastomerici Isolatori a scorrimento Dispositivi ausiliari a comportamento non lineare Dispositivi ausiliari a comportamento viscoso Dispositivi ausiliari a comportamento lineare o quasi lineare Indicazioni progettuali Indicazioni riguardanti i dispositivi Controllo di movimenti indesiderati Controllo degli spostamenti sismici differenziali del terreno Controllo degli spostamenti relativi al terreno e alle costruzioni circostanti Azione sismica Spettri di progetto Impiego di accelerogrammi Modellazione e analisi strutturale Proprietà del sistema di isolamento Modellazione Metodi di analisi Analisi statica lineare Analisi dinamica lineare Analisi dinamica non lineare Verifiche Stato limite di danno (SLD) Stato limite ultimo (SLU) Aspetti costruttivi, manutenzione, sostituibilità Collaudo 11. Edifici esistenti Generalità Valutazione della sicurezza Requisiti di sicurezza Criteri di verifica Dati necessari per la valutazione Generalità Dati richiesti Livelli di conoscenza Coefficienti parziali di sicurezza Valutazione della sicurezza Livelli di protezione antisismica e fattori di importanza Azione sismica Modellazione della struttura

11 Metodi di analisi Combinazione delle componenti dell azione sismica Verifiche di sicurezza Analisi lineare (statica o dinamica) Analisi non lineare (statica o dinamica) Edifici in cemento armato Criteri per la scelta dell intervento Indicazioni generali Tipo di intervento Elementi non strutturali ed impianti Progetto dell intervento Modelli di capacità per la valutazione Travi e pilastri: flessione con e senza sforzo normale Travi e pilastri: taglio Nodi trave-pilastro Modelli di capacità per il rinforzo Incamiciatura in c.a Incamiciatura in acciaio Placcatura e fasciatura in materiali fibrorinforzati (FRP) Edifici in acciaio Criteri per la scelta dell intervento Indicazioni generali Tipo di intervento Elementi non strutturali ed impianti Progetto dell intervento Modelli di capacità per la valutazione Travi e pilastri: flessione con e senza sforzo normale Travi e pilastri: taglio Collegamenti Edifici in muratura Requisiti di sicurezza e criteri di verifica Dati necessari e identificazione del livello di conoscenza Geometria Dettagli costruttivi Proprietà dei materiali Coefficienti parziali di sicurezza Valutazione della sicurezza Livelli di protezione antisismica e fattori di importanza Azione sismica Modellazione della struttura Metodi di analisi Combinazione delle componenti dell azione sismica Verifiche di sicurezza Criteri per la scelta dell intervento Indicazioni generali Tipo di intervento Elementi non strutturali ed impianti Progetto dell intervento Modelli di capacità per la valutazione Pareti murarie Solai Modelli di capacità per il rinforzo Edifici semplici Fase applicativa: esplicitazioni All Ord. P.C.M. n. 3274/2003 seguì una nota esplicativa della stessa, datata 4/6/2003 da parte del Dipartimento della Protezione Civile - Ufficio Servizio Sismico Nazionale, in quanto l aver predisposto in tempi brevissimi un provvedimento di portata molto vasta e con impatto immediato su molte Amministrazioni e cittadini ha portato alla necessità di predisporre una nota di primi chiarimenti su alcuni aspetti applicativi. Dopo una premessa sulle finalità di tale Ordinanza e la precisazione sull entrata in vigore, la nota ne ha chiarito alcuni contenuti. Secondo tale nota esplicativa: L ordinanza è nata dalla necessità di dare una risposta rapida ed integrata alle esigenze poste dal rischio sismico, una risposta che non poteva ulteriormente essere ritardata, visto il ripetersi di eventi sismici calamitosi che hanno interessato anche zone non classificate sismiche, al fine di dare una risposta rapida benché con carattere di transitorietà in attesa di un assetto definitivo stabile. Per quanto riguarda la nuova classificazione, la nota precisa che le prime tre zone corrispondono, dal punto di vista della relazione con la precedente classificazione di cui ai decreti emessi in adempimento della legge 64/1974, alle zone di sismicità alta (S=12), media (S=9) e bassa (S=6), mentre la zona 4 è di nuova introduzione, e per essa è data facoltà alle Regioni di imporre l obbligo della progettazione antisismica, e che i Comuni già classificati prima dell ordinanza non possano essere assegnati ad una zona di pericolosità inferiore. Circa la graduale applicazione della classificazione e delle norme tecniche, la nota chiarì che: a) le precedenti norme tecniche e la classificazione sismica possono essere applicate per tutti i lavori già iniziati e per le opere pubbliche già appaltate o i cui progetti siano stati già approvati;

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