Corso di scrittura creativa a base di ricette e ricordi Raccolta 2010

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1 Corso di scrittura creativa a base di ricette e ricordi Raccolta 2010 Comune di Inzago Assessorato alla Cultura Biblioteca civica 1

2 La necessità di scrivere viene celebrata dalla disposizione del lettore ad accogliere pensieri, storie, esperienze sempre nuove. L incontro tra lo scrittore ed il lettore è un atto unico e meraviglioso. Questo libro è frutto di uno splendido lavoro collettivo e dell impegno di Lea Maderna e della splendida docente Paola Buonacasa, alle quali va la mia gratitudine. Enrica Borsari Assessore alla cultura 2

3 Inzago, Settembre 2010 Per qualche lunedì, a Inzago, in nome del Ricettario della memoria ci abbiamo provato. Partendo da spunti comuni - i medesimi incipit, le stesse richieste negli esercizi siamo diventati di volta in volta donne abbandonate, ippopotami felici, amanti travolgenti, bambini impauriti, ladri di automobili e via di seguito in un viaggio in cui memoria e immaginazione sono stati i nostri punti cardinali. E' stato un bel percorso: che meraviglia constatare, una volta ancora, come ognuno di noi immagini, elabori e scriva in modo così diverso e unico. Raymond Carver nel libro Il mestiere di scrivere cita e commenta per alcune pagine una frase di Santa Teresa: Le parole conducono ai fatti (.) Preparano l'anima, la rendono pronta e la portano alla tenerezza. Le parole pensate, dette o scritte con consapevolezza svelano l'animo umano e questo è ciò che è accaduto durante i nostri lunedì sera: voglia di esserci, di mettersi in gioco e di... regalarsi. Sì, perché quando decidi di scrivere accetti di aprirti agli altri cercando vie per comunicare, per lasciare un segno, una traccia. Come questa raccolta, un progetto nato piano, con calma, che oggi possiamo sfogliare toccando con mano uno degli infiniti modi in cui le parole conducono ai fatti. Complimenti e... alla prossima. Paola Buonacasa 3

4 INDICE Silvana Abate..pag. 5 Angela Casoni.pag. 11 Silvia Fumagalli.pag. 15 Anna Giglio pag. 19 Elena Gorla..pag. 23 Maristella Maggi..pag. 27 Anna Marson.pag. 33 Bianca Medaglia..pag. 37 Emiliana Perego..pag. 41 Stefania Pirovano..pag. 45 Nadia Rivoltella pag. 49 Luigi Stompanato..pag. 55 Michael Tognoli..pag. 61 4

5 SILVANA ABATE Esercizio Sono settimane che aspetto questo telegramma e ora che è arrivato, non oso aprirlo. Me lo manda mio marito e so cosa dice: Vengo a prenderti. Partendo da questo incipit prova a scrivere: un testo di 500 caratteri e un testo di 1000 caratteri Elaborato da 500 caratteri La felicità esplode in me come una Nova. La stanza in cui mi trovo ha una grande parete nascosta da una libreria, colma fino al soffitto dei suoi amati libri. Lo vedo sfogliarli, leggerli od accudirli come bambini, con amore, liberarli dalla polvere, incerarne dorsi e copertine, curare le ferite del tempo con piccoli interventi di restauro. Io, da quando lui è partito, li sfioro solo di tanto in tanto, come per una carezza. Oggi, a braccia larghe come per stringerli a me, mi accosto e sussurro: Ragazzi torna, viene a prenderci. Un rumore fastidioso, la Nova si spegne, gli occhi si aprono. Come ogni mattina a prendermi solo la nostalgia. Elaborato da 1000 caratteri Con viso compunto Rosa porge il foglietto giallo, piegato e chiuso, al commissario che la sta fissando in silenzio. In piedi davanti a lui ondeggia leggermente, come in cerca di un maggiore equilibrio. Gli sorride, timida. Ho paura, molta paura, commissario. Mio marito è geloso e violento. Vorrà vendicarsi! Avrà saputo che, durante la sua latitanza, mi sono innamorata di un altro. Ma ora è tutto finito ero sola, disperata. Commissario, la prego, mi aiuti!. Il sorriso non impedisce alle lacrime di correrle sul viso, come quando piove pur se brilla il sole. Il commissario legge il telegramma: Comunichiamo decesso signor XY causa incidente. Segue lettera. Alza gli occhi, dopo una breve pausa, guarda Rosa e, pacato, dice: Non abbia paura signora. D ora in avanti avrà me al suo fianco. Il commissario si mette il telegramma in tasca. 5

6 Esercizi Descrivi te stesso a uno sconosciuto (500 caratteri) Come ci si può descrivere, quando non si ha una visione chiara di sé stessi? È imbarazzante e difficilissimo. Non sono bella, non sono alta, non sono magra, non sono giovane. Sono testarda, sono orgogliosa, sono curiosa, quando mi arrabbio balbetto. Un bel concentrato di negatività. Dimmi di più. Non so dire di più. È che non voglio. Raccontarsi è come denudarsi l anima: può essere osceno con uno sconosciuto. Non saluto, chiudo e vado a dormire. L indomani un messaggio: Ho capito. Hai ragione tu. Lasciamo sia il tempo a svelarci. Sorrido. Che bella giornata! Descrivi te stesso a tuo padre (500 caratteri) Benché da tanto tempo tu non ci sia più, ho deciso di parlarti di me, di raccontarmi. Potevo farlo quando eri vivo, ma allora ascoltarmi era l ultimo dei tuoi pensieri. Sorridevi solo a mia sorella, con lei eri padre affettuoso e condiscendente. Se sbagliava, la colpa era mia. Sei la maggiore, ne sei responsabile. Due anni di differenza tra noi! Così, quando tu eri in casa, mi nascondevo nel silenzio. Quella bambina ha sempre la funcia, sembra una mummia. Quante, troppe volte, hai detto queste parole. Quella bambina aveva un nome, ma tu mi negavi anche quello. Un giorno il miracolo: ho smesso di ascoltarti e mi sono salvata. Ridere, scherzare, vivere gli altri mi hanno resa ricca: ho tanti amici. Ci tenevo a dirtelo! 6

7 Esercizi Descrivi un odore/sapore in prima persona (300 caratteri) LA NONNA La sua pelle emanava un odore fresco, penetrante, pulito, ma anche goloso e zuccherino che mi spingeva a mordicchiarle le guance, a strofinare il mio viso nell incavo del suo collo, facendo quanto di più simile alle fusa riesca ad un bambino. Era di Parma la mia nonna pasticcino e profumava di violette, fiori che abilmente candiva, ricchi di un essenza dolce e densa all odorato, amarognoli e leggermente piccanti al gusto. Di quel profumo e di quel sapore è intrisa la mia infanzia. Descrivi lo stesso odore/sapore come pensi lo senta un ippopotamo, (300 caratteri) L IPPOPOTAMO E LA NIPOTE La guardiana dello zoo è una giovane donna, piccola, rotondetta, allegra, profuma di violette che, spesso, succhia golosa. Ha una particolare simpatia per il giovane ippopotamo. Quel mattino è inquieto, la scruta e pedina con lo sguardo, alza il capo rivolgendo al cielo un suono acuto che sembra una preghiera. Forse l aria, oggi colma del sensuale profumo delle viole, a lui risulta disgustosa e dà un sapore nauseabondo anche al suo cibo, che infatti non ha toccato. La guardiana, mentre si allontana sgranocchiando un altra violetta, pensa: si abituerà. Descrivi lo stesso odore/sapore come se tu fossi un ippopotamo (300 caratteri) L IPPOPOTAMO Mi piace tutto di lei. È tonda tonda, ben in carne e le sue collinette posteriori ondeggiano succose se cammina. Quando passa accanto alla pozza fangosa, dove sto immerso tutto il giorno, lascia una traccia odorosa eccitante, che mi fa ribollire il sangue e dilatare le narici, inebriandomi. Questa sera l aria è impregnata del suo odore. Una distesa di fiorellini scuri l ha catturato ed io, come impazzito, inizio a brucarli, brucarli, divorandoli tutti. Poi, sopraffatto dal loro sapore non buono, mi abbatto su un fianco e vomito. Lo diceva il nonno: l amore può uccidere. 7

8 Esercizio Prova a dar vita al tuo piatto del cuore scrivendolo e raccontandolo insieme ai ricordi, luoghi e avvenimenti che l hanno accompagnato POLENTA GIALLA, POLENTA NERA Luglio La breve strada che dal paese conduceva alla nostra casa di sfollati, oltre si perdeva nei prati orlati da grandi alberi di gelso. Più che una strada era un viottolo: su un lato le case, sull altro un muretto che costeggiava una roggia. Seduta su quel muretto, le braccia tese dietro la schiena, i palmi poggiati sulla pietra, il viso rivolto al sole, a piedi nudi, una ragazzina più o meno della mia età. Teneva le palpebre serrate per riparare gli occhi dalla luce accecante del sole, già alto nel cielo del mattino. Dormivano tutti: sveglie MariaRosa ed io. Diventammo amiche. Novembre Per cucinare la polenta tutti avevano un paiolo di rame. Noi di ghisa. Per questo forse la crosticina bruciacchiata che, a fine cottura, lo foderava, era così buona. Sapeva appena di affumicato ed anche mamma ne mangiava volentieri qualche croccante pezzetto, dopo aver rovesciato il sole giallo della polenta su un grande tagliere di legno, coperto da un tovagliolo di bucato. Una sera molto fredda, con l umido gelo della nebbia ad orlare di perline d acqua i capelli e ad appesantire gli abiti, MariaRosa mi cercò. Faticavo ancora a capire il dialetto della valle bergamasca dove mi trovavo, soprattutto parlato da lei, con voce roca che sembrava sfiatare lateralmente dalle labbra immobili. Voleva mostrarmi qualcosa. Mamma disse va bene ed io la seguii, quasi camminandole sui calcagni. Era buio pesto, nemmeno una stella in cielo, nessuna luce sulla strada. MariaRosa era un vero gatto selvatico, non solo perché vedeva al buio, ma per come rizzava il pelo quando si arrabbiava e soffiava. Lo so che non aveva il pelo, ma io così la vedevo ed un poco la invidiavo perché i ragazzotti del paese la temevano e le ubbidivano. Mi condusse a casa sua, non lontano dalla mia. Pareti di pietra grigia, tetto dello stesso materiale, il bosco alle spalle. Non aveva un portone di ingresso ma un alto arco scuro che recava in un cortile dove davano la stalla, la rimessa del carro per il fieno, il pollaio, la conigliera e lo sgabuzzino di legno del gabinetto. In un angolo tre gradini, l accesso a una grande cucina spoglia, dominata da un enorme camino sempre acceso: scaldava, ma soprattutto serviva per preparare piccole formaggelle che i genitori di MariaRosa vendevano ai milanesi scappati dalle bombe. L unica volta che ero stata in quella casa avevo visto, seduta all interno del camino, una donnina rattrappita, vestita di nero, i capelli nascosti da un fazzolettone pure nero, legato sotto il mento. Non parlò né rispose al mio saluto, solo mi guardò fisso con piccoli occhi tondi e lucidi come i bottoni delle mie scarpe alla bebè. Quella sera il camino era vuoto. MariaRosa mi precedette lungo una ripida scala di legno che penetrava il soffitto affrescato dal fumo. Al piano superiore un breve corridoio e due camere da letto. Lì il freddo era intenso. Un ruscello d aria diaccia 8

9 scorreva lungo le mie gambe nude e a poco servivano i corti calzini di cotone. Veniva da una minuscola finestra spalancata: un chiarore fioco, palpitante come una presenza viva, la disegnava sul muro dove poggiavano le dense ombre del corridoio. Mi ero inchiodata al pavimento. MariaRosa mi trascinò a forza in una delle stanze: su un grande letto, alto da terra, giaceva una persona. Era vestita di tutto punto, comprese le scarpe, e questo mi stupì molto. Riconobbi la nonna della mia amica che, con gli occhi chiusi, mi sembrò innocua. Altra cosa curiosa il fazzoletto legato non più sotto il mento ma sulla testa. MariaRosa si allungò sul letto e con l indice premette la punta del naso della nonna poi, con un cenno, mi invitò a fare altrettanto. Sentii che era duro e freddo e non si schiacciava. Ci guardammo, sbottammo a ridere e via di corsa. In cucina la sua mamma stava scodellando, al centro del tavolo nudo, una massa molto scura, soda e fumante. Resta con noi, c è la polenta mi disse. Guardai diffidente: non riconoscevo come polenta quel che vedevo. MariaRosa mi passò una scodella colma di latte freddo ed un cucchiaio. Sapevo che, per la morte di un parente, alcuni cucinano cibi particolari così pensai che quella nera cupola a me ignota fosse -la polenta da lutto-. Non potevo rifiutarmi. L assaggiai, scoprii che era buona e mangiai di gusto. Solo molti anni più tardi seppi di avere mangiato la polenta nera, tutta di grano saraceno, il solo che cresce in montagna. L indomani raccontai ogni cosa alla mamma: della nonna morta, delle scarpe, del fazzoletto, della polenta. Tacqui il particolare del naso. Mentre mi ascoltava iniziò a preparare la torta da noi detta il segreto di famiglia. Pronta che fu, la portai a MariaRosa. La guerra mordeva duro e quella fu l ultima volta che mamma la cucinò. Oggi io l ho cucinata per voi. 9

10 ANGELA CASONI Esercizio Sono settimane che aspetto questo telegramma e ora che è arrivato, non oso aprirlo. Me lo manda mio marito e so cosa dice: Vengo a prenderti. Partendo da questo incipit prova a scrivere: un testo di 500 caratteri e un testo di 1000 caratteri Elaborato da 500 caratteri Non lo apro, lo lascio sul comodino e getto nella sacca le mie quattro cose. Voglio andarmene in fretta, prima di incontrare il suo sguardo profondo che mi fa venire un nodo allo stomaco. Non mi convincerà a tornare tra quelle mura soffocanti: è difficile amare nelle ristrettezze. Chiederò all elegante signore in BMW conosciuto ieri sera di venirmi a prendere. Uno sguardo al copriletto scolorito e alle tende di plastica e chiudo la porta con decisione. L indomani, l inserviente curiosa legge un telegramma dimenticato e pensa alla donna fortunata che l ha ricevuto: Torna amore stop vinto superenalotto. Elaborato da 1000 caratteri Le prime volte passava solo qualche giorno prima che mi cercasse, ora mi fa attendere più a lungo, quasi fosse una punizione. Qui ormai mi conoscono, mi guardano con un po di pena sia all arrivo che alla partenza: per quando succede, ho scelto un luogo anonimo dove rifugiarmi, sempre lo stesso, mi dà una sicurezza momentanea. Lui sa dove sono e sa anche che la mia ribellione dura poco perché non possiamo fare a meno dei rari momenti di tenerezza che ci legano ancora. Una telefonata mi avviserà che c è qualcuno per me nella hall e io mi precipiterò giù col solito sorriso stampato e lui sarà lì, in piedi, un po impaziente, un po irritato. Lo specchio riflette una signora ancora piacente, con i capelli che ricadono su metà del viso, occhiali scuri e trucco pesante che non mi si addice, ma adatto a nascondere il grosso ematoma che ancora si intravede vicino alla tempia. Mi siedo sulla poltroncina e mi abbraccio le spalle con un piccolo brivido, fuori c è un bel vento di primavera: mi domando quando riuscirò a volare se sono io stessa a nascondermi in un bozzolo, povera farfalla al contrario, consapevole di oppormi da sola alla mia libertà. 10

11 Esercizi Descrivi te stesso a uno sconosciuto (500 caratteri) Signora interessata piacevoli passatempi quali viaggi, ballo, teatro, lettura cerca amica di penna per condivisione tempo libero e scambio opinioni argomenti vari. Carattere affettuoso, amo specialmente bambini, anziani e animali. Parlo molto e ascolto quando affetta da irritazione alle corde vocali. Autonoma, con auto, disposta ad incontro in orario compatibile con babysitteraggio nipoti. Segno di riconoscimento inutile per notevoli dimensioni fisiche. Descrivi te stesso a tuo padre (500 caratteri) Mi ricordo che di notte avevo paura e mi tenevi la manina nella tua, grande, calda e rassicurante; da adolescente ribelle mi sgridavi per i miei comportamenti provocatori: mi dicevi che non sapevo nulla della vita e l ho imparato presto lontano dalla tua protezione; per te sono rimasta sempre la piccola anche se avevo cinquant anni e mi chiedevi dove andavo, a che ora tornavo e mi raccomando, telefona ; non ti sei accorto che, per quella vita da cui mi difendevi e che mi ha spesso ferita, mi ero costruita uno scudo su cui far scivolare le amarezze che non ti ho mai raccontato per non preoccuparti e per ricambiare così la tenerezza che mi hai donato. Esercizi Descrivi un odore/sapore in prima persona (300 caratteri) Come mi piace l odore dell erba bagnata, tagliata da poco o dopo un temporale, così ricco di umori che si sprigionano dalla terra! Mi fermo sul bordo del prato e assaporo ad occhi chiusi il profumo di cocomero, di frutti aperti, freschi e sugosi. Mi chino a raccogliere uno stelo che mordicchio con cura, affatto delusa dal suo gusto. Descrivi lo stesso odore/sapore come pensi lo senta un ippopotamo, (300 caratteri) Con uno sbuffo, espose le narici dilatate fuori dall acqua per sentire se il vento ancora fresco del mattino lasciasse dietro di sé qualche allettante odore di cibo. Scosse le piccole orecchie e si diresse pesantemente verso la riva fangosa. Stava diventando sempre più difficile alimentarsi non troppo lontano dal fiume, nell attesa del monsone carico di pioggia che avrebbe trasformato le zolle aride della savana in una distesa di erbe e fiori fragranti. 11

12 Descrivi lo stesso odore/sapore come se tu fossi un ippopotamo (300 caratteri) Beh! Devo ammettere che il profumo non è male, ma con la boccuccia che mi ritrovo, quanto dovrò camminare per riempirmi la pancia? Altro che ippo, con queste zampe corte, faccio una fatica! E poi non c è confronto con le tenere alghe del fiume, inodori sì, ma deliziose quando mi solleticano durante le mie evoluzioni subacquee. Esercizio Prova a dar vita al tuo piatto del cuore scrivendolo e raccontandolo insieme ai ricordi, luoghi e avvenimenti che l hanno accompagnato RICETTARIO DELLA MEMORIA Nella religione ebraica, l inizio e la fine di una festività cadono sempre di sera, dopo il tramonto. La cerimonia religiosa si svolge in Sinagoga, ma poi, date le antiche persecuzioni, prosegue in casa dove si conclude con una cena: allora il cibo kasher (= regola) costituisce una componente simbolica per mantenere viva una cultura plurimillenaria, quindi non è più solo un necessario e primordiale mezzo per vivere, ma si trasforma in un elemento essenziale e sacrale di tutti i riti, se pur con delle varianti, per la lenta assimilazione degli usi dei territori in cui ci siamo stanziati dopo la diaspora. Per preparare la festa, ho iniziato da qualche giorno la pulizia della casa perché non deve esserci in giro nemmeno una briciolina di pane; ieri invece ho cotto le uova sefardite (da Sefarad = Spagna) con le bucce di cipolle rosse che le renderanno simili alle uova di cioccolato; per le torte, prima di infornarle, ho tritato la frutta secca e, non potendo usare il lievito, ho impastato e lavorato molto energicamente di polso e di gomito i tuorli e gli albumi in modo da renderli spumosi e gonfi e ricavarne così dolci soffici che si scioglieranno in bocca. A questi avvenimenti partecipano in tanti tra amici e parenti, la casa si riempie di gente e la porta resta aperta anche per l ospite che giunge inatteso. Iniziano ad arrivare gli invitati: qualcuno si accomoda in soggiorno, altri prendono una seggiola e si trasferiscono in cucina a chiacchierare tra il profumo dell arrosto mentre io e mia figlia ci sorridiamo, quasi in un gioco, e, con le mani impiastricciate, arrotoliamo velocemente le albondigas (= palline) di farina di azzime da tuffare nel brodo bollente. I bambini corrono allegri per la casa, la più piccola sta sdraiata sulla pancia del nonno e con un ditino cerca di afferrargli la barba bianca; un altro mi strattona il grembiule perché ha fame: si cenerà tardi e, nell attesa, ci si può anche concedere un biscottino. Ad un cenno di mio marito, interrompiamo ogni altra attività e ci sediamo intorno alla lunga tavola imbandita in precedenza per iniziare il Seder di Pesach (= ordinamento di Pasqua); 12

13 il commensale più giovane chiederà: Perché questa sera è diversa dalle altre sere? e noi staremo appoggiati al gomito sinistro (= usanza greca e romana degli uomini liberi) ad ascoltare l Haggadah (= racconto), la storia risaputa, ma mai noiosa, dell uscita degli Ebrei dall Egitto. Alla distribuzione e condivisione del pane azzimo, del vino, delle erbe amare e dell haroset (= composta di frutti della terra) guardo i gesti rituali del capofamiglia che si ripetono invariati nei secoli; anche i cibi che assaggiamo sono gli stessi, con le ricette che si tramandano da madre in figlia e io sono orgogliosa di aver contribuito alla loro preparazione. Ogni volta si rinnova in me la sensazione di assistere ad un evento straordinario e miracoloso: malgrado le persecuzioni e l olocausto (la più terribile) siamo qui a ricordare a noi stessi e agli altri chi siamo, da dove veniamo, quali sono le nostre radici, con la certezza che qualcuno continuerà la tradizione come abbiamo fatto noi. I visi dei bambini sono felici e sereni: tra poco ci sarà la battaglia delle uova e poi si consumerà la cena vera e propria con i cibi profumati di spezie esotiche dolci e forti, d altri tempi: il coriandolo, il cumino, lo zenzero, la cannella. E tutto sarà condito col calore speciale dell affetto, dell amicizia e della famiglia riunita. Un angolo della mente vola verso altri luoghi, altri modi di vivere, in una dimensione diversa e lontana dalla quotidianità, che ti dona la consapevolezza di far parte di qualcosa di emotivamente grande. 13

14 SILVIA FUMAGALLI Esercizio Sono settimane che aspetto questo telegramma e ora che è arrivato, non oso aprirlo. Me lo manda mio marito e so cosa dice: Vengo a prenderti. Partendo da questo incipit prova a scrivere: un testo di 500 caratteri e un testo di 1000 caratteri Elaborato da 500 caratteri Lo conosco troppo bene: sempre pronto ad intervenire, con impulsività. Forse stavolta è stato anche fin troppo riflessivo, visto che è ormai da un po' di tempo che gli parlo del mio disagio. Cosa posso fare? Fuggire da questo Paese straniero, così lontano dalla mia vita, dalla mia famiglia e dalla mia cultura, oppure tenere duro e attendere che l'azienda mi proponga una nuova destinazione? Ancora un momento Marco, ho bisogno di riflettere. Il tempo di una sigaretta e poi lo giuro, mi decido. Elaborato da 1000 caratteri Non voglio tornare alla realtà. Proprio ora che comincio a capire che ciò che più conta nella mia vita sono io, con i miei sogni, le mie ambizioni, le mie debolezze. Da quando me ne sono andata non ho più voluto sentire nessuno, nemmeno Marco, mio marito: ci sarà poi il tempo per chiarirci; per ora non voglio interferenze. La fuga non è soltanto vigliaccheria, è anche un segno di coraggio. Per anni ho accettato di essere "la moglie di", ora voglio essere semplicemente una donna adulta, di 43 anni, con un ricco bagaglio di esperienza e tanta voglia di cambiare. Non voglio cedere, ma quel telegramma abbandonato mi obbliga nuovamente a fare i conti con il mio senso di responsabilità; quindi apro il foglio di carta gialla su cui leggerò quelle poche parole che trasformeranno la mia scelta semplicemente in una breve pausa. "Solo per dirti che ti amo. Marco"? Il foglio mi cade dalle mani ed io mi lascio scivolare sul letto, con lo sguardo perso nel vuoto, esausta e disarmata. 14

15 Esercizi Descrivi te stesso a uno sconosciuto (500 caratteri) Ventotto anni, capelli castani, occhi verdi (ma non troppo), altezza nella media. Questo in breve il mio aspetto fisico. Sono una persona riservata, ma non per questo timida. Amo la compagnia, ma non disdegno la solitudine, situazione ideale per rilassarsi, riflettere e coltivare i miei interessi: leggere, scrivere, ma anche correre e nuotare. In fondo poi parlare di un libro può essere un ottimo argomento per conoscere una persona e correre in compagnia è più divertente ed è anche un valido stimolo per migliorarsi. Descrivi te stesso a tuo padre (500 caratteri) Ho il cuore spezzato, papà, ma sto imparando a convivere con la malinconia e mi sono scoperta più forte di quanto pensassi. Quando te ne sei andato, quattro anni fa, ti sei portato via la parte più spensierata di me; tuttavia ho ancora fiducia nella vita. Inseguo i miei sogni, le mie ambizioni, restando sempre con i piedi per terra, come mi ha insegnato tu. Ho la sensazione che saresti orgoglioso di me, se tu fossi qui, ed è proprio questo pensiero che, ogni giorno, mi aiuta a vivere. Esercizi Descrivi un odore/sapore in prima persona (300 caratteri) IL SAPORE DELLA MERINGA IN PRIMA PERSONA Inizialmente croccante e poi friabile, come mia madre, tanto determinata nel dirmi "no", quanto morbida nel concedermi quel frammento di Paradiso. La dolcezza della meringa era per me una carezza per il palato ed è per me, oggi, una carezza per lo spirito, in grado di risvegliare ricordi lontani, in un'armonia di sensi. 15

16 Descrivi lo stesso odore/sapore come pensi lo senta un ippopotamo, (300 caratteri) IL SAPORE DELLA MERINGA COME PENSO LO SENTA UN IPPOPOTAMO L'ippopotamo si avvicina incuriosito alla meringa e la inghiotte senza esitare. La bocca si apre e si richiude, le minuscole orecchie si muovono senza sosta, gli occhi si alzano al cielo, con aria sognante, quasi umana. Sembra apprezzare l'inaspettato dono. Ma all'improvviso si arresta, rimane immobile e si allontana. Descrivi lo stesso odore/sapore come se tu fossi un ippopotamo (300 caratteri) IL SAPORE DELLA MERINGA COME SE IO FOSSI UN IPPOPOTAMO Mai visto nulla di simile. Uno strano frutto, con un profumo lieve ed invitante. Non so resistere. La consistenza di un fiocco di neve che si sgretola sul palato, la dolcezza del latte materno... All'improvviso il ricordo delle raccomandazioni della mamma, le trappole dei cacciatori: l'amaro sapore della paura. 16

17 ANNA GIGLIO Esercizio Sono settimane che aspetto questo telegramma e ora che è arrivato, non oso aprirlo. Me lo manda mio marito e so cosa dice: Vengo a prenderti. Partendo da questo incipit prova a scrivere un testo di 1000 caratteri Questa notizia fa riaffiorare un ricordo. Nell estate del decisi di trascorrere una settimana delle mie ferie senza mio marito ma con due colleghe insegnati. Le avevo conosciute separatamente, la prima lavorando nella scuola dell infanzia, l altra frequentando il corso abilitante per la scuola primaria. E proprio lì diventammo un tiro che si spostava con la mia auto. Le colleghe avevano qualcosa che le accomunava: erano vedove, poverine! Stava nascendo una bella amicizia! Partimmo per la vacanza e accadde che ogni volta che mio marito telefonava, puntualmente loro commentavano: ma tu hai OSCAR! una frase fuori luogo che gettò un ombra di dubbio sulla qualità del rapporto di amicizia Poi il telegramma cosi come adesso e un sospiro di sollievo: finalmente torno a casa! Una settimana allora, tre settimane adesso, ma quando imparo a verificare la sincerità delle persone prima di dare tanto del mio cuore? MAI! Esercizi Descrivi te stesso a uno sconosciuto (500 caratteri) Ci si può separare da tutto, ma dalle proprie radici, no! Questo pensiero lo rivolgo allo sconosciuto lombardo che ho sposato tanti anni fa; nel tempo ha cercato di capire la mia cultura, il mio modo di vedere e pensare la vita, gli altri. In tanti anni vissuti lontano dalla mia Calabria, ho appreso usi, costumi diversi dei miei ma ho imparato a rispettarli, tanti li ho fatti miei. Anna ha bisogno solo di rispetto, amore possibile solo con la condivisione della propria storia, poi è facile riconoscersi. 17

18 Descrivi te stesso a tuo padre (500 caratteri) Sono passati tanti anni. Da giovane avevo un sogno: partire e trovare lavoro che nella mia terra scarseggiava. L ho realizzato, ma quanto mi è costato. Con la morte di mio padre, così inaspettata, non solo è cambiato il corso della mia vita ma anche dell intera famiglia. Il suo amore continua ad accompagnarmi. La sua saggezza e comprensione, ancora viva nel ricordo, mi seguono nelle scelte di ogni giorno e addolciscono il dolore di averlo perso ancora così giovane Grazie di tutto papà caro Esercizi Descrivi un odore/sapore in prima persona (300 caratteri) Ero in Sicilia, da Mimma, che abitava in una casa immersa nel verde ai piedi di un alta collina e circondata da vigneti, uliveti e aranceti. Un mattino suo padre mi condusse in un aranceto, colse un arancia e me l offrì. La sbucciai, aveva un profumo penetrante, pungente. Ne mangiai uno spicchio polposo, succoso, aspro ma gradevole. Chiusi gli occhi e percepii quella terra e i suoi tesori! Descrivi lo stesso odore/sapore come pensi lo senta un ippopotamo, (300 caratteri) Un ippopotamo è immerso nel fiume africano. Si compiace nella frescura delle acque, pensa che se potesse gustare qualcosa di esotico non sarebbe male! Sbadiglia pigro, vede il battello che passa poco lontano, si accorge poi che c è qualcosa che vola verso di lui, apre di più la bocca e l afferra! È un arancia, il frutto esotico! Gli è proprio piaciuta! No Troppo aspra! La sputa disgustato! Descrivi lo stesso odore/sapore come pensi lo senta un ippopotamo, (300 caratteri) Sono con alcuni amici ippopotami, viviamo lungo un fiume africano. Ho una testa enorme, una grande bocca, sono pigro, mi piace mangiare bene, adoro i frutti esotici, mi piacciono le arance siciliane! C è un battello nel fiume, ecco vedo un italiana che mangia qualcosa noooo! Arance! Ehi, me ne butta una, la prendo al volo, uhm! Buona, profumata, un po aspra però, ma così esotica! 18

19 Esercizio Prova a dar vita al tuo piatto del cuore scrivendolo e raccontandolo insieme ai ricordi, luoghi e avvenimenti che l hanno accompagnato Credo che la capacità culinaria che viene messa sul piatto racchiude la storia del sapore di ogni famiglia e della terra in cui vive. In Calabria, ancora oggi, ad iniziare dai primi giorni d agosto, molte famiglie mantengono la tradizione di preparare in casa passate, salse o pelati di pomodoro e anche i pomodori essiccati al sole. Quest ultimo prodotto culinario si inserisce tra quelli che si possono definire stuzzicherie da antipasto, ma che da noi sono speciali anche come spuntino pomeridiano, come corroborante in quei giorni invernali quando il freddo è pungente Come si preparano? Bisogna utilizzare pomodori rossi, ben maturi; si tagliano a metà e si mettono ad essiccare, cosparsi di sale fino, al sole su dei trespoli di canne. Dopo essiccati si aromatizzano con: aglio, peperoncino fresco piccante, mentuccia, origano, olio di oliva, conservandoli in barattoli di vetro ermeticamente chiusi. Da quando vivo al nord ho provato ad essiccarli, ma non ci sono riuscita. Manca quel sole, quell aria asciutta, profumata di mare e senza umidità così acquisto al supermercato quelli già essiccati, e poi li insaporisco con gli aromi del nord e il cuore del sud! 19

20 ELENA GORLA Esercizi Descrivi te stesso a uno sconosciuto (500 caratteri) In una camera accogliente, una ragazza che indossa vestiti di colore blu sta leggendo un libro, sembra assorta, il capo chino sulle pagine. Non è dato sapere se un sorriso darà luce al suo volto, non è possibile capire se la compostezza che la connota abbia radici nella sua vita interiore Non amo descrivermi, possiedo poche fotografie che mi ritraggono, la Ragazza in blu che legge è il titolo di un dipinto di August Macke che conservo tra i miei files preferiti, e che, semplicemente, ho denominato: Io. Descrivi te stesso a tuo padre (500 caratteri) Ho i miei anni, hai i tuoi tanti anni: la consapevolezza del tempo che scorre cede il passo dinnanzi alle tante epoche della nostra vita. Tu hai sempre amato i numeri, i calcoli matematici, la simmetria degli elementi architettonici, io amo le parole, la poesia, la luce tenue della sera. Non voglio perdermi in scontate contrapposizioni edipiche, poiché so di essere, almeno in parte, una piccola porzione della tua essenza. Tra noi, il gioco di specchi - talvolta amari e infranti, talvolta splendenti - può descrivere, più delle parole, ciò che io sono Esercizi Descrivi un odore/sapore in prima persona (300 caratteri) Amo il profumo della rosa perché non si diffonde intensamente nell aria, ma si raccoglie nel cuore del fiore come un segreto da svelare. La sua nota lieve e persistente è come la trama quasi immateriale della seta, che avvolge con grazia e leggerezza. Il profumo di una rosa è per me una gioia quieta, che scioglie i nodi della mia anima 20

21 Descrivi lo stesso odore/sapore come pensi lo senta un ippopotamo, (300 caratteri) Le rose non sono conosciute come alimento o attrattiva per gli ippopotami, tuttavia la dimensione dell individualità si connota talvolta con tratti atipici, rispetto alla specie. Ricordo un ippopotamo in cattività, chinato su un bocciolo di rosa: la situazione mi stupì molto, ma non credo che quell animale potesse apprezzare una rosa con modalità tipicamente umane, piuttosto penso che la rosa fosse equiparata da lui ad un qualsiasi altro vegetale edibile. Descrivi lo stesso odore/sapore come se tu fossi un ippopotamo (300 caratteri) Anni fa, una mia amica, dopo un lungo periodo di prigionia in Italia, mi raccontò di avere sentito il profumo di una rosa, poiché gli umani gettavano spesso oggetti di vario tipo agli animali esposti. La descrizione di quel profumo puro e delicato mi sconvolge ancora: immersa in queste acque torbide, dove tutto mi appare viscido e sporco, il profumo di una rosa sarebbe uno squarcio azzurro nel cielo plumbeo, un piccolo pezzo di libertà tutto per me 21

22 Esercizio Prova a dar vita al tuo piatto del cuore scrivendolo e raccontandolo insieme ai ricordi, luoghi e avvenimenti che l hanno accompagnato CON TE È arrivata? A che ora arriverà?. Ripetevo le stesse domande continuamente, guardavo la porta e sostavo nelle vicinanze perché per prima volevo accogliere la nonna, che, come ogni anno, avrebbe trascorso con noi l inverno. La mia impazienza e la mia felicità non erano arginabili: sapevo che l avrei ascoltata per ore, mentre cuciva o creava elaborate coperte, sapevo che i grigi pomeriggi d inverno avrebbero assunto i colori dell avventura grazie ai racconti della sua giovinezza Attendevo il momento in cui, entrata in casa, avrebbe aperto la sua borsa nera e, come per incanto, numerosi dolcetti al cocco si sarebbero materializzati nelle sue mani: durante l infanzia il Paradiso è facilmente accessibile, pochi dolci dal sapore inconsueto erano l occasione per vivere una gioia intensa e incurante di ogni altra cosa. Afferravo il sacchetto di carta e tutti i dolcetti, inesorabilmente, uno dopo l altro, mi invadevano con la loro bontà troppo effimera Per un magico momento il sapore del cocco sembrava annullare tutti i miei pensieri ed avvolgermi con il fascino inafferrabile di mondi sconosciuti e lontani. Molti anni dopo mi capitò di imbattermi nello stesso tipo di dolce: ingenuamente sperai di riportare in vita quell esperienza speciale, ma non fui nemmeno in grado di sentire il sapore del cocco, che divenne un ingombro sgradevole tra i denti, qualcosa che chiudeva la gola in una stretta dolorosa. Una ricetta non ha significato se la preparazione a cui è finalizzata non si colloca in un contesto di affetti e di gioia conviviale. Mi mancavi tu, mi mancavano le tue parole, il tuo sorriso Vivere significa anche transitare nella vita degli altri: il tuo passaggio nella mia vita, anche se troppo breve, mi ha lasciato doni preziosi. Ricordo le nostre vacanze in montagna, correvo nel sole dell estate sotto un cielo tanto azzurro da apparire irreale, e percepivo il mio corpo come parte di un insieme composito che viveva con me: mi hai educato a conoscere e a rispettare la montagna, a sentire il profumo del muschio, dei ciclamini, ad amare tutti gli animali. Guardavamo le farfalle mentre volavano, ed aspettavamo che si posassero per osservarne i colori. Nel corso del tempo, spesso, ho disteso le mie ali e sono volata da te, per posarmi un momento tra il tuo cuore e la tua spilla con i topazi, per fermarmi un poco in un posto sicuro 22

23 Vedevo crescere le tue coperte tra le tue mani: ai fili di lana di colore chiaro che sceglievo, univi il filo cupo delle tue parole che condannavano il fascismo ed i suoi artefici, le limitazioni della libertà personale, le sofferenze patite durante la seconda guerra mondiale. Non hai esitato a mostrarmi l urto della violenza contro le persone indifese. E se il destino può essere inteso come l insieme degli elementi ricorrenti nell esistenza, ed il mio è anche pormi sulle tracce dell avventura umana intorno al sapere, ti ringrazio per avermi mostrato la bellezza della lettura: mi portavi sempre dei libri, che da allora non ho mai cessato di amare. La loro voce mi ha condotto lontano dai miei orizzonti, per lasciarmi libera di tornare alla mia casa interiore con nuove consapevolezze. Non avrei mai potuto relegarti nei miei ricordi: ho vissuto con te, ti ho tenuta nei miei pensieri, nel mio respiro, nella mie fatiche, nelle mie speranze. 23

24 MARISTELLA MAGGI Esercizio Sono settimane che aspetto questo telegramma e ora che è arrivato, non oso aprirlo. Me lo manda mio marito e so cosa dice: Vengo a prenderti. Partendo da questo incipit prova a scrivere: un testo di 500 caratteri e un testo di 1000 caratteri Elaborato da 500 caratteri Milano, 1956 Ricordo fin troppo bene l ultima volta che mi scrisse una frase analoga Sabato verrò a prendere te e i ragazzi, perché è ora che vediate come mi sono sistemato qui in Svezia e che decidiate di trasferirvi o meno, tutti e tre, qui con me. Io e i ragazzi ci avevamo creduto allora. Anna, che aveva quindici anni aveva persino detto ai suoi amici che sarebbe andata a vivere all estero e non sarebbe tornata che dopo la laurea, Federico, 11 anni, aveva addirittura cominciato la sera dopo il telegramma a salutare i suoi compagni. Le cose però non erano andate proprio così: avevamo dovuto aspettare altri due anni prima di vedere la Svezia. Elaborato da 1000 caratteri Africa, stato del Benin, missione di Wansokou, volontariato civile, 1973 Sì, temevo questo momento e ora è arrivato. Devo andarmene da qui e non vorrei proprio. Sebbene non sia stato facile decidere di lasciare tutto per questa terra disperata, ora qua mi sento appagata, felice, utile. A volte penso che mio marito, nonostante tutte le sue gentilezze, la sua sbandierata apertura mentale, la sua comprensione, in fondo in fondo, sia un terribile egoista. Eh sì, perché se non lo fosse, non mi scriverebbe Vengo a prenderti. Mi invierebbe semmai un telegramma in cui mi chiede se sono pronta a lasciare l Africa e io gli risponderei che non lo sono, non lo sono proprio e se mi ama veramente, deve rispettare le mie incertezze i miei tentennamenti. Già mi sembra di sentirlo <Non so quanti mariti al mio posto sarebbero stati tanto comprensivi con la propria moglie> E io ancora una volta gli dirò che è vero, che ha ragione. Ma non è del tutto vero, per lo meno, non lo è in questo momento perché il suo telegramma è un imposizione, un comando e io non lo sopporto. Devo trovare il coraggio per un mio 24

25 telegramma. Gli scriverò così: <Non venire a prendermi, non è ancora il momento. Ciao> Sì, gli scriverò proprio così. Esercizi Descrivi te stesso a uno sconosciuto (500 caratteri) Prenda nota, per favore: quella che cerco è una casa non lussuosa, che abbia molto verde intorno ma non sia in una zona isolata, non mi piace la solitudine. Se ci fosse dell acqua nelle vicinanze, magari il Naviglio, o un piccolo corso d acqua, sarebbe perfetta. Mi piacerebbe una piazzetta nei paraggi, ma piccola, non caotica, con un bar e qualche negozio appena; mi piace vedere la gente che va, che viene, che fa le sue faccende senza affannarsi in spazi anonimi, mette allegria. Mi piace stare tra la gente. E poi le stanze, luminose e grandi, purtroppo conservo tutto e divento disordinata in poco spazio. Un balcone per le chiacchiere con gli amici, quello sì. Ecco, direi nient altro. No, un ultima cosa, neanche trascurabile, il prezzo. Ragionevole, mi raccomando! Descrivi te stesso a tuo padre (500 caratteri) Dovresti saperlo, mi arrabbio facilmente a fronte di qualcosa che non va per il verso giusto, ma poi mi passa subito, è stato così fin da quando ero bambina. Diverso, invece, se si tratta di un torto che mi viene fatto, o peggio, di un aggressione verbale. In quei casi, lì per lì, mi sembra di soffocare e le energie che mi dovrebbero servire per reagire, mi vengono a mancare, così mi sento sopraffatta e mi lascio proteggere dal silenzio. No, non è che non sappia cosa dire, oh lo saprei, eccome, solo che non ne ho la voglia o la forza, in quel momento. Stai dicendo che sbaglio? A volte ho pensato di cambiare, ma ogni volta non mi è sembrato il momento opportuno, così ho rimandato. Ah, rimandare, altro mio grande difetto! Esercizi Descrivi un odore/sapore in prima persona (300 caratteri) IO SONO IO Mi giunse in quell istante un messaggio di paradiso, una scia odorosa, delicata ma persistente che inanellava, nelle sue spire, morbidi effluvi di rosa e di vaniglia e code soavi di talco e di cipria. Il messaggio, nato lieve, si fece più intenso, liberando dal cuore 25

26 un vortice caldo, quasi sfrontato, sensuale: miele, forse lampone e gelsomino, muschio, incenso, oppio, fino all apoteosi perfetta in cui vista e odorato si fecero un tutt uno. E allora la vidi, tra il rigoglio del fogliame: rosa, lilla, ciclamino, cremisi e fucsia. Lei la superba, lei l orchidea. Descrivi lo stesso odore/sapore come pensi lo senta un ippopotamo, (300 caratteri) IO OSSERVO L IPPOPOTAMO Anche l ippopotamo ha percepito l alchimia stregata. E come avrebbe potuto essere altrimenti? E talmente intensa! Tutto avvolge e confonde, l aria ne è satura. L animale si aggira inquieto, sicuramente pensa che l odore sia promessa di cibo e sposta il capo in su e in giù, come se annusasse l aria. D un tratto si ferma, immobile, poi fiuta il terreno e con la zampa goffamente raspa. Finalmente l olfatto ha avuto ciò che cercava e l animale, chiamato là, all origine della meraviglia, vi si dirige... ignaro. Descrivi lo stesso odore/sapore come se tu fossi un ippopotamo (300 caratteri) IO SONO L IPPOPOTAMO Oggi ho fame, molta fame ma niente da mangiare! Sento già crampi allo stomaco e, come se non bastasse, devo pure sorbirmi quest odore assassino che vaga nell aria. E dolce, forte e mi rende nervoso. Sembra uno di quegli odori che si portano appresso i bambini quando vengono in visita qui allo zoo, forse è una merendina, no, è molto più intenso, forse è miele o uva matura. Ah, la testa sta per scoppiarmi, l odore mi si appiccica al naso e non mi molla, a tradimento mi cola giù per la gola, me la solletica, si prende gioco di me. Il mio stomaco è in tumulto. Impazzirò se non scopro la fonte del delizioso tormento. 26

27 Esercizio Prova a dar vita al tuo piatto del cuore scrivendolo e raccontandolo insieme ai ricordi, luoghi e avvenimenti che l hanno accompagnato LA SCATOLA CHE ASPETTAVAMO Mi capita, a volte, quando torno alle atmosfere dei miei Natali passati, di pensare a quel dolce. E allora lo rivedo, nella scatola, lunga e stretta, rossa, come di vellutino. Di certo, l incarto fa la differenza e un dolce presentato quasi come un gioiello, ha maggiori probabilità di essere ricordato; doveva saperlo quel tale pasticcere di Milano che, oltre all ovale su cui a lettere svolazzanti poneva il nome del suo laboratorio, Rachelli, aggiungeva nastri e fiocchi di seta in gran quantità. Un dolce natalizio, ma non solo. Un dolce invernale, per via di quei paesaggi di zucchero appoggiati sulla crema del rivestimento, un dolce favola perché poteva raccontare la storia incantata di un villaggio di neve, un dolce-poesia per la delicatezza degli steccati di cioccolato, dei vialetti di nocciole frantumate e delle minuscole casette di marzapane sui cui tetti correvano i disegni delle tegole e per l emozione che mi davano certi campanili pastello che sulla punta mostravano un confettino argentato. Il dolce, sagomato a tronco di ramo d abete, era un dolce di lusso, che entrava a casa nostra solo in occasione del Natale. Probabilmente erano in pochi allora a permettersi un acquisto del genere e neppure noi, per la verità, lo acquistavamo giacché ci veniva regalato, ogni anno, da certi clienti che, trafficando in scarti di ferro e limaia, venivano regolarmente da mio padre a rifornirsi di materiale da asportare. Già verso la metà di Dicembre il tronchetto faceva la sua comparsa. Lo portava mio padre e la mamma lo collocava al fresco sul tavolo della sala da pranzo che, non essendo riscaldata se non quando occorreva, ben si addiceva a conservare intatte le qualità delle creme che lo rivestivano. Ma era solo dopo il pranzo di Natale che la nonna tagliava l oggetto dei nostri sogni. Non c era panettone che tenesse, né pan di zenzero, né torrone: quello era il nostro dolce, la rappresentazione felice e golosa della festa, solo quello, il tronchetto, nient altro e ora, ripensandoci, ho come l impressione che non solo noi bambini aspettassimo quel momento, ma anche mamma e papà, anche gli zii, perché ad un certo momento del pranzo, qualcuno tra i grandi cominciava ad alzarsi per andare a prendere frutta e spumante. Immancabilmente tornava con la scatola rossa di velluto e fiocchi. Gli occhi di tutti correvano là. -Chi lo taglia?- 27

28 La domanda aveva già una risposta perché l unica persona che avesse mai tagliato il dolce era la nonna. Quasi un rito. Per tagliarlo usava un coltello particolare, la lama era stretta, assai affilata, un coltello, lei diceva, comprato apposta per il tronchetto di Natale; ma non era proprio così, perché, in verità, glielo avevo visto usare altre volte per affettare la carne arrosto, il cotechino o il salame che portava l Adelaide quando veniva da noi il giovedì. Un anno, però, qualcosa cambiò. In meglio forse, ma per noi fu un colpo duro. Stessa la scatola, stesso il nome del pasticcere, stessa abbondanza di fiocchi, ma delle decorazioni cui eravamo abituati, non c era traccia! Ma come? Dov era finito il villaggio di zucchero e la minuscola oca di marzapane che si specchiava nel laghetto? Dove i pini col cappuccio di neve? Al loro posto un rametto di finto abete con pigne, fiocco e bacche rosse e, cosa che forse avrebbe potuto consolarci dalla perdita del paesello, un piccolissimo calendario con pagine per ogni mese e una copertina dorata con la scritta <Buon anno Nuovo!> Doppia delusione quell anno: quella per la mancata decorazione, e quella legata al litigio che sarebbe nato per accaparrarsi l oggettino natalizio. <E ora? Chi lo tiene? > Io e i miei cugini c eravamo rimasti male, era chiaro, non eravamo preparati. Accenni di musi lunghi. La nonna non volle sentire ragione <Non vorrete litigare anche il giorno di Natale per un pezzetto di carta, spero! Forza, forza, lo terrete un po per uno, e ora, attenti che lo taglio> Seguimmo il suo consiglio ma né io né i miei cugini eravamo soddisfatti dell accomodamento. Era il mancato possesso a disturbarci; ognuno di noi avrebbe voluto avere il trofeo tutto per sé, salvo poi dimenticarlo in una tasca o in un cassetto poco frequentato. Lasciammo decidere alla sorte chi avrebbe dovuto tenerlo per il primo mese: io fui la fortunata ma, ancora prima che il turno dei possessi finisse, qualcuno rinunciò, così il giro si fermò e al calendarietto nessuno tolse mai più la pagina del mese trascorso. Ormai la faccenda aveva perso ogni interesse. Non così per il tronchetto, però. A gran richiesta chiedemmo che l anno seguente potesse tornare il paesello di zucchero. E l anno dopo, fortunatamente, la magia tornò. 28

29 ANNA MARSON Esercizio Sono settimane che aspetto questo telegramma e ora che è arrivato, non oso aprirlo. Me lo manda mio marito e so cosa dice: Vengo a prenderti. Partendo da questo incipit prova a scrivere: un testo di 500 caratteri e un testo di 1000 caratteri Elaborato da 500 caratteri Lo ripongo nel cassetto del cruscotto quando esco per andare al lavoro. Mi riprometto di riconsideralo più tardi. E in memoria nel retro della mente mentre rispondo al telefono e sgombro a poco a poco la scrivania dalle carte più urgenti. Lascio l ufficio a sera e affronto il compito più greve della giornata, il mio telegramma in attesa. Cerco con gli occhi la Punto blu parcheggiata a sinistra dell edicola e preparo le chiavi. No. Non la vedo. Non c è più. Da nessuna parte nella via. Se n è andata. Ladro angelico. Ladro da abbracciare. Furto d auto di favore. Elaborato da 1000 caratteri Settimane che aspetto e attenderò ancora qualche minuto Questa volta per sentire la gioia negli occhi e nei polpastrelli, mentre risalgo, respiro dopo respiro, verso la terra ferma. Angoscia le prime notti, quando la lontananza e la nostalgia creavano l incubo del soffocamento, tensione e paralisi i giorni, quando l attività normale delle persone attorno rendeva la mia situazione ancora più strana ed evidente. Ripresa di azioni abituali in seguito, a poco a poco, contatto con una realtà di routine marginale, per dare forma alla giornata e contenere l eccezionalità della mia situazione. Ero stata lasciata sola in un campo di prova e cercavo coordinate di qualche genere per ritrovare una modalità di esistenza. Come lavarsi i denti nel deserto. Come procedere in sandali nella neve alta. Come voler usare il pettine in mezzo alle raffiche. Tutto era di piombo. E stato di piombo per settimane. Procedevo senza avanzare. Attendevo senza poter sperare. Attendevo il telegramma. E qui e inizio ad aprirlo. Sì, sì vengo a prenderti. Lo apro. Tutto. Tutte le parole. Ci sono tutte ora. Non (Non? Non?) vengo a prenderti. Non vale la pena. 29

30 Esercizio Descrivi te stesso a uno sconosciuto (500 caratteri) Volitiva e rompiscatole, sì. In moto senza tregua anche quando tregua ci potrebbe essere, e riconosco ciò come difetto. Incaponita a non dare nulla per scontato, e ricavo successi insperati da tale atteggiamento. Amante dei silenzi e dei bei suoni, sempre troppo pochi. Offesa dal caos e dal disordine visuale e auditivo, mania questa di neocasalinga che casalinga solo per anni non è stata. In curiosa aspettativa di quel che la giornata vuol proporre: c è da crescere ancora, c è da esplorare e non esiste delega per raggiunta età. Esercizi Descrivi un odore/sapore in prima persona (300 caratteri) VERZA CAPPUCCIO CONDITA CON OLIO E SALE Sottili linguine insalatesche a rinfrescar la bocca, croccanti e pastose sotto i denti. L olio le avvolge e le rende morbide, il sale ne risveglia il gusto erbaceo. Ne fa ciliegie: una forchettata tira l altra. Ne fa spaghetti: i fili si possono avvolgere sulla posata e gustare golosamente a gomitolo. Descrivi lo stesso odore/sapore come pensi lo senta un ippopotamo, (300 caratteri) VERZA CAPPUCCIO CONDITA CON OLIO E SALE Perbacco, ho rovesciato l insalatiera con la verza ed è arrivato il bestione. L ippopotamo, sì! Quello che è spesso qui attorno. Ma allunga quella tribistecca fiorentina di lingua e lappa la mia verza! Una foto! E lento mentre deglutisce e riassaggia. Si vede che sente il sapore di vegetale fresco e lo gradisce! Meglio della melma del fiume! Ma e l olio extravergine che mi è scappato dentro? E il sale? Ippopotamo buongustaio! Alza il testone e mi guarda. Il linguone spazza la verza rimasta sul muso. La bocca è spalancata. Guarda diritto al mio piatto ancora pieno. 30

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